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Il Villino Colombo di Alessandro Minali a Busto Arsizio

2. Dalla tradizione all’innovazione: Varese e provincia

2.3 Gallarate e Busto Arsizio negli anni Trenta: realtà a confronto

2.3.2 Il Villino Colombo di Alessandro Minali a Busto Arsizio

La presenza dell’architetto Minali a Busto Arsizio è particolarmente importante, conside- rato il suo ruolo all’interno della scuola milanese e i suoi rapporti di collaborazione con gli architetti legati al “Club degli urbanisti” che vedeva la presenza di personalità come Giovanni Muzio e Alberto Alpago Novello.

Il Villino Colombo, realizzato nel 1928, richiama i caratteristici aspetti palladiani di- vulgati dai cosiddetti “Neoclassici” che avevano riportato dal fronte della Prima Guerra mondiale le suggestioni dell grande architettura veneta.

Di particolare interesse l’ingresso principale introdotto da un arco a tutto sesto con piat- tabande e bugne.

Sul fianco destro un ampio giardino pergolato apre verso logge, terrazzi e sale ampie ed esposte al sole.

L’apporto colto con la pittura è segnato da una riproduzione a fresco sulla facciata di un frammento dei Trionfi del Mantegna insieme alla succesione dei Segni dello Zodiaco, interesse insieme alla gnomonica di molti di questi architetti.

Le facciate, oltre a intonaci a base di polvere di marmo, sono contornate con ceppo del lago d’Iseo e da serizzo ghiandone per lo zoccolo.

2.4 La provincia

Anche per la provincia diventa estremamente difficile fornire una documentazione di tutti gli edifici realizzati negli anni compresi nella nostra ricerca.

Infatti a interventi maggiori si sovrappongono opere minori, di scarso interesse, il più del- le volte andate distrutte, distribuite in una vastissima area dalle caratteristiche ambientali molto varie.

Si è pensato perciò di fornire in questa sede esempi attualmente ancora accettabili nella loro integrità rimandando all’elenco finale la catalogazione completa degli interventi rea- lizzati tra il 1926 e il 1940, mentre per Busto e Gallarate sono stati determinanti i rileva- menti dell’arch. Gambassi-Pensa 5.

Il repertorio inizia con il Municipio di Arcisate, dignitosa costruzione novecentista co- stituita da un fronte contrassegnato da due evidenti aggetti che anticipano e sottolineano l’entrata. Il rivestimento è costituito da un manto di Klinker (aggetti e fascia centrale) e da intonaci (zona inferiore e superiore). Cordoli marcapiano di granito percorrono in orizzontale tutto l’edificio.

Di notevole interesse la Colonia Elioterapica edificata a Barasso6 e completata nel 1938.

Denominata “Casa del Sole” era sorta per elargizione privata. L’edificio è composto da un’ampia ala a copertura piana e da un corpo mistilineo di sapore quasi barocco addossa- to lateralmente con l’ubicazione dei servizi logistici (uffici direzionali, cucine, deposito derrate alimentari, ecc.). Nella zona inferiore, utilizzando la naturale depressione del ter- reno degradante verso il bosco, si sono ottenuti gli spogliatoi, le docce e i servizi igienici. Il tutto è sovrastato dalla torre simbolo con riportati i tre fasci littori. Il complesso ri- chiama l’esigenza di sfruttare al massimo i benefici della luce e del sole, integrandosi in maniera ottimale con il suggestivo ambiente naturale, in un continuo rapporto dialettico tra esterno ed interno. I corpi di fabbrica sono realizzati in mattoni, ottenendo diverse texturizzazioni. Un alto zoccolo in pietra a spacco irregolare gira tutto intorno all’edificio. Le vetrate sono ancora originali con telai in ferro, così le ringhiere in tubolare verniciato. L’edificio è di proprietà comunale e sede della “Fondazione Casa del Sole”; è divenuto un importante centro per la promozione territoriale e la diffusione delle scienze ambientali, anche a livello didattico.

A Brusimpiano sorge, in via Ernesto Tomasi, la Casa del Littorio, oggi sede di associa- zioni locali. L’edificio fa parte di quella vasta serie di opere minori riconoscibili solo per alcuni elementi simbolici ricorrenti, come la torretta con l’asta alzabandiera ecc. Nei materiali vengono utilizzate soluzioni povere che possano però richiamare aspetti più qualitativi, vedi per lo scalone di accesso, il caso della graniglia o il cemento colorato.

e simbolo. È il caso di questo esempio ubicato nella via provinciale tra Laveno e Ponte Tresa. Le feritoie verticali dell’entrata, a gruppi di tre, richiamano i caratteristici fasci littori.

A Cairate, oltre all’edificio scolastico di linee tradizionali, che assorbì tutto il contributo di circa 300.000 lire assegnato al comune per le opere edilizie, si ebbe la costruzione della Casa del Fascio (oggi Biblioteca Civica) e il nuovo acquedotto con la singolare “Torre Mussolini”. Sono questi due significativi esempi di come il Regime si ponesse, sempre come presenza trionfalistica e apologetica in qualsiasi sua iniziativa di ordine sociale. Purtroppo l’interessante torre, unico esempio in tal senso in tutta la Provincia, sarà proba- bilmente demolita per la costruzione della nuova palestra.

Uno strano connubio tra reminescenze bramantesche e allestimenti scenografici di car- tapesta “per l’arrivo delle autorità”, contraddistingue la ex Scuola Comunale di Caronno Varesino (già Ghiringhello), in via Europa. Di questo edificio è stata eliminata l’originaria cinta muraria con inserti di pietra bianca e intervallata da vasi posti su blocchi di cemento. Molto più coerente, richiamandosi nella bicroma decorazione di facciata al tardo Decò, è invece l’edificio scolastico di Cardano al Campo, ubicato in via Vittorio Veneto. Com- prendeva 15 aule ed una grande palestra, il tutto per un importo complessivo di ben 750.000 lire.

Nell’ambito delle colonie elioterapiche, la Colonia di Cassano Magnago (1935), in viale Marconi 56, ripropone ancora un’architettura tipologicamente e stilisticamente superata. Gli stessi materiali, cemento martellinato, elementi plastici in Portland, inserti di mattoni rossi, decorazioni in graffito, riportano infatti al Liberty. Solo le tematiche figurative ese- guite dal Valli, nei riquadri della fascia superiore del sottotetto, richiamano alle attività propagandistiche e ginnico-sportive del periodo che gli adolescenti eseguivano in quella struttura dotata anche di campo sportivo e di piscina.

A Castelveccana viene edificato l’edificio scolastico e vengono ampliati alcuni stabili co- munali. Del primo, oggi dedicato a “Bruno Granelli”, rimangono degni di interesse solo alcuni particolari.

Un’ardita soluzione esterna è stata quella utilizzata a Castiglione Olona per ovviare al di- slivello del terreno e potere accedere agli edifici scolastici. Per l’Asilo Giovanni Schoch, vengono create una serie di rampe a zig-zag, sottolineate dai corrimano in ferro che in lontananza si impongono all’occhio dell’osservatore, in un piacevole “intreccio grafico”. Lo stesso problema affrontato nella scuola elementare “Giuseppe Mazzini” ottiene lo scopo di fare risaltare scenograficamente la mole dello stesso edificio, ovviando alla sua scarsa fattura.

cisterna dell’acqua edificata nel 1930. L’attuale edificio in prossimità di Piazza Matteotti (ex Ponti) utilizzato anche come scuola è eseguito in materiali come ceppo di poltragno e intonaco Terranova. Nelle parti meno in vista, per ottenere un maggior contenimento dei costi, si sono adoperati residui di ceppo affogati in forme di cemento lisciato per imitare la lastra “a piano di sega” utilizzate nella facciata. In via Piave (al numero civico 23) si trova un edificio industriale edificato a cavallo tra gli anni Venti e Trenta; sempre nella stessa via (n. civ. 20/24) la ex “Casa del Popolo”, oggi “Circolo popolare”, e in Piazza Ca- dorna la semplice struttura adibita a Consorzio Agrario. Di sapore novecentista è invece l’entrata al muro di cinta di via Piave (n. civ. 48, strada per Cairate).

A Gavirate, oltre ad opere come la Pretura, le Carceri e la Colonia Elioterapica fu edifi- cato l’edificio che riporta l’attuale scritta: “Casa della madre e del bambino”. L’opera, di notevoli dimensioni, si articola lungo tutta la piazza antistante; ha un portale che occupa i due livelli di facciata contraddistinti da una superficie in klinker e intonaco. Il tutto è completato da due caratteristici “oblò” simmetrici.

Gazzada Schianno ebbe un contributo piuttosto limitato per la realizzazione delle sue opere. Nonostante ciò furono edificate la Casa della Gil (oggi Comune) e la Colonia Elio- terapica con il ricercato atrio d’entrata del solarium.

Un’altro importante edificio scolastico edificato tra il 1935/38 fu quello di Gemonio. L’edificio è stato alterato per l’abbassamento della torretta centrale e l’abbattimento della serie di edifici sussidiari posti nell’ala destra rispetto all’entrata.

Molto interessante è invece la Colonia Elioterapica di Germignaga, ancora utilizzata come sede della locale “Canottieri”. Edificata nel 1933 conserva inalterate tutte le carat- teristiche dell’epoca. La facciata ripartita da quattro semipilastri richiamanti i fasci littori era anticipata da un lungo viale d’accesso, delimitato da un muro intervallato da nicchioni ricavati entro vistosi parallelepipedi di cemento.

Lungo la strada per Induno Olona, in località S. Paolo, sorge un’edificio trasformato in centro commerciale. Si segnala soprattutto per l’impostazione dei due corpi rivolti verso la via, rivestiti in klinker.

A Laveno Mombello, oltre al “Palazzo della Ceramica” costruito negli anni ‘30, troviamo una Casa del Balilla fra le più significative della provincia, nella rigorosa ortogonalità dei piani e nella sua semplicità di esecuzione. Oggi l’edificio è utilizzato come palestra. L’architettura religiosa è arricchita dalla Chiesa di Lonate Ceppino, dedicata ai SS. Pietro e Paolo. Il primo progetto risale all’ing. Marco Ingrami che la realizzò in stile lombardo a tre navate. Dopo alcune vicissitudini, lo stesso venne sostituito dal progetto dell’arch. Ugo Zanchetta, a pianta centrale, evocante il Pantheon romano e la chiesa di S. Carlo di Milano7. I lavori furono affidati alla ditta Poletti di Tradate e tra il 1931/32 si concluse

dell’epoca “senza armatura con 70.000 mattoni forati” 8 . All’interno troviamo degli af-

freschi di Vanni Rossi, recentemente restaurati. Di fronte a questo edificio, in piazza Diaz una casa privata presenta una elegante soluzione d’entrata, ricca di stilemi propri del gusto dell’epoca.

Per Luino vengono stanziati 2.660.000 lire per le opere edilizie. La Casa del Fascio in prossimità del monumento ai Caduti, in piazza Risorgimento, assorbì gran pane della ci- fra insieme all’edificio scolastico di Germignaga. Un altro edificio importante è il Palazzo Comunale, dotato di un portale d’ingresso e una bella scalinata in marmo verde, purtrop- po demolita per l’adeguamento alla legge sulle barriere architettoniche.

L’edificio scolastico di Olgiate Olona si distingue per la soluzione della facciata affian- cata da due ali simmetriche. I rapporti dei vuoti e dei pieni erano ottenuti in origine con colorazione scura degli sfondati dando così forte risalto alla scansione dei semipilastri. Degno di essere conosciuto è anche questo edificio alberghiero, lungo la strada per Porto Valtravaglio, purtroppo in stato di abbandono. La sua singolarità sta nel presentare in modo armonico diversi riferimenti componitivi e decorativi ancora allo stato originario. Tra gli edifici più rappresentativi situati in Saronno sicuramente può essere annoverato quello della LUS, industria di produzione delle penne stilografiche. Fondata da Umberto Legnani si evidenzia subito per l’imponenza della sua costruzione, un tempo dominata da un’alta torre. Nella fabbrica vi erano impiegati 930 operai, in grado di produrre l’in- credibile cifra di cinquemila penne stilografiche al giorno9. Curiose sono anche alcune

soluzioni adottate, come quella di avere utilizzato lastre di acciaio per il rivestimento delle “lesene” della facciata e per le porte d’entrata. Sempre a Saronno in via Antici fu costruita nel 1925 la Scuola Media Leonardo da Vinci, successivamente adibita a Scuola di avviamento professionale. Il suo successivo sviluppo ha occupato, con soluzioni più o meno interessanti, l’intero isolato 10. All’imbocco di via Antici si impone la mole del-

la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde. La soluzione d’angolo viene esaltata dall’uso dei materiali dai valori cromatici diversi. Molto elegante è la soluzione adottata per risolvere la monotona superficie del fianco dell’edificio segnata da elementi lineari geometrici che richiamano quelli compositivi cari al “neoclassicismo lombardo” 11. Tra le

opere pubbliche, il semplice edificio dei Vigili del Fuoco in via Ferrario è dominato dalla ricercata sagoma della torre, impostata sull’angolo interno della costruzione a forma di U, pianta che si ricollega con quella della locale Pretura. Purtroppo ormai completamente irriconoscibile nei rapporti originari è l’ex Campo sportivo “Littorio” (1931) in via Biffi, opera di Paolo Vietti” 12. Rimane un accenno originale nei pilastrini in cemento sfaccetta-

to della tribuna, di sostegno alle alte travi, riprese anche nel proseguimento recente della copertura.

sviluppo della pianta costituita da un corpo centrale con due aggiunte laterali simmetriche semiovali. L’edificio, del 1936, presenta dei bei contrasti cromatici nel rosso dei mattoni e nel giallo dorato della pietra utilizzata per i marcati aggetti delle decorazioni.

Somma Lombarda, un altro grande centro, si arricchisce tra il 1932 e il 1938 di numerosi edifici. Per un importo complessivo di 800.000 lire viene edificata la Casa della GIL, oggi abbattuta. Fortunatamente non ha subito la stessa sorte l’attuale scuola elementare: un edificio a pianta aperta verso l’interno, contraddistinto da forti masse volumetriche spezzate dalla presenza verticale della Torre. Sono stati usati numerosi materiali per gli esterni, come il klinker per i rivestimenti e le profilature, gli intonaci per le pareti, tas- selli invetriati per le colonnette di sostegno della pensilina d’entrata, beola e serizzo per i piani di calpestio e le scale. È probabilmente uno fra gli edifici più rappresentativi del suo genere per dimensioni e conservazione nonostante le diverse modifiche apportate. La stessa importanza dimensionale la ritroviamo nel mattatoio, costruito nel 1934, dove non mancano numerosi spunti architettonici che richiamano all’importanza della funzio- ne civica dell’opera, di derivazione tardo settecentesca13. La varietà tipologica è ben rap-

presentata dall’attuale palazzina sede del Comando dei Vigili Urbani e dagli altri edifici comprendenti l’area di macellazione e la pesa pubblica. Altri due edifici sono destinati ad abitazione e sede di un Ente pubblico.

A Venegono viene edificata una Casa della GIL completamente anomala rispetto alle di- rettive governative. Si tratta di un edificio leggermente concavo di gusto Neoclassico. Fu pagato 250.000 lire. Oggi è utilizzato come Auditorium.

Per ultimo si evidenzia l’asilo infantile in frazione Saltrio di Viggiù, interessante per la soluzione della serie di aperture ricavate nel corpo semicilindrico, oggi snaturato nei suoi rapporti proporzionali per l’innalzamento dell’edificio adiacente.

Note

5. G. Gambassi Pensa, “Varese 1926-1940, l’apoteosi della Provincia”, Provincia di Varese, Regione Lombardia, Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, Catalogo in occasione della mostra a cura di E. Guglielmi, Ferrari Editore, Clusone, 1992

6. I disegni originali del progetto si trovano presso il Comune. Al tempo Barasso faceva parte del comune di Comerio. L’edificio era stato costruito dalla famiglia proprietaria della Ditta di Pipe Rossi, per i figli dei propri dipendenti.

7. E. Restelli, Lonate Ceppino, ricostruzione storica, 1981. 8. E. Restelli, op. cit.

9. AA.VV. Civiltà del Lavoro, Saronno, 1960.

10. AA.VV. Città di Saronno; Cenni storici, Saronno, 1976. 11. AA.VV. Civiltà del lavoro, 1960.

12. AA.VV. Saronno le sue opere le sue industrie, 1931.

13. In particolare i Fori Boario concepiti nelle diverse città italiane secondo motivi classici, con le entrate eseguite secondo «canoni palladiani» e le ardite soluzioni a padiglione delle ampie coperture dei locali adibiti alla macellazione e lavorazione della carne.

146. La Colonia elioterapica di Barasso, 1938

3.1 Introduzione

Un contributo essenziale allo studio condotto nell’ambito di questa Tesi di Laurea è co- stituito dal presente Atlante che contiene i risultati della sistematica ricognizione delle opere architettoniche considerate più significative tra quelle realizzate a Varese e nel suo territorio, in particolare durante il periodo 1926-1940.

Oltre al capoluogo, anche Busto Arsizio e Gallarate hanno rivestito un ruolo di primo piano in quegli anni grazie a uno sviluppo legato alle loro industrie manifatturiere e, per questo, sono considerati una campionatura di particolare interesse. Nel caso di Busto Arsizio, gli industriali locali esercitarono anche forti pressioni perché la città diventasse capoluogo di provincia sostituendo Varese.

È importante sottolineare come il presente studio sia frutto di un’operazione dichiarata- mente “ideologica” e intenda cioè rappresentare un particolare periodo storico includendo tutti gli edifici che, in modo significativo, hanno connotato l’immagine della città capo- luogo e del suo territorio secondo il programma ufficiale del Regime.

Per dare conto della grande produzione di cui le città sono state teatro durante questo periodo di fervore edilizio, nella raccolta che segue sono presenti quindi gli edifici di Va- rese, seguiti da quelli di Busto Arsizio e Gallarate e, infine, dai restanti comuni della pro- vincia, ordinati alfabeticamente. La schedatura degli edifici, costruita grazie a una ricerca svolta presso gli Uffici Tecnici Comunali, verificata attraverso una campagna fotografica sul territorio e supportata anche da sistemi digitali come Google Maps, è stata organizzata suddividendo tra edifici pubblici ed edifici privati1.

In questa ottica si è ritenuto utile segnalare nei capitoli precedenti, elencandoli separata- mente, edifici che, nel tempo, sono stati abbattuti oppure che hanno subito radicali tra- sformazioni sia nella loro funzione che nella loro struttura architettonica, ritenendoli nella loro importanza tipologica documenti necessari alla ricostruzione storica del periodo con- siderato nella Tesi. Gli stessi non sono stati inclusi all’interno dell’Atlante fotografico, riproponendo la suddivisione tra edifici pubblici e privati.

Ogni immagine è accompagnata da una didascalia che riporta, dove possibile, oltre alla collocazione, l’autore, la data e l’attuale destinazione d’uso se è cambiata negli anni. Nota

1. Questa suddivisione è stata confermata dalle testimonianze di numerosi interpreti del periodo, raccolte da E. Guglielmi all’interno degli incontri avvenuti nei Seminari della Facoltà di Architettura di Milano tra gli anni 1982-85 e pubblicate in dispense del Dipartimento di Storia dell’Architttura I e II dei proff. Adriano Al- pago Novello e Carlo Perogalli. Infatti, sia da parte di architetti tradizionalisti come Alpago Novello, Cabiati, Mezzanotte, Muzio, che di architetti considerati d’avanguardia, come Sartoris, Bergonzo, Ponti, l’approccio

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