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Video arte nel contesto del precedente Est europeo

3. Tendenze nell’arte video all’ Est Europeo

3.2 Video arte nel contesto del precedente Est europeo

In questa parte della tesi vorrei affrontare una genealogia teorica, concettuale e politica del video contemporaneo, delle pratiche performative e degli spazi politici nella zona dell'Europa orientale ed altresì della condizione e della possibilità di creazione di video in questo territorio.

Negli anni Ottanta i video sono riusciti a guadagnare una posizione molto particolare nella storia dell'arte, proprio quando gli Stati Comunisti, soprattutto quelli più repressivi, hanno iniziato ad esercitare un controllo meno ossessivo sulle produzioni artistiche e culturali, rispetto al loro passato.

Nonostante il differente impatto del regime comunista, i Paesi del precedente blocco sovietico poterono creare film e produzioni artistiche avanguardiste durante gli anni Settanta, essendo poi in grado di collegarli al medium del video negli anni Ottanta.

Nel saggio51 dello studioso ungherese, Miklós Peternák si sostiene che i Paesi totalitari di “prima linea” nella zona dell’Est Europa Socialista (come l’Unione Sovietica, la Romania, la Bulgaria, la Germania dell’Est) avevano almeno un ritardo di dieci anni rispetto ad altri paesi dell’Est come la Polonia, l’Ungheria o l'ex Yugoslavia, per quanto riguarda lo sviluppo del rapporto tra arte e media elettronici, compreso l'uso del mezzo video come strumento sociale. Il motivo di questo ritardo risiede nel carattere della società Comunista di quei Paesi, dove avveniva un rigido controllo nel campo dell'arte e della cultura; tale controllo non si esplicava solo sulla letteratura e sulle parole scritte, ma anche su tutti i media di riproduzione e tecnologia visuale sotto la gestione del potere politico (come le macchine di copisteria, la tecnologia del Video Home System – VHS –, e addirittura anche le Polaroid). La severa censura della letteratura poteva facilmente estendersi per prendere il controllo anche della tecnologia della riproduzione visiva.

Gli anni Ottanta furono un periodo in cui il nuovo regime della realtà contemporanea stava prendendo la propria forma, dando priorità alle opere che sono state create per essere viste. Questo oculo-centrismo può essere legato ad eventi sia politico-sociali che culturali ed artistici. Dobbiamo ricordarci che il periodo degli anni Ottanta, in generale, è stato definito come un

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punto di riferimento nella storia del video, in primo luogo a causa dei cambiamenti nel rapporto tra la videoarte e la televisione.

La video arte è nata negli anni Sessanta, quasi come una televisione “personalizzata”, un medium personale, uno strumento culturale adeguato per la diffusione dell'ideologia di consumo della massa televisiva, all'inizio negli Stati Uniti, e poi anche a livello globale. Negli anni Ottanta il video è diventato totalmente integrato all’immaginario televisivo a causa anche dei video musicali. La Music Television Corporation – MTV – non solo ha influenzato radicalmente la cultura e l'industria dei generi pop e rock, ma ha anche dimostrato come il consumatore dei prodotti culturali televisivi stava apprendendo l'iconografia televisiva dei video. La strategia della dell’offerta di video di MTV derivava in gran parte dalla video arte e dal cinema sperimentale.

E’ possibile rilevare una somiglianza anche nel caso della produzione di video nell'Europa orientale. Il video, anche se nella maniera più amatoriale, tramite il sistema non- professionale del VHS, permette una riproduzione istantanea dell'immagine registrata. La produzione tecnologica aveva un ruolo fondamentale nello sviluppo del medium in questa zona. La riproducibilità costante di una qualunque immagine totalitaria del potere indeboliva l’opera originale, a causa del fatto che la copia riprodotta comprendeva la possibilità della decodificazione: questa non era solo una possibilità offerta del medium, ma anche un punto di vista politico.

Il medium del video ha una capacità di riproduzione infinita tale da portare a cambiamenti radicali nel sistema di vigile controllo del sistema politico totalitario. Questi processi di riproduzione dell’immagine video possono essere percepiti come una mediatizzazione sovversiva della sfera sociale e politica dell’Est-Europa. Quindi per comprendere la nascita del mezzo video in Europa orientale, dobbiamo tenere in considerazione che questa svolta della tecnologia delle riproduzioni ebbe riflessi sulla politica, e dobbiamo riconoscere che entrambe le forme della riproduzione siano state effettuate all'interno di questo sottofondo sociale, culturale e politico. Lo strumento non-professionale aveva tanti vantaggi, per esempio il suo modo d'uso molto semplice, la velocità della produzione e della riproduzione, e il fatto che fare video è una delle forme di media più popolare e radicale tra la generazione degli anni Ottanta. L'accesso all’apparecchio video è divenne uno status symbol. Il video spesso è stato collegato alla parte marginale della società, come alla cultura punk, agli intellettuali falliti, agli attivisti: tutti loro consideravano il video uno strumento tecnologico importante, poiché

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permetteva di creare uno spazio in cui dare sfogo alle espressioni personali e all’impegno sociale.

Grazie ai progetti dei video-documentari (realizzati sia da amatori con attrezzatura per creare VHS e film indipendenti, sia da gruppi professionisti) possiamo confrontare le interpretazioni della televisione nazionale e quelle degli artisti che attraverso i loro lavori oltre a trasmettere gli eventi accaduti, offrono un punto di vista storico, emozionale, artistico. La nostra conoscenza non è basata solo sulle cose che vediamo, ma anche sulle cose che sono rese visibili.

Dunque, storicamente, i video non erano semplicemente mezzi di espressione, ma anche metodi di documentazione degli eventi politici, nonostante l'uso da parte dei mass media degli apparecchi video come mezzo di sorveglianza in aeroporti, banche, negozi e strade. Negli anni Ottanta molti importanti documenti sull'arte non ufficiale e sulle produzioni culturali furono conservati grazie all’apparecchio VHS.

La costruzione di uno stile nuovo della scrittura visiva tramite video è stato il risultato di una consapevole riconfigurazione visiva di una struttura culturale originariamente socialista. Questo ha prodotto numerosi contrasti esplosivi e imperfezioni tecnologiche in numerosi settori che comprendono l'esterno e l'interno, il fisico e la mente, l'ordine e il disordine, l’ambito concettuale e politico, originale e riciclato nello spazio e nel tempo.

Si possono così menzionare anche quei progetti video che sono stati creati copiando, nella maggior parte dei casi, la trasmissione politica delle rete nazionale televisiva. In seguito queste copie vennero modificate e reinterpretate, prendendo in considerazione la logica interna della riproduzione del mezzo video. Le sequenze televisive scelte tra gli eventi politici sono state combinate con la musica e modificate radicalmente in opere molto ripetitive. Questo risultato ha portato ad uno smascheramento abbastanza duro dei meccanismi interni di fondo dei discorsi politici del potere comunista, che comunque è stato un potere basato sul rito della ripetizione continua. Quei discorsi politici che vengono ripetuti e modificati cominciavano a rivelare la loro logica interna ripetitiva.

Tramite i video, stavano per costruirsi veri e propri processi di riciclaggio di storie e culture diverse, e di re-politicizzazione. Il risultato di queste procedure fu lo sviluppo di un immaginario che non si riferisce né al presente né al passato, ma ad un tempo potenziale.

L’immagine video rappresenta una ricerca persistente in un momento condensato, che simultaneamente può essere sia il passato che il presente. Questo ridefinisce il loro posto nella struttura contemporanea dei rapporti di potere, e questo fatto già dice tanto sullo stato proprio del

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video. Da questo punto di vista, possiamo derivare alcune generalizzazioni della condizione del video nell'Europa orientale, di cui comunque possiamo parlare anche come “svolta tecnologica della storia”.

Il rapporto specifico tra il medium video e il contesto socio-politico circostante, nel caso del territorio dell’Europa orientale, rendeva possibile percepire come la specificità del primo influenzava il modo di ricordare le specificità del secondo. La tecnologia degli anni Ottanta ancora era un po’ indietro rispetto a quella dell’Ovest, dove la ripetizione delle immagini guadagnò una certa importanza nei mass media, venendo usata per le produzione di successo e i documentari personali. Nell’opposto lato dell’Est ci fu un processo di distruzione e ricostruzione dettagliata della storia passata. Nei paesi post socialisti, dalla fine del secolo, il video è assurto al ruolo di mediatore specifico tra la storia e lo spettatore seduto davanti allo schermo della televisione. Come se fosse un terzo occhio, il video è riuscito ad insegnare alla gente a leggere la storia in una maniera nuova, a vederla attraverso la superficie delle immagini del film e anche a percepire meglio il futuro.

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