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1. E FFETTO H AWTHORNE

3.1.3 Max Weber

lasso di tempo in cui si protrae la dissociazione, continuamente in comunicazione (Durkheim, 1971).

- La differenziazione funzionale integrativa non coincide con rapporti di reciprocità: “Infatti, anche se due organismi differenti si trovano ad avere proprietà che si corrispondono utilmente, non per questo c’è fra di essi una divisione di funzioni” (Durkheim, 1971, p. 280-281).

- Al contrario dell’ente, nella società “i compiti non sono mai stati distribuiti in modo altrettanto immutabile” (Durkheim, 1971, p. 325), in modo che “la funzione diventa sempre più indipendente dall’organo” (Durkheim, 1971, p. 328).

- L’effetto più rimarchevole non risiede nella questione secondo cui la divisione del lavoro normale incrementa la produttività delle funzioni separate, bensì nel fatto che le porta ad essere solidali (Durkheim, 1971).

- “La struttura sociale corrispondente è una struttura organizzata”

(Boccagni, Pollini, 2012, p. 21).

“La burocrazia è essenzialmente una competenza definita da leggi, con uffici organizzati gerarchicamente, con funzionari dotati di una preparazione specifica che svolgono la loro attività a tempo pieno, con la previsione di forme di riservatezza sugli atti e del segreto d’ufficio”(Iodice, Nonino, 2012, p. 67).

Secondo Weber, lo studio delle organizzazioni deve considerare e spiegare in modo schematico l’agire, sensato, degli individui e dei gruppi.

Le organizzazioni vanno studiate a partire dall’agire sociale dei propri membri, prendendo in considerazione che le persone adottano almeno quattro modi di agire (Weber, 2009):

- agire razionale a fronte di uno scopo;

- agire razionale relativamente a quelli che sono i valori;

- agire sensibilmente;

- agire secondo la tradizione.

Soffermandosi, in un primo momento, sui suddetti modi d’agire, Weber (2009) studia l’organizzazione quale struttura composta da un trittico così costituito:

- lavoratori;

- capi;

- regole che disciplinano i comportamenti.

“Legittimazione, normatività, formalizzazione dell’autorità costituiscono, in questo senso, la naturale concretizzazione di un’organizzazione che vive e sopravvive in quanto burocratica” (Iodice, Nonino, 2012, p. 66).

Il metodo di ricerca weberiano può essere definito “comprendente” – si prefigge di offrire una spiegazione dell’agire sociale, di rilevarne le origini, di descrivere in maniera chiara il senso, il significato riguardante le cause che lo provocano – ed “istituzionale” – volto ad analizzare le condizioni che alcune istituzioni sociali stabiliscono sia per quel che concerne l’agire umano, sia per quel che riguarda il significato che i soggetti attribuiscono al loro agire (Iodice, Nonino, 2012).

Weber fornisce il proprio contributo teorico prendendo in considerazione, in primo luogo, le tre forme di legittimazione del potere, tramite autorità e burocrazia (Iodice, Nonino, 2012):

- Una burocrazia amministrativa ed una burocrazia tecnica costituiscono la base dell’organizzazione; ambedue sono definite rispetto alla nozione di competenza. Nessun ente o burocrate ha il permesso di agire al di fuori della propria “competenza legittimata dal potere della competenza” (Iodice, Nonino, 2012, p. 67).

- L’apparato burocratico è organizzato nel quadro di un’organizzazione gerarchica accurata; in questa circostanza, si parla di “legittimazione del potere gerarchico” (Iodice, Nonino, 2012, p. 67).

- La burocrazia consiste in un insieme di apparati spersonalizzati e la privazione di quelle che sono le sue caratteristiche distintive conferma l’imparzialità dell’amministrazione: “legittimazione del potere impersonale” (Iodice, Nonino, 2012, p. 67).

In merito a tali forme di legittimazione, i soci dell’organizzazione devono attenersi a quelli che sono i doveri impersonali del proprio ufficio, i cui ruoli sono ampiamente specificati, operano all’interno di una specifica e ben delineata struttura gerarchica, la loro carriera lavorativa è basata sulla valutazione del capo e, infine, sono sottoposti ad un sistema disciplinare e di controllo trasparente.

“Il potere rappresenta, dunque, la possibilità che un comando trovi obbedienza in forza di un rapporto/relazione tra superiori e sottoposti, legittimato da un apparato amministrativo che trasmetta il comando stesso”

(Iodice, Nonino, 2012, p. 67).

Secondo Weber, in un primo momento rispetto all’industrializzazione, le società si organizzavano poggiandosi sul potere tradizionale o sul potere carismatico; con la nascita delle industrie, si è rafforzato il potere razionale-legale.

- Il potere tradizionale, che ha come oggetto antiche discipline, la stirpe – basti pensare alle grandi famiglie di imprenditori o regali – si basa su

“una condizione ereditaria definita e mantenuta da aspetti come le linee di sangue o la titolarità giuridica dei beni” (Hatch, Cunliffe, 2013, p. 41).

- Le questioni relative alla successione preoccupano anche le società coordinate dal potere carismatico, nelle quali “l'attrattiva personale di certi individui giustifica e legittima l'ascendente che esercitano sugli altri” (Hatch, Cunliffe, 2013, p. 41). Tale forma di potere viene conferita a persone con grandi qualità e genera un’obbedienza fondata su un modello di fede emotiva (Iodice, Nonino, 2012).

- Il potere legale viene legittimato dalla presenza di regole, che devono essere rispettate anche da chi detiene il potere e trova il proprio fondamento su di una struttura burocratica. Weber riteneva che il potere razionale-legale avrebbe rimpiazzato il favoreggiamento del potere tradizionale e la fedeltà nei confronti di un leader che contraddistingueva il potere carismatico, mediante una distinzione meritocratica influenzata da norme e leggi formulate razionalmente. In genere, “le società basate sul potere razionale-legale garantirebbero il comportamento appropriato dei governanti vincolandoli alle stesse leggi e alle stesse regole che ne definiscono il diritto di comandare”

(Hatch, Cunliffe, 2013, p. 41). Weber era però consapevole del fatto che questo tipo di potere non si sarebbe mai potuto affermare nella pratica.

Ne sottolineava i pericoli ne “La teoria dell'organizzazione sociale ed economica”, libro in cui il sociologo tedesco supponeva che la burocrazia potesse allargare la funzionalità tecnica delle organizzazioni industriali alla società nella sua interezza per mezzo della razionalizzazione dell'ordinamento collettivo. La sua intuizione origina da una corrispondenza tra il criterio in cui la tecnologia ottimizza l'equilibrio economico imprenditoriale ed il modo in cui la burocrazia potrebbe potenziare l'attività delle organizzazioni, come gli organismi di governo. L'analogia weberiana ha portato i pensatori modernisti degli anni Cinquanta e Sessanta a persuadersi dell''opposto, ovvero che “la razionalizzazione burocratica avrebbe prodotto l'efficienza tecnica”

(Hatch, Cunliffe, 2013, p.).

“Weber fu il primo a riconoscere che i risultati della razionalizzazione burocratica dipendono dai valori degli esseri umani. Da questo punto di vista, egli distingue tra razionalità formale e razionalità sostanziale razionalità formale comporta

l'uso di tecniche di calcolo, come quelle sviluppate dagli ingegneri per misurare l'efficienza tecnica, o dai manager per rilevare o eliminare i costi. La razionalità sostanziale designa i fini desiderati che guidano l'utilizzo delle tecniche di calcolo o tecniche “hard” della razionalità formale, quasi a voler dire che i fini del management vanno messi in discussione. Weber era convinto che servissero entrambe” (Hatch, Cunliffe, 2013, p.42).

Secondo Weber, impiegando la razionalità formale tralasciando quella sostanziale, si verrebbe a creare una gabbia di ferro capace di trasformare ciascun individuo in “una rotella all'interno di un ingranaggio in continuo movimento” (Weber, 1946, p. 228). I postmodernisti critici riprendono questo insegnamento nel tentativo di emancipare gli esseri umani dalle attività restrittive, stimolate quasi del tutto, secondo la loro opinione, dalla razionalità formale. Al tempo stesso, l'attenzione rivolta da Max Weber all'influsso esercitato dai valori culturali, dalle idee, dalle tradizioni, dall’eticità sul comportamento sociale favorisce la prospettiva simbolica della teoria organizzativa.

Vediamo ora quali sono gli elementi che compongono il prototipo burocratico ideale di Weber (Iodice, Nonino, 2012):

1. Gerarchia degli uffici, che specifica le norme che disciplinano le relazioni tra gli organi ed i rispettivi settori di autonomia e controllo.

Consiste in un sistema severo di sottomissione delle autorità “con poteri di controllo e direzione dei superiori degli inferiori” (Iodice, Nonino, 2012, p. 68). Fondamentalmente, esso riguarda attività ispettive che mirano a verificare il rispetto diligente delle regole scritte nello sviluppo degli esercizi amministrativi.

2. Competenze disciplinate, che definiscono l’ufficializzazione dei lavori e la suddivisione delle mansioni da svolgere. Gli impiegati hanno in carico compiti chiari secondo regole prestabilite; compiti che sono in grado di svolgere e che devono portare a termine, conducendo ad una situazione di uniformità ed equilibrio. Tali regole comprendono:

- “divisione dei compiti in base alla specializzazione funzionale;

- supervisione gerarchica;

- sistema di regole, regolamenti e procedure dettagliati e

“Nella burocrazia, Weber vede la forma d’organizzazione fondamentale d’organizzazione dello Stato e delle imprese private, che operano in base a tali norme universalistiche e con finalità razionalizzatrici” (Iodice, Nonino, 2012, p. 68).

3. Preparazione specialistica tramite corsi di studi prestabiliti, con l’obiettivo di far proprie il maggior numero di nozioni, in modo da realizzare i compiti assegnati.

4. Attività a tempo pieno, per la messa a punto di una professione stabile che si rivela l’azione prioritaria da condurre.

5. Segreto d’ufficio, ovvero “conservazione e conseguente non divulgazione delle pratiche d’ufficio relative al funzionamento dell’apparato” (Iodice, Nonino, 2012, p. 68).

Le suddette caratteristiche fanno sì che emergano una serie di conseguenze in merito alla posizione interna ed esterna dei burocrati (Iodice, Nonino, 2012):

1. “L’ufficio è una professione” (Iodice, Nonino, 2012, p. 68), e per questo motivo vengono richiesti:

- un corso di studi programmato che comprende, per un lasso di tempo duraturo, l’attività di pianificazione del futuro lavorativo;

- prove di qualificazione fissate nelle funzioni di condizioni preliminari per l’assunzione o, in determinate circostanze, per la promozione ad incarichi più importanti;

- dovere di fedeltà all’ufficio: in altre parole, i dipendenti devono essere fedeli ai propri superiori, anche se questi cambiano. Questa lealtà, effettivamente, insorge nella dedizione rispetto ad un obiettivo impersonale tangibile ed in quella che è “l’obbedienza ai ruoli superiori e non nei confronti delle persone in sé” (Iodice, Nonino, 2012, p. 68).

2. Lo status di funzionario viene associato, in linea di massima, ad un

“prestigio di ceto” (Iodice, Nonino, 2012, p. 68), di notevole importanza nei confronti dei sottomessi.

3. “La carica ha durata vitalizia” (Iodice, Nonino, 2012, p. 68), e tale argomentazione sfocia nella possibilità di sviluppo della carriera, ossia

nell’opportunità di progredire verticalmente e, quindi, di esercitare cariche più alte nella gerarchia amministrativa.

4. La carica viene remunerata da uno “stipendio monetario fisso” (Iodice, Nonino, 2012, p. 69), pagato dall’organizzazione per cui l’impiegato lavora.

5. Il funzionario non detiene i dispositivi del proprio lavoro, che gli sono conferiti unicamente dall’amministrazione.

L’accento posto da Max Weber sull’efficienza della burocrazia è intellegibile se si osserva che la sua indagine agisce costantemente a livello tipico ideale e presenta, come modello di comparazione, le amministrazioni tradizionali pre-burocratiche.

“Weber aveva comunque molto chiari i rischi e le conseguenze autoritaristiche e alienanti di questo modello di burocrazia ed era consapevole che si andavano costruendo «organizzazioni intese come macchine infernali» che, alla fine, avrebbero stritolato nei loro ingranaggi la componente umana” (Iodice, Nonino, 2012, p. 69).