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12) This chapter reviews the translation of allusions in children’s literature It discusses what allusion are, how they can be used in

3.4 Traduzione come mediazione culturale: l’appendice

La proposta di traduzione è corredata da una breve appendice che riporta alcune traduzioni accreditate in italiano – le più curiose e facilmente reperibili – degli esempi, tratti da libri per bambini, che B. J. Epstein ha inserito nel suo

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libro. Verranno presentati seguendo l’ordine della traduzione, cominciando con gli esempi del capitolo 3 per poi passare a quelli del capitolo 5.

La scelta di reperire le traduzioni in italiano di tali esempi e di raccoglierli in tale sezione nasce dalla curiosità e dall’interesse nei confronti di alcuni concetti e riflessioni che l’autrice esprime nel libro e che sono doppiamente stimolanti per il traduttore che, nella trasposizione di tale testo in italiano, si accinge a compiere una sorta di “meta traduzione”, cioè una traduzione di un testo che parla di traduzione. È naturale e spontaneo, quindi, che egli, come anche il semplice lettore e studente italiano che legge il testo, si incuriosisca di fronte a tali informazioni e ai confronti tra brani inglesi di libri per bambini e le loro traduzioni in lingue scandinave, e, perché no, cominci a porsi delle domande sulla versione italiana.

Degli esempi che sono stati raccolti, ce ne sono due o tre che vale la pena di commentare brevemente, cioè i numeri 3), 6) e 7).

L’esempio numero 3), tratto da Matilde di Roald Dahl, riporta una poesia che la protagonista compone per la sua maestra. Nella versione italiana il traduttore ha cambiato il nome da Jenny Honey in Elisabetta Dolcemiele, adattando e ricollocando in tal modo il libro in italiano e non disperdendo l’idea di dolcezza e bontà a cui allude il cognome della maestra, e ha usato nel limerick il soprannome “Betta” mantenendo lo schema ritmico AABBA dell’originale.

Gli esempi 6) e 7) sono tratti dai volumi 10 e 12 della serie di Lemony Snicket Una serie di sfortunati eventi e riguardano invece i nomi allusivi; nello specifico si può notare che si tratta di due esempi molto simili, in cui l’allusione è il primo elemento messo in evidenza nel periodo, e a cui il traduttore italiano ha scelto di applicare una strategia differente: nell’esempio 6) ha mantenuto l’allusione al presidente Bush degli Stati Uniti, nel 7) ha eliminato l’allusione al ministro Scalia, anch’egli politico statunitense, sostituendola con un’altra al personaggio biblico Salomone. Non è facile dire se questa sua scelta sia dovuta al fatto che non abbia riconosciuto l’allusione o è stata fatta perché pensava che i bambini avrebbero compreso maggiormente il riferimento al re d’Israele.

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Come si può notare, è molto interessante avere informazioni sulle scelte dei nomi fatte dal traduttore, in particolar modo nel caso di nomi allusivi. Ad esempio, nella seguente tabella se ne riportano alcuni a scopo esemplificativo:

Libro e autore Nome originale Nome italiano

Il GGG, Roald Dahl Sophia Sofia

Matilde, Roald Dahl Mr e Mrs Wormwood I signori Dalverme

Matilde, Roald Dahl Bruce Brogtrotter Bruno Mangiapatate

Matilde, Roald Dahl Miss Honey Signorina Dolcemiele

Matilde, Roald Dahl Miss Trunchball Signorina Spezzindue

Libro 2 Lemony Snicket

Mamba du Mal Vipera

incredibilmente letale Libro 11 Lemony

Snicket

Captain Widdershins Capitan Controsenso

L’elenco presente nella tabella mostra che in tutti i casi i nomi sono stati adattati alla lingua e alla cultura di arrivo e che solo in un caso il traduttore ha volutamente eliminato il riferimento, ovvero in “Vipera incredibilmente letale”, dove è stata cancellata l’allusione all’opera di Baudelaire Les fleures du mal.

Tali considerazioni sui nomi, sui loro riferimenti, le allusioni, i collegamenti, e sulla ricollocazione e il trasferimento dei testi tradotti nelle varie culture, ci permettono di considerare l’importanza della cultura nella traduzione e di riflettere sulla figura del traduttore come mediatore interculturale.

Il termine mediatore culturale appare per la prima volta nell’opera di S. Bochner (1981) The Mediating Person and Cultural Identity, in cui si sottolinea come la mediazione culturale sia più di una traduzione.12 Di fatto, ormai da molto tempo si è superata la visione e la considerazione della traduzione come un procedimento basato solamente, o principalmente, su

12D. Katan, L’importanza della cultura nella traduzione, in M. Ulrych, ed., Tradurre: un

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aspetti linguistici, a scapito di quelli extralinguistici.13 Questo stato di cose è cambiato col prevalere dei Translation Studies e dell’idea della traduzione come fatto culturale, ideologico e politico, e si è cominciato a prendere atto del legame indissolubile tra lingua e cultura: “un legame che costringe il traduttore a conoscere in profondità non solo i due sistemi linguistici su cui lavora, ma anche quegli insiemi di conoscenze e abitudini condivise che vanno sotto il nome di cultura”.14 Il traduttore, oltre a essere un esperto dal punto di vista linguistico, deve essere un vero e proprio mediatore culturale con conoscenze e competenze piuttosto ampie e varie:

I traduttori devono essere esperti delle usanze, delle abitudini e tradizioni delle due culture che si trovano a mediare. Dovranno anche conoscere la geografia e la storia sociale e politica contemporanea. Esse costituiscono l’ossatura delle condizioni cognitive di quella cultura; il che significa anche essere consapevoli della cultura popolare (i suoi eroi, la televisione, i film, le personalità, ecc.) 15

Le due culture a cui si riferisce David Katan diventano più di due, nel caso di testi che richiedono conoscenze e competenze di più di due lingue e culture, come per le opere letterarie che fanno riferimento a opere scritte in altre lingue, magari citandole in originale, e per i manuali di informatica che, in qualunque lingua siano scritti, contengono un gran numero di termini inglesi. Quindi, il mediatore culturale rappresenta una figura eclettica che sa immagazzinare il maggior numero di informazioni da tirare fuori all’occorrenza, magari ricorrendo ad approfondimenti e ricerche su glossari, enciclopedie, ma anche internet. Per essere tale, il traduttore deve conoscere profondamente il materiale su cui lavora e la natura della transazione cui partecipa: una conoscenza che nella sua forma inconsapevole viene normalmente definita “istinto” o “talento” del traduttore.16 Infatti, il traduttore/mediatore culturale non si limita a sfruttare le sue conoscenze per capire il testo di partenza e

13Nelle teorie formulate da linguisti negli anni ʼ50 e ʼ60 gli aspetti culturali del tradurre vengono trattati come un aspetto secondario di quelli linguistici. [M. Morini, La traduzione:

teorie, strumenti e pratiche, Milano, Sironi, 2007, p. 93]. 

14M. Morini, La traduzione: teorie, strumenti e pratiche, cit., p. 94. 15Ibidem.

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trovare modi per renderlo nella lingua d’arrivo: assai spesso, egli deve anche farsi carico della inevitabile dispersione di informazioni che la transazione prevede. Quando un elemento della cultura di partenza è incomprensibile nella lingua di arrivo, il traduttore è costretto a mettere in atto strategie di adattamento o straniamento, le quali dipendono soprattutto dalla destinazione (lettore modello) e dallo skopos del testo di arrivo, tutti concetti ben noti nell’ambito degli studi traduttologici.

Alla luce di quanto detto, si può quindi concludere che un bravo traduttore, per essere tale è, e deve essere, anche un bravo mediatore interculturale per poter far fronte a tutti quegli aspetti problematici della traduzione che vanno al di là dell’ambito linguistico, legati appunto alla cultura, i quali sono primari nella traduzione tanto quanto lo è la lingua.

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CONCLUSIONI

Il presente lavoro di tesi, dopo aver innanzitutto ripercorso le principali tappe del processo traduttivo proposto da Osimo, il quale si riferisce chiaramente alla traduzione di ogni tipo di testo, e dopo aver fornito al lettore nozioni introduttive sulla varietà testuale, si è focalizzato su due generi testuali in particolare: il saggio e il testo scientifico-specialistico. La scelta di soffermarsi nello specifico su entrambi questi generi è dovuta alla natura ibrida del testo di cui di cui si propone la traduzione.

Infatti, il libro innanzitutto si propone la diffusione di un sapere specialistico, nello specifico della scienza della traduzione (limitandosi alla traduzione della letteratura per l’infanzia e concentrandosi principalmente sul linguaggio espressivo), e si rivolge ad altri specialisti ma anche a non specialisti e studenti di traduzione con uno scopo di divulgazione e didattico. Inoltre, in alcuni momenti, emergono nel testo quelle caratteristiche tipiche del genere saggistico: soggettività e consapevolezza stilistica dell’autore.

Il problema principale per la traduzione ha riguardato la fitta rete di citazioni presente nel libro. Inoltre, il testo preso in esame ha dato l’opportunità di considerare l’importanza del ruolo del traduttore come mediatore interculturale.

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