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Tendenze rispetto ai domini d’uso

STRUMENTI E METOD

IV. M ONASTERO DI L ANZO : GEOGRAFIA , STORIA , SOCIETÀ , LINGUA

4.5.4 Tendenze rispetto ai domini d’uso

La parlata di MdL ha perso, negli ultimi decenni, gran parte dei domini d’uso tradizionali a vantaggio del piemontese e, in modo sempre più evidente, dell’italiano che ha conquistato contesti un tempo appannaggio esclusivo della varietà locale. La strutturazione del repertorio della parlata di MdL si può rappresentare a partire dai diversi schemi proposti per le vallate francoprovenzalofone del Piemonte. Telmon (1994a) e Berruto (2009b) adottano una prospettiva diglottica in cui al livello alto si trova l’italiano e al livello basso il piemontese e il fp.

TAB. 4. Telmon 1994: 927.

TAB. 5. Berruto 2009b: 18. Livello alto Italiano

Livello basso Patois francoprovenzale Dialetto piemontese

Italiano piemontese francoprovenzale

Si confrontino i dati ISTAT 2012: 26,9% della popolazione usa, in famiglia, solo o prevalentemente

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il dialetto in Piemonte e i dati dell’inchiesta IRES (Allasino et alii 2007: 69) dove, nei comuni dichiaratisi fp, il 23,8% della popolazione parla il patois locale (il campione include anche i comuni delle basse valli più popolosi e quelli totalmente estranei al dominio fp).

Ferrier (2006: 266) afferma che il 65% della popolazione dei centri francoprovenzalofoni del

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Piemonte parla patois, mentre Bodoira (2000: 131), per il comune di Giaglione, riporta che il 41,6% degli abitanti parli abitualmente il dialetto locale.

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Berruto (ivi: 20), inoltre, considera l’italiano come «varietà linguistica importante e molto presente negli usi» e gli altri codici come «varietà di impiego secondario» operando un’ulteriore distinzione poiché «il piemontese, pur se meno diffuso e meno usato nella comunicazione in-group che il patois, ha una posizione sociolinguistica un po’ superiore (anche se non tale da richiedere, a mio avviso, un terzo gradino ‘medio’), come varietà che può emergere a scapito del patois in usi conversazionali non strettamente in-group, e ovviamente nella conversazione con piemontesofoni». Regis/Rivoira (2014: 39) rilevano come nessuno dei due modelli tenga in considerazione il fatto che «l’italiano occupa ormai stabilmente anche il livello basso» e la relazione tra i vari codici è ormai di tipo dilalico . In questa direzione va 76 lo schema presentato da Benedetto Mas/Giordano (2016: 32) sulla base delle riflessioni di Regis/Rivoira (2014) che pone anche l’italiano al livello basso del repertorio in un rapporto non più diglottico, ma dilalico con gli altri codici.

TAB. 6. Benedetto Mas/Giordano 2016: 32.

In questo caso si può parlare di «doppia dilalia» (Giordano 2013) in quanto il primo rapporto dilalico è tra l’italiano, posto sul gradino alto del repertorio, il piemontese e il patois locale, posti sul gradino basso, mentre il secondo rapporto dilalico è presente tra i due codici posti al livello basso, ovvero la parlata locale e il piemontese.

Una rappresentazione grafica di questa condizione è quella proposta da Regis (2018): Italiano

Italiano | Piemontese | Francoprovenzale

Secondo i termini espressi in Berruto (1987) per cui l’italiano è usato normalmente anche nelle

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situazioni quotidiane e nei domini informali.

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FIG. 17. Schema repertorio linguistico nei comuni francoprovenzalofoni del Piemonte (Regis 2018:

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in cui i confini incerti tra i codici sono riprodotti da una linea tratteggiata e la 77 diversa gerarchia tra i livelli H(igh) e L(ow) è rappresentata dall’uso delle lettere maiuscole e minuscole. Questo perché, a fianco della distinzione “classica” tra polo H e polo L, impermeabile al contatto (linea continua) dal basso verso l’alto cioè dal dialetto all’italiano ma non viceversa, si verifica una sovrapposizione al polo L(ow) dove il piemontese mantiene una posizione sociolinguistica maggiore rispetto al fp. Lo schema di Regis è ben adattabile al contesto “trilingue” di MdL anche se il panorama linguistico di MdL (e delle Valli di Lanzo) è complicato dalla vicinanza con Lanzo T.se e con il Canavese.

Come è stato detto, i rapporti economici e sociali più stretti di queste zone si svilupparono con Lanzo T.se e con il Canavese e meno con i territori francoprovenzalofoni d’oltralpe. Questo ha comportato un contatto linguistico, ma anche la necessità, per gli abitanti delle valli, di conoscere e utilizzare sia il piemontese di koinè o torinese, sia il canavesano. La parlata locale di Lanzo Torinese, oltre a presentare, almeno in passato, alcuni tratti francoprovenzaleggianti, è di tipo canavesano. Nonostante che i caratteri canavesani siano sempre più regressivi all’interno della comunità dialettofona lanzese (anch’essa oramai in netta minoranza), questi hanno comunque influenzato le parlate galloromanze delle valli che a Lanzo T.se fanno capo.

Partendo da questa realtà si può, come fa Grassi per alcune comunità canavesane, considerare la presenza «accanto alla parlata locale, sia del torinese, sia di una varietà

La linea tratteggiata che divide l’italiano dal piemontese è più larga in quanto la gerarchia tra i

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codici vede l’italiano in una posizione di maggior prestigio rispetto a quella che separa piemontese e fp. !87 Italian H h Piedmontese l Francoprovençal L

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dialettale/subregionale […] che costituisce una sorta di compromesso tra la parlata locale ed il torinese» (Grassi 1989:239). L’aggiunta di un codice, o meglio di una varietà diatopica di un codice già presente nel repertorio, complica ulteriormente il quadro linguistico con la presenza di mutamenti strutturali innescati sia sul piano verticale (con l’italiano e il piemontese di koinè) sia su quello orizzontale (cioè con le parlate confinanti) (cfr. Parry 2006: 77).

Per MdL, riprendendo lo schema di Regis si può delineare un repertorio di questo tipo:

FIG 18. Schema repertorio linguistico a MdL.

in cui, a fianco dell’italiano e della parlata locale (usata anche al di fuori dei confini comunali con gli altri abitanti delle Valli di Lanzo), si trovano il piemontese a base canavesana e il piemontese di koinè, sociolinguisticamente più prestigiosi del patois di MdL. Nella comunicazione i due tipi di piemontese si alternano e, a volte, si sovrappongono sebbene ci sia una predominanza della varietà a base canavesana. Non esiste però una netta differenziazione nell’uso e spesso si sente un’unica varietà di piemontese ibrida con tratti torinesi e canavesani in cui alcuni fenomeni prevalgono a seconda della provenienza dell’interlocutore o della situazione comunicativa. Questa situazione si verifica anche in altre località di parlata occitana e fp del Piemonte dove il tipo di piemontese usato dagli abitanti non è sempre chiaramente identificabile con una precisa varietà, ma è contaminato da più elementi provenienti dalle varietà del fondovalle (coincidenti con il torinese per l’area in questione) e dalle varietà confinanti.

Punteggio 2,5/5

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Italiano H h Piemontese (canavesano) / Piemontese (torinese)

l parlata di MdL

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