Capitolo 3. Promuovere il vocabolario nella scuola Primaria
3.3. Metodi diretti di insegnamento
3.3.3. Tecniche mnemoniche
Le tecniche mnemoniche sono delle strategie che vengono utilizzate per aiutare gli studenti a memorizzare contenuti come fatti, date, ter-mini specifici etc. Tra le diverse strategie che possono essere utilizzate, il metodo delle parole chiave ha dimostrato di essere particolarmente efficace. Secondo il National Reading Panel (NICHD, 2000) questo me-todo può portare a un significativo miglioramento nella capacità degli studenti di memorizzare e richiamare dalla memoria il significato di nuove parole. L’efficacia del metodo della parola chiave nel promuo-vere l’apprendimento di nuovi vocaboli è stato evidenziato anche da Hattie (2009), nel suo libro Visible Learning. A synthesis of over 800 meta-analyses (si veda anche cap. 2, par. 2.6).
Questa tecnica, come già illustrato in precedenza, prevede l’utilizzo di una parola chiave, solitamente simile acusticamente alla parala target, e si chiede allo studente di associare la parola target a una parola
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chiave, creando un’immagine mentale dell’interazione tra le due pa-role. Per insegnare questa strategia l’insegnante spiega, innanzitutto ai bambini, l’importanza di conoscere il significato delle parole per com-prendere un testo e, successivamente, procede nel descrivere in cosa consiste il metodo della parola chiave e perché questo metodo è im-portante per ricordare il significato di nuove parole. Nella seconda fase, quella del modellamento, l’insegnante mostra concretamente come si applica la strategia e descrive attraverso il pensiero ad alta voce (thin-king aloud)17 le diverse azioni da compiere, immedesimandosi nella mente dello studente e dando voce ai dubbi e alle domande che l’uti-lizzo della strategia comporta in uno studente non esperto. L’inse-gnante deve, quindi, spiegare le quattro fasi fondamentali per mettere in atto la strategia, quali:
• definizione, fornire una definizione della parola target agli stu-denti;
• pensare a una parola chiave, si chiede agli studenti di pensare a una parola chiave per ricordare il significato della parola target;
la parola chiave deve essere familiare allo studente e general-mente ha una somiglianza acustica con la parola target;
• collegare la parola chiave al significato della parola target, si chiede allo studente di formare un’immagine dell’interazione fra le due parole;
• richiamare il significato della parola target, si spiega agli studenti che quando vedono o ascoltano la parala target devono prima
17 Come riporta Calvani (2018b) “ciò che fa la qualità del modellamento cognitivo, e di quel
‘parlare ad alta voce’ che lo caratterizza, è la capacità dell’insegnante di immedesimarsi profondamente nella mente dello studente, basarsi sul suo stesso linguaggio e sulle sue preconoscenze, dare voce alle sue stesse perplessità ed incertezze, accompagnandolo allo stesso tempo piano piano ad intravedere soluzioni a cui questi non avrebbe pensato” (p.
4).
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pensare alla parola chiave e quindi provare a ricordare l'imma-gine che collega le due parole, per recuperarne il significato.
Un’altra strategia che si può insegnare ai bambini per promuovere l’ap-prendimento di parole specifiche è quella di associare le parole ad un’immagine e creare, come già anticipato, un vocabolario personaliz-zato nel quale i bambini scrivono e illustrano le parole che incontrano.
Si potrebbero, inoltre, realizzare delle flash card, schede su cui vanno scritte le informazioni che servono per ricordare il significato di un vo-cabolo. Le flash card possono essere costruite in diversi modi, Serafini e Fornili (2014), ad esempio, propongono di dividere le schede in quat-tro parti: su una faccia si riporta la parola target da memorizzare asso-ciata a un’immagine appropriata, sul retro della flash card, si riporta, invece, una definizione della parola target e un esempio del suo utilizzo in un determinato contesto. Attraverso l’utilizzo di queste schede, lo studente guardando una delle due parti si sforza di ricostruire la defi-nizione della parola target. Questa operazione di autointerrogazione compiuta molte volte a distanza di tempo permette di ampliare il les-sico dell’alunno e migliorare notevolmente il modo di parlare e di scri-vere. È possibile presentare questa attività anche come gioco da pro-porre a coppie o in piccoli gruppi, dove, ad esempio, uno studente è invitato a estrarre una scheda da una scatola e leggere la definizione e gli altri a individuare la parola che corrisponde alla definizione fornita (Serafini & Fornili, 2014).
Queste tecniche, qui sintetizzate e presentate, possono essere partico-larmente utili per aiutare lo studente a ricordare il significato di speci-fiche parole, ad esempio quelle che costituiscono il lessico accademico e definite dai linguisti “parole mattone”. Inoltre, diversi studi hanno di-mostrato l’efficacia di queste strategie anche nel promuovere l’appren-dimento di una seconda lingua (si veda per un approfonl’appren-dimento Shapiro & Waters, 2005).
95 3.3.4. Il modello Frayer
Il modello Frayer è stato descritto per la prima volta nel 1969 da Frayer, Frederick e Klausmeier, per valutare il livello di padronanza di un con-cetto posseduto da una persona.
Il modello Frayer si è trasformato, successivamente, in una tecnica che può essere insegnata agli studenti per l’apprendimento di un nuovo vo-cabolo. Esso è un utile organizzatore grafico, costituito da quattro qua-dranti, in cui viene chiesto allo studente di riportare una definizione della parola target, le sue caratteristiche, un esempio del suo utilizzo e un non-esempio. Quest’ultimo, in particolare, contribuisce a rendere la definizione della parola target più chiara e semplice.
Lo studente, per completare i quattro quadranti, può utilizzare sia sti-moli verbali che visivi. Come si può osservare dalla Figura 3.3, l’alunno riporta la parola target al centro, nel quadrante in alto a sinistra la de-finizione dello stimolo target, in alto a destra le caratteristiche essen-ziali, in basso a sinistra degli esempi per dimostrare di aver compreso il significato e, infine, in basso a destra alcuni non-esempi (cioè quello che non è quel concetto o parola target). Per favorire l’apprendimento, l’in-segnante, dopo aver spiegato il modello, può formare dei piccoli gruppi, per far esercitare gli studenti all’uso di questa strategia. Ad ogni gruppo si possono assegnare anche differenti parole chiave, che pos-sono riguardare diversi argomenti affrontati in classe, al fine di favorire non solo l’apprendimento di nuovi vocaboli, ma anche il consolida-mento degli argomenti studiati. Questo metodo può essere particolar-mente utile per l’apprendimento di termini specifici legati alle disci-pline di studio.
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Figura 3.3. Modello Frayer (Ryder & Graves, 1994).