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Numerosi articoli e monografie dimostrano la dinamicità della ricerca nel campo della filologia digitale e la conseguente necessità della comunità di discutere i cambiamenti e le implicazioni portate dal digitale. È evidente che qualcosa sia cambiato radicalmente nel mondo dell’editoria scientifica: il modo di lavorare, gli strumenti che si utilizzano per svolgere tale lavoro e le

55 LISTSERV: https://listserv.brown.edu/archives/cgi-bin/wa?A0=tei-l.

56 Si veda, a titolo di esempio, questa discussione reperibile sugli archivi della mailing list TEI: http://tei-l.970651.n3.nabble.com/.

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domande di ricerca alle quali si cerca di dare risposte. Tutto questo è cambiato, in alcuni casi in modo irriconoscibile, rispetto al vecchio flusso di lavoro basato sulla stampa.

Si prendano in considerazione le edizioni digitali (e non le edizioni digitalizzate): uno dei criteri fondamentali che le contraddistingue è l’interattività da parte dell’utente. In aggiunta all’interattività, si possono ricordare le caratteristiche fondamentali di una edizione digitale (vedi Sezione 1.3) derivate dalle potenzialità tecniche del mezzo digitale:58

○ la possibilità di gestire quantità di dati che non potrebbe essere inclusa in un’edizione tradizionale cartacea;

○ la produzione di collegamenti tra dati anche di natura diversa (ad esempio l’area di un’immagine e la trascrizione del testo che contiene) in maniera precisa e pressoché istantanea;

○ la “multimedialità” e “ipermedialità” dell’edizione stessa, ovvero la possibilità di integrare all’interno dell’edizione oggetti di tipo diverso dal testo (ad esempio immagini, ma anche riproduzioni audio, video, modelli 3D etc.);

○ l’interoperabilità fra i dati dell’edizione e altri dati disponibili in formato digitale (ad esempio prelevando in maniera diretta testo o immagini disponibili su server Web diversi da quello che ospita l’edizione, o permettendo la ricerca tra edizioni diverse aggregate per mezzo di un layer comune di metadati);

○ la possibilità di elaborare i dati dell’edizione in modo da produrre risultati relativi ai dati che contiene (ricerca testuale, produzione di concordanze, filtri di visualizzazione delle immagini, etc.) o nuove visualizzazioni dei dati stessi (uso del GIS per visualizzare la

58 Per un approfondimento sulle caratteristiche fondamentali di un’edizione digitale si rimanda a Rosselli Del Turco 2016.

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distribuzione di determinati dati su una mappa, produzione di diagrammi relativi alle caratteristiche del testo, etc.);

○ la possibilità di verificare le ipotesi proposte dal curatore, e nel caso di avanzarne di nuove/alternative sulla base degli stessi dati.

Le caratteristiche descritte apportano un miglioramento a livello teorico e metodologico, per questo possono essere considerate un valore aggiunto delle edizioni digitali rispetto alle tradizionali edizioni cartacee.

La disponibilità di spazio offerta dall’edizione digitale, insieme alla possibilità di collegamento tra dati, sono prerequisiti che consentono agli utenti di verificare le scelte effettuate dall’editore in modo più semplice ed economico rispetto alla forma cartacea. Quindi il supporto digitale va nella direzione indicata da filologi tradizionalisti come l’italianista Domenico De Robertis, secondo cui un’edizione può essere definita critica in senso stretto solo se offre: “[i] materiali necessari e sufficienti per un’altra edizione critica della stessa opera condotta secondo differenti criteri di utilizzazione dei medesimi testi.”59 Anche l’apparato critico non è più necessariamente

limitato da considerazioni di spazio, ma può essere fornito sempre nella sua completezza e reso anche adattabile dinamicamente in base alle esigenze dell’utente, riuscendo a trasformarsi da semplice contenitore di varianti a luogo in cui le scelte editoriali vengono valutate e giudicate.60 Alfredo Stussi

ha così sintetizzato tale aspetto vantaggioso:

Una volta risolti i problemi di critica testuale relativi sia al contenuto che alla forma, qualunque sia il numero dei testimoni, il modo di presentare i dati ai possibili utenti dell’edizione critica è di grande rilevanza. Quest’ultima è, infatti, un’ipotesi di lavoro; pertanto il lettore dovrebbe essere messo in grado di verificarla in ogni singolo punto, e magari di non essere d’accordo con le scelte editoriali.61

59 De Robertis 1984, pp. 383-404.

60 Buzzoni e Rosselli Del Turco 2016, p. 271. 61 Stussi 2006, pp. 20-21.

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Non solo a livello teorico, ma anche a livello metodologico si possono mettere in luce i cambiamenti vantaggiosi generati dal digitale: l’edizione digitale non essendo legata ad uno specifico approccio filologico consente di scegliere liberamente quella che si ritiene più appropriata al tipo di edizione, come pure di confrontare più metodologie e valutare le differenze tra un approccio e l’altro.

L’ambiente digitale consente di pubblicare un’edizione su livelli differenti (diplomatica, interpretativa, critica), con apposite funzionalità e modalità di visualizzazione. Nella stessa ottica, un’edizione digitale può rivolgersi a studiosi, ma anche a un pubblico più ampio. L’edizione digitale consente all’utente di visualizzare il testo nella sua forma originale o in una forma modernizzata con o senza correzioni di errori, con o senza apparato di varianti, proporre la traduzione dei testi latini in italiano ecc.62 Infine, se

si hanno le risorse per creare un sito di supporto che permetta lo scambio di opinioni (v. ad esempio il sito del Codice Pelavicino Digitale), l’edizione digitale offre agli utenti la possibilità di partecipare attivamente alle discussioni e correzioni di passaggi non chiari o non del tutto corretti. Si promuovono un discussioni aperte, dirette e immediate tra editore critico e utenti.

Diversi studiosi63 sembrano non fidarsi molto delle edizioni digitali, in

diversi contributi hanno presentato le loro motivazioni, alcune delle quali saranno esaminate qui di seguito. In primo luogo, vari problemi tecnologici legati alla creazione di sofisticate edizioni elettroniche non sono ancora stati risolti. Su questa linea di pensiero si colloca Millet:

The problems with technology are partly caused by the rapid and continuing progress of technological change; but they are exacerbated by the tendency of large electronic projects of this kind to use complex custom-built software, which makes them particularly difficult to update.64

62 Un esempio di edizione che si propone a un ampio spettro di utilizzazione, riportando in parallelo i testi in latino e italiano, è l’Edizione digitale di Matilde di Canossa: http://www.labcd.unipi.it/matildedicanossa/.

63 Robinson, Deegan e Sutherland, McGann, Millett per citarne alcuni. 64 Millett 2013, p. 46.

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In secondo luogo, meno persone del previsto, specialisti compresi, sembrano utilizzare il mezzo digitale, nonostante l’impegno scientifico di qualità e il grande sforzo. Inoltre, la sostenibilità a lungo termine delle edizioni digitali ha sollevato sempre più preoccupazioni tra i redattori.65

Una delle ragioni principali di questo scetticismo è il fatto che le edizioni digitali sembrano essere molto meno stabili e durevoli rispetto alle edizioni stampate. La tecnologia si sta evolvendo a ritmo incalzante, così come il gusto e le aspettative degli utenti e questo è in contrasto con la visione di lunga durata che la comunità scientifica ha delle edizioni accademiche.

Deegan e Sutherland66 intraprendono un’analisi molto approfondita e

profondamente critica delle edizioni digitali, demistificando l’ottimismo sul nuovo mezzo e mettendo in guardia sulle difficoltà del passaggio al digitale. Sostengono che: “we are in a transitional stage as far as electronic technology is concerned. In consequence, both print and electronic editorial method are in flux”.67

McGann, parlando del suo progetto (Archivio Rossetti)68: “to preserve

what I have come to see as the permanent core of its scholarly materials, I shall have to print it out.”.69

Nel tentativo di valutare criticamente il mezzo digitale, Deegan e Sutherland rivalutano il “limite della stampa” (cioè la limitazione di spazio e di informazione che si può offrire all’interno di una singola pubblicazione) e sostengono che si tratta di una virtù piuttosto che di un difetto. Uno dei motivi che riportano i due studiosi è che le edizioni digitali offrirebbero troppe informazioni non selezionate, non ordinate e schiaccianti.70 Si

65 Buzzoni e Rosselli Del Turco 2016, p.272. 66 Deegan e Sutherland 2009, pp. 59-88. 67 Ibidem, p. 67.

68 Archivio Rossetti: http://www.rossettiarchive.org/. 69 McGann 2010, p. 8.

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rifiutano qui di considerare positivamente uno dei maggiori vantaggi della pubblicazione digitale: la disponibilità quasi illimitata di spazio, poiché, a loro avviso, questa apertura rischia di fornire un’aggregazione anarchica di materiale di qualità indeterminata, piuttosto che nuove opportunità di studio.

Infine, un problema non trascurabile è rappresentato dalla grande quantità di lavoro richiesta dal punto di vista tecnico per la creazione o la semplice consultazione di un’edizione digitale. La creazione di un’edizione digitale completa è spesso molto costosa perchè necessita di competenze multidisciplinari: è necessario trascrivere un manoscritto in tutti i suoi dettagli (filologia e codifica dei testi) e sviluppare un software per l’elaborazione dei testi o la modifica delle immagini (informatica). Il lavoro editoriale si trasforma da lavoro del singolo studioso a lavoro collaborativo, frutto di un team di studiosi appartenenti a settori multidisciplinari.

Nonostante questi inconvenienti, non possiamo negare che i vantaggi di un’edizione digitale scientificamente affidabile sia per il lavoro scientifico che per l’insegnamento sono troppo grandi per essere messi da parte.71