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Modelli di personalità: due strumenti a confronto.

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Academic year: 2021

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INDICE

INTRODUZIONE...pag3

CAPITOLO 1...pag6

LA PERSONALITA'...pag6 1.1 COS'E' LA PERSONALITA'?...pag6 1.2 LE ORIGINI DEGLI STUDI DI PERSONALITA'...pag8 1.2.1. LE PRIME TEORIE...pag10 1.3 PSICOLOGIA COSTITUZIONALE...pag11 1.4 FASE SCIENTIFICA...pag14 1.4.1 PSICOLOGIA DEI TRATTI...pag17 1.4.2 LE TEORIE DI CATTELL E BIG FIVE...pag18 1.4.3 CONTRIBUTO GESTALTICO E FENOMENOLOGICO...pag22 1.4.4 TEORIA DEL CAMPO...pag23 1.5 MODELLO COGNITIVISTA...pag25 1.5.1 IL SE' NELLA PROSPETTIVA COGNITIVISTA...pag25 1.6 LA PSICOANALISI NELLO STUDIO DELLA PERSONALITA'...pag30 1.6.1 OTTO KERNBERG...pag31 1.7 DSM V...pag33 1.8 PDM-MANUALE DIAGNOSTICO PSICODINAMICO...pag35 CAPITOLO 2...pag38 GLI ADATTAMENTI DI PERSONALITA'...pag38 2.1 GLI ADATTAMENTI DI PERSONALITA'...pag38 2.2 LE PORTE CONTATTO E LE MATRICI DI VALUTAZIONE...pag40 2.3 ADATTAMENTI DI SOPRAVVIVENZE E DI PERFOMANCE...pag41 2.4 LA STRUTTURA DI PERSONALITA': ANALISI TRANSAZIONALE...pag42 2.4.1 ERIC BERNE...pag43 2.5 I COPIONI NEI SEI ADATTAMENTI DI PERSONALITA'...pag50 2.6 I SEI ADATTAMENTI DI PERSONALITA'...pag51 2.6.1 ENTUSIASTA-IPERREATTIVO...pag51 2.6.2 RESPONSABILE-STAKANOVISTA...pag51 2.6.3 BRILLANTE-SCETTICO...pag52

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2.6.4 CREATIVO-SOGNATORE...pag53 2.6.5 SCHERZOSO-OPPOSITIVO...pag53 2.6.6 AFFASCINANTE-MANIPOLATORE...pag54 2.7 DISTURBO DI PERSONALITA' BORDELINE E NARCISISTICO...pag54DISTURBO BORDELINE DI PERSONALITA'...pag55DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA'...pag56

CAPITOLO 3...pag58 RICERCA...pag58 3.1 OBIETTIVI...pag58 3.2 METODO...pag59 3.3 STRUMENTI...pag59 3.3.1 MMPI-2...pag60 3.3.1.1 PSY-5...pag61 3.3.1.2 INTERPRETAZIONE DEI DATI DEL MMPI-2...pag64 3.3.2. QUESTIONARIO DEGLI ADATTAMENTI DI PERSONALITA'..pag65 3.4 PROCEDURE...pag69 3.5 ANALISI DEI DATI...pag69 3.6 RISULTATI …...pag70 3.7 DISCUSSIONE...pag74 CONCLUSIONI...pag77 BIBBLIOGRAFIA...pag80

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INTRODUZIONE

“L'incontro tra due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.” Carl Gustav Jung “Che cos'è la personalità?”, “Perché siamo cosi diversi l'uno dall'altro?” e “Come mai alcuni sviluppano delle patologie e altri no?” queste sono alcune delle domande che molti psicologi, psichiatri e medici, hanno cercato di risponde, studiando ed analizzando la personalità.

La personalità è un argomento, oltre ad essere molto ampio, anche molto difficile da studiare. Nel corso degli anni e dei decenni infatti si sono succedute molte tesi, elaborati e teorie. Fin dall'antica Grecia fino ai giorni nostri filosofi, medici e studiosi hanno cercato di spiegare e capire come ogni individuo si differenzia da tutti gli altri. Cercando anche di capire come mai alcuni individui si ammalino e altri no.

In questo lavoro si è cercato di riassumere tutte le tappe e le teorie che si sono sviluppate e che hanno contribuito alla costruzioni di strumenti di valutazione della personalità. Dai primi filosofi e medici greci fino alle teorie psicoanalitiche di Freud, alle teorie comportamentali.

Inoltre si è voluto mettere a confronto due strumenti che vanno a misurare la personalità. L'accostamento che siamo andati ad analizzare è stato fatto tra MMPI-2 e il Questionario degli Adattamenti di Personalità. Si è scelto il test del Minnesota Multipahsic Personality Inventory-2 ( James Butcher, W. Grant Dahlstrom, John Graham e Auke Tellegen, 1989) perché è uno degli strumenti più utilizzato per analizzare la personalità oltre ad essere anche in dei più validi. Il Questionario degli adattamenti di personalità invece è uno strumento che è stato elaborato da Vann Joines nel 2001 ma che ancora non è stato convalidato statisticamente, manca soprattutto di uno studio sulla sua validità esterna.

Nel primo capitolo si è cercato di avere un quadro generale di tutte le teorie della personalità. Ci si è soffermati sui primi studi dell'età greca e romana, in cui filosofi come Ippocrate hanno parlato per la prima volta di personalità cercando di capire cosa sia. Successivamente si è parlato dei primi modelli psicologici tra cui le teorie di Freud.

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Freud con le sue teorie psicoanalitiche è stato il primo a parlare della personalità come qualcosa che si costruisce da primi momenti della vita e che è influenzata sia da energie interne all'individuo che dalla relazioni che instaura durante il corso della sua vita.

Da Freud e i suoi successori si è arrivato ad elaborare le teorie che oggi sono più utilizzate dagli psicologi in tutto il mondo. Una di queste è la Teoria dei Big Five di McCrae e Costa (1989).

Gli autori di questa teoria hanno ipotizzato cinque grandi fattori di personalità Estroversione-Introversione, Gradevolezza-Sgradevolezza, Coscienziosità-Negligenza, Nevrocitismo-Stabilità Emotiva e Apertura Mentale-Chiusura Mentale che sono stati definiti in base a vari teorie psicolessicali e dagli approcci fattoriali.

Il secondo capitolo è stato incentrato su un modello in particolare. Si è parlato del Modello degli Adattamenti di personalità di Vann Joines e Ian Stewart (2001). Questo modello è caratterizzato da uno studio della personalità incentrato sul funzionamento del soggetto che si adatta al mondo.

Gli autori parlano di sei adattamenti di personalità (Istrionico, Ossessivo-compulsivo, Paranoide, Schizoide, Passivo-Aggressivo e Antisociale) che non devono essere considerati come della patologie. Gli adattamenti di personalità sono il modo con cui i soggetti si relazionano al mondo, sono appunto degli adattamenti.

L'ultimo capitolo, il terzo, ci si soffermerà su uno studio preliminare in cui si è andati ad confrontare come si è accennato sopra due tipologie di strumenti per la misurazione della personalità.

Si è voluto costatare se tra il Questionario degli adattamenti alla personalità (Joines 2001), che analizza il funzionamento della persona attraverso sei adattamenti di personalità (Stewart e Joines 2001), con il test del Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2, MMPI-2 (Hathaway , McKiley 1942). Del MMPI-2 si è voluto prendere in considerazione solo alcune scale: le scale cliniche di base e la scala Personality Psichopathology Five, MMPI-2 PSY-5 (Harkness, McNulty e Ben-Porath 1995).

Questi test sono stati somministrati a 35 studenti della scuola di specializzazione in psicoterapia della Scuola di Analisi Transazionale.

Il questionario degli adattamenti come abbiamo detto in precedenza analizza la funzionalità e gli adattamenti della persona rispetto al mondo esterno e lo fa suddividendo la personalità in sei fattori. Questa suddivisione in fattori la ritroviamo anche nelle scale cliniche e nella scala del MMPI-2 PSY-5, per questo si è voluto vedere

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se tra questi fattori ci siano delle relazioni.

Tra queste scale si andrà a effettuare le analisi statistiche per determinare se la nostra ipotesi di ricerca ossia che ci siano delle relazioni tra i due strumenti è verificata o meno.

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CAPITOLO I

LA PERSONALITA'

Lo studio della personalità è un campo molto vasto, complesso ed ambizioso della psicologia. Questo argomento può essere affrontato secondo diverse prospettive che variano in funzione di molteplici fattori, come il momento storico, il metodo di indagine o le correnti filosofiche. Per questo l'ambito di studio può variare da un settore strettamente individuale ad un contesto più esteso.

Lo studio della personalità può prendere in considerazione sia aspetti particolari come i tratti comportamentali dell'individuo o estendersi fino alla totalità dell'uomo e dei suoi aspetti più profondi e fondamentali che includono, fattori individuali e il rapporto con i fattori ambientali.

1.1 COS'E' LA PERSONALITA'?

Non esiste una definizione unica e condivisa di cosa sia la personalità, ma possiamo cercare di dare una descrizione.

La personalità viene vista come un'organizzazione di modi di essere, di agire, che assicura unità, stabilità e coerenza e progettualità alle relazioni dell'individuo con il mondo.

Il termine personalità deriva dalla parola latina “persona” e significava “maschera” (Allport, 1965). Il significato moderno di maschera fa riferimento ad una faccia artificiale che si mette sul volto in determinate circostanze. Questa “faccia artificiale”, può sottintendere un determinato comportamento o implicare aspetti mutevoli esteriori e fittizi di un individuo o all'attore che la indossa.

Nel tardo medioevo, il significato del termine “maschera” venne identificato con la parola latina “personalitas”, dalla quale deriva più direttamente il termine che oggi noi utilizziamo (personalità).

Oggi indica e rappresenta “la persona non tanto quanto portatrice di una maschera, ma bensì la persona con le sue più profonde caratteristiche” (Seghenzi 2013) .

Questo termine, nel corso degli anni, ha avuto diverse definizioni, quella a cui si fa riferimento più spesso è quella del 1992 dell'Organizzazione Mondiale della Salute, che la definisce, come:

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caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di vita di un soggetto. “

La personalità quindi è il risultante dall'integrazione dei fattori costituzionali, dello sviluppo e dell'esperienza sociale. Pur conservando elementi di continuità, non risulta fissa e immutabile ma si evolve attraverso le situazioni che il soggetto vive.

La personalità può far riferimento a diversi concetti (Meleddu E., Scalas L.F. 2003): ➔ l'effetto esterno, che prende in considerazione il punto sociale e quindi esterno all'individuo. Le definizioni che fanno riferimento a questo effetto, tendono a coincidere con l'apparenza e la reputazione sociale.

la struttura sociale, in questo caso le definizioni che coincidono con questa struttura, prescindono dagli altri e dai fattori esterni. Quindi, la personalità, è concepita come un'entità reale che ha delle caratteristiche proprie.

Il costrutto, che si contrappone alle visioni esistenzialiste o strutturaliste della personalità, che fanno parte della psicologia scientifica di derivazione positivista. Questa corrente positivista definiva la personalità come una realtà che corrispondeva alla percezione o alla rappresentazione mentale dell'osservatore delle operazioni che potevano essere effettuate attraverso il comportamento di un individuo.

La personalità inoltre può dipendere dalle categorie che vengono prese in considerazione. Ogni categoria definisce la personalità in modi differenti e sono (Meleddu E., Scalas L.F. 2003):

onnicomprensiva (somma dei fattori)

funzionale integrativa (organizzazione, globalità)distintiva (unicità)

adattiva (adattamento peculiare all'ambiente)finalistica (importanza,valore supremo)interattiva (influenza reciproca tra i fattori)

L'onnicomprensiva sommatoria definisce la personalità come la risultante della somma degli elementi che stanno alla base del comportamento e sono sia biologici che caratteristiche che il soggetto ha appreso dalle esperienze vissute.

La funzionale integrativa conferisce stabilità e coerenza alla variabilità del comportamento individuale; ed esso non è una semplice somma delle parti ma una totalità che si sviluppa nel tempo. Comprende ogni dimensione dell'essere umano, dall'intelletto ad ogni atteggiamento appreso, includendo anche i valori interni.

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La distintiva si riferisce alle caratteristiche peculiari di ogni individuo, ossia gli elementi che lo distinguono da qualsiasi altro.

L'adattiva, invece, fa riferimento ai comportamenti che l'individuo mette in atto per adattarsi all'ambiente.

La finalistica è il valore supremo, il fine dell'esistenza, lo scopo ultimo da raggiungere.

L'interattiva è l'interazione tra i vari fattori, integra e amplia le concezioni precedenti. La definizione d'interattiva di Eynsenck, Arnold e Meili del 1995 afferma:

“la personalità è l'organizzazione relativamente stabile delle disposizioni motivazionali della persona, che risulta dall'interazione degli impulsi biologici e l'ambiente fisico e sociale.

Il termine personalità si riferisce, in generale, principalmente ai tratti affettivo-volitivi, a sentimenti, attitudini, complessi e meccanismi inconsci, interessi e ideali,che determinano il comportamento e il pensiero caratteristico e distintivo dell'uomo.”

La concezione fondamentale di questa definizione di interattiva, è che la personalità che è relativamente stabile ed unica, entra in interazione con tre fattori. Questi fattori sono l'ambiente (settori, fisico e sociale), il soma (apparati sensoriali, funzionali, motori e connettori)e infine, la psiche (sfere intellettiva, affettivo-emotiva-motivazionale-volitiva, inconscia e attitudinale).

1. 2 LE ORIGINI DEGLI STUDI DELLA PERSONALITA'

I primi studi sulla personalità hanno avuto origine nel periodo dell'antichità greca e romana e sono alla base dello sviluppo degli studi psicologici. Questi studi, si possono dividere in due periodi o fasi, una fase pre-scientifica e una scientifica.

Nella prima fase, la pre-scientifica, che va dall'antica Grecia fino alla metà del 1800, è caratterizzata dal contributo di filosofi e medici. Tra i più importanti ricordiamo i grandi pensatori come Kant, Platone, Aristotele ecc, e grandi medici come Ippocrate e Galeno.

Tra le vari correnti filosofiche che si sono occupate della personalità, gli orientamenti più importanti che hanno contribuito agli sviluppi successivi e risalgono a questa fase, sono il materialismo e l'idealismo.

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Il materialismo è legato alla concezione meccanicistica della natura, ossia che tutto ciò che è reale ed esiste è materia e tutto deriva dalla sua trasformazione (Boyle R. 1674), questo principio ha influenzato la tradizione ionica ed ippocratica. Altri principali contributi per le teorie della personalità che fanno riferimento a questo principio sono:

dottrina degli umorianalisi del caratterefisiognomica

L'idealismo, invece, che si basava sul ridurre totalmente l'essere al pensiero e che l'unico vero carattere della realtà è di ordine spirituale, influenzò sia le correnti di tradizione pitagorica che platonica ma anche la tradizione cristiana. I contributi più importanti, riguardano:

la prospettiva del Sé

prospettive umanistiche e fenomenologichecorrenti cognitive

In questa fase la coscienza era inquadrata in sistemi concettuali coerenti, immutabili ed assoluti. Questi sistemi concettuali venivano descritti come sistemi chiusi. Tutte le osservazioni che venivano fatte in tutti i settori, anche quello medico, facevano riferimento a delle deduzioni attraverso la pura osservazione. Inoltre, si riscontra una forte predominanza della concezione dualistica che contrapponeva la sostanza spirituale, libera e creatrice dell'uomo a quella materiale, stabile e meccanica della natura.

Un contributo importante per le teorie delle personalità, fu dato da Aristotele, con il concento di naturalismo aristotelico.

Aristotele riprede e critica l'argomento euristico, secondo cui nulla può generarsi dall'essere (perché già è), né dal non-essere (perché non è) . Lo scopo di Aristotele è dare alla natura una caratteristica del divenire per distinguerla dagli esseri viventi che invece sono caratterizzati dal movimento, dalle cose artificiali o non viventi (Russo A. 1983).

Inoltre Aristotele, rifacendosi al concetto di natura, crede che ci siano dei collegamenti tra l'aspetto della persona e il suo carattere. In un passaggio del suo libro “Analitici primi”, questo filosofo fa riferimento alla fisiognomica dicendo:

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e l'anima vengono cambiati assieme da influenze naturali: dico “naturali” perché se fosse, apprendendo la musica, un uomo farebbe qualche cambiamento alla sua anima,

questa non è una di quelle influenze che sono per noi naturali; piuttosto faccio riferimento a passioni e desideri quando parlo di emozioni naturali. Se quindi questo è

accettato e anche il fatto che per ogni cambiamento c'è un segno corrispondente, e possiamo affermare l'influenza e il segno adeguati ad ogni specie di animale, saremo in

grado di inferire il carattere dalle sembianze.”1

Sembra quindi che Aristotele si riferisca alle caratteristiche della natura di ogni animale non solo nell'uomo.

Nella fase scientifica invece, che ha inizio dopo la metà del 1800, si verifica l'emancipazione dalla filosofia e si inizia ad utilizzare un metodo di indagine più scrupoloso, quello delle scienze naturali.

In questo periodo i principali contributi li abbiamo dalle scienze fisiche e dalla fisiologia, dall'evoluzionismo e positivismo, dalla biologia, dalla antropologia e dalla statistica.

La prospettiva scientifica fu caratterizzata dalla rinuncia delle ambizioni di “conoscenze assolute” in favore di “conoscenze probabili”, portando a continui confronti, secondo determinate regole, tra piano concettuale e piano fenomenologico nell'ambito di “sistemi aperti”, alternando processi induttivi e deduttivi. Questo portò allo sviluppo a spirale delle conoscenze ed al potenziamento delle capacità di controllo della natura.

Gli orientamenti che nacquero grazie a questa prospettiva furono in campo accademico quello della PSICOLOGIA GENERALE con i suoi massimi esponenti Fechner, Pavlov e Wundt, ed in campo clinico quello della PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA', con i suoi maggior esponenti Kraepelin, Charcot, Janet, Freud, McDougall e Jung.

1. 2.1.LE PRIME TEORIE

Le prime teorie sulle componenti della personalità presentavano un orientamento funzionale che prendeva in considerazione diversi aspetti come la salute, il benessere, l'adattamento. Essi erano caratterizzati da un legame forte tra teoria e applicazioni.

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Il comportamento degli individui veniva preso in considerazione nella sua globalità, inserendo l'individuo all'interno di un determinato contesto o ambiente.

Gli studi sulla personalità possono essere suddivisi in due approcci, che sono quello sperimentale che viene definitivo di tipo quantitativo, e quello clinico che viene definitivo di tipo qualitativo (Meleddu E., Scalas L.F 2003).

Il primo, il metodo sperimentale, riproduceva artificialmente un fenomeno naturale in condizioni di controllo. Questo metodo consentiva di trovare una relazione tra la causa e l'effetto.

Il secondo metodo invece, si fonda sul colloquio. Il colloquio viene utilizzato in diversi ambiti ed è una tecnica di osservazione dal vivo e di intervento sul comportamento. Questo metodo consente di raccogliere informazioni in maniera duttile e naturale, fornendo dati rilevanti dal punto di vita qualitativo ma è facilmente condizionato da diverse variabili, come l'osservatore o l'osservato.

Da questi due tipi di metodi si sviluppano due tipi di approcci. L'approccio ideografico, dal greco idios “di sé stesso”, assume come principio fondamentale, l'impossibilità di trovare due individui uguali e la personalità viene definita come una caratteristica unica e distintiva dell'individuo.

L'altro approccio è quello nomotetico, dal greco nomotheticus “ che emana norme”, tende ad individuare gli aspetti che accomunano gli individui, trascurando le caratteristiche individuali. Privilegia lo studio estensivo, di tipo quantitativo ed utilizza procedure e parametri di natura matematico statistica, consentendo di mettere in evidenza gli aspetti comuni ma anche le differenze tra gli individui.

1. 3 PSICOLOGIA COSTITUZIONALE

La psicologia costituzionale ricerca nelle caratteristiche biologiche le basi del comportamento umano. Queste caratteristiche biologiche vengono definite includendo anche la struttura somatica esterna.

Uno dei precursori di questa corrente psicologia è Ippocrate (IV sec. A.C.) con la sua teoria degli umori. Ippocrate si rifece alla filosofia di Empedocle del V secolo a.c., secondo cui la natura è costituita da quattro elementi fondamentali che sono la terra, l'acqua, l'aria e il fuoco.

Ippocrate ipotizzò che il corpo umano era composto da quattro umori: • sangue (aria)

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flemma (acqua)bile gialla (fuoco)bile nera (terra)

dall'equilibro di essi dipendeva la salute dell'individuo.

Questi quattro umori determinano il “temperamento” di ciascun individuo e la sua “costituzione”:

il tipo sanguigno con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro, goloso e dedito ad una sessualità giocosa;

il tipo flemmatico con eccesso di flemma, è beato, lento, pigro, sereno e talentuoso;

il tipo bilioso con eccesso di bile gialla, è magro asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo;

il tipo melanconico con eccesso di bile nera, debole, avaro, pallido e triste.

L'infinità delle combinazioni tra questi elementi porta all'origine di infiniti caratteri, che vengono influenzati anche dall'età, dalle stagioni e dai momenti della giornata che il soggetto vive.

Da questa dottrina viene ricondotta la suddivisione della struttura somatica in due tipi principali di soggetti:

1. longilinei ed esili; 2. tarchiati e corpulenti.

In questa corrente la tipologia somatica e temperamentale sono riconducibili a categorie discontinue e chiuse.

La teoria umorale fu ampliata successivamente da Galeno, attraverso i suoi studi scientifici basati sulla dissezione degli animali e sull'osservazione di cadaveri morti di morte violenta.

Galeno sosteneva che il principio alla base della vita era la pneuma (aria, alito, spirito) che corrisponde al sangue. La sede di questo elemento era il cuore, qui si trova la vita e lo spirito (ossia l'anima).

La dottrina degli umori venne ripresa da Ernst Kretschmer (1921), uno psichiatra tedesco. La sua teoria aveva come obiettivo il rapporto tra fisico, temperamento e patologia mentale ereditaria. Quest'autore distinse quattro tipi fisici:

1. picnico caratterizzato da un pronunciato sviluppo periferico delle cavità del corpo e tendenza all'accumulo di grasso;

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2. atletico il quale ha un forte sviluppo dei muscoli, dello scheletro e delle spalle; 3. astenico caratterizzato da deficienza di spessore unita ad un notevole lunghezza

media;

4. displasico con caratteristiche somatiche fuori dalla norma.

Per Kretschmer il temperamento è un comportamento dell'effettività che comprende i fondamenti nervo-umorali viene considerato fondamentale sia per la personalità dell'individuo che per la sua individualità. Inoltre consente il collegamento tra fisico e caratteristiche mentali, tramite le secrezioni endocrine e il sistema nervoso vegetative.

I fattori dell'affettività di cui parla questo autore comprendono due dimensioni con estensioni bipolari che sono l'impressionabilità e l'impulsività. L'impressionabilità è costituita da due dimensioni la sensibilità e l'umore. L'impulsività invece, riguarda il tempo psichico tra i poli lento-rapido. Questi due fattori portano alla formazione di tre tipi di temperamento: schizotimico, ciclotimico e viscoso.

La schizotimia è caratterizzata da diversi gradi di tendenze dissociative che possono estendersi dalla normalità alla patologia. Comprende, quindi, tre tipi di temperamento quello normale, schizoide e schizofrenico (Kretshmer 1921).

I tipi schizotimici, tendono alla dissociazione delle esperienze, all'isolamento e all'intimità. Inoltre, reagiscono in maniera ipersensibile a situazioni con forte contenuto affettivo e in maniera apatica in situazioni meno coinvolgenti.

La ciclotimia invece è caratterizzata dalla tendenza a oscillare ciclicamente tra eccitazione e depressione in una situazione che va dalla normalità alla patologia. Abbiamo tre tipi di temperamenti normale, cicloidi e maniaco-depressivi. Questi soggetti passano da periodi di eccitazione e depressione ed appaiono affabili, espansivi e benevoli in entrambe le fasi.

La viscosità infine è caratterizzata da atteggiamenti che comprendono periodi di calma flemmatica e irritabilità compulsiva. I viscosi possono presentarsi in tre diversi temperamenti che sono normalità, esplosivi ed epilettici. Si caratterizzano da un forte attaccamento, lentezza nel pensiero e irritabilità.

Nella psicologia costituzionale un altro autore importante per gli studi della personalità fu William Herbert Sheldon (1898-1977).

Sheldon (1942) nei suoi studi si interessò soprattutto degli aspetti psicologici del comportamento umano in rapporto alla morfologia e alla fisiologia del corpo. Si soffermò sull'identificazione degli elementi principali della struttura fisica e del temperamento. Per questo autore la struttura somatica di ogni individuo era la base della

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regolarità e della stabilità comportamentale e i suoi aspetti più importanti erano quelli morfogenetici (gli aspetti genetici non osservabili), i fenotipi (gli aspetti genetici osservabili) e somatotipi (il rapporto dei geni con il fenotipo).

Sheldon si soffermo sullo studio del somatotipo e identifico cinque parti del corpo che sono testa-collo, braccia, torace-tronco, addome-tronco e gambe. Con questa suddivisione del corpo, Sheldon determinò delle componenti primarie e secondarie, attraverso cui poté fare una classificazione dei temperamenti (vedi Figura 1).

Figura 1:Componenti primari e tipi estremi Dimensione Tipo

Endomorfia Endomorfo

aspetto morbido, tondeggiante; sviluppo osseo e muscolare scarsi, peso specifico basso; marcato sviluppo dell'apparato digestivo

Origine: endoderma Mesomorfia Mesomorfo

aspetto tozzo, robusto; ossa e muscoli sviluppati e resistenti origine: mesoderma

Ectomorfia Ectomorfo

configurazione longilinea, fragile e delicata; torace piatto; elevata superficie esterna rispetto alla massa; sovraesposizione sensoriale. Origine: Ectoderma

Le componenti secondarie invece, correlate a quelle primarie sono le displasie, incongruenza tra le componenti primarie riguardanti le cinque zone del corpo; le ginandromorfia, caratteristiche del sesso; e l' aspetto tissutale, indice di validità o estetica.

In conclusione possiamo dire che nel periodo pre-scientifico le correnti filosofiche e la psicologia costituzionale, utilizzando un paradigma interpretativo e si sono interessate del temperamento e della personalità di un individuo, rifacendosi alle influenze dell'ambiente su di esso e descrivendole con un metodo qualitativo. Queste teorie si soffermarono sulle risposte dell'individuo all'ambiente, che erano determinate dalle caratteristiche ereditarie e che dal tipo di fisico.

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Nella fase che abbiamo definito scientifica si andò a recuperare la rigorosità degli studi sulla personalità attraverso la psicometria e studi sperimentali. Le teorie e modelli più importanti in questa fase sono: la psicologia della forma, la psicologia dei tratti e dei tipi e delle disposizioni e la psicologia cognitiva del Sé.

La psicologia dei tratti, dei tipi e delle disposizioni esamina la personalità come se fosse una struttura stabile, utilizza un approccio quantitativo che consente l'impiego di procedure sperimentali.

Le sue origini vanno ricollegate alla dottrina degli umori di Ippocrate e più recentemente alla psicologia costituzionale, con la quale condivide l'analisi della relazione con la struttura somatica e gli studi sui tratti e le teorie fattoriali dei tipi che si soffermano principalmente sugli aspetti psicologici.

La teoria dei tratti e le teorie fattoriali risentono l'influenza di diverse concezioni teoriche, dalla prospettiva fenomenologica e gestaltica, teoria psicoanalitica e del Sé, teoria generale dell'apprendimento, rielaborazione della dottrina degli umori da parte di Kant e Wundt e la psicologia junghiana.

Lo studio dei tratti (Eysench, Cattell 1950) fa riferimento alle differenze individuali e le considera come delle caratteristiche comportamentali ricorrenti e distinte. Comprende varie concezioni riconducibili a due interpretazioni, una è che essa sia riduttiva, ossia che il suo studio è ristretto agli aspetti osservabili, o che sia estesa, ossia che il suo studio è riconducibile a due aspetti. Il primo fa riferimento al tener conto della complessità della relazione tra i fattori ambientali e individuali sia osservabili che non osservabili, l'altro che pone le basi per la teoria fattoriale, classificando insieme i tratti simili (Meleddu 2003).

La prospettiva fattoriale (Eysench 1949) analizza con procedure statistiche il raggruppamento dei tratti in fattori dimensionali o tipi.

Grazie alla prospettiva fattoriale, la teoria dei tratti si è ampliata andando a formare il modello S-P-R (situazione persona risposta). Questo modello è plurifattoriale, deterministico, sequenziale e unidirezionale (Caprara e Gennaro 1995).

Il modello S-P-R esprime la relazione casuale tra la situazione di stimolo S e la risposta R attraverso la mediazione della persona P. Questa prospettiva permette di recuperare l'individualità di ogni persona, includendo i fattori che caratterizzano la personalità, consentendo di comprendere l'insieme dei processi neuropsicologici di base con gli aspetti cognitivi, motivazionali ed emotivi della persona.

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• modirezionale ossia sequenziale, con sviluppo interattivo statico, e può essere o generale o specifico (Ben e Allen 1974; Block 1977; Epstein 1980);

• pluridirezionale con sviluppo interattivo dinamico, e può essere generale,dinamico circolare,dinamico interpersonale,sistema cognitivo affettivo di personalità ( CAPS), o state space.

Dal modello S-P-R pluridirezionale dinamico circolare che sottolinea l'interazione ricorsiva tra persona, situazione e risposte, in cui l'ambiente viene modificato. Da questo modello hanno avuto sviluppo diversi modelli tra cui la teoria generale dell'apprendimento, il cognitivismo, la prospettiva di Wundt, l'interazionismo simbolico e il modello S-P-R fattoriale.

La prospettiva fattoriale (Eysench 1949) esamina la struttura della personalità in termini di fattori generali mediate l'uso dell'analisi fattoriale, portando alla elaborazione del modello S-P-R interattivo statico. Tra i fondatori di questa teoria, abbiamo Hans Junger Eysenck, il quale contribui alla teoria fattoriale gerarchica (1950).

La teoria fattoriale gerarchica è fondata sulle correlazioni tra varie misure del comportamento, individua gli aspetti strutturali tendenzialmente stabili della personalità che vanno collocati al vertice di una struttura gerarchica. Questa teoria prende in considerazione tre dimensioni principali, tra loro indipendenti, continui e bipolari:

1. estroversione 2. nevroticitismo 3. psicoticismo

Qui si può notare come Eysenck si rifà a Wundt (1879) sostituendo la forza e la mutevolezza, con l'estroversione e il nevroticismo, e ne aggiunge una terza il psicoticismo.

L'espressione di queste dimensioni varia tra due poli, per questo abbiamo estroversione-introversione, nevroticismo-stabilità e psicoticismo-normalità. Ognuna di queste espressioni porta alla formazione di vari tipi di personalità.

Nevroticimo (+) tendenza a rispondere con emozioni intense ed instabili (soggetto nevrotico)

Stabile(-) risposte di bassa intensità ed equilibrate (soggetto stabile) Estroversione(+) orientamento verso l'esterno e le relazioni (soggetto estroverso)

Introverso(-) orientamento verso se stessi e l'isolamento (soggetto introverso) Psicoticismo(+) disturbi del comportamento, persona poco empatica, antisociale,

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folle (soggetto psicotico)

Normalità(-) equilibrio comportamentale (soggetto normale)

I livelli della struttura gerarchica della personalità per questo modello sono: i tipi di personalità, i tratti, le risposte abituali e le risposte specifiche. Tutti questi livelli caratterizzano e differenziano ogni individuo.

1. 4.1. PSICOLOGIA DEI TRATTI

La psicologia dei tratti si rifà alla psicologia della forma, alla psicologia del Sé di William James (1890) e alla teoria delle motivazioni di William McDouglas, il suo maggior esponente è Gordon Williard Allport (1987-1967).

Considerava la personalità come l'organizzazione dinamica dei sistemi psicofisici dell'individuo per la realizzazione di tutte le sue potenzialità. Per spiegare come un individuo arriva ad un certo comportamento questo approccio fa riferimento sia al passato che al futuro.

La psicologia dei tratti (Allport 1940) crede valide le ricerche sperimentali e i dati quantitativi degli studi sulla personalità, ma in maniera limitata, polemizzando anche sul riduzionismo della psicologia generale. Inoltre si indirizza al recupero dell'individuo e della sua unicità, sottolineando l'equilibrio tra fattori biologici, psicologici e sociali.

L'elemento centrale di questo modello è il tratto. Nella concezione ristretta di tratto, Allport (1940) lo definisce come schema comportamentale proprio di ciascun individuo. I tratti sono osservabili con una certa regolarità e distinguono un soggetto da un altro. Nella concezione allargata di Allport il tratto invece include diverse concezioni:

il realismo ipotetico una struttura reale a carattere ipotetico suscettibile di verifica diretta attraverso processi neurofisiologici;

la variabilità della condotta che è l'adattamento alle condizioni ambientali mediate una parte stabile e una variabile;

disposizione tendenza generale latente o possibilità permanente di azione derivante dalla capacità funzionale della struttura;

risposta abituale comportamenti specifici che si ripetono in maniera stabile;

risposta comune comportamenti specifici che si ripetono in maniera simile in diversi soggetti;

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tipo costrutto generale che riprende diversi tratti specifici;

motivazione ciò che determina il comportamento e spinge all'azione.

Uno dei limiti di quest'approccio è quello di non aver usato solo un analisi qualitativa.

Henry Murray (1962) criticò la concezione ristretta del tratto nella sua teoria personologica, ma ne condivise la concezione di globalità dell'individuo. Ampliò il concetto di personalità includendo i fattori ambientali ed i processi interiori non osservabili e attribuì importanza alla motivazione e ai bisogni.

La personalità viene vista in conclusione come una struttura complessa e l'oggetto di studio è l'organismo che è inserito in maniera inseparabile in un ambiente. Gli organismi tendono a rispondere in maniera simile a situazioni simili ma possono mostrare anche risposte diverse.

1. 4.2 LE TEORIE DI CATTELL E BIG FIVE

Una teoria che si rifà all'analisi fattoriale è la teoria dei 16 fattori di Raymond Bernard Cattell (1905-1998).

La teoria di Cattell (1950) è un approccio multivariato ed individua diverse dimensioni che sono alla base di diversi comportamenti. Applicò l'analisi fattoriale allo studio di diversi aspetti della personalità (come le capacità mentali, i tratti di personalità e i processi motivazionali).

Partendo dai costrutti di Spearman (1923) sulle abilità mentali, Cattell (1950) suddivise l'intelligenza in due tipologie differenti. Una fluida che è la capacità di analizzare i problemi facendo riferimento alla nostra esperienza; e una cristallizzata che utilizza le conoscenze già acquisite.

Per questo autore la personalità è composta da tratti strutturali e dai processi motivazionali. I tratti dinamici indirizzano il comportamento verso degli obiettivi e i tratti strutturali vengono suddivisi in 16 fattori della personalità che sono caratterizzate da bipolarità e continuità ma sono indipendenti l'una dall'altra (vedi Figura 2).

Figura 2: I 16fattori di Cattell

Fattori Situazione negativa Situazione positiva

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B C E F G H I L M N O Q1 Q2 Q3 Q4 Bassa intelligenza Bassa forza dell'IO Sottomissione Desurgenza

Bassa forza del super Io Threctia Harria Distensione interna Praxernia Semplicità Sicurezza Conservatorismo Eteronomia

Non controllo dell'ansia Bassa tensione energica

Alta intelligenza Alta forza dell'Io Dominanza Surgenza

Alta forza del super io Parmia Premsia Protensione Autia Sofisticazione Senso di colpa Radicalismo Autonomia Controllo dell'ansia Alta tensione energica

Un'altra teoria della personalità che prende in considerazione l'analisi fattoriale e riprese i lavori di Cattell è la teoria dei Big five (McCrae e Costa 1996).

La teoria dei Big Five elaborata da McCrae e Costa nel 1996 è tra i modelli più condivisi e testati, sia a livello teorico che empirico. Questo modello è incentrato su un approccio nomotetico (descrive i fenomeni sotto leggi universali) allo studio della personalità.

Come abbiamo già detto questa teoria si basa sui metodi di analisi dei “fattori”, rifacendosi in particolare all'approccio fattoriale di Hans Eynseck (1949) che identifica le dimensioni caratterizzanti le differenze individuali attraverso, appunto, l'analisi statistica di tipo fattoriale largamente determinata dallo sviluppo della successiva applicazione delle tecniche psicometriche dell'indagine sia psicologica che psichiatrica.

In generale possiamo dire che questi fattori hanno due funzioni la sintesi e la descrizione. Essi convalidano delle ipotesi ne suggeriscono delle nuove e possono assumere le caratteristiche di agenti casuali.

Il fattore permette che il tratto psicologico che ha caratteristiche qualitative possa esprimersi in termini quantitativi. In questo modo si può arrivare a formulare teorie della personalità in cui i dati forniti dall'esperienza vengono ordinati rispetto ad un insieme gerarchico di ipotesi sul funzionamento, appunto, della personalità.

La teoria dei Big Five, oltre a basarsi sulla teoria dei fattori, riprende anche la teoria della sedimentazione linguistica di Cattell del 1946.

Cattell amplio e legittimo l'approccio psicolessicale attraverso la sua ipotesi della sedimentazione linguistica. Secondo questa ipotesi la maggior parte delle differenze

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individuali di maggior rilievo sono classificate come semplici parole nel linguaggio normale.

Un'altra teoria molto importante che influenzò la teoria dei Big Five sono gli studi sui fattori di creatività di Guilford (1950). Quest'ultimo parla delle abilità creative riferendosi a tutte quelle attività che contribuiscono alla produzione creatrice in maniera significativa. Lo sviluppo della creatività passa perciò attraverso il rafforzamento delle funzioni che essa mette in gioco, sfruttando tutte le risorse dell'individuo. Guildford cosi elabora un modello della mente umana, definito “struttura dell'intelletto”, in cui l'attività mentale è classificata secondo direttrici: operazioni, contenuti e prodotti.

Le operazioni sono attività intellettive compiute sui materiali grezzi dati dall'ambiente e che l'organismo riceve. Egli distingue cinque operazioni:

1. cognizione (scoperta immediata); 2. memoria;

3. produzione divergente (generazione di informazione, in cui si mette l'accento sulla ricerca di alternative logiche);

4. produzione convergente (ricerca degli imperativi logici, quando l'informazione ricevuta è più rilevante);

5. valutazione (confronto dell'informazione ricevuta).

I contenuti, invece, fanno riferimento all'informazione ricevute ed elaborate dalla mente e sono quattro:

1. figurale (informazione percepita come immagini); 2. simbolico (informazione sotto forma di segni); 3. semantico (informazione che ha un significato);

4. comportamentale (informazione non verbale, implicata nelle interazioni sociali). Infine, i prodotti che sono le forme attraverso cui si presentano le informazioni, elaborate dalle caratteristiche dell'organismo. Essi sono sei:

1. unità (elementi di una singola informazione);

2. classi (insiemi di item di informazioni raggruppati in virtù di determinate proprietà);

3. relazioni (rapporti tra le informazioni); 4. sistemi (complessi formati da parti collegati); 5. trasformazioni (cambiamenti);

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Questa teoria cerca di rilevare centoventi elementi derivati dalla combinazione di questi tre elementi che rappresentano le componenti del pensiero.

McCrae e Costa influenzati da queste teorie (soprattutto dall'analisi fattoriale e dalle teoria di Cattel della sedimentazione linguistica), sono riusciti ad elaborare ed a sintetizzare e ridurre gli elementi che si possono differenziare negli individui per quanto riguarda la personalità, in cinque fattori.

I cinque fattori vengono classificati in:

ENERGIA

AMICALITA'COSCIENZIOSITA'STABILITA' EMOTIVAAPERTURA MENTALE

Ognuno di questi fattori a seconda della tassonomia di riferimento, può essere identificata con un nome/aggettivo differente.

Il primo di questi cinque fattori, ossia l'energia viene anche classificata come estroversione o potere o dominanza. Essa è intesa come grado di attivazione fiducia ed entusiasmo nelle condotte che si adottano e nelle scelte (McCrae e Costa 1995).

L'amicalità, o gradevolezza, è la qualità o la quantità delle relazioni interpersonali positive che il soggetto intraprende, orientate al prendersi cura ed accogliere l'altro.

Il terzo fattore la coscienziosità, o il controllo, è intesa come precisione, affidabilità, accuratezza metodica che l'individuo offre nella sua condotta, o la volontà del soggetto di ricerca il successo.

La stabilità emotiva, o nevroticismo intesa come grado si resistenza e stress di tipo emotivo, come ad esempio l'irritabilità o l'ansia.

Infine, l'apertura mentale, o apertura all'esperienza, ossia disposizione a ricercare stimoli culturali e di pensiero esterni al proprio contesto ordinario.

Questo modello ha diversi punti di forza come l'utilizzo dello stesso linguaggio che le persone adottano nella vita quotidiana, fornendo cosi un lessico semplice che riesce a diminuire il divario tra i valutatori e ridurre la variabilità dei giudizi.

Un altro vantaggio di questo modello è che i termini utilizzati nel classificare i fattori sono abbastanza generalizzabili in diversi contesti sia linguistici che culturali. Infatti, pur non fornendo una descrizione completa della personalità, riescono a coprire un gran numero di caratteristiche, riuscendo ad essere sono abbastanza specifici per riuscirli a

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distinguere l'uno dall'altro.

Questo modello ha anche dei limiti, uno sta nel fatto che ritiene secondari gli aspetti dinamici e i vissuti dei soggetti ed inoltre, non prende in considerazione la parte biologica a differenza di Eysenck.

1. 4.3. IL CONTRIBUTO GESTALTICO E FENOMENOLOGICO

Il contributo gestaltico e fenomenologico per le teorie della personalità è stato molto importante, esso è legato alla psicologia delle forme (Wertheimer 1912) e si basa su una prospettiva fenomenologica della realtà cosi come l'individuo la vede, e sul concetto di struttura organizzativa che ha origine dal concetto di campo fisico (insieme di forze in equilibrio rappresentabili con vettori, non riconducibile alla somma dei singoli, Maxwell 1870).

L'applicazione di questo approccio sullo studio della personalità ha portato a due sviluppi uno che ha influenzato le concezioni non formali (qualitative) e l'altro sull'espressione sulle teorie formali (matematico-geometriche).

Le correnti che hanno avuto origine dalle concezioni non formali e che quindi ne sono state influenzate maggiormente sono la psichiatria esistenziale, le concezioni organismiche e umanistiche, la psicologia dei tratti e della personalità e l'interpretazione psicosociale dello sviluppo.

La psichiatra esistenziale (L. Binswang 1941; K. Jasper 1919) analizzava la soggettività dell'esperienza da un punto di vista fenomenologico in relazione alla normalità ed alla patologia mentale. La normalità e la patologia venivano viste come modi diversi di vivere la propria soggettività e di progettare la propria vita.

Le psicologie umanistiche e organistiche (Rogers 1960) invece vedevano l'individuo come un entità in divenire, un organismo che era un insieme organizzato, un'unità psico-fisica a carattere olistico-dinamico, in cui a sede l'esperienza psicologica.

Uno degli esponenti di spicco della psicologia umanistica fu Abraham Maslow (1909-1970) che basò i suoi studi su una concezione organicistica a carattere olistico-dinamico, e considerava l'individuo come un essere sano e creativo. Egli propose una psicologia degli aspetti positivi della vita (felicità, amore ecc ), andando a completare il ritratto parziale che la psicologia tradizionale aveva costruito prendendo in considerazione solo la parte più infelice dell'uomo (angoscia, disperazione ecc).

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nell'uomo una natura “buona” ed una struttura gerarchica dei suoi bisogni. Credeva inoltre che la struttura psicologica dell'individuo potesse essere studiata come quella fisica. La patologia veniva vista come uno stato di frustrazione in cui l'individuo non si sente realizzato e la terapia è un mezzo per arrivare all'autorealizzazione.

Affinché l'individuo si realizzi deve soddisfare i propri bisogni, che vengono strutturati in modo gerarchico da Maslow (1950). I bisogni più bassi sono quelli materiali come il cibo o una casa, quelli più elevati sono immateriali.

Un aspetto importante nell'autoregolazione è la creatività, ossia la capacità di esprimere idee ed impulsi senza sopprimerli. Per Maslow ci sono tre tipi di creatività:

1. PRIMARIA, sono quei processi mentali primari che vengono nella maggior parte delle volte dimenticati;

2. SECONDARIA, processi mentali secondari che danno luogo ad attività scientifiche e letterarie;

3. INTEGRATA, impiega sia la creatività primaria che quella secondaria, e da essa derivano la filosofia e l'arte.

La personalità in questa prospettiva sarebbe mossa da due forze che sono legate a dei bisogni.

La forza regressiva è associata a bisogni carenziali, i quali sono vissuti con disagio e innescano tensioni a breve termine. Questi bisogni possono far scaturire due conseguenze a seconda se siano soddisfatti o frustrati. Nel primo caso, quando il bisogno viene gratificato, il soggetto prova sicurezza e il comportamento scompare, nel secondo caso quando il bisogno non è soddisfatto, il soggetto si sente insicuro e può manifestare patologie.

La seconda forza è la forza progressiva ed è associata a bisogni accretivi, i quali sono vissuti con piacere, non si estinguono con la gratificazione e innescano tensioni a lungo termine.

Lo scopo ultimo dello sviluppo e del rafforzamento dell'identità è la trascendenza dell'Io, che non è un valore solo per l'individuo ma anche in rapporto agli altri ed il miglior modo di raggiungerla e la gratificazione dei bisogni inferiori.

1. 4.4. TEORIA DI CAMPO

La teoria di campo di Kurt Lewin (1947) è una prospettiva di studio della personalità che venne influenzata dalla psicoanalisi e dalla teoria della forma e l'esperienza viene

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vista in chiave fenomenologica.

Questa teoria applica la concezione di campo fisico (insieme organizzato di forze in equilibrio, rappresentabili con vettori,Wertheimer 1912), in psicologia, parlando per l'appunto di campo psicologico (Lewin 1947).

Il campo psicologico è la totalità dei fatti coesistenti e interdipendenti. I concetti psicologici cosi vengono tradotti in termini geometrici e matematici, utilizzando la geometria in termini di topologia (irrilevanza di grandezza e distanza; importanza in relazioni e posizioni tra le parti); e la matematica nella rappresentazione delle forze psicologiche viste come vettori (direzione, verso, intensità).

In questa prospettiva Lewin inquadra la persona “P” come un entità che può essere rappresentata come un figura chiusa, che viene delimitata da un confine semipermeabile che la separa da un ambiente esterno detto “non-P”. Questa entità ha delle proprietà, si differenzia dal mondo, è inclusa in una parte maggiore che rappresenta il tutto e interagisce con l'ambiente esterno (Vedi figura 3).

Figura3:Rappresentazione topologica della persona.

L'interazione della persona con l'ambiente è rappresentato dall'inserimento di P in una seconda figura chiusa che delimita un ambiente psicologico detto “A”. L'ambiente psicologico A a sua volta è inserito in un campo più ampio, dal quale è separato da una barriera semipermeabile. L'insieme più esteso che circonda A è l'ambiente non psicologico. La persona P e il campo A entrano in relazione creando lo spazio di vita della persona “SV”.

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della persona, quindi, il comportamento dipende sempre da come si configurano le forze che caratterizzano lo spazio di vita. I processi psicologici in questo modo sono in continuo cambiamento e lo spazio di vita di differenzia in regioni a seconda del processo psicologico e dello sviluppo del soggetto.

1. 5 MODELLO COGNITIVISTA

Il modello cognitivista (Miller G. e Neisser U. 1960) tende a spiegare la totalità del comportamento umano in termini cibernetici e considera l'uomo come un sistema di elaborazione delle informazioni di ingresso (input) ed in uscita (output) del sistema, il quale elabora le informazioni secondo regole operative e le sottopone a continua verifica.

Questo modello ha come limite maggiore l'aver trascurato le componenti emotive. Inoltre, ha avuto come obiettivo la simulazione artificiale dei processi mentali e dell'intelligenza.

Gli sviluppi successivi del modello cognitivista hanno portato all'integrazione tra processi cognitivi e processi emotivi. Ciò ha portato alla formazione di due percorsi, uno incentrato sul Sé e l'altro sullo sviluppo delle neuroscienze.

1. 5.1 IL Sé NELLA PROSPETTIVA COGNITIVA

INTERAZIONISMO SIMBOLICO

L'interazionismo simbolico (George Herbert Mead 1930) è stato uno dei primi approcci di base cognitivista che ha posto l'accento sull'interazione sociale, mettendo in evidenza il ruolo del significo simbolico acquisito dagli stimoli nella relazione sociale.

Il Sé viene considerato importante nello svolgimento della attività riflessiva ed anche nell'attribuzione di significato all'esperienza dell'individuo.

Mead ha posto le basi per l'interazionismo simbolico ha fornito un contributo fondamentale per lo sviluppo degli studi del Sé in una prospettiva sociale di tipo comportamentista ed ha messo in evidenza la relazione circolare tra processi mentali e relazioni.

L'interazionismo simbolico (Blumer H. 1969) affermava che l'individuo si sviluppa all'interno di un sistema di relazioni sociali in cui si deve mettere a confronto con gli altri e si inserisce in un gruppo, dove riesce ad acquisire la capacità di interpretare i

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gesti e anticipare le conseguenze delle proprie ed altri azioni.

Al centro dello sviluppo dell'individuo si ha l'organizzazione della mente che viene suddivisa in tre unità : Io, Me, Sé.

L'Io è la struttura in cui vengono conservate le esperienze dell'individuo sia sul piano psicologico che biologico.

Il Me interiorizza gli atteggiamenti che gli altri hanno nei confronti del soggetto. Il Sé è il risultato dello scambio di relazione tra l'Io e il Me. Per questo è una struttura molto complessa che si colloca al centro dell'autonomia della persona ed è alla base dell'auto-riconoscimento, dell'identità e della relazione con gli altri.

TEORIA DELL'APPRENDIMENTO SOCIALE

La teoria dell'apprendimento sociale proposta da Albert Bandura (1997) si colloca nell'ambito degli sviluppi sperimentali della teoria comportamentista dell'apprendimento. Per questa teoria il comportamento è influenzato dall'interazione tra fattori cognitivi, comportamentali ed ambientali. Considera centrale nell'apprendimento l'imitazione.

Bandura si avvicinò in un secondo momento alla teoria cognitivista, parlando del Sé in relazione al concetto di auto-efficacia. L'auto-efficacia è la percezione che soggetto ha in riferimento alle sue capacità di controllo sulla vita. Tale percezione influenza i processi motivazionali e di pensiero, condizionando significativamente il comportamento. Questa autovalutazione incide in maniera sostanziale sulle prestazioni future e sull'apprendimento di nuove soluzioni.

Le aspettative di efficacia possono variare in rapporto alle situazioni. Infatti le persone che dubitano delle proprie capacità, riducono i loro sforzi o rinunciano alla meta. Invece quelle che dispongono di maggior fiducia si impegnano più intensamente al fine di riuscire a raggiungere il fine.

L'autoefficacia attiva una sequenza a spirale di rinforzi positivi (successi) e negativi (insuccessi), che rispettivamente portano o a sviluppi positivi (alta efficacia percepita) o negativi (bassa efficacia percepita). Alla base della formazione dell'autoefficacia ci sono le esperienze passate, ma anche fattori che entrano in gioco in un determinato contesto come la difficoltà del compito, quantità di sforzo impiegato, quantità di aiuto esterno, circostanze della percezione o pattern temporali di successo e insuccesso.

Un punto importante sono gli stati fisiologici cioè come il soggetto interpreta le proprie emozioni per superare una prova. L'umore e gli stati positivi portano a un alta efficacia, un umore e stati emotivi negativi invece la riducono.

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I contesti in cui l'autoefficacia si sviluppa sono quello famigliare, tra i coetanei ed a scuola. Possiamo identificarne diversi tipi: emozionale, cognitiva, regolativa e sociale.

Questa teoria in conclusione è molto importante per aver dato centralità all'imitazione e nello stesso tempo all'autonomia dell'individuo, mettendo, però, in secondo piano i tratti.

HAZER ROSE MARKUS: GLI SCHEMI DEL SE'

Hazer Rose Markus (1977) ha esaminato il concetto di sé in prospettiva cognitivista. Il nucleo centrale della sua teoria è il concetto di autoschema.

Gli autoschemi (Markus 1977) sono generalizzazioni cognitive che organizzano e guidano l'entrata e l'uscita delle informazioni sul sé. Essi derivano dall'esperienza passata e si proiettano in maniera attiva verso il futuro sono influenzati dalle relazioni sociali e fattori legati allo sviluppo del soggetto ed infine comprendono vari aspetti del sé.

Gli autoschemi hanno delle proprietà definite schematicità grazie alle quali favoriscono l'elaborazione e il recupero delle informazioni relative allo schema stesso. Le persone posso essere più o meno schematiche. Una persona schematica in una dimensione del sé elabora le informazioni ad essa attinenti in modo diverso rispetto ad una schematica di un altro dominio.

Attraverso il concetto di schema di sé, Markus ha integrato il sé con aspetti cognitivi, emotivi, motivazionali ed ambientali, anche lui però, considera i tratti come proprietà secondarie.

MODELLI S-P-R PLURIDIREZIONALI

I modelli S-P-R pluridirezionali hanno carattere interattivo dinamico di tipo sia deterministico che non deterministico. Questi modelli si dividono in diversi tipi principali.

Il primo è il tipo Generale. Il Generale si focalizza soprattutto sull'interazione reciproca tra fattori personali con gli stimoli esterni e con le risposte. Danno centralità e un ruolo costruttivo all'esperienza personale.

A questo modello generale fanno parte sia i comportamentisti e cognitivisti del Sé. Essi più che l'organizzazione della persona parlano dell'interazione di fattori personali prevalentemente cognitivi, emotivi e motivazionali.

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Il secondo tipo di modello pluridirezionale è il Dinamico Circolare (1980). Il dinamico circolare organizza il comportamento da una interazione circolare tra stimoli, persona e risposta. Il soggetto è visto intervenire sull'ambiente in maniera attiva.

SCHEMA DINAMICO CIRCOLARE: ↓S↔P↔R↓ ↑↓↔↔↔↓↑

Il terzo tipo ed ultimo dei modelli pluridirezionali è il Dinamico Interpersonale. Il modello Dinamico Interpersonale è stato analizzato da Norman S. Endler (1983) e si colloca nell'ambito del modello interazionista della personalità, basato sulla ricerca empirica condotta nel periodo compreso tra il 1960 e negli anni successivi.

Per questa teoria, Endler (1980) prese in considerazione quattro modelli fondamentali di personalità, la Psicologia dei tratti, Psicodinamica, Situazionismo e Interazionismo. Da ognuno di questi modelli, l'autore ha preso alcuni concetti principali.

La psicologia dei tratti e la psicodinamica si differenziano nel modello ma hanno in comune l'importanza che attribuiscono ai fattori personali nella spiegazione del comportamento (P→R). Diversamente il situazionismo individua nell'ambiente i fattori che determino il comportamento (S→R). L'interazionismo si focalizza invece, sul continuo processo di interazione tra l'individuo e l'ambiente (S↔P↔R).

Il modello interattivo afferma che il comportamento è una funzione di un processo di interazione continua tra l'individuo e la situazione in cui il comportamento si manifesta. L'individuo quindi è un agente attivo nel processo ed è influenzato sia da fattori cognitivi che motivazionali. Infine a seconda della situazione il comportamento del soggetto cambia a seconda di quale significato psicologico, la situazione assume per lui.

In questo modello le relazioni interpersonali assumono un ruolo di rilievo e si configurano come interazioni circolari.

Per comprendere il comportamento Endler (!980) distigue il sistema di mediazione dal sistema comportamentale. Il sistema di mediazione riguarda le variabili di mediazione costituite da mediazioni costituite da variabili intervenienti e costrutti ipotetici, esse sono inferite dal comportamento e dalle nostre esperienze. Attraverso le mediazioni noi possiamo spiegare e predire i processi che portano all'elaborazione di un comportamento. Il sistema comportamentale invece si riferisce alle variabili di reazione comprendenti: comportamenti manifesti; reazioni nascoste (sentimenti); risposte

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fisiologiche e comportamenti artificiali (role playing, test).

Il comportamento a seconda della situazione cambia la sua prevedibilità ci sono soggetti che possono avere risposte diverse in situazioni uguali od avere un comportamento simile in situazioni diverse.

MODELLI TEORICI DI ORIGINE NEOCOMPORTAMENTISTA

Il comportamentismo ha favorito lo sviluppo della psicologia stimolo-risposta, basata sul riflesso psicologico, secondo la quale un riflesso è una risposta (movimento) ad uno (stimolo).

Il fisiologo russo Pavlov (1878) introdusse la nozione di riflesso appreso o condizionato, secondo la quale una risposta può abbinarsi a un nuovo stimolo che precedentemente non la provocava.

Il concetto base del comportamentismo forniva una spiegazione per la formazione di abitudini e apprendimenti, contribuendo attraverso l'identificazione degli stimoli a prevedere, controllare e condizionare le attività individuali.

Da questi concetti del comportamentismo si fondarono gli studi neocomportamentisti, dello psicologo canadese, Donald Olding Hebb(1949).

Hebb, nel 1949 inserì nel modello neocomportamentista i processi nervosi che sono alla base del comportamento. La sua teoria presuppone che ogni comportamento o attività mentale abbia un fondamento su corrispondenti processi nervosi.

Per Hebb anche l'apprendimento consiste nella modificazione dei legami neuronali. L'apprendimento di una risposta quindi porta a una modificazione a livello delle sinapsi tra i neuroni implicati. Si stabilisce cosi tra due neuroni una connessione, che diventa più forte quando l'input di uno dei due neuroni aumenta l'attivazione dell'altro.

Questo meccanismo prende il nome di Apprendimento Hebbiano,che si basa quindi sulla regola fondamentale che (1950):

“se un neurone A è abbastanza vicino ad un neurone B da contribuire ripetutamente e in maniera duratura alla sua eccitazione, allora ha luogo in entrambi i neuroni un processo di crescita o di cambiamento metabolico tale per cui l'efficacia di A nell'eccitare B viene accresciuta”

L'apprendimento hebbiano è alla base di molte teorie che cercano di spiegare il comportamento umano.

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1. 6 LA PSICOANALISI NELLO STUDIO DELLA PERSONALITA'

Il metodo psicoanalitico nello studio della personalità mira a scoprire i principi regolatori del funzionamento psicologico, indagando e costruendo il passato.

Sigmund Freud (1932) pone alla base del suo apparato teorico la nozione di pulsione, fenomeni che si trovano a metà tra la mente e il corpo e che li collegano. Queste pulsioni forniscono energia che muove l'apparato psichico e determinano la forza grazie alla quale, le strutture mentali si trasformano.

In un primo momento Freud distingue la struttura della personalità in tre topiche : • Es, parte oscura e inconscia, che agisce in base al principio del piacere;Super-Io, coscienza morale, frutto del rapporto con gli altri;

Io, media tra le funzioni inconsce e le esigenze della realtà.

La dinamica di questa struttura è organizzata in istanze psichiche (Freud 1890). L'inconscio vita mentale non consapevole, il preconscio vita mentale più facilmente accessibile e il coscio vita psichica consapevole.

Nella concezione Junghiana (1909) dell'uomo, la caratteristica più importante nella struttura della personalità è la combinazione tra casualità e teleologia. Per Jung il comportamento dell'uomo non è condizionato solo dalla sua storia personale o di membro della razza umana (casualità), ma anche dai suoi fini e dalle sue aspirazioni (teleologia).

L'uomo junghiano nasce già con molte predisposizioni trasmesse dai suoi antenati, che lui definisce l'inconscio collettivo, che viene modificato dall'esperienza.

Jung nei primi del 1900 ipotizza due orientamenti che caratterizzano la personalità: introversione ed estroversione. Per spiegarli riprende il concetto di Freud di “libido” , ma mentre per Freud è un concetto collettivo delle tendenze sessuali dell'uomo, per Jung è sinonimo di energia psichica orientata verso l'interno o l'esterno. Quindi, l'orientamento introverso tende ad orientare l'energia verso l'interno (pensieri, emozioni), mentre quello estroverso tende ad orientare l'energia verso il mondo esterno (fatti, persone).

Fra le teorie psicoanalitiche va menzionata anche la psicologia dell’Io (A.Freud, Hartmann, Rapaport 1951). Essa sottolinea l'importanza del ruolo dell'Io, in quanto struttura mentale che svolge un ruolo di mediazione tra i bisogni interni dell'individuo e

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l'ambiente.

Non si deve scordare di menzionare anche i teorici della psicoanalisi delle relazioni oggettuali (Klein 1924, Winnicott 1970) che si soffermarono per comprendere la struttura della personalità, sulle relazioni delle persone con gli oggetti. Le persone significative del proprio ambiente sociale e l’attenzione sulle prime relazioni tra il bambino e il caregiver sono alcuni degli argomenti che queste teorie studiarono.

La madre rappresenta l’oggetto che fornisce le risorse necessarie per sopravvivere, per lo sviluppo mentale, per affrontare e superare le proprie fragilità. Gli scambi tra madre e bambino preparano le fondamenta per lo sviluppo della personalità. Tra gli autori che proseguirono su questo filone non può non essere citato Otto Kernberg.

1.6.1 OTTO KERNBERG

Otto Kernberg, psichiatra e psicologo austriaco, si è fatto notare negli ultimi vent'anni all'interno del panorama psicoanalitico, grazie al suo approccio terapeutico rivolto ai disturbi di personalità e, soprattutto, dell'organizzazione della personalità borderline.

La sua psicologia viene definita “Psicologia dell'Io-Relazione oggettuali” (Kernberg 1970),e congiunge tre modelli psicoanalitici: la teoria pulsionale di Freud (1908), la teoria di Melanie Klein (1920) e la psicologia dell'io di Margaret Mahler e di Edith Jacobson (1940).

Il suo lavoro si fonda sulla convinzione che la psicopatologia della personalità sia determinata dalle strutture psichiche che si formano sotto l'influsso di esperienze affettive con oggetti significativi primari.

La sua concezione evolutiva della personalità vede il bambino nei primi mesi di vita , in balia di correnti piacevoli e spiacevoli. Il bambino non riesce a distinguere tra il suo Sé e il non-Sé, quindi non riesce a distinguere la madre come una persona separata da lui.

Successivamente questa fusione lascia posto alla differenziazione del Sé dell'infante all'immagine della madre (Klein 1920). Se questa differenziazione non avviene, il soggetto sarà predisposto a sviluppare la Schizofrenia, la quale presenta tra i suoi sintomi, allucinazioni e deliri (Kernberg 1970).

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dall'oggetto utilizzando un meccanismo di difesa che è la SCISSIONE (Klein 1920). Questo meccanismo di difesa porta si ad una separazione dell'immagine del Sé con l'oggetto, ma continuano a coesistere nel bambino.

Col tempo il bambino dovrà abbandonare questo tipo di meccanismo, e lo farà quando realizzerà che in un stesso oggetto (in questo caso la madre), coesistono sia parti buone che cattive (“oggetti interni”).

Superata la scissione, la fase successiva per Kernberg, è quella che Freud chiama nevrosi (1923). Kernberg cambierà il concetto di pulsione, spostando l'attenzione dal corpo all'interazione (relazione del bambino con l'oggetto).

Il bambino non ha delle vere e proprie pulsioni organizzate ma ha degli stati affettivi che possono essere piacevoli o spiacevoli. Nel tempo questi stati porteranno alla formazione di due pulsioni, quella libidica e quella aggressiva.

Il paziente nevrotico che ha superato la fase di scissione avrà dei conflitti di natura pulsionale, invece quello borderline avrà dei conflitti riguardati l'immagine del Sé e dell'oggetto.

La prospettiva di Kernberg si struttura in una classificazione della personalità che è caratterizzata da come il soggetto organizza la propria persona rispetto a tre concetti che sono:

✗ l'integrazione dell'identità ✗ i meccanismi di difesa utilizzati ✗ l'esame della realtà

L'integrazione dell'identità si riferisce alla continuità temporale e affettiva del soggetto che si stabilisce attraverso i rapporti che si instaurano durante il corso della vita. Se questo non avviene, il soggetto avrà un'immagine di Sé e degli altri non integra.

I meccanismi di difesa come abbiamo già detto prima devo essere superati dal soggetto e se non ci riuscirà, svilupperà disturbi di personalità.

L'esame della realtà infine è la capacità di distinguere tra il proprio Sé e il non-Sé. Ossia, valutare realisticamente le proprie emozioni, comportamenti e il contenuto dei propri pensieri in rapporto alle normi sociali.

La psicoanalisi e le teorie di Kernberg sono alla base di molti metodi diagnostici e di riabilitazione. Anche le nuove ricerche in ambito delle neuroscienze, hanno confermato l'esistenza di meccanismi di difesa che sono alla base dell'elaborazione mentale inconscia.

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