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IL CUORE INGANNEVOLE DELL'AMERICA PALINSESTI ABIETTI DA MICHAEL WIGGLESWORTH

2.1. VARIAZIONI TIPOLOGICHE

Questo capitolo si concentra sul tropo del cuore ingannevole come luogo metonimico per esprimere i vincoli di appartenenza. Nelle pagi- ne che seguono lo spazio semiotico segnato dal cuore è messo in di- scussione e risignificato a partire dal dispositivo retorico e ideologico dell’ingannevolezza avanzato dai due testi presi in esame, dei quali sa- ranno analizzate le coordinate di produzione discorsiva all’interno dei diversi contesti di significazione; inoltre, l’esplorazione dell’America in quanto spazio e vincolo di appartenenza culturale e identitaria si confronta con i codici linguistici e macrotestuali sottostanti a entram- bi. Il cuore ingannevole dell’America è una metafora che, nel momen- to stesso in cui si annuncia come tale, mette in discussione lo status re- torico delle fonti testuali a cui fa riferimento per rivolgersi al potere di- struttivo di una corporeità eterogenea e frantumata, in grado di disin- tegrare l’autonomia organica delle strutture del linguaggio e delle sue strategie ideologiche e significanti.

I due testi in questione sono il diario di Michael Wigglesworth, pa- store puritano vissuto in Massachusetts nel XVII secolo, e il romanzo di JT LeRoy, The Heart Is Deceitful above All Things, una sorta di auto- biografia fittizia pubblicata nel 2001. La confessione, il diario, la me- moria sono scritture profondamente radicate nella tradizione letteraria degli Stati Uniti, espressione prima ed eredità poi dell’autocoscienza propria dello spirito puritano, che chiedeva un’incessante analisi del sé volta a scoprire i segni della grazia divina. La scrittura è un esercizio, una continua indagine e un progressivo auto-riconoscimento, in grado di articolare i rapporti tra due differenti piani, quello spirituale e quel- lo testuale, attraverso un passaggio sotterraneo di mappature del sé che dall’analisi delle proprie volizioni e delle proprie pulsioni si tradu- ce in parola scritta. Altrettanto essenziale a questo esercizio di defini- zione del sé è, inoltre, il ruolo svolto dalla Scrittura per eccellenza, il te- sto sacro, il filtro attraverso il quale la coscienza puritana rileggeva la propria esperienza, che nella sua versione postmoderna e secolarizzata assume le sembianze quasi irriconoscibili della parola autoritaria della legge e della sua immediata strutturazione in termini psicanalitici.

Quello con il testo è pertanto un rapporto instabile e incerto, nel quale non è possibile distinguere con precisione i limiti di ciascun pro- cesso di soggettivazione, individuale e testuale, che anzi si presenta un continuo gioco di rimandi, una fluttuazione permanente tra l’architet- tura del sé e l’architettura della narrazione. Tanto per Wigglesworth quanto per LeRoy, il rapporto con la scrittura e con la parola diventa inesorabilmente il rapporto con la Scrittura e la Parola, in una sorta di riproposizione arbitraria della tipologia puritana, fondata sull’ambi- gua interpretazione di un’autorità testuale vissuta come “simultaneou-

sly literal and spiritual,” come Sacvan Bercovitch sintetizza la prassi puritana di lettura del testo biblico da parte di Cotton Mather (Berco- vitch 1967, 174). In questo senso, è proprio la modalità retorica della tipologia puritana a prestarsi strategicamente come strumento di lettu- ra dei testi in questione, innanzitutto in ragione della sua pervasività assoluta all’interno del puritanesimo. Così Bercovitch ne sottolinea l’importanza, menzionando tra gli altri proprio Michael Wigglesworth e il suo Diary:

Typology pervades all branches of early American writing, secular as well as religious. Its impress upon the New England mind may be seen in the treatises of the logician John Eliot, in the ‘Commonplace Book’ of a humble divine like Joseph Green, or in the rhetorical flights of Mi- chael Wigglesworth’s diary. (Bercovitch 1967, 169-170)

D’altra parte, se per Wigglesworth la parola biblica è esplicita, dichia- rata, tanto stentorea quanto inesorabile, per Jeremiah, il bambino pro- tagonista del romanzo di JT LeRoy, essa diventa una complessa geome- tria di prescrizioni e minacce introiettate da un ordine normativo supe- riore, imposto dalla figura materna, paradigma della colpa e della pu- nizione, inganno retorico che attraverso la paura cerca di imporre il potere della legge. Il gioco tra il potere normativo della Parola e l’inca- pacità di rispondere a esso è segnato dalla paura e dalla perdita del controllo, segni inquietanti che, come l’ingannevolezza del cuore, rive- lano l’articolazione materica, segmentata, disintegrata del sé, nel mo- mento in cui le certezze della parola e della ragione vengono meno.

Incerti sul ruolo da attribuire all’autorità della Parola, sia Wiggle- sworth sia LeRoy ricorrono al cuore come luogo metonimico di pro- blematizzazione del rapporto tra autorità del testo e singolarità del corpo, e, allo stesso tempo, come momento di rottura dell’equilibrio offerto dalla parola e dalla legge. Rileggendo la propria corporeità abietta come traccia alla luce della quale localizzare il proprio sé rispet- to alle prescrizioni della legge, entrambi gli autori affermano implicita- mente il proprio bisogno (di natura religiosa nel primo caso, psicologi- ca nel secondo) di ricorrere a un complesso apparato segnico e simbo- lico, del quale, tuttavia, si percepisce più l’autorità significante che il senso significato. Per dirla ancora con Bercovitch, acquisendo “the hazy significance of image and symbol” (Bercovitch 1978a, 136), la ti- pologia cessa di essere una guida alla comprensione degli eventi, e di- venta una prescrizione tanto più minacciosa e autoritaria quanto mag- giormente ardua da codificare e ricondurre all’esperienza materiale della quotidianità. Il processo di laicizzazione della tipologia delineato da Bercovitch si traduce, dalla prospettiva attraverso cui intendo leg- gere i due testi, nella confluenza problematica tra l’autorità della paro-

la e l’indeterminazione del corpo, che trova nel cuore uno snodo argo- mentativo e, allo stesso tempo, una concrezione iconica efficace.

2.2. IL CUORE IMPREPARATO. MICHAEL WIGGLESWORTH