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Trasferimenti perequativi e tecniche di ripartizione

Nel documento Il Fondo di Solidarietà Comunale (pagine 40-43)

CAPITOLO I – NOZIONI TEORICHE E TEORIE ECONOMICHE DEL

1.4 Il finanziamento degli Enti locali

1.4.4 Trasferimenti perequativi e tecniche di ripartizione

Il governo centrale, mediante i trasferimenti perequativi, persegue l’obiettivo di “compensare eventuali squilibri fra le entrate tributarie degli enti territoriali in modo da

consentire l’erogazione di servizi con livelli uniformi rispetto al territorio nazionale, quanto meno con riferimento a quei livelli minimi di servizi pubblici intesi quali irrefutabili” (Murer, 2011).

In generale, la perequazione risponde ad esigenze di equità orizzontale, per cui cittadini in condizioni uguali devono essere trattati in modo uguale. Perequare significa, per l’appunto, ripartire equamente, eliminare o ridurre le più forti disuguaglianze.

Esistono, in particolare, due modelli di perequazione a seconda dei soggetti che finanziano il fondo perequativo da ripartire poi tra gli Enti locali in deficit di risorse:

 PEREQUAZIONE VERTICALE: il fondo perequativo è finanziato dallo Stato centrale con imposte nazionali per un importo pari alla somma di tutti gli squilibri finanziari negativi degli Enti locali, che riceveranno in seguito il trasferimento perequativo spettante (Rizzi, 2013).

 PEREQUAZIONE ORIZZONTALE: a differenza del caso precedente, il fondo di perequazione è alimentato dagli Enti locali con eccesso di risorse, ossia con squilibrio finanziario positivo e aventi per questo un trasferimento negativo. Il fondo così istituito, deve essere pari alla somma di tutti gli squilibri finanziari negativi degli Enti locali, i quali riceveranno un trasferimento perequativo positivo.

La perequazione orizzontale ha il vantaggio di rendere più trasparente la redistribuzione di risorse dalle giurisdizioni ricche a quelle povere; perciò talvolta nella realtà si opta per una soluzione ibrida fra i due modelli, prevedendo l’istituzione di un fondo perequativo alimentato dagli enti locali che presentano risorse in eccesso e amministrato dallo Stato centrale.

È bene ricordare, prima di passare in rassegna le diverse tecniche di riparto dei trasferimenti, che il governo centrale deve affrontare innanzitutto il problema legato alla determinazione dell’ammontare complessivo da distribuire; potrebbe decidere in maniera del tutto autonoma la somma da assegnare di anno in anno ai governi beneficiari, oppure potrebbe decidere in maniera generale e continuativa quale cifra distribuire, prendendo a riferimento il gettito di una o più imposte incassate a livello centrale.

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Sono individuabili cinque differenti metodi di ripartizione dei trasferimenti che verranno di seguito descritti.

A) METODO DELLA SPESA EFFETTIVA (o SPESA STORICA)

L’ente decentrato riceve dal governo centrale tutte le risorse di cui necessita per pareggiare il bilancio. Il trasferimento è dato dalla differenza tra la spesa effettiva sostenuta dell’ente e il gettito derivante dall’imposizione locale.

Indicando con Ri il trasferimento disposto dal governo centrale a favore dell’ente

sub - nazionale, si ha:

Ri = - Si = Gi - Ti

dove Si rappresenta il saldo netto dell’ente locale, Gi la spesa effettiva dell’ente stesso e

Ti il gettito dell’imposta locale.

L’istituzione locale dunque, a prescindere dalle proprie entrate, in totale ha a disposizione risorse pari alla spesa che ha stabilito di sostenere e ciò inevitabilmente fa sì che non vi sia alcun incentivo a spendere in modo efficiente o ad aumentare l’imposizione locale, poiché lo Stato si fa carico sempre e comunque dell’intera differenza.

Come osserva giustamente Bosi (2006) il metodo della spesa effettiva “risponde

ad una logica che è assai lontana da quella propria della teoria del federalismo fiscale, che punta sull’autonomia e sulla responsabilizzazione politica, economica e finanziaria come fattore di realizzazione di maggior benessere”.

B) TRASFERIMENTO IN SOMMA FISSA

Dal un punto di vista amministrativo rappresenta il criterio di ripartizione più semplice, poiché consiste nell’erogare una somma fissa pro-capite, ossia identica per ogni cittadino. L’ente locale avrà dunque a disposizione un ammontare totale di risorse dato dalla somma del gettito dell’imposta locale e del trasferimento.

Tuttavia, il trasferimento in somma fissa genera forti iniquità orizzontali per tre motivi principali: non tiene conto delle risorse proprie dell’ente decentrato; le necessità di spesa potrebbero differire da un ente all’altro; infine, distribuendo anche a chi non ne ha bisogno si può incentivare l’inefficienza (Brosio – Piperno, 2009).

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C) METODO DELLA PEREQUAZIONE DELLA CAPACITA’ FISCALE Il governo centrale dispone un trasferimento a favore di ciascun ente locale sulla base delle loro capacità fiscali. Il trasferimento è il risultato della differenza tra il gettito standard (ottenuto moltiplicando la base imponibile standard B* e l’aliquota standard t*, precedentemente definite dal governo centrale) e un gettito potenziale ad aliquota standard (base imponibile locale per aliquota standard, che rappresenta lo sforzo fiscale atteso o medio dell’ente locale):

Ri = t*B* - t*Bi = t* (B* - Bi)

Il trasferimento è tanto più elevato, quanto più la base imponibile effettiva è minore rispetto a quella standard; qualora si verificasse il caso opposto e dunque la base imponibile effettiva fosse maggiore rispetto a quella standard, il trasferimento sarebbe nullo.

Le risorse totali a disposizione dell’ente sono pari a:

Ai = Ti + Ri = tiBi + t*B* - t*Bi = (ti – t*) Bi + t*B*

Questo significa che l’ente dispone in totale del gettito standard, t*B*, più lo sforzo fiscale aggiuntivo che decide di sostenere se applica un’aliquota effettiva ti, maggiore

rispetto all’aliquota standard t*. L’ente decentrato sarà incentivato ad una maggiore

responsabilità e per contro non avrà alcuno stimolo a ridurre le aliquote perché le risorse totali a sua disposizione dipendono dallo sforzo fiscale che decide di sopportare.

D) METODO DELLA PEREQUAZIONE DEI FABBISOGNI

Secondo lo schema perequativo di questo modello, il trasferimento è determinato dal governo centrale sulla base del fabbisogno di spesa standard dell’ente locale (definito in base a parametri oggettivi e indicato con Ai* = f (Xi)) ed è pari alla differenza tra il

suddetto fabbisogno e il gettito dell’ente:

Ri = Ai* - tiBi

L’ente locale, dunque, avrà a disposizione un ammontare complessivo pari al fabbisogno di spesa standard, indipendentemente dallo sforzo fiscale che sceglierà di sostenere. Infatti:

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Questo significa che i governi locali avranno tutto l’incentivo a ridurre al limite lo sforzo fiscale.

E) METODO DELLA PEREQUAZIONE DEI FABBISOGNI E DELLA CAPACITA’ FISCALE

Il trasferimento, ottenuto combinando i due criteri precedenti, si compone di due parti:

 la perequazione del fabbisogno standard, calcolata come differenza tra fabbisogno di spesa standard dell’ente locale e gettito standard: Ai* - t*B*;

 la perequazione della capacità fiscale, ossia la differenza tra il gettito standard e il gettito potenziale ad aliquota standard: t* (B* - Bi).

Sommando le due componenti, si ottiene il trasferimento complessivo:

Ri = (Ai* - t*B*) + (t*B* - t*Bi) = Ai* - t*Bi

Questo significa che lo stato finanzia i fabbisogni standard dato il gettito standard e riconosce un trasferimento aggiuntivo se la base imponibile dell’ente locale è inferiore a quella standard. Inoltre, un trasferimento maggiore dipenderà da una più elevata spesa standard riconosciuta all’ente locale, o da un’aliquota standard o una base imponibile locale minori.

Nel documento Il Fondo di Solidarietà Comunale (pagine 40-43)