• Non ci sono risultati.

Tradurre il linguaggio espressivo nella letteratura per l’infanzia Problemi e soluzion

Introduzione

Questo libro è una guida per traduttori e ricercatori. Intende chiarire cosa comporta la traduzione della letteratura per l’infanzia, quali problemi possono presentarsi e quali effettive strategie si possono impiegare. Il testo fornisce informazioni pratiche sia ai traduttori esperti sia ai nuovi del mestiere e si lega ad altre nozioni della teoria della traduzione mostrando come queste possano essere d’aiuto ai traduttori. Contiene anche esercizi e domande che saranno utili agli studenti che vogliono diventare traduttori. Le sei forme del linguaggio espressivo prese in esame in questo libro sono, in ordine: i neologismi, i nomi, le frasi idiomatiche, le allusioni, i giochi di parole e i dialetti.

In questo capitolo troverete un’introduzione ai principali argomenti trattati nel testo: il campo della letteratura per l’infanzia, le sfide che essa propone per la traduzione, cosa si intende per linguaggio espressivo e la questione del potere.

La letteratura per l’infanzia non è facile da definire. Persino gli studiosi non riescono ad accordarsi su come valutare se un testo sia destinato ai bambini e, nel caso lo sia, cosa significherebbe in termini di obiettivi del testo e di forma, stile e contenuto. Questo problema verrà qui discusso e in seguito sarà presa in considerazione la traduzione dei testi per bambini.

- 3 -

La letteratura per l’infanzia

Che cos’è la letteratura per l’infanzia? E quali sono le sue funzioni? Come segnala Bator:

Literature for children easily merits definition. Books have been written for them in England and America for at least 300 years, and a sizable publishing industry, almost as old, continually supplies that audience. One would expect, by now, critical consensus on what is a children’s book. (1983, p. 3)

Ci si aspetterebbe questo, ma non è così, persino trent’anni dopo Bator. Le idee su cosa sia la letteratura per l’infanzia sono cambiate tante volte durante i circa tre secoli in cui il campo è stato preso in esame (Taxel 2002, p. 152) e ciò è dovuto soprattutto ai cambiamenti nella definizione del concetto di infanzia. Si potrebbe dire che il modo più semplice di definire la letteratura per l’infanzia sia considerare tutto ciò che viene letto dai o per i bambini. Tuttavia, non tutti i critici sono d’accordo con questa idea, e tale definizione non è poi così trasparente come potrebbe sembrare di primo acchito. L’intento della scrittura, o la pubblicazione di alcuni testi, può essere del tutto differente dalla ricezione e dall’uso, e chiaramente lo scopo di un autore o di una casa editrice non è sempre manifesto. Bator menziona la differenza tra “acceptance (i libri che i bambini hanno scelto di leggere) [e] intention (i libri destinati ai bambini)” (1983, p. 3). Questo interessante concetto, che egli esprime soltanto in una frase e sul quale non ritorna più, è andato perso nei dibattiti più recenti. Un’eccezione è Weinreich, il quale osserva che alcuni testi sono indirizzati ai bambini in quanto sono visti come un gruppo di persone “con particolari modalità di percezione e comprensione e … con bisogni speciali, in parte [anche] perché sono considerati consumatori reali o potenziali di specifici prodotti” (2000, p. 10). Ad ogni modo, gli studiosi non sono sempre d’accordo su cosa potrebbero essere questi “bisogni speciali”. Dal momento che la letteratura per l’infanzia è cambiata così tanto nel tempo, sembra che la percezione di quali siano questi bisogni speciali dei bambini da parte della società sia altrettanto cambiata.

- 4 -

Per definirla in un modo più semplice, si potrebbe dire che con letteratura per l’infanzia si indicano le opere lette dai bambini. Per esempio, Oittinen definisce la letteratura per l’infanzia come quella letteratura “prodotta per i bambini o [quella] letteratura letta dai bambini” (2000, p. 61). Tale definizione include anche i libri per adulti che di tanto in tanto vengono letti dai bambini (per approfondimenti vedi Reynolds 1998, p. 21). O’Sullivan scrive che la letteratura per bambini è quella letteratura “scritta o adattata dagli adulti specificamente per i bambini” (2005, p. 13), che, paradossalmente, è una definizione che non lascia spazio ad alcuna opera scritta dagli stessi bambini per quanto questo possa essere singolare e, ancora una volta, non considera ciò che viene letto dai bambini anche se non specificamente destinato alla loro fruizione. Inoltre, gli autori non sempre hanno l’intento di scrivere per i bambini o per gli adulti, e il pubblico destinatario di un determinato testo può anche cambiare nel tempo. Editori e librai possono indicare se un’opera letteraria è commercializzata e venduta come diretta ai bambini o agli adulti, e gli insegnanti o le scuole possono decidere se acquistare e adottare un libro in una classe di bambini, ma è importante ricordare che la loro opinione può essere diversa da quella dell’autore, del traduttore o, chiaramente, dei lettori. Una cosa che separa nettamente la letteratura per bambini da quella per adulti è che essa tende a essere più specificamente orientata al lettore. Nelle librerie o nelle biblioteche non ci sono, ad esempio, settori dedicati ai libri per adulti ventenni, o sessantenni; piuttosto, la letteratura per adulti solitamente è definita per generi e argomenti mentre la letteratura per bambini tende ad essere separata in base all’età e poi per stile o argomento. Ciò significherebbe, allora, che la funzione della letteratura per l’infanzia è diversa da quella della letteratura per adulti.

Un’ulteriore problema è la definizione del concetto di infanzia, come detto in precedenza (cfr. Lathey 2006, p. 5), perché ciò di cui i bambini hanno bisogno in termini di letteratura si basa su quello che si pensa essi siano, quello che debbano sapere e come debbano essere trattati (vedi, per esempio, Travers and Travers 2008, che studia la letteratura per l’infanzia in termini di stadi di sviluppo). Quello di infanzia è un concetto relativamente nuovo; nella società

- 5 -

occidentale i bambini non sono più visti semplicemente come piccoli adulti, come è successo nel corso del diciannovesimo secolo. Una particolare prospettiva è stata mostrata da John Locke. Come spiega Čukovskij:

For Locke childhood was a mistake of nature ... Naturally as a result of this presumptuous attitude toward the real needs and tastes of children, Locke condemned without mercy all existing children’s books, ballads, poetry, fantasies, fairy tales, proverbs, and songs, which, in his opinion, were bad because they were neither geography not algebra. All of children’s literature, vital to the child as air, Locke called triviality. (1963, pp.110-111)

In altre parole, se i bambini dovevano semplicemente essere educati come adulti, i loro “bisogni speciali”, per citare Weinreich, erano solo pedagogici. Essi non avevano quindi bisogno di opere creative, fantastiche. Pertanto, inizialmente i testi per bambini erano soprattutto didattici: i libri erano degli strumenti che potevano essere usati per formare questi piccoli esseri che sarebbero presto stati adulti e avrebbero dovuto sapere come agire nella società degli adulti. In parte, oggi è ancora questa la situazione. Come scrive Hunt:

It is arguably impossible for a children’s book (especially one being read by a child) not to be educational or influential in some way; it cannot help but reflect an ideology and, by extension, didacticism. All books must teach something, and because the checks and balances available to the mature reader are missing in the child reader, the children’s writer often feels obliged to supply them. Thus it may seem that children’s books are more likely to be directive, to predigest experience, to “tell” rather than to “show”, and to be more prone to manipulation than others; but, in fact, it is only the mode of manipulation that is different. The relationship in the book between writer and reader is complex and ambivalent.

Children’s writers, therefore, are in a position of singular responsibility in transmitting cultural values, rather than “simply” telling a story. And if that were not enough, children’s books are an important tool in reading education, and are thus prey to a whole area of educational and psychological influences that other literatures escape. (1994, pp. 3-4)

- 6 -

Diversamente dalle precedenti teorie sui bambini considerati come bisognosi solo di essere educati e convertiti in adulti, nella società occidentale moderna i bambini sono visti come giovani con ulteriori bisogni specifici oltre all’educazione, come l’intrattenimento e l’identificazione, e l’infanzia è riconosciuta come uno specifico periodo della vita di una persona con esigenze particolari. Si pensa che i bambini adesso abbiano bisogno sia di letteratura educativa che fantastica. Come dice Čukovskij, “I grandi ci hanno messo centinaia di anni per capire che i bambini hanno il diritto di essere bambini” (1963, p. 111). Il diritto di essere bambini sembrerebbe convertirsi in un diritto a informazioni specifiche in uno stile specifico, ma di fatto questo è molto variabile. Per esempio, lo scrittore per bambini Michael Rosen, quando dice “non penso che scriviamo soltanto per i bambini. Penso che scrivere sia, per gli adulti, un modo di partecipare alla conversazione degli adulti con gli adulti, degli adulti con i bambini, dei bambini con i bambini, su ciò che significa essere bambino e vivere la vita da bambino”, mostra un’ampia concezione di coloro a cui gli scrittori per bambini si rivolgono (2011, p.89). Aggiunge che “la letteratura per l’infanzia da sempre dice cose importanti a tanta gente, spesso in uno scenario in cui gli adulti si prendono cura dei bambini. Penso che sia proprio un bella prova” (ibid.). Viene anche citato un altro autore per bambini, Philip Pullman, il quale dice che “ci sono dei temi, degli argomenti, troppo vasti per la narrativa per adulti, essi possono solo essere trattati adeguatamente in un libro per bambini”. La sua idea appare in qualche modo differente, poiché cerca di ribaltare la normale scala di importanza mettendo la letteratura per l’infanzia al di sopra di quella per adulti ma, ciò nonostante, sembra implicare un certo senso di didattismo. Rose ritiene che il linguaggio sia proprio il modo per definire la letteratura per bambini: “la storia della narrativa per bambini dovrebbe essere scritta non in termini di temi o contenuti delle sue storie, ma in termini di relazione col linguaggio che diversi autori per l’infanzia stabiliscono per il bambino” (1993, p. 78). La parola “stabiliscono” aumenta la suggestione che i testi per i bambini siano lì per creare idee o costruire dei confini per i piccoli lettori. L’attitudine dominante è chiara: alcuni non ritengono importante quello che i bambini leggono e l’intenzione

- 7 -

manifesta dell’autore, la letteratura per l’infanzia è di per sé pedagogica. Se debba davvero essere così è qualcosa di cui non ci occuperemo qui, ma, ovviamente, scrittori, traduttori, editori, curatori, insegnanti, genitori e quant’altri lavorino con la letteratura per bambini, o se ne avvalgano, devono ricordarsi che “le forze politiche e socioculturali hanno un impatto riconoscibile, spesso pubblico, sui libri scritti e pubblicati per i giovani” (Taxel 2002, p. 146). E ovviamente, le funzioni di un testo influenzeranno il modo in cui il traduttore si approccerà a esso e quali strategie applicherà, quindi il primo passo che il traduttore dovrà compiere quando si troverà faccia a faccia col libro sarà analizzare un testo e i suoi usi manifesti nella cultura di origine. Con un libro per bambini, così come con ogni altro testo, il traduttore avrà bisogno di capire a chi si presume sia diretto il testo e a quale scopo. Inoltre, il traduttore dovrà ricordare che il testo di partenza (ST) e il testo di arrivo (TT) potrebbero avere intenti differenti o potrebbero essere usati per scopi diversi. Su questo si ritornerà più avanti.

Se l’infanzia è considerata uno specifico periodo della vita con esigenze particolari, allora ciò che si legge durante quel periodo dovrebbe allo stesso modo essere diverso da ciò che si legge negli altri periodi. Questo non vuol dire che la letteratura per l’infanzia sia un genere distinto, perché non lo è, ma piuttosto che dovrebbe separarsi dalla letteratura per adulti, sebbene queste condividano delle caratteristiche. McDowell offre un elenco di differenze tra la narrativa per bambini e quella per adulti:

children’s books are generally shorter; they tend to favour an active rather than a passive treatment, with dialogue and incident rather than description and introspection; child protagonists are the rule; conventions are much used; the story develops within a clear-out moral schematism which much adult fiction ignores; children’s books tend to be optimistic rather than depressive; language is child oriented; plots are of a distinctive order, probability is often disregarded ... (1976, pp. 141-2)

La letteratura per l’infanzia, quindi, sembra essere più semplice e più convenzionale rispetto ai testi per adulti. È anche evidentemente pensata

- 8 -

innanzitutto per “aiutare” i bambini e, magari, in un secondo momento, per divertirli. Molto probabilmente, nessuno definirebbe la letteratura per adulti come un qualcosa che essenzialmente aiuti gli adulti e, in un secondo momento, magari, li diverta anche. Comunque, alcuni libri per bambini, inclusi parecchi di quelli usati qui come esempi, per gli elementi contenuti al loro interno e per il modo in cui ci si rivolgono al pubblico, possono paradossalmente essere considerati per adulti otre che per bambini; tra questo può essere incluso il linguaggio espressivo, come sarà spiegato più avanti.

Sebbene la letteratura per l’infanzia abbia spesso il proprio scaffale in biblioteche e librerie, e possa quindi essere vista come un equivalente, ad esempio, dei polizieschi o dei romanzi rosa, non si può dire che esista il genere della letteratura per l’infanzia, poiché all’interno della letteratura per l’infanzia si ritrovano tutti i più grandi generi letterari. “Letteratura per l’infanzia” è semplicemente un’etichetta che raccoglie la gran parte dei libri letti dai bambini. Tuttavia, non è in sé e per sé semplice. Come suggerisce Pullman, i testi per bambini assumono tutti le stesse tematiche dei testi per adulti e qualche volta persino delle altre in più. Si trova letteratura per bambini incentrata sulla morte, la depressione, la sessualità, l’identità di genere, l’etnicità, il male e molti altri temi che qualcuno potrebbe ritenere inappropriati o eccessivi per i bambini. Come spiega Appleyard, ad esempio, i romanzi fantasy potrebbero essere così popolari tra i bambini perché permettono ai lettori di esplorare i loro sentimenti (1996, pp. 36-7), persino quelli che non ci si aspetterebbe dai bambini. E man mano che i bambini crescono, cambia il loro modo di leggere, così come cambia il bisogno di tipi differenti di letteratura, quindi anche i libri per bambini cambiano ed evolvono(1991, pp. 59, 74-5, 100,108, 164, 171, 182 e altre; vedi anche Travers and Travers 2008). In altre parole, la letteratura per l’infanzia riflette lo sviluppo dei bambini come lettori.

Riassumendo, quindi, la letteratura per l’infanzia non è facile da definire ma, tenendo conto dello scopo di questo libro, si potrebbe dire che se un libro è letto dai bambini, può allora essere considerato letteratura per bambini. Ma, ancora una volta, il traduttore deve cercare di capire a quale uso è destinato un

- 9 -

determinato libro, come di fatto esso viene usato nella cultura d’origine, e come deve essere usato nella cultura d’arrivo. Il modo in cui il testo è impiegato include ovviamente il potenziale lettore. E il potenziale lettore è molto vasto. Come mostrano Wyndham e Madison, “negli Stati Uniti sono prodotti annualmente, da quasi centosessanta editori, tra i due e i tre mila libri per bambini … Dai tre anni in su, abbiamo almeno sessanta milioni di bimbi e bimbe …” (1998, p. 1). E questo solo negli Stati Uniti, il che suggerisce che il mercato della letteratura per l’infanzia – qualunque cosa essa sia – in tutto il mondo è potenzialmente infinito.

Tradurre la letteratura per l’infanzia

Se la letteratura per l’infanzia è di per sé così difficile da definire, allora sarà ancora più difficile esplorare il campo della traduzione per bambini. Come segnala Gillian Lathey, la traduzione della letteratura per bambini è stata trascurata fino a tempi relativamente recenti (2006, p. 1). In parte è stato così perché gli adulti pensavano che i bambini fossero disinteressati al diverso o incapaci di misurarsi con esso (ibid.), quindi poche opere venivano tradotte per i bambini(cfr. Tucker 1998, p. 1, che spiega come in Gran Bretagna ci fossero così pochi testi non inglesi nel corso degli anni 60) o, se si traducevano, la loro traduzione non era considerata una questione importante da discutere o analizzare. Lathey scrive che “i traduttori storicamente hanno trattano i testi per bambini in maniera sprezzante, e hanno introdotto modifiche che è molto meno probabile si trovino in traduzioni per adulti” (2006, p. 8). Ad ogni modo, adesso si stanno superando queste idee.

Tradurre la letteratura per bambini potrebbe richiedere un punto di vista differente. Per esempio, Riitta Oittinen, il cui lavoro è stato molto influente in questo campo, introduce una distinzione molto utile tra ʻtradurre per i bambiniʼ e ʻtradurre la letteratura per bambiniʼ, e usa volutamente il primo termine. Scrive che “tradurre per i bambini può essere visto come una comunicazione

- 10 -

tra adulti e bambini” (2000, p. 44). Tuttavia, diversamente della locuzione “tradurre per i bambini”, l’espressione “tradurre la letteratura per bambini” viene qui usata di proposito, perché il potere influenza la traduzione più di quanto noi possiamo credere o averne consapevolezza. La comunicazione ideale che Oittinen si figura è spesso assente, il che suggerisce che nella pratica alcuni traduttori non possono realmente “tradurre per i bambini”. Essi traducono basandosi su quello che pensano sia migliore o più appropriato per i bambini, il che è del tutto differente. Mentre le norme linguistiche, culturali e testuali interessano scrittura e traduzione di tutta la letteratura, compresa la letteratura per l’infanzia, ciò può avvenire maggiormente nei libri per bambini, perché i traduttori “devono prendere in considerazione le loro [dei bambini] esperienze, abilità e aspettative” (Oittinen 2000, p. 34); il che vuol dire, per esempio, che “la tolleranza per l’alterità nella letteratura per bambini è molto più bassa che nei libri per adulti, cosa che complessivamente rende la chiarezza un elemento fondamentale all’interno della traduzione per bambini” (Oittinen 2000, p. 33); e anche perché “diversamente dai traduttori contemporanei di testi per adulti, come conseguenza della posizione marginale della letteratura per l’infanzia, il traduttore di letteratura per bambini può permettersi maggiori libertà sul testo” (Shavit 2006, p. 26).

La skopos theory sottolinea che i traduttori devono valutare la funzione o lo scopo del testo.1 In altri termini, perché il testo è stato scritto e perché viene tradotto? Come detto in precedenza, la funzione dei libri per bambini, a seconda del genere, può essere assai diversa da quella dei libri per adulti, è normale quindi che il traduttore ne terrà conto quando traduce. Come scrive Oittinen “anche ogni atto di traduzione per bambini ha un suo fine, scopos, e tutte le traduzioni dovrebbero essere realizzate seguendo tale scopos”. Il modo in cui i traduttori possono vedere questo skopos, non solo per i testi stessi ma anche per il tipo di linguaggio contenuto nel testo, è proprio parte di quello che

1Si veda, per esempio, Nord 1997, pp. 27-31. Le teorie funzionaliste si basano sull’idea che i traduttori debbano valutare perché i testi sono stati scritti e perché vengono tradotti, ma solitamente non considerano come ciò si leghi alla letteratura per bambini. Per esempio, Nord distingue tra testi informativi, espressivi e operativi(1997, pp. 37-8), ma non sembrariflettere sul fatto che i libri per bambini, tra le altre tipologie di testo, rientrano in tutte e tre le categorie.

- 11 -

si esaminerà in questo libro. Nei capitoli successivi saranno proposte diverse strategie traduttive che possono essere utilizzate singolarmente o in combinazione da impiegare per far fronte ad alcune delle sfide lanciate dalla letteratura per l’infanzia. Alcune di queste strategie possono essere considerate più interventiste di altre, ovvero permettono al traduttore di intervenire di più su un testo e di cambiare o condizionare quest’ultimo e i suoi lettori in modi alquanto drastici. Tutto ciò ha a che fare con la questione del potere del traduttore sul testo e di conseguenza sul lettore.

Questione di potere

Nei testi sulla letteratura per l’infanzia e sulla traduzione sono pochi i riferimenti al ruolo del potere nel processo traduttivo.2 E nei libri riguardanti il potere, o la traduzione e il potere, ci sono pochi collegamenti con i bambini e con la letteratura per l’infanzia.3 Ad ogni modo, autori e traduttori esercitano un potere sui lettori, in particolar modo sui bambini, ed è importante capire