2. Accesso e partecipazione dei giovani al mercato del lavoro
2.4 La transizione dalla scuola al lavoro
Una seconda prospettiva di analisi utile a comprendere le dinamiche occupazionali dei giovani, è rappresentata, come si è visto, dalle modalità di transizione dal mondo della scuola a quello del lavoro. Il processo di transizione dalla scuola al lavoro è spesso lungo e travagliato e la crisi economica ha peraltro ulteriormente enfatizzato le difficoltà d’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Inoltre, come già anticipato, i dati di Eurostat confermano il valore dell’istruzione come fattore chiave per una transizione di successo al mercato del lavoro. Un aspetto fondamentale del passaggio dall'infanzia all'età adulta è dunque segnato dal passaggio dalla scuola alla vita attiva, che può essere più o meno graduale, a seconda dell'organizzazione dei sistemi di istruzione, della situazione sul mercato del lavoro e delle scelte personale. La transizione può avere inoltre una durata variabile e può essere realizzata con modalità diverse in quanto alcuni giovani passano direttamente dalla scuola alla piena occupazione mentre per altri il cambiamento è più graduale, e prevede, come si è visto, per un certo lasso di tempo, la partecipazione sia ai percorsi di istruzione formale che al lavoro. In ogni caso il
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lavoro rappresenta una tappa fondamentale per il percorso di transizione verso ruoli adulti di un giovane e i fenomeni che contraddistinguono la transizione si possono riassumere nel procrastinamento dell’età di superamento delle tappe che avvicinano il giovane alla condizione adulta (uscita dal circuito scolastico, entrata nel mercato del lavoro, autonomia abitativa dalla famiglia di origine, creazione di un nuovo nucleo familiare, nascita di un figlio) e dalla dilatazione del tempo necessario per la realizzazione di una tappa e di quella immediatamente successiva. Ecco allora che con riferimento alla dimensione del passaggio dalla scuola al lavoro, l’indagine europea sulle forze di lavoro40 offre una lettura della transizione attraverso l’analisi di tre indicatori specifici,
ovvero l’età media in cui viene conclusa l’istruzione formale, il tasso di occupazione al termine dell’istruzione formale e la durata media della transizione dalla scuola al lavoro.
Per quanto riguarda il primo di tali indicatori, corrispondente all’età media in cui i giovani concludono, i percorsi di istruzione formale, i dati Eurostat mostrano che i giovani europei, nel 2009, terminino mediamente il loro percorso scolastico a 21 anni. Gli scostamenti, anche di discreta entità, che si registrano in alcuni Paesi europei41, sono da ricondursi al livello d'istruzione generale di ogni
singola realtà nazionale, in quanto esso rappresenta l’elemento principale che influenza e determina l'età in cui le persone fuoriescono dal sistema scolastico; un’elevata partecipazione all'istruzione terziaria concorre ad alzare ovviamente la media così come alti tassi di abbandono scolastico comportano un suo abbassamento. Anche le caratteristiche dei sistemi educativi nazionali, in termini di durata, organizzazione e pratiche didattiche sono alla base, come già sottolineato, delle differenziazioni tra i diversi Paesi. Così, ad esempio, è necessario considerare che l'istruzione secondaria superiore comporti un innalzamento della media, così come la pratica delle classi ripetute, sebbene quest’ultima consenta anche di raggiungere livelli ISCED42 più elevati, e che il fenomeno
40 La European Union Labour Force Survey - EU LFS - raccoglie i dati di 28 Paesi membri dell’Ue, due Paesi candidati
e tre Paesi appartenenti alla European Free Trade Association (EFTA) relativi alle forze di lavoro nazionali. Si tratta della più importante indagine europea rispetto ai temi legati al mercato del lavoro, che viene realizzata su un esteso campione fornendo dati trimestrali sulla partecipazione al mercato del lavoro della popolazione europea con età maggiore di 15 anni, e sulla popolazione non appartenente alle forze di lavoro. L’indagine viene condotta dagli istituti nazionali di statistica mentre i dati sono processati a livello centrale da Eurostat utilizzando schemi concettuali e di definizione comuni, seguendo le linee guida di ILO International Labour Organisation, applicando classificazioni internazionali comuni (NACE, ISCO, ISCED, NUTS), e definendo un insieme di caratteristiche comuni rilevate per ogni Paese.
41 A Malta, in Bulgaria e in Romania le persone fuoriescono dal sistema dell’istruzione tra i 19 e i 20 anni, mentre nei
Paesi nordici le persone lasciano la scuola a circa 23 anni. In media, le persone con un livello di istruzione secondaria inferiore, concludono a 17 anni, quelle con un livello di istruzione secondaria superiore fuoriescono a 20 anni e, infine, quelle con un livello di istruzione terziaria, all'età di 24 anni (Eurostat 2015).
42 ISCED - International Standard Classification of Education, ovvero il Sistema internazionale di classificazione standard
dell'istruzione, è uno standard creato dall'UNESCO come sistema internazionale di classificazione dei corsi di studio e dei relativi titoli. Il sistema definisce i programmi e standardizza i livelli dei sistemi d'istruzione di diversi Paesi al fine di renderli comparabili sia dal punto di vista statistico che dal punto di vista degli indicatori. Il sistema attualmente in uso è quello rivisto nel 1997. I concetti di base e le definizioni di Isced sono validi per qualsiasi sistema nazionale d'istruzione. Isced è strutturato in 6 livelli: Isced 0 (istruzione pre-elementare); Isced 1 (istruzione elementare); Isced 2 (istruzione secondaria inferiore); Isced 3 (istruzione secondaria superiore); Isced 4 (istruzione post-diploma); Isced 5 (istruzione universitaria); Isced 6 (istruzione post-laurea).
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dell’abbandono scolastico precoce, che varia anch’esso tra i Paesi dell’Ue, influenzi l’età media di conclusione della scuola e sia collegato a bassi livelli ISCED e ad un’età inferiore di conclusione dei percorsi scolastici.
Fig. 9 - Età media di conclusione dei percorsi di istruzione formale in Europa, 2009 (%).
Fonte: Eurostat
Il secondo indicatore utile a comprendere le dinamiche della transizione scuola-lavoro è rappresentato dalla durata di tale passaggio, ovvero del tempo medio trascorso dalla conclusione dell’istruzione formale all’inizio del primo lavoro significativo, che convenzionalmente viene così definito se di durata superiore a 3 mesi. Eurostat rileva che nel 2009, considerando tutti i livelli di istruzione, i giovani nell'Ue hanno ottenuto il primo lavoro significativo mediamente 6,5 mesi dopo aver lasciato la scuola43. L’indagine fa emergere chiaramente come titoli di studio più alti comportino
un evidente impatto positivo sulla transizione dalla scuola al lavoro; considerando i titoli di studio si rileva infatti come nell'Ue la durata media del periodo di transizione al primo lavoro significativo, nel 2009, sia stata di cinque mesi per le persone con titolo di studio universitario, di circa il doppio per i giovani con un basso titolo di studio e di quasi sette mesi per quelli con il diploma di scuola secondaria. La durata della transizione risulta quindi inversamente proporzionale alla durata e al livello della partecipazione all’istruzione. A questo specifico livello di analisi le discrepanze tra i Paesi dell’Ue sono particolarmente elevate44 e la spiegazione di questi divari va ricercata, come
43 Il periodo di transizione più lungo, tra i 10 e i 13 mesi, è registrato in Grecia, Italia e Romania. Al contrario, i giovani
di Regno Unito e Paesi Bassi hanno avuto il loro primo lavoro solo 3,5 mesi dopo aver terminato l'istruzione.
44 Ad esempio in Grecia il periodo di transizione dei giovani con istruzione terziaria risulta più che doppio rispetto alla
media europea e quattro volte quello dei Paesi con le migliori performance, come Malta, Estonia, Regno Unito, Paesi Bassi, Lituania e Repubblica Ceca. Il periodo più breve, di circa 4 mesi, per i giovani con istruzione secondaria superiore è stato registrato in Regno Unito, Paesi Bassi e Danimarca, mentre il più lungo è stato registrato in Grecia e
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ampiamente ribadito, nella composizione degli altri istituti che interagiscono nella dinamica dell’inserimento lavorativo dei giovani, come l’impostazione e organizzazione del sistema di istruzione/formazione e i meccanismi di regolazione del mercato del lavoro.
Fig. 10 - Durata media in mesi della transizione scuola/lavoro in Europa, per livelli di istruzione, 2009 (%).
Fonte: Eurostat. La Germania non è inclusa per mancanza di dati comparabili.
Il terzo indicatore utilizzato per descrivere la transizione dalla scuola al lavoro è rappresentato dal tasso di occupazione45 in uscita dai percorsi scolastici. I dati Eurostat evidenziano che nel 2013 il
73% dei giovani europei in uscita dai percorsi di istruzione formale nel periodo 2008-2013 sia occupato46. Approfondendo l’analisi e incrociando il dato sull’occupazione in uscita dai percorsi
scolastici con il livello di istruzione si evidenzia infatti che mentre l'84% dei giovani con istruzione universitaria, ovvero terziaria, risulti occupato, il tasso si riduca di quasi la metà, attestandosi al 45%, per i giovani con titoli di istruzione secondaria inferiore. Per quanto riguarda le differenze, anche consistenti, registrate tra i diversi Paesi europei, da ricondursi, come già visto, ai sistemi di
Cipro, di 14 mesi. Ancora, i giovani in possesso di titolo di studio di scuola secondaria inferiore hanno evidenziato il periodo di transizione più lungo, mediamente di 10 mesi, ma mentre in Irlanda, Svezia, Regno Unito e Paesi Bassi la durata è stata di circa 6 mesi, in Slovacchia è stata di 24 mesi e in Bulgaria di 22 mesi.
45 Per tasso di occupazione si intende, come ricordato, la percentuale di occupati in rapporto alla popolazione attiva totale
comparabile. Va precisato come la popolazione attiva, detta anche forza lavoro, comprenda sia persone occupate che persone disoccupate, anche se non economicamente inattive, come ad esempio i bambini in età prescolare, gli scolari, gli studenti e i pensionati.
46 I valori più alti si registrano nei Paesi Bassi, dove l'88% dei giovani è entrato con successo nel mercato del lavoro.
Seguono Austria (84%), Lussemburgo (82%), Cipro e Danimarca (entrambi 81%), la Slovenia e la Germania (entrambi 80%) mentre i tassi di occupazione più bassi sono registrati in Italia (59%) e in Spagna (60%).
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regolazione del mercato del lavoro, ai modelli di istruzione e formazione e ai sistemi di welfare, si osserva come tali differenze aumentino in rapporto dei livelli di istruzione, diminuendo in corrispondenza dei titoli di studio più elevati e, aumentando, viceversa, in presenza dei livelli di istruzione più bassi47.
Fig. 11 - Tasso di occupazione giovanile 15-34 in uscita dai percorsi di istruzione, in Europa, 2013.
Fonte: Eurostat