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GLI SCANDALI RELATIVI ALLE ONG CINES

1. Il terremoto dello Yushu.

Il 14 aprile 2010, nella prefettura autonoma tibetana dello Yushu (玉树州) collocata nella provincia del Qinghai (青海省), si è verificato un terremoto di magnitudo 7,1 (Fig. 12). 2.698 è il numero delle vittime diffuso dall’agenzia di stampa cinese, la Xinghua News Agency (新华通讯社)302

302 L’Agenzia Nuova Cina è l’agenzia di stampa ufficiale della RPC sotto il Consiglio di Stato.

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mentre 12.135 sarebbe il numero dei feriti303. Il terremoto ha raso al suolo

interi villaggi oltre che numerose scuole.

FIG. 12: Epicentro del terremoto dello Yushu.

Mappa dell’epicentro del sisma della prefettura autonoma tibetana dello Yushu, nella provincia del Qinghai. In “Emergenza terremoto a Yushu”, Asia Onlus, 2010, in www.asia- ngo.org/j15/index.php?option=com_content&view=article&id=328, 2 dicembre 2012.

La prefettura tibetana, situata a sud-est della regione autonoma del Tibet ad un’altitudine di 4000 metri, è abitata da una maggioranza di nomadi

115 tibetani di etnia Khampa304

A seguito della collocazione dello Yushu, questo sisma si è rivelato un fatto estremamente sensibile per il Partito, proprio per la sensibilità dell’area colpita. I cinque posti di blocco tra lo Yushu e Xining (西宁), capitale della provincia, impedivano l’accesso alla zona colpita ai giornalisti. Sembrano lontanissimi i tempi della libertà di stampa concessa in seguito al terremoto del Sichuan solo due anni prima. I soccorritori, a due settimane dalla catastrofe, erano ancora impossibilitati ad accedere nell’area bisognosa. Anche le cifre riguardanti le vittime lascia dei sospetti, infatti mentre le stime del governo si aggirano attorno ai duemila morti, quelle delle ONG internazionali le farebbero oscillare attorno ai seimila mentre i sopravvissuti addirittura attorno ai 20 mila

ed è un’area estremamente povera ed emarginata socialmente.

305. Quello che è sicuro è che

mentre i monaci protestavano per l’incongruenza tra i dati riguardanti le vittime, Gyegu (结古镇), la città santa per i tibetani, ormai è andata distrutta così come il muro Sengze Gyanak Mani, muro di pietra più grande tra i “Mani walls”306

Il cambio repentino tra i dati del terremoto da parte del governo è anche dovuto all’esperienza precedente nel Sichuan, dove numerosi edifici sono crollati perché costruiti male soprattutto a causa della corruzione. Infatti, nella regione del Qinghai è stato oltre il 70% delle scuole (molte delle quali di recente costruzione) a crollare mentre i palazzi appartenenti al governo e le caserme sono rimaste inalterate. Inoltre, il conteggio delle vittime risultava difficile in un’area in cui solo una piccola parte di

tibetani.

304 Etnia derivante dalla regione, Kham (康), venutasi a creare ad est del Tibet. L’etnia Khampa

racchiude ben 14 etnie diverse, nessuna di queste riconosciuta dalla RPC e comprese quindi tutte nel gruppo etnico tibetano nonostante alcune di queste differiscano sia di lingua che di cultura.

305 G. VISETTI, “Cina, tra i fantasmi del sisma nascosto”, La Repubblica, p. 31.

306 I “Mani walls” sono muri creati attraverso l’accumulamento di “Mani stones”, pietre con iscrizioni

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popolazione rientra nel censimento. Subito, nelle ore e nei giorni successivi al terremoto, i corpi sono stati bruciati, offerti agli avvoltoi o affidati al fiume Azzurro, Yangtze (扬子江), come prevede la tradizione locale. Sono i sopravvissuti che si occupano di bruciare le salme, senza neanche aspettare l’arrivo dei funzionari. Tuttavia per giorni e giorni, corpi su corpi vengono bruciati come gesto estremo in mancanza di abbastanza pesci o avvoltoi che potessero accompagnare i cadaveri nell’aldilà307

Il fatto che ha messo più sull’attenti il governo cinese è stato, senza dubbio, la <<fuga umanitaria>>, come la definisce Giampaolo Visetti nel suo articolo Cina, tra i fantasmi del sisma nascosto, ovvero la fuga dei monaci per intervenire nell’area colpita e soccorrere le vittime. Nella regione dell’Amdo (安多), regione che ha dato alla vita l’attuale Dalai Lama Tenzin Gyatso, nel marzo 2008 era scoppiata una rivolta di monaci a cui è seguita la riapertura nell’area dei campi di rieducazione. In seguito al terremoto dello Yushu, i monaci sono accorsi a dare una mano in sella a moto e a bordo di camioncini per la prima volta dopo la ribellione repressa nel sangue del 2008. Questa <<fuga umanitaria>>, ha messo in soggezione il Partito che temeva una nuova ribellione soprattutto derivata dalla concentrazioni di monaci nella regione dove vengono visti come leader legittimi dalla popolazione. È così che tramite una feroce propaganda i monaci sono stati espulsi dall’area e dalle zone circostanti. I giornali e le televisioni sono state riempite di immagini dell’EPL e dei medici cinesi che soccorrono i feriti. La campagna di promozione degli sforzi cinesi è giunta al culmine con le visite di Hu Jintao e del premier Wen Jiabao che hanno immobilizzato i soccorsi per giorni

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Tutta questa propaganda che vede come protagonisti i soccorsi arrivati direttamente dal governo è stata tutta in funzione all’imminente

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307G. VISETTI, op. cit., p. 32. 308 G. VISETTI, op. cit., p. 33.

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Expo organizzata nella città di Shanghai (上海) nello stesso anno in modo che la visibilità di questa non ne venga minimamente turbata. La propaganda prevedeva, inoltre, la continuazione della campagna che vede i monaci tibetani come “nemici del popolo”, nonostante il fondamentale aiuto che questi hanno portato nell’area soprattutto nelle prime ore successive alla catastrofe.

La paura da parte dei sopravvissuti e soprattutto delle ONG internazionali riguardava soprattutto il dispiegamento e l’utilizzo dei fondi per la ricostruzione. In seguito alla corruzione riguardante gli appalti per la costruzione degli edifici ora andati distrutti completamente, vi è ora la paura che si sia testimoni della corruzione in seguito allo stanziamento dei finanziamenti pubblici per la ricostruzione. Inoltre, il timore della popolazione locale era che la falsificazione dei dati circa le vittime della catastrofe fosse solo l’inizio di una nuova “colonizzazione” cinese han nella regione309

Oltre i giornalisti che sono stati esclusi dall’area creando quindi una mancanza di informazioni, oltre ai monaci che sono stati cacciati e a cui è stato quindi impedito di prestare soccorso, oltre a tutto questo c’è il silenzio da parte di Pechino su tutta la vicenda che crea sospetto. Inoltre, c’è anche lo scandalo di un suicidio di un ufficiale della Croce Rossa che operava proprio nella provincia del Qinghai.

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Nel maggio del 2010, nella provincia del Qinghai, è morto in circostanze misteriose Ni Ma (尼玛), vice presidente esecutivo della Società della Croce Rossa di Cina. La Croce Rossa cinese rappresentava l’eroe indiscusso durante i soccorsi per il terremoto dello Yushu. In seguito alla morte di Ni Ma, delle investigazioni hanno rivelato che due suoi subordinati erano sospettati di aver ottenuto in maniera fraudolenta ben 10 milioni di

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Yuan310 appartenenti ai fondi stanziati dal governo. Nello stesso momento

anche il Qinghai Provincial Government Procurement Center è invischiato in scandali di corruzione a causa di ben dieci ufficiali e sempre a causa del mal utilizzo dei fondi per la ricostruzione in seguito al terremoto. A causa di questi scandali e delle polemiche derivate, la Croce Rossa di Qinghai ha subito pubblicato i dettagli dei fondi ricevuti e come sono stati utilizzati. Questa pubblicazione è di importanza vitale per l’operato delle ONG e la loro credibilità, infatti è la prima nota sui dettagli dei fondi ricevuti e del loro utilizzo mai stata pubblicata311

Come possiamo vedere, la Cina sembra fare un passo avanti (terremoto del Sichuan) e dieci indietro (terremoto dello Yushu) nei diritti umani e nel proprio rapporto con le ONG. Nel caso di questo ultimo terremoto c’è un rifiuto verso le organizzazioni a scopo umanitario come se l’unico scopo di queste fosse “smascherare la Cina”. Il governo le tiene alla larga perché troppo preoccupato per l’opinione della comunità internazionale in seguito a ciò che le ONG potrebbero tirare fuori e facendo questo non si rendono conto che è proprio l’ostacolamento a queste che crea sospetto nella comunità internazionale.

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D’altra parte, in questa situazione le ONG locali non sono certo state d’aiuto. La corruzione nel paese è ancora troppo diffusa per una completa fiducia nei loro confronti, tuttavia le ONG del paese cercano di debellare la sfiducia nei loro confronti come ci dimostra la messa in trasparenza dei bilanci della Croce Rossa di Qinghai.

310 Circa 2 milioni di Euro.

311 T. YIFEI, “Qinghai Red Cross Official dies amidst scandal”, Caijing Magazine,

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