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Supporto alla genitorialità Legge n 285/1997: interventi a sostegno

Il processo di riunificazione del bambino allontanato con la sua famiglia d’origine richiede, per realizzarsi efficacemente, che durante il periodo di affidamento la famiglia sia coinvolta in un progetto di acquisizione e di maturazione delle sue competenze educative. L’obiettivo della riunificazione familiare non può compiersi se coloro che progettano e che gestiscono l’affidamento del bambino non lavorano sul rafforzamento delle risorse, delle competenze e delle abilità dei suoi genitori affinché possano riappropriarsi del loro ruolo educativo.

Considerando il fatto che non si può migliorare la vita di bambini e ragazzi senza aiutare gli adulti di riferimento nella funzione educativa, la legge 285/1997 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” prevede interventi di supporto alla genitorialità sia in fase preventiva, sia nei momenti di crisi e difficoltà, partendo dalle risorse proprie della famiglia anziché dai loro problemi.

Le positive innovazioni introdotte dalla legge e rafforzate successivamente dalla Legge Quadro 328, hanno contribuito a sollecitare un pensiero, orientato ad una visione complessiva del benessere delle persone che supera la logica emergenziale nell’affrontare i problemi nell’immediato e attento a costruire un terreno fertile con uno sguardo sul futuro, prevedendo invece una programmazione locale di servizi

67 socioeducativi, assistenziali e sanitari, di sostegno della genitorialità, oltre che servizi ricreativi e culturali.

“Con la legge 20 agosto 1997, n. 285 viene superato il tradizionale approccio individualistico e settoriale dell’assistenza pubblica per approdare ad un sistema di protezione sociale globale ed universale, che individua nella famiglia - intesa come soggetto unitario - il destinatario privilegiato degli interventi sociali volti a garantire il benessere degli individui”82.

La suddetta legge “ha avuto l’indubbio merito di aver contribuito in maniera determinante alla diffusione di una strategia di intervento family oriented, da realizzarsi mediante il sostegno alla famiglia nello svolgimento quotidiano dei propri compiti di cura e di educazione, con lo scopo non solo di prevenire specifiche situazioni di disagio ma anche di promuovere complessivamente il benessere dei suoi componenti”83.

Gli interventi di supporto alla genitorialità si collocano nell’ambito dell’articolo 4 della legge 285 (“Servizi di sostegno alla relazione genitore-figli, di contrasto della povertà e della violenza, nonché misure alternative al ricovero dei minori in istituti educativo- assistenziali”). Le azioni promosse si realizzano soprattutto con interventi e servizi di tipo psicologico, domiciliare, socio-educativo, ecc. e in pochi casi con misure economiche.

In alcuni casi si tratta di servizi intesi come strutture fisiche, che nascono con l’obiettivo di fornire sostegno alla genitorialità attraverso varie iniziative di formazione, di aiuto, di accompagnamento rivolte alle famiglie, come ad esempio i centri per le famiglie; in altri casi il sostegno alla genitorialità si configura come una prassi interna a vari servizi, come asili nido, centri educativi, scuole, con cui le famiglie vengono a contatto ma che non sono finalizzati esclusivamente al sostegno della genitorialità. Queste esperienze si caratterizzano per il coinvolgimento attivo dei genitori, che punta ad un loro protagonismo diretto, a fare leva sulle loro competenze e insieme sulla collaborazione tra tutti i soggetti presenti. Rispetto al bambino invece hanno l’obiettivo di promuovere l’esercizio di competenze cognitive e sociali garantendogli anche un tempo di condivisione con il proprio genitore, che lontano dalle incombenze e dai doveri del quotidiano è più disponibile ad interagire con lui e a dedicargli attenzione e interesse.

82

Codini E., Fossati A., Silvia A. Frego Luppi., Manuale di diritto dei servizi sociali, Giappichelli, 2017, p. 133.

68 “L’obiettivo centrale degli interventi di sostegno alla genitorialità non consiste nella cura, ma nel cambiamento, nella promozione di competenze positive, nell’empowerment, nell’apprendimento di nuove capacità attraverso l’accompagnamento, il sostegno, il coinvolgimento e offrendo occasioni di confronto in cui la famiglia possa sentirsi al centro e protagonista, e considerata nel suo contesto di appartenenza”84.

Più la famiglia mostra di avere una spinta al cambiamento, manifestando la volontà di mettersi in discussione, di riconoscere i propri limiti e le proprie risorse, più avrà senso mantenere la relazione tra minore e famiglia naturale. Per le famiglie d’origine il tempo della separazione deve diventare l’occasione per rielaborare, grazie al sostegno professionale degli operatori, il rapporto con i propri figli oltre che per affrontare le problematiche che hanno impedito loro, fino a quel momento, di essere genitori sufficientemente buoni.

Zappa in un recente volume “Ri-costruire genitorialità. Sostenere le famiglie fragili, per tutelare il benessere dei figli”85 mette in luce com’è fondamentale che vengano

promosse forme di cura non solo per il minore, ma anche per le famiglie d’origine. L’autore parla di “ri-costruzione” della genitorialità chiamando in causa i servizi. Ricostruire la genitorialità assume il significato di lavorare con le famiglie di origine dei minori all’interno di un nuovo frame culturale, che vede l’accoglimento delle fragilità e delle carenze in un’ottica non accusatoria ma di promozione della resilienza delle famiglie, così da promuovere nuove prassi di lavoro che spaziano da un’ottica pedagogico-educativa fino ad un’ottica di cura delle relazioni in spazi di mutuo-aiuto. Un efficace lavoro di acquisizione e recupero delle competenze genitoriali, si può esplicitare nell’attivazione da parte degli assistenti sociali dell’educativa domiciliare. Questo servizio si basa sulla presa in carico di tutta la famiglia in difficoltà nel suo contesto quotidiano di vita, osserva il funzionamento del sistema-famiglia e mira ad attivare nei genitori meccanismi di consapevolezza e di modifica del loro stile relazionale e di cura inadeguato e non aderente ai bisogni del bambino, la mobilitazione

84 Milani P. (a cura di), Manuale di educazione familiare: ricerca, intervento e formazione, Erickson, Trento, 2001.

85 Zappa M, “Ri-costruire genitorialità. Sostenere le famiglie fragili, per tutelare il benessere dei

69 delle motivazioni al cambiamento e a “co-costruire una progettualità condivisa orientata a una sana evoluzione delle relazioni familiari”86.

Costruire ambienti familiari, educativo-scolastici e sociali ricchi di affetti, relazioni e stimoli sul piano socio-emotivo e cognitivo, contribuisce in maniera determinante alla qualità dello sviluppo infantile e della società nel suo insieme. I bambini che crescono invece in ambienti avversi, dimostrano nel tempo maggiori difficoltà di comportamento, apprendimento e integrazione sociale, più probabilità di fallimenti scolastici, di debole inclusione nel mondo del lavoro: la povertà psico-sociale ed educativa esperita nell’ambiente socio-familiare nei primi anni di vita è un forte predittore di disuguaglianze sociali e povertà economica. Mobilitare il potenziale educativo delle famiglie e delle comunità è quindi innanzitutto un’azione di giustizia sociale, necessaria ad “interrompere il ciclo dello svantaggio sociale” (REC 2013/112/UE), in quanto la “genitorialità positiva” è il motore dello sviluppo umano87.

È questa la sfida che la legge 285 deve raccogliere. Far si che si pongano in essere condizioni di sostegno ad un contesto assai difficile, quello dell’affido familiare, evitando di cronicizzare tali situazioni e trasformare il tempo dell’affido in tempo di apprendimento per la famiglia naturale, in cui ri-costruire e rinforzare le proprie competenze genitoriali.

2.1 La relazione con la famiglia d’origine: un rapporto da salvaguardare

Il legame con la famiglia d’origine va tenuto saldo, afferma la normativa, perché il minore dovrebbe tornare in quel contesto alla fine dell’esperienza di affido, proprio in considerazione del fatto che a tutti deve essere assicurato il diritto di crescere ed essere

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Orlandini L., Talarico A., op. cit., p. 225, Si può curare anche in casa?, in “MinoriGiustizia”, n. 1, 2012, pp. 220-234, DOI: 10.3280/MG2012-001020.

87 Linee di indirizzo nazionali: L'intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità. Promozione della genitorialità positiva, Roma, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, 2017, p. 4.

70 educato nella propria famiglia (art. 1, legge184/1983; art. 315 bis c.c.). Questo è possibile solo in quei casi in cui le condizioni di rischio o di pregiudizio o le altre condizioni di difficoltà familiare che hanno determinato l’allontanamento siano rientrate oppure non siano più tali da giustificare la sua permanenza fuori dal contesto di origine. Il mantenimento dei legami tra il minore in affido e la sua famiglia rappresenta un aspetto cruciale, data la finalità dell’affidamento e il suo carattere di temporaneità. “Dare la possibilità al bambino di mantenere continuità con le proprie origini, anche nei casi in cui la situazione familiare sia problematica o conflittuale, rappresenta una condizione essenziale per la garanzia di uno sviluppo equilibrato e di un adattamento alla complessa realtà del vivere in affido”88.

Anche le Linee di indirizzo per l’Affidamento Familiare, evidenziano l’importanza di garantire “il mantenimento dei contatti fra il bambino e la sua famiglia durante tutto il periodo dell’affidamento familiare”89.

In questa prospettiva gli assistenti sociali hanno il compito di definire a livello progettuale le modalità per garantire il mantenimento dei legami tra il bambino e la famiglia, eccetto nei casi in cui la relazione venga valutata pregiudizievole per il benessere del minore. Il servizio risponde ad una duplice esigenza: garantire la relazione fra il bambino e le figure familiari e proteggerli dai rischi, accertati o presunti, che possono derivare dal rapporto con i genitori. Per cui ad una funzione di salvaguardia del legame affettivo se ne affianca una di controllo sociale.

Nel perseguire la finalità di preservare i rapporti tra genitori e figli in affido temporaneo, gli operatori sociali hanno il compito di favorire il più possibile i contatti e le visite tra il bambino e i suoi familiari, nello specifico si avvalgono dello strumento dello spazio neutro. Si tratta di un servizio finalizzato al mantenimento e al recupero della relazione affettiva tra il bambino e i suoi genitori, “attraverso la facilitazione ed il riavvicinamento relazionale ed emotivo tra genitori (o adulti di riferimento) e figli, che hanno subito un’interruzione di rapporto conseguente a dinamiche gravemente conflittuali interne al nucleo familiare”90.

88 Greco O., Iafrate R., Un legame tenace: il bambino in affido e la sua famiglia d’origine, in Scabini E., Donati P., Famiglie in difficoltà tra rischio e risorse, in “Studi interdisciplinari sulla famiglia”, 11, Vita e Pensiero, Milano, 1992, pp. 303-336.

89

Linee Guida Nazionali per l’affidamento familiare , Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2012, pp. 34-35.

90 Tafà M., Malagoli Togliatti M. (a cura di), Gli interventi sulla genitorialità nei nuovi centri per le

71 L’intervento può attivarsi su prescrizione del Tribunale per i Minorenni oppure lo stesso servizio sociale può decidere di utilizzarlo come strumento di osservazione della relazione genitori naturali - minore affidato. In caso il minore o altri partecipanti all’incontro esprimessero il desiderio di incontrare un parente o abbiano da fare una qualsiasi richiesta, essa deve essere sottoposta all’assistente sociale che valuta se esiste la possibilità o meno di assecondarla ed eventualmente sottoporla al vaglio del Tribunale per i Minorenni.

Ciò che è prioritario in ogni progetto di tutela, è sostenere adeguatamente la genitorialità d'origine ed il rientro del bambino nella sua famiglia naturale. Il termine rientro, inteso non soltanto nel senso fisico ma in senso affettivo, come vicinanza empatica tra genitore e figlio e consapevolezza dei bisogni dei bambini da parte della famiglia.

E' principalmente, una cura dei legami.