Il multiculturalismo è una caratteristica storica dell’India. Il sub-continente è stato per secoli terra di passaggio e meta di viaggi e conquiste. Le varie religioni, sia provenienti dall’esterno, sia plasmate all’interno, hanno subito reciproche influenze culturali.
Il matrimonio in India è l’atto più importante della vita sociale di una persona, non solo per gli indù, ma per gli indiani in generale. Tra questi, nell’area Viluppuram e a Nilakottai, vi sono quelli che professano la religione cristiana e musulmana.
Due caratteristiche fondamentali hanno segnato queste due fedi nella loro relazione con il sub-continente ed entrambe si riflettono nella concezione e nella pratica del matrimonio.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, sia l’Islam che il Cristianesimo sono penetrati in India, e in particolare nel sud, sin dalle loro origini.169 Commercianti e missionari di entrambe le fedi sono approdati sulle coste del Kerala già pochi anni dopo la morte di Gesù Cristo e di Muhammad. Dal Kerala al Tamil Nadu il passo è relativamente breve, visto che i due stati sono adiacenti, sebbene separati da una catena montuosa (Ghati occidentali). Le prescrizioni religiose specifiche, quindi, sono state modellate dal contesto in cui si sono sviluppate.
Lungi dall’essere due blocchi monolitici, il matrimonio cristiano e il matrimonio musulmano in Tamil Nadu si inseriscono all’interno di una serie di tradizioni condivise con l’Induismo. Sebbene il peso dei primi due sia stato numericamente meno rilevante è difficile ascrivere con precisione a una sola delle tre religioni alcuni riti e consuetudini.
La monogamia, la preferenza per il matrimonio combinato, l’endogamia, la discendenza patrilineare, la residenza patrilocale e il pagamento della dote sono seguiti nella maggior parte dei casi pure da cristiani e musulmani. Ma anche l’età ideale per sposarsi e parte delle tradizioni rituali sono simili. Il tali, il simbolo della fedeltà della donna, per esempio, è un costume onnipresente.
Chiaramente, però, se da un lato vi sono state forme di compenetrazione fra le varie consuetudini religiose, è pur vero che non mancano alcune differenze fondamentali. Sia i cristiani che i musulmani dell’area si sentono profondamente tamil e, allo stesso tempo, profondamente legati a due tradizioni a vocazione universale.
169 Cfr. 1.2.2
Questa duplice appartenenza identitaria diventa evidente nel campo giuridico.
Infatti, pur essendo uno stato laico, l’India non ha un diritto di famiglia unificato. “Ad ognuna delle comunità religiose presenti nel paese viene riconosciuto il diritto di amministrare la propria legge familiare.” (Casolari, 2002: p. 335) Ne esistono ben cinque: l’Indian Christian marriage act del 1872, il Parsi marriage act del 1936, , la Muslim personal law (sha’ria) del 1937, l’Hindu marriage act del 1955 e lo Special marriage act del 1954. Quest’ultimo serve a regolamentare i matrimoni interreligiosi, mentre tutti gli altri si riferiscono a una tradizione ben specifica. Al di là delle valutazioni e delle conseguenze derivanti da un diritto di famiglia così variegato, è chiaro che questo testimonia un’incapacità (almeno fino a oggi) a mettere insieme consuetudini molto diversificate.170
Nei prossimi due paragrafi si cercherà di approfondire queste differenze, prestando un’attenzione particolare ai tratti comuni o quantomeno affini alle tre religioni.
2.2.1 Il matrimonio cristiano171
Il Cristianesimo è la seconda religione del Tamil Nadu per numero di fedeli. Tra questi più della metà si professa cattolica. Come è stato spiegato in precedenza, all’interno della chiesa indiana esistono due riti diversi: uno orientale (siro-malabarico) e uno occidentale (romano).172 Nell’area Viluppuram tutti i cattolici appartengono alla diocesi di Pondicherry-Cuddalore, mentre a Nilakottai appartengono alla diocesi di Madurai. In entrambi i casi, il rito seguito è quello cattolico romano.
Gli altri cristiani presenti nell’area seguono la Church of South India (CSI), una chiesa che riunisce tutti gli anglicani, i metodisti, i congregazionali, i presbiteriani, i riformati, i battisti e i pentecostali dell’area meridionale del sub-continente. All’interno della CSI il gruppo più numeroso è costituito dagli anglicani.
170 “Alla radice di tale mancanza di unitarietà legislativa sono state scelte politiche poco coraggiose:
piuttosto che correre il rischio di scontentare parte della popolazione, vale a dire un’ampia rappresentanza elettorale, si è preferito mantenere lo status quo. Inoltre, la mancanza di un diritto di famiglia laico e unitario è stata utilizzata come arma politica dalle forze del fondamentalismo indù.” (Casolari, 2002: p.
335)
171 Nel ricostruire le varie fasi del matrimonio cristiano mi sono avvalso dell’osservazione diretta di una celebrazione, dei racconti fatti dalle coppie, dal personale ASSEFA cristiano e da alcuni amici, delle descrizioni di quattro pubblicazioni scientifiche (Roche 1977, Uberoi 1993, Joseph 1994 e Amakatt 2000) e del rituale descritto sul sito della Church of South India (http://www.csisynod.com).
172 Cfr. 1.2.2
I cattolici nel sud dell’India non si sono affermati solo grazie alla predicazione dell’apostolo Tommaso e dei suoi discepoli, ma anche grazie alla presenza francese e portoghese nell’area. Sia il nome “Madras” (come era chiamata fino al 1996 la capitale tamil, ora Chennai) che il nome “casta” furono dati dai commercianti portoghesi, mentre i francesi hanno conservato fino al 1954 l’amministrazione dei territori costieri di Pondicherry. La presenza anglicana è invece conseguenza della colonizzazione britannica.
Sebbene la base della fede cattolica e di quella protestante sia sempre la Bibbia, e in particolare il Vangelo, l’appartenenza all’una o all’altra chiesa è molto sentita. In Tamil Nadu si fa un grande uso delle sigle e prendendo un qualsiasi quotidiano alle pagine “annunci matrimoniali” tutti i cristiani sono divisi in RC e CSI: ovvero Roman Catholic e Church of South India.173
Infine, soprattutto negli ultimi anni, vi sono diverse sette provenienti dagli Stati Uniti che hanno trovato nel sud dell’India terreno fertile per la loro predicazione. Esse si stanno espandendo grazie a ingenti finanziamenti per lo sviluppo delle aree rurali. Il recente disastro provocato dallo tsunami è stato un’occasione per proporre progetti di ricostruzione e associarli a fenomeni di proselitismo.174 Grazie alla nascita di network televisivi che diffondono la parola dei predicatori, le sette si stanno ampliando anche via etere.175 Il fenomeno, però, nelle aree prese in considerazione è ancora relativamente limitato e, in relazione al mio studio, ininfluente.
Visto che la comunità più importante resta quella cattolica, il loro modello di matrimonio sarà il punto di riferimento: via via si darà conto delle discrepanze tra questo e il modello seguito dai fedeli della Church of South India.
La principale differenza dottrinale fra cattolici e protestanti è che mentre gli uni vedono il matrimonio come un sacramento, gli altri lo ritengono un patto a vita. Per la
173 Anche a me è stato chiesto più volte a quale delle due chiese appartenessi. Questo, almeno all’inizio, ha causato diverse incomprensioni, poiché ignoravo il significato delle due sigle. In realtà, una volta compreso che la risposta giusta per me era RC, ho continuato ad ignorare il significato dell’altra sigla fin quasi alla fine del mio soggiorno.
174 A questo prposito un cooperante italiano sul posto mi ha detto: “In uno dei villaggi dove operiamo con la nostra associazione, una piccola ONG del centro Italia, sta capitando una cosa molto interessante. Noi ci occupiamo di micro-credito e lavoriamo solo con le donne, ma dal febbraio 2005 (lo tsunami è capitato il 26 dicembre 2004 ndr) sono arrivati gli aiuti di una setta protestante americana. Essi stanno ricostruendo abitazioni, barche e una chiesa nuova. Il villaggio è molto piccolo e consta di circa 500 abitanti. Tutta la popolazione prima era indù, mentre ad oggi quasi la metà si è convertita al Cristianesimo, in particolare quelli delle caste basse”. Non intendo mettere in dubbio la veridicità del racconto, ma, vista la portata di queste affermazioni, mi sembra corretto mettere in guardia il lettore che non mi è stato possibile verificarle attraverso altre fonti.
175 Sui circa quaranta canali in chiaro della televisione in Tamil Nadu, due appartengono a sette protestanti (ovvero il 5%).
Chiesa di Roma l’unione coniugale è uno dei sette sacramenti: questa visione si avvicina all’idea indù, secondo cui le nozze sono uno dei sedici samskara. Tuttavia, mentre per gli indù si tratta del più rilevante, per i cristiani è molto importante, ma non è il primo.176 Inoltre, “nell’induismo il matrimonio ha avuto sin dall’inizio valore di sacramento, mentre nel Cristianesimo solo dopo diverso tempo si è trasformato da realtà secolare a sacramento.”177 (Amakatt, 2000: p. 172) L’idea di matrimonio come patto o accordo si avvicina invece alla concezione musulmana. Infatti, come vedremo in seguito, per l’Islam le nozze sono un contratto.
In linea di principio, comunque, il matrimonio cristiano è innanzitutto l’unione di un uomo e una donna. In tutti i casi i termini dell’unione devono essere i seguenti:
mutuo consenso dei due sposi e giuramento di amore eterno. Per questi motivi il matrimonio dovrebbe essere celebrato in età tale da poter esprimere un assenso pieno e maturo e senza pressioni esterne da parte di altre persone, siano pure i genitori o membri della famiglia.
In realtà, anche presso i cristiani era in uso la pratica dei matrimoni infantili o puberali. Fino all’inizio del secolo scorso “una persona giovane, celibe o nubile oltre i diciotto anni, era considerata peccatrice nei confronti del Creatore, il cui ordine era proliferare.”178 (Joseph, 1994: p. 69) Oggi, però, l’età del matrimonio è più vicina ai limiti prescritti dalla legge rispetto alla pratica seguita dalle famiglie indù.179 La verginità di entrambi i coniugi è richiesta, ma non pretesa e, anche in questo caso, vi è maggiore attenzione affinché tale condizione sia rispettata soprattutto dalla donna.
In generale, i cristiani sono più flessibili anche per quello che riguarda i periodi propizi e nefasti per la cerimonia. Anzi, i vescovi cattolici tamil e malayalam (del Kerala) “hanno condannato il sistema indù di stabilire giorni e ore per il matrimonio basati sull’astrologia e su credenze superstiziose.”180 (Joseph, 1994: p. 73) Ad ogni modo, tradizionalmente i matrimoni non vengono celebrati durante il periodo dell’Avvento (quattro settimane prima di Natale), durante il periodo della Quaresima
176 I sacramenti fondamentali della chiesa cattolica sono il battesimo, la cresima e l’eucarestia. In età adulta una persona può scegliere se seguire l’ordinazione sacerdotale o il matrimonio. Infine vi sono i sacramenti di guarigione, ovvero penitenza e unzione degli infermi. Alcune chiese protestanti hanno dei sacramenti, ma essi prevedono solo il battesimo e l’eucarestia e, in rari casi, la confessione.
177 “marriage in hinduism had from the beginning more sacred than secular characteristic attributes, while in Christianity it took few centuries for marriage to evolve from secular reality to a sacrament.”
178 “a youth who was not married before he became eighteen was considered to be sinning against the Creator whose command is to increase and multiply.”
179 Cfr. 2.1
180 “condemned the Hindu way of fixing days and moments for wedding based on astrology and superstitious belief.”
(quaranta giorni prima di Pasqua) e durante il mese di novembre (poiché è considerato il mese dei defunti, “all souls day”). I giorni preferiti per i matrimoni sono la domenica, il lunedì, il giovedì e il sabato.
E’ utile far notare che le date poco propizie cristiane non entrano mai in contrasto con quelle indù. Infatti, i mesi di novembre e dicembre sono infausti anche per questi ultimi, il mese di thai del raccolto rimane uno dei preferiti (anche per ragioni economiche) e la Quaresima cade sempre tra metà febbraio e metà aprile, periodo che è considerato neutro dal calendario astrologico.
La maggior parte dei matrimoni cristiani sono combinati, ma la percentuale di
“love marriages” è più alta rispetto all’Induismo. Bropu, attuale responsabile dell’industria casearia di Chinnasalem, racconta: “Io ho deciso di convertirmi al Cristianesimo perché era l’unico modo per scegliere liberamente mia moglie. Così, dopo essermi fatto battezzare sono partito da Kallakurichi e sono andato a Chennai, dove ho trovato una donna che amavo. Le ho proposto di sposarmi (anche lei era cristiana) e tutto è stato più semplice. Ora siamo felici e abbiamo due bambini.”181
Nel caso di matrimoni combinati sono sempre i genitori a giocare il ruolo più importante. Anche l’opinione della famiglia è presa in considerazione, in particolare quella delle persone anziane. Tuttavia, essi non influiscono nella decisione tanto quanto nelle famiglie indù. Lo zio materno viene consultato, ma non ha la prima preferenza sulla figlia della sorella, come invece accade tra gli indù. Questo significa che le nozze fra cugini incrociati sono meno frequenti. La chiesa cattolica le proibisce espressamente, ma “il vescovo può concedere deroga.”182 (Roche, 1977: p. 85) In linea di massima la chiesa cattolica tamil preferisce evitare celebrazioni fra cugini di primo grado, mentre è più disposta ad accettare unioni fra persone con grado di parentela diverso dal primo.
Tra le persone che professano la fede nel Vangelo da tempo immemorabile o che non sono rimaste legate alle tradizioni della propria casta, anche dopo la conversione dall’induismo, vi è una maggiore semplicità cerimoniale e un rispetto più rigoroso delle norme canoniche. Tra le famiglie che sono rimaste legate ai riti della loro casta d’origine, vi saranno più affinità col matrimonio indù.
E’ necessario sottolineare che l’attaccamento alla propria casta indù e ad alcune tradizioni legate al proprio mestiere non sono tanto una scelta individuale quanto un
181 Da un dialogo personale il 10 marzo 2006.
182 “the bishop can give a dispensation.”
processo sociale. Il contesto gioca un ruolo non indifferente, poichè in alcuni villaggi i cristiani hanno ruoli ben definiti da generazioni. Quindi, pur non appartenendo a una casta specifica, sono identificati con gli usi e i costumi di un mestiere e dei suoi corollari.
Le regole endogamiche sono largamente influenzate da queste condizioni. Nella scelta del partner ideale si terrà conto, in ordine di importanza, della chiesa di appartenenza, della condizione sociale e dell’eventuale casta di provenienza. I cristiani in Tamil Nadu sono un gruppo relativamente limitato, quindi, questi criteri sono già sufficienti a restringere il campo delle possibilità e a creare le condizioni per la continuazione delle varie comunità. Il senso di appartenenza è molto forte, tanto che le persone cristiane tendono a portare segni evidenti della loro identità. Innanzitutto il nome, che non è più l’epiteto o l’appellativo di qualche dio indù, bensì è preso in ricordo di qualche personaggio biblico o qualche santo.183 In secondo luogo, i simboli sono talvolta ostentati, in particolare la croce appesa al collo. Infine, gli abiti: gli uomini usano quasi sempre pantaloni e camicia, nel tentativo di imitare i modelli dell’Occidente cristiano. Le donne, invece, sono fedeli al sari tradizionale.
In linea di massima, però, i cristiani sono propensi ad accettare anche matrimoni con persone provenienti dall’Induismo, purché queste persone abbiano intenzione di convertirsi alla nuova religione e rispettino gli altri due criteri per la selezione. Sempre sulle pagine matrimoniali dei quotidiani è possibile osservare la dicitura “christian born again” seguita in alcuni casi dalla ex-casta indù. Si tratta di conversioni recenti o ad hoc, per trovare marito o moglie.
Nel caso dei matrimoni combinati il processo di selezione ha una durata simile a quello indù. La differenza è che l’usanza di promettere uno dei propri bambini in sposo o sposa a un’altra famiglia è praticamente assente fra le comunità cristiane dell’area Viluppuram e a Nilakottai. Oltre al matchmaker, anche il sacerdote può avere un ruolo
nella selezione del partner e, in ogni caso, la sua benedizione sulla futura unione è richiesta e benvenuta.
I primi incontri fra le due famiglie sono generalmente piuttosto informali e avvengono per mezzo del sacerdote, del matchmaker o di un amico di famiglia.
L’obiettivo è capire quali sono le caratteristiche dell’altra persona e dell’altra famiglia e servono a concordare la dote e le spese delle nozze. Normalmente, a differenza dei
183 Nelle chiese protestnati è molto diffuso il nome Jesuraj.
matrimoni indù, già durante i primi incontri i due sposi potenziali si conoscono e hanno la possibilità di esprimere la loro opinione rispetto al futuro coniuge.
La preferenza per i legami ipergamici è ben presente anche presso i cristiani.
Tuttavia, spesso vi è una maggiore attenzione alla condizione sociale più che alla casta di provenienza. Le famiglie con ragazze in età da matrimonio sono particolarmente interessate a trovare mariti con una posizione sociale ed economica almeno di pari livello o più elevata. L’ipogamia è meno presente, ma anche le famiglie con giovani in età da matrimonio sono interessate a trovare mogli con lo stesso livello di istruzione e una posizione economica e sociale di pari livello o poco inferiore.
Una volta raggiunto l’accordo e conclusi gli incontri informali si fissano i due eventi principali: il fidanzamento e le nozze.
Anticamente il fidanzamento (betrothal) veniva celebrato il giorno precedente le nozze, ma oggi questa pratica è di fatto scomparsa. La famiglia della sposa si fa carico di organizzare la cerimonia: vengono invitati parenti, amici, anziani della propria religione e il sacerdote. Le due famiglie si scambiano alcuni doni simbolici o in natura, generalmente di piccola entità. Il futuro sposo si presenta con l’anello di fidanzamento e un sari nuovo, che sarà indossato dalla ragazza per il momento rituale. Questo comincia con una breve preghiera di ringraziamento, una benedizione agli anelli di fidanzamento e infine una promessa reciproca. Il padre della sposa prende la parola per annunciare la data del matrimonio, presentare la dote di sua figlia ed esprimere la sua gratitudine a Dio per il prossimo lieto evento.
Come nel matrimonio indù, il fidanzamento è ritenuto una promessa indissolubile e una rottura sarebbe considerata molto sconveniente. Durante le settimane che precedono la cerimonia vera e propria vengono affissi sul tazebao della chiesa due manifesti che annunciano le nozze. Anche il prete, durante la messa domenicale, ricorda ai fedeli che due persone della comunità stanno per sposarsi.
In alcuni casi, soprattutto nella Church of South India, tre giorni prima del matrimonio si svolge una cerimonia a casa della sposa. I parenti e gli amici del futuro marito le fanno visita portandole in dono regali simbolici e una lampada, segno di buon auspicio per il futuro. Pochi giorni prima del matrimonio entrambi si recano dal prete del proprio villaggio per confessarsi.
In passato anche il matrimonio cristiano poteva durare fino a tre giorni, ma oggi la maggior parte delle celebrazioni sono concentrate dal mattino alla sera. La tradizione vuole che i futuri coniugi non si vedano fino al momento dell’entrata in chiesa.
Il mattino presto entrambi fanno un bagno di buon auspicio, uso mutuato dall’Induismo. La scelta dell’abbigliamento costituisce una sorta di rituale sia per la donna che per l’uomo.
Il vestito tradizionale della sposa è un sari di seta multicolore con i bordi d’oro e una camicetta a coprire il seno. Una corona di gelsomini agghindata fra i capelli, diversi braccialetti in numero pari sulle due braccia, un velo bianco trasparente sul capo e un bouquet di fiori profumati completano l’abbigliamento.
Lo sposo predilige generalmente capi più moderni, secondo uno stile più simile a quello occidentale: pantaloni di cotone tinta unita neri o blu, camicia di seta color panna e un po’ di olio di cocco per fissare la capigliatura. Nelle famiglie più ricche si usa indossare anche una giacca e una cravatta o un papillon.
Quando i due sposi sono pronti per partire vengono accompagnati in processione fino alla chiesa dove si svolgerà la celebrazione. Lì si trovano riuniti in preghiera sin dal mattino presto alcuni amici e parenti degli sposi. Nelle famiglie più agiate lo sposo viene trasportato in chiesa a dorso di elefante e la sposa su un baldacchino con un rosario in mano, entrambi preceduti da una banda di suonatori di tamburi e nadaswaram.
All’entrata in chiesa la sposa è accompagnata dal padre, dallo zio materno e da una testimone, mentre lo sposo è accompagnato dagli zii e da un testimone. La messa è composta di sei momenti principali: la benedizione iniziale, la lettura del Vangelo e la predica da parte del prete, la richiesta del mutuo consenso degli sposi, la reciproca promessa di matrimonio e lo scambio degli anelli, il rito del tali (una croce d’oro annodata dallo sposo alla consorte), l’eucarestia.
A conclusione della celebrazione vi sono diverse varianti a seconda delle
A conclusione della celebrazione vi sono diverse varianti a seconda delle