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tenesse un filo diretto con lui era automaticamente sospettato di militare nelle file dell’antifascismo: così era accaduto per la Brizio e per altri ex-allievi del Venturi, come

l’Argan o Mario Soldati, che pure aveva anche altri legami sospetti.

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Per quanto l’Argan

ricordi, tra i nomi degli appartenenti al «piccolo gruppo di antifascisti» da lui frequentato,

anche quello della Brizio, non risulta che la studiosa si sia impegnata in attività di esplicita

propaganda contro il regime, sebbene la sua posizione fosse libertaria e dissenziente:

soprattutto dal punto di vista culturale, come avremo modo di verificare trattando della

stesura della prima edizione di Ottocento Novecento.

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In ogni caso materia principale del

carteggio di Lionello con la Brizio, trattenuto in copia dalla Polizia Politica, era la rivista

«L’Arte», fin dal primo numero del ’30 oggetto di un radicale cambio di impostazione che

vedeva entrambi gli studiosi protagonisti: l’uno – già dal ’26 “Gerente responsabile” e poi

“Capo Redattore Responsabile” – promosso a condirettore accanto al padre, e l’altra come

redattrice e curatrice della Bibliografia dell’arte italiana.

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87 ACS, MI, DGPS, DAGR, CPC, busta 5357; ACS, MI, DPP, ff.pp., 1927-1944, busta 1419; vedi anche

Appendice documentaria, VIII. I documenti del fascicolo personale relativo a Lionello Venturi creato nel

Casellario Politico Centrale sono stati già più volte consultati e citati (si veda ad esempio H. GOETZ, Il

giuramento rifiutato, cit., pp. 163-164; E. CASTELNUOVO, La Storia dell’arte, cit., p. 489; G. BOATTI,

Preferirei di no, cit., pp. 168-176); non così quelli raccolti nella sua cartella personale dalla Polizia Politica,

che venivano solo in parte trasmessi in copia al Casellario «per opportuna conoscenza». In realtà si tratta, come si vede, del materiale di due diverse Divisioni entrambe facenti capo al Ministero dell’Interno. Per maggiori chiarificazioni si veda M. FRANZINELLI, Introduzione, in Idem, I tentacoli dell’Ovra, cit., in partic. p. XVI, ove si elencano i tre tipi di fascicoli personali utilizzati dalla polizia politica: fascicoli dei sovversivi, dei sorvegliati e degli informatori; si riportano stralci della descrizione dei primi due tipi: «Fascicoli dei

sovversivi. Affluivano al Casellario politico centrale relazioni di prefetture e questure su cittadini vigilati per

motivi politici; il materiale veniva ordinato in fascicoli nominativi, aggiornati mensilmente con una varietà di documenti […]. Fascicoli dei sorvegliati. Approntati dal 1927 presso la Divisione polizia politica con le segnalazioni di natura riservata su cittadini indiziati di antifascismo o comunque di attività illecite. Gli incarti del cosiddetto “fondo verde” (dal colore della sovracoperta) erano intestati a oppositori ma anche a esponenti del regime (sospettati di affarismo o di frondismo) e pure a confidenti della polizia essi stessi oggetto di spionaggio».

88 Per la Brizio si veda ACS, MI, DPP, ff.pp., 1927-1944, busta 191 (vedi anche Appendice documentaria, VIII); per Argan ACS, MI, DPP, ff.pp., 1927-1944, busta 44; per Mario Soldati Ivi, busta 1282, e ACS, MI, DGPS, DAGR, CPC, busta 4860; riguardo a Soldati era segnalato come sospetto, fra gli altri, il suo rapporto con Mario Bonfantini (1904-1978), intellettuale poliedrico e futuro docente universitario, che si era anch’egli laureato in Lettere presso l’Università di Torino. Come si può vedere Soldati, alla stregua di Venturi, era considerato un sovversivo, essendo come lui schedato nel Casellario Politico Centrale; la Brizio e Argan, invece, erano semplicemente dei “sorvegliati”.

89 A. M. BRIZIO, Ottocento Novecento, 1939, cit. Si veda R. BOSSAGLIA, Parlando con Argan, cit., pp. 31-32, ma si veda anche E. CASTELNUOVO, La Storia dell’arte, cit., p. 489, ove l’autore afferma della Brizio: «La sua vicinanza con Venturi e il suo antifascismo che la collocavano “nel novero dei sovversivi” ne fecero una sorvegliata speciale» (si fa qui riferimento a due note contenute nel già citato fascicolo personale di Lionello Venturi del Casellario Politico Centrale).

90 Si veda «L’Arte», XXIX, 1926, 3, ove per la prima volta compare la scritta “Lionello Venturi, Gerente responsabile”, mentre a partire dal numero successivo lo studioso diviene “Capo Redattore Responsabile”

Ciò che caratterizzava in modo più vistoso l’apporto che Lionello intendeva dare alla

rivista, nata nel 1898 sulle ceneri de «L’Archivio Storico dell’Arte» grazie all’iniziativa di

Adolfo Venturi,

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era certamente la sua volontà di svecchiarla, tanto nella forma quanto nei

contenuti. Così, negli anni della condirezione dei due Venturi, «L’Arte» fu protagonista di

una vera e propria “virata” in senso contemporaneo, dentro un orizzonte di internazionalità

e nella volontà di un’apertura incondizionata:

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niente più grande formato, bensì un

formato esemplato su quello dell’Art in America;

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stampa su carta opaca, tranne che per le

illustrazioni, «riprodotte su carta spessa e lucida»;

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grafica più sobria; nuovo spazio dato

all’attualità, al dibattito e alla critica, sia nelle sue tendenze più moderne sia nelle sue voci

passate;

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e poi il nuovo inserimento di studi su personalità e temi legati all’arte

(«L’Arte», XXIX, 1926, 4); nel frontespizio del primo numero del 1930, invece, si trova scritto “Adolfo e Lionello Venturi, Direttori” («L’Arte», XXXIII, 1930, 1). In realtà, come ci informa Mimita Lamberti, «Lionello […] sembra prendere progressivamente le redini della rivista “L’Arte”, delle cui vicende redazionali si occupava fattivamente già dal 1913, correggendo bozze, emendando testi di collaboratori, risolvendo mille questioni concrete, dai ritardi della tipografia alla composizione dei numeri» (M. M. LAMBERTI, Dal carteggio di Adolfo e Lionello Venturi: il programma della nuova serie de “L’Arte”, in

Adolfo Venturi e l’insegnamento della storia dell’arte, cit., p. 62): sono i compiti dei quali, dal ’30, si

occuperà la Brizio. La studiosa, nel suo articolo dedicato ad Adolfo Venturi pubblicato nel ’69 sulla «Revue de l’art», sottolineava, dopo aver osservato gli onori tributati dal regime fascista ad Adolfo, che «Ces honneurs, qu’il accepta sans s’opposer au régime, entraînèrent des erreurs de jugement de la part d’observateurs malveillants; je voudrais cependant faire remarquer que c’est précisément vers cette époque – en 1930 – qu’Adolfo Venturi prit avec lui, à la direction de la revue L’Arte, son fils Lionello qui avait déjà alors pris une position nettement antifasciste […]» (A. M. BRIZIO, Adolfo Venturi, 1856-1941, cit., p. 80). 91 G. AGOSTI, La nascita della storia dell’arte in Italia, cit., pp. 140-143; «L’Archivio Storico dell’Arte» nasceva, invece, nel 1888, e ne era direttore sempre Adolfo Venturi, assieme a Domenico Gnoli (Ivi, pp. 75- 79).

92 Si veda M. M. LAMBERTI, Dal carteggio di Adolfo e Lionello Venturi, cit., pp. 60-66, ove la studiosa ha trattato distesamente del rinnovamento della rivista «L’Arte», messo in atto soprattutto in accordo al progetto di Lionello. Si veda in particolare la nota Ai lettori, in «L’Arte», XXXIII, 1930, 1, p. 2, qui riprodotta (Ivi, pp. 65-66); firmata «L’Arte», mostra l’impronta evidente di Lionello. Vi si afferma, a proposito di apertura universale, «con gobettiana utopia» (Ivi, p. 63): «Tutte le tendenze critiche, tutte le idee esperte troveranno ne L’Arte un’accoglienza amichevole, perchè desideriamo di offrire agli studiosi italiani e stranieri una libera palestra per la ricerca del vero». Si veda anche M. C. MAIOCCHI, «Parigi amica», 1930, cit., pp. 192-197, e M. CORRADINI, Dalla classicità alla contemporaneità, dalla storia alla critica: da “L’Arte” a

“Commentari”, in Da Cézanne all’arte astratta, cit., pp. 153-156.

93 Così auspicava Lionello in una lettera inviata al padre il 12 agosto [1929], da Sestri Levante (riportata in M. M. LAMBERTI, Dal carteggio di Adolfo e Lionello Venturi, cit., pp. 64-65, e in A. M. BISIO e R. RIVABELLA, Anna Maria Brizio, cit., p. 51); il formato de «L’Arte» della nuova serie è in effetti identico a quello che aveva la rivista «Art in America» in quegli anni.

94 Ai lettori, cit.

95 Si veda M. M. LAMBERTI, Dal carteggio di Adolfo e Lionello Venturi, cit., in partic. p. 62; si presenta di seguito una rassegna degli articoli che rispondevano nei fatti al desiderio di Lionello di «Sviluppare le discussioni di metodo e di storia della critica» (lettera di Lionello Venturi ad Adolfo Venturi del 12 agosto [1929], cit.), o che mostravano scorci della vita artistica del tempo: M. PITTALUGA, La critica e i valori

romantici di Masaccio, in «L’Arte», XXXIII, 1930, 2, pp. 139-164; G. C. ARGAN, Andrea Palladio e la

critica neo-classica, in «L’Arte», XXXIII, 1930, 4, pp. 327-346; L. ROMANO, La scuola di Casorati, in

«L’Arte», XXXIII, 1930, 4, pp. 379-383;L. VENTURI, Divagazioni sulle mostre di Venezia e di Monza, con

la risposta ad Ojetti, in «L’Arte», XXXIII, 1930, 4, pp. 396-405; G. C. ARGAN, Il pensiero critico di Antonio

da Sant’Elia, in «L’Arte», XXXIII, 1930, 5, pp. 491-498; M. L. GENGARO, Della polemica Rio-Rumohr sul

dell’Ottocento e del Novecento, trattati alla stregua degli argomenti d’arte antica, e di

articoli scritti da artisti viventi (si ricorda in particolare «La pagina dell’artista», sorta di

rubrica che pure contò i due soli interventi di Francesco Menzio e Filippo de Pisis).

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Un’ulteriore, importante innovazione era la sostituzione dell’antico bollettino bibliografico