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La prima caratteristica, in cui inevitabilmente ci si imbatte nella lettura della disposizione, è racchiusa nell'espressione subsequent.

Sussistono due distinte tipologie di ‘mezzi successivi’ per l’interpretazione dei trattati, ovvero subsequent agreement ex articolo 31(3)(a) e subsequent practice ex articolo 31(3)(b); uno degli elementi comuni a entrambi gli strumenti è la loro collocazione temporale, ovvero 'after the conclusion of the treaty'159. La CDI ha precisato come con tale concetto si intenda spesso il lasso di tempo anteriore al momento dell’entrata in vigore del trattato e immediatamente successivo alla sua conclusione160. Conclusione di un trattato e sua entrata in vigore infatti, come ben esplicitato dalla stessa Convenzione di Vienna (v. per tutti l’articolo 18161), sono nozioni distinte, dato

159 ILC, "Draft Articles on the Law of Treaties with commentaries (1966)", in Yearbook of the International Law Commission, Vol. II, 1966, pp. 187-274, a p. 221, par. 14.

160 ILC, "Report of International Law Commission, Sixty-fifth session on Subsequent Agreement and Subsequent Practice in relation to the Interpretation of Treaties", 2013, in UN Doc. GAOR, Sixty- eighth session Suppl. No.10 (A/68/10), pp. 9-48, a pp. 31-32 e si veda anche NOLTE, "Introductory Report for the Study Group on Treaties over Time, Jurisprudence of the International Court of Justice and Arbitral Tribunals of Ad Hoc Jurisdiction Relating to Subsequent Agreements and Subsequent Practice", in NOLTE, Treaties and Subsequent Practice, Oxford University Press, Oxford, 2013, pp.169 e ss., a p. 189.

161 Articolo 18 della Convenzione, rubricato 'Obligation not to defeat the object and purpose of a treaty prior to its entry into force. A State is obliged to refrain from acts which would defeat the object and purpose of a treaty when: (a) it has signed the treaty or has exchanged instruments constituting the treaty subject to ratification, acceptance or approval, until it shall have made its intention clear not to become a party to the treaty; or (b) it has expressed its consent to be bound by the treaty, pending the entry into force of the treaty and provided that such entry into force is not unduly delayed'.

che la prima si riferisce semplicemente alla circostanza in cui 'the text of the treaty has been established as definite'162. In altre parole la prassi sarà successiva, solo se generatasi a partire dal momento in cui il trattato da interpretare sia considerabile come definitivo163.

Il secondo paragrafo dell’articolo 31della Convenzione di Vienna invece prevede che il contesto, ai fini dell’interpretazione, includa, insieme al testo, alcuni agreements e

instruments, stabiliti ed elaborati dalle parti in occasione della conclusione, ovvero

assunti in una relazione di vicinanza temporale e contestuale con la conclusione del trattato. Tali strumenti e accordi, se posti in essere dopo tale momento, costituiscono

subsequent agreement e subsequent practice ai sensi del terzo paragrafo dell’articolo 31164.

9.2. Articoli 31 (3) (a) e 31 (3) (b): una distinzione vanescente

Prima di procedere con la disamina delle caratteristiche dell'istituto della prassi successiva di cui all'articolo 31 (3) (b), appare necessario chiedersi se esista o meno una netta distinzione tra lo strumento in analisi e quello contemplato dalla lettera a del medesimo paragrafo, ovvero il c.d. subsequent agreement.

Nonostante la figura dell'accordo successivo abbia da sempre destato meno

162 ILC, "Report of International Law Commission cit.", 2013 (A/68/10), a p. 31; Circa l’ipotesi di una prassi successiva in caso di ‘treaty termination’: “ It is difficult to conceive of a relevant authentic subsequent conduct after the termination of a treaty. After all, Article 31 (3) (b) VCLT speaks of ‘practice in the application of the treaty’ and thus seems to presuppose that the treaty is still in force. If the treaty has expired conduct by the former parties can, therefore, normally not be regarded as intending to produce retreoactive effects. Such intentions and effects are, nevertheless, not entirely excluded. It is conceivable that the parties to an expired treaty still ‘apply’ it through their subsequent conduct by dealing with the situation which has resulted from thetreaty and which continues to exist regardless of the termination of the treaty” NOLTE, "Introductory Report for the Study Group on Treaties over Time, Jurisprudence of the International Court of Justice and Arbitral Tribunals of Ad Hoc Jurisdiction Relating to Subsequent Agreements and Subsequent Practice", in NOLTE, Treaties cit., a pp.189-190.

163 LINDERFALK, On the Interpretation of Treaties. The Modern International Law as Expressed in the 1969 Vienna Convention on the Law of Treaties, Springer, Dordrecht, 2007, a p. 187.

164 YASSEEN, L’interprétation cit, a p. 38; ILC, "Report of International Law Commission cit.", 2013 (A/68/10), a p. 31. L'articolo 31 par 2 della Convenzione di Vienna recita: '2. The context for the purpose of the interpretation of a treaty shall comprise, in addition to the text, including its preamble and annexes: (a) any agreement relating to the treaty which was made between all the parties in connection with the conclusion of the treaty; (b) any instrument which was made by one or more parties in connection with the conclusion of the treaty and accepted by the other parties as an instrument related to the treaty'.

perplessità e richiesto minori chiarimenti da parte della dottrina e della giurisprudenza rispetto alla prassi successiva, una breve analisi delle sue caratteristiche consente di completare il quadro descrittivo, mettendo in luce la difficoltà, talvolta addirittura l'impossibilità, sussistente nel rintracciare una netta distinzione tra i due istituti.

Significativo anzitutto è il fatto che l’articolo 31 (3) (a) utilizzi il termine agreement e non invece il termine treaty. È arcinoto che l'espressione 'trattato' sia definita dalla stessa Convenzione di Vienna all’articolo 2 (1) (a) quale 'accordo internazionale concluso in forma scritta fra Stati e disciplinato dal diritto internazionale, contenuto sia in un unico strumento sia in due o più strumenti connessi e qualunque sia la sua denominazione'. La norma contiene dunque alcune formalità richieste perché la convenzione internazionale possa ricadere nell'ambito applicativo della Convenzione di Vienna, quali ad esempio la forma scritta. Tuttavia, sotto il profilo terminologico, va da subito chiarito come sussista una notevole elasticità: rientrano nella definizione gli 'incontri di volontà tra soggetti di diritto internazionale indipendentemente dalla definizione formale che viene fornita all’accordo in questione; le etichette giuridiche possono avere valore eventualmente descrittivo ma non certo normativo'165.

Fatta tale doverosa precisazione, non sfugge invece come nessuna formalità sia prevista per i c.d. meri agreements né all’interno della Convenzione di Vienna166, né nel diritto internazionale consuetudinario. Infatti l’articolo 31(3) (a) non prevede alcun particolare requisito formale, limitandosi all’utilizzo del termine agreement167.

La CDI ha cercato di individuare una distinzione tra i due strumenti contemplati alle lettere (a) e (b): la differenza risiederebbe nelle diverse forme che incorporano l’espressione della volontà delle parti. Un accordo successivo sub lettera a) avrebbe ipso facto l’effetto di costituire un mezzo di interpretazione autentica (in quanto già accordo); mentre una prassi successiva potrebbe avere quell’effetto solo qualora sia in grado di mostrare allo stesso tempo 'the common understanding of the parties as to the meaning of the text', ovvero qualora stabilisca “the agreement of the

165 TANZI, Introduzione al diritto internazionale contemporaneo, CEDAM, Vicenza, 2010, a pp.122-125. 166 Tra gli altri si vedano articoli 3, 24 (2), 39, 40, 58 (1), 60 (2) (a) della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati.

167 Come si vedrà nel corso della trattazione tendenza costante della CDI è quella di escludere che un accordo sull’interpretazione debba necessariamente avere un valore vincolante, temendo di sconfinare dal campo interpretativo, così discostandosi peraltro da una consistente dottrina (VILLIGER, cit, p. 111; DÖRR, cit., p. 72-75; GARDINER, cit., p. 32).

parties regarding its interpretation”. In altre parole, una distinzione sarebbe rintracciabile nel modo più o meno gravoso di costituzione dell’accordo delle parti riguardante l’interpretazione di un trattato168. Come, ad esempio, ha sottolineato Hafner 'the second procedure (subsequent practice) comprises a practice of longer duration that is shared by the states parties and reflects an underlying agreement among them'169.

Nonostante gli sforzi della Commissione, a parere di chi scrive, sul punto vi è una certezza, ovvero il fatto che la distinzione non sia sempre chiara e immediata e che forse, nella maggior parte dei casi, nemmeno esista.

La riluttanza della dottrina170 e della giurisprudenza internazionali ad affermarla non può che confermare tale timore. I tribunali infatti scelgono di utilizzare espressioni in grado di ricomprendere tanto la prassi successiva quanto l’accordo successivo171;

168 ILC, "Report of International Law Commission, Sixty-fifth session on Subsequent Agreement and Subsequent Practice in relation to the Interpretation of Treaties", 2013, in UN Doc. GAOR, Sixty- eighth session Suppl. No.10 (A/68/10), pp. 9-48, a p. 23. Secondo la CDI, tendenzialmente poi un subsequent agreement sub lett. a) dovrebbe essere raggiunto e presupporrebbe un unico atto comune proveniente dalle parti che manifestino la loro condivisa comprensione circa l’interpretazione del trattato o l’applicazione delle sue disposizioni. La subsequent practice sub lett b), invece, ricomprenderebbe tutte le altre forme rilevanti di condotte successive delle parti di un trattato che contribuiscono all’identificazione di un accordo, dunque potrebbe trattarsi anche dell’analisi di una pluralità di atti, che nel loro insieme esplicitino l’accordo. ILC, "Report of International Law Commission, Sixty-fifth session on Subsequent Agreement and Subsequent Practice in relation to the Interpretation of Treaties", 2013, in UN Doc. GAOR, Sixty- eighth session Suppl. No.10 (A/68/10), pp. 9-48, a p. 32; Si veda anche C.C.F.T. v. United States, UNCITRAL Arbitration under NAFTA Chapter Eleven, Award on jurisdiction, 2008. Tuttavia sulla possibilità della configurazione di una one-off practice si vedano par. 10.3.3. e 10.3.4. della presente trattazione.

169 HAFNER, “Subsequent Agreements and Practice: Between interpretation, Informal Modification, and Formal Amendment” in NOLTE, Treaties cit., pp.105 e ss, a p. 109.

170 'In judicial practice, the existence of subsequent agreement as an interpretative factor is rarely found as such.[...] Finding a qualitative difference, in terms of effect, between subsequent agreements and subsequent practice is hardly possible'. Ancora 'Article 31(3)(a) of the Vienna Convention refers to ‘any subsequent agreement between the parties regarding the interpretation of the treaty or the application of its provisions’ while Article 31(3)(b) refers to ‘any subsequent practice in the application of the treaty which establishes the agreement of the parties regarding its interpretation’. There seems to be no clear-cut distinction between the concepts of subsequent agreement and subsequent practice, either in terms of the nature of the concepts or their place in terms of the structure of international law-making. For the purposes of treaty interpretation, there is hardly any substantial difference between these two elements [...]' ORAKHELASHVILI, The Interpretation of Acts and Rules in Public International Law, Oxford University Press, Oxford, 2008, a p. 355; LINDERFALK, On the Interpretation of Treaties cit., a pp. 137-139; VAN DAMME, Treaty Interpretation cit., a p. 340.

171 In Territorial Dispute (Libyan Arab Jamahiriya v. Chad), la CIG utilizza l'espressione "subsequent attitudes" per indicare indistintamente accordo e prassi successivi. Territorial Dispute (Libyan Arab Jamahiriya/Chad), ICJ Reports, 1994, a pp. 34 e ss., par. 66 e ss.. Nel caso Gabcikovo-Nagymaros project la Corte internazionale di Giustizia parla di ‘subsequent positions’, Case concerning the Gabčikovo-Nagymaros

lasciano la questione aperta evitando il riferimento particolare a un mezzo piuttosto che ad un altro172 oppure concepiscono l'accordo successivo alla stregua di una sottocategoria della prassi173.

La stessa CDI non manca di riconoscere come, di fatto e nel caso specifico, ‘prassi’ e ‘accordo’ tendano a confondersi e non siano distinguibili174.