Assumere conoscenze sulla struttura e stato degli ecosistemi forestali risulta di fon- damentale importanza, sia per verificarne i cambiamenti nella composizione ed estensione, produttività e salute, sia per poter intraprendere efficaci e calibrate poli- tiche economiche, sociali e ambientali sostenibili con il territorio. Le fonti statisti- che e informative nazionali sono però varie e non coprono aspetti del settore di particolare interesse per la collettività, spesso forniscono dati a prima vista contra- stanti e di difficile interpretazione.
In risposta alla crescente attenzione della politica comunitaria e nazionale verso gli aspetti ambientali e tenuto conto degli impegni assunti dal nostro Paese in ambito internazionale, è stato avviato un profondo processo di rinnovamento del sistema delle statistiche nazionali per il settore forestale.
Con il nuovo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali del carbonio (INFC) (c.f.r. capitolo 2.3) si sono, infatti, poste le basi per un riassetto delle infor- mazioni relative alle caratteristiche delle risorse forestali, sanando così in parte una reale situazione di difficoltà interpretativa. Il compito di progettare e attuare il nuovo Inventario è stato affidato al Corpo forestale dello stato (CFS) che si avvalso della consulenza tecnica dell’Unità di Ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale del Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (CRA-MPF). Inoltre il CFS agisce da “struttura di riferimento”, essendo titolare di una serie d’indagini statistiche (INFC, Incendi, Stato di salute delle fore- ste, e parzialmente ancora chiamato da alcune regioni a effettuare la raccolta di statistiche congiunturali ISTAT: utilizzazioni, tagliate, ecc.). Il CFS inoltre mantiene le relazioni internazionali con l’UE e le Nazioni Unite in tema di statistiche foresta- li e predispone i più importanti rapporti informativi del settore (FRA per la FAO, JFQ per CE e UN/ECE, Indicatori MCPFE).
Vi sono anche rilevazioni inventariali forestali30 regionali che insieme con quelle dell’ ISTAT adottano purtroppo definizioni che in molti casi non coincidono con quella armonizzata su scala internazionale (FRA 2000), e utilizzata dal recente Inventario (IFNC), presentando quindi un evidente discrepanza. Analogamente le risultanze del secondo censimento forestale nazionale risultano incomparabili con i dati raccolti nel primo Inventario Forestale del 1985 (MAF, 1988), per le differenze 29 A cura di Luca Cesaro;
30 Indagini campionarie condotte ad intervalli regolari con metodologie standardizzate e facenti uso di tecniche di telerilevamento (in genere ortofoto) e rilievi di campo
presenti nella base di campionamento.
Per i parametri socio economici (utilizzazioni boschive, prezzi dei prodotti foresta- li, import-export, occupazione, dati sulle imprese, ecc.), l’ISTAT rappresenta, anche se incompleta, la fonte quasi esclusiva di dati. A parziale integrazione, pur non trat- tandosi di fonti statistiche ufficiali, vi sono i dati di produzione industriale e di performance economica pubblicate annualmente dalle principali Associazioni di categoria, nel settore legno-mobile e carta-editoria.
Nel presente capitolo verranno analizzati i dati statistici resi disponibili dall’Istituto nazionale di statistica rimandando al successivo capitolo un dettagliato approfondi- mento dei dati forniti dal recente Inventario INFC.
La superficie forestale rilevata dall’ISTAT viene quantificata sulla base dei dati rile- vati attraverso i Comandi di Stazione del CFS o uffici analoghi. Ai fini statistici viene considerata forestale la superficie caratterizzata da copertura boscata con requisiti minimi di estensione pari a 0,5 ettari e grado di copertura boschiva (proie- zione a terra delle chiome delle piante) pari al 50 %.
Secondo l’Annuario Statistico Italiano nel 1950 (ISTAT) le foreste italiana coprivano 5,6 milioni di ettari, mentre nel 2005 (dato più aggiornato a oggi) raggiungono i 6,8 milioni di ettari, di questi 3 milioni nelle regioni del nord (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana), 1,6 nelle regioni del centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio) e 2,1 milioni nel mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna). Dal 1950 al 2005 si è assistito a un graduale aumento della superficie forestale con un incremento complessivo pari al 18.1%.
Il tasso di espansione della superficie forestale è stato stimato intorno allo 0,3% annuo nel solo decennio 1990-2000, a fronte di una media europea dello 0,1%. In termini percentuali l’importanza delle terre boscate è seconda soltanto all’agricol- tura che nel 2001 occupava circa il 50% del territorio nazionale (INEA 2004 – L’Agricoltura Italiana Conta 2004).
Considerando la progressiva contrazione della Superficie Agricola Utilizzata (SAU), che dal 1992 al 2002 si è ridotta del 10,8%, è possibile prevedere che la tendenza attuale della vegetazione forestale a espandersi possa continuare in futuro, soprat- tutto sui pascoli e sui coltivi abbandonati nelle aree montane e collinari. Tale pro- cesso evidente, ma difficilmente quantificabile, negli ultimi 15 anni è stato rafforza- to dall’incentivazione della piantagione di specie forestali e da legno su terreni ex agricoli. Solo a titolo di esempio si ricorda che l’applicazione del Reg. (CE)
2080/92 nel periodo 1994-2000 ha portato alla realizzazione di circa 104.000 ettari d’impianti, costituiti da latifoglie a legno pregiato (57%) o a rapido accresci- mento (40%) e in minima parte da conifere (3%), cui si aggiungono per il periodo di programmazione 2000-2006 più di circa 45.000 ettari di superfici agricole imboschite.
Tabella 2.3 - Superficie forestale dal 1950 al 2005
Nord Centro Mezzogiorno Italia Variaz. assoluta 1950 2.566.143 1.501.307 1.504.463 5.616.913 - 1960 2.688.290 1.529.299 1.628.692 5.846.281 3,9% 1970 2.809.141 1.630.393 1.719.237 6.162.124 5,1% 1980 2.842.423 1.649.422 1.856.457 6.354.302 3,0% 1990 3.004.137 1.696.057 2.059.900 6.760.094 6,0% 2000 3.025.624 1.698.408 2.129.764 6.853.796 1,4% 2005 3.027.831 1.697.219 2.133.929 6.858.979 18,1%
Fonte: ISTAT, Annuario Statistico Italiano, anni vari.
Alla superficie strettamente forestale si aggiunge quella occupata dall’arboricoltura da legno, costituita da impianti artificiali, ubicati prevalentemente nella Pianura Padana, con specie a rapido accrescimento, soprattutto pioppi ibridi, con turno breve (circa 10 anni). La pioppicoltura riveste una notevole importanza nella filiera produttiva italiana, rappresentando attualmente l’unica forma di utilizzazione legnosa di rilevanza industriale.
Dall’ultimo censimento generale dell’agricoltura (ISTAT, CGA 2000)31 risultano 25.022 aziende agricole interessate alla produzione di legno di pioppo, con una superficie investita di 83.368 ettari. Negli ultimi venti anni si è registrata una note- vole diminuzione della superficie interessata a pioppo che nel 1982 contava 136.581 ettari. Nel “sistema legno” nazionale la pioppicoltura rappresenta la prin- cipale fonte di approvvigionamento per le industrie di prima trasformazione e forni- sce quasi il 50% del legname da lavoro di origine interna, pur occupando soltanto l’1,3% della superficie forestale.
Negli anni ’90, grazie ai finanziamenti previsti dal Reg. 2080/92, ai pioppeti si sono aggiunti numerosi impianti di latifoglie “nobili” (ciliegio, noce, frassino, rove- re), a turno più lungo, destinati alla produzione di legname di pregio. Nel 2000 la 31 I dati di superficie boscata del Censimento Generale dell’agricoltura differiscono notevolmente da tutte le altre fonti statistiche in quanto sono riferiti ai soli boschi di aziende agricole o forestali per le quali, in fase di realizzazio- ne del Censimento, è stato possibile reperire il proprietario o gestore.
superficie destinata a questi nuovi impianti era di 79.702 ettari. Inoltre vengono segnalati dal V Censimento generale dell’agricoltura, 55.418 ettari di “superfici boscate a turno breve”, costituite da impianti di abeti destinati a diventare alberi di Natale (762 ettari), di specie a rapido accrescimento per la produzione di energia (7.070 ettari) e produzioni per l’industria (47.584 ettari).
Tabella 2.4 – Aziende con arboricoltura da legno e/o boschi e relativa superficie
COLTURE BOSCHIVE Aziende Superficie (ha)
Arboricoltura da legno 54.672 162.652
Pioppeti 25.022 83.368
Altra arboricoltura da legno 31.559 79.702
Superfici a turno breve 17.990 55.418
Alberi di Natale 940 762.72
Produzione di energia 7.066 7.071
Produzione per l’industria 10.454 47.585
Fonte: ISTAT, Censimento Generale dell’Agricoltura, 2000.
Secondo i dati congiunturali ISTAT, la superficie agricola ad arboricoltura da legno nel 2005 è drasticamente diminuita, raggiungendo i 121.874 ettari, con una varia- zione rispetto al 2000 del -34%. Ancora più rilevante è il numero di aziende agri- cole interessate all’arboricoltura da legno, che è passato dalle 54.672 del 2000 alle 29.365 unità del 2005.
Gli impianti di arboricoltura da legno non vanno confusi con i rimboschimenti; si tratta, infatti, di impianti a fini strettamente produttivi, gestiti quasi come colture agrarie, con un notevole apporto esterno di energia e lavoro (concimazioni, prodot- ti fitosanitari, potature, ecc.), mentre i numerosi rimboschimenti, messi in atto a più riprese nei decenni prima e dopo la seconda guerra mondiale, hanno avuto gene- ralmente l’obiettivo di costituire boschi naturali o naturaliformi, a finalità multipla, anche se spesso sono stati realizzati con fini prevalentemente protettivi, senza un’a- deguata analisi sull’impatto ecologico delle essenze utilizzate.
Di particolare interesse risultano le aree boscose presenti all’interno di zone protet- te che dal “V Aggiornamento dell’elenco ufficiale delle aree naturali protette”33risultano circa 1.760.000 ettari, cui si può sommare la superficie forestale dei siti Natura2000 non compresi nelle aree iscritte in elenco, giungendo così com- plessivamente a circa 3 milioni di ettari.
In generale, la superficie forestale nazionale risulta governata a ceduo e ceduo composto per il 52%, a fustaia per il 43%. Il restante 5% risulta coperto da mac- chia mediterranea. Le fustaie sono rappresentate per quasi il 49% da formazioni pure di conifere33 più produttive, delle quali sono localizzate nelle Regioni del Nord-Est (Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), mentre i cedui sono predominanti nel Centro Italia. In generale circa il 60 % dei boschi produttivi si trova in montagna e il 35% in collina.
Tabella 2.5 - Superficie forestale per zona altimetrica e tipo di bosco (anno 2005)
Zone altimetriche Totale
Montagna Collina Pianura
Fustaie di conifere 28,8% 8,9% 14,2% 21,1% Fustaie di latifoglie 16,5% 14,9% 37,9% 17,1% Cedui semplici 38,9% 47,8% 23,9% 41,3% Cedui composti 9,5% 14,9% 9,7% 11,4% Macchia med. 0,6% 8,4% 9,9% 3,8% Totale 59,4% 35,5% 5,1% 100,0% TOTALE (ettari) 4.076.102 2.434.216 348.661 6.858.979 Fonte: ISTAT, Annuario Statistico Italiano, 2006.
La tipologia di proprietà che caratterizza le foreste italiane risulta essere privata, per circa il 60%, pubblica per il 7,5% (Stato e Regioni), e comunale per il 27%. Da questa ripartizione restano esclusi i circa 4 milioni di ettari non evidenziati dalle statistiche ISTAT, ma tenute in conto dall’IFNC. Utilizzando i dati del Censimento generale dell’agricoltura (ISTAT), risulta che la superficie media delle aziende agri- colo-forestali private è inferiore ai 6 ettari e quella delle aziende vocate all’arbori- coltura da legno è pari a 2,9 ettari. Assai limitata risulta anche la gestione aziendale associata (circa 200.000 ettari). Una gestione ottimale delle risorse forestali non è sicuramente favorita da dimensioni così piccole della proprietà fondiaria, cui si aggiungono la posizione orografica sfavorevole dei boschi produttivi. Tra proprietà pubblica e privata si osservano importanti differenze nel grado di frammentazione, nella gestione e nella produttività. Nel 2005, secondo i dati congiunturali (ISTAT) sono state rilasciate 86.758 autorizzazioni di taglio, quasi 9.000 in meno rispetto all’anno precedente in cui se ne contavano più di 95.000. Il 90% di queste autoriz- zazioni riguardano 64.600 ettari di superficie forestale privata, le cui dimensioni d’intervento risultano nettamente inferiori (meno di un ettaro) rispetto a quelle 33 Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
effettuate nella proprietà pubblica (dimensione media tagliata di quasi 4 ettari). Tabella 2.6 - Superficie forestale per categoria di proprietà (anno 2005)
Tipologia di proprietà Totale
Stato e Regioni Comuni Altri enti Privati (ettari)
Nord 3,9% 29,3% 4,6 62,2% 3.027.831
Centro 9,5% 13,6% 8,5 68,4% 1.697.219
Sud 10,9% 35,6% 3,3 50,3% 2.133.929
Italia 7,5% 27,4% 5,1% 60,0%
Italia (ettari) 512.172 1.876.733 352.970 4.117.104 6.858.979
Fonte: ISTAT, Annuario Statistico Italiano, 2006.
La distribuzione geografica delle utilizzazioni evidenzia una notevole specializza- zione delle regioni tradizionalmente più vocate alle produzioni forestali. In termini assoluti quelle con il maggior numero di tagliate e la maggior superficie soggetta a taglio hanno un indice di boscosità (rapporto tra superficie forestale e superficie ter- ritoriale) più elevato, come Calabria, Trentino-Alto Adige, Lombardia; l’intensità dei tagli (rapporto tra superficie soggetta a taglio e la superficie forestale regionale), risulta elevata in regioni meno “forestali”, quali Umbria, Lazio, Molise e Campania (Annuario INEA 2006). L’indice di boscosità dal dopoguerra a oggi è aumentato di quasi 5 punti percentuali, passando dal 18,6% del 1950 al 23% del 2005 e presen- ta una notevole variazione a seconda della fascia altimetrica di riferimento, rag- giungendo in montagna valori superiori all’60%, valori doppi rispetto alla collina. La percentuale di superficie forestale interessata da Piani di assestamento risulta essere poco superiore al 15% della superficie totale censita nel primo inventario forestale, svolto nel 1985 (MAF, 1988).
Dati significativi provengono dal Censimento dell’agricoltura (ISTAT 2001), in base al quale, per quanto riguarda la gestione delle risorse forestali (non comparabile con l’informazione sulla presenza di Piani di assestamento), le superfici per cui è stato possibile individuare una forma di conduzione pianificata di tipo privato o pubblico si limitano a circa 5 milioni di ettari per le formazioni naturali (boschi e macchia mediterranea) e a circa 160.000 ettari per l’arboricoltura da legno. Un’altra importante fonte statistica è il progetto Corine Land Cover, la mappatura dell’uso del suolo realizzata su immagini telerilevate dal satellite Landsat (scala 1:100.000). Dalle immagini telerilevate risulta che tra il 1989 e il 1996 nel nostro Paese le formazioni forestali raggiungono circa 9,720 Mettari, di cui 558.900 ettari sono costituiti da macchia mediterranea, 1,634 Mettari da vegetazione arbustiva e 3.423 ettari da brughiera e cespugli (Ciancio e Corona, 2000).