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5 - La verifica dei risultati del percorso formativo

Una prima valutazione dei risultati del laboratorio è stata com-piuta direttamente con i partecipanti al corso. Già nell’ultimo dei quattro seminari interdistrettuali ciascun referente ha provveduto a raccogliere le osservazioni ed i suggerimenti dei presenti, lasciando un congruo spazio perché ciascuno potesse esprimere liberamente anche eventuali criticità sulla struttura complessiva dell’offerta formativa.

Analogo percorso è stato seguito nell’ambito del corso centrale con-clusivo, che ha riservato apposita sessione dei lavori ad interventi dei partecipanti sul punto.

È opportuno tracciare, quindi, una sintesi riepilogativa dei mo-menti di maggiore criticità evidenziati dai partecipanti che hanno sot-tolineato, in buona sostanza, una certa rigidità dello schema di asse-gnazione a ciascuna area dei profili tematici e le difficoltà di relazio-ne con professionalità diverse, atteso che relazio-nelle percentuali di ammes-si al laboratorio è risultata di gran lunga preminente la componente magistrati di sorveglianza.

Dalla quasi totalità dei partecipanti è stata, inoltre, sottolineata la eccessiva dislocazione temporale dei singoli incontri interdistrettuali che non ha consentito di ricollegare proficuamente il lavoro in prece-denza svolto con quello del seminario successivo. Il programmato dia-logo con professionalità che, nell’ambito della comune giurisdizione penale, si occupano a vario titolo dei problemi della pena e della sua esecuzione, è stato generalmente giudicato, dalla componente mag-gioritaria di magistrati di sorveglianza, non riuscito, per la quasi

tota-le assenza deltota-le figure di riferimento. Si è auspicata, in tatota-le prospetti-va, una riedizione dell’esperimento che sia in grado, a livello attuativo, di consentire un effettivo dialogo tra diverse professioni, quanto meno con la figura del pubblico ministero che cura l’esecuzione dei provve-dimenti di condanna. Da molte parti è stata sottolineata l’opportunità di un dialogo, invece, con altre professionalità, esterne alla magistra-tura, quali direttori di istituti penitenziari, assistenti sociali, educato-ri, ed in genere operatori del trattamento interno ed esterno.

Non sono mancate voci che hanno richiesto, per eventuali futuri incontri, una più ampia prospettiva culturale, lamentando una man-canza di stimoli determinata dalla impostazione troppo operativa del laboratorio. Altri, al contrario, hanno invocato una maggiore attenzio-ne alle tematiche interpretative del settore, auspicando l’intensificarsi di occasioni di confronto anche di tipo giuridico su singole questioni.

L’esperienza autoformativa è stata, tuttavia, generalmente apprez-zata, pur non mancando note di dissenso sulla imposizione di alcuni temi (il trattamento penale e penitenziario degli stranieri) e sulla ec-cessiva rigidità degli schemi di lavoro e della suddivisione in fasi sug-geriti dal metodologo. Da registrare anche convinte adesioni alla im-postazione metodologica del corso (positiva l’idea di destrutturare il lavoro in una serie di fasi, per poi ricomporre il tutto secondo una nuova consapevolezza) ed al tentativo di far discutere diverse profes-sionalità. Molto apprezzata, infine, la scelta di tipo seminariale che ha consentito ad un numero ristretto di colleghi di confrontarsi e di espri-mersi liberamente secondo modelli autonomamente individuati.

Un bilancio complessivo dell’esperienza formativa, redatto dal coordinatore del laboratorio dott. Nicola Mazzamuto, che si è avvalso del contributo dei singoli referenti e delle osservazioni del metodolo-go, è stato affidato, inoltre, ad una relazione conclusiva sulla espe-rienza del laboratorio di autoformazione regolarmente trasmessa alla Nona Commissione consiliare. L’opera di sintesi è svolta seconda i seguenti parametri di valutazione. Il gradimento dei partecipanti, lo sviluppo delle conoscenze, lo sviluppo delle capacità di azione ed i mutamenti dei processi lavorativi ed organizzativi.

Si è osservato, quanto al primo punto, che, dopo una fase di scet-ticismo iniziale dovuta alla novità del metodo, la metodologia forma-tiva “ha registrato progressivamente il gradimento generale” (con punte di vero e proprio entusiasmo tra i partecipanti ai seminari dell’area Nord), con richiesta corale di prosecuzione dell’attività formativa intrapresa. Quanto al secondo aspetto, si è rilevato come il laboratorio abbia contribuito ad una maggiore consapevolezza dei ruoli

profes-sionali e delle finalità istituzionali e come “abbia notevolmente appro-fondito la problematica giurisprudenziale dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale, sotto il profilo sia della sua interpretazione sistematica, sia delle prospettive esecutive con particolare riguardo alle prescrizioni c.d riparative”.

Il profilo dello sviluppo delle capacità di azione viene sottolineato come uno dei risultati più significativi del laboratorio che è riuscito a

“favorire una maggiore sensibilizzazione ed un maggior coordinamento tra Procure Generali territorialmente vicine in tema di esecuzione pena-le, nonché lo sviluppo di riflessioni ed iniziative che hanno contribuito al dibattito in seno alla Commissione Mista ed al C.S.M. sul funziona-mento dei Tribunali e degli Uffici di sorveglianza e sui tempi e modi del-l’esecuzione penale”, poi confluiti nell’importante delibera consiliare del 10 maggio 2001.

Si è evidenziata, infine, tra i contributi più rilevanti del laborato-rio, la “diffusione di modelli virtuosi di interazione tra Procura generale e Tribunale di sorveglianza” (con particolare riferimento all’esperienza di Sassari), nonché l’elaborazione di profili e moduli organizzativi, processuali ed ordinamentali che hanno arricchito il dibattito istitu-zionale e preparato il terreno di importanti scelte organizzative. Si pensi alla recente delibera consiliare in tema di criteri di organizza-zione tabellare degli uffici che, per la prima volta, ha dedicato una spe-cifica attenzione alla gestione dei Tribunali ed uffici di sorveglianza intervenendo sulla assegnazione degli affari, sull’attività istruttoria e sui suoi protocolli, in una linea direttiva che ha auspicato l’istituzione della figura del magistrato di sorveglianza istruttore e la creazione di un ufficio del giudice.

Nella prospettiva di una auspicata nuova edizione del laboratorio di autoformazione, la citata relazione ha concluso formulando alcune ipotesi di miglioramento della struttura del corso così sintetizzate: a) significativo aumento della quota riservata ai pubblici ministeri ed ai giudici della cognizione, giacché il laboratorio ha vissuto i suoi mo-menti più favorevoli laddove si è verificata una maggiore compresen-za funzionale; b) riduzione del numero degli incontri decentrati e loro maggiore concentrazione, al fine di renderli meglio compatibili con gli impegni di ufficio ed evitare dispersioni di energie o cali di tensione;

c) richiesta ai singoli referenti di attivare un più stabile collegamento con i magistrati partecipanti al corso, al fine di far proseguire ideal-mente l’esperienza formativa anche nella concreta attività professio-nale di ciascuno; d) individuazione più puntuale dei contenuti temati-ci dei singoli incontri.

III. - Il progetto del secondo laboratorio di autoformazione