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3. Sottotitolaggio degli episodi selezionati

3.1. Dalla teoria alla pratica

In ogni tipologia di lavoro, il passaggio dalla teoria alla pratica non è mai così fluido o automatico come si potrebbe immaginare. Se è vero, infatti, che in una disciplina come il sottotitolaggio le regole non sono il frutto di meri assunti teorici ma derivano dall'esperienza pratica dei sottotitolatori e degli studiosi del campo della traduzione, è altrettanto vero che il traduttore si imbatte comunque in alcuni casi limite in cui le norme si scontrano con le necessità pratiche o in cui si è costretti, come si suol dire, a scegliere “il minore dei mali”. A questo proposito, ritengo che ci siano regole più ferree e altre che possono essere, all'occorrenza, aggirate o messe in disparte per il rispetto di una norma più stringente, come può essere quella del tempo massimo di un singolo sottotitolo o il rispetto del numero massimo di caratteri.

Un caso che è necessario anticipare subito in questa fase riguarda la norma sulla pausa tra un sottotitolo e l'altro. Nel capitolo dedicato, ho spiegato che la pausa minima è di ¼ di secondo, pari a 0,25 secondi. Nel momento in cui mi sono trovato dinanzi al prodotto audiovisivo, ho capito che sarebbe stato indispensabile abbassare a 0,20 secondi la pausa minima, in modo da garantire sempre i giusti tempi di entrata e di uscita all'interno di un prodotto che fa del

monologo del conduttore, preparato a priori e quindi veloce e intenso, un punto cardine all'interno del singolo episodio. Il tempo di 0,20 secondi è comunque una pausa accettata nel mondo del sottotitolaggio, tanto che è anche la pausa minima standard che i docenti adottano nel corso di Traduzione Multimediale del curriculum di Traduzione Specializzata dell'Università di Bologna.

Un altro caso che vale la pena accennare, relativamente ai due episodi selezionati, riguarda la durata minima dei sottotitoli sullo schermo. In linea di massima, la tendenza è stata quella di adottare una durata minima di 1 ½ secondi, rispettando quindi la regola proposta da Luyken (1991). Non sempre, però, è stato possibile ed è stato necessario ricorrere alle proposte relative ad altri studi, peraltro più recenti (Perego 2012; Di Sabato, Perri 2014), che approvano la diminuzione della durata minima di esposizione a 1 secondo.

Anche il numero massimo di caratteri per ciascuna linea di sottotitoli può essere oggetto di riflessione, in quanto Pedersen, come detto, indica un numero massimo di 36 caratteri per linea, mentre uno studio ancora più recente (Di Sabato, Perri 2014) propone un intervallo che va dai 35 ai 39 caratteri per linea. Anche in questo caso ho optato, in ultima analisi, per il numero massimo di caratteri utilizzato come riferimento nel corso di Traduzione Multimediale del curriculum di Traduzione Specializzata dell'Università di Bologna, ovvero 37 caratteri e, di conseguenza, un massimo di 74 caratteri per due linee complete di sottotitoli e per un tempo massimo di permanenza sullo schermo pari a 6 secondi. Nei sottotitoli prodotti nell'economia di questo elaborato, di conseguenza, nessuna linea supera il limite di 37 caratteri. Un dato statistico interessante che è diretta conseguenza del limite dei caratteri per linea riguarda la riduzione del numero di parole nel confronto tra trascrizione originale e sottotitoli in italiano: nello spazio dedicato al sottotitolaggio di ciascun episodio indicherò in percentuale a quanto corrisponde la riduzione del materiale linguistico tra testo originale e testo dei sottotitoli in italiano per verificare se il lavoro si conforma alla statistica secondo cui la riduzione è di almeno 1/3 del materiale linguistico originale (Gottlieb 1997).

La gestione dello spazio occupato dai sottotitoli e la loro segmentazione sono ulteriori casi in cui urge trovare un compromesso tra il sottotitolo ideale e l'effettivo contesto pratico. Partendo dal presupposto che una disposizione a piramide o a trapezio è sempre preferibile per le ragioni già descritte, possono verificarsi situazioni in cui ciò non è effettuabile o perché il numero di caratteri della linea inferiore sarebbe troppo alto o perché si incorrerebbe in una segmentazione anomala o illogica.

Veniamo, infine, al caso più delicato e forse più determinante ai fini del prodotto conclusivo e dei feedback dei fruitori, ovvero il rispetto dei caratteri per secondo. Come abbiamo visto nel capitolo 1, se si considera un massimo di 72-74 caratteri per due linee complete di sottotitoli e dunque un tempo di permanenza massimo di 6 secondi, ecco che abbiamo un numero massimo di caratteri per secondo pari a 12. Tuttavia, in un numero limitato di casi, rispettare rigidamente il numero massimo di caratteri per secondo si è rivelato impossibile, un po' per la velocità dell'enunciato in certi frangenti, un po' per le caratteristiche del filmato, ad esempio i cambi di scena rapidi che obbligano a far dissolvere il sottotitolo in tempi più brevi del consueto. Ci sono poi casi in cui, invece, i caratteri per secondo rischiano paradossalmente di essere troppo pochi, inducendo il lettore a rileggere il sottotitolo. Sono ovviamente casi molto più rari e di conseguenza gli studi al riguardo non si soffermano neanche a catalogare questo tipo di problematica se non accennando al fenomeno del re-reading. La soluzione comunque è a portata di mano: basta trovare sinonimi più lunghi o mantenere un tratto tipico dell'oralità traducendo, ad esempio, i marcatori del discorso o esplicitando eventuali ripetizioni per aggiungere quei caratteri in più che consentono al lettore di leggere interamente il sottotitolo entro i tempi senza però che sia tentato di rileggerlo di nuovo. I casi specifici riguardanti i caratteri per secondo, così come i dati relativi agli altri casi elencati in questo paragrafo, li analizzeremo nelle sezioni dedicate all'analisi traduttologica di ciascun episodio selezionato, in modo da chiarire le motivazioni che stanno alla base di un eccessivo numero di caratteri per secondo in determinate linee di sottotitoli.