Capitolo 4: Abenomics 2.0 Le nuove tre frecce, l’invecchiamento della popolazione e le
4.3 Il tema dell’immigrazione in Giappone
Negli ultimi anni del 1980 in Giappone si è verificato il problema di un’improvvisa carenza di lavoratori all’interno dell’industria manifatturiera. Per risolvere tale situazione è stato necessario nel 1990 un emendamento della legge sull’immigrazione che permettesse ai lavoratori provenienti dal Sud America con ascendenti giapponesi di lavorare in Giappone. Negli anni ’90 si è verificato un evento simile e sono stati avviati dei corsi di formazione per determinati lavori destinati a lavoratori stranieri provenienti da tutta l’Asia. Questi sono due degli esempi più famosi di accettazione di lavoratori stranieri da parte del Giappone, tema su cui si è sempre dibattuto animatamente in tutta la nazione237. Nel 1999 per la prima volta
sono state presentate al governo due proposte riguardo alla politica di immigrazione del Paese da parte di due diversi enti governativi: la prima proposta è stata suggerita dal Consiglio per la Strategia Economica, istituito dall’allora Primo Ministro Obuchi, ed è stata delineata all’interno del report “Strategie per rivitalizzare l’economia giapponese” nel quale
236 Marlow Iain. Japan’s bold steps. 5 gennaio 2017 http://www.theglobeandmail.com/globe-
investor/retirement/retire-planning/how-japan-is-coping-with-a-rapidly-aging-population/article27259703/ consultato il 11/01/2017
237 Katsumata Yukiko, The Impact of population decline and population aging in japan from the perspectives of social and labor policy. Department of Economic and Social Affairs, United Nations Secretariat New York, 16-18 ottobre 2000
99 si affermava la volontà di iniziare ad adottare lavoratori stranieri. Il report al suo interno illustrava il contesto legale con il quale ai lavoratori stranieri sarebbe stato permesso di rimanere nel Paese nipponico per un periodo prolungato, e prevedeva l’adozione esclusiva di lavoratori altamente qualificati. Per legittimare l’emendamento della legge sull’immigrazione il report dichiarava che altre nazioni avevano già risolto il problema riguardo al declino della popolazione accogliendo un grande numero di lavoratori stranieri. Il secondo ente governativo a produrre un report riguardo alla questione dell’immigrazione è stato il Ministero del Lavoro, il quale ha incaricato un gruppo di collaboratori di descrivere quali sarebbero dovute essere le politiche da adottare per un nuovo ed eventuale impiego di forza lavoro straniera. Il report, similmente a quello presentato dal Consiglio per la Strategia Economica, illustrava le linee guida per l’accettazione di nuovi lavoratori stranieri ma sottolineava il concetto di non introdurre nel paese lavoratori poco qualificati e privilegiare solamente lavoratori che sarebbero stati immediatamente impiegati in un lavoro, non volendo aumentare così il tasso di disoccupazione e produrre un eventuale carenza di lavoro per i cittadini giapponesi. Entrambi i report dunque risultavano avere linee guida simili, per comprendere ciò è necessario prendere in considerazione il contesto nel quale queste due proposte sono state formulate, ovvero il 1999, anno precedente all’avviamento del nuovo sistema di assicurazioni a lungo termine descritto precedentemente. Benché l’implementazione attiva di questo sistema fosse avvenuta nel 2000, l’anno precedente erano state annunciate nuove misure per l’assistenza sanitaria che avevano portato a credere che sarebbe stata necessaria una quantità sostenuta di nuova forza lavoro che il Giappone non avrebbe potuto sostenere. Una volta avviato il nuovo sistema di assicurazioni a lungo termine e delineate le linee guida per usufruirne, rientrò l’allarme di una possibile carenza della forza lavoro e non fu necessario modificare la politica sull’immigrazione.238
Anche nel Giappone odierno l’immigrazione rimane uno dei temi più discussi: la prima la terza freccia della prima Abenomics aveva promesso di iniziare a intraprendere un percorso di emendamenti sull’attuale regolamento previsto dallo Stato per l’immigrazione. Sembrerebbe apparentemente che vi siano stati dei miglioramenti per quanto riguarda il problema migratorio. Infatti il governo giapponese ha iniziato ad accogliere un maggior
238 Katsumata Yukiko, The Impact of population decline and population aging in japan from the perspectives of social and labor policy. Department of Economic and Social Affairs, United Nations Secretariat New York, 16-18 ottobre 2000
100 numero di lavoratori poco qualificati, sebbene Heizo Takenaka, durante il suo mandato da Ministro dell’Economia durante il Governo Koizumi, affermò di non voler chiamare le persone che sarebbero entrate nel paese con il termine imin 移 民 (che significa semplicemente immigrati) ma di usare piuttosto il termine gaikokujin rōdōsha 外国人労働 者 (lavoratori stranieri) o guest worker che indica in modo più rappresentativo il tipo di individuo che la società giapponese pianifica di ospitare.239 L’attuale Primo Ministro ha
espressamente affermato che non ci sarà nessun tipo di apertura all’immigrazione di massa, si pensa piuttosto di adottare una politica che faciliti la possibilità ai lavoratori stranieri (privilegiando quelli altamente qualificati ma accettando anche chi possiede meno abilità specifiche) di offrire i loro servizi ad aziende giapponesi per un determinato limite di tempo.240 Sembra che il Giappone con questa nuova politica sarà più flessibile anche nei
confronti di individui scarsamente qualificati e accetterà di impiegarli all’interno della propria forza lavoro ma non garantirà un permesso di soggiorno che conceda al lavoratore la possibilità di residenza nel Paese per più di cinque anni.241
Per ora il Giappone ha intenzione di usare questo tipo di politica sull’immigrazione, o forse a questo punto, seguendo l’indicazione di Heizo Takenaka, sarebbe più accurato dire sull’adozione temporanea di lavoratori stranieri. Nonostante la prudenza con cui gli ultimi Governi stanno affrontando questo tema è ormai un dato di fatto l’aumento del numero di lavoratori stranieri in Giappone, il quale è quasi raddoppiato passando da un valore di 486˙000 individui nel 2008 al valore di 908˙000 unità calcolato nel 2015, di questi 109˙000 sono lavoratori con contratto di formazione. Nel Paese del Sol Levante si sta facendo sempre più uso di questo tipo di contratto, poiché attraverso esso si sta tentando di “prendere in prestito” lavoratori da altri Paesi, caratterizzati da alti tassi di disoccupazione, riparando momentaneamente alla diminuzione della forza lavoro giapponese, in attesa di un’innovazione che permetta al Paese di evitare una politica di accoglimento di massa e un
239 Burgess Chris. Japan’s ‘no immigration principle’ looking as solid as ever. The Japan Times Newspaper. 18 giugno 2014 http://www.japantimes.co.jp/community/2014/06/18/voices/japans-immigration-principle- looking-solid-ever/#.WHkECFPhDIV consultato il 13/01/2017
240 Cislo Connor, Curran Enda. Japan Opens Up to Foreign Workers (Just Don't Call it Immigration) 25 ottobre 2016. Bloomberg https://www.bloomberg.com/news/articles/2016-10-25/a-wary-japan-quietly-opens-its- back-door-for-foreign-workers consultato il 12/11/2017
101 permesso di soggiorno che renda il lavoratore in grado di rimanere permanentemente in Giappone.242
La politica del governo nipponico di non accettare un numero consistente di lavoratori poco qualificati rispecchia la volontà della maggior parte del popolo giapponese che, secondo un determinato sondaggio dello Yomiuri Shimbun crede che la soluzione al problema del declino della forza lavoro sia da ricercare in un maggiore impiego delle donne e di lavoratori pensionati in ambito lavorativo. Solo il 37% sostiene che dovrebbero essere accettati lavoratori dall’estero e, solo il 10% di questi afferma che si potrebbero accogliere anche lavoratori scarsamente qualificati. Dal punto di vista dell’immigrazione l’Abenomics ha semplicemente attuato delle misure che avrebbero favorito l’impiego di lavoratrici asiatiche nelle case di riposo per l’assistenza agli anziani. Questa categoria di persone è considerata altamente qualificata ed è accettato l’impiego nel Giappone odierno. Il Primo Ministro giapponese però ha tenuto a precisare che questa non risultasse come una modifica alle politiche sull’immigrazione.243
Ciò che appare dalle dichiarazioni del Primo Ministro e dalla volontà della popolazione giapponese è una politica sull’immigrazione ancora molto solida e che non subirà sostanziali modifiche. Malgrado ciò un’opportunità all’orizzonte per i lavoratori anche meno qualificati sono le Olimpiadi di Tōkyō programmate per il 2020, dove sono già stati però disposti molti contratti di lavoro del tipo formativo che scadranno proprio nell’anno fiscale del 2020. Il governo giapponese, anche in questo caso, rimarrà fedele alla sua politica di accettare l’impiego di lavoratori stranieri ma solo per brevi periodi limitati. Nonostante l’immigrazione sembri l’unica via per molti studiosi per riparare ai danni del declino della popolazione, coloro che conoscono in modo approfondito la società giapponese sanno che nel Paese del Sol Levante la parola stessa imin (移民), ovvero immigrato, è tutt’oggi considerata un taboo, ragione per la quale si considera che la politica sull’immigrazione giapponese non cambierà negli anni a venire.244
242 Cislo Connor, Curran Enda. Japan Opens Up to Foreign Workers (Just Don't Call it Immigration) 25 ottobre 2016. Bloomberg https://www.bloomberg.com/news/articles/2016-10-25/a-wary-japan-quietly-opens-its- back-door-for-foreign-workers consultato il 12/11/2017
243 Burgess Chris. Japan’s ‘no immigration principle’ looking as solid as ever. The Japan Times Newspaper. 18 giugno 2014 http://www.japantimes.co.jp/community/2014/06/18/voices/japans-immigration-principle- looking-solid-ever/#.WHkECFPhDIV consultato il 13/01/2017
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