Già dall’ultimo decennio dello scorso secolo, in Europa, si parla di Patrimonio intangibile e se nel primo articolo della Convenzione Unesco del 1972, il Patrimonio Culturale è ancora relegato all’ambito materiale, già nel 1989 le cose cambiano. La Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, riunita a Parigi dal 17 ottobre al 16 novembre 1989, adotta una Raccomandazione nella quale si indica precisamente l’importanza fondamentale del patrimonio culturale intangibile al pari di quello materiale.
[…] Come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura. In questo senso, è il patrimonio comune dell’umanità e dovrebbe essere riconosciuta e affermata per il bene delle generazioni presenti e future70.
Nel 1997 la stessa organizzazione farà un ulteriore passo avanti istituendo un elenco ufficiale del patrimonio da tutelare, si tratta della Lista dei capolavori del patrimonio mondiale orale e
immateriale che andrà poi a costituire la principale normativa a riguardo: la Convenzione sulla salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Dopo anni di lavoro da parte del Comitato
esecutivo UNESCO sul programma Masterpieces of the Oral and Intangible Heritage of
Humanity (Capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità), il 17 ottobre 2003, a
Parigi, nel corso della trentaduesima sessione della Conferenza Generale UNESCO viene approvata la Convention for the Safeguarding of Intangible Cultural Heritage, una pietra miliare nella storia della normativa internazionale per la salvaguardia della cultura nel suo senso più ampio.
Ma cos’è il patrimonio immateriale? Uno sfuggente concetto che in realtà include pratiche comuni, riti, lingue, produzioni letterarie e musicali, danze, giochi, miti, leggende, tradizioni, costumi locali, artigianato e arti. L’arte come patrimonio immateriale, non più considerata soltanto nella sua definizione materiale di scultura, tela, oggetto ma nella sua globalità di espressione culturale anche in quei casi in cui si presenti come effimero avvenimento intangibile71. L’arte viene sviscerata dalla sua forma fisica e valutata in questo caso al suo grado più alto, come espressione culturale da tutelare, come principio regolatore dell’intera vita sociale. Si tratta di un concetto che ha radici profonde e che da sempre l’uomo ha protetto e sostenuto per
70
Raccomandazione sulla salvaguardia della cultura e del folklore, Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, Parigi, 15 novembre 1989.
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Cfr. AA.VV., Intangible Heritage, a cura di Laurajane Smith e Natsuko Akagawa, Routledge, Londra e New York, 2009.
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mezzo di un fondamentale diritto: la libertà d’espressione. Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite promulga la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo72, la quale prevede, all’Articolo 27 Comma 1 che «Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici» mentre al Comma 2 specifica come «Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui sia autore.» Un diritto di libertà ma soprattutto una dichiarazione di responsabilità e partecipazione. Arte come cultura comunitaria e partecipativa da proteggere. È ormai passato più di mezzo secolo dalla dichiarazione dei diritti post bellica ma l’idea di inalienabilità del patrimonio culturale e della sua importanza fondamentale in quando espressione di libertà restano tutt’ora principi validi e fondanti per l’intero sistema sociale73
. La Convenzione Europea dei diritti fondamentali (CEDU)74, tralascia completamente la trattazione in ambito culturale, in quanto la Corte di Strasburgo giudica la tutela delle arti e delle scienze come parte inscindibile della libertà di pensiero ed espressione. Una mancanza o una certezza? Sicuramente una presa di coscienza determinante riguardo la vita culturale e la rappresentazione artistica che «deve essere ricompresa nella libertà d’espressione, in quanto può porsi quale mezzo che consente agli artisti di rendere visibile e comunicare il proprio pensiero, accanto alle proprie emozioni e sensazioni. La manifestazione artistica può, in tal modo costituire veicolo di informazioni ed idee e divenire terreno di crescita della dimensione democratica di un ordinamento»75. L’UNESCO parte quindi da basi frammentarie e poco specifiche per promuovere la conclusione di atti efficaci sul piano internazionale, ma con la consapevolezza ormai pregressa, che il fattore culturale si attesti come espressione fondante della società civile76. A partire dal 2003, il concetto di bene culturale si amplia attraverso il superamento quasi totale del concetto di materialità, e soprattutto, con il riconoscimento dell’importanza della protezione
72
Cfr. C.Zanghi, La protezione internazionale dei diritti dell’uomo, Giappichelli, Torino, 2006, p. 20; J.Rehman, International Human Rights Law, Pearson, Harlow, 2010, pp. 75-80.
73
Cfr. L. Bonaparte, R. Papini, Dialogo interculturale e diritti umani. La dichiarazione Universale dei diritti
umani. Genesi, evoluzione e problemi odierni (1948-2008), Il Mulino, Bologna, 2008.
74
Cfr. C.Russo, La Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la giurisprudenza della Corte di Strasburgo, Giuffrè, Milano, 2006.
75
Serena Oggianu, La disciplina pubblica delle attività artistiche e culturali nella prospettiva del
federalismo, Giappichelli, Torino, 2012, p. 4.
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e valorizzazione della cultura, indipendentemente dalla sua forma e dalla sua natura di bene tangibile o intangibile, effimero o materiale. Gli scopi della convenzione UNESCO, ben espressi nel suo primo articolo non fanno che evidenziare quest’importanza, focalizzando l’attenzione sulla salvaguardia ma soprattutto sulla presa di coscienza da parte della popolazione, di un patrimonio spesso sottovalutato, che va invece custodito e protetto. La così detta “comunità patrimoniale” deve, per prima cosa, operare un’analisi di coscienza e rendersi responsabile della salvaguardia dei beni immateriali che la circondano e per mezzo dei quali, spesso inconsapevolmente, si nutre ed esiste77.
Art. 1 Scopi della Convenzione
Gli scopi della presente Convenzione sono di:
a) salvaguardare il patrimonio culturale immateriale;
b) assicurare il rispetto per il patrimonio culturale immateriale delle comunità, dei gruppi e degli individui interessati;
c) suscitare la consapevolezza a livello locale, nazionale e internazionale dell’importanza del patrimonio culturale immateriale e assicurare che sia reciprocamente apprezzato;
d) promuovere la cooperazione internazionale e il sostegno.
Un primo articolo molto chiaro ed esaustivo, riguardo la responsabilità di tutela del patrimonio, seguito, nell’articolo successivo, da una definizione puntuale dello stesso; affinché non vi siano più dubbi sulla sua importanza o addirittura sulla sua esistenza, per quanto intangibile essa possa risultare agli occhi di una società troppo abituata alla materialità delle cose.
Art. 2 Definizioni
Ai fini della presente Convenzione,
1. per “patrimonio culturale immateriale” s’intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. Ai fini della presente Convenzione, si terrà conto di tale patrimonio culturale immateriale unicamente nella misura in cui è compatibile con gli strumenti esistenti in materia di diritti umani e con le esigenze di rispetto reciproco fra comunità, gruppi e individui nonché di sviluppo sostenibile.
2. Il “patrimonio culturale immateriale” come definito nel paragrafo 1 di cui sopra, si manifesta tra l’altro nei seguenti settori:
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Tullio Scovazzi, Benedetta Ubertazzi, Lauso Zagato, Il patrimonio culturale intangibile nelle sue diverse