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Il giardino dell'Arcivescovado di Pisa: proposta di riqualificazione

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Academic year: 2021

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(1)UNIVERSITÀ DI PISA FACOLTÀ DI AGRARIA. CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA Progettazione e Pianificazione delle Aree Verdi e del Paesaggio ANNO ACCADEMICO 2009/2010. IL GIARDINO DELL'ARCIVESCOVADO DI PISA: PROPOSTA DI RIQUALIFICAZIONE. RELATORE. CORRELATORE. Chiar.mo Prof. Paolo Vernieri. Dott. Irene Benvenuti. CANDIDATO Dott. Giulio Giannardi.

(2) Per realizzare questa tesi è stato usato software libero. Il software libero è una realtà: utilizziamolo!.

(3) Per aspera sic itur ad astra [Seneca, Hercules furens]. A Stefania.

(4) Al Prof. Paolo Vernieri, che ha creduto sempre nelle mie capacità e possibilità, incondizionatamente. Alla Dott.ssa Irene Benvenuti, che mi ha insegnato il significato di parole come professionalità, serietà, disponibilità e gentilezza. Ai compagni dell'università, senza il cui aiuto questo percorso non sarebbe stato possibile. Ai miei genitori e ai miei familiari, per la grande pazienza. A tutti i miei amici, per la stima, l'affetto, e per tutto ciò che ci unisce. E a tutti coloro che hanno condiviso con me questi bellissimi anni.... GRAZIE.

(5) INDICE GENERALE 1 – FASE ANALITICA. 1. 1.1 Caratteristiche e ubicazione dell'area d'intervento. 1. 1.2 Analisi storica del sito. 2. 1.2.1 Dalle origini al Trecento. 2. 1.2.2 Dal Quattrocento attraverso i giardini. 5. 1.2.3 Il giardino sud: l'evoluzione nel tempo. 7. 1.2.4 Un prato privato: il giardino a est. 13. 1.3 Il contesto territoriale e ambientale. 14. 1.3.1 Inquadramento urbanistico. 14. 1.3.2 Vincoli. 16. 1.3.3 Analisi stratigrafica. 17. 1.3.4 Analisi climatica. 18. 1.3.5 Precipitazioni. 19. 1.3.6 Temperatura. 20. 1.3.7 Diagrammi climatici. 21. 1.3.8 Indici climatici. 22. 1.3.9 Classificazione bioclimatica. 23. 1.4 Analisi dello stato attuale. 24. 1.4.1 Descrizione dell'area d'intervento. 24. 1.4.2 Metodologia di rilevamento. 25. 1.4.3 Strato erbaceo. 26. 1.4.4 Strato arboreo e arbustivo. 27. 1.4.5 Problemi rilevati. 32. I.

(6) INDICE GENERALE 2 – FASE PROGETTUALE. 37. 2.1 Proposta di riqualificazione. 37. 2.1.1 Scelte progettuali. 38. 2.1.2 Interventi sulla vegetazione esistente. 42. 2.1.3 Materiali. 44. 2.1.4 Scelte vegetazionali. 45. 2.1.5 Impianto d'irrigazione. 50. 2.1.6 Impianto idraulico delle vasche e delle fontane. 51. 2.1.7 Computo metrico estimativo. 52. 2.2 Conclusioni. 54. 3 – BIBLIOGRAFIA. 55. 3.1 Bibliografia cartacea. 55. 3.2 Bibliografia telematica. 57. 4 – TAVOLE GRAFICHE. 60. 4.1 Tavola 1 – Tavola di inquadramento urbanistico 4.2 Tavola 2 – Tavola di inquadramento storico 4.3 Tavola 3 – Tavola di inquadramento fotografico dello stato attuale 4.4 Tavola 4 – Tavola di rilievo dello stato attuale 4.5 Tavola 5 – Tavola degli abbattimenti 4.6 Tavola 6 – Sistemazione paesaggistica del giardino 4.7 Tavola 7 – Dettagli costruttivi dell'impianto idraulico delle vasche 4.8 Tavola 8 – Dettagli costruttivi dell'impianto d'irrigazione 4.9 Tavola 9 – Dettagli dei materiali costruttivi impiegati. II.

(7) FASE ANALITICA CARATTERISTICHE E UBICAZIONE DELL'AREA D'INTERVENTO L’area oggetto del presente lavoro di tesi è uno dei giardini pertinenziali del palazzo dell'Arcivescovado di Pisa, ubicato a pochi metri dalla famosissima Piazza del Duomo, anche nota come Piazza dei Miracoli, dove sorge la celeberrima Torre di Pisa. Il palazzo si trova nella parte nord-ovest del centro storico della città, all'interno della cinta muraria, che ha come confini Via Cardinale Pietro Maffi a nord, Via Cardinale Ferdinando Capponi a sud e Piazza dell'Arcivescovado a ovest. L'immobile appartiene all'Arcidiocesi di Pisa guidata, dal 2008, da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Giovanni Paolo Benotto, attuale Arcivescovo Metropolita di Pisa. L'area di studio è rappresentata da uno spazio verde esistente tra il palazzo dell'Arcivescovado e l'annesso palazzo delle ex scuderie. Questa zona aveva originariamente la funzione di maneggio per i cavalli delle stalle vescovili; con la successiva chiusura delle stalle la zona perde la sua funzione originaria e non è più fruita. A seguito di recenti abbattimenti arborei, resi necessari per mettere in sicurezza l'area, la Sovrintendenza di Pisa richiede uno studio che riveda l'assetto del giardino. La presente tesi rappresenta una proposta di riqualificazione della zona interessata.. Illustrazione 1: Foto aerea dell'area. Il perimetro rosso mostra la zona d'interesse. Elaborazione dell'autore da Google Maps. 1.

(8) ANALISI STORICA DEL SITO Per comprendere l'evoluzione storica del palazzo si invita alla consultazione della Tavola 2.. DALLE ORIGINI AL TRECENTO Le prime notizie che riguardano la figura vescovile a Pisa risalgono al 7481. All'epoca, la chiesa episcopale risulta essere la ecclesia S. Marie2, “ubi domnus Andreas episcopus esse videtur”3. Ma il vescovo dove viveva? Probabilmente in una domus vicino alla chiesa, anche se a riguardo le fonti sono frammentarie ed incerte4. Nel X secolo scopriamo un nuovo elemento utile alla nostra analisi: in un documento datato 12 Marzo 934, l'allora vescovo Zenobio concede un terreno dietro pagamento di un canone annuale che doveva effettuarsi “ad ecclesiam sancti Georgii”5. E' logico perciò dedurre che la sede vescovile si fosse spostata dalla chiesa di S. Maria a quella di S. Giorgio, chiesa che si trovava all'interno delle mura pre-comunali6. E' necessario ammettere, però, che in un documento del 985 il vescovo Alberico concede un canone per due terreni vicini al vescovado. Nel documento i terreni sono definiti “prope domum Episcopatui Sancte Marie”7. Per questo motivo alcuni studiosi, come Garzella8, sono più propensi a pensare che la posizione della sede vescovile sia sempre stata prope Sanctam Mariam, precisamente nel luogo dove poi sarà costruita la chiesa di S. Giorgio. Nel XI secolo abbiamo due fonti che riguardano la costruzione del palazzo vescovile: nella prima9 si fa riferimento ai pisani che, portando via il tesoro di Palermo, si accingono a costruire il duomo e il vescovado; la seconda10 è una donazione fatta dalla contessa Matilde di Canossa al vescovo, probabilmente per la costruzione del nuovo episcopio.. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10. CATUREGLI N., Regesto della Chiesa di Pisa, N. 5 DOLFI W., Vescovi e arcivescovi di Pisa, vol. II, pag. 21, “dove il signor Andrea risulta essere vescovo” CODICE LONGOBARDO, a c. di L. Schiaparelli, vol. I, N. 116, p. 351 CATUREGLI N., op. cit., N. 14 et N. 22 et N. 25 CATUREGLI N., ibidem, N. 38, “in favore della chiesa di S. Giorgio” DOLFI W., op. cit., ivi MATTEI A. F., Ecclesiae Pisanae Historia, t. I, N. II, “vicino alla chiesa vescovile di S. Maria” GARZELLA G., Pisa com'era: topografia e insediamento, p. 123, N. 195 ZUCCHELLI N., La Contessa Matilde nei documenti pisani, p. 15, NN. 1, 2 ibidem, pp. 57-61. 2.

(9) Siamo nel XII secolo quando i pisani, tornando vittoriosi dalla Terrasanta, impongono all'imperatore d'Oriente un tributo “onde de' beni dell'imperadore Calojanni de' Greci fu facto lo vescovato e 'l Duomo di Santa Maria, duomo di Pisa”11. Utilizzando i beni confiscati dell'imperatore, infatti, si giunge al termine dei lavori per la nuova sede vescovile. E' il 1116 e finalmente la chiesa di S. Giorgio è terminata e l'arcivescovo firma il suo primo documento “in propria domo episcopi noviter edificata post novam S. Marie domum anno MCXVI”12. Numerosi sono i documenti che citano la la chiesa di S. Giorgio “de ponte” o “porta pontis”13 nel secolo XII. Questa dizione fa sicuramente riferimento al fatto che la chiesa fu costruita sulle sponde dell'allora esistente fiume Auser, oggi scomparso, nella zona nord, nord-ovest della città. Era ubicata nell'angolo sud-est del palazzo odierno, all'incrocio tra Via dell'Arcivescovado e Via della Faggiola.. Illustrazione 2: Schema delle proporzioni del palazzo. Elaborato da G. Bocchiola 11 SARDO R., Cronaca di Pisa, p. 22 12 CATUREGLI N., op. cit., N. 649, “nella propria chiesa recentemente costruita, dopo la nuova chiesa di S. Maria, nell'anno 1116” 13 DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 22. 3.

(10) Riguardo al “palazzo”, tale definizione risulta da un atto del 1141 “in palatio archiepiscopi”: infatti fino all'anno mille col termine palazzo si definiva solo una residenza reale. Non ci sono pervenuti resti del palazzo alto medievale, ma probabilmente era su due piani, realizzato in cotto, pietra e legno14. Aveva un ballatoio “in balatorio archiepiscopi ante camera eius”15, ambienti per la curia, una cappella, un dormitorio. I materiali con cui fu costruito risultarono poco durevoli, forse anche per la vicinanza di un fiume. Per questo la struttura nel 1200 doveva avere problemi di abitabilità: tant'è che l'arcivescovo Visconti (1253-1277) scelse di spostare la propria sede nella chiesa di S. Pietro in Vinculis16, chiesa che doveva essere ubicata presso l'odierna piazza Cairoli17. Siamo ormai nel 1300 e tale secolo avrà una fondamentale importanza per la struttura del palazzo, come lo conosciamo oggi. Infatti la struttura trecentesca servirà come base comune per le ristrutturazioni che si susseguiranno e che daranno al palazzo l'aspetto attuale. Simone Saltarelli è eletto vescovo nel 1323 e i suoi primi atti si svolgono a S. Pietro in Vinculis18. A seguito di scomunica, fugge da Pisa e vi ritorna nel 1330, data in cui, presumiamo19, furono iniziati i lavori al palazzo, terminati sicuramente nel 133220. Rispetto al palazzo alto medievale, seguendo le tendenze dell'epoca, sono utilizzati materiali più duraturi, come la pietra e il marmo, rispetto al laterizio21. Del palazzo non conosciamo l'esatta forma, ma durante lavori di ristrutturazione, sia nell'Ottocento, sia nel secolo scorso, sono affiorati diversi elementi della struttura originaria nella facciata lato ovest, così come nel cortile interno lato sud. Da tali elementi si è potuto capire che, ad esempio, l'ingresso originario volgeva ad ovest, proprio come oggi 22. E' lecito pensare, infine, che vi fosse una superficie a verde a sud del palazzo, ma non ne abbiamo notizie.. 14 15 16 17 18 19 20 21 22. DOLFI W., ivi CATUREGLI N., op. cit., N. 624, “nel ballatoio del [palazzo] dell'arcivescovo di fronte a camera sua” DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 23 TOLAINI E., Forma Pisarum, p. 210 AAPI, Atti straordinari, N. 3, c. 25r DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 23 AAPI, Atti straordinari, Gennaio 1332, cc. 458-459 DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 23 DOLFI W., ivi. 4.

(11) DAL QUATTROCENTO ATTRAVERSO I GIARDINI “Grande 'difizio spiccato d'attorno et bello et magno et in quello chortile di belli aranci et molti cedri et ha un horto bellissimo chon molti fructi di più ragioni et è l'Arcivescovado chon tutto il territorio chom uno buono Chastello”23. E' la descrizione che nel 1633 l'abate lucchese Giulio Cesare Braccini dà del palazzo, pervenutaci attraverso un testo della famiglia d'Appiano de' signori di Piombino. Il commento si riferisce all'assetto del palazzo creato dall'arcivescovo Filippo Maria de' Medici (1462-1474) ai tempi di Lorenzo il Magnifico. Come riportato nel testamento dello stesso arcivescovo24, il palazzo fu edificato “ex novo, […] rimurato quasi da fondamenti l'arcivescovado è fattolo magior non era, dopo aver cinto l'orto grande e ridottolo a coltura”, certamente rimaneggiando la struttura trecentesca voluta dall'arcivescovo Saltarelli. I lavori del palazzo rinascimentale iniziarono nel gennaio del 1466: la chiesa di S. Giorgio fu incorporata completamente nel muro del palazzo a sud-est, le sale a piano terra furono create all'interno della chiesa stessa; il tutto per dare al palazzo un perimetro regolare. Il muro della chiesa fu fatto coincidere, da allora, con quello esterno del palazzo, muro che segna il confine a sud-est col giardino antistante le scuderie. L'arcivescovo Filippo Maria de' Medici circondò il palazzo di orti e giardini, ma non poté ultimarne la facciata, morendo prima del suo completamento. La volontà del progetto rinascimentale si ispira al concetto di domus romana: il cortile centrale corrisponde all'impluvium, il quadriportico colonnato al peristilio, infine, l'orto lato nord, che si estendeva fino alle mura della città, è l'esatta riproposizione dell'hortus romano. Queste parti, assieme al giardino con prato lato est ed al giardino privato lato sud, sono da intendersi come un unicum. In particolare il cortile centrale del palazzo rappresenta l'uomo che si trova al centro del microcosmo, simboleggiato dai giardini attorno. La pianta centrale, infatti, non è altro che la riproposizione architettonica del concetto di uomo come punto di riferimento universale, tipico del pensiero cinquecentesco, nonché della regola monastica cenobitica25. Ed infatti: “[il palazzo] ha forma chiusa accentrata che ha la duplice valenza di elemento funzionale di smistamento delle zone residenziali e di rappresentanza e di meditazione tra la dimensione. 23 TOLAINI E., op. cit., p.100 24 DOLFI W., op. cit., vol. I, tomo I, p.201 25 GIUSTI M.A., Giardini di Pisa: storia, conservazione, progetto, p.75. 5.

(12) privata e quella pubblica e cittadina”26. E' importante sottolineare, inoltre, che il palazzo rappresenta il primo esempio di inserimento di modelli architettonici fiorentini nella città di Pisa, seguito dal palazzo della Sapienza, voluto da Lorenzo il Magnifico. L'analisi delle proporzioni del palazzo effettuata da Bocchiola 27 definisce il seguente schema: le proporzioni fra il cortile e gli spazi verdi sono in rapporto di 3:4, utilizzando come misura di riferimento il braccio pisano (0,5836m). Il lato del modulo di base del cortile è di 15 braccia; i due giardini, disposti ortogonalmente al palazzo, hanno un modulo di 25 braccia, mentre il modulo dell'orto misura 45 braccia. Ciascuno spazio è composto, dunque, da 12 quadrati di modulo differente: il tutto non è ovviamente casuale, ma teso a formare un canone proporzionale o varietas con precisa ripetizione di moduli geometrici ed a valenza chiaramente simbolica. I due giardini hanno perciò la stessa superficie, ma due finalità differenti. Il giardino a prato lato est ha il suo ingresso principale dal cortile del palazzo ed uno secondario che dà su Via della Faggiola, attraverso un grande cancello. Attraverso la lettura di atti privati conservati all'Archivio di Stato28, possiamo dedurre che una volta, attraversato il grande cancello, si accedeva ad un filare di cipressi, tipica essenza fiorentina, che aveva una duplice funzione. La prima di corridoio per l'accesso al grande orto lungo le mura urbane e la seconda di schermatura verticale degli annessi di servizio, cioè delle stalle e dei fienili posti in fondo allo spazio a prato. La scelta di destinare lo spazio ad est alle stalle e lo spazio a sud a giardino privato è assolutamente voluta. Infatti il lato sud può godere di un microclima più favorevole grazie alla miglior esposizione e, quindi, maggior soleggiamento, considerato anche il fatto che il giardino ad est subisce, inoltre, l'ulteriore ombreggiamento causato dal fabbricato delle stalle.. 26 LUZZATI M., Filippo de' Medici, arcivescovo di Pisa e la visita pastorale del 1462-63 27 BOCCHIOLA G., Il Palazzo Arcivescovile di Pisa, tesi di laurea 28 ASPI, Fiumi e Fossi, 2792 c.93. 6.

(13) IL GIARDINO SUD: L'EVOLUZIONE NEL TEMPO Lo spazio a sud risulta essere l'opera a verde più significativa e storicizzata del palazzo. La sua conoscenza è imprescindibile per una piena comprensione dell'edificio. Perciò, di seguito, ne sarà data ampia trattazione. Questo giardino è il preferito dagli arcivescovi. Essendo un giardino a fruizione privata è attorniato da alte mura che lo “custodiscono” alla vista, come un piccolo gioiello a cielo aperto: è il luogo in cui il vescovo poteva avere un rapporto diretto con la natura, senza alcun disturbo. Per questo motivo è costruito il cavalcavia, tutt'oggi presente, che, dagli appartamenti privati del vescovo al primo piano, conduce al livello del giardino, attraverso una scala a chiocciola interna, sorpassando Via Capponi. Il giardino ha un'evidente origine quattrocentesca: ne è un esempio, per il cavalcavia, la scelta dell'arco a tutto sesto, tipico dell'architettura classica. Ancora, le scelte varietali delle essenze: il giardino era infatti ricco di agrumi e cedri, varietà d'elezione della famiglia dei Medici, disposte, probabilmente, alternate a statue in pietra. Ancora oggi è visibile, infatti, la bellissima statua classica di Pomona o Flora, in marmo finissimo, conservata all'interno di una nicchia del giardino. Il tutto fa pensare, quindi, ad una tipologia di giardino classico rinascimentale, anche se la disposizione attuale del giardino risente di interventi successivi. Su incarico dell'arcivescovo Angelo Franceschi (1778-1806), l'ingegner Stefano Piazzini produce, nel 1787, un nuovo progetto per il giardino. E' disposto un nuovo ingresso da Via della Faggiola, attraverso un androne voltato, sotto le case, che termina otticamente a ponente in una nicchia a rocaille29.. Illustrazione 3: Pianta del Giardino annesso al Palazzo Arcivescovile nello stato da ridursi, 1787, AAPI 29 GIUSTI M.A., op. cit., p. 77. 7.

(14) Lo spazio è suddiviso da otto viali inghiaiati disposti ortogonalmente. Quest'ultimi creano dodici nuove aiuole con cordoni in pietre di macigno, contenenti al loro interno 120 basi quadrate in pietra, in parte ancora presenti, sulle quali erano disposte le grandi conche ornate in terracotta per gli agrumi. Nel particolare si parla di “limoni limoncelli, cedri, aranci, aranci forti, aranci di Portogallo”30, nonché di piante da frutto e da fiore non meglio specificate. Sappiamo comunque che furono acquistati “20 vasi grandi, 28 mezzani e altri 400 piccoli per i fiori, gli innesti e le radiche”31.. Illustrazione 4: Disegno a colori che illustra il metodo di trasporto dei vasi degli agrumi. Infatti ogni inverno i vasi erano riposti nella Limonaia. Sec. XVIII, AAPI. 30 DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 107 31 ivi. 8.

(15) Allora come oggi, il punto focale del giardino è evidenziato da una fontana circolare, con finitura “in marmo dei Bagni e mandorlata di legno, che aveva lo sprillo d'ottone con base ornata di conchiglie e testacci”32. Le tubazioni per la fontana erano collegate con la fonte in piazza dei Cavalieri e proseguivano fino alla cisterna posta sotto la statua del Mosè all'interno del cortile del palazzo arcivescovile33. Questo almeno fino al 1802, anno in cui, a causa del pessimo stato in cui versava l'acquedotto, si prese una radicale decisione in favore “ [del] Condotto nuovo staccato dalla Fonte dei Cavalieri, fatto passare per via Fagioli [Faggiola N.d.a.] per condurre l'acqua alla fonte del giardino e a quello sul prato dell'Episcopio [ex scuderie N.d.a.]”34. Sempre nell'Ottocento, le strutture preesistenti sono mantenute ed arricchite. L'esempio più evidente di questo atteggiamento è riscontrabile nella nicchia lato sud.. Illustrazione 5: Disegno che illustra la nicchia lato sud. DOLFI W., Vescovi e arcivescovi di Pisa, vol. II, tav. XXI. In asse al cavalcavia che conduce alle stanze private del vescovo, la nicchia è rivestita da elementi polimaterici dalla tessitura regolare, con disegni geometrici e raffigurazioni di animali. I materiali sono molteplici: pietre colorate, materiali lavici, spugne, fossili, 32 DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 107 33 ivi 34 DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 110 da AAPI. 9.

(16) conchiglie di vario genere, pietra, marmo e addirittura scorie naturali per le teste dei delfini nel fastigio. All'interno è inserita una piramide tronca disposta diagonalmente, poggiata su un'alta base rettangolare con tartarughe in marmo. E' evidente che il manufatto sia ricco di simbologia: la piramide e la base rappresentano la stabilità del cosmo 35, mentre l'attaccamento alla terra è simboleggiato dalle tartarughe che sono in numero di tre a simboleggiare ancora la Trinità. Tutta la struttura è ricca di decorazioni a motivo marino: le conchiglie, i delfini, il polpo, il granchio, tutte allegorie che fanno riferimento all'acqua come elemento conduttore, simbolo di rinascita e rinnovamento. Inoltre gli animali terrestri sono a livello basale e quelli marini più verso l'alto, forse un ulteriore riferimento a un percorso di purificazione. Per questo “la nicchia acquista la valenza di un'abside con riferimenti religiosi...”36. La nicchia a ovest fu realizzata da G. Gioia nel 1792 ed è progettata come una Kaffeehaus, con “cupolina ricoperta con piombo d'Inghilterra”37, ed ha una ricca decorazione naturalistica e polimaterica che si dispiega in partiture geometriche. La struttura è molto articolata con modanature aggettanti che sostengono l'arco del frontone di architettura neoclassica. Lo schema costruttivo in sé non è nuovo: lo si può riscontrare, ad esempio, nella limonaia seicentesca di Palazzo Ruschi38.. Illustrazione 6: Nicchia a ovest, stato attuale. Foto dell'autore 35 36 37 38. GIUSTI M.A., ivi DOLFI W., op. cit., vol. II, tav. XXI GIUSTI M.A., op. cit., p.77 DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 107. 10.

(17) Con l'intervento ottocentesco, la nicchia fu incorporata nell'edificio costruito acquisendo i caratteri di “tempietto” e, seppur ricca di decorazioni, “ricorda le celle eremitiche già codificate dall'iconografia di San Girolamo, rivisitate dalle immagini “romantiche” degli eremi dei monaci”39. Nel 1802, l'ing. Giovanni Caluri propose all'arcivescovo Franceschi di spostare la statua settecentesca del Mosè, scolpita da Andrea Vaccà, dalla sua disposizione originale, al centro del cortile del palazzo, in un angolo del giardino. Tutt'oggi è presente una sorta di esedra coperta, inserita nel muro di separazione tra prato e orto, nel cui centro è aperta una porticina di servizio, dove si sarebbe disposta la statua. Tale progetto fu iniziato, ma mai portato a compimento.. Illustrazione 7: Disegni dell'ing. Caluri che propongono lo spostamento del Mosè, 1802, AAPI Fondo disegni 39 GIUSTI M.A., I giardini dei monaci. 11.

(18) Il giardino fu poi ultimato all'epoca dell'arcivescovo Ranieri Alliata (1809-1835)40. Mons. Alliata ebbe a cuore la buona cura del giardino settecentesco: a tal fine stipendiò un giardiniere con 23 lire mensili, di cui 6 per accudire un cane e 20 “per dormire 40 notti nello stanzone degli agrumi per riguardarli dai malfattori”41. Furono acquistati 49 vasi grandi per gli agrumi, 16 mezzani, 150 vasetti e rifatti i piedistalli in pietra per i vasi grandi. L'intervento che però dimostra quanto l'agrumicoltura fosse importante per il palazzo fu la creazione del “nuovo capannone per gli agrumi”, ossia la limonaia. I lavori ebbero inizio nel 1818 e durarono fino al 1835: il capannone, con “5 grandi finestroni” doveva custodire le piante “concimate con lupini” “da novembre a marzo”. La coltivazione degli agrumi era anche redditizia: nell'anno 1828 furono venduti “240 limoni e molti aranci” per un totale “di lire 1.075”42. Il Novecento fu un secolo triste per le aree verdi del palazzo, ormai non più curate come un tempo: sicuramente le due guerre, specialmente la seconda, imposero scelte differenti ai vescovi. E' importante sottolineare la trasformazione delle scuderie operata sotto Mons. Vettori (19321947): il tempo dei cavalli e degli staffieri era ormai finito e l'edificio rimaneva inutilizzato. Per questo il vescovo decise di trasformarlo in quartieri per abitazioni e rimesse43. Anche il suo successore Mons. Camozzo (1948-70): “amò il grande giardino a mezzogiorno del palazzo, ormai fatiscente: vi andava spesso, ma non decise mai interventi restaurativi, peraltro costosi”44. Negli anni '70 Mons. Matteucci propose, al Comune di Pisa, una trattativa per l'apertura al pubblico del giardino, ormai in stato di degrado. Tale trattativa non andò, però, a buon fine45.. 40 41 42 43 44 45. AA.VV., Toscana Esclusiva, XII edizione 6-13 Maggio 2007, ADSI DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 121 AAPI, Giornali, A, B, C, D DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 143 ibidem, p. 144 ibidem, p. 148. 12.

(19) UN PRATO PRIVATO: IL GIARDINO A EST Sotto l'episcopato di Mons. Franceschi, esattamente nel 1795, fu incaricato l'ing. Torpè Donati di riprogettare l'edificio delle scuderie ad est del palazzo dell'Arcivescovado. L'edificio copriva un'area di 35x10m circa, su due piani (pian terreno e primo piano), ed aveva due portoni sulla facciata ovest (oggi murati). Un marciapiede di lastrico correva lungo la facciata (oggi sostituito con una gettata in cemento) ed erano compresi diversi ambienti: la stanza dei bucati “con caldaia”, la stalla dei contadini, la selleria e, ovviamente, le stalle per 910 cavalli. Infine i muri perimetrali del prato furono crestati di mattoni46. Tra i due edifici, la struttura dello spazio aperto rimase a prato, adibita a maneggio dei cavalli delle scuderie.. Illustrazione 8: Foto dell'edificio delle Scuderie lato ovest e del “prato”. Stato attuale. Foto dell'autore. 46 DOLFI W., op. cit., vol. II, p. 110 da AAPI. 13.

(20) IL CONTESTO TERRITORIALE E AMBIENTALE INQUADRAMENTO URBANISTICO Il tessuto urbano che circonda il palazzo è di particolare pregio artistico e culturale riconosciuto a livello mondiale. Il palazzo si trova nel centro della città di Pisa, all'interno delle mura medioevali, collocato nel quartiere di nord-ovest, denominato S. Maria. Distante soli cento metri, e visibile dal palazzo arcivescovile stesso, la limitrofa Piazza del Duomo, con la sua Torre Pendente, è uno dei luoghi più famosi al mondo.. Illustrazione 9: Vista della Piazza del Duomo dal palazzo dell'Arcivescovado. Foto dell'autore. Annoverata fra i Patrimoni dell'Umanità dall'U.N.E.S.C.O. sin dal 1987 47, e definita da D'Annunzio dei “Miracoli”, per la sua bellezza, è tutt'oggi una delle mete più visitate dai turisti di tutto il mondo.. 47 http://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_dei_miracoli. 14.

(21) L'assetto urbanistico dell'area tra Piazza del Duomo e Piazza dell'Arcivescovado è definito nel suo stato attuale nel 1863, dall'architetto Alessandro Gherardesca, attraverso abbattimenti di edifici preesistenti attorno la Torre e la creazione dell'attuale Via Cardinal Maffi, interventi propensi a valorizzare la vista della Piazza del Duomo. Ad oggi, all'interno di questo tessuto, completamente urbanizzato, le uniche aree verdi sono di origine antropica e sono rappresentate, oltre che da quelli dei complessi monumentali, dai numerosi giardini delle abitazioni delle famiglie storiche, costruite nell'arco dei secoli in quest'area, che da sempre rappresentata la zona della città più ambita. Raramente detti giardini sono in buono stato di conservazione o ricevono le cure necessarie; più spesso manifestano evidenti stati di abbandono, i segni del tempo o di cure inadeguate, come, purtroppo, nel caso del giardino del palazzo dell'Arcivescovado.. 15.

(22) VINCOLI La zona di studio è disciplinata dal regolamento urbanistico del Comune di Pisa ed è rappresentata nella tavola Centro Storico48. La tavola è aggiornata ad aprile 2009 e fa riferimento al r.u. approvato con delibera c.c. n. 32 del 28/05/0949. Il palazzo è oggetto di vincolo paesaggistico ex legge 1497/39 e di vincolo archeologico ai sensi del d.lgs. 42/0450. In particolare nel decreto legislativo, conosciuto anche come testo unico sui Beni Culturali, si può leggere “la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale”51 e si definiscono patrimonio culturale, fra l'altro, “le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico”52. Infatti nel regolamento comunale, sia il giardino lato sud, sia quello est, sono identificati come “giardini di pregio storico-architettonico od ambientale”53. Più avanti, fra varie disposizioni, si può leggere: “il comune promuove specifiche intese con la proprietà per promuovere la conoscenza e la fruizione controllata di tale patrimonio culturale”54. Ciò detto, essendo l'Arcivescovado, un “bene culturale di interesse religioso”55, appartenente alla Chiesa Cattolica, è prevista la collaborazione di Stato e Regione da una parte e della competente Autorità religiosa dall'altra, relativamente alla protezione, alla conservazione e alla valorizzazione dello stesso.. 48 49 50 51 52 53 54 55. http://www.comune.pisa.it/regurb/ru_2009/cs2009.pdf http://www.comune.pisa.it/urbanistica/pdf/variante-modifica-norme/normeapprovate.pdf http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/04042dl.htm d.lgs 42/04, art. 1 comma 1 ibidem, art. 10, comma 4, lettera f Regolamento urbanistico del Comune di Pisa, art. 4.3, comma 10.1 ivi d.lgs 42/04, art. 9. 16.

(23) ANALISI STRATIGRAFICA Nel 1961 venne condotto uno scavo nel giardino sud del palazzo sotto la direzione dei proff. A. M. Radmilli ed E. Tongiorgi. Di seguito sono riportare le analisi stratigrafiche di tale studio56, riguardanti i primi due strati dell'orizzonte del terreno, quelli di più spiccato interesse agronomico: –. strato A. Spessore medio 0,6m. Terreno rimosso recente molto sciolto, color grigiobruno nei primi 40cm, rossiccio e leggermente più compatto nei restanti 20cm. Nessun reperto storico;. –. strato B. Spessore medio 0,4m. Terriccio giallastro. Il terreno restituisce ceramica e mattoni moderni, frammenti di scisto, 72 frammenti di ceramica post-classica (testi e ceramica acroma grossolana databili tra l'XI e il XIII-XIV secolo), […], 2 frammenti di ceramica invetriata forse ottocentesca. La formazione dello strato, interpretabile come livellamento del giardino effettuato con terreno verosimilmente allogeno, è evidentemente ascrivibile ad un intervento di epoca recente.. 56 PASQUINUCCI M. et STORTI S., Pisa antica: scavi nel giardino dell'Arcivescovado. 17.

(24) ANALISI CLIMATICA Per analizzare il clima del Comune di Pisa sono stati utilizzati i dati della stazione termopluviometrica di Pisa S. Giusto, ritenuta rappresentativa della zona in esame. I dati sono quelli raccolti dall'Ufficio Generale per la Meteorologia dell'Aeronautica Militare nel periodo 19611990. Per definire le condizioni climatiche sono stati utilizzati: –. valori medi mensili e annuali delle precipitazioni e delle temperature;. –. istogrammi di tali valori;. –. diagramma di Bagnouls e Gaussen, nel quale le piovosità sono raffrontate con le temperature a scala doppia di quella delle precipitazioni (sono considerati aridi i periodi in cui la curva delle precipitazioni si trova sotto quella delle temperature P/T=2). Questo indice è particolarmente intuitivo per definire un eventuale periodo di siccità.. Illustrazione 10: Diagramma termo-pluviometrico del Comune di Pisa. Estratto da http://www.lamma.rete.toscana.it/ita/climanew/capoluoghi/pisa.html. 18.

(25) PRECIPITAZIONI I valori delle precipitazioni sono riportati in Tabella 1. La media delle precipitazioni annuali è di 911,8mm. La distribuzione mensile delle piogge è di tipo mediterraneo, presentando il massimo autunnale nel mese di ottobre (127mm) e l'altrettanto tipico minimo estivo in luglio (24mm). La piovosità registrata nei mesi autunnali, con 376,6mm, costituisce il 38% del totale annuo. Le precipitazioni iniziano a decrescere dal mese di maggio verso il minimo estivo. Nel trimestre estivo le precipitazioni medie ammontano a 129,4mm e non si raggiungono mediamente i 150 millimetri di pioggia, valore sotto il quale secondo De Philippis, l'estate è da considerarsi siccitosa; nell'area in esame accadono frequentemente condizioni d’aridità capaci di provocare fenomeni di sofferenza alla vegetazione.. Periodo. Media (mm). Massimo (mm). Minimo (mm). Primavera. 202,5. 383,2 (1988). 85,6 (1973). Estate. 129,4. 328,8 (1966). 28,4 (1962). Autunno. 376,6. 703 (1991). 83 (1983). Inverno. 228,8. 504,2 (1960). 75,4 (1991). Annuale. 937,4. 1151,8 (1960). 655,4 (1985). Tabella 1: Elaborato da http://www.lamma.rete.toscana.it/ita/climanew/capoluoghi/pisa.html. 19.

(26) TEMPERATURA La temperatura media annuale di Pisa risulta essere 14,4°C. Il mese più freddo è gennaio, con 6,5°C di media, e il più caldo, luglio, con 22,8°C. La temperatura media si mantiene sotto i 10°C per quattro mesi l'anno, da dicembre a marzo. I mesi estivi risultano abbastanza caldi, con media sempre >20°C da giugno a agosto. E' interessante notare che i mesi della seconda parte dell'anno sono mediamente più caldi in confronto ai rispettivi della prima metà (giugno-agosto, maggio-settembre etc.), ciò è dovuto al volano termico del mare che “prolunga” l'estate verso l'autunno e mitiga il clima. Questo è un aspetto tipico del clima mediterraneo, aspetto che si riscontra anche nella limitata escursione termica annua della zona. Infatti, con 16,3°C di escursione termica annua (differenza della temperatura media del mese più caldo con quello più freddo), Pisa rientra pienamente nella zona climatica mediterranea, con escursione media annua <20°C57.. 57 KOTTEK et al., 2006. 20.

(27) DIAGRAMMI CLIMATICI Combinando i valori di temperatura e precipitazioni possiamo costruire il diagramma termopluviometrico di Bagnouls e Gaussen della zona, diagramma estremamente utile per comprendere in maniera immediata un eventuale periodo di stress idrico delle piante nel corso dell'anno58. Tale diagramma riporta, su due ordinate, le precipitazioni medie mensili espresse in mm e le temperature medie mensili in °C. Da notare che l'ordinata precipitazioni ha scala doppia. 70. 120. 60. 100. 50. Precipitazioni (mm). 140. 80. 40. 60. 30. 40. 20. 20. 10. 0 Gen. Temperatura °C. rispetto alle temperature (2mm=1°C). In ascissa ci sono i mesi dell'anno.. 0 Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Precipitazioni Temperatura Illustrazione 11: Digramma di Bagnouls e Gaussen della zona. Elaborazione dell'autore. E' evidente dal grafico che da metà giugno fino a metà agosto, circa 60 giorni, la linea delle precipitazioni risulti sotto quella della temperatura. In questo periodo si manifestano condizioni di siccità per le piante, in quanto la traspirazione è maggiore dell'apporto della pioggia. Risulta quindi indispensabile l'apporto idrico dell'irrigazione per garantire condizioni di crescita ottimali alle piante. 58 http://fr.wikipedia.org/wiki/Diagramme_climatique. 21.

(28) INDICI CLIMATICI Secondo la classificazione Köppen-Geiger59 il clima di Pisa è mediterraneo di tipo Csa, cioè con media delle precipitazioni del mese più caldo <30mm e temperatura media del mese più caldo >22°C. Infatti i dati riportano 24mm di pioggia per il mese di luglio che è il più caldo con una temperatura media di 22,8°C. Tutti i tipi di clima mediterraneo sono caratterizzati da un lungo periodo di siccità estiva ed inverni miti, con gelate sporadiche. L'associazione di estati secche con inverni piovosi rappresenta un carattere peculiare del clima mediterraneo, che evidentemente pone un freno allo sviluppo delle piante nel periodo vegetativo estivo. Il mare contribuisce a determinare questo tipo di clima, il quale si caratterizza ancora per escursioni termiche giornaliere modeste.. 59 KOTTEK et al., 2006. 22.

(29) CLASSIFICAZIONE BIOCLIMATICA Questa classificazione trova ampio impiego nello studio dei caratteri forestali e serve per identificare quale sarebbe la vegetazione potenziale di un luogo secondo il fattore clima. Nel 1916 Pavari distingue cinque zone climatiche: Lauretum, Castanetum, Fagetum, Picetum ed Alpinetum. La divisione in zone e sotto-zone è basata essenzialmente su tre valori medi di temperatura: media annua, media del mese più freddo e media dei minimi annuali. Le zone del Lauretum e del Castanetum sono contraddistinte anche in base all'andamento pluviometrico. Tale sistema è stato riproposto da De Philippis 60 allo scopo di identificare i fattori che presiedono alla distribuzione geografica delle specie e delle formazioni vegetali, le cui aree di diffusione sono primariamente legate alle condizioni climatiche attuali, ma per le quali anche i fattori storici (variazioni del clima nel tempo, sviluppo e migrazione delle flore) sono fondamentali nell’interpretazione di eventuali anomalie nella distribuzione geografica. Considerando che l'area in esame è sita a quota 6m s.l.m. circa, con temperatura media annua di 14,4°C, con temperatura del mese più freddo, gennaio, di 6,5°C, si può supporre che essa rientri nella fascia fitoclimatica del Lauretum, II° tipo, sottozona media.. Zona, tipo, sottozona. Temperatura Media Annua. Temperatura Mese più Freddo. Media dei Minimi Annuali. I Tipo (piogge uniformi) sottozona calda. 15-23°C. >7°C. -4°C. II Tipo (siccità estiva) sottozona media. 14-18°C. >5°C. -7°C. III Tipo (piogge estive) sottozona fredda. 12-17°C. >3°C. -9°C. Lauretum. Tabella 2: Zona del Lauretum secondo la classificazione bioclimatica di Pavari (De Philippis). 60 DE PHILIPPIS A., Classificazione ed indici del clima in rapporto alla vegetazione forestale italiana. 23.

(30) ANALISI DELLO STATO ATTUALE DESCRIZIONE DELL'AREA D'INTERVENTO Il giardino oggetto della tesi è posto tra la facciata est del palazzo dell'Arcivescovado e la facciata ovest del palazzo delle ex scuderie. Esso ha forma rettangolare e i suoi lati sono disposti secondo i punti cardinali. I lati corti, disposti lungo l'asse nord-sud, sono racchiusi da un muro crestato di mattoni, di altezza 3,5m. I lati est-ovest corrispondono alle facciate dei due palazzi. La superficie totale è di circa 2140m2, di cui 164m2 occupati da pavimentazioni perimetrali in cemento e pietra, i rimanenti 1979m2 di superficie a verde. La disposizione rispetto ai punti cardinali, nonché la posizione interclusa tra i palazzi, con le due facciate di 10,9m e 14,3m di altezza ravvicinate fra loro, ci manifestano la prima caratteristica di questo giardino: il forte ombreggiamento. Il giardino può godere di pochissime ore di luce diretta al giorno, soltanto nelle ore centrali della giornata. Inoltre, se calcoliamo la superficie del terreno su cui insistono le chiome degli alberi ad alto fusto otteniamo una copertura di circa 840m2, che rappresenta il 42% della superficie totale del giardino. Da aggiungere, ancora, che la quasi totalità degli alberi è composta da conifere sempreverdi, col risultato che pochissima luce filtra a livello del terreno per l'intero arco dell'anno. La giacitura del terreno è pianeggiante. Il terreno è di origine alloctona 61, con una tessitura a prevalenza sabbiosa. Per un'ulteriore analisi dello stato di fatto si rimanda alla consultazione della Tavola 4.. 61 cfr. par. Analisi stratigrafica. 24.

(31) METODOLOGIA DI RILEVAMENTO Il rilievo del giardino si è svolto attraverso sopralluoghi effettuati nel mese di febbraio 2011. Al fine di ottenere un risultato il più possibile realistico sono state impiegate tre persone che hanno utilizzato due rotelle metriche da 50m ed un rilevatore di distanza laser Bosch®. Il fattore di precisione del rilevamento è stato di 0,01m. Nel definire la disposizione delle piante si è utilizzato il metodo della triangolazione. L'altezza delle stesse non è stata rilevata direttamente: si è stimata utilizzando come riferimento le misure dei due edifici prospicienti. Inoltre sono state misurate le circonferenze dei tronchi a petto d'uomo, da cui poi si è calcolato il diametro relativo per ogni singola pianta. Il rilievo floristico è stato verificato mediante la consultazione della “Flora d'Italia”62. Tutte le informazioni ottenute sono state utilizzate per la stesura delle tavole grafiche allegate, disegnate in formato vettoriale utilizzando il software AutoCAD®. Nelle descrizioni che seguiranno non saranno citate misure, per la verifica delle quali si rimanda alla consultazione di Tavola 4 e seguenti.. 62 PIGNATTI S., Flora d'Italia, voll. 1, 2, 3. 25.

(32) STRATO ERBACEO Lo strato erbaceo è costituito prevalentemente da Arum italicum Mill., Bellis perennis L., Capsella bursa-pastoris (L.) Medik., Oxalis acetosella L., Poa annua L., Ranunculus ficaria L., Urtica dioica L., Veronica sp. Questa cenosi è costituita da specie sinantropiche che si sviluppano, in preferenza, su substrati calcareo-silicei a pH neutro, con buona dotazione di nutrienti e di acqua, in condizioni sciafile, tutte caratteristiche presenti nel giardino. Tutte le specie citate sono, con ogni probabilità, cresciute spontaneamente e casualmente all'interno del giardino e non hanno, perciò, alcun valore estetico-compositivo all'interno dello stesso.. Illustrazione 12: Ranunculus ficaria L. Foto dell'autore. Illustrazione 13: Urtica dioica L., Bellis perennis L. Foto dell'autore. 26.

(33) STRATO ARBOREO E ARBUSTIVO Lo strato arboreo e arbustivo presente nel giardino è costituito dagli esemplari riportati in Tavola 4. Per una trattazione più esaustiva, in Tabella 3, sono riportati gli esemplari nella specie e nel numero, la loro altezza stimata, il diametro del tronco rilevato ed un giudizio sui difetti maggiori della pianta. Nel particolare, per i difetti, sono state seguite le indicazioni di uno schema di VTA (Visual Tree Assessment) adottato presso il Comune di Torino63. I difetti maggiormente rilevati sono stati: chioma capitozzata, chioma asimmetrica, chioma filata, chioma defoliata. Infine, agli alberi e agli arbusti è attribuita una classe dimensionale. Per questo si è tenuto conto delle norme dei regolamenti a verde in uso presso numerosi comuni italiani 64, e specialmente del Regolamento della tutela del verde urbano di Pisa 65, adottando il seguente criterio: –. Alberi di prima grandezza, altezza a maturità >18m, circonferenza del tronco a petto d'uomo >40cm, acronimo in tabella A1;. –. Alberi di seconda grandezza, altezza a maturità compresa tra 12 e 18m, circonferenza del tronco a petto d'uomo >40cm, acronimo in tabella A2;. –. Alberi di terza grandezza, altezza a maturità <12m, circonferenza del tronco a petto d'uomo >25cm, acronimo in tabella A3;. –. Arbusti, altezza a maturità <10m, circonferenza del tronco a petto d'uomo <25cm o policormico, acronimo in tabella ARB.. 63 http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&ved=0CBgQFjAA&url=http%3A%2F%2Fbandiintracom.comune.torino.it%2Fdownload%2FV_ALLEGATI%2F11471.0%2F16allegato%2520D %2520Scheda%2520Analisi.pdf&rct=j&q=chioma %20filata&ei=SiO8TdSOA831sgb00qyNBg&usg=AFQjCNEK0URedOe2BykWwp41b3DzWEJng&cad=rja 64 http://provincia.retecivica.milano.it/Provincia%20di%20Milano/PMi%20Ambiente%20LD/Archivio %202008/S08B30018.0/VerdePrivatoRegolamentodefinitivo.pdf http://www.comune.olgiate-comasco.co.it/upload/File/Tipi_di_piante_e_classi_di_altezza_degli_alberi.pdf http://www.comune.prato.it/servizicomunali/norme/verde/htm/verde.htm 65 http://www.verdepisa.it/_zaki/pdf/regolamento_del_verde.pdf. 27.

(34) Acronimo. Genere e specie. Altezza Circonferenza. Stato. Classe. BG. Bougainvillea glabra Choisy. 2m. Policormico. Capitozzata. ARB. CA1. Cedrus atlantica Manetti. 15m. 126cm. Filata. A1. CA2. Cedrus atlantica Manetti. 17m. 94cm. Buono. A1. CIA. Citrus aurantium L.. 4m. 46cm. Buono. A3. CL1. Citrus limon Burm. f.. 4m. 47cm. Buono. A3. CL2. Citrus limon Burm. f.. 4m. 47cm. Buono. A3. CL3. Citrus limon Burm. f.. 4m. 47cm. Buono. A3. CJ. Cryptomeria japonica D.Don. 7m. 53cm. Buono. A1. CS1. Cupressus sempervirens L.. 8m. 78,5cm. Buono. A2. CS2. Cupressus sempervirens L.. 13m. 132cm. Danno meccanico. A2. CS3. Cupressus sempervirens L.. 8m. 75cm. Buono. A2. CS4. Cupressus sempervirens L.. 3m. 28cm. Buono. A2. CS5. Cupressus sempervirens L.. 17m. 173cm. Buono. A2. CS6. Cupressus sempervirens L.. 15m. 148cm. Buono. A2. CS7. Cupressus sempervirens L.. 11,5m. 110cm. Filata. A2. CS8. Cupressus sempervirens L.. 14,5m. 141cm. Filata/Resinature. A2. CS9. Cupressus sempervirens L.. 13m. 125cm. Buono. A2. CS10. Cupressus sempervirens L.. 13m. 125cm. Inclinata. A2. CS11. Cupressus sempervirens L.. 15,5m. 157cm. Filata. A2. DK. Diospyros kaki L.. 4m. 41cm. Buono. A3. HS. Hibiscus syriacus L.. 2m. 24cm. Capitozzata. ARB. LI. Lagerstroemia indica L.. 4m. 31cm. Buono. A3. LN. Laurus nobilis L.. 7m. 220cm. Capitozzata. A3. LL1. Ligustrum lucidum Ait. f.. 5m. 157cm. Capitozzata. A3. LL2. Ligustrum lucidum Ait. f.. 7m. 220cm. Capitozzata. A3. LL3. Ligustrum lucidum Ait. f.. 5m. 204cm. Capitozzata. A3. LL4. Ligustrum lucidum Ait. f.. 4m. 94cm. Capitozzata. A3. LL5. Ligustrum lucidum Ait. f.. 7m. 220cm. Capitozzata. A3. MS. Magnolia x soulangeana. 4m. 66cm. Capitozzata. A3. NO1. Nerium oleander L.. 1,5m. Policormico. Capitozzata. ARB. NO2. Nerium oleander L.. 1,5m. Policormico. Capitozzata. ARB. NO3. Nerium oleander L.. 1,5m. Policormico. Capitozzata. ARB. NO4. Nerium oleander L.. 1,5m. Policormico. Capitozzata. ARB. PA1. Picea abies Karst.. 19m. 116cm. Asimmetrica. A1. PA2. Picea abies Karst.. 19m. 72cm. Inclinata/Asimmetrica. A1. PA3. Picea abies Karst.. 19m. 110cm. Asimmetrica. A1. PA4. Picea abies Karst.. 19m. 85cm. Filata/Asimmetrica. A1. PA5. Picea abies Karst.. 19m. 110cm. Asimmetrica. A1. PA6. Picea abies Karst.. 19m. 157cm. Asimmetrica. A1. 28.

(35) Acronimo. Genere e specie. Altezza Circonferenza. Stato. Classe. PA7. Picea abies Karst.. 19m. 94cm. Filata/Asimmetrica. A1. PA8. Picea abies Karst.. 19m. 94cm. Filata/Asimmetrica. A1. PA9. Picea abies Karst.. 19m. 57cm. Resinature/Asimmetrica. A1. PA10. Picea abies Karst.. 19m. 110cm. Asimmetrica. A1. PA11. Picea abies Karst.. 19m. 63cm. Inclinata/Asimmetrica. A1. PA12. Picea abies Karst.. 19m. 104cm. Inclinata/Asimmetrica. A1. PA13. Picea abies Karst.. 19m. 78,5cm. Inclinata/Asimmetrica. A1. PA14. Picea abies Karst.. 19m. 63cm. Inclinata/Asimmetrica. A1. PA15. Picea abies Karst.. 19m. 63cm. Inclinata/Asimmetrica. A1. PW1. Pinus wallichiana A.B. Jacks.. 15m. 157cm. Buono. A1. PW2. Pinus wallichiana A.B. Jacks.. 17m. 188cm. Defoliata. A1. PW3. Pinus wallichiana A.B. Jacks.. 21m. 157cm. Buono. A1. PW4. Pinus wallichiana A.B. Jacks.. 21m. 157cm. Inclinata. A1. PT1. Pittosporum tobira Ait. f.. 3m. 51cm. Buono. ARB. PT2. Pittosporum tobira Ait. f.. 2m. 51cm. Capitozzata. ARB. PT3. Pittosporum tobira Ait. f.. 1m. 50cm. Capitozzata. ARB. PT4. Pittosporum tobira Ait. f.. 5m. 116cm. Buono. ARB. PO. Platycladus orientalis (L.) Franco. 6m. 157cm. Defoliata. A2. PL. Prunus laurocerasus L.. 6m. 120cm. Buono. A3. Tabella 3: Elenco delle specie arboree e arbustive esistenti. Gli alberi di prima grandezza, tutte Pinaceae tranne Cryptomeria sp., Taxodiaceae, formano una vera barriera per la luce. Non a caso il filare di abeti fu piantato nel secondo dopoguerra per nascondere alla vista gli appartamenti vescovili dal palazzo della scuderie che, allora, fu dato in affitto. L'epoca d'impianto del filare è confermata anche dal conteggio, effettuato in sede di rilievo, degli anelli di accrescimento di un abete, abbattuto ad inizio 2011 per problemi di stabilità, dove sono state contate 70 cerchie di accrescimento. Gli alberi di seconda grandezza sono tutte Cupressaceae e, con le loro chiome sempreverdi, contribuiscono a schermare ancora di più la poca luce che filtra dal primo strato. Infine, gli alberi del terzo strato e gli arbusti, sono formati o da esemplari giovani di piante che a maturità andranno a formare gli strati superiori, o da essenze tolleranti l'ombra.. 29.

(36) Illustrazione 14: Sezione del tronco di Picea abies Karst. dove sono stati contati gli anelli di accrescimento. Foto dell'autore. Illustrazione 15: Infiorescenze e strobili di Cupressus sempervirens L. Foto dell'autore. Vi sono due origini per l'insediamento degli alberi nel giardino. La prima, certamente, è antropica e riguarda tutti gli alberi di prima e seconda grandezza, Picea sp., Pinus sp. e Cupressus sp., nonché alcuni di terza, tra cui Lagerstroemia sp. e Magnolia sp., e tutti i fruttiferi. La seconda è probabilmente di tipo zoocoro, nel particolare ad opera di roditori e uccelli. Al tipo di disseminazione endozoocora66 può far riferimento la presenza di Laurus sp., Ligustrum sp., Pittosporum sp.; a quella di tipo epizoocorico67, Nerium sp. 66 http://www.actaplantarum.org/glossario/glossario.php 67 ivi. 30.

(37) Illustrazione 16: Esperidi di Citrus aurantium L. Foto dell'autore. Illustrazione 17: Infiorescenze e strobili di Cryptomeria japonica D.Don. Foto dell'autore. 31.

(38) PROBLEMI RILEVATI Il giardino in questo momento non è utilizzato né utilizzabile. Le piante sono lasciate crescere liberamente e potate solo al momento in cui si manifestano evidenti problemi di stabilità o pericolo. I diversi problemi esistenti devono necessariamente essere risolti prima della fruizione del giardino da parte di qualsiasi soggetto. I problemi sono schematicamente riconducibili a tre macro-tipologie: - errato impianto; - errata gestione; - problemi fitosanitari. Alla prima categoria è riconducibile l'impianto del filare di Picea per due fattori: il primo è che il genere è completamente fuori areale; infatti la città di Pisa è ubicata nella zona fitoclimatica del Lauretum sottozona media68, secondo la classificazione del Pavari - De Philippis. Il secondo aspetto è di tipo dimensionale: la distanza a cui sono state poste le piante, rispetto al fabbricato delle ex scuderie, è assolutamente insufficiente per garantire un corretto sviluppo delle piante a maturità e per poter consentire la possibilità di affaccio da parte degli inquilini degli appartamenti dell'immobile.. Illustrazione 18: distanza errata del filare di Picea dall'immobile ex scuderie. Foto dell'autore 68 cfr. par. Analisi climatica. 32.

(39) Inoltre, come richiesto dalla Soprintendenza, vi è la necessità di valorizzare la facciata dell'edificio completamente celata alla vista.. Illustrazione 19: Evidente asimmetria della chioma su Picea. Foto dell'autore. Sempre lo scorretto sesto d'impianto è la causa degli sviluppi difformi di diverse piante, soprattutto legati al problema del reciproco ombreggiamento, particolarmente evidente, ancora una volta, in Picea: infatti diverse piante mostrano chiome filate o fortemente asimmetriche. Si riscontra, inoltre, un'evidente ed avanzata filloptosi su alcuni esemplari, specialmente di Pinus, aggravata anche, o forse causata, dall'eccessiva umidità del terreno che amplifica negativamente gli effetti dello scarso irraggiamento della chioma. L'errata gestione degli alberi è in qualche modo legata all'iniziale errore di impianto: questo perché l'uomo cerca di “minimizzare” gli effetti dovuti a sesti d'impianto troppo ravvicinati, che causano uno scorretto sviluppo della chioma, attraverso la potatura. Nella realtà del giardino ciò si esplica con la presenza di vistose capitozzature che non solo sono esteticamente sgradevoli, ma portano la pianta a precoce senescenza e aumentano le possibilità per la pianta di essere bersaglio di patogeni, specialmente fungini. Ciò è particolarmente evidente sugli esemplari dei generi Laurus, Ligustrum, Nerium. Per riferimenti più precisi sui singoli esemplari si rimanda alla consultazione della precedente Tabella 3. 33.

(40) Illustrazione 20: Capitozzature su Ligustrum lucidum Ait. f. Foto dell'autore. Illustrazione 21: Danno meccanico su Cupressus sp. Foto dell'autore. 34.

(41) Illustrazione 22: Chioma filata su Cupressus sp. Foto dell'autore. Per quel che riguarda i problemi fitosanitari, essi sono causati, principalmente, dal fatto che la situazione microclimatica del giardino contrasta con la condizione di xericità richiesta dalla maggior parte delle piante presenti. Infatti sono stati rilevati diversi carpofori fungini basidiomiceti saprofiti, della famiglia delle Polyporaceae, e ascomiceti del genere Peziza sp. Infine è da menzionare la presenza di carie bianca su un esemplare di Laurus, causata da un basidiomicete parassita, non meglio identificato.. Illustrazione 23: Carpoforo di una Polyporacea su Nerium sp. Foto dell'autore. 35.

(42) Illustrazione 24: Peziza sp. nel giardino: indice di eccessiva umidità. Foto dell'autore. Illustrazione 25: Carie bianca su Laurus sp. Foto dell'autore. 36.

(43) FASE PROGETTUALE PROPOSTA DI RIQUALIFICAZIONE Nel 2010 la Soprintendenza di Pisa, a seguito di un abbattimento arboreo, ha espresso un parere in merito alla riqualificazione complessiva del giardino delle ex scuderie, suggerendo di valutare soluzioni volte al riordino e alla semplificazione degli esemplari arborei esistenti, con lo scopo di valorizzare la facciata del palazzo delle scuderie. Il lavoro di questa tesi prende le mosse dal recepimento di tale parere, con l’obiettivo di elaborare una proposta progettuale coerente con il contesto storico esistente, che tenga conto delle necessità attuali della committenza, attribuendo al giardino un valore consono alla storia del palazzo. Analizzando la storia del giardino sud, dopo averne constatato l'enorme bellezza formale, la prima proposta prevedeva una sistemazione in stile settecentesco dell'ex prato delle scuderie. Ma più che l'analisi si faceva attenta, più si notavano le differenti caratterizzazioni di uno spazio rispetto all'altro. Per questo motivo, la proposta di riqualificazione più opportuna doveva rispettare la storia, anche se umile, dello spazio verde, adattandosi, nel medesimo tempo, al contesto grandioso in cui esso è inserito. Nella scelta di alcuni elementi, si è presa ispirazione dal giardino sud, ma con scelte vegetali, materiali e gusto moderni. Tutto ciò al fine di ottenere uno spazio verde attuale, con una caratterizzazione propria, che valorizzi, ancor di più, la qualità e l'estetica del palazzo dell'Arcivescovado e di quello delle scuderie.. 37.

(44) SCELTE PROGETTUALI L'area ha giacitura pianeggiante ed il suo perimetro ha forma rettangolare, pressoché regolare. I due ingressi principali sono posti esattamente nel punto medio di due lati adiacenti, quello ovest e nord rispettivamente. Si è scelto di prolungare otticamente le prospettive, creando due viali inghiaiati in corrispondenza di tali entrate. In questo modo, una volta all'interno, lo spazio “prosegue” lungo la vista e il giardino sembra più grande rispetto alla sua dimensione effettiva. Inoltre, dall'ingresso ovest, la vista giunge subito alla facciata del palazzo delle scuderie posto di fronte. I due viali principali si incrociano ortogonalmente al centro del giardino, dividendo così l'area in quattro parti. Le aree ottenute in questo modo risultavano, però, molto ampie: è stato così deciso di dividerle, creando altri due vialetti inghiaiati, perpendicolari al lato ovest. Lo spazio risulta così suddiviso in otto parterre a prato, di dimensioni 9x12m, una dimensione “piacevole” da percorrere. I parterre saranno piantumati in erba, in rimando all'originaria funzione dello spazio, quale maneggio per cavalli. Il colore verde dell'erba sarà garantito tutto l'anno attraverso l'impiego di microterme e ciò si sposerà molto bene, da un punto di vista cromatico, con i colori delle facciate dei palazzi e con quello della ghiaia dei viali, che avrà colore grigio-rosa. Esternamente ai parterre, lungo il perimetro del giardino, si creerà un vialetto perimetrale di raccordo.. Illustrazione 26: Vista dall'alto della suddivisione degli spazi nel giardino. Elaborazione dell'autore. 38.

(45) In fase di progetto si è scelto, però, di inserire un elemento di variazione nella geometria rigidamente definita dall'intersezione dei percorsi ortogonali, considerate le dimensioni del giardino nonché l'aria di solennità e di austerità che si “respira” nel contesto in cui è inserito. Si è voluto ammorbidire il disegno, utilizzando linee curve che movimentassero il layout del giardino appena descritto. Per fare ciò, si è scelto di utilizzare e valorizzare l'elemento acqua, elemento che ha, tra l'altro, fondamentali riferimenti in ambito liturgico cristiano, aspetto che ne avvalora ancor di più l'uso in questo giardino. In corrispondenza dei punti d'incrocio dei due vialetti secondari con l'asse principale, punti che corrispondono ai fuochi dell'ellisse inscritta nel giardino, si collocano due fontane di forma sferica in pietra, alte 1m. La loro “pesantezza materica” sarà alleggerita dall'effetto dell'acqua. Dal foro posto sulla sommità, infatti, ricadrà uno zampillo sulla pietra che creerà, oltre ad un pregevole effetto estetico, anche un piacevole rumore, che favorirà il raccoglimento spirituale dei fruitori del giardino. Inoltre, le sfere saranno poste all'interno di due vasche circolari riempite d'acqua. Queste vasche, di diametro 3m, avranno un bordo minimamente rialzato rispetto a livello del terreno, solo 2cm. In questo modo le sfere sembreranno otticamente “galleggiare” sul pelo dell'acqua, creando anche un effetto stupore nel visitatore. Infine le due vasche centrali saranno unite, ognuna, attraverso condutture sotterranee, a quattro vasche di forma curva, più esterne, poste al confine coi parterre. In questo modo il visitatore, entrando, avrà la percezione visiva e sentirà il rumore dell'acqua, ma ne capirà l'effettivo percorso solo dopo essersi addentrato nel giardino, e ciò aumenterà l'effetto sorpresa.. 39. Illustrazione 27: Vista delle fontane e delle sedute dal lato interno. Elaborazione dell'autore.

(46) L'aspetto, forse, più caratterizzante del giardino è però quello delle aiuole in acciaio rialzate che raccordano lo spazio tra le vasche centrali e i parterre. Ogni vasca centrale è attorniata da quattro sedute a sbalzo d'acciaio, rivestite in pietra, che originano dalle aiuole. Le sedute sono rivolte verso il centro del giardino, di fronte alle fontane, mentre le spalle del visitatore, una volta seduto, saranno nascoste dall'ultimo livello dell'aiuola. Si è scelto di disporre le aiuole nel verso crescente dell'altezza dall'esterno verso l'interno: le aiuole più esterne son le più basse, le più alte sono all'interno, verso la vasca con la fontana. In questo modo, visto dagli ingressi, nel giardino si crea un movimento verticale, che fa intravedere uno spazio tra le aiuole, non chiaramente percepibile dal perimetro, spazio che dovrebbe incuriosire lo spettatore ad “avventurarsi” nella scoperta del giardino. Una volta giunto nel centro delle aiuole, in prossimità della fontana, il visitatore percepirà un senso di protezione e di raccoglimento, dovuto alla posizione e alla forma delle aiuole stesse.. Illustrazione 28: Particolare della seduta a sbalzo e dell'aiuola a gradoni. Elaborazione dell'autore. Le suddette aiuole hanno richiesto una progettazione attenta, dal momento che dovevano soddisfare diverse esigenze. Si è scelto, perciò, di rialzare l'aiuola su tre livelli: 30, 60 e 90cm rispetto al suolo. I tre gradoni non saranno visibili una volta che le piante avranno raggiunto lo sviluppo definitivo, cosicché l'effetto ottenuto sarà quello di una “rampa verde” senza soluzione di continuità. Per la piantumazione si è optato per piante a fiore che ingentilissero l'atmosfera del giardino e la forma netta delle aiuole stesse.. 40.

(47) A livello perimetrale, lungo i lati nord e sud, si è deciso di creare due “quinte” di cipressi, integrando anche esemplari preesistenti. L'obiettivo è quello di schermare verticalmente i muri perimetrali del giardino e le viste verso l'esterno, per concentrare l'attenzione dei visitatori sulle facciate dei due palazzi, all'interno del giardino. Lungo il perimetro lato ovest si prevede di mantenere le preesistenze di agrumi, di pregevole effetto estetico. Inoltre, ne saranno piantati altri quattro per dare più simmetria al lato. Il perimetro lato est non prevede piantumazioni né arboree né arbustive, per lasciare la vista libera sulla facciata del palazzo delle ex scuderie.. Illustrazione 29: Vista di ¾ del giardino. Elaborazione dell'autore. 41.

(48) INTERVENTI SULLA VEGETAZIONE ESISTENTE Il progetto del giardino prevede l'abbattimento della maggior parte degli esemplari arborei e arbustivi presenti allo stato attuale. Con riferimento alla Tavola degli abbattimenti, si riportano in Tabella 4 gli esemplari, ad oggi presenti, che saranno conservati nel progetto finale. Acronimo esemplare. Genere e specie. CS1. Cupressus sempervirens L.. CS3. Cupressus sempervirens L.. CS9. Cupressus sempervirens L.. CS11. Cupressus sempervirens L.. CL1. Citrus limon Burm. f.. CL2. Citrus limon Burm. f.. CL3. Citrus limon Burm. f.. CIA. Citrus aurantium L.. Tabella 4: Esemplari arborei conservati dopo gli abbattimenti. Gli esemplari di agrumi saranno mantenuti non solo perché in ottimo stato vegetativo e con un grande sviluppo, altezza media 4m, ma perché la loro presenza è accertata storicamente nel giardino sud, e quindi il rimando storico alla produzione degli agrumi è stato ritenuto un aspetto importante: infatti l'utilizzo degli agrumi in giardino era una pratica diffusissima nel giardino rinascimentale fiorentino. E' stato deciso, inoltre, di conservare i quattro cipressi indicati perché in buono stato vegetativo e perché utili, per la loro disposizione, al nuovo disegno del giardino. I rimanenti esemplari saranno abbattuti, con un intervento di tipo fortemente invasivo rispetto allo stato attuale: si tratta, infatti, di abbattere alberi di prima grandezza, alti 20m e con almeno 70 anni d'età. Tale scelta è stata ritenuta, però, la più opportuna per garantire l'ottenimento degli obiettivi che la progettazione si prefigge. In questo modo si recepisce, inoltre, il parere della Sovrintendenza riguardo la riqualificazione visiva della facciata del palazzo delle scuderie, che risulterà così “pulito” alla vista. Il filare di Picea, ad esempio, è così vicino ai muri del palazzo che alcuni rami sono già in contatto con la struttura. Inoltre la piantumazione degli esemplari, così ravvicinati, ha creato piante con chiome molto asimmetriche, a sviluppo filato o inclinato.. 42.

(49) Gli alberi di seconda e terza grandezza si sono sviluppati poco, o in maniera problematica, a causa dell'ombreggiamento eccessivo degli alberi superiori. Gli arbusti sono cresciuti perlopiù spontaneamente e sono rappresentati da specie di scarso valore biologico o compositivo per il giardino. Inoltre, sempre tra gli arbusti, vi sono gli esemplari più colpiti da funghi saprofiti e parassiti. Gli abbattimenti seguiranno, perciò, il criterio di eliminare gli esemplari con problemi fitosanitari, esemplari dallo sviluppo alterato, esemplari in conflitto con la nuova disposizione paesaggistica dell'area. Quindi, per seguire le linee del presente progetto di riqualificazione, si prevede l'abbattimento dei seguenti esemplari arborei: –. 20 esemplari di altezza compresa 16-23m;. –. 6 esemplari di altezza compresa 12-16m;. –. 5 esemplari di altezza compresa 6-12m;. –. 19 esemplari di altezza inferiore a 6m.. Per un'analisi più approfondita delle specie e della loro disposizione si rimanda alla consultazione delle Tavole 4 e 5.. 43.

(50) MATERIALI Per realizzare la struttura di contenimento delle aiuole centrali su tre livelli, si è deciso di utilizzare l'acciaio Cor-Ten. Questo materiale fa parte della categoria degli acciai basso legati, definiti patinabili69, perché questo materiale forma, a contatto con l'umidità atmosferica, una patina di ruggine superficiale che ne protegge lo strato più interno. In questo modo la struttura assume un colore bruno esterno, apprezzabile, esteticamente, ai fini della composizione cromatica del giardino. Inoltre la resistenza interna del materiale non è compromessa, perciò si presta benissimo all'utilizzo in ambienti esterni. L'acciaio consente assoluta libertà compositiva: col materiale si possono facilmente creare superfici curve, come quelle richieste per le aiuole, consentendo l'altrettanto facile creazione delle sedute che saranno formate da lastre d'acciaio, curve anch'esse, saldate sul bordo dell'aiuola più alta e rivestite in pietra. Lo stesso materiale sarà infine usato per la creazione di vasche d'acqua perimetrali alle aiuole e per delimitare i parterre in prato. Nella scelta della pietra per il rivestimento delle sedute, e per le sfere delle fontane, si è cercato un tipo che garantisse ottima resistenza agli agenti esterni e che avesse un tono caldo che si sposasse col colore bruno fuocato delle aiuole in acciaio. La scelta è ricaduta sulla pietra di Santafiora. Si tratta di una roccia sedimentaria clastica, denominata arenaria, ben compattata da calcite, di una colorazione oscillante tra il sabbia ed il nocciola. Può essere utilizzata in ogni tipo di condizione climatica ambientale70. Da un punto di vista estetico, la pietra garantisce una scelta eccellente, che ben si adatta alla storicità del luogo. Anche i viali saranno realizzati in ghiaia di Santafiora. Per un approfondimento ulteriore si invita alla consultazione di Tavola 9.. 69 http://it.wikipedia.org/wiki/Acciaio_Corten 70 http://www.santafiorapietre.it/Catalogo.pdf. 44.

(51) SCELTE VEGETAZIONALI Le nuove piante utilizzate in fase di progetto sono ascrivibili a due gruppi. Al primo fanno riferimento esemplari utilizzati per integrare quelli già presenti nel giardino originario; al secondo fanno riferimento tutte le piante utilizzate per il nuovo disegno. Queste ultime sono state scelte dopo analisi microclimatica del giardino, considerata l'esposizione in cui saranno collocate, la loro scarsa necessità di manutenzione, la possibilità di creare delle fioriture in periodi diversi dell'anno o fioriture prolungate. Per creare una continuità visiva con gli esemplari di cipresso rimasti, a seguito dell'abbattimento, saranno impiantati altri 4 esemplari di Cupressus sempervirens L., 2 sul lato nord e 2 sul lato sud del giardino, per aumentare la simmetria e creare due “quinte” prospettiche. Si inseriranno 3 esemplari di Citrus aurantium L. e uno di Citrus limon Burm. f., lungo il vialetto lato palazzo dell'Arcivescovado, in modo da ottenere un filare di agrumi in continuità. La scelta del tappetto erboso si orienterà su specie microterme, perché nel progetto è previsto che i parterre a prato rimangano di colore verde tutto l'anno, al fine di creare un piacevole contrasto cromatico con gli edifici circostanti e la ghiaia usata per i vialetti. Considerata la funzione prettamente ornamentale del prato, il fatto che i parterre non saranno calpestabili e la posizione, ombreggiata dai palazzi, la scelta ricadrà su specie a foglia fine resistenti all'ombra. Si potrebbe impiegare un blend di Festuca rubra L., in particolare la ssp. rubra associata con la ssp. trycophilla. Entrambe le sottospecie hanno ridotte esigenze in termini idrici e di concimazione azotata, inoltre, il loro lento tasso di accrescimento fa sì che richiedano una bassa manutenzione. In questo modo il prato avrà una buona resistenza all'ombreggiamento ed una tessitura finissima, perfetta per lo scopo ornamentale. Vista, di contro, la bassa velocità d'insediamento, se ne prevede l'installazione in rotoli per assicurare la corretta copertura delle zone e scongiurare la possibilità d'insediamento di infestanti. Per la piantumazione delle aiuole rialzate saranno scelte piante che richiedano la minima manutenzione possibile, sempreverdi a fiore e che abbiano buona resistenza all'ombra. Inoltre, in fase di progetto, si è valutato lo sviluppo in altezza delle stesse, affinché, a maturità, le più basse non travalichino quelle poste superiormente.. 45.

(52) Illustrazione 30: Bordura di Asarum europaeum L. Da: http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Podophyllum-la-pianta-pentagono-daombra/D8865722.html. L'aiuola inferiore sarà un'aiuola mista, piantumata con Asarum europaeum L. e Pulmonaria saccharata Miller. Entrambe le piante, dallo sviluppo contenuto, serviranno per creare un bordo verde al margine tra aiuole e prato. L'asaro è un genere della famiglia Aristolochiaceae e A. europeum L. è l'unica specie italiana. E' una pianta perenne erbacea, alta fino a 20 cm, dal rizoma bruno, sotterraneo. Il fusto è strisciante e contorto, provvisto di squame brunastre. Le foglie sono sempreverdi, larghe 3-10 cm, hanno picciuolo eretto, scanalato di sopra, lanoso per peli rossastri. Lamina reniforme piuttosto coriacea, finemente pubescente sul bordo, glabra sulle facce, di colore verde scuro lucente, di sotto più chiara e con nervi reticolati. Margine intero, apice arrotondato. I fiori brevemente picciolati spuntano solitari poco sopra la superficie del terreno. Vive nei boschi di latifoglie e, meno frequentemente, in quelli di conifere e nelle boscaglie riparie 71. Il genere Pulmonaria appartiene alla famiglia delle Boraginaceae. Questo genere conta circa una decina di specie di piante perenni, decidue o sempreverdi, originarie dell'Europa e della zona caucasica. P. officinalis L. viene utilizzata in erboristeria, le altre specie hanno fiori e foglie più decorativi, esistono anche cultivar dai colori particolari. Formano una rosetta basale costituita da larghe foglie portate da lunghi fusti eretti o arcuati, sono di colore verde, spesso ricoperte da macchie chiare, bianche o argentate; in genere le suddette piante si sviluppano abbastanza velocemente, crescendo fino a 30-50 cm di altezza, a seconda della specie. 71 PIGNATTI S., Flora d'Italia, Edagricole, 1982. 46.

(53) In maggio, dal centro delle foglie, si sviluppa un fusto eretto, su cui sbocciano, nell'arco di alcune settimane, grappoli apicali costituiti da fiori a campanula o a trombetta, di colore viola, blu o rosso. Le foglie cominciano a crescere non appena sbocciano i primi fiori 72. P. saccharata Miller è una perenne dal fogliame finemente maculato argenteo. Ama il terreno di medio impasto, fresco, con esposizione a mezzombra o ombra. Il fiore di color rosa è uno dei più graziosi73. In questa specie, di solito, i fiori sono bicolore tra il rosa e il blu74.. Illustrazione 31: Pulmonaria saccharata Miller. Da: http://beyondthebrambles.blogspot.com/2011/04/april-blooms-day.html. L'aiuola intermedia vedrà l'impianto di esemplari di Daphne odora Thunb. cv. Aureomarginata. Questa pianta, appartenente alla famiglia delle Thymelaeaceae, è un piccolo arbusto sempreverde, originario dell'Asia, di altezza massima 1m, a sviluppo lento. La Daphne è uno tra i primi fiori che sbocciano a fine inverno: il fogliame è ovale, allungato, coriaceo, lucido, di colore verde scuro, con un decorativo margine di colore giallo dorato. Verso la fine dell'inverno all'ascella delle foglie si sviluppano mazzetti di boccioli rossastri, dai quali sbocciano, nell'arco di alcune settimane, fiori a stella di colore bianco o rosato, intensamente profumati75. 72 73 74 75. http://www.giardinaggio.it/giardino/perenni/perenni_singole/Pulmonaria/Pulmonaria.asp http://www.vivaipriola.it/pulmonaria-saccharata-dora-bielefeld.html http://www.paghat.com/pulmonariahaze.html http://www.venditacamelie.it/shopcontent.asp?type=Daphne%20odora%20aureomarginata. 47.

(54) Illustrazione 32: Daphne odora Thunb. cv. Aureo-marginata. Da: http://inconstantgardendesigner.blogspot.com/2011/04/northern-exposure.html. L'aiuola più alta, e quindi quella che riceverà più luce, sarà impiantata con Hypericum calycinum L. Appartenente alla famiglia delle Clusiaceae, è una camefita fruticosa perenne, neofita naturalizzata76. Sviluppa lunghe ramificazioni striscianti o prostrate, che si allargano notevolmente, dando origine a larghi tappeti compatti, alti soltanto 25-35 cm; i fusti sottili, di colore marrone, sono coperti da lunghe foglie opposte, ovali, di colore verde scuro sulla pagina superiore, più chiare e biancastre sulla pagina inferiore; possono diventare rossastre in autunno. Dalla primavera inoltrata, fino ai primi freddi autunnali, produce grandi fiori di colore giallo oro, a stella, con vistosi stami gialli77. Col suo sviluppo la pianta ricadrà, in parte, sulle spalliere delle sedute, donando alla composizione un raffinato senso di naturalezza. La sua fioritura prolungata, particolarmente evidente nel mese di giugno, e detta perciò erba di S. Giovanni, ne fa una scelta che si sposa con la possibile apertura del giardino al pubblico nella ricorrenza di S. Ranieri, patrono di Pisa. Nel giardino in tale data avranno già fiorito le piante a fioritura invernale o primaverile, ma la specie principale, l'iperico, sarà al culmine.. 76 http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=15732 77 http://www.giardinaggio.it/giardino/singolepiante/iperico/iperico.asp. 48.

(55) Illustrazione 33: Hypericum calycinum L. in fiore. Da: http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=15732. 49.

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