2.8 Richard Nonas e il progetto SantʼAndrea
2.8.1 Sviluppo concettuale dellʼintervento
La scelta di Richard Nonas, artista americano appartenente ad una generazione precedente rispetto agli altri artisti coinvolti nel progetto MICROCLIMA, è motivata dalla rilevanza della sua profonda visione antropologica in un contesto quale il Forte di SantʼAndrea.
Attraverso lʼaggressività insita nella propria dichiarazione dʼesistenza, Il lavoro di Richard Nonas è potenzialmente in grado di affrontare le decise architetture del Forte, dialogando con la loro soverchiante presenza. Le sculture di questo artista non hanno infatti nessun interesse narrativo o simbolico ma il loro significato scaturisce dallʼessere collocate in un luogo preesistente, come affermato dallo stesso Nonas.
“Qualche scultura è tersa, ostinata, senza parole; quasi impassibile nella sua intensità. Non racconta una storia. Essa è. Essa occupa il doppio dello spazio che dovrebbe. Qualche scultura pesa il doppio di quanto dovrebbe pesare. Essa spinge con il doppio della sua forza. Essa ruba il luogo in cui è posta. Lo riempie e lo cambia; lo riempie completamente, con il suo pesoo e la sua attesa.” 87
“Gran parte del potere della scultura arriva dal suo reale posizionamento fisico; il contrasto tra un oggetto ed un luogo definito arriva dalla creazione di differenze spaziali storiche e mnemoniche misurate attraverso il tempo e il luogo che cambia. Ma cʼè di più, ci sono significati epistemologici complessi nellʼatto stesso del disporre. Il posizionamento della scultura non funziona meramente come
87 “Some sculpture is terse, stubborn, wordless; almost stolid in its intensity. It sits there and glares. It tells no story. It is. It takes up twice the space it should. Some sculpture pulls down with twice its weight. It pushes out with twice its power. It steals the place it’s put in. It fills it and changes it; fills it with itself exactly, with its own weight and waiting”. R. Nonas, Get out Stay away Come back, Écrits d’artistes, Les presses du réèl, Dijon, La vie des formes, Chalon-‐sur-‐Saone, Francia, 1995, p. 162.
scelta estetica o ambientale, ma è anche una dichiarazione dei più basilari valori filosofici.” 88
È opportuno menzionare che Richard Nonas prima di dedicarsi alla scultura ha praticato per molti anni la professione di antropologo, facendo ricerche sul campo in diversi luoghi, dal territorio Yukon in Canada alle zone indiane nel Nuovo Messico. Il tipo di approccio sviluppato lo ha portato ad osservare il mondo attraverso le sue contraddizioni e il sovrapporsi di mondi culturali diversi, prendendo atto del distacco tra la natura e la presenza umana.
“Lʼantropologia mi ha aperto un mondo: non il mondo geografico, ma il mondo reale fatto di confini, di contraddizione, di paradossi e di cambiamento costante. Lʼantropologia ha distrutto le certezze della mia educazione.“89
Di conseguenza le sue sculture sono concettualmente intercambiabili per la loro stessa presenza e non nei termini di quel che dicono o di come appaiono. Non sono intese per richiamare lʼattenzione sulla loro individualità. Ciò che in ultimo è importante per lʼartista non è lʼintercambiabilità delle varie sculture ma la loro equivalente capacità di rimpiazzare il luogo preesistente. 90
Sono stati effettuati diversi sopralluoghi sullʼisola di SantʼAndrea con Richard Nonas, che ha voluto meditare a fondo sul luogo che ha trovato grande, misterioso e triste al contempo.91 Per lʼartista lʼinsularità, lʼisolamento, la strana ambiguità e solitudine del Forte sono carichi di un vuoto tagliente.
88 “Much of the sculpure’s power comes from actual physical placement: the contrast between an object and the already defined place in which it is put; comes, that is, from the creation of memorable and historical spatial differences measured across time and changing place. But there is more to both sculptural siting and spatial-‐history than that, so there are complex epistemological meanings hidden within hidden within the act of placement itself. Sculptural placement functions not merely as aesthetic, environmental choice, but also as statement of most basic philosophical value”. Ibidem, p. 164.
89 “Anthropology opened the world for me: not the geographical world, but the actual world of edges, of contradiction, of paradox, of constant change. Anthropology destroyed the certainty of my upbringing”. Ibidem, p. 205.
90 “My sculptures are conceptually interchangeable with each other -‐interchangeable not in terms of what they say or what they look like, but rather in what they actually do. For they are all meant to do the same thing; exactly the same thing. They are not meant to call attention on their individuality. They are, for me, all the same. –Yet, their interchangeability itself is not what it is important either.” Ibidem, p. 166.
Richard Nonas
Il potere architettonico dei suoi spazi saldamente delimitati e dei suoi sorprendenti panorami, i margini rocciosi, i campi aperti e lo straboccare del verde selvaggio sono una sorta di sogno, un continuo ed appagante trascorrere della storia. SantʼAndrea è una rovina con le seduzioni e i limiti di un sogno ma anche con tutte le sue possibilità di fruizione. Le rovine sono un teatro e non solo architettura o arte; sono al contempo spettacolo e palcoscenico, non posti vivi ma presenze al di fuori del tempo e della storia. Questa è la peculiarità, la bellezza, il significato e persino la funzione di questo luogo ma al contempo il suo limite.
Lʼartista vede due possibilità per SantʼAndrea, la prima debole e la seconda forte. Come uno scultore, potrebbe viverne lʼaspetto scenografico e accostarsi con lo stesso atteggiamento con cui approccerebbe una stanza offerta in un museo. Oppure, come un artista attirato dalla forza centripeta di un posto camaleontico, potrebbe interrompere lʼintrinseco e teatrale distacco di SantʼAndrea, mettendolo in discussione e forzandolo. Potrebbe aprirlo, tracciando nuovi e mutevoli spazi su quelli vecchi, mezzo sepolti e misteriosi; potrebbe stringerlo, sottolineando la presenza di un singolo elemento per cambiare il potere e il significato dellʼambiente; potrebbe enfatizzarlo, aggiungendo linee di legno o roccia come connettori e comunicatori di spazi; potrebbe cambiarlo, non rimuovendo le tracce storiche ma sottolineando con vigore la loro estremamente ambigua e vaga
presenza. Riportare SantʼAndrea alla contemporaneità è in ultima istanza il progetto che interessa allʼartista.
Come si evince dalle sue parole, Nonas vuol vedere la trasformazione di SantʼAndrea in uno spazio complesso ed ambiguo, la reincarnazione del non- specifico, vuole che tutto sia arte.
CAPITOLO 3 – TALK
Una delle prime iniziative proposte da MICROCLIMA si è concretizzata nella primavera del 2011 con lʼattivazione di un ciclo di talk92 tenuti da artisti invitati a presentare le proprie ricerche.
Essendo spesso in lingua inglese e affrontando contenuti piuttosto gnostici per un pubblico non specializzato, i talk si sono rivolti ad un audience prevalentemente composta da studenti, docenti e addetti ai lavori.
Tramite la divulgazione e lʼapprofondimento delle ricerche degli artisti invitati sono state indagate le tematiche che stanno alla radice della mission di MICROCLIMA: il rapporto uomo-natura, la responsabilità sociale nellʼarte pubblica site specific e le potenzialità peculiari dellʼapproccio transdisciplinare nellʼarte. I contenuti specifici di ogni ricerca, hanno quindi nel loro insieme puntualmente rispecchiato la dichiarazione dʼintenti del progetto MICROCLIMA.
Questa serie di appuntamenti è stata caratterizzata da una prima fase nella quale gli artisti invitati si sono confrontati con il contesto della Serra dei Giardini e il progetto MICROCLIMA. Questi sopraluoghi non erano volti a forzare un rapporto di lavoro mirato alla produzione di un momento espositivo ma a far nascere un primo dialogo, lasciando agli artisti tutto il tempo necessario per far sedimentare le nozioni legate alla Serra e per andare oltre la suggestione suscitata dal primo incontro col luogo e col progetto MICROCLIMA. È importante menzionare che solamente in alcuni casi questo approccio ha portato allo sviluppo di progetti site- specific.
Nelle pagine seguenti si andranno ad approfondire le ricerche di alcuni artisti che hanno preso parte ai talk .
92 Speak in order to give information or express ideas or feeling, Cfr Oxford Dictionaries, definizione di talk.
3.1 Superflex
Superflex è un collettivo artistico di origine danese fondato nel 1993 da Jakob Fenger, Rasmus Nielsen e Bjornstjerne Christiansen, la cui ricerca è focalizzata a problematiche sociali e territoriali legate prevalentemente alla produzione di energia, al copyright e alla democratizzazione dellʼinformazione.
I Superflex descrivono i loro progetti come Mezzi. “Un mezzo è un modello o una proposta che può essere usata attivamente e in seguito utilizzata e modificata dallʼutente”. Il processo artistico è considerato non in relazione alla sua espressione decorativa ma come unʼalternativa a soluzioni pratiche studiate per intervenire sulle strutture sociali e politiche delle aree in cui vengono sviluppate. 93 Il vocabolario linguistico dei Superflex tende alla creazione di opere e strutture che siano funzionali allʼincremento della qualità di vita in termini sia di infrastrutture che di comunicazione e cooperazione con le popolazioni autoctone.94
Tra i loro principali progetti sono tre quelli scelti per meglio comprendere il loro impegno: Biogas, Guaranà Power e Burning Car.