• Non ci sono risultati.

1. Lit Review

1.5. Lo studio dell'umorismo

Al fine di questo lavoro, è necessario fare un excursus riguardante gli studi sull'umorismo e su come questo viene veicolato verso la lingua e la cultura d'arrivo tramite i diversi tipi di traduzione audiovisiva. Questi studi si concentrano sia sulle strategie da adottare per conservare l'effetto comico e umoristico in traduzione (Chiaro 2006), sia sulla reale percezione dell'effetto umoristico da parte del pubblico target (Antonini 2005). L'intento è

quello di far interagire gli Humour Studies (HS) con i Translation Studies al fine di approfondire la ricerca sul fenomeno dell'umorismo, della sua traduzione e della sua ricezione da parte del pubblico target. Prima ancora di entrare nel merito dell'argomento, però, occorre dare una definizione di umorismo.

[D]efiniremos humor (como elemento textual) como todo aquello que pertenece a la comunicación humana con la intención de producir una reacción de risa o sonrisa (de ser gracioso) en los destinatarios del texto. (Zabalbeascoa, in Duro 2001)

Questa definizione è utile perché si focalizza sull'intenzione dell'umorismo come elemento testuale: quella di produrre un sorriso o una risata nel destinatario del testo. Di conseguenza, ci dà già un'idea di come l'intenzione comunicativa e la funzione testuale siano concetti preponderanti rispetto all'equivalenza formale come principio fondamentale della teoria della traduzione.

Zabalbeascoa (2001), inoltre, fornisce una propria classificazione dei diversi casi di umorismo che può rivelarsi molto utile in fase di traduzione o di analisi traduttologica. Lui distingue essenzialmente sette diversi casi: definisce chiste internacional quello che non dipende da giochi di parole o elementi culturospecifici e che quindi, teoricamente, può essere facilmente accolto anche dal pubblico target appartenente a un'altra cultura, a differenza del chiste cultural-institucional e del chiste nacional, che si basano su elementi propri di una cultura, di una comunità o di precise congiunture politico-sociali, non ultime le differenti percezioni del concetto di umorismo nelle diverse culture (ad esempio gli stereotipi), come vedremo successivamente tramite gli altri studi sul tema e quelli sugli elementi culturospecifici. Per quanto concerne invece la forma piuttosto che il contenuto dell'elemento comico-umoristico, Zabalbeascoa distingue altre quattro categorie: chiste lingüístico-formal, chiste no verbal, chiste para lingüístico e chiste complejo. Il primo fonda il suo effetto comico su caratteristiche come la polisemia, la omonimia, la rima, assonanze, consonanze e allitterazioni e solitamente sono “internazionali” o più precisamente transculturali. Il secondo tipo non si basa su elementi linguistici, ma esclusivamente su tratti non verbali come le immagini e i suoni, così come il terzo tipo, che però unisce questi elementi non verbali ad altri verbali. Il quarto e ultimo tipo, infine, è una combinazione di due o più tipologie di battuta o di elemento umoristico, vale a dire che può prevedere sia l'utilizzo di elementi tipici di una determinata

cultura, sia figure retoriche, sia elementi non verbali. Per questa ragione, è il più complesso da tradurre in ambito audiovisivo. Riconoscere i diversi tipi di elemento comico-umoristico aiuta il traduttore ad adottare le strategie più consone per la loro resa in un'altra lingua.

Anche gli altri studi precedentemente presentati (Antonini 2005, Chiaro 2005 e 2006) propongono un termine per indicare i casi di umorismo all'interno di un testo: è quello di Verbally Expressed Humour (VEH) con cui si indica un costrutto linguistico creato per ottenere un effetto umoristico, come possono essere i giochi di parole (puns o wordplays), le battute (punch lines) o l'uso dell'ironia. Gli elementi di VEH sono considerati una delle sfide più ardue per i traduttori, a maggior ragione per i traduttori in campo audiovisivo a causa non solo delle restrizioni e dei compromessi imposti dalle tecniche di traduzione audiovisiva di cui abbiamo parlato nei paragrafi precedenti, ma anche per le caratteristiche dei prodotti audiovisivi, in cui la comunicazione passa attraverso diversi canali (voci e dialoghi, immagini, suoni e musica).

On the screen, humor is conveyed both on a verbal and visual level and consequently it relies both on images and words to fulfil its main intent: make people laugh. This is particularly true when viewers watch a sitcom where funny remarks and situations are punctuated by canned laughter: they know that something funny is going on or has just been uttered and expect to share in the laughter. (Antonini 2005)

È importante, come detto, che il traduttore riesca a produrre nel pubblico target lo stesso tipo di reazioni proprio perché alcuni generi di prodotti audiovisivi, come le serie tv o i talk show, presentano particolari caratteristiche come le risate preregistrate (canned laughter) o la presenza di un pubblico che reagisce in modo spontaneo alle sollecitazioni del programma, nonostante sia dimostrato che l'umorismo è un concetto soggettivo, vale a dire che la sua percezione può variare a seconda di fattori culturali o persino per ogni singolo individuo in base alla sua personalità e alle sue predilezioni (Chiaro 2005). Proprio per questo motivo, il primo compito del traduttore, cioè quello di individuare i casi di VEH per poi pensare a come tradurli, è meno scontato di quanto si possa reputare. Una volta individuati i casi di VEH, è probabile che non sia possibile utilizzare gli stessi elementi linguistici dell'esempio originale, per cui il traduttore ha due opzioni per veicolare l'umorismo che ha riconosciuto nel testo di partenza: lo può rendere con un esempio di VEH nella lingua d'arrivo, oppure è costretto a

dislocarlo in un altro punto del testo, sostituendo il caso di VEH originale con un esempio di VEH nella lingua d'arrivo in un altro contesto, secondo la tecnica della compensazione. In questo modo, il traduttore dovrebbe riuscire a ottenere lo stesso effetto e le stesse reazioni emotive da parte del pubblico target anche in mancanza di equivalenze lessicali o semantiche. In altri termini, si opera spesso per sostituzione, in linea con la Skopostheorie proposta da Vermeer (Vermeer, Reiss, 2014), che predilige l'adesione alla funzione del testo originale piuttosto che la ricerca dell'equivalenza formale.

Un campo di ricerca che meriterebbe ulteriore approfondimento è quello che riguarda la percezione dei casi di VEH da parte del pubblico target, in quanto risulterebbe molto utile per capire fino a che punto sia possibile trasferire l'effetto umoristico e se gli eventuali insuccessi nel raggiungere un tale obiettivo siano dovuti a un'effettiva intraducibilità oppure a una insufficiente qualità delle traduzioni. Uno studio esistente (Antonini 2005) dimostra che gli spettatori di un prodotto audiovisivo sottotitolato possono effettivamente incontrare delle difficoltà a comprendere i casi di VEH e soprattutto a cogliere il motivo che sottosta all'effetto umoristico, in parte a causa di riferimenti culturospecifici che possono avere un ruolo determinante nel gioco di parole o nella battuta in questione, in parte a causa di traduzioni di scarsa qualità. Si registrano anche casi in cui lo spettatore target fraintende gli esempi di VEH e li accoglie in base a personali reinterpretazioni di questi esempi, a testimonianza che la creatività dello spettatore può arrivare a compensare le lacune delle traduzioni audiovisive al fine di ottenere comunque la reazione emotiva prevista e desiderata.