Prospetto 3.1 Criteri alternativi di distribuzione dei pagamenti diretti (2008) tra Regioni (%)
5. Approfondimenti tematic
5.1 La volatilità dei prezzi e gli impatti sul sistema produttivo
La sistematica instabilità dei prezzi agricoli è stata da sempre un fattore chiave attorno al quale è avvenuta la costruzione delle politiche agricole in tutto il mondo. Un fattore di rischio tenuto in considerazione tanto per i riflessi strettamente settoriali che per quelli più ampi di natura sociale connessi alla sicurezza degli approvvigionamenti e attorno al quale è stata costruita gran parte dell’architettura dell’art. 39 (ora 33) del Trattato europeo, istitutivo della politica agricola comunitaria.
In condizioni storiche profondamente diverse rispetto a quelle che portarono alla nascita della PAC, un largo consenso sostiene oggi l’ipotesi di un incremento della volatilità dei mercati agricoli nel prossimo futuro. Le cause di questo fenomeno sono molteplici. Prima fra tutte la crescita della domanda globale di cibo. La crescita della popolazione e dei redditi nei paesi in via di sviluppo porterà, secondo le stime FAO1, ad un incremento della domanda di cibo nel 2050 compreso tra il 70% e il 100% rispetto ai livelli attuali, all’interno di un trend che ormai da diversi anni vede gli incrementi della domanda superare quelli della produttività. La conseguenza è che all’aumentare della precarietà, reale e percepita, dell’equilibrio tra domanda e offerta, anche piccoli shock di mercato possono condurre a sensibili incrementi della volatilità (IFPRI, 20102).
Se è vero che le variazioni dei prezzi rappresentano il segnale dei cambiamenti delle condizioni del mercato e guidano ad una riallocazione efficiente delle risorse, è altrettanto vero che quando la volatilità si manifesta in forme estreme crea impatti negativi generalizzati (Adinolfi, Little, Massot; 20103) che, coinvolgendo produttori, trasformatori, commercianti e consumatori, possono guidare verso decisioni sub- ottimali (Torero, 2011). Tale eventualità si concretizza quando le variazioni dei prezzi non riflettono i fondamentali del mercato. Infatti, l’elasticità della domanda agricola è relativamente bassa rispetto a quella dei prezzi e bassa è anche l’elasticità dell’offerta, almeno nel breve periodo. La conseguenza diretta di tali caratteristiche implica che il ritorno all’equilibrio iniziale dopo uno shock dell’offerta, dovuto a fenomeni
1
FAO (2009): "The State of Agricultural Commodity Markets: High Food Prices and the Food Crisis - Experiences and Lessons Learned", FAO Trade and Markets Publications 2009.(http://www.fao.org/docrep/012/i0854e/i0854e00.htm).
2
www.ifpri.org 3
Adinolfi F., Little J., Massot A. (2010), The CAP towards 2020: Possible scenarios for the reallocation of the budget for direct paymentsIP/B/AGRI/NT/2011_01
86 climatici avversi ad esempio, comporta una variazione dei prezzi maggiore, soprattutto allorquando il livello delle riserve strategiche è basso (Von Braun, 20104).
Allo stesso modo l’offerta non può rispondere rapidamente alle variazioni della domanda a causa della lunghezza dei cicli produttivi e lo spazio temporale che separa il segnale di prezzo e la risposta, porta ad aggiustamenti ciclici della domanda che producono ulteriore volatilità.
I recenti picchi dei prezzi agricoli sono stati caratterizzati dai livelli storicamente più bassi delle scorte strategiche e dalla copresenza di diversi eventi calamitosi che hanno ridotto le aspettative sulla produzione. Infatti, così come nel 2007/2008 gli eventi climatici (siccità) portarono a d importanti riduzioni dei raccolti in Australia e Canada, due importanti fornitori di materia prime strategiche sui mercati mondiali, nel 2010 l’incendio in Russia ha contribuito ad esacerbare le tensioni su mercati agricoli internazionali.
I fattori che hanno contribuito prima al picco dei prezzi del 2007/2008 e poi a quello del 2010/2011 sono stati ampiamente analizzati (FAO, 20095; IFPRI 20106; JRC 20107; OCSE, 20118). Alcuni recenti studi hanno evidenziato il ruolo svolto dalla crescita della produzione di biofuel (Baffes e Haniotis, 20109), che oggi conta per una quota significativa dell’utilizzo globale di alcuni prodotti agricoli strategici, altri il legame tra prezzi dei prodotti agricoli e degli energetici (Krugman, 200910), altri ancora quello, seppur controverso, giocato dalle attività speculative sul mercato dei derivati finanziari. Se infatti non ci sono dubbi sul fatto che gli investimenti nei mercati finanziari delle commodity agricole siano cresciuti ad un ritmo impressionante negli ultimi anni, pareri discordi animano il dibattito sugli impatti prodotti da questo fenomeno derivati (Basu e Gavin 201111; von Braun 201012; Hernandez e Torero, 201013).
Le reazioni dei Governi, in particolare quelli deficitari in termini di approvvigionamenti, hanno poi scontato una mancanza di coordinamento che ha contribuito ulteriormente all’instabilità dei mercati. In presenza di ampi spazi garantiti dalle regole WTO per fronteggiare la manifestazione di crisi significative, molti Paesi hanno attuato restrizioni o divieti alle esportazioni, altri hanno sostenuto massicce operazioni di ricostituzione delle scorte, alimentando così la magnitudine delle variazioni dei prezzi (De Castro, 201014).
In tale quadro di riferimento, si è potuto verificare che durante la crisi del 2007/2008 molte
commodity agricole hanno visto incrementi dei prezzi di centinaia di punti percentuali, facendo aumentare
4
von Braun (2010), Time to regulate volatile food markets, Fiancial Times. 5 www.fao.org. 6 Op. cit. 7 http://ec.europa.eu. 8
OCSE (2011), OECD-FAO – Agricultural Outlook 2011-2020. 9
Baffes J.,Haniotis T. (2010), Placing the 2006/08 Commodity Price Boom into Perspective, World Bank Policy Research Working Peper, n. 5371.
10
Krugman, P. (2009), “More Oil and Speculation”, nel sito internet http://krugman.blogs.nyyimes.com/2008/05/13more-on-oil- and-speculation/ (disponibile dal 2 aprile 2009)
11
Basu, P., Gavin, W.T. (2011), Negative Correlation between stock and futures returns: an unexploites hedging opportunity, Research division, Federal Reserve Bank of. St. Luis, working paper series.
12 Op. cit. 13
Hernandez, M., Torero, M. (2010), Examining the dinamic relationship between spot and future prices of agricultural commodities, IFPRI, discussion paper 00988.
14
87 in breve il numero delle persone con problemi di sotto nutrizione di oltre due miliardi, per poi scendere velocemente ai livelli pre-crisi e ritornando a crescere, sugli stessi picchi sperimentati pochi anni prima (sulla base degli indici dei prezzi FAO), nei primi mesi del 2011.
In questo scenario il tema della volatilità dei prezzi è divenuto uno dei punti prioritari dell’agenda del G20, sotto la presidenza francese, con l’adozione di un piano d’azione per la sicurezza alimentare nel quale uno dei cardini è rappresentato dalla necessità di garantire un maggiore “coordinamento della politica internazionale” al fine di prevenire l’adozione di misure commerciali destabilizzanti e favorire la nascita di una global food security.
5.1.1 Le recenti perfomance del sistema agricolo europeo
Le performance economiche delle aziende agricole europee hanno visto negli ultimi anni una generale tendenza al ribasso, parzialmente compensata dalle stime sui redditi per il 2010, cui ha contribuito significativamente il tema della volatilità dei prezzi, in alcuni casi anche nelle fasi di crescita delle quotazioni delle materie prime agricole. Questo risulta particolarmente evidente nei contesti meno robusti dal punto di vista strutturale e organizzativo. E’ il caso di molti paesi mediterranei (come l’Italia) e dell’Est Europa che non hanno beneficiato quanto altri Paesi Membri del rialzo dei prezzi del 2010.
Fig. 5.1 - Evoluzione del reddito agricolo/ULA in termini reali in Europa
Fonte: Eurostat.
Se infatti da un lato l’incertezza dovuta al fatto che i prezzi non rispecchiano i fondamentali del mercato comprime la capacità di investimento e adattamento dei sistemi produttivi, soprattutto quelli meno organizzati, dall’altro l’andamento dei prezzi degli input rappresenta una spinta ulteriore alla compressione dei redditi.
Fino alla fine degli anni novanta abbiamo sperimentato, tranne in periodi straordinari come le crisi petrolifere, una diminuzione più o meno costante dei prezzi degli input agricoli, più lenta di quella dei prezzi alla produzione, ma compensata dagli incrementi fatti registrare dalla produttività agricola. Oggi, al
0 20 40 60 80 100 120 140 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
(Indice 2005= 100)
88 contrario, i prezzi degli input crescono in misura molto maggiore rispetto a quelli dei prodotti agricoli e restano alti per periodi ti tempo più lunghi.
Questo scostamento contribuisce, specialmente allorquando le quotazioni dei prodotti iniziano a scendere, a comprimere in maniera significativa i margini d’impresa, in funzione dell’intensità dell’uso di alcuni input, in particolare energia e fertilizzanti.
Fig. 5.2 Evoluzione dei prezzi degli input e degli output (1996 – 2010) – (Indice 1996 = 100 in prezzi reali)
Fonte: Eurostat
Il caso della crisi del sistema europeo dei produttori di latte è stato in tal senso emblematico. La compressione dei margini seguita alla caduta dei prezzi nel periodo post crisi è stata di portata straordinaria, tanto da richiedere la costituzione di un “Gruppo europeo di alto livello” per studiare soluzioni ad hoc, che sono poi state tradotte in una specifica proposta legislativa della Commissione (milk
package – cfr. par 3.3) per fronteggiare la crisi del settore. Proposta che ha preso in esame anche altri
aspetti che incidono sui margini dei produttori agricoli e in particolare la tradizionale condizione di price
taker dell’agricoltore e il tema della lenta, parziale e asimmetrica trasmissione dei prezzi lungo la catena
agroalimentare, che penalizzano le quote di valore aggiunto trattenute dal settore primario, il cui reddito resta (media UE) ben al di sotto della media europea generale (attestandosi intorno al 45% di quest’ultima).
5.1.2 Il tema della volatilità dei prezzi nella Comunicazione della Commissione sul futuro della P
ACLa Comunicazione della Commissione del 18 novembre 2010 sul futuro della
P
AC15 pone molta enfasi sul tema della volatilità e sul ruolo che possono giocare sia gli strumenti mercato che quelli di gestione del rischio per mitigarne gli impatti sui redditi agricoli.Le garanzie storicamente accordate dalla
P
AC agli agricoltori europei hanno di fatto frenato lo sviluppo di strumenti di gestione del rischio e anche se nel corso di questi ultimi anni l’arretramento del sostegno15
EC Communication (COM (2010) 672), 18 November 2010: "The CAP towards 2020: Meeting the food, natural resources and territorial challenges of the future". (http://ec.europa.eu/agriculture/cap-post-2013/Communication/index_en.htm).
70 75 80 85 90 95 100 105 110 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 input output
89 pubblico ha incrementato la responsabilità individuale degli agricoltori, le formule di copertura del rischio hanno fatto pochi passi in avanti.
A fonte della rilevanza data all’argomento dalla Commissione negli indirizzi generali di riforma della
P
AC, le proposte non sembrano presentare particolari novità, ad esclusione della previsione di un riskmanagement toolkit collocato nel secondo pilastro. Infatti, la proposta sembra confermare l’attuale
impianto delle misure di stabilizzazione dei mercati, arricchendolo di una previsione finalizzata ad estendere, attraverso adattamenti delle Organizzazioni Comuni di Mercato, i periodi di intervento per fronteggiare le crisi. Mentre più interessante appare lo sforzo della Commissione di voler spingere la diffusione di strumenti di gestione del rischio (assicurazioni e fondi mutualistici in particolare) sia di tipo tradizionale (copertura dagli eventi naturali avversi) che innovativo (copertura dal rischio di reddito), attraverso risorse comunitarie di carattere pluriennale finalizzate a cofinanziare l’accesso degli agricoltori a soluzioni diverse dal passato recente.