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Per tenere sotto controllo la tensione, rilassandosi per vivere più serenamente l’esperienza del parto, da anni, in tutto il mondo, viene praticato il training autogeno respiratorio (RAT: Respiratory Autogenic Training). Tale tecnica è stata ideata in Russia e, originariamente, non era utilizzata per le partorienti ma come metodo generale per combattere gli effetti dello stress. Importato in Italia circa 30 anni fa, il training autogeno è stato ben presto adottato nei corsi di preparazione al parto con il fine di insegnare alle future mamme un modo per gestire l’ansia e la paura che accompagnano l’intero processo del travaglio. Oggi, senza dubbio il metodo del Training Autogeno, associato ad altre tecniche e attività psico-educative, è la forma più diffusa di preparazione e di assistenza psicologica al parto adottata nel nostro paese. Nel metodo R.A.T. è stata sviluppata una procedura con degli esercizi speciali che utilizzano l’approccio al rilassamento con procedure che tendono a far generare in modo autonomo e attivo nella gestante il rilassamento, differentemente da ciò che avviene nei metodi che adottano delle eteroinduzioni impartite sistematicamente da un conduttore. L’obiettivo originario di questo metodo era quello di utilizzare delle metododologie autogene per contrastare stati di squilibrio emozionale in gravidanza e nel corso del parto, ma oggi viene adottato prevalentemente per fornire aiuto al momento del travaglio.

Il R.A.T. comprende sette esercizi che integrano tecniche respiratorie, esercizi di rilassamento progressivo e tecniche immaginative.

 Più precisamente il primo esercizio della serie è definito esercizio di rilassamento attivo e progressivo e consta di una sequenza di cinque figure che consentono il rilassamento muscolare secondo una procedura ad hoc che coinvolge la parte superiore del corpo ed il viso.

 Il secondo esercizio di questo metodo è l’esercizio dell’immaginazione e della propriocezione unitaria del corpo ed è un esercizio in cui si chiede di immaginare dal punto di vista sensoriale la successione delle figure comprese nel primo esercizio. In questo modo l’evocazione immaginativa del rilassamento nel corpo consente di ottenere effetti di distensione in alcune zone o in tutto il corpo senza più eseguire la sequenza. L’esercizio si continua con una visualizzazione dell’immagine corporea dall’esterno e con una nuova assunzione di prospettiva interna, in modo da consolidare ulteriormente la capacità di uscire e rientrare nelle sensazioni di rilassamento che vengono archiviate nella memoria.

 Il successivo esercizio è l’esercizio dell’immaginazione e della propriocezione frazionata attraverso il quale si procede con un ascolto frazionato delle sensazioni di una serie di distretti muscolari e si comincia anche a conoscere mentalmente e concettualmente il proprio respiro naturale e il movimento associato ad esso nell’area perineale del canale del parto.

 Il quarto esercizio è l’esercizio dello spazio pieno attraverso cui si mira a raggiungere la cosiddetta “commutazione autogena globale”, completando e ingrandendo i vissuti propriocettivi di rilassamento e fissando la propria attenzione sulle sensazioni ottenute dalla concentrazione sulle zone speculari del corpo.

 Il quinto esercizio è l’esercizio del respiro autogeno o della commutazione respiratoria e comprende la precedente propriocezione frazionata che gradualmente lascia spazio alla consapevolezza del respiro, poi all’esercizio dello spazio pieno per terminare con la concentrazione sul respiro.

 Il successivo è l’esercizio delle risposte paradossali che inizia secondo le modalità del precedente esercizio e poi diventa un compito di ascolto delle cosiddette “risposte paradossali”, ossia delle variazioni del respiro (amplificazioni in grado di aumentare il rilassamento muscolare) che si verificano nella commutazione autogena di fronte a degli stimoli disturbanti. Questi ultimi vengono prodotti per la durata di un minuto per alcune serie e generalmente sono costituiti da un battito di mani o dal suono di un gong.

 Il settimo esercizio del metodo R.A.T. è l’esercizio del condizionamento semantico e dell’abitudine alla contrazione uterina in cui, una volta ottenuto l’incremento della risposta paradossale del respiro autogeno, si cerca di creare un riflesso condizionato “contrazione- risposta respiratoria paradossale”, trasformando il battito di mani in una rappresentazione simbolica delle contrazioni attraverso una frase-guida.

In questo metodo i sette esercizi vengono generalmente appresi a partire dal 4° mese e, dopo il primo ciclo, si continua simulando le fasi del travaglio in modo che ogni gestante possa immedesimarsi nel respiro autogeno, ascoltando il rilassamento muscolare che ne consegue, secondo dei ritmi tipici del parto.

Come per ogni metodo che viene adottato per la cura psicologica delle future mamme, anche il Training Autogeno, se condotto e seguito da un professionista esperto e seguendo un approccio idoneo alle necessità specifiche, dimostra di poter svolgere alcune funzioni importanti per la salute psicologica della gestante e del nascituro. Esso infatti permette di attenuare le oscillazioni degli stati emotivi e di umore della futura mamma, che accompagnano spesso tutto il periodo della gravidanza ma anche le fasi che seguono il parto, svolgendo un’azione di protezione e di prevenzione delle problematiche più serie come i disturbi di ansia della gestante e la depressione post-partum. L’impiego del Training Autogeno in gravidanza inoltre ha mostrato di agevolare la riduzione di tutti i disturbi della gravidanza che hanno una componente psicologica che può aumentarne il malessere percepito (es. nausea, vomito, insonnia, irritabilità, stitichezza, anomalie respiratorie e del ritmo cardiaco da ansia, sbalzi di pressione, stanchezza e dolori tensivi). Questo metodo, da solo o associato ad altre efficaci tecniche di allenamento mentale, consente altresì di abituarsi a ridurre o a recuperare velocemente il dispendio energetico psicofisico, perché allena corpo e mente a tenere degli atteggiamenti e dei comportamenti che agevolano un minore dispendio di energie psicologiche e fisiche e che permettono di rispondere meglio ai maggiori bisogni di energia richiesti dal puerperio o che si presentano in modo ancora più impellente nel post-partum e in tutto il primo periodo di maternità.

L’utilizzo di appositi esercizi del RAT inoltre può aiutare a centrarsi soprattutto sulle funzioni positive che accompagnano i cambiamenti fisici della gravidanza che in questo modo possono essere vissuti in modo più positivo ed essere accettati e tollerati. Altri esercizi possono essere d’aiuto per abituarsi gradualmente ai cambiamenti di ruolo e di abitudini, poiché mirano a far superare le incertezze e i dubbi sulle proprie capacità di gestire i futuri momenti quotidiani attraverso allenamenti mentali che incoraggiano a stabilire un primo contatto naturale e positivo con tali esperienze che, in tal modo, iniziano ad integrarsi nella nuova “immagine di sé” ancora in fase di strutturazione (e per questo instabile e piena di dubbi). Questi benefici sono stati spiegati dalla

capacità che le tecniche di controllo dello stress come il RAT esercitano, al di là della possibilità da parte della gestante di adottarle anche al momento del parto. Con l’esercizio infatti l’allenamento autogeno è in grado di stimolare anche la produzione di endorfine, particolari prodotti chimici del cervello che contrastano l’ansia e l’agitazione, favorendo anche il controllo dei dolori (es. sciatica o altri fastidi frequenti in gravidanza o normali nel post-partum) e il riequilibrio di messaggi nervosi come quelli che regolano la nausea gravidica e il vomito. Al contempo esso attiva una diminuzione dell’attivazione del sistema nervoso vegetativo che viene prodotta attraverso la concentrazione autogena su stati mentali positivi che tende a produrre un graduale decremento risposte viscerali e muscolo-volontarie che si associano ai vissuti di tensione (es. contrazioni muscolari e crampi, fastidi digestivi, eccessiva trasmissione di messaggi nervosi, ecc.).

Tali risultati dimostrano naturalmente di essere tanto più efficaci quanto più la donna si impegna ad eseguire gli allenamenti nel corso della settimana e quanto più il professionista che conduce il percorso è competente sulle dinamiche mentali in gravidanza e post-partum, sulle tecniche di aiuto specificamente utilizzate e se riesce a gestire le reazioni, adattando gli esercizi alle esigenze specifiche, facendo comprendere con quale atteggiamento e obiettivi essi vadano eseguiti.

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