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Le teorie sulla percezione del linguaggio

2.9. The Embodied Cognition

Lo sviluppo e le scoperte delle scienze cognitive hanno dimostrato come non vi sia una capacità del tutto autonoma e indipendente da capacità fisiche, come la percezione o il movimento. I risultati invece danno prova di un processo evolutivo, dove la ragione sfrutta tali capacità fisiche, e in un certo senso, ne dipende. Da tali constatazioni deriva quella che può essere considerata una rivoluzione copernicana nelle scienze cognitive: che la mente sia fondamentalmente incorporata (“embodied”). Ciò significa che la mente umana è inestricabilmente connessa al corpo, alle peculiarità del cervello, e all’ambiente circostante. L’esperienza infatti prende inizio dal corpo, dall’apparato sensomotorio che, grazie ai meccanismi di percezione, di movimento e di manipolazione, attiva le altre strutture cerebrali.

Un argomento dibattuto all’interno delle scienze cognitive, come si è visto, è che la comprensione del linguaggio sia un’attività modulare, che interagisce con la conoscenza concettuale ed esperienziale. L’attività incorporata riveste un ruolo decisivo in diversi aspetti dell’evoluzione del linguaggio: l’elaborazione stessa del linguaggio e del significato, il modo in cui il soggetto comprende il significato, e la comprensione immediata, molto spesso sono risultati di processi di simulazione che operano durante la fase di comprensione del linguaggio. All’interno di reali contesti comunicativi, la comprensione appare piuttosto come un tipo di simulazione incorporata, piuttosto che il risultato dell’attivazione di una conoscenza preesistente.

L’embodied cognition è un approccio cognitivo che affonda le sue radici nel comportamento motorio, e che evidenzia come la cognizione coinvolga tipicamente l’agire con un corpo fisico, all’interno di un ambiente in cui il corpo è immerso. Comprendere i processi cognitivi implica dunque la comprensione della loro relazione sia con gli aspetti motori, che

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possono generare azione, che con quelli sensori, che forniscono i segnali sensori in relazione all’ambiente.

Le teorie sorte in seno all’embodied cognition propongono che la base delle rappresentazioni cognitive sia costituita dalla simulazione, che si serve degli stessi sistemi senso motori impiegati nell’esperienza reale. La cognizione è ciò che si attiva quando un corpo interagisce con un ambiente fisico e culturale (Gibbs 2005). La mente dunque comprenderebbe corpo, cervello, e mondo esterno, e l’embodiment rappresenta l’interazione dinamica tra questi tre elementi. Il termine è diretto a sottolineare aspetti importanti dell’esperienza fenomenologica dei loro corpi in azione vissuta dall’individuo nel corso dell’esistenza. Tali aspetti non necessitano di queste sensazioni (“proprioception”), malgrado vi siano importanti regolarità nelle esperienze fisiche, tacitamente incorporate nella cognizione di livello più alto. Tale possibilità non esclude l’importanza decisiva di processi corporei, come l’attività neurale, argomento focale della ricerca cognitiva.

Fondamentale per comprendere in che modo l’embodiment fornisce il fondamento concreto di percezione, cognizione e linguaggio, è lo studio di come i soggetti adoperino, in maniera immaginativa, aspetti della loro esperienza fenomenica per strutturare dei concetti astratti.

Secondo l’ottica delle teorie embodied, la comprensione del linguaggio richiede gli stessi sistemi percettivi, motori, emozionali che si attivano durante l’interazione con degli oggetti, o durante il compimento di azioni.

Sebbene vi sia unanimità nel credere che la simulazione sia alla base delle rappresentazioni, numerosi dibattiti riguardano invece il suo meccanismo e le sue componenti. Alcuni studiosi ritengono sufficiente assumere che il cervello sia in grado di rappresentare informazioni attraverso una gerarchia di aree associative, largamente distribuite, chiamate anche “zone di convergenza (Damasio 1989). Tali aree trattengono informazioni riguardanti le caratteristiche modali e sensomotorie dello stimolo, e le mettono in contatto con aree progressivamente più elevate, deputate agli aspetti più astratti della rappresentazione. Questa maniera di rappresentare l’informazione conserva i contenuti modali, e allo stesso tempo consente alle rappresentazioni senso motorie di essere selettivamente riattivate, attraverso meccanismi attenzionali. Ma dal punto di vista fisiologico non esiste un sistema unico di simulazione, o rispecchiamento; l’intero cervello, cioè, può funzionare come dispositivo di simulazione, con aree diverse coinvolte in dipendenza da obiettivi, e compiti specifici.

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Da un altro punto di vista si sostiene che la simulazione sia supportata da neuroni specchio specializzati, o da un sistema di neuroni specchio che, come si è detto, rileva e associa le corrispondenze tra azioni compiute, o semplicemente osservate

Altro punto di dibattito e disaccordo concerne l’esatta localizzazione dei neuroni specchio (Marini 2008), se essi costituiscano un sistema, e se essi siano a tutti gli effetti neuroni specializzati al rispecchiamento, o se invece questa sia una funzione potenzialmente rivestibile da tutti i neuroni.

Un modello embodied della produzione del linguaggio consente dunque di integrare gli aspetti fisiologici e percettivi del linguaggio, in termini di scambio di esigenze di efficienza complementari. Tali esigenze danno origine a realistiche traiettorie, e schemi temporali ottimali che tengono conto e rispettano l’interazione tra le proprietà anatomiche e neurofisiologiche del sistema embolie, e le esigenze comunicative nel contesto. Gli elementi prosodici, presenti in maniera costante nel parlato, possono emergere come risultato di una parametrizzazione ad alto livello di questi scambi.

Si è detto come la fonetica abbia cercato convalida delle proprie teorie sulla percezione ricercando le invarianti articolatorie o acustiche. Ma la comunicazione verbale si differenzia dalle altre forme di percezione per la condizione di reciprocità dei soggetti coinvolti, dal momento che l’ascoltatore è anche parlante49

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49Tale attributo è proprio anche dei sistemi di segni animali, in cui il segnale assume la forma di un’interazione

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Capitolo 3