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SPECIE N° INDIVIDUI CON LO STESSO PUNTEGGIO PUNTEGGIO AM 15 3 3 2 PS 5 3 2 2 QF 30 8 3 2 2 1 SA 11 3 SD 1 3 VL 1 3 ? 1 0 TOTALE 79

Tabella 15 - Conteggio individui presenti nella subparcella n.4 e relativi punteggi assegnati

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SUBPARCELLA N°5

CODICE SPECIE N° INDIVIDUI CON LO STESSO PUNTEGGIO PUNTEGGIO A 4 3 1 1 AM 9 5 3 2 1 1 QF 11 3 4 2 SA 2 3 U 6 3 ? 1 0 TOTALE 44

Tabella 16 - Conteggio individui presenti nella subparcella n.5 e relativi punteggi assegnati

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SUBPARCELLA N°6

CODICE SPECIE N° INDIVIDUI CON LO STESSO PUNTEGGIO PUNTEGGIO A 5 3 1 2 AM 1 3 IA 14 3 L 3 3 QF 7 3 2 2 1 1 SA 14 3 1 2 SD 12 3 5 2 U 9 3 ? 2 0 TOTALE 77

Tabella 17 - Conteggio individui presenti nella subparcella n.6 e relativi punteggi assegnati

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TOTALI SUBPARCELLE

SUBPARCELLA1 246 SUBPARCELLA2 235 SUBPARCELLA3 180 SUBPARCELLA4 79 SUBPARCELLA5 44 SUBPARCELLA6 77 TOTALE PIANTE 861

Tabella 18 - Tabella riassuntiva dei totali delle singole subparcelle

Figura 62 - Grafico dei totali delle singole subparcelle

Il numero totale di piante con punteggio 0, per le quali quindi l’impianto non è andato a buon fine, è 39/861. Questo corrisponde ad un tasso di mortalità di circa il 5% (fig. 63). Nonostante il 5% di mortalità sia estremamente basso, è utile ai fini del miglioramento del progetto fare una stima delle possibili cause di morte degli esemplari, dalla più probabile alla meno probabile:

96  Azione degli animali (soprattutto capre selvatiche, cinghiali o uccelli);

 Azione del vento (potrebbe aver rimosso la rete di protezione ed esposto così la pianta a condizioni inadeguate per la sua crescita);

 Materiale genetico dell’individuo di scarsa qualità (potrebbe trattarsi di un individuo più debole ed esposto ad infermità rispetto agli altri);

 Mancanza delle risorse necessarie per l’accrescimento dell’individuo;

L’unica soluzione per abbassare ancora di più il tasso di mortalità è quello di intervenire sulle reti di protezione: rinforzandole, si potrebbe ridurre notevolmente l’azione del vento, che spesso soffia forte nella zona d’esame, riuscendo a scalzare protettore e pianta, e l’azione degli animali, che avrebbero meno possibilità di danneggiare la pianta. Chiaramente, per quanto riguarda l’eventuale scarsa qualità del materiale genetico, non si può intervenire. Infine, per quanto riguarda la mancanza delle risorse necessarie per l’accrescimento, si può intervenire solo a livello di illuminazione (effettuando i diradamenti delle piante più competitive, come già sta avvenendo), in quanto a livello di nutrienti e di irrigazione è impossibile intervenire, trovandosi le zone in aree difficilmente raggiungibili con mezzi ed attrezzature.

97 Figura 64 – Comparazione tra la situazione biologica delle aree di studio in Spagna ed in Italia

98 Figura 65 – Comparazione tra la situazione corologica delle aree di studio in Spagna ed in Italia

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CONCLUSIONI

Per quanto riguarda l’aspetto della conservazione in-situ, il CIEF si era posto come obiettivo minimo un tasso di sopravvivenza pari almeno a 80%. Nella parcella oggetto di studio la sopravvivenza raggiunge addirittura un valore pari al 95%, che è più che sufficiente.

Chiaramente il tasso di mortalità non potrà mai essere portato a 0%, in quanto non è possibile eliminare alcune delle cause di morte degli individui piantanti, ma probabilmente potrebbe essere ulteriormente ridotto, come precedentemente spiegato nel capitolo dei risultati.

Un notevole elemento di criticità per lo svolgimento della fase di conservazione in-situ è stato rappresentato dalla lontananza dell’area di studio dalla sede del CIEF: infatti la difficoltà di raggiungimento della parcella con mezzi propri e l’impossibilità di recarvisi quotidianamente ha certamente reso più complicato sia il monitoraggio delle condizioni delle piante sia interventi tempestivi.

Tuttavia, il basso tasso di mortalità riscontrato in località Les Ferreres è un chiaro indice del successo della strategia di tutela attuata, oltre del fatto che l’area scelta per questo tipo di intervento si è rivelata pienamente idonea al raggiungimento degli obiettivi stabiliti.

Gli aspetti biologici, derivanti dalle relative analisi degli spettri biologici delle singole parcelle studiate, rendono possibili alcune considerazioni importanti.

E’ evidente una notevole differenza tra gli aspetti biologici delle aree di studio spagnole e qulle italiane: mentre in tutte e 4 le parcelle spagnole è evidente l’abbondanza di fanerofite, in quelle italiane gli spettri biologici mostrano invece abbondanza di emicriptofite; questa differenza è da collegare alla diversità climatica delle zone considerate.

Va fatta notata inoltre la scarsità di camefite durante i rilevamenti italiani (valori sempre minori al 6%), mentre nelle zone spagnole i tipi biologici meno abbondanti sono quasi sempre quelli delle terofite e delle geofite, eccezione fatta per la parcella Barranc de l’Avellaner dove non si presentano specie geofite ma sono invece presenti elofite, anche se con lo scarso valore del 4%.

Per quanto riguarda invece l’analisi degli spettri corologici, nelle parcelle spagnole risulta evidente che la maggior parte delle piante appartiene al corotipo “mediterranee”, mentre nei rilievi italiani la maggioranza delle specie è di areale “euroasiatico”, eccezione fatta per il “rilevamento 3” dove si ritrovano soprattutto specie di corotipo “boreali”.

100 Va inoltre fatta notare la presenza di alcuni casi particolari: per esempio nel “rilevamento 12” appare anche la categoria “atlantiche”, che fa riferimento unicamente a due sole specie, Digitalis lutea e Cardamine heptaphylla; nel “rilevamento 1” si ritrova la categoria “altre”, alla quale appartiene solo la specie Polypodium inerjectum

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