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La leptospirosi è una zoonosi di importanza globale. Negli ultimi anni, emorragie polmonari gravi, endemiche ed epidemiche, vengono sempre più riconosciute come manifestazioni di infezioni da Leptospira. La leptospirosi è stata anche classificata come la malattia del “viaggiatore all’avventura”, che colpisce soprattutto coloro che praticano degli sport acquatici. È distribuita in tutto il mondo, ma è più comune nelle zone tropicali dove le condizioni per la trasmissione sono particolarmente favorevoli. Tuttavia, la malattia continua a verificarsi nei paesi sviluppati, per esempio, tra i villeggianti nelle isole Hawaii o sporadicamente in centro città. Nel corso degli anni si sono compiuti importanti progressi concernenti diversi aspetti di questa malattia infettiva emergente. Anche se la leptospira non ha il potenziale per poter essere utilizzata come arma biologica, le sue manifestazioni cliniche possono mimare quelle delle febbri emorragiche virali, le quali meritano particolare attenzione (Bharti et al., 2003).

Le condizioni ambientali influenzano pesantemente la trasmissione della leptospirosi andando a modificare la biologia delle popolazioni recettive, il comportamento ed anche l’ecologia stessa delle spirochete e dei loro ospiti (Bharti

et al., 2003).

Nel corso degli anni, infatti, in seguito alle precarie condizioni igienico-sanitarie dovute ad alcuni eventi, quali cambiamenti climatici associati a calamità naturali, si è verificata sempre maggiormente la diffusione di malattie contagiose come la leptospirosi.

La leptospirosi negli esseri umani viene sempre contratta grazie ad un animale ospite di mantenimento, il quale costituisce una riserva naturale di un sierotipo in un particolare ecosistema. All’interno di ciascun ecosistema, l’ospite di mantenimento costituisce la nicchia ecologica per quel particolare sierotipo; cioè la particolare posizione funzionale al mantenimento dell’equilibrio ambientale che il sierotipo occupa all’interno dell’ecosistema in rapporto con gli altri esseri viventi (Tolari et

al., 1987).

Le leptospire patogene vivono nei tubuli prossimali dei reni dei portatori anche se possono essere fonte di infezione altri tessuti e organi. Dai reni, le leptospire sono escrete nelle urine e possono quindi contaminare il suolo, le acque superficiali, i

torrenti e i fiumi.

Le infezioni di animali o di esseri umani si verificano dal contatto diretto con l'urina o indirettamente da contaminazione delle acque. I vettori possono essere animali selvatici o domestici, in particolare roditori e piccoli marsupiali, bovini, maiali e cani (Fig. 6).

Figura 6: Epidemiologia della Leptospirosi negli animali e nell'uomo http://leptospira.org).

Quasi tutti i mammiferi (tra cui mammiferi acquatici) e marsupiali di tutto il mondo sono stati dimostrati essere portatori di leptospire. Gli esseri umani non diventano quasi mai portatori cronici, ma presentano infezioni acute, a volte con conseguenze a lungo termine.

La leptospirosi nell'uomo può variare di gravità, a seconda del sierotipo infettante di

uno stadio lieve, malattia simil-influenzale, ad una grave infezione con insufficienza renale ed epatica, insufficienza polmonare e morte (la classica malattia di Weil). Esistono caratteristiche associazioni di particolari sierotipi con determinate specie animali a supporto, ma le associazioni non sono specifiche e sempre verificabili. Lo stato del portatore renale è quindi una componente fondamentale centrale per la persistenza e l'epidemiologia della leptospirosi.

Le leptospire non sopravvivono bene nelle urine acide, ma rimangono vitali in urina alcalina. Di conseguenza, gli erbivori e gli animali la cui dieta produce urine alcaline sono relativamente più importanti rispetto ai produttori di urina acida (Adler et al., 2009).

La leptospirosi nell'uomo inizia improvvisamente con mal di testa, febbre (in genere a 39°C), malessere e mialgia.

Successivamente, la malattia può essere lieve e autolimitante o grave e mortale. Il tipo lieve può essere grave e invalidante, ma raramente porta a insufficienza epatica o renale, emorragie o morte.

Le serovar coinvolte maggiormente negli episodi umani sono: prima tra tutte serovar Icterohaemorrhagiae, leptospira più pericolosa e virulenta, seguono Hardjo, Pomona, Copenhageni, Canicola, Bataviae, Grippotyphosa, Hyos, Sejroe ed Australis.

La malattia dovuta all’infezione da parte dei sierotipi sopra citati può portare occasionalmente a leptospirosi gravi che possono condurre anche a morte. L’infezione umana da serovar Pomona può causare insufficienza renale, mentre gravi problemi alla colecisti sono stati segnalati per le infezioni da Hardjo. I sintomi iniziali possono essere seguiti da remissione transitoria, che può quindi procedere ad una riacutizzazione e includono meningite asettica, insufficienza renale e dolori addominali o al torace.

Il recupero è di solito completo, ma debolezza, stanchezza, depressione, e anche psicosi possono impedire un ritorno alla vita normale per settimane o mesi.

Le leptospirosi più gravi sono osservate oltre che nelle infezioni da sierotipo Icterohaemorrhagiae, anche da sierotipo Copenhageni. Le fonti di infezione sono più comunemente ratti o altri roditori. Un aggravarsi della malattia solitamente avviene subito dopo l’insorgenza, di modo che l’insufficienza renale può verificarsi

entro 7-10 giorni.

Sono stati segnalati tassi di mortalità che si avvicinano al 20% ed è stata recentemente riconosciuta una manifestazione respiratoria associata a Leptospira che comporta grave edema ed emorragia polmonare, causa principale di morte in alcune epidemie. Leptospirosi croniche e in gravidanza, inoltre, portano rischi di infezione intrauterina e morte fetale (Levett, 2001; Bharti et al., 2003).

Gli esseri umani possono essere infettati:

 dopo il contatto diretto con l’animale infetto;

 indirettamente attraverso l’acqua, il cibo o il terreno contaminato con batteri;

 quando i batteri penetrano nella cute abrasa o nelle mucose della bocca, del naso o attraverso la congiuntiva;

 contagio proveniente da un feto abortito o da placenta, dovuto all’assistenza durante il parto senza un’adeguata protezione per il personale.

La sala mungitura, tra gli schizzi di urina ed il contatto tra le vacche e i mungitori, è un ambiente molto favorevole perché l’infezione si verifichi. La leptospira infatti è riversata nel latte quando le vacche sono malate. Per questi motivi si ritiene che i produttori di latte, le loro famiglie e le persone che lavorano nelle aziende lattiero- casearie siano sottoposte a maggior rischio di contrarre l’infezione.

Si sono verificati più di 70 casi umani in Australia segnalati alla New South Wales (NSW) Public Health Unit nel 2001 e circa 40 casi umani segnalati tra il 2003 e il 2004. La tendenza decrescente potrebbe essere associata al fatto che con gli anni si è instaurata una maggiore consapevolezza del rischio di contrarre leptospirosi in ambiente rurale.

Tuttavia, si ritiene che il numero reale di esseri umani infettati da Leptospira sia molto maggiore del numero di casi citati, poiché molti infettati non si rivolgono alle autorità sanitarie o gli viene erroneamente diagnosticata una sindrome influenzale. Norme di salute e sicurezza sul lavoro richiedono agli agricoltori di fornire un ambiente sicuro per i loro dipendenti.

Il modo più efficace è proteggere gli esseri umani vaccinando regolarmente tutte le vacche da latte ed evitando che materiale infetto venga a contatto con il corpo, e con i dispositivi di protezione individuale compresi guanti, grembiuli, impermeabili e stivali.

Le misure preventive da adottare negli allevamenti sono le seguenti:

 applicare le barriere in capannoni lattiero-caseari, come paraspruzzi e coprire i canali di drenaggio;

 periodiche visite veterinarie;

 allontanarsi quando gli animali urinano;

 il letame e i liquami devono subire una buona maturazione prima di essere usati come fertilizzanti;

 bere solo latte pastorizzato o crudo preventivamente bollito;

 tenere i bambini lontani da capannoni da latte e i bovini dai cantieri;

 lavarsi sempre accuratamente dopo il contatto con il bestiame;

 porre attenzione a scarichi e a zone paludose;

 effettuare una costante lotta ai roditori ed ai suini selvatici;

 separare il bestiame da maiali, porcilaie, dagli effluenti di porcilaie e dalla fauna selvatica;

 prevedere adeguate procedure di quarantena per prevenire l’introduzione di leptospire;

 adottare precauzioni igieniche per tutti gli addetti ai lavori: indossare stivali quando si va in stalla e i guanti impermeabili quando si rischia di entrare in contatto con deiezioni animali e soprattutto con materiale patologico (es. feti, placente, carcasse ecc.);

cambiarsi e lavarsi le mani prima di rientrare a casa (Bolin, 2003; Colavita et

al., 2007; Zelski, 2007).