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Marriage is made in heaven Proverbio indiano

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I I M MA AT TR RI I MO M ON NI I T TR RA AD D IZ I ZI IO ON NA A LI L I N NE EL L S S UD U D DE D EL LL L’ ’I I ND N DI I A A

Marriage is made in heaven Proverbio indiano

Se il capitolo precedente è stato concepito come una fotografia del paesaggio, nel quale venivano oscurate proprio le coppie per focalizzare il contesto, questo capitolo è una sorta di flash-back. Lasciamo per un attimo la fotografia dei matrimoni comunitari e curiosiamo nell’album di famiglia. Facciamo un salto indietro, non necessariamente dal punto di vista temporale, ma piuttosto dal punto di vista culturale: costruiamo un termine di paragone.

I matrimoni comunitari sono un’esperienza relativamente recente: affondano le loro radici nella tradizione indiana, ma si sono sviluppati nella forma attuale solo nella seconda metà del secolo scorso. I matrimoni comunitari organizzati dall’ASSEFA, poi, si distinguono rispetto a quelli organizzati da altri enti o individui. Non si può dire che essi attingano a una tradizione specifica, poiché i primi esperimenti di quest’associazione risalgono alla metà degli anni ’90.

Il termine di paragone, quindi, sarà costituito dai matrimoni tradizionali. Infatti, la maggior parte delle 340 “coppie comunitarie” era già pronte a sposarsi ed ha semplicemente approfittato dell’occasione offerta loro dall’ASSEFA. Questo significa che i vari coniugi hanno vissuto in prima persona il passaggio da matrimonio tradizionale a matrimonio comunitario.

Ora è giusto chiarire che l’espressione “matrimonio tradizionale” costituisce una formula estremamente ambigua e non priva di possibili fraintendimenti. Infatti, se è vero che il matrimonio è un’istituzione diffusa in tutto il mondo, è altrettanto vero che

“il problema di una soddisfacente definizione di matrimonio ha interessato gli antropologi per decenni … Col tempo è diventato chiaro che la coabitazione, il riconoscimento attraverso il rituale, la definizione dei diritti sessuali o la divisione dei ruoli domestici non sono mai stati dei criteri sufficientemente esaustivi per tutte le

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unioni che gli antropologi chiamano intuitivamente matrimoni.”112 (Gough, 1993: p.

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Restringendo il nostro campo di analisi al sud dell’India,113 bisogna comunque sottolineare che quest’area del sub-continente è “una società multiculturale e la parentela è un’area nella quale questo è più che palese” (Uberoi, 1993: p. 33).114

Per uscire da questa ambiguità è necessario operare alcune distinzioni.

L’interesse di questo lavoro per i matrimoni si concentra su due aspetti principali. Il primo è il matrimonio quale rituale performativo, “costituito da sequenza di parole e atti, strutturati e ordinati e spesso espressi con molteplici mezzi.” (Tambiah, 1985: p.

130) L’obiettivo è capire quali siano gli elementi caratteristici della celebrazione, per poi poterli confrontare con gli elementi che compaiono nei matrimoni comunitari. In secondo luogo, si prenderà in considerazione il matrimonio come processo sociale, per capire quali sono le fasi, gli attori e i beni che entrano in gioco e, ancora una volta, per cogliere le differenze rispetto ai matrimoni comunitari.

Detto ciò, il matrimonio tradizionale nel sud dell’India è estremamente diverso a seconda della religione, della casta, dell’area geografica e della condizione economica della coppia e delle rispettive famiglie. Visto che l’obiettivo è costruire un termine di paragone, si presterà un’attenzione particolare alle pratiche e ai legami di parentela seguiti, normalmente, dalle famiglie che hanno partecipato ai matrimoni comunitari.

Infine, si proverà a capire quali sono le conseguenze del matrimonio per la società e, in particolare, per i villaggi delle aree rurali.

Le tradizioni sono molteplici e ogni gruppo sociale ne ha una propria, ma vi sono alcune caratteristiche, trasversali ai vari tipi di matrimonio. Esso rappresenta una delle istituzioni più importanti della vita sociale di un popolo ovunque nel mondo, ma in India “ogni individuo è considerato incompleto e dannato se non si sposa.”115 (Prakasa, 1982: p. 14) Nel prosieguo del capitolo vi sarà modo di affrontare nuovamente l’importanza socio-culturale del matrimonio, ma è necessario tenere in considerazione

112 “the problem of a satisfactory definition of marriage has vexed anthropologists for decades … Over time it became clear that cohabitation, ritual recognition, definition of sexual rights or stipulation of domestic services each had too limited a distribution to serve as a criterion for all the unions anthropologists intuitively felt compelled call marriage.”

113 Il sud dell’India o India dravidica comprende i quattro stati meridionali della penisola: Karnataka, Andhra Pradesh, Kerala e Tamil Nadu.

114 “a plural or multi-cultural society, and a highly stratified one besides, but the domain of kinship is an area in which this is patently evident.”

115 “one is incomplete and considered unholy if they do not marry.”

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la centralità di questo fatto. Molto spesso si tratta dell’evento in funzione del quale molte famiglie organizzano la vita dei loro figli e la propria.

Il matrimonio è quasi sempre monogamico. Sebbene l’Islam ammetta la possibilità di unioni poliginiche116 e l’Induismo non vieti né queste né quelle poliandriche,117 tali pratiche non fanno parte della tradizione dell’area Viluppuram, né di quella di Nilakottai.

“Solitamente i matrimoni sono combinati” (Uberoi, 1993: p. 48)118 e ancora oggi il 95% delle unioni coniugali nell’India del sud rientra in questa tipologia. Tale pratica, iniziata nel quarto secolo avanti Cristo, fu “un modo per unire le famiglie di casta più elevata e preservare l’endogamia. In seguito, il sistema si diffuse anche all’interno delle caste più basse, dove venne usato con il medesimo scopo. Oggi il matrimonio è considerato come un’alleanza tra due famiglie piuttosto che un’unione tra due individui.”119 (Prakasa, 1982: p. 15) Sebbene la letteratura e la diffusione del cinema contribuiscano a creare intorno al matrimonio una serie di sogni romantici, “nessuno si aspetta realmente che un adolescente si innamori e che una relazione amorosa porti, attraverso il corteggiamento, al matrimonio, nonostante le celebrazioni di storie sentimentali trasmesse dai media. Infatti, le storie sentimentali hanno solamente una dubbia legittimità, mentre il matrimonio, chiaramente, ha ben altre funzioni.”120 (Uberoi, 1993: p. 2)

In passato il sistema delle nozze combinate era molto più rigido. Spesso i matrimoni venivano decisi (e anche celebrati) durante l’età infantile o puberale dei due sposi. Questo non permetteva loro di avere alcuna voce in capitolo sulla scelta del futuro coniuge. Oggi, sebbene nelle aree rurali i matrimoni, soprattutto per quello che riguarda le donne, si celebrino ancora in età tardo-adolescenziale, in genere i figli hanno la possibilità di esprimere la loro opinione rispetto alla decisione dei genitori. È probabile che non osino contraddire la scelta della famiglia, anche se non la

116 Per unione poliginica si intende la relazione matrimoniale di un uomo con due o più donne. Il Corano ammette la poliginia nella Sura 4,3: “Sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due, tre o quattro.”

117 Per unione poliandrica si intende la relazione matrimoniale di una donna con più uomini. In realtà, dal punto di vista legale la poligamia per gli indù è illecita. Infatti è stata vietata dall’Hindu Marriage Act del 1955. Ma nella consuetudine sono stati riscontrati diversi casi di unioni poliandriche e poliginiche (Gough, 1961).

118 “Marriages are customarily arranged.”

119 “a way of uniting and maintaining upper caste families. Eventually, the system spread to the lower caste where it also was used for the same purpose. Today marriage is treated as an alliance between two families rather than a union between two individuals.”

120 “nobody really expects that adolescent crushes and affaire of the heart will lead through courtship to marriage, despite the celebration of romance in the popular media. In fact, romance has only dubious legitimacy, and marriage, quite clearly, some other function.”

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condividono, ma è vero che i margini d’azione sono molto più ampi rispetto al passato.

Anche nei dialoghi informali con le persone dei progetti ASSEFA e nelle interviste con le coppie emergeva la formula dei “love and arranged marriages”, ovvero dei matrimoni d’amore che trovano il consenso dei genitori o, viceversa, matrimoni combinati che diventano d’amore.

Ad ogni modo, proprio perché il matrimonio costituisce una sorta di alleanza tra due famiglie, “i partner sono scelti all’interno della casta o della sottocasta (endogamia), escludendo alcune categorie di parenti molto stretti” ed “entrambe le strategie di estensione e di intensificazione dei legami familiari si manifestano attraverso alleanze matrimoniali.”121 (Uberoi, 1993: p. 48) La percentuale di matrimoni intercasta non supera il 5% del totale, mentre la percentuale di quelli interreligiosi è ancora più bassa.

L’endogamia “aiuta a mantenere l’ordine sociale in maniera soddisfacente; permette ai genitori di controllare i figli; accresce le possibilità di preservare e continuare la stirpe ancestrale; è un’opportunità di rafforzare i legami di parentela; permette il consolidamento e l’estensione delle proprietà familiari.”122 (Prakasa, 1982: p. 17)

In Tamil Nadu la quasi totalità dei gruppi sociali “segue le regole della discendenza paterna.”123 (Gough, 1993a: p. 146) Questa norma viaggia in parallelo con quella della residenza patrilocale. Come tipico delle società agrarie, quale resta in gran parte quella del Tamil Nadu rurale, “un uomo, i fratelli e i figli con le rispettive mogli vivono e lavorano tutti insieme.” (Lavenda e Schultz, 1987: p. 252) Questo significa che la sposa deve trasferirsi presso la casa del marito, una volta celebrate le nozze.

Infine, sebbene le fasi del matrimonio siano direttamente correlate con le tradizioni specifiche delle varie caste, vi sono alcuni passaggi che sono comuni a tutte le religioni. Vi è sempre un primo momento che coincide con la ricerca e la scelta del futuro sposo o sposa. Questa fase può durare qualche anno, alcuni mesi o pochi giorni, a seconda delle ambizioni della famiglia. Una seconda fase riguarda la discussione e la definizione del prezzo dello sposo o dote. Poi vi è il fidanzamento, che in linea di massima avviene alcune settimane prima. Infine vi sono le nozze vere e proprie.

121 “partners are chosen from within the caste or subcaste group (endogamy), excluding certain categories of very close kin” “strategies both of the extension and of intensification of kin ties are manifested through marriage alliances.”

122 “helps maintain the social satisfaction system in the society; gives parents control, over family members; enhances the chances to preserve and continue the ancestral lineage; provides an opportunity to strengthen the kinship group; allows the consolidation and extension of family property.”

123 “follow the rule of patrilineal descent.”

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In realtà, durante le interviste con le coppie che hanno partecipato ai matrimoni comunitari ho avuto l’impressione che un ruolo determinante, nella celebrazione dell’eventuale matrimonio tradizionale, lo avrebbe svolto la disponibilità economica della famiglia. Infatti, nella maggior parte dei casi, le famiglie, senza l’intervento dell’ASSEFA, si sarebbero dovute indebitare per alcuni anni, al fine di permettere le nozze del proprio figlio o figlia. Anche se non sempre reso esplicito, mi è sembrato chiaro che le ristrettezze economiche avrebbero limitato anche la fase rituale.

A conclusione del capitolo dedicheremo un paragrafo alla condizione della donna e al sistema della dote. Questi due elementi giocano un ruolo determinante tanto nel matrimonio tradizionale, quanto nella decisione dell’ASSEFA di intervenire.

2.1 IL MATRIMONIO INDÙ: FASI, ATTORI, BENI

Già nei primi anni dell’800 un presidente della corte d’appello inglese, in servizio a Chennai, sosteneva che “non c’è popolo che dia più importanza al matrimonio degli indù.”124 (Strange, 1825: p. 35)

Il matrimonio è strettamente legato alla pratica religiosa. Esso fa parte dei samskara, “una parola di assai difficile traduzione, che veicola un significato in parte

simile a quello del nostro sacramento.” (Della Casa et al, 2002: p. 183) I samskara nell’Induismo sono sedici, ma “il matrimonio – che aveva anche la funzione di rito d’iniziazione per le donne – venne considerato sin dalle origini vediche il più importante fra tutti i samskara, in quanto forniva una risposta a due esigenze primarie degli indo-ari: quella di abilitare l’uomo all’esecuzione dei riti prescritti, garantendo così la continuità dell’ordine morale e sociale, e quella di procurargli una discendenza capace di assicurargli un posto fra gli antenati.” E oggi il matrimonio “viene celebrato ancora in modo tradizionale, secondo il rito antico.” (Della Casa et al, 2002: p. 191)

Le leggi di Manu125 prevedono otto forme diverse di unione coniugale. In ordine di importanza rituale esse sono le seguenti. Brahma, dove la ragazza, con abiti e

124by no people is greater importance attached to marriage, than by the Hindoos.”

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ornamenti regali viene data dal padre a un uomo che conosce i testi sacri e di buona condotta morale. Daiva, dove la ragazza, con abiti e ornamenti regali viene data dal padre a un sacerdote, che sta celebrando un sacrificio. Arsa, dove la ragazza viene data dal padre allo sposo in cambio di una coppia di mucche. Prajapatya, dove la ragazza viene data dal padre al futuro marito, ma viene chiesto ad entrambi gli sposi di rispettare i loro diritti e doveri reciproci. Asura, dove lo sposo compra la sposa dal padre, pagando una somma in denaro. Gandharva, ovvero il matrimonio d’amore, secondo la libera scelta dei due sposi e l’unione passionale. Rakshasa, dove la ragazza diventa il bottino di guerra dopo una battaglia. Paisacha, ovvero il rapimento fraudolento di una ragazza e lo stupro.

Oggi Paisacha, Rakshasa, Daiva e Arsa sono considerati illegali o sono caduti in disuso. Gandharva è il matrimonio d’amore. Brama, Prajapatya e Asura, mutatis mutandis, sono le tre forme più usate di sposalizio.

La pratica del matrimonio indù si è oggi molto differenziata, ma le caratteristiche elencate nell’introduzione al capitolo (monogamia, accordo familiare, endogamia, discendenza patrilineare, residenza patrilocale e dote) sono tutte presenti nelle aree considerate.

Il calendario tamil prevede due momenti principali per lo svolgimento dei matrimoni. Il primo è il mese di thai, che cade fra metà gennaio e metà febbraio. E’ il periodo che segue la stagione monsonica e il raccolto, quindi il mese nel quale vi è maggiore disponibilità di denaro e le nozze prevedono sempre una grande festa e un grande dispendio economico. Il secondo mese particolarmente propizio è quello di cittrai, fra metà aprile e metà maggio. Esso cade subito dopo il capodanno tamil, nella

stagione più calda, quella in cui il sole batte più forte ed è più difficile lavorare. Durante questo periodo cade anche il giorno di Akshaya Tritiya, il terzo dopo la luna nuova (nel 2006 era il 30 aprile, nel 2007 il 20 aprile). Esso è considerato da molti il giorno più propizio di tutto l’anno.

I mesi di aadi (metà luglio – metà agosto), purattasi (metà settembre – metà ottobre) e margali (metà dicembre – metà gennaio) sono considerati infausti non solo per celebrare le nozze, ma anche per organizzarle. Gli altri mesi dell’anno sono neutrali.

Anche i giorni contengono ore fortunate e sfortunate o di cattivo auspicio, indicate dagli

125 Le leggi di Manu (o Manusmriti) sono il più importante codice civile e morale dell’Induismo. Sono state scritte dal veggente Manu, figlio del Sole, nel primo secolo avanti Cristo.

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almanacchi e dai calendari astrologici. Generalmente il martedì è considerato sempre infausto. La celebrazione di tutti riti legati al matrimonio deve sempre tenere conto di queste limitazioni.

L’età dei due sposi è un altro elemento che ricopre una certa importanza. In passato il matrimonio era celebrato sempre prima dell’età adulta. Oggi questa tradizione è in parte mutata e il Child marriage restraint act (1978) prevede che l’età legale per il matrimonio di una ragazza sia diciotto anni e per quello di un ragazzo ventuno.

Nonostante il legislatore abbia provato ad opporsi a una pratica che anche Gandhi biasimava pubblicamente,126 vi è uno scarto notevole fra la lettera della legge e la sua applicazione. Soprattutto nelle aree rurali, la maggior parte delle persone si sposa ben prima o poco dopo l’età prevista dal codice civile, ovvero verso i quindici / sedici anni per le donne e verso i diciannove / venti per gli uomini. I matrimoni infantili, invece, sono una pratica ormai scomparsa in Tamil Nadu.127 Sebbene non esista un’età limite per il matrimonio è opinione diffusa che le nozze debbano essere celebrate non oltre i ventidue / ventitré anni per le donne e i venticinque / ventisei per gli uomini. Questa convenzione è molto più rigida verso le giovani ragazze.

Un’altra tradizione che vale per entrambi i sessi, ma è una conditio sine qua non per le ragazze, è la verginità prima del matrimonio. “Non sorprende che la cultura indù, nella quale i concetti di purezza e impurità hanno un ruolo così importante, richieda la verginità della sposa. Il concetto di verginità ha una componente morale e una magica.”128 (Eichinger Ferro-Luzzi, 1983: p. 31)

Dopo questa rassegna generale sui significati e le tradizioni comuni al matrimonio indù si può entrare nello specifico dei matrimoni tradizionali nell’area Viluppuram e a Nilakottai.

2.1.1 Il matrimonio come processo sociale

È importante ricordare ancora una volta che gli elementi tradizionali legati all’istituzione del matrimonio indù sono variegati anche nell’area Viluppuram e a

126 “Non esiste, secondo me, alcuna ragione morale che giustifichi delle nozze così assurdamente premature.” (Gandhi, 1986: p. 20)

127 Queste pratiche sono invece ancora ben presenti nelle aree rurali di molti stati del nord: Rajasthan, Uttar Pradesh, Bihar, West Bengal, Orissa.

128 “It is not surprising that Hindu culture, in which the concepts of purity and pollution play such an important role, requires virginity of the bride. The ideal of virginity has a moral and magical component.”

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Nilakottai. Qui si proverà a sottolineare i tratti comuni (che sono comunque la maggior parte) e di tanto in tanto si darà conto delle differenze tra le varie caste. E’ comunque utile avvertire il lettore che nel ricostruire le varie fasi del matrimonio mi sono avvalso dell’osservazione diretta di tre celebrazioni tradizionali indù, dei racconti fatti dalle coppie, dal personale ASSEFA e da alcuni amici e, infine, delle descrizioni di alcune pubblicazioni scientifiche.129 Per quanto importanti, i testi e i racconti raccolti non saranno mai esaurienti. Quindi, questa sarà una ricostruzione parziale e, per tale motivo, passibile di critica o di revisione.

La prima fase di questo processo è la selezione dello sposo o sposa potenziale.

Generalmente, sebbene a titolo diverso, vi sono coinvolti tutti i membri della famiglia.

La responsabilità della decisione ricade sui genitori, ma hanno voce in capitolo le persone più anziane (in particolare nonni da parte di padre) e il fratello della madre.130

Naturalmente, la selezione presuppone che i genitori considerino il proprio figlio o figlia in età da matrimonio. Nell’introduzione a questo paragrafo abbiamo definito l’età ideale per le nozze, ma vi sono anche altri fattori che possono influenzare la scelta.

In primo luogo, la famiglia può ricevere dall’esterno una proposta che considera particolarmente vantaggiosa. È questo il caso di una persona con legami di parentela, affinità o amicizia che venga a conoscenza di un partner ritenuto ideale per tale famiglia. Questa persona informa quindi i genitori, che cominciano a valutare l’eventualità del matrimonio. Un’altra possibilità è l’influenza di uno dei membri della famiglia sopra citati o di un membro anziano della stessa casta. Essi possono consigliare o anche spingere i genitori a cominciare le loro ricerche per il matrimonio dei figli. Un ultimo elemento che influenza l’inizio del processo di selezione è la composizione della famiglia. In linea di massima, le figlie hanno la precedenza sui figli. Questo significa che, salvo marcate differenze d’età, i genitori proveranno a far sposare prima le femmine e poi i maschi. Il motivo principale di tale habitus è che i figli possono aiutare, tramite il loro lavoro, a pagare la dote. Se non ancora sposati, saranno più liberi di farlo.

Nei primi due casi descritti, l’età del matrimonio sarà probabilmente anticipata rispetto alla “norma”. La stessa cosa capiterà alla prima e alla secondogenita in una famiglia con prole molto numerosa. Ai figli e alle figlie dopo la terza capiterà, invece, il contrario.

129 I testi in questione sono: Dumont 1957, Goody e Tambiah 1973, Eichinger Ferro-Luzzi 1983, Ayyar 1985, Uberoi 1993, Trawick 1996, Viramma 1999, Della Casa et al 2002 e Kolenda 2003 .

130 Per vedere nello specifico il ruolo di quest’ultimo cfr. 2.1.3.

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L’elemento che condiziona maggiormente il “posticipo” dell’età del matrimonio è, però, la condizione economica. Nel caso di una famiglia molto ricca, l’età sarà posticipata poiché i figli di entrambi i sessi verranno fatti studiare fino all’età adulta.

Nel caso di una famiglia molto povera, invece, ogni matrimonio significherà un grande sacrificio dal punto di vista economico. Nel caso di figlie femmine il sacrificio sarà ancora maggiore, in virtù della tradizione di fornire loro la dote. Le famiglie povere sono generalmente anche quelle più numerose,131 quindi il rischio di superare l’età limite, almeno per qualcuno dei figli, è piuttosto alto. È in questi casi che le opportunità dall’esterno sono benvenute da parte delle famiglie.

Il periodo di selezione può durare diversi mesi, poche settimane, oppure essersi già concluso durante i primi anni di vita della persona. Quest’ultima circostanza si verifica quando i genitori si accordano con un’altra famiglia e stipulano una sorta di accordo per il futuro. Questo patto è generalmente sancito sulla parola, di fronte a qualche membro anziano della casta di appartenenza. Nella maggior parte dei casi, però, il padre e la madre non ritengono di avere le capacità per selezionare un buon partner. Si rivolgono, dunque, a una o più persone, che svolgono questo ruolo per conto loro. Sono i cosiddetti matchmakers, chiamati anche nayan.132

“Il matchmaker è solitamente un amico di famiglia o un lontano parente che ha il ruolo di intermediario neutrale tra due famiglie che provano a combinare un matrimonio. Alcune famiglie con figli in età da matrimonio preferiscono non formulare direttamente una proposta di matrimonio nei confronti di partner potenziali per timore di eventuali incomprensioni e conseguenti litigi e mancanze di rispetto reciproci.”133 (Imtiaz, 1976: p. 68)

I matchmakers possono svolgere due funzioni: “cercare partner potenziali e negoziare tra due famiglie. I genitori in genere si aspettano che il nayan svolga entrambi

131 Secondo il Census of Tamil Nadu 2001 il 70% delle famiglie numerose vive con uno stipendio medio a persona inferiore alle 50 rupie al giorno (poco meno di un euro). Per famiglie numerose si intendono quelle che hanno più di dieci componenti all’interno della stessa casa. La famiglia nelle aree rurali dell’India meridionale non è la famiglia nucleare occidentale, bensì “the predominant form of family organization is the patrilineal and patrilocal joint family” ovvero “the males are born and live all their lives in the house of their paternal kin, while their wives are brought in from other families and the girls born in the family are given away as brides into other families (Karve, 1993: p. 67).

132 Questi termini potrebbero tradursi in italiano con le parole “sensale” o “mezzano”. Tuttavia credo renda meglio l’idea il termine inglese di matchmaker ed è per questo motivo che viene usato qui e nel prosieguo del testo.

133 “The matchmaker is normally a family friend or distant relative who serves as a neutral go-between when families are trying to arrange a marriage. Some families with marriageable age children may prefer not to approach possible matches with a marriage proposal because communication between families could break down, and could result in accidental disrespect between the two families.”

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i ruoli e, per questo motivo, lo inviano presso la loro comunità di appartenenza col compito di trovare possibilità di matrimonio. Il matchmaker prende in considerazione il background familiare, la posizione economica, il carattere delle due persone considerate, la reputazione della famiglia, il valore della dote, le conseguenze dell’alleanza sulla proprietà, e altre questioni di famiglia.”134 (Prakasa, 1982: p. 15)

Se una volta il ruolo di matchmaker era sempre svolto da persone particolarmente abili e conosciute all’interno del villaggio o di una stessa area, oggi si sta pian piano istituzionalizzando. Sono sempre più frequenti le agenzie matrimoniali, anche di piccola entità, gli annunci sui giornali, su internet e sulle televisioni locali.

Ogni quotidiano ha un inserto settimanale dedicato all’argomento. Nella maggior parte dei casi gli inserzionisti tengono a precisare innanzitutto il nome della loro casta di appartenenza. Sono, invece, piuttosto rari i cosiddetti “caste no bar”, ovvero “la casta non ha importanza”. Tuttavia, nelle aree rurali la diffusione di questi strumenti, quali mezzi per combinare un matrimonio, è ancora relativamente limitata. Generalmente, essi sono a uso e consumo delle famiglie più ricche o con un più alto grado di istruzione: le due caratteristiche spesso coincidono e si ritrovano nelle aree urbane.

È ancora una volta la differenza di classe (e in buona parte di casta) a giocare un ruolo cruciale nel processo di selezione. Le famiglie con buona disponibilità finanziaria, infatti, possono permettersi una maggiore selezione; scelgono, in genere, tra più partner potenziali e, tenuto conto degli eventuali limiti geografici, possono far loro visita o accoglierli per un primo momento di conoscenza. Le famiglie meno abbienti, invece, saranno portate a cogliere le occasioni più velocemente.

A scanso di equivoci, è giusto ricordare che questa è una tendenza generale, ma la durata della selezione dipende non solo dalle condizioni economiche, ma anche dalle ambizioni della famiglia. Queste sono dovute a motivi personali o culturali. La famiglia di una casta alta o medio-alta sarà, in generale, piuttosto ambiziosa, anche se non versa in rosee condizioni finanziarie. Nella scelta del partner giocano gli elementi citati da Prakasa, il giudizio della famiglia o della casta e l’oroscopo. Quest’ultimo fattore riveste un ruolo del tutto particolare. I genitori, infatti, consultano un astrologo per sapere se gli influssi delle stelle e dei pianeti su uno dei due futuri coniugi siano compatibili con quelli sull’altro. “Gli studiosi degli usi e costumi indiani di solito

134 “marriage scouts, who set out to find possible matches, and negotiators, people who negotiate between families. As a scout and negotiator, a family sends the nayan into the community to seek possible matches. The matchmaker considers family background, economic position, general character, family reputation, the value of the dowry, the effect of alliance on the property, and other family matters.”

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sottolineano il fatto che, se le famiglie sono d’accordo, gli oroscopi tendono a essere concordi. L’eventuale incongruenza tra gli oroscopi di due sposi potenziali scoperta da un astrologo può essere rimediata consultandone un altro”. Quindi, “l’oroscopo non svolge il ruolo più importante nella combinazione del matrimonio, tuttavia non ha perso totalmente la sua funzione. Soprattutto quando non c’è una forte motivazione nel contrarre un’alleanza con una particolare famiglia piuttosto che un'altra, l’accordo o il disaccordo degli oroscopi della coppia può essere interpretato come il verdetto degli dei nella decisione di approfondire o lasciar cadere il potenziale progetto di matrimonio.”135 (Eichinger Ferro-Luzzi, 1983: pp. 20-21)

Una volta “trovata una prima intesa di massima, il matchmaker informa il proprio cliente e lo mette in contatto con il partner potenziale. La comunicazione è facilitata dal nayan fino a quando non si trova un accordo più o meno definitivo”. Poi,

“ha luogo un vero e proprio incontro tra le due famiglie, per mettere a punto l’accordo matrimoniale e permettere ai due candidati di conoscersi.”136 (Prakasa, 1982: p. 22)

Da questo momento in avanti entrano in gioco direttamente le due famiglie, che cominciano a instaurare un contatto diretto. Le fasi che caratterizzano questi rapporti possono essere così riassunte: due o tre visite reciproche a casa di lui e a casa di lei, fidanzamento, cerimonia di protezione dal malocchio e, infine, matrimonio vero e proprio.

È molto difficile sintetizzare quello che avviene durante i quattro o cinque incontri prima del matrimonio. Infatti, ogni casta ha un suo rituale da rispettare.

Le visite reciproche e il fidanzamento, però, anche se strutturate in maniera diversa, sono una tradizione presso tutte le caste. Solo la cerimonia di protezione dal malocchio è un’esclusiva dei Parayar, ma poiché questa casta è piuttosto presente all’interno dell’area Viluppuram, ne daremo conto ugualmente.137

135 “Students of indian social customs usually stress the fact that, if the families agree, the horoscopes tend to be made to agree. The disagreement between the couple’s horoscopes discovered by one astrologer may be remedied by consulting another” “the horoscope does not play the most important role in arranging a marriage, but it also has not lost its say. Especially when there is no strong motivation to enter into an alliance with one particular family rather then another, may the agreement or disagreement of the couple’s horoscopes be taken as the verdict of the gods deciding whether to pursue or drop the matter.”

136 “match is found, the matchmaker notifies his or her clients and arranges communication through him or her. Communication is facilitated through the nayan until some type of agreement is met”. Poi, “an actual meeting between the families takes place, to finalize the marriage agreement, while also allowing the couple to see each other.”

137 Per una comprensione della divisione in caste nell’area Viluppuram cfr. 1.2.3

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Le visite reciproche tra le due famiglie dei futuri sposi avvengono durante o dopo la fase di selezione. A queste visite partecipano i genitori, gli anziani della famiglia (generalmente i nonni) e il fratello della madre. In alcuni casi è invitato a partecipare un sacerdote.138 Invece, non sempre partecipano i due coniugi potenziali. Gli incontri si svolgono la prima volta a casa di lei e la seconda a casa di lui. Il terzo meeting è opzionale e, se avviene, si svolge a casa di lui.

Questi momenti sono particolarmente importanti poiché servono a stipulare l’alleanza tra le due famiglie: si stabilisce il prezzo della dote, i termini del pagamento e i doveri reciproci per l’organizzazione del matrimonio. Durante questi incontri le famiglie hanno modo di conoscersi, mentre i figli, anche se presenti, rimangono in disparte.

Ogni visita è preceduta da una serie di atti rituali: il lavaggio delle mani, la preghiera davanti al tridente, simbolo di Shiva, e, infine, uno scambio reciproco di doni.

Questi variano di entità a seconda della disponibilità economica della famiglia. Ad ogni modo, in questa prima fase si tratta di “regali in natura (cibo, abiti, ecc.) a cui dà inizio la famiglia dello sposo e che vengono solitamente contraccambiati moltiplicati dalla famiglia della sposa.” (Goody e Tambiah, 1973: p. 155) Tutti i beni durevoli scambiati in questa fase sono reversibili. Nel caso in cui il matrimonio salti, entrambe le famiglie sono tenute a restituirli.

Nell’ultima di queste visite reciproche le famiglie si fanno una promessa di matrimonio, che impegnerà entrambe a rispettare gli accordi presi.

Il fidanzamento è sicuramente la cerimonia pre-matrimoniale più importante e si svolge poche settimane o pochi giorni prima del matrimonio. Esso ha luogo a casa della sposa, alla presenza delle due famiglie al completo. Sono invitati anche tutti gli anziani e i notabili del villaggio, gli amici e gli altri membri della stessa casta. Se le due famiglie non si conoscevano già in precedenza, è a questo punto che entrano in contatto per la prima volta i futuri sposi.

Viene eretto un piccolo pandal139 davanti alla casa e al centro vengono messi immagini o simboli degli antenati e degli dei a cui sono devote le due famiglie. Sotto queste icone si collocano la coppia, il sacerdote officiante e i genitori, mentre intorno si

138 I sacerdoti in Tamil Nadu prendono il nome di Iyer. Normalmente questo termine si riferisce a membri della casta dei Bramini. Tuttavia, come detto in precedenza (cfr. 1.2.2), spesso ogni casta ha al suo interno una sua sub-casta sacerdotale. Gli Adi Dravida, per esempio, hanno i Pandaram, sacerdoti seguaci di Shiva e i Valluvar, sacerdoti seguaci di Vishnù. Questi sacerdoti si fanno chiamare Iyer, pur non essendo Bramini. I sacerdoti delle altre caste che non sono né Dalit, né Bramini si chiamano Pusari.

139 Tendone di fronde di palma costruito su una struttura di bambù.

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sistemano gli invitati. Entrambe le famiglie dispongono i loro regali e le loro offerte su alcune foglie di banano. La qualità dei doni è la stessa delle visite precedenti, mentre la quantità è nettamente maggiore. In quest’occasione lo sposo o la famiglia dello sposo possono fare un dono in denaro o in gioielli alla sposa (paricam). “Questo tributo può essere considerato come prezzo della sposa che viene restituito sotto forma di dote.”

(Goody e Tambiah, 1973: p. 155)

La cerimonia, sempre guidata dal sacerdote, continua con la benedizione dei genitori ai figli, tramite la recitazione di una serie di litanie sacre (mantra) e lo scambio di alcuni simboli di buon auspicio. Segue la promessa reciproca dei futuri sposi e l’accensione di una lampada, emblema di luce nella futura vita coniugale. Il tutto termina con alcuni sacrifici agli dei e un pranzo offerto dalla famiglia ospitante: non vi sono regole particolari, ma generalmente si tratta di un pranzo vegetariano con le principali specialità culinarie tamil.140

L’ultimo atto prima del matrimonio è il nalungu, una cerimonia di scongiuro contro il malocchio, che si svolge di norma il giorno prima dell’inizio delle celebrazioni. Si tratta di un rito che coinvolge direttamente i futuri sposi, alla presenza di tutti gli invitati per il matrimonio. Essi si cospargono a vicenda la fronte, le mani e il corpo di olio di canfora, pasta di sandalo e curcuma. Dopodiché, prendono separatamente un bagno purificatore e a quel punto sono pronti per il giorno successivo:

le nozze.

2.1.2 La celebrazione

“Il matrimonio non è oggi in India una singola cerimonia, bensì un complesso insieme di atti rituali che può svolgersi in più giorni” (Della Casa et al, 2002: p. 193).

Nel nord dell’India le nozze delle famiglie più agiate possono durare fino a un massimo

140 I piatti tipici del Tamil Nadu sono: tra gli antipasti vadai (una polpetta fritta di lenticchie, patate e cipolle) e appalam (sfoglia di farina di lenticchie aromatizzata); tra i piatti principali il mattino e la sera idli (galletta di riso e lenticchie cotta al vapore), dosai (pasta fine di riso e lenticchie cotta alla piastra), uthappam (pasta spessa di riso e lenticchie cotta alla piastra), idyappam (vermicelli di riso dolci), pongal (riso bollito nel latte, grasso animale, lenticchie e spezie) e uppuma (semola di grano saltata e fritta con spezie e cipolle); a pranzo il riso accompagnato da sambar (salsa densa a base di lenticchie gialle e verdure miste), rassam (salsa liquida a base di acqua, pomodoro, pepe e tamarindo) e tayir (yogurth intero molto acido e denso) oppure il biryani (riso con verdure e molte spezie); i pani non lievitati sono il chapati, il naan e la parotha; le salsine di accompagnamento sono i chutney al gusto di cocco, pomodoro o verdure miste; i dolci, il ledu (farina di ceci, uva passa, semi di anacardi e cardamomo) e il payasam (dessert fatto di latte, lenticchie verdi, vermicelli e tapioca, cardamomo, semi di anacardi e uva passa).

Tutti i piatti sono conditi da numerose spezie e dal peperoncino.

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di sette giorni, mentre nel sud si arriva al massimo a tre. Nelle aree rurali prese in considerazione, il matrimonio non supera mai i due giorni.

Non mi è stato possibile definire con precisione il luogo in cui si svolge il matrimonio. Secondo la maggior parte degli autori consultati esso viene celebrato nel villaggio o nella casa della sposa (Markandaya 1956, Ayyar 1985, Amakatt 2000, Della Casa et al 2002, Kolenda 2003), mentre la maggior parte dei racconti e delle mie esperienze personali, nonché alcuni testi (Viramma 1997) mi hanno mostrato che le nozze si svolgono nel villaggio dello sposo: a casa sua, al tempio o in un luogo apposito (detto mandapam se al chiuso o seva arangam se all’aperto). Direi che entrambe le opzioni sono possibili e molto spesso il luogo dipende dagli accordi presi dalle due famiglie e dalle tradizioni specifiche in seno alla casta.

La celebrazione delle nozze ha inizio, nella maggior parte dei casi, il pomeriggio del giorno prima. Entrambe le famiglie effettuano una serie di offerte rituali (puja).

Questo avviene separatamente, ognuno a casa propria. Una volta ricevuta la benedizione degli dei e degli antenati ci si trasferisce nel luogo dove si celebrerà il matrimonio.

Questo trasferimento avviene in forma di una vera e propria processione. Lo sposo, adorno di ghirlande di fiori e accompagnato da parenti e amici, si reca presso la sposa.

Viene accolto o salutato dal padre della sposa, che gli offre acqua profumata e olio di canfora. Poi, in alcuni casi, tutti insieme riprendono la processione per le vie del villaggio, seguiti da un corteo e accompagnati da una banda di suonatori. In altri casi, si sistemano da subito nel luogo prescelto per il matrimonio.

I futuri marito e moglie si accomodano sotto un pandal eretto per l’occasione.

Spesso questo tendone viene addobbato con elementi naturali (rami di banano e di palma) e, sempre più frequentemente, con luminarie d’ogni sorta. Si allestisce un piccolo palco, sul quale viene posto un vassoio con una fiammella, del betel,141 alcune banane e mezza noce di cocco. Il sacerdote e i genitori fanno girare il vassoio attorno alla testa dei due sposi, recitano alcuni mantra e, infine, ripetono più volte la formula

“Questo è un giorno felice”.

Una volta terminate le offerte rituali, le due famiglie cenano separatamente, ma nello stesso luogo. Al convivio prendono parte anche gli invitati. Dopo la cena tutti si ritirano per dormire. In molti casi, ogni gruppo torna nel villaggio d’origine, se questo non è troppo distante dal luogo della cerimonia.

141 Foglie aromatiche di una pianta rampicante dell’India meridionale.

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Durante la notte le donne della famiglia ospitante disegnano dei kolam142 davanti a casa. Questi disegni servono ad abbellire il luogo e a creare un clima di festa.

Il mattino del matrimonio ci si sveglia sempre assai presto, perché la preparazione richiede molto tempo. A determinare l’ora della sveglia e l’andamento della giornata è anche il calendario astrologico. Infatti, non tutti i giorni e non tutte le ore sono propizi per uno sposalizio. Essi sono definiti con estrema precisione e vengono chiamati muhurtam.143 Il muhurtam si verifica quasi sempre al mattino, ma può cadere alle sei come alle undici, e questo condiziona la gestione dei tempi del matrimonio.

La sposa viene aiutata nella preparazione da tutte le donne della famiglia. Dopo un bagno purificatore e lavato il capo con il sikakai,144 alcune si occupano di disegnare alcune figure artistiche sulle mani e sui piedi con l’henné145 rosso. Altre le ungono e

142 I kolam sono dei disegni propiziatori, geometrici, fatti sul terreno con farina di riso o gesso. E’ una forma d’arte popolare praticata dalle donne di tutte le caste.

143 Alcuni siti indiani riportano i giorni del muhurtam (http://www.panchangam.com/muhurt.htm). A chi scrive non è mai capitato di vedere dei matrimoni celebrati in altre date che quelle prescritte.

144 Acacia sinuata, i cui semi, schiacciati, producono una sostanza che viene usata per fare sapone e shampoo.

145 Pianta originaria delle regioni calde subtropicali, le cui foglie essiccate e polverizzate vengono usate come cosmetico o colorante per la pelle e i capelli.

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lisciano i capelli con l’olio di cocco. Qualcuna le sistema i gioielli e i bracciali (spesso d’oro e d’argento) che faranno parte del suo corredo. Infine, la sposa viene vestita con un sari146 di seta. Dopo essersi profumata e adornata con una corona di gelsomino tra i capelli e una ghirlanda di fiori multicolore è pronta per uscire.

Anche lo sposo, al risveglio, prende un bagno purificatore. I suoi amici vengono a salutarlo e a felicitarsi con lui. Nel frattempo si prepara per la cerimonia. I capelli sono lisciati con olio di cocco, dell’henné nero glieli rende più lucidi e brillanti. Indossa una camicia bianca e un dhoti147 di seta. Profumato e adornato con una ghirlanda di fiori, anche lui è pronto a partire.

Come detto in precedenza il luogo della cerimonia può essere il tempio, il mandapam, il seva arangam o la casa di uno degli sposi. Al centro viene posizionato il

fuoco sacro, Agni, l'elemento di purificazione, che brucia le impurità. Intorno al fuoco vi sono foglie di betel, noci di cocco, caschi di banane, fiori, tamarindo, curcuma, canfora, germogli di miglio e frutti di borasso.148 Accanto al fuoco il simbolo più importante per la sposa: il tali (o thiru-mangalyam), un gioiello d’oro da mettere sul collarino, simbolo della propria casta, della devozione al proprio dio, al marito, alla famiglia.

Gli sposi si posizionano dietro il fuoco, i genitori accanto ai loro figli e il sacerdote o i sacerdoti cominciano a recitare i mantra. Tutti gli invitati, di solito in numero non inferiore al centinaio e non superiore ai 500, seguono la cerimonia di fronte agli sposi. I loro antenati vengono invocati ad alta voce, mentre un sacerdote li asperge con olio di sesamo e germogli di mango. La puja, lode agli dei e recitazione delle litanie vediche, può durare qualche minuto così come ore, a seconda dell’offerta fatta al sacerdote e delle ambizioni delle due famiglie.

146 Il sari è il classico abito femminile indiano, talvolta reso particolare e ricco dai ricami in argento e oro.

Il sari è una pezza di stoffa in seta o cotone, lungo circa sei metri e alto da uno a due metri. Si regge sulla vita, infilando il bordo superiore nella cintura della sottogonna. La rimanente parte della pezza viene passata sulle gambe, quindi sul dorso e morbidamente drappeggiata dalla vita al seno da destra a sinistra.

Oltre alla sottogonna, l'altro indumento indispensabile per indossare il sari è il choli, una camicetta che copre il seno, lasciando scoperta la vita.

147 Il dhoti è il classico abito maschile indiano. Consiste in una pezza di stoffa rettangolare di cotone fine, lunga tre metri e alta uno e mezzo. Si annoda attorno alla vita e uno dei suoi lembi, passando tra le gambe è fissato alla cintura, così costituita. Il dhoti è leggero e aerato, ideale per un ambiente tropicale.

148 Il borasso è un albero tropicale della famiglia delle palme. Produce dei frutti simili a noci sferiche di colore arancio / bruno. La polpa è biancastra, molto oleosa e succosa.

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Quando il tempo del muhurtam si avvicina, la banda comincia a suonare il gettimalam. Questa è la melodia tipica, dettata da un oboe con la punta a forma di

proboscide, il nadaswaram, e diversi tipi di percussioni: annuncia che il momento centrale del matrimonio sta arrivando. Il padre della sposa offre alcune noci di cocco allo sposo e recita un mantra sull’amore. È il segno del kanyadana, il dono della figlia vergine alla nuova famiglia.

Gli sposi a questo punto sono tesi ed emozionati, gli invitati si alzano in piedi, gridano e applaudono. Il sacerdote dà allo sposo il tali e questi lo annoda tre volte dietro il collo di quella che, in pochi secondi, sarà la sua consorte. I tre nodi rappresentano l’unione di mente, spirito e corpo. I genitori versano dell’acqua sacra (thertam) sulla fronte dei figli. Questi ultimi si passano dell’olio profumato nei capelli. Tutti lanciano il riso sacro giallo (akshatai), la musica si fa più intensa, all’aperto vengono fatti scoppiare alcuni petardi. Infine, i due sposi prendono le loro ghirlande di fiori e se le passano per tre volte intorno al collo (malai-mattral).

Ora sono veramente marito e moglie.

Le altre donne sposate porgono a lei dei pezzettini di banana intinti nel latte.

Tutti gli invitati si avvicinano alla coppia e ai genitori per complimentarsi con loro. Il padre e la madre della sposa offrono una serie di regali che fanno parte della dote:

pentole, tegami, utensili per la casa e una piantina di palma da cocco, da far fiorire di

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fronte alla casa dello sposo. Si spera che la sua crescita accompagni la crescita dell’amore nella coppia. Anche i parenti di entrambe le parti offrono doni ai genitori degli sposi ed essi contraccambiano con doni simbolici.

Terminata la cerimonia, gli sposi vengono portati in processione per il villaggio.

Infatti, secondo la tradizione, tutti gli abitanti devono vedere che il matrimonio è stato celebrato. Questo serve come sorta di riconoscimento pubblico del sacramento. Al ritorno tra le mura domestiche si offrono ancora alcune noci di cocco e qualche casco di banane per la benedizione della casa in cui vivranno gli sposi. Il fuoco sacro resterà acceso ancora a lungo. Chiude tutte le celebrazioni il pranzo, durante il quale si cerca di offrire le migliori leccornie di tutto il Tamil Nadu in grande quantità.149 Si invitano a partecipare quante più persone possibili, poiché se il matrimonio si conclude con una grande festa, la nuova coppia avrà felicità e prosperità.

Fin qui la descrizione del matrimonio. In realtà, come detto già all’inizio del paragrafo, anche all’interno delle aree prese in considerazione si riscontrano diverse differenze. Alcune sono di carattere culturale. I Bramini e le caste alte non braminiche sono generalmente più ligie al rituale vedico tradizionale. La celebrazione è officiata sempre da una sottocasta braminica, quella degli Iyer. La cerimonia del tali è seguita dal rito dei sette passi attorno al fuoco sacro (saptapadi). Essi “rappresentano simbolicamente tutti i beni che allietano la vita domestica e una preghiera pronunciata a ogni passo ne invoca il dono da parte della divinità.” (Piano, 2002: p. 195)

Alcune caste, tra cui quella dei Vanniyar, sono particolarmente legate alla simbologia della lampada. Questa viene accesa il mattino della cerimonia e tenuta accanto alla sposa come simbolo di prosperità futura. Gli Adi Dravida usano fare un piccolo gioco alla fine della celebrazione. Mettono una moneta all’interno di un vasetto ripieno di terra, dal collo molto stretto. I due sposi devono cercarla con una mano sola.

Si dice che il primo a trovarla prevarrà nel futuro della vita matrimoniale. Oggi, talvolta, questo vasetto è sostituito da una bacinella d’acqua e la moneta deve essere raccolta con la bocca, immergendo il capo nella bacinella.

149 Cfr. nota 140.

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Tutte le caste eseguono il rito del meti. Sono due piccoli anelli d’argento che la sposa mette al melluce di entrambi i piedi. Da quel momento in poi tutti sapranno che è sposata. Alcune caste eseguono questo rito durante la grande cerimonia, altre una volta tornate a casa.

Le più grandi differenze nella celebrazione, però, sono di altro genere. Finora abbiamo dato per scontato che i due sposi non si conoscessero o che non facessero parte dello stesso villaggio. In realtà, questo è vero solo in circa la metà dei casi. Nell’altra metà essi hanno un legame di sangue oppure appartengono allo stesso villaggio. Ciò significa che molti passaggi nella conoscenza e negli accordi tra le famiglie vengono saltati.

Ancora una volta, però, la grande differenza è data dalle possibilità economiche.

Le offerte, i regali, i pranzi e le cene, i sacerdoti: tutto va pagato. Se una famiglia riesce a seguire il cerimoniale tradizionale sopra descritto si deve ritenere fortunata. Ma

“disgraziatamente, non tutti possono fare altrettanto, allora nascono i rancori e durano fino alla morte, e perfino oltre.” (Viramma, 1997: p. 36)

Questo è l’evento più importante nella vita di una persona, quindi, in genere, tutti sono disposti a pagare ben oltre le loro possibilità. Nelle famiglie con uno dei

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genitori deceduto o invalido, senza terra, con il padre affetto da alcolismo o in generale molto povere, le possibilità sono talmente basse che, pur indebitandosi fortemente, non si riesce a eseguire neanche la metà dei riti sopra elencati.

Funga da esempio la testimonianza di Munisweri. È la donna di una delle coppie sposatesi nel progetto di Nilakottai. Lei e suo marito erano pronti a sposarsi comunque.

Ecco come si sarebbero svolte le loro nozze, se non avessero partecipato ai matrimoni comunitari:

“Nella mia famiglia siamo tre figlie. Papà e mamma hanno fatto i braccianti per tutta la vita. Io sono la terza figlia e trovarmi la dote è stato molto duro. Nella nostra comunità le spese del matrimonio sono a carico della famiglia della sposa, quindi avremmo dovuto ridurre la cerimonia al minimo, per poter pagare la dote e le nozze. I genitori di mio marito, che tra l’altro è mio cugino, ci avrebbero aiutato un po’ e forse pure qualche altro parente, ma anche loro lavorano tutto il giorno nei campi. Non sono ricchi e suo padre è immobilizzato in un letto a causa di una strana malattia.

Tutta la cerimonia si sarebbe svolta in un giorno solo. Il mattino avremmo preso un bagno purificatore, poi io mi sarei vestita con un sari nuovo di cotone e mio marito con un dhoti. Davanti a casa avremmo creato un piccolo spazio per la celebrazione.

Avremmo fatto una puja e delle offerte agli dei e agli antenati della famiglia: una noce di cocco, qualche banana, tamarindo, curcuma. Poi il sacerdote avrebbe benedetto il tali, ci saremmo scambiati pochi doni con parenti e amici e il tutto non sarebbe durato più di due ore. Infine, avremmo invitato una trentina di persone per il pranzo e comprato dieci chili di riso e alcune verdure per un buon biryani vegetariano. E’ tutto, ma saremmo stati contenti lo stesso.”150

2.1.3 Caste, alleanze, parentela

Il matrimonio indù mette in gioco una serie di attori differenti. L’obiettivo di questo paragrafo è provare a capire quali sono le caratteristiche delle relazioni che si intrecciano attraverso il matrimonio. Risulta ormai chiaro che il sacramento delle nozze non è un atto che riguarda solo due individui, ma coinvolge a titolo diverso gli sposi, le loro famiglie, i parenti, la casta di appartenenza, il sacerdote, il matchmaker e, in ultima analisi, tutto il villaggio.

150 Dall’intervista alla coppia 6.

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Le differenze nel mettere in atto e poi interpretare queste relazioni sono molto marcate, tanto che non è possibile far riferimento a un modello unico. Qualcuno ha osservato che “in tutta l’India le caste superiori tendono a un comune modello sanscrito – con il risultato che anche gli altri gruppi, se cambiano, vanno in direzione delle pratiche di parentela usate dai gruppi sociali dominanti.”151 (Uberoi, 1993: p. 49) Tuttavia, permangono identità specifiche che proveremo a sottolineare qui di seguito.

Il matrimonio è innanzitutto un’alleanza tra due famiglie. I genitori giocano il ruolo più importante nella scelta del partner, ma, almeno in un primo momento, sono soliti consultare gli anziani e, soprattutto, i loro fratelli e sorelle maggiori. Tra questi, la persona che ha maggior voce in capitolo è lo zio materno.

Louis Dumont, nel suo studio sulla casta dei Pramalai Kallar del sud dell’India sosteneva che “in tutte le cerimonie legate alla crescita di un bambino, dalla nascita al matrimonio, lo zio materno ha un ruolo importante. Egli non è l’unico ad averlo all’interno della famiglia, ma è il primo ed il più importante di una serie di parenti che offrono regali.”152 (Dumont, 1957: p. 33) Ciò è tuttora valido per la maggior parte delle caste in Tamil Nadu, indipendentemente dalla loro posizione nella scala sociale. Il fratello della madre è una sorta di genitore in seconda e i suoi doveri rituali sono fondamentali durante tutto il periodo che riguarda il matrimonio e la sua preparazione.

Il giorno prima delle nozze “lo zio materno di ciascun ragazzo o ragazza da maritare è invitato a casa della sorella per una cerimonia di presentazione del regalo. Questo rito è particolarmente importante per il fratello maggiore della madre. Egli stesso o un sacerdote lega un braccialetto di corda di curcuma al polso destro del o della nipote per scacciare via le influenze malefiche.”153 (Kolenda, 2003: p. 319)

Entrambi gli zii materni ricoprono un ruolo fondamentale, ma il fratello della madre di lei, tra i due, è il più importante. Nel corso dei ricevimenti prima delle nozze

“ci si aspetta che lo zio materno della sposa faccia un dono di molto superiore rispetto agli altri.”154 (Pocock, 1972: p. 112) Il giorno della celebrazione egli accoglie

151 “higher caste groups throughout India tend to strive towards a common Sanskritic model – with the result that changes in kinship practices very often take the form of the imitation of higher status groups.”

152 “in all ceremonies connected with the growth of a child, from birth to marriage, the maternal uncle has an important role. He is not isolated, but he is the first and foremost of a series of present-giving relatives.”

153 “the mother’s brother’s of each child to be wed are invited to their sister’s home for a gift-presentation ceremony. It is especially important that the mother’s eldest brother attend, for either he or a priest ties a turmeric string-bracelet on the right wrist of the niece or nephew to ward off evil influences.”

154 “the girl’s maternal uncle is expected to make a rather more substantial gift than the others” Lo studio di Pocock, in realtà, si riferisce a due comunità del Gujarat, nell’India nord-occidentale, ma Goody sostiene che tale regola sia valida anche per il sud (Goody, 1990: pp. 167 e sgg.).

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direttamente lo sposo e lo presenta alla futura moglie. Le sue responsabilità nei confronti della nipote proseguono anche dopo le nozze: egli “continua ad avere doveri non solo verso di lei, ma anche verso i suoi figli.”155 (Goody, 1990: p. 170) Il suo ruolo, però, non si limita a una serie di prescrizioni rituali: egli ha la prima preferenza sulla figlia della sorella. Può decidere di sposarla lui stesso oppure darla in moglie a suo figlio. Questo dà luogo a una delle forme più popolari di alleanza in Tamil Nadu: il matrimonio fra cugini incrociati matrilaterali. Irawati Karve, in una mappa della parentela nell’India del sud spiega che vi sono tre metodi per il matrimonio all’interno dello stesso gruppo familiare: “1 – In molte caste la prima preferenza è data all’uomo, che sceglie la figlia della propria sorella maggiore come sposa … 2 – il matrimonio di un uomo con la figlia della sorella del padre (cugina di primo grado) viene subito dopo, in un gran numero di caste … 3 – il terzo tipo di preferenza per le unioni coniugali è il matrimonio di un uomo con la figlia dello zio materno (cugina di primo grado).”156 (Karve, 1993: pp. 67-68) In uno studio intitolato Sibling relations and marriage practices Pauline Kolenda rileva che circa un terzo dei matrimoni seguono una delle tre

forme di alleanza suggerite da Karve (Kolenda, 2003: p. 371). Durante il periodo di esperienza sul campo, anche io ho potuto riscontrare che la proporzione di nozze tra familiari era simile.

Il matrimonio fra cugini o fra zio e nipote comporta alcune conseguenze. In primo luogo tutto questo rappresenta “il principio dello scambio immediato, una politica di consolidamento di un nucleo di parentela all’interno di un’area ristretta.”157 (Karve, 1993: p. 71) Le proprietà restano nelle mani delle stesse famiglie, tra le quali prevale un principio di reciprocità nello schema di alleanze matrimoniali. Ovvero “è incentivato lo scambio delle figlie e il matrimonio tra parenti stretti è quello preferito.”158 (Karve, 1993: p. 70) Questo sistema è tipico delle società agricole, quale è in gran parte quella tamil.

In secondo luogo, così facendo, “dopo il matrimonio un uomo non porta nella propria casa un’estranea come sposa e la donna non è gettata in mezzo a persone completamente sconosciute … La tradizione delle nozze con parenti stretti fa sì che la

155 “continues to have obligations not only to her but to her children.”

156 “1 – In a large number of castes the first preference is given by a man choosing his elder sister’s daughter as a bride … 2 – a man’s marriage with his father’s sister’s daughter (a woman marrying her mother’s brother’s son) comes next among a very large number of castes … 3 – the third type of preferential mating is that of a man with his maternal uncle’s (mother’s brother’s) daughter.”

157 “the principle of immediate exchange, a policy of consolidation, a clustering of kingroup in a narrow area.”

158 “the exchange of daughters is favoured and marriage among close kin is the preferred one.”

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ragazza vada a vivere non lontano da casa dei suoi genitori. Questo avrà come conseguenza un’assidua frequentazione tra le due famiglie; inoltre, la sposa potrà effettuare numerose visite ai genitori e partorirà quasi sempre presso di loro.”159 (Karve, 1993: pp. 70-71)

Tuttavia, questa tradizione presenta anche alcune difficoltà. Il racconto di un episodio capitatomi nel villaggio di Sembarampattu potrà chiarire meglio le possibili complicazioni che derivano da tale sistema.160

Oggi Vasunathan ha voluto accompagnarmi direttamente sul campo. Siamo partiti a metà pomeriggio dall’ufficio ASSEFA. Dovevamo prendere l’autobus delle quattro, ma il chaia (the aromatico) digestivo ha tardato ad arrivare. Così abbiamo atteso un’altra mezz’ora. Nel frattempo ho conosciuto il gioielliere, che mi ha subito proposto un tali d’oro per la mia futura moglie.

Tra Kallakurichi e Sankarapuram ci sono solo diciassette chilometri. La strada è asfaltata, ma il monsone ne fa una groviera. L’autobus non si fa intimorire e schiva con la stessa dimestichezza le buche e i contadini di ritorno dai campi. Dopo un’ora siamo finalmente a Sankarapuram, dove altri emissari dell’ASSEFA ci aspettano con una jeep regalata da una ONG italiana. Intrufolarsi nelle campagne è sempre un’avventura.

Infatti, sulla strada incontriamo un drappello di uomini fermi a rimirare qualcosa sotto un albero. La curiosità mi porta sempre a fare domande. L’auto si arresta: scendiamo.

Due cobra si rincorrono sul tronco di una grossa palma. E’ il loro modo di fare l’amore.

Al villaggio una coppia appena sposata ci attende: non possiamo farli aspettare e ripartiamo subito.

Sembarampattu è un piccolo paesino con meno di mille abitanti. Le case sulla via principale sono tutte in muratura e la strada è asfaltata. Superato il tempio di Shiva, svoltiamo a sinistra, attraversiamo un ponticello e ci incamminiamo su una stradina in terra battuta. Prima eravamo nell’ur, la parte del villaggio dove abitano le caste indù, ora entriamo nel ceri, la zona riservata ai Dalit.

Una donna anziana piange disperata in mezzo al sentiero, tenendosi la testa fra i capelli. Un uomo calvo di mezza età si avvicina a Vasunathan. Qui lo conoscono, sanno

159 “a man does not bring a stranger as a bride to his home, a woman is not thrown among complete strangers on her marriage … The custom of marrying close kin results in girls being given in marriage to families living not too far from their houses and there is much visiting between the two houses, and the girl goes often and on long visits to her parents and almost always for her confinements.”

160 L’episodio si riferisce al 7 marzo 2006 ed è una rivisitazione di una pagina del mio diario di viaggio.

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che è dell’ASSEFA e quindi gli parlano in confidenza. Cominciano a chiacchierare in disparte. Io, non capendo nulla, mi aggiro tra le case, mi siedo su un gradino del tempio di Mariammal, la dea con il corpo di una giovane Adi Dravida, e aspetto.

Dopo circa mezz’ora mi raggiunge Vasunathan, si siede accanto a me e resta in silenzio. Accenna solo al fatto che la coppia da intervistare è in ritardo, stanno ancora lavorando nei campi. Poi guarda pensieroso verso le piantagioni di canna da zucchero.

La sera, al ritorno a Kallakurichi, andiamo a cena insieme. Tra un boccone e l’altro ritorna sull’episodio del pomeriggio.

“L’anziana donna di oggi si lamentava delle condizioni della sua famiglia.

Diceva che ormai è allo sfascio, che i suoi figli si fanno la guerra. Una sua nipote è stata data in moglie al figlio di uno dei suoi figli. Ma nella sua famiglia ci sono più ragazzi che ragazze. Due nipoti si aspettavano di ricevere quella giovane donna in sposa e con lei di ricevere le proprietà e la dote. Non sono riusciti a mettersi d’accordo e ora entrambi si rinfacciano di non aver mantenuto i patti. L’uomo che è venuto a parlarmi era uno dei leader della loro comunità. Mi ha chiesto se l’ASSEFA può elargire un prestito o fare qualcosa.”

Un altro problema del matrimonio all’interno dello stesso gruppo familiare è che

“un uomo, il cui figlio è un ingegnere potrebbe disapprovare il matrimonio di quest’ultimo con la nipote analfabeta”161, proprio a causa della disparità del livello d’istruzione (Kolenda, 2003: p. 371).

E’ chiaro che il matrimonio all’interno della stessa famiglia contribuisce a rinsaldare anche i legami della propria casta. D’altra parte “l’endogamia è uno dei

161 “a man with a son who is an engineer may not want that son to marry his sister’s or wife’s brother’s daughter who has never gone to school.” Anch’io sono stato testimone di un episodio simile in un villaggio vicino a Nilakottai, Old Silkuvarpatti. Palnichamy, un giovane sposo attraverso i matrimoni comunitari ASSEFA, mi ha raccontato la sua storia: “I miei genitori non hanno accettato il mio matrimonio. Oggi abbiamo negoziato una tregua, nel senso che loro non mi hanno ostacolato, ma in verità continuano a non essere molto d’accordo. Mia sorella aveva cominciato a ricercare un’altra persona per il mio matrimonio, ma io non volevo. Il problema secondo i miei genitori è che lei è analfabeta, mentre io sono diplomato. Ma per me va bene così. Il marito di una leader di un Self Help Group ASSEFA nel nostro villaggio ha preso un po’ a cuore il mio caso e si è prodigato per trovare una soluzione. Da un lato ci ha proposto i matrimoni comunitari e dall’altro ha cercato di convincere i miei genitori ad accordarci il permesso. Il nostro, come avrai capito, è un matrimonio d’amore e io sono suo zio. Noi ci conosciamo sin dall’infanzia, ma da un anno ci siamo innamorati. Io ho ancora l’ambizione di continuare i miei studi in una suola professionale nonostante il matrimonio, così potrò guadagnare di più in futuro e avere più soldi per la nostra famiglia. I miei genitori alla fine hanno detto che mi aiuteranno. I miei amici hanno accettato la cosa con grande entusiasmo: nessun dubbio, tutti sono orgogliosi di me. Per ora io non ho chiesto né

dote, né regali, ma in futuro mi aspetto qualcosa.” (dall’intervista alla coppia 5)

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pilastri di una società a base castale.”162 (Uberoi, 1993: p. 230) Tuttavia, se la casta

“sembra essere, in generale, autonoma per quello che concerne la sua riproduzione, è però dipendente dalle altre caste per quello che riguarda la struttura gerarchica e la divisione del lavoro. Sarebbe sorprendente se queste caratteristiche non si riflettessero nell’organizzazione interna della casta e, in particolare, nel matrimonio.”163 (Dumont, 1966 : p. 148) Infatti, “tramite il matrimonio sia la famiglia dello sposo che quella della sposa possono provare a migliorare la loro posizione all’interno della propria casta, cercando di allearsi con la famiglia del partner migliore possibile.”164 (Goody, 1990: p.

167) Questo dà origine a due tipi di alleanze asimmetriche: l’ipergamia (detta anuloma) e l’ipogamia (detta pratiloma).

Per ipergamia si intende che una famiglia con status sociale più basso dà in sposa la propria figlia a una famiglia con status sociale più alto. Per ipogamia si intende che una famiglia con status sociale più basso prende in sposa la figlia di una famiglia con status sociale più alto. Tra queste due forme è più diffusa l’ipergamia. Ad ogni modo, nel praticare questi tipi di alleanza e costruzione della parentela vi sono alcune differenze. Le principali sono state ben riassunte da Kathleen Gough.

Nel suo studio del villaggio di Kumbapettai, nel Tamil Nadu centro-orientale, individua due sistemi di parentela principali. Uno è quello seguito dai Bramini e l’altro quello seguito dagli Adi Dravida. I primi tendono a preservare lo status quo, sono restii alle alleanze asimmetriche, cercano di mantenere il controllo sulla terra e sui figli in maniera rigida. I secondi sono più aperti, accettano le alleanze asimmetriche, danno maggiore libertà alle donne e sono in generale più flessibili. Tutte le altre caste prendono alcuni elementi dagli uni e alcuni elementi dagli altri. In generale, più una casta è ricca, possidente, di rango medio-alto, più il suo sistema di parentela è simile a quello dei Bramini; più una casta è povera, senza terra e di rango medio-basso, più il suo sistema di parentela è simile a quello degli Adi Dravida (Gough, 1969).

Dobbiamo, però, aggiungere che la possibilità di individuare legami iper o ipogamici esce dai limiti del presente studio. Infatti, molto spesso questi legami avvengono pur sempre all’interno della stessa casta, tra sottocaste differenti. Per

162 “endogamy is one of the essential pillars of caste society.”

163 “apparait en general comme se suffisant à elle-meme pour sa réproduction, est par ailleurs étroitement dépendente des autres castes du point de vue hiérarchique et du fait de la division du travail. Il serait surprenant que ces traits ne se reflètent en rien dans l’organisation intérieure de la caste, et en particulier dans le mariage.”

164 “through marriage the families of both men and women may be trying to better their position within the caste by seeking the most desirable partner they can get.”

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