DOCUMENTARIE CICLO XXI
TESI DI DOTTORATO DI RICERCA
PER LA STORIA DELLA BIBLIOTECA VATICANA: LE CARTE DI GIOVANNI VIGNOLI A PITIGLIANO MARTA RUBINO RELATORE PIERO INNOCENTI ANNO ACCADEMICO 2008/2009
Sommario Introduzione ... V Parte prima ... 9 1. Pitigliano: ieri e oggi ... 11 1.1. L’Archivio e la Biblioteca del Comune di Pitigliano: informazioni preliminari ... 12 2. Primi passi in archivio e prime scoperte ... 14 2.1. Evoluzione e schede a confronto ... 16 3. Perché Giovanni Vignoli ... 21 4. Esegesi e trascrizione dei documenti ... 23 4.1. Lavorare sui documenti: normalizzazione dei nomi e scelta delle intestazioni ... 30 4.2. Lavorare sui documenti: le “medaglie” di Vignoli e lo stemmario di Lucca 32 4.3. Lavorare sui documenti: la digitalizzazione del fondo ... 33 4.3.1. Fasi e metodologie di digitalizzazione ... 34 5. La Biblioteca Apostolica Vaticana: un approccio di ricerca ... 35 6. Il custos ... 37 7. Vignoli nelle parole di Emilio De Tipaldo e Francesco de’ Ficoroni ... 40 8. Vignoli nelle carte: cosa dicono di lui i suoi interlocutori ... 43 9. Vignoli, le Abbreviatorie e il “contrasto Corradini” ... 46 9.1. Vignoli e Corradini ... 47 9.2. Vignoli, Passionei e Coscia ... 49 9.3. Vignoli e Ugolini ... 51 9.4. Vignoli, Battelli e d’Inguibert ... 52 9.5. Zaccagni, De Miro, Maiella e Vignoli ... 55 10. Il carteggio ... 59 11. Vignoli auctor: il Liber Pontificalis ... 63 11.1. Oltre il Liber: la produzione storico‐letteraria ... 65 11.2. Le trascrizioni: un epistolario umanistico ... 66 Conclusioni ... 68 Parte Seconda ... 69 SERIE I: carte personali e attestati (1‐27) ... 71
SERIE II: carteggio SOTTOSERIE I: lettere indirizzate a monsignor Vignoli (28‐204) .. 89
SERIE II: carteggio SOTTOSERIE II: minutario (205‐318) ... 203
SERIE II: carteggio SOTTOSERIE III: minutario di Casa Colonna (319‐432) ... 273
SERIE II: carteggio SOTTOSERIE IV: diversi a diversi (433‐434) ... 353
SERIE III: produzione storico‐letteraria SOTTOSERIE I: opere storiche (435‐445) ... 355
SERIE III: produzione storico‐letteraria SOTTOSERIE II: opere letterarie (446‐471) ... 363
SERIE III: produzione storico‐letteraria SOTTOSERIE III: trascrizioni (472‐522) ... 377
Indice delle Figure Figura 1: Albero Genealogico della Gens Vignola ... 10 Figura 2: Cronologia essenziale ... 57 Figura 3: Fisionomia Linguistica ‐ Serie II, Sottoserie I ... 60 Figura 4: Fisionomia Linguistica ‐ Serie II, Sottoserie II ... 60 Figura 5: I Mittenti ‐ Serie II, Sottoserie I ... 61 Figura 6: I Destinatari ‐ Serie II, Sottoserie II ... 62 Figura 7: Doc. 1., c. 1r. Certificato di nascita di Giovanni Vignoli ... 409 Figura 8: Doc. 11., c. 1r. Certificato di morte di Giovanni Vignoli ... 410 Figura 9: Doc. 435, c. 1r. Liber Pontificalis, Tomo I ... 411 Figura 10: Doc. 436, c. 1r. Liber Pontificalis, Tomo II ... 412 Figura 11: Doc. 437, c. 1r. Liber Pontificalis, Tomo III ... 413 Figura 12: Da “Originali del Libro delle Monete dei Papi di Monsignor Vignoli”, doc. 441 ... 414 Figura 13: Archivio Comunale di Pitigliano, prima sala ... 415 Figura 14: ACP, seconda sala ... 415 Figura 15: La digitalizzazione ... 415
Introduzione
“La Terra di Pitigliano è situata in un grande, ed elevato masso di tufo, le radici di cui alla parte di Levante vengono bagnate dall’acqua di vena, che nasce in luogo di S. Angelo, in distanza di Pitigliano quattro miglia, e forma il torrente denominato la Meleta, ed alla parte di Ponente da quella similmente di vena, che ha la sorgente distante cinque miglia nel territorio di Sorano, che forma altro Torrente detto la Lente…”1. Nell’aprile del 2005 varcavo per la prima volta la
monumentale porta d’accesso alla città di Pitigliano e, dopo poche centinaia di metri, quella dei locali che allora ospitavano la Biblioteca e l’Archivio del medesimo Comune: a poco più di un mese dalla laurea la fortuna mi aveva arriso facendomi giungere nella Bassa Maremma toscana e facendomi intraprendere una storia che mai avrei immaginato sarebbe durata così a lungo.
L’avventura pitiglianese, che culmina nella stesura della presente ricerca, ha inizio alla fine del 2004 e si concretizza la Pasqua dell’anno dopo nei modi e tempi di un tirocinio di 500 ore, retribuito, e da svolgersi presso l’archivio di Pitigliano. Ci si muoveva nell’ambito di un progetto di collaborazione tra il Dipartimento di storia e culture del testo e del documento della Facoltà di Conservazione dei beni culturali dell’Università della Tuscia di Viterbo (il mio ateneo d’appartenenza) e il Dipartimento delle Politiche formative e dei Beni culturali (settore Musei, Biblioteche, Istituzioni culturali) della Regione Toscana. Questi due enti – già da tempo in contatto non solo tra loro, ma anche con realtà bibliotecarie e archivistiche – avevano messo a punto progetti di collaborazione e tirocini (di varia natura e durata) capaci di coinvolgere molti laureandi e laureati, e dargli la possibilità di mettere in pratica i loro studî. Un circolo virtuoso dunque, tra università, enti locali e Soprintendenze Archivistiche che aveva fatto emergere con chiarezza l′importanza dei fondi archivistici di quella porzione del territorio toscano, che coincide quasi completamente con l′antica contea degli Orsini2.
Ed è dunque proprio a Pitigliano, che più di tre secoli fa (il 13 aprile del 1667), nasce Giovanni Vignoli, oggetto di questa ricerca: e le carte portate alla ribalta, per una serie di fortunate coincidenze, sono proprio le sue. Facciamo la di lui conoscenza tra le mura dell’archivio, assopito custode delle sue carte e – come non è raro che accada in circostanze analoghe – dallo studio di esse viene fuori un mondo intero, fatto di personalità più o meno note che ebbero parte attiva nella vita di Vignoli. Sino ad oggi non era mai stato fatto il punto su questo personaggio, benché le sue carte avessero, a quanto pare, rivisto la luce (ma pur
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1 Archivio Comunale di Pitigliano, Deliberazioni dell’Ingegnere Comunitativo, n. 152, c. 2.
2 La famiglia Orsini viene ricordata come una tra le più antiche e nobili famiglie guelfe romane. Nella successione alla cattedra di Pietro si annoverano ben due Orsini: Niccolò 3. (Giovanni Gaetano Orsini, papa dal 1277 1l 1280) e Benedetto 13. (Pietro Franceso Orsini, papa dal 1724 al 1730). Tra i feudi della famiglia si annovera Pitigliano ereditata da Guido Orsini, insieme alla contea di Soana, nella prima metà del Trecento.
sempre per breve tempo) agli albori del Novecento. Segni del passaggio di qualcuno interessato alla loro valorizzazione si ritrovano qua e là tra i fascicoli, appunti presi con una grafia ben lungi dall’essere valutabile come prodotto settecentesco3. Nonostante questo primo tentativo di ordinamento documentario,
Vignoli resta per troppi anni un nome tra le carte, pochi lo citano, ancor meno lo conoscono: si conta giusto qualche fugace apparizione qua e là. Proprio per questo non è stato né semplice né agevole rintracciare delle informazioni o una bibliografia di base dalla quale poter partire. Credo comunque che sia questo il bello, l’essenza della ricerca. E in questo modo si può affermare che la maggior parte delle notizie di cui ora disponiamo sono tutte frutto della analisi e della curiosità per il testo e per il documento, concretizzatesi nella lettura delle carte dell’archivio privato di monsignor Vignoli, durante le tante fasi di riordino e schedatura dei suoi documenti.
Il Fondo Vignoli, custodito oggi nella sezione storica della Biblioteca Comunale di Pitigliano (per quanto ancora – fisicamente – nelle stanze dell’archivio di Palazzo Ponti) costituisce, se non l’unica fonte, una delle poche disponibili su questo personaggio. Il valore intrinseco ed estrinseco delle carte, chiave di lettura e guida privilegiata tra i corridoi di una storia a metà tra la provincia toscana e le stanze del Vaticano, si è manifestato di continuo, una bussola che mi ha guidato costantemente negli anni della ricerca.
A grandi linee, chi era Johannes Vignolius? Segretario personale del cardinale Orsini (futuro papa Benedetto 13.), e di Filippo Colonna (Gran Contestabile del Regno di Napoli) fu chiamato, durante il lungo pontificato di Clemente 11. (1700‐ 1721), a rivestire la carica di Custode della Libreria Vaticana, divenendo in questo modo parte integrante della complessa macchina ecclesiastica della Santa Sede. Gli anni della sua permanenza al Vaticano furono i più fruttuosi per quanto riguarda il suo essere auctor: scrisse infatti non pochi testi di archeologia, storia romana, numismatica; e ancora, sonetti, discorsi e melodrammi. Ma la sua opera più nota fu quel Liber Pontificalis seu De gestis romanorum pontificum, per la cui composizione si basò sull’opera di Anastasio Bibliotecario e che volle dedicare a Benedetto 13. La ricerca, che ha preso l’avvio con l′analisi e conseguente studio delle sue carte private, è culminata nella stesura della biografia di monsignor Vignoli. Vi si è giunti passando attraverso non pochi momenti di crescita e sviluppo attraverso un lavoro di lettura, schedatura e riproduzione fotografica dei documenti, cui ne è seguito un altro di copiatura degli stessi. Lavori ″manuali″ affiancati da altrettante attività di ricerca effettuate in vari istituti bibliotecari e archivistici nazionali, che mi hanno portato a trarre delle conclusioni, e a fare delle valutazioni, invece di altre.
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3 Tale dichiarazione viene suggerita da elementi relativi e contingenti: la scrittura sottile, il colore dell’inchiostro e un ductus troppo fluido che nulla ha dell’eleganza della grafia settecentesca.
Da un punto di vista strutturale questo manufatto si divide in due grosse sezioni: la prima introduce il luogo, ovvero Pitigliano, l’Archivio e la Biblioteca, poi il personaggio, il suo background, i posti fisici nei quali si mosse, le persone con le quali entrò in contatto. La seconda parte ci accompagna invece attraverso le fasi di lavoro attuate sui documenti e, dopo l’indice del fondo, presenta le schede, sicuramente la parte più “grassa” di tutto l’elaborato. La presente ricerca termina con una selezione fotografica di alcune carte dell’archivio e con i classici di chiusura, ovvero bibliografia e indice dei nomi.
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Parte prima
Figura 1: Albero Genealogico della Gens Vignola
1. Pitigliano: ieri e oggi 11
Il punto di partenza è Pitigliano, piccolo centro della Bassa Maremma Toscana o Maremma tufacea, insediamento di origini antichissime – etrusche e poi romane – come testimoniano le numerose tombe di quel periodo, rinvenute nel suo territorio4. Nel Medioevo è possedimento degli Aldobrandeschi, feudo della
nobile famiglia romana Orsini, dominio di Pietro Strozzi e infine di Cosimo 1. Sotto il governo dei guelfi Orsini (signori della cittadella dal 1293) Pitigliano, assunto ormai l’aspetto di una fortezza, diviene la capitale della contea che da essa prende il nome5. Nel corso del 16. secolo l’architetto Antonio da Sangallo il
Giovane si trova a lavorare presso la corte di Niccolò 4. Orsini e, incaricato della ristrutturazione del castello al fine di migliorarne il sistema difensivo, ne realizza gli attuali bastioni poligonali6. L’abitato, chiamato la terra, si incentrava – e si incentra – su tre arterie principali quasi parallele tra loro, la via di Mezzo o Corso, la via Zuccarelli o Ghetto, la via Vignoli o Fratta: da esse si dipana un fitto tessuto viario costituito da piccoli vicoli e gradinate che colmano i dislivelli stradali. «Il senso di angustia delle vie si accresce sotto la verticalità delle case. […] I vicoli scendono ripidi terminando talora con uno spiazzo. Innumerevoli sono le scalette d’ingresso alle abitazioni e spesso la luce delle vie è interrotta da vecchi archi e volte, cosicché ogni direzione appare uno scorcio prospettico»7. La zona più intricata e irregolare è quella a sud
del quartiere ebraico, il Ghetto per l’appunto, chiamato così poiché nel corso del 15. secolo vi si stabilì una numerosa colonia ebraica (il picco massimo di presenze si registrò nel 1569 all’indomani della bolla di Pio 5. che bandiva gli ebrei da Roma)8. Gli storici raccontano che all’inizio gli ebrei trovarono nei pitiglianesi un
muro di ostilità e incomunicabilità, cosa che li portò ad «arroccarsi in un gruppo di casupole costruite sopra un masso tufaceo a strapiombo sulla sottostante vallata, conducendovi una vita grama di quasi prigionia»9. La situazione andò lentamente
migliorando con l’elezione di Cosimo 1. a duca di Firenze prima, e con quella di Ferdinando de’Medici poi, il quale aggiunse definitivamente la contea di Pitigliano alla sua corona. Fu però durante l’Ottocento che la comunità ebraica
4 RENZO VATTI, Profili di città etrusche: Sovana, Pitigliano, Sorano, Pistoia, Tellini, 1985, p. 64. 5 Cfr. Italia da scoprire. Viaggio nei centri minori, Touring Club Italiano, Milano, 1996, pp. 208‐209. 6 Già ampliato nel Trecento sul nucleo tardo‐duecentesco. Cfr. Toscana, Touring Club Italiano, Milano, 2005, p. 891.
7 Cfr. R. VATTI, Profili di città etrusche, cit., p. 100.
8 È difficile dire quanti fossero, in quegli anni, gli ebrei di Pitilgiano. Uno studioso locale, Baldini, scriveva che «nel 1576 si contano, in Pitigliano,già trentatré ebrei, divisi in sei famiglie». EVANDRO
BALDINI, Pitigliano nella storia e nell’arte, in «Maremma. Bollettino della Società Storica Maremmana», Grosseto, La Maremma, nuova serie, 1936, fasc. I‐II, p. 24.
toccò l’apice del suo splendore10 e della conquista sociale: «e tanta considerazione
si guadagnarono gli Ebrei che caddero molti tabù e non di rado nelle pubbliche cerimonie culturali o patriottiche, accanto alla poltrona del vescovo vi era quella assegnata al rabbino»11. Le istituzioni della Comunità ebraica si rafforzarono
inoltre con la fondazione di una Biblioteca e del Pio Istituto Consiglio per opere caritative, grazie al generoso lascito nel 1854 di Giuseppe e Fortunata Consiglio. «E tuttavia questo è anche l’inizio del declino, determinato da fenomeni di emigrazione e assimilazione. Si ha quasi l’impressione che gli ebrei pitiglianesi si dissolvano progressivamente nel più ampio contesto sociale italiano. Alla vigilia della prima guerra mondiale, la comunità, ridotta a un centinaio di persone, è già fortemente indebolita. Nel 1931 perde la sua autonomia e viene aggregata a Livorno. Quando vengono emanate le leggi razziali (1938) non conta che una settantina di persone. Nessuno, forse, farebbe caso al fatto che si tratta di ebrei…»12. Dunque le cause della fuga vanno in parte imputate alle migrazioni
verso altri centri della Toscana (Firenze e Livorno in primis) ma soprattutto al fascismo e alle sue persecuzioni razziali. Le conseguenze maggiori furono la quasi estinzione della comunità ebraica pitiglianese e, nel 1960, la chiusura della Sinagoga, eretta nel 1589, e riaperta solo di recente al culto. Come si evince facilmente, nonostante la storia abbia fatto di tutto per cancellare il passaggio degli ebrei in Maremma, sussistono ancora oggi forti legami con la tradizione giudaica, testimoniati (oltre che dalla Sinagoga) dalla presenza del forno delle Azzime, dal museo ebraico, dal cimitero: tutte cose per le quali Pitigliano è stata ribattezzata dalle comunità ebraiche la “Piccola Gerusalemme”13.
Nel corso del 17. secolo, quando l’appartenenza al Granducato di Toscana era consolidata, la gens Vignola, originaria della omonima cittadina modenese, mosse dall’Emilia alla Toscana, e scelse Pitigliano come sua destinazione. L’ultimo membro del clan ad abbandonare la terra natia fu Filippo, prozio del nostro Giovanni Vignoli.
1.1. L’Archivio e la Biblioteca del Comune di Pitigliano: informazioni preliminari
Percorrendo il Corso, arteria principale di Pitigliano, e seguendo l’andamento irregolare dell’insula cittadina si giunge nella piazza San Gregorio, dominata dalla
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10 Gli ebrei toscani raggiunsero la piena emancipazione verso la metà dell’Ottocento: per gli ebrei di Pitigliano quello è il periodo di maggiore espansione (oltre le 400 presenze, circa il 10% della popolazione totale). Cfr. ROBERTO G. SALVADORI, La comunità ebraica di Pitigliano dal 16. al 20. secolo, Firenze, Giuntina, 1991, p. 10.
11 R. VATTI, Profili di città etrusche, cit., p. 80.
12 R. G. SALVADORI, La comunità ebraica di Pitigliano, cit., p. 10. 13 Cfr. Toscana, cit., p. 893.
facciata barocca del Duomo, dal suo poderoso campanile e dal monumento alla progenie Orsina, sormontato dall’orsa, emblema della casata14.
Ai lati della Cattedrale un loggiato (antistante il Palazzo delle Comunità) e un antico palazzo, noto ai pitiglianesi come palazzo Ponti, sede odierna degli uffici del Giudice di Pace e dell’Archivio Storico Comunale, il quale ha, sino a non poco tempo fa, “convissuto” e compartito i locali con la Biblioteca Comunale. Questa, fondata nel 1864 da Francesco Cagnacci come biblioteca civica, nel 1866 fu unita per decreto alla Biblioteca Consiglio (istituita nel 1856 da Cesare Sedun, primo amministratore dell’Opera Pia Consiglio). Dopo tale fusione la biblioteca assume l’appellativo di Biblioteca Comunale e Consiglio, appellativo che conserverà per molti anni. Nel 1970, in seguito alla dissoluzione della comunità ebraica dell’Istituto Pio Consiglio, la biblioteca – che sino ad allora era stata ospitata nei locali dello stesso Istituto – viene trasferita presso la Fortezza Orsini, dove risiede tuttora. I locali della Fortezza, messi a disposizione dalla Curia ed appositamente ristrutturati in questi ultimi anni dal Comune, hanno accolto la “neonata” Biblioteca comunale «Francesco Zuccarelli» che ha riaperto i battenti, dopo 20 anni di inattività, nel settembre del 200515.
La recente separazione tra il posseduto archivistico e quello bibliotecario dei due enti, ha sollevato la questione della riorganizzazione e dell’ordinamento del patrimonio in essi custodito, al fine di renderlo nuovamente disponibile per la fruizione. Erano gli albori del 2005 e lo spostamento delle carte, con il conseguente scorporo delle unità fisiche che sarebbero andate ad occupare le scaffalature della nascitura biblioteca, portò alla luce parecchio materiale archivistico conservato sino ad allora nel fondo storico della stessa. Fra le tante “scartoffie”, fece capolino una minuscola sezione (minuscola se la si rapporta all’Archivio del vicariato o agli altri fondi maggiori che allora riempivano le stanze di palazzo Ponti) custode di una vicenda ormai dimenticata e da ricostruire attraverso le gesta di personaggi che resero Pitigliano degna di nota anche al di là dei confini della Toscana. Tra i documenti in prima istanza rintracciati, testimonianza della storia della contea di Pigliano, delle città limitrofe di Sovana, Sorano, Manciano e degli altri centri minori della valle della Fiora, spicca l’interessante documentazione di Giovanni Vignoli (fine Settecento, primi dell’Ottocento), quella dell’Accademia Scientifico Letteraria Pitiglianese e del Museo Biblioteca di Pitigliano (entrambe “creazioni” della fine del 19. secolo).
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14 Pitigliano fu eretta a sede della Signoria degli Orsini e i conti di Pitigliano costituirono un dei rami principali della medesima famiglia. Cfr. Toscana, cit., p. 208.
15 L’intestatario della biblioteca è il paesaggista settecentesco Francesco Zuccarelli. Nato a Pitigliano nel 1702 fu un apprezzato pittore del periodo rococò formatosi principalemte a Venezia e a Londra. Lì, nel 1768, fu tra i fondatori della Royal Academy. Morì a Firenze nel 1788. Cfr. Storia dell’arte
italiana, diretta da Carlo Bertelli, Giuliano Briganti, Antonio Giuliano, Milano, Electa, 1994, vol. 3,
2. Primi passi in archivio e prime scoperte
All’inizio, e dunque nell’aprile del 2005, le operazioni di ordinamento e prima inventariazione delle carte avvennero negli ambienti dell’archivio, e non già presso la sede della biblioteca nella Fortezza Orsini. La motivazione risiede tutta nella ricerca di una certa praticità, data dalla flessibilità nella gestione dell’orario di lavoro e dalla maggiore disponibilità di fruizione di quei locali chiusi al pubblico. Il materiale analizzato, condizionato in dodici faldoni contrassegnati dalla segnatura bibliotecaria D I 40‐D I 51 (segno tangibile di una precedente sistemazione delle stesse all′interno del fondo storico della biblioteca), copre un arco cronologico che va dal 1680 al 1890 circa. Ogni faldone conteneva varie carte sciolte e alcune cartelle, accompagnati talvolta da un’indicazione sintetica relativa al contenuto delle stesse. In generale, all’interno dei suddetti faldoni, regnava il caos. Documenti eterogenei si mescolavano e confondevano tra loro, intrecciando secoli, storie e personaggi diversi: bisognava perciò tentare di ricostruire e, se possibile, ripristinare l’ordine originario con il quale gli stessi documenti erano stati classificati e organizzati dal singolo (nel caso di monsignor Vignoli) o dall’ente produttore (nel caso dell’Accademia Scientifico Letteraria Pitiglianese, etc.). In questo modo, cioè attraverso l’ordinamento, si sarebbe conferita a ciascun documento una significatività specifica.
La prima fase del lavoro è consistita quindi nell’individuazione dei vari fondi contenuti nei dodici faldoni, attraverso una schedatura preliminare che ha altresì permesso la determinazione delle tipologie documentarie possedute: carteggio, opere letterarie, diplomi e attestati, etc. La biblioteca di Pitigliano «in quanto organismo formatosi in un arco cronologico ampio, porta con sé, una storia fatta di acquisizioni e dispersioni»16 che, insieme ad altri interventi (più o meno felici),
hanno portato alla separazione di alcuni fondi in differenti sezioni della biblioteca che li custodiva. E a ragione si accoglie la metafora dell′approccio archeologico nel campo delle ricerche archivistiche e librarie 17 , dovendo individuare
documenti/strati sedimentati nel tempo, «quasi i cocci dispersi di un vaso distrutto dal tempo che occorre avvicinare per ricomporne la forma»18. I fondi rintracciati
sono i seguenti: il fondo Giovanni Vignoli, Ugolini Vignoli, Accademia Scientifico Letteraria Pitiglianese e quello della Biblioteca‐Museo di Pitigliano. I documenti analizzati possono essere così schematicamente articolati:
1) carteggio vario di monsignor Vignoli19:
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16 ANDREA DE PASQUALE, I fondi storici delle biblioteche, Milano, Editrice Bibliografica, 2001, p. 9. 17 Cfr. LORENZO BALDACCHINI, Il libro antico, nuova edizione aggiornata, Roma, Carocci, 2001. 18 Ivi, p. 10.
19 Fondo donato alla Biblioteca Civica di Pitigliano nella seconda metà dell’800 da Filippo Ugolini e Francesco Cagnacci.
‒ lettere latine e italiane scritte dal Vignoli ai letterati d’Europa e dei medesimi al Vignoli;
‒ lettere ai sovrani d’Europa e dei medesimi a lui; lettere della casa Colonna a diversi Principi e Cardinali;
‒ lettere familiari indirizzate ai membri della famiglia Ugolini, ed in particolare ai nipoti);
‒ opere storico‐letterarie (manoscritti latini di storia romana, archeologia e numismatica, nonché il Liber Pontificalis sulla vita dei Papi, suddiviso in tre Tomi e accompagnato dai relativi documenti preparatori alla stampa; e ancora, sonetti, poesie, discorsi, melodrammi, trascrizioni di lettere del ‘500).
2) carteggio e documenti vari della famiglia Ugolini (1734‐1756).
3) carte della Accademia Scientifico Letteraria Pitiglianese (lettere al Presidente, colloqui epistolari tra gli accademici, rendimento di conti, etc.) (1851‐1890);
4) carte della Biblioteca‐Museo di Pitigliano (carteggio con il Ministero della Pubblica Istruzione, documenti relativi all’istituzione, alla gestione, alle donazioni) (seconda metà dell’800).
Da questa prima analisi, benché priva di stime numeriche, emerse che la porzione più consistente di tutta la documentazione era costituita dal carteggio, la raccolta delle lettere ricevute e talvolta delle minute radunato, in minima parte, in cartelle numerate progressivamente20. L’epistolario, tutto sommato, si è mantenuto in
buono stato di conservazione, eccetto casi specifici segnalati nel campo delle “note”, a conclusione di ogni scheda biografica redatta.
All′inizio del nostro percorso si era deciso – di concerto con Elisabetta Insabato e Stefania Ulivieri (le quali hanno seguito da vicino le vicende del fondo sin dal suo ritrovamento) – di procedere con la creazione di una scheda suddivisa in campi predeterminati, attraverso i quali sarebbe stato descritto il pezzo archivistico21. La
medesima scheda si sarebbe andata via via modificando secondo i dati che si sarebbero andati a rilevare nelle varie serie e sottoserie del fondo “dal momento che ogni serie presenta caratteristiche peculiari in base alle quali si dovranno fare o meno certe annotazioni, e si dovranno evidenziare certi dati piuttosto che altri”22.
Così facendo sarebbe stato possibile determinare le tipologie documentarie possedute e avere un quadro della situazione più nitido. Successivamente ho operato nella direzione di una separazione materiale di tutte le carte (del Vignoli, degli Ugolini, dell’Accademia, etc.) in base al principio di provenienza delle stesse,
15
20 Cfr. ELISABETTA INSABATO, Esperienze di ordinamento negli archivi personali contemporanei. Alcune considerazioni, in Specchi di carta. Gli archivi storici di persone fisiche: problemi di tutela e ipotesi di ricerca, in «Studî medievali», 3a serie, XXXIII (1992), 2, p. 849‐908, in particolare 881‐892. 21 Insabato, funzionaria della Sovrintendenza Archivistica per la Toscana, lavora da molti anni nel settore degli archivi gentilizi toscani; Ulivieri,direttore del Centro studi David Lazzaretti è anche responsabile del Sistema Museale Amiata.
22 PAOLA CARUCCI, Le fonti archivistiche: ordinamento e inventariazione, Roma, Nuova Italia Scientifica, 1986, p. 227.
cercando cioè di inquadrarle nel contesto in cui si erano formate23 e, arrivati a quel
punto, la mia attenzione si è focalizzata unicamente sull’archivio privato di Vignoli, sul quale ho proceduto con l’effettuare un riordinamento (iniziale) sulla carta e non sulle carte del fondo24. In virtù di questa affermazione, mi sento libera
di poter definire quella prima e iniziale fase di studio come una proposta di ordinamento virtuale delle carte Vignoli, che sarebbe culminata nel tempo con la creazione e compilazione di un inventario, e con il successivo e definitivo25
spostamento e ri‐condizionamento dei documenti in nuove buste26.
Le serie individuate in illo tempore all’interno del fondo27, con le rispettive
sottoserie, sono quattro, e vanno a descrivere complessivamente 525 documenti attraverso altrettante schede biografiche. Il criterio individuato per la sistemazione dei documenti all’interno di ciascuna serie, è di tipo cronologico. Ecco di seguito il prospetto dell’indice del fondo: Serie I: carte personali e attestati (1‐27) Serie II: carteggio (28‐434) Sottoserie I: lettere indirizzate a monsignor Vignoli (28‐204) Sottoserie II: minutario (205‐318) Sottoserie III: minutario di Casa Colonna (319‐432) Sottoserie IV: diversi a diversi (433‐434) Serie III: produzione storico‐letteraria (435‐522) Sottoserie I: opere storiche (435‐445) Sottoserie II: opere letterarie (446‐471) Sottoserie III: trascrizioni (472‐522) Serie IV: repertori parziali delle carte Vignoli (523‐525). 2.1. Evoluzione e schede a confronto Il primo esemplare di scheda da applicare al fondo Vignoli fu elaborato a quattro mani tra le mura di Palazzo Ponti. Il dialogo fruttuoso tra Insabato e Ulivieri portò alla creazione di una prima e semplice scheda, sufficiente all’espletamento del
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23 Ivi, p. 132.
24 Ovvero, senza spostare “materialmente” i documenti. Ivi, p. 137.
25 Uso il termine “definitivo” poiché stiamo parlando di un archivio storico: in esso viene infatti custodita tutta la documentazione relativa ad affari esauriti, e che pertanto, non essendo più “necessaria”, è destinata alla conservazione permanente. In questa fase dell’archivio, il documento si carica di valore storico e interesse culturale, e la sua conservazione e consultazione vanno garantite per finalità culturali e di ricerca. Ivi, p. 200.
26 All’epoca dei fatti la sottoscritta stava sviluppando i contenuti di un tirocinio di 500 ore sostenuto dalla Regione Toscana in collaborazione con l’Università degli studi della Tuscia, e non poteva di certo immaginare che tale fortuito tirocinio sarebbe durato ben oltre le ore pattuite.
tirocinio assegnatomi dalla Regione Toscana. Il lavoro di schedatura avrebbe preso un’altra direzione solo in seguito, avrebbe voltato significativamente pagina solo con l’apertura della parentesi del dottorato, dunque nel gennaio del 2006.
In principio si decise di evidenziare (attraverso la segnatura bibliotecaria della busta) la collocazione originaria del documento e l’esistenza o meno di un “titolo originale” capace di caratterizzarlo. Si passava poi alla trascrizione dell’incipit; cui faceva seguito una breve descrizione estrinseca ed intrinseca della carta o delle carte, con l’annotazione degli estremi cronologici (anno‐mese‐giorno), dello stato di conservazione (più che altro un appunto personale sulle condizioni fisiche dell’esemplare, accennato graficamente: un asterisco “*” per indicare pessime condizioni conservative; due “**” per c. medio‐buone; tre “***” per c. ottimali), e con la segnalazione, infine, di eventuali note. Ecco lo scheletro delle prime schede utilizzate: la stessa operazione è stata ripetuta per tutti i nuclei documentari facenti parte del fondo Vignoli. Numero Provvisorio Segnatura biblioteca Serie Autore Titolo originale/incipit Descrizione estrinseca e descrizione del contenuto Estremi cronologici Stato di conservazione Note
Terminata questa prima fase, si decideva di mettere a punto una nuova e più analitica schedatura, che avrebbe integrato e poi sostituito quella già esistente, e da me precedentemente redatta. La nuova scheda segue semplici Regole di schedatura per carteggi 28, le quali individuano nel documento sette aree di indagine. Ogni area
sviluppa al suo interno una serie di altri punti, grazie ai quali si può descrivere e analizzare i disiecta membra dell′originario corpo documentario. Tali aree descrittive vengono qui riprodotte allo scopo di esemplificare la spiegazione data: AREA DELLA CLASSIFICAZIONE 1. si identifica il fondo di appartenenza con il nome del soggetto produttore delle carte 2. si identifica la serie 3. in presenza di un fascicolo contenente vari documenti, il titolo originale tra ′′..′′ 17 28 Questo il nome del plico esplicativo consegnatomi ed elaborato dallo staff della Soprintendenza Archivistica.
4. si segnala la vecchia segnatura 5. si segnala il numero definitivo AREA DELLA INTITOLAZIONE 1. i titoli delle opere a stampa sono dati in corsivo 2. i titoli originali di manoscritti tra ′′ ′′ 3. nome del mittente per esteso, cognome e nome anche se la firma è diversa (es. Acquaviva Giangirolamo)
4. se la firma è diversa (es. solo nome di battesimo, soprannome) si riporta nel campo Firma (area della sottoscrizione) tra “ “ 5. se il nome del mittente non è presente e non identificato: 5.1. nel campo Mittente: non id. 5.2. nel campo Firma: s.f. 6. se la firma è presente ma illeggibile e non ricavabile da altre fonti: non id. 6.1. se la firma è ricavabile da altre fonti va tra [ ] 6.2. se la firma è del tutto illeggibile: f.i. 7. si riportano qualifiche professionali 8. in presenza di più mittenti: si riportano di seguito nell′ordine in cui compaiono nel doc.
9. nome del destinatario per esteso, nome e cognome (es. Giangirolamo, Acquaviva)
10. le parti ricostruite vanno tra ( ) 11. nei casi di destinatario sconosciuto:
11.1. se vi sono elementi di identificazione ricavabili dal testo vanno tra “ “ (es. «Egregio signor mio») 11.2. se non è rilevabile: non id. 12. gli incipit sono tra “…” seguiti da i tre puntini AREA DELLA DATAZIONE 1. data topica:
1.1. il nome del luogo di partenza va sempre in italiano anche quando la corrispondenza è in una lingua diversa 1.2. se non lo si può identificare: s.l. 2. data cronica: anno, mese, giorno 2.1. il mese va scritto abbreviato: le prime tre lettere (es. gen.) 2.2. se in lingua straniera si mette in italiano 2.3. se c′è il giorno della settimana esso andrà tra “ ” 3. se non vi sono tracce di datazione: s.d. 4. se la datazione è di altra mano: (es. Di altra mano, forse di…) 18
AREA DELLA DESCRIZIONE ESTERNA 1. numero delle carte: numero complessivo (es. cc. …) 2. indicazione di quelle scritte in questo modo: 2.1. scritta la c. 1 2.2. scritte le cc. 1‐3 2.3. scritte tutte le cc. 3. si specifica la lingua solo quando è diversa dall′italiano 4. se su carta intestata (collegata con il mittente) si riporta l′intestazione tra <<…>> preceduta dalla sigla c.i. AREA DELLA SOTTOSCRIZIONE 1. firma: 1.1. s.f. (senza firma) 1.2. f.i. (firma illegibile) AREA DEGLI ALLEGATI AREA DELLE NOTE La scheda finale – ovvero quella che è stata utilizzata in questi anni, e che viene di seguito presentata – racconta il documento in maniera scrupolosa, attraverso una lettura e un’analisi che non esiterei a definire “pignole”. Ad un livello grafico, gli spazi bianchi tra le voci, fungono da linee di demarcazione tra le varie aree descrittive: Fondo di appartenenza Serie Fascicolo Numero provvisorio Numero definitivo Vecchia segnatura Natura documento Titolo originale Titolo attribuito Mittente Destinatario Incipit Data Topica 19
Data cronica Note alla datazione Numero carte Descrizione Lingua Stato di conservazione Firma Sottoscrizione Carta intestata Allegati Note
Quindi, volendo mettere a confronto le due tipologie di scheda elaborate ed applicate – nel tempo – ad un medesimo documento, sarà palese il processo evolutivo ottenuto nel passaggio dalla prima alla seconda:
Primo modello
1. NUM. PROVVISORIO: 117a
SEGNATURA BIBLIOTECA: D I 51 SERIE: carte personali e attestati
AUTORE: ‐
TITOLO ORIGINALE/INCIPIT: In Dei N(omi)ne …
DESCRIZIONE ESTRINSECA E DESCRIZIONE DEL CONTENUTO: carte sciolte non
numerate; atto di nascita del Vignoli redatto a posteriori ESTREMI CRONOLOGICI: Pitigliano, 1699 agosto 16
STATO DI CONSERVAZIONE: *
NOTE: carte molto fragili, strappate e con chiari segni delle piegature dei fogli Secondo modello 1. NUMERO PROVVISORIO: ‐ VECCHIA SEGNATURA: 117a/D I 51 TITOLO ORIGINALE: ‐ TITOLO ATTRIBUITO: ‐ MITTENTE: non id. DESTINATARIO: non id. INCIPIT: “In Dei N(omi)ne (A)men Cunctis …” 20
DATA TOPICA: Pitigliano
DATA CRONICA: 1699 ago. “16” NOTE ALLA DATAZIONE: ‐
NUMERO CARTE: fasc. di 2 cc. sciolte n.n.; scritte le cc. 1r‐2v
DESCRIZIONE: ms.; atto di nascita del Vignoli redatto a posteriori (circa un ventennio dopo); informazioni circa i genitori del futuro monsignore LINGUA: lat. STATO DI CONSERVAZIONE: * FIRMA: s.f. SOTTOSCRIZIONE: ‐ CARTA INTESTATA: ‐ ALLEGATI: ‐ NOTE: cc. molto fragili, strappate e con chiari segni delle piegature dei fogli; a c. 2v troviamo scritto 1724 1667 57 anni 3 mesi
Attraverso questa nuova operazione di schedatura il lavoro si è affinato, arricchendosi di dati e risultati interessanti ai fini della nostra indagine: con un tale modus operandi, le carte rivivono e vengono lette in funzione ′′scientifica′′ in quanto «l′atto documentato dalla carta entra nel campo delle ricerche storiche»29. E
la storia di cui si parla, non è più solo quella ′′privata′′ di monsignor Vignoli (forse non lo è mai stata), delle sue speranze e delle sue inquietudini, ma è soprattutto storia della Biblioteca Vaticana, della Chiesa e della nobiltà italiana ed europea, nel periodo a cavallo tra il 17. e il 18. secolo. Dunque non più una documentazione strettamente personale, ma un qualcosa di pubblico e di interesse sempre crescente. 3. Perché Giovanni Vignoli Facendo eco al titolo, il perché è presto detto: Luigi Crocetti, nel suo intervento Un patrimonio da difendere esposto al convegno «Libri e documenti: salvaguardia, uso e valorizzazione dei fondi speciali nelle biblioteche» (Lecco, 25‐26 ottobre 1985) – riferendosi alla presenza di fondi speciali in sedi minori e piccoli centri30 – aveva
sottolineato come:
«Le vicende […] del nostro paese hanno fatto sì che tante insigni raccolte siano sparpagliate su tutto il territorio nazionale, sovente in centri minuscoli dove galleggiano come rottami di un naufragio; e se questa è una testimonianza della
29 GIORGIO CENCETTI, Sull′archivio come universitas rerum, in «Archivi», n. 4, 1937, p. 7‐13, in particolare p. 9.
30 Sul tema cfr. MARIA CECILIA CALABRI, PAOLA RICCIARDI, Fondi librari nelle biblioteche toscane:
riflessioni a partire da un censimento, in «Culture del testo e del documento», n. 10, 2003, pp. 1‐51. 21
ricchezza della nostra storia, non manca di aggravare le difficoltà che si oppongono a unʹesistenza di questi beni che sia utile per qualcuno»31.
Il fondo pitiglianese rispecchiava perfettamente l’immagine dell’archivio/vittima del naufragio crocettiano, un rottame – non si fa fatica a dire, anche per le tristi condizioni in cui verteva – e Vignoli era il naufrago per antonomasia, dimenticato (dai più) e defraudato del suo passato. Rientrare in possesso delle sue carte ha comportato, in prima istanza, il poter riqualificare l’uomo e il suo background culturale, rileggerle e analizzarle invece ha significato “riscrivere” un pezzo di storia e dare voce e anima a personaggi più o meno noti ma comunque implicati nella specifica vicenda. Vignoli vanta tra le sue conoscenze, gente di alto rango morale, uomini (raramente donne) di un certo lignaggio, che la sottoscritta ignorava potessero avere legami col pitiglianese.
È notorio, d’altronde, che la storia la si impara sui libri ma, qualora non vi siano scritti sufficienti per un corretto studio, bisogna cercare le notizie a monte: in una parola, bisogna partire (qualora lo si possa fare) dal documento scritto. Tutta la ricerca da me condotta è nata da lì, dal mucchio di carte pitiglianesi, le quali mi hanno permesso di assaporare con maggior gusto la storia di un uomo che, quasi per caso, approdò da quell΄arroccato centro del grossetano32 alla corte pontificia di
Clemente 11. (23‐11‐1700/19‐3‐1721).
Tutti i documenti, come già reso noto nel paragrafo precedente, sono stati esaminati e letti attraverso i campi di una scheda elaborata ad hoc. Ma non è finita lì. Per alcune carte non ci si è infatti limitati a estrapolare solo le formule incipitarie ed explicitarie: ci si è spinti oltre, sino a giungere alla trascrizione integrale o parziale dei testi, nel rispetto di indicazioni e regole metodologiche di trascrizione epistolare33. Comunque sia, al di là dei problemi di metodo che essa
ha comportato, la trascrizione ha costituito un′operazione particolarmente delicata: a tal ragione ha richiesto un cospicuo impiego di tempo, anche a causa delle difficoltà di lettura che alcune grafie (ma non quella del Vignoli!) spesso presentavano. Esegesi e trascrizione dei documenti hanno rappresentato il nucleo
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31 I fondi speciali in biblioteca: tutela, uso, valorizzazione, Atti del convegno Libri e documenti:
salvaguardia, uso e valorizzazione dei fondi speciali nelle biblioteche, Lecco 25‐26 ottobre 1985, realizzato
in collaborazione con il Comune di Lecco e lʹAib, a cura di Luigi Rosci, Milano, Bibliografica, 1986, p. 18.
32 GIUSEPPE C. FABRIZIANI, Parte terza. Note e documenti, in GIUSEPPE BRUSCALUPI, Storia della Contea di
Pitigliano, Roma, Multigrafica Editrice, 1906, p. 425‐426; Italia da scoprire, cit., p. 208‐209; FRANCESCO
INGHIRAMI, Storia della Toscana, compilata ed in sette epoche distribuita da F. Inghirami, Fiesole, Poligrafia Fiesolana, 1844, vol. 14, p. 154; LEONARDO ROMBAI, Le contee granducali di Pitigliano e
Sorano intorno al 1780. Cartografia storica e storia di un territorio, Firenze, L′Università, Istituto di
geografia, 1982; R. VATTI, Profili di città etrusche, cit. p. 75.
33 ADRIANO CAPPELLI, Lexicon abbreviaturarum. Dizionario di abbreviature latine ed italiane usate nelle
carte e codici specialmente del Medio‐Evo riprodotte con oltre 14000 segni incisi con l′aggiunta di uno studio sulla brachigrafia medioevale, un prontuario di sigle epigrafiche, l′antica numerazione romana ed arabica ed i segni indicanti monete, pesi, misure, etc., Milano, Hoepli, 1996, 6. ed.
principale della ricerca, giacché da tali attività è scaturita la stesura della biografia di Vignoli. 4. Esegesi e trascrizione dei documenti Sovente è risultato interessante – nonché di piacevole lettura – affidarsi alle parole dello stesso Vignoli. Il brano che mi appresto a riportare ha una duplice valenza: da un lato è prettamente fonte storica ai fini della ricostruzione della vicenda ivi affrontata, dall΄altro – trattandosi, la mia, di una trascrizione diplomatica – attraverso questa pagina vengono mostrati i parametri attraverso i quali è avvenuta la scrittura dei documenti pitiglianesi. Volendo fare un esempio, esaminando il caso delle abbreviazioni, esse vengono sciolte del tutto; al contempo le lettere che non figurano vengono incluse tra parentesi tonde. I tagli all΄interno del documento sono segnalati nel più classico dei modi, ovvero dai tre puntini di sospensione posti all΄interno di parentesi quadre e, sempre tra quadre, troviamo segnalate mie integrazioni atte ad una migliore comprensione del testo34.
Il documento che stiamo per leggere – n. 267, serie II Carteggio, sottoserie 2 Minutario – di mano del Vignoli e datato al 1 giugno 1719, è un copialettere indirizzato a Benedetto Pamphili (1653‐1730) – cardinale bibliotecario della Biblioteca Vaticana e suo diretto superiore (nominato il 26.02.1704 e in carica sino al 22.03.1730) negli anni di servizio presso la Santa Sede. Questa testimonianza è una sorta di excursus sulla vita del Vignoli stesso: il documento titola così (la mano è un’altra) «Al S(igno)r Card(ina)le Panfilj Argomento Racconta la sua vita e implora la protez(ion)e di S(ua) E(minenza) Re(verendissima) per sue convenienze e p(er) maggiori suoi avanzamenti» e poi continua:
«Em(inentissi)mo P(ri)n(ci)pe Mi do l΄onore di mettere sotto gli occhi di V(ostra) E(eminenza) questi primi fogli della opera, che come umilm(en)te le rappresentai, mi tiene presentem(en)te occupato nella stampa. Contiene questa le Vite de΄ Sommi Pontefici, attribuite ad Anastasio Bibliotecario e da me non senza una lunga e noiosissima fatica di cinque in sei anni collazionate con quindici manoscritti della Libreria Vaticana. Imperocchè subito onorato che fui dalla Sant(it)à di N(ost)ro Sig(no)re del posto di Custode della med(esi)ma Libreria, non mi parve di poter meglio impiegar l΄ore, che mi avanzano, quanto intorno alla correzione ed illustraz(io)ne di questo antico monum(en)sto della Chiesa: al quale per la sua autorevole testimonianza benché scorrettissimo, ogni pro si fà ricorso nelle maggiori e più rilevanti occorrenze del Pontificato. L΄opera sarà divisa in più parti: dedicherò la prima a N(ost)ro Sig(no)re e quando l΄animo e le forze non
23 34 Le abbreviature per contrazione sono, in questa sede, le più frequenti. Le troviamo sia nella forma pura (ovvero quando conservano le prime e ultime lettere della parola contratta) che mista (oltre le prime e ultime, la parola conserva qualche lettera intermedia). Ivi, p. XVIII.
siano per mancarmi nel tirarla a fine, prenderò licenza di dedicar la 2a
all΄E(minenza) V(ostra) a cui non potendo presentem(en)te raccomandar l΄opera med(esi)ma com΄è solito di chi dedica per non essere ancor finita, implorerò il suo benignissimo patrocinio a me solo, che non ne hò minor bisogno, giacché non vi è alcuno appresso N(ost)ro Sig(no)re che promuova i miei onesti avanzam(en)ti. Né queste mie occupaz(io)ni per non esservi chi le ingrandisca, benché propria e non inutili à veri interessi della S(anta) Sede par, che siano da per se stesse bastanti a muovere quella benigna propensione, che Sua Sant(it)à tuttavia potesse avere per me. Son già compiuti sette anni, che per mera beneficienza di N(ost)ro Sig(no)re mi trovo Custode della Vaticana ma con quel grave peso, ch΄è ben noto a V(ostra) E(minenza) di dover rilasciare al P(adre) Ab(ate) De Miro la metà delle mie provisioni e Beneficiato insieme nella Basilica di San Pietro; di che io med(esi)mo ne aveva inanzi supplicato Sua Sant(it)à per essere allora anche l΄altro Custode Beneficiato nella stessa Chiesa. In questo tempo e particolarm(en)te dopo l΄avanzam(en)to dell΄altro all΄oridne de΄ Canonici, averei sperato, che Sua Beatitud(in)e avesse potuto far godere anche a me qualche ulteriore effetto della sua Pontificia riconoscenza con lo sgravio del peso accennato secondo la benigna intenzione, che da principio per parte di Sua B(eatitudin)e med(esi)ma me ne fù data, e con qualche altra mia mag(gio)r convenienza, si per decor mio, che della Carica, la quale così dimezzata nelle sue provisioni e posta al confronto tanto svantaggioso di q(ue)lla dell΄altro Custode viene in un certo modo a stimarsi anche meno di un posto di scrittore facendomi apparire, come affatto inutile ed immeritevole di quel poco ancora che per me vi rimane. Io non hò mai preteso, né pretenderò mai, che si abbiano per me tutti que΄ riguardi che giustam(en)te par che si abbiano per l΄altro Custode, il quale per la sua virtù e per altre sue degne qualità merita ogni altra mag(gio)r rimunerazione. Ma essendo pur io chiamato da N(ost)ro Sig(no)re a servir la S(anta) Sede nello stesso grado, ed in una med(esi)ma Carica divisa fin da principio ugualm(en)te in due; par che dovessi esser pur io in qualche forma considerato tanto per q(ue)llo che riguarda il mio necessario mantenim(en)to che l΄onorificienza dovuta alla carica, se non a me, senza che con q(ues)sto fosse per scemarsi niente al compagno; giacché per lo spazio di tre anni siamo stati ambedue Benefiziati in San Pietro, e non per q(ues)to non era egli maggiore di me, come primo, ed io inferiore a lui, come secondo. Dal canto mio procurando di non stare in ozio e di andar facendo forse più di quello che porterebbe il mio Uffizio, e considerando insieme la premura e l΄affetto particolare che N(ost)ro Sig(no)re con tanta sua lode suole avere sopra ogni altro suo Predecessore per l΄accrescim(en)to e conservazione della sua Libreria Apostolica, ch΄è stata sempre più che ogni altra cosa di tanta riputazione a Roma ed alla S(anta) Sede appresso tutte le nazioni; non sò pensare qual gran ministro di essa, venga nondimeno tenuto così addietro dell΄altro e però non posso alle volte far di meno di non riflettere alla mia vita passata; che non hò mai tenuta oziosa, ma occupata sempre in qualche sorte di studio, mentre se talvolta ui è caduto in
animo d΄impiegarmi in Corte, non è ciò stato per tralasciare i miei studij, ma solo per coonestare in qualche forma onorevole il mio trattenim(en)to fuor della patria, e per alleggerire in parte que΄ dispendj, che la mia Casa hà sofferto, e che tuttavia soffre col trattenermi fuori per lo spazio oramai di trentacinque anni, da me spesi nel modo, che mi farò lecito di riferire a V(ostra) E(minenza). Io in età di quattordici anni per la conoscenza ed amicizia, che mio padre aveva con un gentiluomo di Casa Polidori, fui condotto in Orvieto, dove mi trattenni quattr΄anni fintantoch΄ebbi terminato il corso de΄ miei primi studj, cioè della Retorica e della Filosofia e di alcuni trattati teologici; di cui sostenni in fine le mie conclusioni pubbliche secondo l΄uso delle scuole. Fù mio maestro nella Retorica il P(adre) Arnolfini Giesuita, e nella Filosofia il P(adre) M(agist)ro Giovanetti, che oggi si trova in SS. Apostoli. Poi venni immediatam(en)te in Roma, ed ascoltai le Istituzioni Civili e Canoniche dal S(igno)r Avvocato Randazzi, che pur oggi è Lettore in Sapienza, dove l΄anno seguente mi addottorai. Andai dopo esercitandomi per altri tre anni nella legge, particolarm(en)te nello studio del S(igno)r Avvocato Sacripante: ma portato dal proprio genio, e più volentieri ad ogni altra sorte di studio non ebbi difficoltà di abbandonar q(ue)ste della legge, e di lasciarmi vincere dalle persuasioni degli amici ad accettare in età di ventidue anni il luogo che mi veniva allora proposto appresso l΄Em(inentissi)mo Orsini, a cui piacque di ricevermi in qualità di suo gentiluomo e di Seg(reta)rio d΄Imbasciata e di Lettere, ancorché non avessi mai saputo cosa fosse Segreteria. Continuai a starvi per lo spazio di tre anni, e più vi sarei stato, se qualche incomodo di mia salute non me l΄avesse impedito: e però feci ritorno a Roma con dispiacere di S(ua) Em(inen)za che mi compativa e sapeva appagarsi delle mie debolezze. Ritornato mi diedi di nuovo alla legge, frequentando a tal effetto lo studio del S(igno)r Avvocato Quattrini, finchè dichiarato Nunzio di Venezia, M(onsigno)r Cusani, più per l΄amicizia, che io avea col suo Auditore e per la curiosità di veder Venezia, come anche per farmi qualche merito, atteso l΄onore, che il S(igno)r Card(ina)le Spada allora Seg(reta)rio di Stato mi prometteva della Seg(reta)ria della Nunziatura, come già seguii alcuni mesi prima che M(onsigno)r Nunzio arrivasse in Venezia, mi portai colà con un mio ser(vito)re ed a spese di casa mia; avendo ivi servito la S(anta) Sede da due anni come Seg(reta)rio della Nunziatura, ed insieme di M(onsigno)r Nunzio per q(ue)llo, che portavano le lettere di negozio per la Seg(rete)ria di Stato. Ritornato di nuovo in Roma, dopo la mia renitenza di più mesi, com΄è noto a M(onsigno)r Ill(ustrissi)mo della Molara, ed al S(ignor) Gio(vanni) suo fratello, perché io più non avea animo d΄impiegarmi, particolarmente in corti secolari, accettai il posto di Seg(reta)rio dell΄Ecc(ellentissi)ma Casa Colonna, dove con ogni mio mag(gio)r utile e convenienza che hò vissuto lungam(en)te per lo spazio di quattordici anni in grado di Seg(reta)rio di Lettere e de΄ Memoriali e come mi dicono, di Seg(reta)rio de΄ Stati: e vi sarei ancora, se alla Sant(it)à di N(ost)ro Sig(no)re non fosse piaciuto di muovermi colla benigna e spontanea esibizione e certezza più e più volte
datami e continuatami a dare fino alla partenza da Roma dell΄Em(inentissi)mo Gorradini, d΄altre maggiori sue grazie per le quali siccome non avrebbe potuto mai dispiacermi di aver abbandonato q(ue)l mio utile allora ed autorevole impiego, così averei sempre goduto, e riputato a mio particolar onore qualunque cosa benchè minima; che colla ritenzione dello stesso impiego avessi potuto inanzi ricevere dalla somma […] qualche merito, atteso l΄onore che il Card(ina)le Spada allora Seg(reta)rio di Stato mi prometteva della Seg(reta)ria della Nunziatura, come già seguii alcuni mesi prima che M(onsigno)r Nunzio arrivasse in Venezia, mi portai colà con un mio ser(vito)re ed a spese di casa mia; avendo ivi servito la S(anta) Sede da due anni come Seg(reta)rio della Nunziatura, ed insieme di M(onsigno)r Nunzio per q(ue)llo, che portavano le lettere di negozio per la Seg(rete)ria di Stato. Ritornato di nuovo in Roma, dopo la mia renitenza di più mesi, com΄è noto a M(onsigno)r Ill(ustrissi)mo della Molara, ed al S(ignor) Gio(vanni) suo fratello, perché io più non avea animo d΄impiegarmi, particolarmente in corti secolari, accettai il posto di Seg(reta)rio dell΄Ecc(ellentissi)ma Casa Colonna, dove con ogni mio mag(gio)r utile e convenienza che hò vissuto lungsm(en)te per lo spazio di quattordici anni in grado di Seg(reta)rio di Lettere e de΄ Memoriali e come mi dicono, di Seg(reta)rio de΄ Stati e vi sarei ancora, se alla Sant(it)à di N(ost)ro Sig(no)re non fosse piaciuto di muovermi colla benigna e spontanea esibizione e certezza più e più volte datami e continuatami a dare fino alla partenza da Roma dell΄ Em(inentissi)mo Gorradini, d΄altre maggiori sue grazie per le quali siccome non avrebbe potuto mai dispiacermi di aver abbandonato q(ue)l mio utile allora ed autorevole impiego, così averei sempre goduto, e riputato a mio particolar onore qualunque cosa benchè minima; che colla ritenzione dello stesso impiego avessi potuto inanzi ricevere dalla somma beneficienza di Sua Be(atitudi)ne. Tra queste mie incombenze non ho mai abbandonato l΄esercizio de΄ miei studj, e benché io non abbia mai cessato, come ognun sa, d΄andar impiegando tutti i miei avanzi in libri; nondimeno per l΄assistenza quasi continua datami in ogni tempo e luogo dalla mia casa, non mi è stato molto difficile di trattarmi sempre decentem(en)te e di farmi distinguere da ogni altro di simile ministero. Anche adesso colle sole mie rendite della Libreria e del Benefizio di San Pietro, quantunque soprabbondanti al mio merito, non mi sarebbi possibile di arrivare alle spese che mi son cresciute di pigione di casa, e d΄altro ed a q(ue)lle in particolare, delle quali non hò potuto farsi meno non tanto per comodo proprio quanto per ubbidire in ogni forma alle autorevoli insinuazioni, fattemi già più volte dall΄E(eminenza) V(ostra) per convenienza della carica circa la carrozza; se mio fratello, benché egli mina con quelle poche sostanze che ci son restate, e serva solo per suo onore in posto militare di Capitan Tenente di una compagnia a cavallo nella propria patria, non mi andasse in qualche parte aiutando e sovvenendo per quanto gli è possibile con suo incomodo, e non senza mia vergogna, non per altro se non perché io possa continuare a vivere in Roma con tutta quella onestà, con cui son vissuto fin dal
primo giorno, che vi entrai, e corrispondere insieme in qualche maniera all΄ onore dispensatomi da Sua Sant(it)à dispiacendo così a lui, che a me di non poter far di vantaggio, si che potessi vedermi affatto fuori d΄ogni necessità d΄aver adesso ad infastidire V(ostra) E(minenza) e N(ost)ro Sig(no)re colle mie suppliche per quello almeno, che concerne il pieno delle mie provisioni; non ritrovandosi più la mia casa anche per le molte spese, che io le hò dato, in quello stato e fortuna, in cui è stata in altri tempi così in Modena che in Genova. Filippo Vignoli zio di mio padre fù l΄ultimo de΄ nostri ad uscir da Modena, il quale essendosi accasato in Roma con Elena Merli, nipote del Card(ina)l Panciroli, oltre al P(adre) Gio(vanni) Filippo Vignoli Agostiniano, che fù Lettore in Sapienza, e che accrebbe il Giardino de΄ Semplici di quattro mila piante forestiere, sopra le quali anche scrisse, ebbe dalla medesima due figliuole, morte ambedue monache nel Monastero di San Dom(eni)co di Viterbo: una delle quali, che morì l΄ anno 1688, già nota agli eruditi per le sue composizioni poetiche, le quali parte sono già stampate, e parte si conservano manoscritte in casa mia; fra le molte altre lodi da lei date all΄Ecc(ellentissi)ma Casa di V(ostra) Em(inen)za volle darsi anche l΄onore d΄applaudire alla degnissima sua promozione al Cardinalato con un sonetto fatto secondo lo stile di que΄ tempi e secondo la capacità di una donna, conforme si degnerà osservare dalla copia che annessa umil(men)te gliene porgo insieme con l΄elogio, che fà della med(esi)ma non ancor monaca il P(adre) Giacomo di San Carlo Carmelitano Scalzo, e scrittor celebre. Ma ripigliando le mie suppliche, dovrei sperare, che avendo N(ost)ro Sig(no)re potuto conoscere in questa lunghezza di tempo la mia umile e rispettosa rassegnazione non abbiano le medesime ad essere apprese né dall΄E(minenza) V(ostra) né dalla Sant(it)à Sua per importune: e che siccome Sua Sant(it)à non hà avuto alcuna ripugnanza di farmi degno di una carica, che per se stessa e per l΄antica sua istituzione viene a riputarsi riguardevole quant΄ogni altro uffizio e ministero ecclesiastico così non possa aver difficoltà di credermi abile e capace a poter corrispondere adeguatam(en)te a qualche altro grado d΄onore e di beneficenza che mediante l΄uffiziosissima intercessione dell΄E(minenza) V(ostra) fosse anche a me per accrescere. Io non hò potuto far di meno di apportare q(ues)sto fastidio a V(ostra) E(minenza) poiché quando anche avessi altri mezzi appresso N(ost)ro Sig(no)re non dovrei far ricorso se non che all΄ E(minenza) V(ostra) che hà tutta l΄autorità sopra di me e sopra la mia carica; tanto maggiormente che per istinto e natural costume dell΄animo suo generosissimo essendosi altre volte degnata di comportarmi spontaneam(en)te e con eccesso di benignità le sue grazie appresso N(ost)ro Sig(no)re mi fa con certezza sperare che molto più sia per dispensarmele adesso, che da me ne viene umilm(en)te supplicata, come mio superiore. Ed a V(ostra) Em(inen)za fò profond(issi)mo inchino. Dalla Libr(eri)a Vat(ican)a 1° Giugno 1719».