• Non ci sono risultati.

La validazione di un sistema di visione stereo per il rilievo di forme tridimensionali secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025.

LA VALIDAZIONE DI UN SISTEMA DI VISIONE STEREO PER IL RILIEVO DI FORME TRIDIMENSIONALI SECONDO LA VIGENTE NORMATIVA TECNICA.

5.2 La validazione di un sistema di visione stereo per il rilievo di forme tridimensionali secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025.

Come prologo a questo paragrafo, si vuole ribadire ulteriormente che nella vigente normativa tecnica, italiana (Norme UNI) ed internazionale (Norme ISO), non sono contemplate norme dedicate alla validazione dei sistemi di visione stereo per il rilievo di forme tridimensionali; questa “falla” della normativa tecnica è qui ricordata per sottolinearne la gravità, alla luce della diffusione crescente che, grazie ai loro molteplici impieghi, i suddetti sistemi di visione continuano ad avere. Tuttavia, d’ora in avanti, si concentrerà l’attenzione sul tema di questo paragrafo, ovvero sulla validazione di un sistema di visione stereo per il rilievo di forme tridimensionali secondo quanto previsto nella norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, pubblicata nel Novembre 2000; a scanso di equivoci, però, si evidenzia immediatamente che in questa norma non è contemplata una regolamentazione specifica in tal senso.

La norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, infatti, è intitolata “Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di taratura” e si prefigge appunto il compito di definire i requisiti generali che deve possedere un laboratorio di prova e di taratura, per essere ritenuto competente ad eseguire determinate prove e/o tarature. Ogni laboratorio, tuttavia, non è vincolato ad impiegare esclusivamente dei metodi normalizzati per le prove e/o tarature che esegue, cioè quelli che la norma in esame definisce come “i metodi di prova e/o taratura inseriti nell’ultima versione pubblicata della normativa internazionale, regionale o nazionale”; infatti, il laboratorio può anche avvalersi di metodi di prova e/o di taratura non normalizzati. Dunque, nell’ambito dei metodi di prova e/o di taratura non normalizzati si potrebbe anche

includere la verifica sperimentale di cui si è dato cenno nel precedente paragrafo. Inoltre, bisogna sottolineare che essa si può anche considerare, a tutti gli effetti, un esempio

consente di valutare la precisione di digitalizzazione del sistema, la quale rappresenta l’obiettivo reale della validazione del sistema stesso (come si era già anticipato nell’introduzione di questo capitolo). Generalizzando quanto si è appena asserito, si può affermare che ogni procedura di validazione di un sistema stereovisivo può essere considerata come un metodo di prova e/o taratura non normalizzato (secondo la classificazione dei metodi di prova e/o taratura riportata nella direttiva in esame e prima descritta), che consente di appurare la precisione di digitalizzazione del sistema stesso.

Tuttavia, nella UNI CEI EN ISO/IEC 17025 è presente un intero paragrafo (il 5.4) dal titolo “Metodi di prova e di taratura e validazione dei metodi”, espressamente dedicato alla descrizione dei criteri a cui i laboratori in esame devono attenersi, quando selezionano i metodi di prova e/o taratura; in esso, come c’era d’aspettarsi, innanzi tutto viene precisato che devono essere impiegati “preferibilmente” i metodi di prova e/o taratura normalizzati, dei quali viene anche fornita l’esatta definizione, che è proprio quella esposta, all’inizio del presente Paragrafo 5.2. Successivamente, però, nella direttiva in esame viene considerata anche la possibilità di poter ricorrere ai metodi non normalizzati ; in tal caso, essa prevede che sia stipulato un protocollo bilaterale d’intesa tra il laboratorio e il committente della prova e/o

taratura, in cui vengano evidenziate le caratteristiche e lo scopo della stessa. Si noti inoltre, che tra i metodi non normalizzati si possono includere metodi di prova e/o

taratura con caratteristiche molto differenti tra loro; essi si possono definire in maniera più precisa come segue: metodi che sono stati sviluppati di sana pianta dallo stesso laboratorio, metodi normalizzati impiegati al di fuori del loro specifico campo d’impiego e, infine, metodi ottenuti mediante la trasformazione di metodi normalizzati.

A questo punto, si può facilmente comprendere che, secondo la norma considerata, i metodi di prova e/o taratura non normalizzati possono essere sempre diversi l’uno dall’altro; per chiarire questo concetto, si consideri il seguente esempio: lo stesso sistema stereovisivo viene testato in un laboratorio per conto di due clienti differenti, al fine di accertarne la precisione di ricostruzione; esso viene quindi sottoposto ad una procedura di validazione. Tuttavia, secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, potrebbe anche accadere che il laboratorio debba sottoporre il sistema, non ad una, ma a due procedure di validazione, totalmente diverse tra loro (cioè a due diversi metodi di prova e/o taratura), in virtù di due differenti protocolli d’intesa stipulati dal laboratorio stesso con i due committenti dei test.

Dunque, la UNI CEI EN ISO/IEC 17025 prevede che la procedura di validazione di un sistema stereovisivo sia una procedura non standardizzata, le cui modalità di attuazione dipendono direttamente dal “protocollo d’intesa laboratorio-cliente” e quindi hanno

un’attendibilità discutibile dal punto di vista scientifico; infatti, queste modalità possono variare anche se lo stesso sistema stereovisivo viene validato dallo stesso laboratorio, basta che sia diverso il committente della validazione, o meglio il “protocollo di validazione” da seguire (cioè il protocollo d’intesa laboratorio-cliente).

L’analisi della norma considerata che si è appena conclusa, ha subito avuto ripercussione sullo svolgimento del presente studio, facendo in modo che venissero esaminate anche altre normative tecniche oltre alle UNI ed alle ISO; in particolare, si sono ottenuti risultati molto interessanti dall’esame della normativa tecnica tedesca, perché al suo interno si è riusciti a rintracciare una norma concepita appositamente per regolamentare i sistemi stereovisivi: la norma VDI/VDE 2634 Part 2, alla quale si era più volte accennato precedentemente. Per i motivi suddetti, il prossimo paragrafo verrà dedicato proprio alla descrizione della VDI/VDE 2634 Part 2.

5.3 La validazione di un sistema di visione stereo per il rilievo di forme tridimensionali