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Un'importante osservazione va fatta sull'uso dei tempi verbali. Poiché il racconto si divide su due piani temporali, i tempi che si alternano maggiormente sono il presente e l'imperfetto. Riguardo ai tempi del passato, dato che in tedesco la differenza tra l'uso del Präteritum e del Perfekt non è netta come lo è in italiano la differenza tra i vari tempi del passato, in traduzione vi è un'alternanza tra le diverse forme possibili, sempre nel rispetto delle norme della consecutio temporum.

La narrazione di Zeiten in Cornwall è per lo più al presente, poiché il protagonista racconta del suo viaggio nello stesso momento in cui lo sta facendo e non a posteriori. Per quanto riguarda il tempo presente non ci sono particolari osservazioni da fare, la sua traduzione non è stata problematica e in generale si è potuto mantenere senza difficoltà. Solo in alcune occasioni si è preferito rendere il presente con la perifrasi «stare + gerundio», quando l'azione in tedesco esprime una continuità che in italiano il presente da solo non avrebbe potuto dare.

Un esempio pratico di una frase in cui è stato necessario rendere il presente con una perifrasi è il seguente: «[...] unerwartet teilten sich ihm zukünftige, unabänderliche Schrecken mit, und wahrhaftig: alles ist eingetroffen oder trifft ein.»126 Si tratta di un racconto del narratore sul suo amico Anthony, che alcune volte percepiva un indefinito «Schrecken», e sul fatto che questo suo terrore in effetti si avverava. La proposta di traduzione è: «[...] inaspettatamente si rendeva conto del terrore futuro, irrevocabile, ed effettivamente tutto si è avverato o si sta avverando.»

126 W. Hildesheimer, Zeiten in Cornwall, 1998, Frankfurt am Main und Leipzig, Suhrkamp

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La scelta di tradurre il presente «trifft ein» con la perifrasi «si sta avverando» è dovuta al fatto che, in italiano, l'utilizzo del presente in questo contesto avrebbe assunto una sfumatura di significato troppo generica. Invece la perifrasi usata contestualizza l'azione nel presente e rende meglio l'opposizione tra ciò che si è già avverato e ciò che si avvera nel presente. Questo perché il verbo «avverarsi» rientra nella categoria dei verbi telici, più precisamente è un verbo risultativo, quindi il suo significato implica un cambiamento dello stato delle cose127. Tale significato unito alla perifrasi progressiva, serve a dare all'azione un'immediatezza che il solo tempo presente non avrebbe potuto rendere.

Per quanto riguarda il passato, non è stato possibile tradurre rispettando sempre l'uso dei tempi tedeschi, ma si è dovuto adattare il testo alla consecutio temporum italiana.

La differenza più rilevante che esiste tra i tempi del passato in tedesco e quelli in italiano riguarda soprattutto l'aspetto del verbo, ovvero «la maniera in cui il parlante considera lo svolgimento dell'azione espressa dal verbo.»128 In italiano

si individuano tre aspetti, quello «perfettivo», al quale corrisponde il tempo del passato remoto, l'«imperfettivo», l'aspetto associato al tempo imperfetto, e quello «compiuto», il cui tempo è il passato prossimo129. In tedesco, invece, esistono solamente due aspetti del verbo, quello Perfektive e quello

Imperfektive. Con il primo si intende un'azione che si svolge entro dei confini

temporali netti, mentre con il secondo l'azione è continuativa nel passato130. Inoltre, l'aspetto del verbo in tedesco non è grammaticalizzato, ma è indicato da avverbi temporali che svolgono la funzione di collocare nel tempo l'azione espressa dal verbo. Questo vuol dire che il Perfekt è un tempo verbale

Perfektive, il che non lo rende automaticamente un tempo del passato, ma

semplicemente indica un'azione che si svolge in un tempo ben determinato, anche nel presente131.

127 Cfr. M. Dardano, P. Trifone, Grammatica italiana, 1995, Bologna, Zanichelli, cit. p.

318.

128 Ivi, cit. p. 315. 129 Ibidem.

130 Cfr. U. Engel, Deutsche Grammatik, 1996, Heidelberg, Julius Groos Verlag, p. 410. 131 «Das Perfekt läßt sich somit keiner einzelnen Zeitstufe zuordnen, es ist kein

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Nel passaggio dal tedesco all'italiano quindi sta a chi traduce capire quale tempo può essere corretto, in base al contesto in cui è usato.

Per la resa dei tempi verbali del passato nella traduzione del testo sono state adottate diverse strategie. Laddove nella lingua di partenza viene usato il

Perfekt, in italiano si è reso generalmente con il passato prossimo, salvo alcuni

casi che si vedranno più avanti, dove è sembrato più appropriato il presente. Per tradurre il Präteritum, tempo del passato per antonomasia132, è stato usato sia l'imperfetto che il passato remoto, in base alla funzione svolta dai verbi nella narrazione. In alcune occasioni, il Präteritum è stato reso anche con il passato prossimo, quando l'utilizzo del passato remoto in italiano sarebbe stato eccessivamente artificioso, appesantendo inutilmente il testo, o quando ciò che viene raccontato è strettamente legato con il presente della narrazione. Si passerà adesso ad analizzare nello specifico alcuni esempi.

Il passato remoto si usa per riferirsi a eventi conclusi nel passato che non hanno alcuna relazione con il presente. Sebbene nell'italiano parlato si tenda sempre più verso la riduzione drastica dell'uso di questo tempo, nella lingua scritta continua a essere usato133. Nella traduzione di Zeiten in Cornwall,

il suo impiego è stato necessario in determinati passaggi, soprattutto a causa del sovrapporsi di diversi piani temporali. In italiano, usare diversi tempi verbali è servito a evitare confusione nella narrazione degli eventi.

Per esempio, durante uno dei ricordi di come passavano le giornate con i compagni in Cornovaglia, il narratore comincia a raccontare l'inizio di quel viaggio: «Wir waren nachts und wohl ziemlich eilig aus London abgefahren,

fuhren zweimal durch die Nacht, den Tag dazwischen verbrachten wir auf

einer Wiese in Somerset [...].»134 In questa frase, il Plusquamperfekt del tedesco si può perfettamente riprodurre in italiano con il trapassato prossimo, ma sarebbe impossibile per la consecutio temporum rendere il Präteritum con

Abgeschlossenheit zu einem bestimmten Zeitpunkt lenkt den Blick mittelbar auf einen zeitlich zurückliegenden Vorgang.» ivi, cit. p. 450, cfr. pp. 450-451.

132 Cfr. ivi, p. 416.

133 Cfr. M. Dardano, P. Trifone, Grammatica italiana, 1995, Bologna, Zanichelli, cit. p.

355.

134 W. Hildesheimer, Zeiten in Cornwall, 1998, Frankfurt am Main und Leipzig, Suhrkamp

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l'imperfetto o il passato prossimo. Dunque la soluzione proposta è: «Eravamo partiti da Londra di notte e abbastanza di fretta, guidammo due volte nella notte, il giorno in mezzo lo passammo su un prato nel Somerset [...].»

Un'altra occasione in cui è sembrato appropriato tradurre il Präteritum con il passato remoto è per il racconto della tragedia di Port Quin: «um 1890

kamen alle männlichen Bewohner [...] ums Leben.»135 Trattandosi di un evento accaduto nel secolo prima, in italiano il tempo verbale adeguato è il passato remoto. Quindi la frase viene tradotta: «nel 1890 tutti gli abitanti maschi

morirono [...].»

Un caso particolare in cui si è deciso di rendere il Präteritum con il passato prossimo si trova quando il narratore dice per la prima volta di essere già stato in Cornovaglia: «Vor fünfundzwanzig Jahren war ich hier, damals

war Sommer [...]»136. Entrambi i verbi nel testo originale sono coniugati allo stesso tempo, ma in italiano vanno resi con due tempi diversi: «Venticinque anni fa sono stato qui, allora era estate [...]». Il primo «war» viene reso con il passato prossimo perché l'affermazione è strettamente legata al presente dell'enunciazione, soprattutto per il fatto che egli dica «hier» e non un generico «in Cornwall». Traducendo con il passato remoto in questo contesto, il risultato sarebbe un appesantimento del testo e apparirebbe innaturale per la lingua standard. Il secondo «war», invece, viene reso con l'imperfetto, poiché indica una condizione immutabile e prolungata nel passato, ovvero la stagione.

Un ultimo caso da analizzare per quanto riguarda i tempi del passato, è la resa del Perfekt con il presente. Come si è detto prima, il Perfekt non indica necessariamente un'azione che si svolge nel passato, di conseguenza non è sbagliato tradurlo con il presente, nel caso in cui l'italiano lo richieda. Un esempio può trovarsi all'inizio del racconto, quando il narratore si trova nel labirinto: «Jederzeit mag mir einer entgegenkommen, der mich nicht erwartet

hat.»137 L'avverbio «jederzeit» conferisce alla frase un'immediatezza che in italiano creerebbe contrasto con l'utilizzo di un passato. È sembrato opportuno

135 Ivi, cit. p. 22. Corsivo mio. 136 Ivi, cit. p. 20. Corsivo mio. 137 Ivi, cit. p. 10. Corsivo mio.

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dunque ricreare quest'immediatezza in italiano tramite l'utilizzo del presente: «In ogni momento potrebbe venirmi incontro qualcuno che non si aspetta di trovarmi sulla sua strada.»

Una particolarità della narrazione di Zeiten in Cornwall è il passaggio improvviso dal tempo passato al tempo presente durante il racconto dei ricordi del narratore. È come se, preso dalle sue memorie, l'Io sovrapponesse i due piani temporali, rivivendo nel presente alcune esperienze del passato. Infatti i cambiamenti temporali coinvolgono ogni volta un singolo episodio, come se fosse una parentesi, separato graficamente dal resto del testo da un rigo di spaziatura138. In traduzione questi salti tra tempi verbali sono stati rispettati,

poiché non sono per nulla casuali nel testo originale, e svolgono la funzione di spiazzare il lettore ma contemporaneamente coinvolgerlo sempre di più nel vissuto del narratore.

Per concludere la riflessione sui tempi verbali, si può dire che l'espressione del tempo nel tedesco e nell'italiano è molto diversa; dietro l'apparente semplicità nell'uso di un numero minore di tempi verbali del tedesco, si nascondono le innumerevoli sfumature di significato fornite da avverbi e particelle. Nella traduzione dunque bisogna prestare attenzione a ogni singolo elemento del linguaggio, per riuscire a restare fedeli al testo d'origine, senza sconvolgere la lingua d'arrivo.

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