che l’Em(inen)za Sua non facesse passi forti; caso che a cagion sua vedesse V(ostra) S(ignoria) Ill(ustrissi)ma soggiacere ad un aggravio di questa sorta. Donde poi nasca la pubblicità di questo negozio, io non lo so. Penso di certo, che non nasce né dall’Em(inentissi)mo Corsini, né da Lei, nè da me. Confesso parimenti, che non arrivo a capire come il Canonico di San Marco abbia potuto dire alla persona, che si era impegnata p(er) fare sottoscrivere il Memoriale da Nostro Sig(nore) varie cose che mi fanno sbalordire. Con che pieno di somma gratitudine, e venerazione, Le fo profon(dissi)mo inchino. Ospizio delle 3 Fontane, primo 7mbre 1728 Di V(ostra) S(ignoria) Ill(ustrissi)ma e R(everendissi)ma Umilissimo dev(otissi)mo obblig(atissi)mo servitore F(ra) Malachia Abate Cistercense».
Il discorso prosegue nel documento successivo, n. 168: «Ill(ustrissi)mo e R(everendissi)mo Sig(no)re S(igno)re P(ad)rone Col(endissi)mo Ho parlato stamane al Sig(no)r Cardinale Corsini del negozio della Prelatura di Monsig(no)r Giordani, con quella premurosis(si)ma vivezza, che ognuno in me riconosce, qual΄ora si |tratta degl΄interessi de i miei Padroni, ed Amici. L’Em(inen)za Sua m’ha detto, che già V(ostra) S(ignoria) Ill(ustrissi)ma si compiacque di parlarlene l’altra sera, e m’ha ordinato di risponderla che è prontissima a servirla immediatamente con Nostro Signore e col Sig(no)r Corradini, o qualsiasi altro, acciocché ella resti consolato ella che non essendo solita d’intraprendere più negozi in una volta, per tema d’imbrogliarsi; avrebbe dato mano a questo, subito che sarebbe stato terminato quello della consaputa promessa Coadjutoria; e che siccome non aveva parlato, con tutta la promessa fatta, o della rinunzia, o della Coadjutoria, senonchè dopo averla primamente servita nella rinunzia del Benefiziato: così non avrebbe fatto passo alcuno per la Prelatura, fino al compimento del negozio della Coadjutoria. Che poi era pensier suo di rimediare a i danni, che le potevano ridondare dal mantenimento della parola data, e più volte confermata tanto m’ha comandato il Sig(no)r Cardinale di rispondere a V(ostra) S(ignoria) Ill(ustrissi)ma, cui fo profondis(si)mo inchino».
Altri nomi ricorrenti nelle epistole sono quelli di Giovan Battista De Miro (primo custode dal 25.01.1698 al 22.09.1711) del già menzionato Pamphili (cardinale bibliotecario dal 26.02.1704 al 22.03.1730) e di Carlo Maiella (primo custode dal 1.06.1712 al 30.12.1738).
9.5. Zaccagni, De Miro, Maiella e Vignoli
«Lorenzo Zaccagni et le bénédictin Giovanni Battista De Miro, second Custode, furent nommés membres de la Commission de la riforme du Calendrier. Carlo Maielli, éminent théologien et poète napolitain qui fut aussi mêlé à la politique, fut nommé deuxième Custode le 22 septembre 1711 à la suite de l’abdicarion de G. B.
De Miro, puis premier custode à la mort de Zaccagni (le 1er juin 1712). Le méme jour était nommé deuxième custode Giovanni Vignoli»90. PAPA CARDINALE BIBLIOTECARIO PRIMO CUSTODE SECONDO CUSTODE Innocenzo 11. (e. 1676 – d. 1689) Lorenzo Brancati (n. 1681 – d. 1693) Lorenzo Alessandro Zaccagni (n. 22.01.1684 – d. 1688)
Giovan Battista de
Miro (n. 25.01.1688 – r. 22.09.1711) Alessandro 8. (e. 1689 – d. 1691) Innocenzo 12. (e. 1691 – d. 1700) Girolamo Casanate (n. 1693 – d. 1700) Clemente 11. (e. 1700 – d. 1721) Enrico Noris (n. 1700 – d. 1704) Benedetto Pamphili (n. 26.02.1704 – d. 22.03.1730) Carlo Maiella (n. 22.09.1711) Carlo Maiella (n. 01.06.1712 – d. 30.12.1738) Giovanni Vignoli (n. 01.06.1712 – r. 18.09.1730)
90 J. BIGNAMI ODIER, La Bibliotheque Vaticane de Sixte 4. à Pie 11, cit., p. 158.
Innocenzo 13. (e. 1721 – d. 1724) Benedetto 13. (e. 1724 – d. 1730) Clemente 12. (e. 1730 – d. 1740) Giuseppe Simone Assemani (n. 30.09.1730) Figura 2: Cronologia essenziale
e. = elezione pontificale; d. = fine funzione; n. = data del doc. di nomina; r. = rinuncia
Attraverso questa tabella si può “leggere” l’organizzazione della Libreria vaticana: ed ecco i nomi dei primi custodi Zaccagni, De Miro e Maiella, quelli dei papi e quello del Pamphili (il cardinal bibliotecario di nostro interesse); ed ecco citato l’Assemani, che da “aiutante” del Vignoli diviene – in tale gerarchia – a lui superiore91.
Lorenzo Alessandro Zaccagni, gesuita, appassionato di greco e latino, studiò i manoscritti vaticani e, mentre si accingeva a preparare una edizione del Nuovo Testamento greco, fu colto da una morte prematura. Giovan Battista De Miro, benedettino, contribuì allo studio dei carmi explicitari dell’edizione muratoriana degli Anedcdota Greaca. Carlo Maiella “napolitano” prima di diventare custode ricoprì la carica di Segretario de’ Brevi a’ Principi. Giuseppe Simone Assemani, classificò i codici mss. orientali della Vaticana e nel 1710 fu nominato interprete della lingua araba e siriaca della medesima biblioteca; la sua carriera proseguì florida e pertanto ricevette l’incarico prima di coadiutore del Vignoli e poi di custode.
Risulta interessante – per proseguire nella ricostruzione del periodo vaticano di Vignoli – trascrivere parte del documento 312, serie II, sottoserie 2, Vignoli racconta cosa accadde con monsignor Maiella in merito alla successione a primo custode della Vaticana e lo fa riferendo a Clemente 12. (il suo interlocutore) le sue considerazioni circa un dialogo tenuto con l’Assemani nel quale non si risparmiano critiche al sistema delle nomine religiose. Una lettura assolutamente attuale che svela l΄uomo Vignoli nella sua intimità: «Pochi giorni dopo la creaz(io)ne di Papa Benedetto (1724) di S(ant)a Mem(ori)a predecessore di V(ost)ra Sant(it)à Mons(ignor) Majella, Primo Custode della Libreria Vaticana, dichiarato che fù Seg(reta)rio de΄Brevi a΄ Principi fece dire all΄or(ator)e, 2° Custode [Vignoli]
91 La rinuncia di Vignoli in favore dell’Assemani, che era suo coadiutore già dal 1728, venne approvata il 14.09.1730, e divenne effettiva il 18.09.1730: in tale data l’Assemani gli subentrò come secondo custode.
suo compagno, fuori della Sagrestia di San Pietro per il Sacerd(ot)e Gius(epp)e Assemani, uno degli Scrittori della medesima Libreria q(ues)te precise parole ″Mi ha detto Mons(igno)r Majella che per adesso non vorrebbe lasciar la Libreria, considerando, che il Papa [Benedetto 13.] è cadente e non può sapere, come siano per andare le cose sue con q(ues)ta nuova carica; e però giacché fra pochi giorni entrano le vacanze della Libreria, vuole stare a vedere fino a Novembre; allora poi conosce che non potrebbe ritenerla in coscienza senza far pregiudizio a lei″. […] Avvicinandosi però il mese di Novembre, preso da Mons(igno)r Majella per termine della ritenz(io)ne della Carica di Primo Custode, fù l΄or(ator)e avvisato, che il med(esi)mo forse non ricordandosi di quanto avea fatto a lui dire per l΄ Assemani, non solo più non voleva lasciar la Libreria, ma che conoscendo di non potervi assistere, come dovea, andava pensando di sostituirvi altra persona in suo luogo. Inteso q(ues)sto non si tralasciò dall΄or(ator)e di farne subito ricorso al papa, supplicandolo, che dopo aver egli servito nella Libreria per lo spazio allora di tredici anni con assidua applicazione e fatica […] e quasi in tutto a proprie sue spese, per essergli convenuto lasciar finallora delle sue tenui provisioni quindici scudi il mese, che riserbossi il P(adre) Abb(at)e de Miro dell΄ordine di S. Benedetto nella cessione della sua carica di 2° Custode da lui fatta al sud(det)to Mons(igno)r Majella; non volesse la Sant(it)à S(ua) permettere, che foss΄ egli per ricevere nel suo Pontificato un simile aggravio, ben conosciuto ancora da Mons(igno)r Majella stesso, per essersi sempre costumato per atto di equità, se non di giustizia, che morto ó passato il Primo Custode ad altra Carica, siasi fatto passare in suo luogo il 2° siccome se ne aveva l΄ultimo esempio nella persona med(esi)ma di Mons(igno)r Majella, benché non fosse stato 2° Custode, che pochi mesi e che quando non avesse potuto la Sant(it)à Sua in ciò consolarlo, era contento piuttosto di dimettere anche la Carica di 2° Custode, che stante q(ues)sto non potevagli poterla più esercitare con tutto il suo onore; mentre non con altra fiducia rassegnossi l΄ or(ator)e al volere della S(anta) mem(ori)a di Papa Clem(enMons(igno)r Majella, rispose all΄or(ator)e di non poter far altro su q(ues)sto e che avea già dato l΄ordine a Mons(igno)r Maggiordomo, che in avvenire gli facesse pagare i quindici scudi il mese in luogo di q(ue)lli, che aveva finallora lasciati al mentovato P(adre) Abb(at)e de Miro. Considerando l΄or(ator)e che con q(ues)sto non veniva a rimediarsi al suo danno, ed alla sua estimaz(io)ne, non potè fra se stesso non rammaricarsene: né più ebbe cuore di accostarsi per qualche tempo a Palazzo, né di applicare, e frequentar come p(ri)ma la Libreria, alla quale altro servizio già non andava prestando, che q(ue)llo, che dalla gelosia del Primo Custode gli era stato a poco a poco lasciato, di potervi sedere e passeggiare. E q(ues)to B(eatissi)mo P(ad)re, è il servizio che oltre alle sue applicaz(io)ni, e dopo un tale aggravio si è dall΄or(ator)e tralasciato di prestar di continuo alla Libreria per non trattare con Mons(igno)r Majella da cui era stato con tale arte deluso e addormentato […]».
10. Il carteggio
Il carteggio rappresenta senza dubbio l’epicentro di questo studio: senza esso non sarebbe stato possibile scrivere alcunché sul Vignoli a causa della latitanza di scritti sulla di lui persona. Del resto, quando ci si approccia allo studio di qualcuno, è ai suoi scritti che si guarda (qualora ce ne siano) o – al giorno d’oggi – al suo curriculum. In questo caso, leggere i documenti dell’archivio Vignoli, è stato quasi come scrivere il suo, di curriculum: non manca niente, c’è tutto il necessario per fotografare l’uomo e l’epoca storica. Quando iniziai questo lavoro, la prima sensazione fu quella di brancolare nel buio: il nome di Vignoli non mi diceva assolutamente nulla, così come che fosse vissuto tra il 17. e il 18. secolo. Lo studio delle carte, e in special modo del carteggio mi ha, nel tempo, consentito di ordinare la storia e di metterla per iscritto, collegando i nomi di personaggi noti (e ben studiati anche a scuola) a quello di Vignoli: è stato avvincente, emozionante, “sentirlo” dialogare con papi, letterati, studiosi e nobili della sua epoca. L’immagine che ne viene fuori è quella di un uomo colto e partecipe della vita culturale e politica del suo tempo.
Il modo migliore per studiare la serie del carteggio e due delle sue sottoserie (lettere indirizzate a monsignor Vignoli e minutario) mi è sembrato quello di affidarsi ai numeri: l’analisi condotta su queste sottoserie (la terza è quella denominata “minutario di Casa Colonna”: al suo interno le minute del Gran Contestabile alla nobiltà del tempo)92, tocca due punti: quello linguistico (quale
lingua viene maggiormente utilizzata nello scambio epistolare?) e quello delle “presenze” intellettuali (chi scrive a Vignoli? chi riceve le sue lettere?).
Non mi è parso corretto fare lo stessa cosa per analizzare gli argomenti trattati nei vari scritti: essi sono troppo eterogenei e troppo vasti per poter trovare una nomenclatura che renda giustizia a tutti senza escluderne alcuno. Sarebbe stato riduttivo (forse comodo) costringere il tutto a grandi classificazioni (per esempio “argomento storico” oppure “letteratura”) e, dunque, per scoprire di cosa parla Vignoli non resta che scorrere le pagine del suo archivio e andare alla voce “descrizione”: lì si svela il suo mondo, attraversato da auliche conversazioni (sulla storia romana, sulla grammatica latina, sulle medaglie, sull’Arcadia, etc.) con grandi e noti personaggi della sua epoca, e da normali chiacchierate tra amici che si scambiano opinioni sul sacerdozio, sul ruolo della donna nella società, sui propri famigliari, sulla pratica – sempre attuale – del raccomandare qualcuno a qualcun altro eccetera.
I grafici presentati di seguito analizzano, come precedentemente accennato, la situazione linguistica delle prime due sottoserie della sezione carteggio: mettendole a confronto si evince che l’italiano la fa da padrone con ben 110 lettere
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92 Non dimentichiamo che Vignoli fu segretario del Colonna e, dunque, che “entra” in questa serie in quanto scrittore “passivo” delle lettere e non autore intellettuale delle stesse.
indirizzate a Vignoli e 60 minute da lui scritte, mentre il latino si colloca in seconda posizione con 60 lettere a lui inviate e 49 da lui scritte. Tra le epistole ricevute se ne segnalano poi 3 scritte sia in latino che in italiano, una in latino e greco, una in francese e una in spagnolo. Questo per quanto riguarda la questione linguistica. Gli altri due grafici mostrano invece chi scrisse a Vignoli e a chi egli rispose (accanto ad ogni nome – in entrambi i grafici – vi è il numero di missive corrispondenti). Figura 3: Fisionomia Linguistica ‐ Serie II, Sottoserie I Figura 4: Fisionomia Linguistica ‐ Serie II, Sottoserie II 60
Figura 5: I Mittenti ‐ Serie II, Sottoserie I
Figura 6: I Destinatari ‐ Serie II, Sottoserie II 62