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TRAMONTO DEL MOVIMENTO FEMMINISTA E DI ROTE ZORA

La partecipazione delle donne nel movimento alternativo di massa e nei Verdi Dagli inizi degli anni '70 le donne del movimento femminista hanno contribuito in maniera decisiva alla nascita ed allo sviluppo del movimento alternativo di massa. In questo periodo in diverse città industrializzate dell' occidente si formarono molti gruppi composti in maggioranza da giovani che mostrarono un forte scetticismo nei confronti della moderna società industriale fino ad arrivare a rifiutare definitivamente il suo modello e cercarono di sviluppare forme alternative di organizzazione economica, politica e sociale.

Questi gruppi criticavano fortemente la società industriale contemporanea in quanto sostenevano che le condizioni di vita erano divenute insopportabili: “tutto è organizzato su vasta scala, la società è controllata da una grande burocrazia statale, da grandi partiti, da grandi confederazioni e da forti organizzazioni sindacali.

L' economia è nelle mani di grandi gruppi industriali che producono potenti tecnologie.

L' economia capitalista distrugge sempre più le condizioni di vita naturali e trasforma le persone in schiavi della produzione e dei consumi”142.

All' interno del movimento alternativo di massa era presente una profonda sfiducia verso i metodi del potere decisionale all' interno del sistema parlamentare, che era dominato dai partiti. L' idea di non riuscire a cambiare questi caratteri della società dal suo interno, portò una parte della società a creare forme alternative di vivere. Il movimento alternativo di massa nella Repubblica Federale Tedesca ebbe origine dalle iniziative civiche, dai gruppi di protesta (come ad esempio il movimento degli occupanti di case), dal movimento femminista e dalle iniziative dei disoccupati. Nella sfera politica il movimento aveva stretti rapporti soprattutto con il partito dei Verdi e con il movimento pacifista.

Oltre ai progetti nell' ambito socio-culturale, il movimento alternativo di massa sviluppò anche numerosi progetti economici, che si manifestarono per lo più in forme di lavoro cooperativo: costruzione di aziende artigiane, di stamperie, case editrici di giornali, singole aziende commerciali, librerie alternative, locande ed aziende agricole ecologiche. Tali progetti vennero realizzati non solo grazie al contributo finanziario delle associazioni createsi all' interno del movimento, come la Netzwerk Selbsthilfe (Rete di auto-aiuto), ma anche attraverso mezzi pubblici.

Nel 1980 nacque, grazie soprattutto alle iniziative civiche del movimento ecologista ed alla partecipazione di gruppi di donne, il partito Die Grunen (I Verdi) che rivendicava la tutela ambientale, i valori sociali, democratici e pacifisti.

L' argomento di importanza prioritaria nelle discussioni politiche era la tutela dell’ambiente e lo sviluppo di una coscienza ecologica nelle persone. I Verdi, più delle altre forze politiche, proponevano una crescita economica, anche se non costante, compatibile alle esigenze dell’ambiente e della società.

142 1949-1999 50 Jahre Deutsche Geschichte( 50 anni di storia tedesca); Helmut Mueller e Grazyna

Le idee pacifiste spinsero il partito a cooperare in maniera attiva all' interno del movimento pacifista: il partito rifiutò i blocchi militari e si battè per l' uscita della RFT dalla NATO.

Nonostante ciò alle elezioni parlamentari del 1980 i Verdi presero solo il 1,5% dei voti e dovettero aspettare le elezioni del 1983 per superare la clausola del 5% con il 5 ,6% dei voti. Nel 1987 raggiunsero il 8,3% dei voti, ma persero alle elezioni politiche della Germania riunificata nel dicembre del 1990.

All' interno del partito c' erano due schieramenti opposti: i cosiddetti Fundamentalisten (fondamentalisti), con un' alta presenza di donne143, che rifiutarono di prendere parte a qualsiasi tipo di responsabilità governativa ed i Realpolitikern (politici della realpolitik) che volevano invece coalizzarsi con la SPD per ottenere il potere e governare il Paese.

L' aspra e lunga battaglia tra queste due parti portò alla scissione ed al momentaneo blocco dell’ attività del partito.

Nella successiva fase di graduale ricompattamento, poi i Verdi riuscirono ad entrare nelle diete regionali ed in molte coalizioni di governo. La prima esperienza fu con la SPD ad Hessen nel 1983 e si chiuse nel 1987.

Nei primi anni '90 i Verdi divennero un partito “stabile”che fu e lo è tuttora rappresentato nei singoli governi regionali: dal 1990 fino all' 1994 nella Bassa Sassonia e nel Brandeburgo, dal 1991 fino al 1995 a Brema, dal 1994 nell' intera Sassonia, dal 1995 nella Renania settentrionale e dal 1996 nello Schleswig- Holstein.

La ragione principale che indusse le donne ad aderire al partito “I Verdi” ed organizzare con entusiasmo numerose iniziative fu la possibilità di entrare nel mondo della politica ed, attraverso una fissa quota di partecipazione, a rappresentare ed esercitare il potere politico e sociale con un' ampia e forte libertà di azione.

Purtroppo queste aspettative non si realizzarono e nel 1987, dopo che le trattative di coalizione tra i Verdi e la SPD ad Hessen fallirono, Gisela Wulffing144 dichiarò: “La coalizione di governo aveva istituito una soluzione di compromesso, cioè un ente amministrativo delle donne con competenze a livello regionale.

Noi sappiamo anche che questa “autorizzazione del governo regionale per le pari opportunità delle donne” è sostenuta dal governo CDU/FDP; le rivendicazioni e le misure per le donne che esigono una formazione completa vengono prese con massima attenzione.

Si pone l' accento della nuova politica delle donne oggi proprio sulle donne benestanti, con grandi capacità “intellettive” , che guadagnano una protezione, mentre quelle che nel vero senso della parola sono le meno abbienti vivono una situazione di penalizzazione, in quanto prive di mezzi.

Ma qui non deve essere fatta alcuna ulteriore analisi sulla politica liberal - conservatrice delle donne.

La questione riguardante la strada ed il successo della politica femminista in Parlamento è tuttavia, ora come prima, avvincente e priva di risposte.

Non siamo riuscite ad intervenire nella politica attuale ed a lavorare nell' interesse per la promulgazione delle donne, ad applicare il programma di sostegno e non c'è stato un sostegno statale per finanziare i progetti delle donne autonome.

I soldi liquidi provengono dalle aziende modello, dirette dalle femministe.

Ancora niente è cambiato nella politica delle donne istituzionalizzata e si dice di continuo: “le donne sono povere per questo e perciò....”

Le carenze sono prettamente visibili non solo per la politica delle donne, ma anche nel lavoro dell' ente amministrativo per le donne, creato dai Verdi/SPD.

Nonostante siamo consapevoli della modernità della possibilità di formazione per le donne tramite l' ufficio che ci delega a svolgere funzioni anche in altri ministeri, restano molte situazioni in cui molte lavoratrici devono essere subordinate ed adattarsi alle circostanze e vengono tagliate spesso fuori dalla scena politica.

144 Gisela Wulffing: attuale direttrice dell' ufficio centrale della politica delle donne nel ministero

Noi possiamo affermare che l' apparente neutralità nella vita sociale non è altro che una regola politica maschile.

Quello che ci manca fino ad oggi è “ un comune mondo delle donne”.

Al contrario di noi, gli uomini non hanno alcun grosso problema ad affermarsi ed a realizzarsi.

Perchè ci è così difficile accordarci tra noi? Ci manca sicuramente un modo di comportarsi indipendente nella sfera pubblica attraverso cui possiamo creare noi le regole.

Certo, il discorso con gli uffici ministeriali o la decisione di una promulgazione scritta offrono poi magari, in caso di dubbi, più sicurezza rispetto ad un dibattito interno tra donne, dove manca il complesso della formalità.

Sicuramente, qualcosa in più dello stoicismo e della routine verso le regole apparentemente indistruttibili e la prassi ministeriale, sarebbe lottare per la parità di trattamento nei testi legislativi, per l' incremento delle donne nel servizio pubblico, per la costruzione di appartamenti che prenda in considerazione i bisogni delle donne, contro la violenza maschile e per il riconoscimento della scienza femminista.

L' estraneità di inserirsi nell' ambito politico resta tuttavia una quota di partecipazione.

Qui le donne “verdi” possono (nuovamente) essere le prime a fare importanti esperienze storiche: attraverso la sicurezza numerica viene data loro l' opportunità di scoprire che le convenzionali regole del gioco della politica sono inette e false poiché questo non durerà a lungo ed i posti riservati alle donne nella città, nella regione e nella Federazione rimarranno vuoti.

Come possiamo farci ostacolare dalla noia radicata nei Verdi, dove la funzione delle donne è quella di “ dama di compagnia”.

La quotazione le autorizza certo alla partecipazione e dà loro un beneficio dubbioso che prende forma in una realtà sociale artificiale.

Non siamo riuscite a sviluppare la “ femminilità” come contrapposizione alla cultura politica maschilista ed a mantenerla.”145

La partecipazione delle donne nel movimento pacifista

Agli inizi degli anni '80, quasi in contemporanea con l' istituzione del partito dei Verdi, si sviluppò, nella Repubblica Federale Tedesca, il movimento pacifista in risposta alla doppia risoluzione della NATO, che prevedeva, in caso del fallimento degli accordi con l' Unione Sovietica, il dislocamento dei missili americani a medio raggio soprattutto nella Repubblica Federale.

Il movimento pacifista era composto da diversi gruppi di differente orientamento politico e sociale: gruppi religiosi e sindacali, iniziative di scienziati, medici, giuristi, partiti come i Verdi, il DKP (partito comunista tedesco) ed una parte della SPD. Tuttavia, chi pose le basi del movimento pacifista furono il movimento ambientalista e quello femminista.

Le principali dimostrazioni furono quella del 10 ottobre nel 1981 a Bonn con 250000 partecipanti (più della metà erano donne) e l' altra del 10 giugno del 1982 che contò 350000 persone (con circa 200000 donne). Un' altra prova della solidità del movimento fu l'azione dimostrativa, della durata di una settimana, che si svolse nell' ottobre dell' 1983 in tutto il territorio federale a cui presero parte circa 3 milioni di persone che si riunirono ed, in chiusura, formarono una catena di persone da Stoccarda diretta a Nuova- Ulma.

Ciò che rendeva il movimento resistente e duraturo erano anche la paura di una catastrofe atomica: le dichiarazioni di molti scienziati sulle conseguenze di un conflitto atomico e dei dottori riguardo alla loro impotenza in una catastrofe nucleare creavano molto sgomento, angoscia e rabbia all' interno della popolazione. Inoltre

145 Schlusseltexte der Neuen Frauenbewegung seit 1968 (testi conclusivi del nuovo movimento

l'idea che, qualora Mosca e Washington avrebbero deciso di scatenare un conflitto atomico, entrambi gli Stati tedeschi sarebbero stati colpiti molto più duramente di altri, alimentava maggiormente la protesta contro l'armamento.

Anche se il movimento pacifista non riuscì a raggiungere i suoi obiettivi (rottura delle trattative di Ginevra e dislocamento dei missili a medio raggio americani nel novembre del 1983), gli effetti politici che produsse furono notevoli: fino alla fine della Guerra Fredda i partiti in Parlamento che rappresentavano il movimento di massa, discussero delle misure riguardanti la politica di sicurezza.

Declino del movimento femminista: la separazione dalla logica classica di emancipazione

Nonostante l' entrata di molte donne nel partito de “ I Verdi” ed il fondamentale contributo di queste nello sviluppo del movimento pacifista, il movimento femminista, già agli inizi degli anni '80 attraversò la profonda crisi che dopo poco portò al suo tramonto.

Dagli Slogan come “ nuova maternità”, “ diritto alla differenza” o “ relazione della donna e la natura” il movimento femminista aveva sviluppato, dalla metà degli anni '60, discussioni e proposte per eliminare definitivamente ogni tipo di discriminazione tra i sessi ed affermare la completa eguaglianza tra i sessi in tutti gli ambiti.

Tuttavia si manifestava, dalla fine degli anni '70, un graduale processo di cambiamento profondo: il progressivo distacco dalla logica emancipatoria. Infatti, sebbene donne come Veronika Bennholdt- Thomsen146 , Angelika Birk147 e Irene

146 Veronika Bennholdt-Thomsen( 1944 a Seefeld, nel Tirolo): etnologa e sociologa, dal 1966 abita

in Messico prima per ragioni di studio e poi per la ricerca. Sin dall' inizio aderì al movimento femminista e fu una delle artefici della ricerca tedesca delle donne. Molti suoi libri ed articoli

Stoehr148 continuavano a sostenere che il femminismo doveva liberarsi da tutte le sopravvivenze patriarcali perché si potesse ottenere l’emancipazione femminile, molte donne al di fuori del movimento femminista guardavano lo sviluppo del femminismo con preoccupazione e diffidenza, evidenziando i tratti in cui il movimento aveva fallito.

Gli elementi principali del discorso sull' emancipazione che portarono ad un' acuta diffidenza tra le donne, si potevano riassumere così:

La base dell' idea di emancipazione, che denunciava l' indifferenza del sesso maschile nei confronti dello sfruttamento di quello femminile in quanto l' uomo sosteneva di essere il solo soggetto agevolato nella società e qualsiasi tipo di critica verso questo modo di vedere era inutile.

La critica che, nella logica di emancipazione, il concetto di libertà era visto come un qualcosa di materiale ed egoista, che non faceva riferimento al contesto.

Il rifiuto delle donne di far carriera dentro la struttura patriarcale sotto il manto della lotta femminista. Infatti queste carriere rimanevano solo un atto individuale, di cui solo poche donne privilegiate ne usufruivano.

Il rifiuto della concezione secondo la quale la liberazione della donna poteva essere raggiunta solo attraverso la sua entrata nel processo di produzione (era evidente che il rifiuto non era solo riferito alle specifiche componenti borghesi dell' idea di emancipazione, ma riguardava anche gli ulteriori sviluppi e l' enfasi che aveva ereditato dalla teoria marxista, perchè la necessità di includere le donne nel processo di produzione sociale era parte integrante del programma di emancipazione, mentre la variante borghese si basava soprattutto sull' equiparazione legale della donna).

Il raggiungimento dell' equiparazione e dell'uguaglianza politico-sociale tra uomo e donna.

trattano dei movimenti sociali dei contadini e delle donne, della teoria sociale femminista, di teorie scentifiche alternative e della ricerca del matriarcato.

Ha insegnato all' Università per le Civiltà primitive a Vienna ed alla Humboldt a Berlino per la ricerca rurale delle donne.

147 Angelika Birk( 2 maggio 1955 a Krefeld): è un politico tedesca( Bundnis 90/Gruenen). Dal 2006 è vicepresidente della frazione dei Verdi nella dieta regionale e dal 1996 fino al 2000 è stata ministro delle donne della regione Schleswig-Holstein.

La sfiducia di molte donne verso il movimento femminista era dettata, naturalmente dal fatto che molti punti inerenti la parità di trattamento e l' equiparazione politico- sociale erano rimasti irrisolti. Le delusioni provenivano proprio dal fatto di come il principio di uguaglianza era stato applicato: era evidente che la vita professionale delle donne aveva contribuito poco ad affermare il loro riconoscimento nella società e la loro indipendenza personale. Deludente, nonostante le premure e le buone promesse, risultava anche il fatto che il potere politico e sociale continuasse ad essere ripartito in maniera diseguale: le donne erano ancora escluse dai “corridoi” del potere e spesso occupavano solo posti di segretaria, come in passato.

Nel 1986 Gisela Erler dichiarò a riguardo: “Il potere, davanti alle donne, si è ritirato come una gomma da masticare attaccata alla parete. Anche gli uffici di gabinetto sono divisi in potere ed impotenza, come gli uffici, le scuole ed i centri commerciali.”149

Inoltre, attraverso la progressiva perdita della relazione tra il movimento femminista e la ricerca femminista, una parte dell' analisi femminista istituzionalizzata era stata spoliticizzata. Infatti, ad esempio, il femminismo universitario cambiava spesso il dibattito sui gender, riducendolo ad una discussione sugli omosessuali, che escludeva le donne e l' unico grado di conoscenza si esauriva nella ricostruzione dell' attribuzione del sesso, soprattutto del sesso biologico. Le discussioni e i dibattiti sul patriarcato si tenevano solo all’ interno dell’ università e spesso erano prive di riferimento pratico e molto esoteriche.

I punti cruciali del patriarcato si erano sicuramente spezzati, ma un cambiamento strutturale in direzione dell' uguaglianza del rapporto tra i sessi non era ancora avvenuto.

Certo, qualche risultato era stato ottenuto, come la lotta contro la legge 218 (legge di regolamentazione dell’aborto), la legge che puniva chi commetteva atti di violenza

149 Schlusseltexte der neuen Frauenbewegung seit 1968. Gisela Wulffing, Francoforte am Main,

contro le donne all’ interno del matrimonio e della famiglia, lo stupro inteso come atto di potere e violenza e la creazione di strutture di contropotere autonome.

Tuttavia le vie legali non furono sufficienti ad eliminare la violenza, l’ oppressione e lo sfruttamento contro le donne, ma servirono solo a creare la coscienza all’ interno della società che le donne fossero oppresse.

Crisi e declino delle Revolutionaeren Zellen e della Rote Zora

Negli anni ’80 le Revolutionaen Zellen e la Rote Zora erano ancora forti e collaboravano insieme in diverse azioni (tra le più famose l’azione sulla visita di Reagan, il documento sul movimento per la Pax (movimento internazionale per la pace), gli attacchi contro i commercianti di donne e quello all’ ambasciata filippina). Entrambi i gruppi, nella questione israelo - palestinese, abbracciarono la causa palestinese, dichiarando: “Noi prendiamo la lotta di liberazione palestinese come nostra ed eliminiamo la presa di posizione senza riserva della nostra storia.

Non vediamo più Israele dalla prospettiva del programma di sterminio nazista, ma solo dal lato della sua storia d’ insediamento: Israele è per noi l’ agente e l’ avamposto dell’ imperialismo occidentale situato nel mezzo del mondo arabo e non il posto di asilo per i superstiti ed i sopravvissuti, che dovrebbe essere una necessità per cui nessun altro possa avere la possibilità di attuare ulteriori stermini di massa.

La nostra critica nei confronti della politica d’ occupazione israeliana è giusta e necessaria a causa del terrore e delle atrocità che provoca il regime israeliano e contro il quale devono essere adottati parametri socio-rivoluzionari.”150

Nonostante ciò, agli inizi degli anni ’90, a causa della mutata situazione geo - politica (la sconfitta del socialismo e con la Riunificazione della Germania) e del fallimento della politica dei profughi dei gruppi di sinistra radicale, le Revolutionaeren Zellen e la Rote Zora s’ indebolirono e dopo poco si sciolsero.

Nel 1992, con un volantino intitolato “Das Ende unserer Politik” (la fine della nostra politica), le Revolutionaeren Zellen dichiararono il loro scioglimento.

Il contenuto era il seguente:

“Le nostre proprie azioni degli ultimi anni si sono smarrite in spazi senz’ aria, non erano più la componente principale di un’ estesa prassi sociale.

Il nostro sistema di coordinate: opposizione armata- mediazione- ancoraggio- rilievo non è più certo, il nostro quadro di riferimento si è spostato, le relazioni disintegrate. Verso la fine della campagna dei profughi, dopo il 18 dicembre 1987 e con la caduta del muro nel 1989 eravamo consapevoli di essere isolati.

L’ ancoraggio mancato nel nostro ambiente politico non lascia rivestire, nella scena politica, una larga adesione.”151

Fino al 1994 però sia le Revolutionaeren Zellen che la Rote Zora continuarono ad intervenire nell’ ambito antirazzista con mezzi armati.

Pur attuando numerosi attacchi, la Rote Zora fu sempre attento a prendere le dovute precauzioni per non colpire nessun individuo.

Questo gruppo non rilasciò alcun volantino riguardante il proprio scioglimento; l’ ultima sua azione fu compiuta il 24 luglio del 1995 a Lurssen, contro un’ impresa che consegnava armi al governo turco ed in solidarietà con le lotte delle donne kurde contro lo Stato turco.