• Non ci sono risultati.

Una proposta di valorizzazione territoriale : la ristrutturazione dell’alpe di Cima Pianca

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Una proposta di valorizzazione territoriale : la ristrutturazione dell’alpe di Cima Pianca"

Copied!
82
0
0

Testo completo

(1)

Una proposta di valorizzazione

territoriale: la ristrutturazione

dell’alpe di Cima Pianca

Studente/essa

Aline Berclaz

Corso di laurea

Economia aziendale

Tipo di documento

Tesi di Bachelor

Luogo e data di consegna

(2)

Titolo:

Una proposta di valorizzazione territoriale: la ristrutturazione dell’alpe

di Cima Pianca

Autore:

Aline Berlcaz

Relatore: Andrea Huber

Tesi di Bachelor in Economia aziendale

Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana

Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale

Manno, 24 settembre 2018

(3)

Desidero ringraziare il signor Claudio Delmenico, Presidente del Patriziato di Novaggio. Egli mi ha concesso la possibilità di svolgere un lavoro dall’approccio pragmatico, che non sarebbe stato possibile realizzare senza la sua costante disponibilità.

Ringrazio anche il prof. Andrea Huber per la sua disponibilità, il suo entusiasmo e la sua professionalità.

"La natura non conosce pause nel suo progresso e sviluppo, e maledice ogni genere d’inattività”

(4)
(5)

Abstract

Il tema della valorizzazione territoriale è oggigiorno sull’agenda politica di molti governi. La Svizzera e il Canton Ticino non fanno eccezione. Come previsto dalla Nuova Politica Regionale, a testimoniare questa tendenza vi sono i numerosi incentivi offerti ai promotori dei progetti di sviluppo territoriale.

Nel presente scritto viene affrontato il tema dello sviluppo territoriale secondo un orientamento concreto, ovvero relativamente a un caso reale. Infatti il patriziato del comune di Novaggio vuole studiare delle destinazioni ipotizzabili per il recupero del complesso delle costruzioni esistenti sull’Alpe di Cima Pianca, che allo stato attuale sono pressoché inutilizzabili.

La prima parte della tesi si basa principalmente su dati secondari e approfondisce dei concetti teorici fondamentali legati allo sviluppo delle regioni quali la competitività, il marketing e il management territoriali. Soltanto dopo questa infarinatura teorica si contestualizza il tema dello sviluppo territoriale al Ticino, illustrando il meccanismo alla base della Nuova Politica Regionale. In seguito lo scritto affronta il caso dell’Alpe di Cima Pianca. Grazie alla raccolta di dati primari (interviste telefoniche) e secondari viene illustrato il contesto socio-economico e istituzionale in cui l’Alpe di Cima Pianca è posizionata, e si sviluppano diversi scenari di utilizzo del complesso edilizio presente sull’Alpe, facendo presente quali potrebbero essere i relativi mercati obiettivo e gli eventuali finanziatori.

Il lavoro si conclude con delle raccomandazioni e un piano d’azione rivolti al patriziato di Novaggio, i quali hanno l’obiettivo di fornire una base di partenza per la realizzazione del progetto.

(6)
(7)

Indice

1. Introduzione ... 1

1.1 Domanda di ricerca e obiettivi ... 2

1.2 Metodologia ... 2

2. Analisi della letteratura riguardante il tema della valorizzazione territoriale ... 4

2.1 La valorizzazione territoriale ... 4

2.2 La competitività territoriale ... 7

2.3 Il marketing territoriale e il management regionale... 8

3. Gli strumenti adottati dalla Confederazione e dal Cantone per valorizzare il territorio ... 12

4. Analisi della situazione socio-economica e istituzionale dell’Alpe di Cima Pianca e del suo contesto territoriale ... 15

5. Potenziali finalità di utilizzo degli edifici presenti sull’alpe di Cima Pianca ... 25

5.1 Luogo per il teambuildig aziendale ... 25

5.2 Ostello ... 27

5.3 Luogo dove organizzare feste ed eventi ... 28

6. Analisi SWOT ... 31

7. Breve analisi della fattibilità economico-finanziaria ... 34

8. Il piano d’efficacia ... 38

9. Il piano d’azione per la realizzazione della ristrutturazione di Cima Pianca... 41

10. Raccomandazioni ... 44

10.1 Raccomandazioni strategiche ... 44

10.2 Raccomandazioni operative ... 46

11. Conclusioni ... 48

(8)

Fonti bibliografiche ... 49

Fonti elettroniche ... 52

Allegati ... 56

Allegato 1: statistiche demografiche del comune di Novaggio ... 56

Allegato 2: disegni effettuati dagli apprendisti disegnatori edili della SPAI per la ristrutturazione di Cima Pianca... 58

Allegato 3: preventivo per la ristrutturazione di Cima Pianca effettuato dagli apprendisti disegnatori edili della SPAI ... 60

Allegato 4: Intervista telefonica del 8.8.2018 a Marco Lupi, direttore delle scuole elementari di Mendrisio ... 63

Allegato 5: Intervista telefonica del 8.8.2018 a Carlo Formenti, direttore delle scuole elementari di Chiasso ... 64

Allegato 6: Intervista telefonica del 8.8.2018 ad Alessandro Zanetti, direttore delle scuole elementari di Giubiasco ... 65

Allegato 7: Intervista telefonica del 9 agosto 2018 a Monica Giandeini, gestore dell’alpe di Pazz ... 66

Allegato 8: Intervista telefonica del 23 agosto 2018 a Hansueli Müller, direttore delle scuole elementari e medie della città di Lucerna ... 67

Allegato 9: panoramica dei costi di ostelli ticinesi ... 68

Allegato 10: panoramica dei costi per la locazione di locali dove svolgere feste ed eventi.... 70

(9)

Indice delle figure

Figura 1: il modello d’efficacia di Regiosuisse ... 14

Figura 2: estensione del territorio patriziale alpestre (in giallo) di Novaggio... 15

Figura 3: strada d'accesso e segnaletica ... 16

Figura 4: punto panoramico dell’Alpe ... 16

Figura 5: edifici di Cima Pianca ... 17

Figura 6: vista da Cima Pianca ... 17

Figura 7: cartello informativo presente sul sentiero tematico ... 23

(10)

Indice delle tabelle

Tabella 1: esempi di progetti territoriali di successo ... 5

Tabella 2: esempi di attività per il teambuilding ... 26

Tabella 3: analisi SWOT ... 31

Tabella 4: piano d’efficacia ... 41

(11)

1.

Introduzione

I territori rurali1 sono particolarmente ricercati in ragione della loro offerta ricreativa, molto apprezzata da chi vive nei centri urbani. Questi luoghi vengono considerati come “ambienti di qualità” che salvaguardano il patrimonio naturale e la biodiversità. In Svizzera, così come in molti altri paesi, si stanno facendo importanti passi avanti per quanto riguarda lo sviluppo di queste zone, che spesso sono svantaggiate rispetto ai centri urbani a livello di indotto economico, di disponibilità di servizi ecc.

Le politiche di sviluppo delle zone rurali hanno lo scopo di valorizzare queste regioni al fine di massimizzare le loro potenzialità, le quali sono spesso inespresse. L’Alpe di Cima Pianca, oggetto della presente tesi, rappresenta il tipico esempio di zona montana il cui potenziale non è adeguatamente valorizzato.

L’idea di svolgere la tesi su un progetto di valorizzazione territoriale è nata durante una conversazione con il signor Claudio Delmenico, Presidente del patriziato di Novaggio, il quale si interrogava a proposito della ristrutturazione dell’Alpe di Cima Pianca. Quando mi ha accennato a quest’idea, egli stava riflettendo ormai da tempo in merito alle possibilità di utilizzo degli edifici presenti sull’Alpe. Infatti aveva già commissionato a una classe della SPAI di disegnatori edili il compito di effettuare, come lavoro di diploma, un progetto di ristrutturazione degli stabili. Il presente scritto ha lo scopo di sondare le varie possibilità di destinazione per l’Alpe al fine di massimizzare le sue potenzialità. Il patriziato di Novaggio ha intenzione di trovare una finalità d’uso per Cima Pianca in grado di perdurare a lungo termine in autonomia finanziaria, senza che generi necessariamente un profitto. Infatti il fine principale del patriziato consiste nel massimizzare la soddisfazione dei residenti e dei visitatori valorizzando le risorse della zona.

Questo progetto ha immediatamente suscitato in me un grande interesse in quanto conosco molto bene Cima Pianca, che personalmente reputo molto attrattiva dal punto di vista naturalistico. Inoltre sono un’amante della natura e ammiro molto i paesaggi ticinesi: l’idea di poter fare qualcosa per una loro valorizzazione mi ha subito allettato. Non da ultimo, reputo che una tesi dall’approccio concreto sia molto istruttiva dal momento che permette a chi la svolge di imparare ad adattare la teoria a contesti reali.

Nelle pagine seguenti vengono illustrati i principi fondamentali riguardo allo sviluppo regionale, i quali vengono in seguito applicati al contesto di Cima Pianca.

1 Per “territorio rurale” si intende una regione al di fuori degli agglomerati e delle città. Esso può assumere caratteristiche molto variegate a dipendenza dello stadio di sviluppo dello stesso e dalle strutture ivi presenti (Confederazione svizzera, 2016).

(12)

1.1

Domanda di ricerca e obiettivi

La domanda di ricerca su cui si impronta la presente tesi è la seguente:

Come valorizzare l’Alpe di Cima Pianca attraverso un progetto basato sul modello d’efficacia proposto da Regiosuisse?

Questa domanda prevede l’utilizzo del modello d’efficacia, che verrà illustrato all’interno del capitolo teorico. Esso viene utilizzato per due motivi: innanzitutto è utile come base per strutturare il lavoro, e secondariamente si tratta di un modello molto apprezzato dagli enti preposti allo sviluppo territoriale. Esso potrà quindi venir utilizzato da parte del patriziato di Novaggio in sede di presentazione del progetto a potenziali finanziatori.

Gli obiettivi specifici del presente scritto sono i seguenti:

1. analizzare la letteratura riguardante la valorizzazione del territorio (in particolare approfondire i concetti relativi allo sviluppo regionale, alla competitività territoriale e al marketing territoriale);

2. analizzare gli strumenti adottati dalla Confederazione e dal Cantone per valorizzare il territorio;

3. analizzare la situazione socio-economica e istituzionale dell’Alpe di Cima Pianca e il suo contesto territoriale;

4. analizzare alcuni casi di studio dai contesti simili a quello dell’Alpe di Cima Pianca; 5. elaborare un piano di valorizzazione dell’Alpe basato sul modello d’efficacia proposto

da Regiosuisse;

6. sviluppare un piano d’azione per l’implementazione del progetto dell’Alpe di Cima Pianca;

7. formulare delle raccomandazioni in grado di supportare le scelte del Patriziato di Novaggio nell’ambito del progetto di valorizzazione dell’Alpe.

I primi due obiettivi hanno lo scopo di fornire un’infarinatura riguardo ai concetti teorici fondamentali nell’ambito dello sviluppo regionale. Essi costituiscono la base per la continuazione del lavoro, che prevede un’analisi del contesto in cui si trova l’Alpe. Quest’ultima è importante per capire quali sono le eventuali opportunità di sviluppo per Cima Pianca. L’esame di alcuni casi di studio (che non prevede un capitolo preposto a questo scopo) serve a fornire al patriziato degli input al fine di stimolare nuove idee. Il modello d’efficacia riassume a colpo d’occhio alcune possibili strategie di valorizzazione dell’alpe di Cima Pianca, le quali vanno tuttavia ulteriormente studiate ed analizzate, come indicato nelle raccomandazioni finali. Il piano d’azione ha invece l’obiettivo di fornire al patriziato di Novaggio un’indicazione concreta sul possibile modo di procedere per quanto concerne la continuazione del progetto di valorizzazione dell’Alpe.

1.2

Metodologia

La strategia di ricerca dell’intera tesi segue prevalentemente un approccio qualitativo. La prima parte dello scritto concerne l’analisi della letteratura sul tema della valorizzazione territoriale. Per svolgere questa fase iniziale è stato necessario avvalersi di fonti secondarie, costituite principalmente da articoli scientifici e rapporti.

Per quanto riguarda invece l’analisi degli strumenti Cantonali e della Confederazione è stato necessario approfondire la documentazione messa a disposizione dal Cantone e dalla Confederazione (es. Regiosuisse).

(13)

L’analisi dei casi di studio riguardanti progetti esistenti si è basata sulla banca dati della Rete europea per lo sviluppo rurale2 (RESR) e sul rapporto dei progetti sostenuti dall’Ente Regionale di sviluppo del Luganese.

Il terzo obiettivo consiste nell’analisi della situazione socio-economica e istituzionale dell’Alpe di Cima Pianca. Si è trattato di una fase più “pratica” che ha richiesto una raccolta di dati specifici per la circostanza. Ci si è dunque affidati a fonti quali statistiche, siti internet locali (ad esempio il patriziato di Novaggio e Museo del Malcantone), siti internet degli enti turistici, rapporti, sito internet del Cantone ecc. In questo contesto è stato utile il lavoro di diploma svolto dalla classe di disegnatori edili della SPAI, che comprende informazioni di carattere architettonico/morfologico riguardanti l’Alpe. Anche lo studio del sig. Guidese (svolto come lavoro di diploma presso l’università di Zurigo) è stato un utile supporto soprattutto per quanto riguarda la storia dell’Alpe.

In seguito a questa analisi sono state ipotizzate delle possibili destinazioni per Cima Pianca: in quest’ambito il lavoro è stato approfondito grazie a interviste telefoniche semi-strutturate a potenziali clienti (direttori di diversi istituti scolastici) e ad attrattori turistici della zona (Alpe di Pazz). Sono inoltre stati contattati telefonicamente altri soggetti (come ad esempio la responsabile del monte Tamaro e un collaboratore dell’Ente regionale di sviluppo del Luganese) per ottenere alcune informazioni aggiuntive (si è trattato di poche e brevi domande che non hanno dunque richiesto la preparazione di una vera e propria intervista). Inoltre è stato molto importante il supporto del sig. Claudio Delmenico (presidente del partiziato di Novaggio), con il quale sono stati svolti diversi incontri informali e colloqui telefonici sia prima di iniziare il presente lavoro (per comprendere a fondo il tema) che durante il suo svolgimento. Per questioni di ottimizzazione delle tempistiche e vista la tipologia di contatto con il sig. Delmenico (incontri informali, che non prevedevano dunque l’allestimento di interviste) non sono stati allestiti dei verbali.

Gli ultimi obiettivi consistono rispettivamente nell’elaborare un piano di valorizzazione dell’Alpe basato sul modello d’efficacia proposto da Regiosuisse e nello sviluppare un piano d’azione per l’implementazione del progetto dell’Alpe di Cima Pianca. Si è trattato di una fase basata principalmente sulla rielaborazione delle informazioni raccolte precedentemente e sulla riflessione in merito al lavoro svolto.

2 La RESR è una piattaforma per lo scambio di informazioni volta a tutti coloro che desiderano

contribuire allo sviluppo rurale nell’Unione europea. Essa contiene informazioni riguardo al funzionamento della politica, dei progetti e dei programmi di sviluppo rurale (European Commission, s.d.).

(14)

2.

Analisi della letteratura riguardante il tema della

valorizzazione territoriale

2.1 La valorizzazione territoriale

Per quanto attiene al canton Ticino, l’attenzione verso la tematica della valorizzazione territoriale è fondamentale al fine di mantenere il Ticino una meta turistica attrattiva (Cantone Ticino, Ufficio per lo sviluppo economico, s.d.). La valorizzazione territoriale (o sviluppo regionale) ha come obiettivo principale quello di migliorare la qualità di vita nelle regioni attraverso “Progetti di Sviluppo Regionale” (PSR)3 innovativi in grado di trasmettere impulsi di crescita sostenibile (Cantone Ticino, Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità, 2005). In quest’ambito la regione non è vista come un’area delineata da limiti territoriali ben definiti, bensì come una zona di intervento attraverso un PSR (Regiosuisse, 2014). Per definire l’area di intervento bisogna tenere conto delle risorse umane, della storia, delle tradizioni culturali e delle infrastrutture della zona (Corio, 2005).

Nel periodo del secondo dopoguerra lo sviluppo territoriale rurale seguiva l’approccio del modello esogeno. Esso percepisce l’area rurale come dipendente dai centri urbani sia a livello tecnologico che economico e culturale. Secondo questa visione, il ruolo delle aree rurali consiste quindi unicamente nella produzione di alimenti e altri beni primari per il centro urbano, il quale è il solo ad essere in continua espansione. Il modello esogeno prevede dunque che lo sviluppo della regione rurale consista nell’industrializzazione e nella specializzazione dell’agricoltura, oltre che nell’aumento della manodopera in tali aree. Questo modello di sviluppo ha avuto un certo successo in termini di aumento di posti di lavoro nelle aree rurali, di miglioramento della tecnologia, della comunicazione e delle infrastrutture, così come nel contenimento del fenomeno della desertificazione o dell’urbanizzazione (Gkartzios & Scott, 2014), il quale spinge le persone a spostarsi verso i centri urbani a causa dell’insufficienza di servizi nelle aree rurali. Infatti i centri urbani offrono maggiori attività per il tempo libero (es. musei, locali notturni ecc.), una più vasta scelta di alloggi e di servizi quali negozi, ospedali, case di cura ecc. (European Commission, 1999). Il modello esogeno è stato oggetto di diverse critiche. La prima di queste riguarda il fatto che le aree rurali secondo questa visione sono costantemente dipendenti da investimenti esterni: ciò significa anche che i profitti non vengono distribuiti all’interno dell’area in questione, e che il potere decisionale è costantemente in mano a investitori esterni.

A partire dal 1990 la visione riguardo allo sviluppo rurale ha cominciato a trasformarsi. Dal modello esogeno si è passati a 3 nuove principali tipologie di modelli territoriali, illustrate di seguito.

- Il Modello endogeno

Questo approccio (utilizzato anche dal programma LEADER4 della Commissione Europea) prevede uno sviluppo territoriale basato sulle risorse presenti nell’area (intese come risorse

3 I PSR sono progetti di valorizzazione regionale gestiti da gruppi d’interesse o da organizzazioni che desiderano promuovere lo sviluppo economico della regione (Confederazione Svizzera, Ufficio Federale dell'Agricoltura (UFAG), s.d.).

4LEADER (dall’acronimo francese di "Liaison Entre Actions de Développement de l'Économie Rurale", che tradotto significa

“Collegamento tra azioni di sviluppo dell’economia locale”) è una metodologia di sviluppo regionale utilizzata da ormai 20 anni dagli stati membri dell’Unione Europea.

(15)

naturali, umane e culturali). Gli attori chiave in questo contesto non sono più soggetti esterni, ma le imprese locali. La promozione territoriale si concentra dunque sullo sviluppo delle competenze degli attori chiave e sul miglioramento delle istituzioni e delle infrastrutture, cercando di combattere l’esclusione sociale e la limitata capacità dei gruppi sociali locali di partecipare allo sviluppo economico della regione (Gkartzios & Scott, 2014). Questa visione presuppone che la regione sia dotata di tutti quei fattori che supportano la creazione di conoscenza (università, i centri di ricerca ecc.) e, nonostante si concentri sulla valorizzazione degli elementi già presenti nella regione, comprende comunque l’assorbimento della conoscenza da risorse esterne (Capello, 2017).

Nell’applicare questo modello, che è il più riconosciuto e utilizzato, bisogna prestare attenzione a non sviluppare iniziative a favore di soggetti che sono già dominanti e avanzati, trascurando quelli meno influenti. Questa è infatti una tendenza piuttosto comune, la quale è stata oggetto di diverse critiche (Gkartzios & Scott, 2014).

- Il Modello con applicazione creativa

Esso è caratterizzato dalla presenza di “attori creativi” (principalmente aziende) che cercano al di fuori dalla regione la conoscenza non presente localmente (Capello, 2017). La conoscenza acquisita dall’esterno viene ricombinata e integrata con quella limitata già presente in loco, in modo da applicarla concretamente creando un’innovazione utile ai bisogni della regione. Si tratta di un processo complesso che può prendere forma unicamente grazie a imprenditori intelligenti e creativi in grado di identificare le nuove esigenze dei clienti e i nuovi segmenti di mercato (Caragli & Lenzi, 2013).

- Il Modello imitativo

È il modello tipico delle aree periferiche e di quelle in declino a livello industriale, e prevede che gli imprenditori basino la loro capacità di innovazione su dei processi di imitazione. Si tratta dunque di un processo “passivo”, che può però essere innovativo nel momento in cui l’imitazione viene adattata al contesto locale (Capello, 2017).

La Commissione Europea ha allestito dei rapporti con esempi di progetti di sviluppo rurale di successo. Questi si basano sul promovimento di caratteristiche endogene della regione e sono gestiti da gruppi di attori pubblici e privati (associazioni, aziende, abitanti della zona, attori politici ecc.) che collaborano per realizzare i progetti seguendo una strategia comune (European Commission, 2008). Di seguito vengono illustrati alcuni esempi di questi progetti di successo, i quali potrebbero essere interessanti (adattandoli al contesto) anche dal punto di vista malcantonese.

Tabella 1: esempi di progetti territoriali di successo

Fonte: European Commission, 2009, p. 30

Reportage sul turismo nella natura

In una zona della Francia centrale denominata «Pays de la Touraine Côté Sud» è stato lanciato un progetto per promuovere lo sport e le attività nella natura a fini turistici. Questa zona, composta da 68 comuni, era infatti caratterizzata da una scarsa densità di popolazione ma anche da un elevato valore naturalistico (non valorizzato adeguatamente). Il progetto consisteva nel produrre filmati di circa mezz’ora ciascuno con lo scopo di far conoscere la regione soffermandosi sulla flora, la fauna, la cultura e la storia. Il fil rouge del filmato consisteva

(16)

nella scoperta del territorio attraverso lo sport e altre attività (escursionismo, equitazione, ciclismo ecc.). Questa iniziativa ha suscitato un particolare successo in quanto ha avuto l’effetto di mobilitare l’intera regione nella promozione di un turismo incentrato sullo sport e sulla natura. Sono infatti stati creati dei percorsi di trekking, dei giri organizzati a piedi e in bicicletta, dei festival di tipo sportivo ecc. (European Commission, 2009).

Fonte: European Commission, 2008, p. 10

Passeggiata sulla cima degli alberi

La regione di Sauwald, in Austria, è contraddistinta da ampie superfici boschive e da ripide colline. Per molti anni il suo carattere rurale è stato visto come una debolezza, ma le cose sono cambiate anche grazie a un progetto di successo che ha potenziato gli elementi endogeni della regione.

Un gruppo di abitanti della zona ha deciso di costruire un “sentiero in cima agli alberi” lungo 170 metri e di un’altezza massima di 24 metri da terra, comprendente ponti sospesi, piccole case, dormitori ecc. Questa costruzione è immediatamente diventata molto famosa fra i turisti e i residenti della zona e ha ispirato altre regioni, le quali hanno intenzione di riprodurla (European

Commission, 2008)

Fonte: Lotus Garden Botanicals, 2018

La conservazione e la valorizzazione dell’abete bianco

La regione Nordschwarzwald, in Germania, è composta principalmente da montagne, fiumi e foreste, tra cui la famosa Foresta Nera. Quest’area è caratterizzata dalla presenza dell’abete bianco, il quale è un elemento essenziale per l’ecosistema della regione. Quest’albero era diminuito di più del 10% negli anni precedenti al 2005; questa situazione ha fatto sì che venisse ideato un progetto in collaborazione con diversi attori (industrie, proprietari dei boschi, architetti ecc.) che si proponeva di sviluppare il potenziale di questa importante risorsa naturale. L’intenzione era quella di informare i clienti, i forestali, gli architetti ecc. riguardo alle diverse possibilità di utilizzo dell’abete bianco nelle costruzioni. Per farlo, state stampate 60'000 brochures e sono state organizzate conferenze sul tema. Il risultato è stato soddisfacente: la domanda di questo legname per le costruzioni è aumentata del 10% (European Commission, 2008).

Anche nell’ambito dello sviluppo regionale è di fondamentale importanza il concetto di innovazione, intesa come capacità di creare, di evolversi e di adattarsi a livello produttivo, di

(17)

vendita, di formazione, di organizzazione ecc. (Mérenne-Schoumaker, 2007). Nell’ambito della valorizzazione territoriale sono stati sviluppati dei modelli di innovazione regionale, alla cui base vi sono gli “agenti” (costituiti da istituzioni, aziende e altri soggetti locali). Il processo di innovazione ha inizio grazie a una fonte di conoscenza (ad esempio un’università), che viene poi trasmessa agli agenti e tradotta in applicazioni innovative che permettono di aumentare la performance economica di una data area. In questo contesto l’innovazione e la conoscenza possono essere visti come dei concetti che si sovrappongono, in quanto si può affermare che la conoscenza crea l’innovazione, oppure che l’innovazione è data dalla disponibilità di conoscenza (Capello, 2017). È importante sottolineare che l’innovazione è un processo che richiede la collaborazione di molti soggetti, come ad esempio politici, università, centri di ricerca ecc. La capacità di interazione fra i vari soggetti è un fattore cruciale che dipende anche dal contesto socioeconomico della regione, il quale può favorire o meno l’apprendimento collettivo (Capello, 2017). Quest’ultimo concetto è anche descritto dal modello della Tripla Elica di Etzkovitz-Leydersdorff, che evidenzia le relazioni e le interdipendenze tra università, imprese e stato. Questo modello sottolinea come la collaborazione tra queste tre entità (e il conseguente trasferimento della conoscenza e della tecnologia) generi importanti vantaggi per la crescita economica e la coesione sociale (Etzkowitz, 1996).

2.2 La competitività territoriale

Le politiche di sviluppo regionale si basano sul concetto di competitività territoriale. Grazie alla globalizzazione, non sono più solo le aziende ad essere in concorrenza fra di loro, bensì anche i territori. Col passare degli anni si è quindi posta una sempre maggiore attenzione al concetto di competitività territoriale, che comprende la componente economica, ambientale, sociale e istituzionale.

La dimensione economica riguarda la capacità di creare e mantenere all’interno del territorio il massimo potenziale di valore aggiunto (European Commission, 1999). Ciò significa attirare nella regione nuove attività e fattori di produzione (capitali, imprese, capitale umano ecc.). Tale concetto deve però anche comprendere la capacità del territorio di trattenere all’interno di esso i soggetti già presenti. Il principale indicatore di questa componente è dato dal numero di nuove imprese che si insediano sul territorio e dal numero di nuovi posti di lavoro che si creano (Mérenne-Schoumaker, 2007). Bisogna tuttavia tenere presente che per quanto riguarda le aree rurali, le si può definire come economicamente competitive anche se non registrano una vera e propria crescita economica. Spesso le sfide per queste regioni sono talmente importanti che le si può considerare di successo anche se sono unicamente in grado di mantenere stabile il loro numero di abitanti, di posti di lavoro offerti ecc. (Thompson & Ward, 2005).

La componente ambientale è da intendere invece come la capacità di valorizzare l’ambiente in quanto elemento distintivo del territorio, garantendo al contempo la tutela e il rinnovamento del patrimonio (storico e culturale) e delle risorse naturali (topografia, atmosfera, flora, fauna ecc.) (European Commission, 1999).

La componente sociale mette l’accento sulla capacità di interazione dei soggetti interessati (come ad esempio politici, aziende e associazioni), i quali dovrebbero avere un’idea comune del progetto (European Commission, 1999). Uno strumento utile per coordinare le idee e per far circolare l’informazione fra i vari responsabili di progetto è il modello d’efficacia proposto da Regiosuisse, illustrato nel terzo capitolo (Regiosuisse, 2011).

La dimensione istituzionale, ovvero il “posizionamento rispetto al contesto globale”, riguarda la capacità dei soggetti di trovare una propria collocazione rispetto agli altri territori e alle regioni adiacenti (European Commission, 1999).

(18)

Il concetto di competitività territoriale appena definito presuppone quindi che un’area, per essere considerata competitiva, non deve essere in grado di fronteggiare unicamente la concorrenza sul mercato, in quanto le altre componenti sopra descritte sono altrettanto importanti (European Commission, 1999).

Il capitale territoriale rappresenta il punto di partenza per sviluppare la competitività territoriale. Esso è definibile come l’insieme delle risorse (tangibili o intangibili) che costituiscono una determinata area. I vari elementi che costituiscono il capitale territoriale possono essere suddivisi in 8 categorie:

• immagine/percezione (sia interna che esterna alla regione);

• relazioni esterne con il mercato (l’integrazione nel mercato esterno, le reti di promozione ecc.);

• attività e aziende (la loro dimensione, i vari settori coinvolti e il grado di concentrazione delle aziende);

• governance e risorse finanziarie (la struttura politica, le istituzioni, i risparmi ecc.); • know-how (le competenze esplicite e implicite, le capacità di ricerca e innovazione e il

livello tecnologico);

• cultura territoriale (gli interessi degli abitanti, le loro attitudini ecc.);

• risorse umane (gli abitanti nell’area con la relativa capacità di collaborazione, le competenze collettive, la struttura sociale ecc.

• risorse fisiche (topografia, flora, fauna, acqua, suolo ecc.) (European Commission, 1999).

L’importanza dei singoli elementi sopra elencati varia a dipendenza del contesto. Ad esempio, un’impresa che deve scegliere la regione in cui stabilirsi valuterà maggiormente elementi come le relazioni esterne con il mercato oppure la governance e le risorse finanziarie. Un turista invece reputerà particolarmente importanti le risorse fisiche del territorio e la sua cultura territoriale.

2.3 Il marketing territoriale e il management regionale

Lo sviluppo regionale richiede l’attuazione di una strategia di marketing territoriale. Con quest’ultimo termine si intende un processo finalizzato a sviluppare il potenziale di una determinata area valorizzando le sue caratteristiche chiave, in modo da distinguerla dalle altre mete (Lo scenario socioeconomico delle regioni ticinesi – Il Mendrisiotto, 2003). Il marketing territoriale mira ad attirare turisti, investitori e nuovi residenti in una determinata regione. I soggetti interessati alla promozione e allo sviluppo di un territorio sono individui (popolazione locale e turisti), istituzioni (politiche, sociali e culturali) e aziende.

Il punto cruciale del marketing territoriale consiste nell’individuare le caratteristiche competitive della regione. Per farlo è necessario tenere in considerazione le offerte già esistenti nella zona d’analisi (infrastrutture, ristorazione, alberghi, risorse storiche, culturali ecc.), così come l’accesso al territorio e gli attuali visitatori con le relative esigenze (European Commission, 1999). Come citato precedentemente nell’ambito della componente istituzionale della competitività territoriale, è importante che il “prodotto-territorio” sia ben integrato nel suo contesto ambientale. Ciò significa che i vari elementi che lo compongono devono essere collegati razionalmente e funzionalmente tra di loro, in modo da sfruttare eventuali sinergie (Corio, 2005). Gli elementi del territorio da valorizzare sono quelli senza i quali una determinata area diventerebbe pressoché anonima. Il processo di identificazione degli elementi distintivi fa

(19)

in modo che si possano rivalutare alcune risorse in decadenza che potrebbero diventare degli elementi centrali della strategia di sviluppo progettuale. Allo stesso tempo è possibile porre sotto una nuova luce alcuni aspetti della zona considerati negativi (European Commission, 1999). In questo modo si identifica l’USP (ovvero l’ “unique selling proposition”, tradotta in italiano “argomentazione esclusiva di vendita”), un principio tipico del marketing che prevede di puntare su una caratteristica propria del territorio, inimitabile da parte della concorrenza (Huber & Alberton, 2014).

Il mercato obiettivo del “prodotto territorio” (inteso come territorio rurale, in quanto esso è l’oggetto della tesi) può essere distinto in due segmenti di clientela: i residenti e i non-residenti nella regione. I soggetti facenti parte di entrambe le categorie sono individui, istituzioni e aziende. Questa suddivisione permette di operare una distinzione fra “marketing interno” (indirizzato ai residenti) e “marketing esterno” (orientato ai soggetti esterni al territorio). Entrambe le categorie consumano l’offerta del territorio ma, considerate le loro diverse esigenze, è necessario operare una distinzione fra le due categorie (Dinis, 2004). I residenti sono particolarmente interessati a uno sviluppo economico e dello standard di vita. L’attenzione verso questi soggetti è di particolare importanza in quanto un territorio caratterizzato da un clima positivo (derivante da residenti soddisfatti) è particolarmente attrattivo. Quest’ultimo aspetto è addirittura più significativo rispetto alle infrastrutture presenti nella zona e agli incentivi finanziari e fiscali. Gli interessi del secondo segmento di clientela si concentrano invece ad esempio sul contatto con la natura, la tradizione del posto, il panorama, il clima ecc. (Corio, 2005, p. 8).

Il marketing territoriale deve quindi occuparsi di rispondere a entrambe le tipologie di bisogno. Da una parte deve cercare di trattenere sul territorio i residenti, combattendo dunque il fenomeno della desertificazione. Dall’altra parte, l’obiettivo del marketing territoriale è quello di convertire i non-residenti in residenti.

Quando si intraprende una strategia di marketing territoriale è importante fissare degli obiettivi, suddivisibili in “obiettivi generici” e in “obiettivi specifici”. I primi sono ad esempio il miglioramento del grado di soddisfazione dei visitatori e il loro contributo al rafforzamento dell’economia locale. Gli obiettivi più specifici (come ad es. la creazione di una nuova attrattiva) devono invece essere riassunti all’interno di un piano d’azione che ne determini le modalità di raggiungimento (Corio, 2005).

Un aspetto fondamentale del marketing territoriale è la promozione, che include tutte le attività di comunicazione verso il mercato obiettivo. Esse hanno lo scopo di informare i potenziali clienti in merito ai benefici del territorio. La promozione di una regione deve essere in grado di mettere in risalto il suo valore in modo che, oltre ad attrarre turisti, sia possibile aumentare la popolazione (è importante raggiungere almeno quel numero di abitanti necessario per permettere alla zona di svilupparsi). Al fine di creare una promozione efficace è di fondamentale importanza creare delle reti di contatto fra enti pubblici e strutture ricettive, così come organizzare iniziative come ad esempio buoni sconto, pacchetti turistici, eventi ecc. Il ruolo del marketing manager di una regione consiste anche nel determinare i prezzi relativamente ai vari sotto-prodotti associati al territorio che rispondono alle esigenze dei clienti (ad es. il trasporto). Per fare ciò è importante capire la politica di prezzo applicata dalla concorrenza oltre che il valore aggiunto fornito dal territorio in questione, che è determinato in gran parte dalle esperienze offerte dalla regione. Infatti vi è una tendenza generale alla “ricerca dell’esperienza”, intesa come vari tipi di offerte in grado di accentuare la tipicità di un territorio. Degli esempi di proposte in questo senso sono ad esempio gli eventi tradizionali locali, che accrescono la tipicità della regione e si accordano con la comunità in cui si svolgono. Se essi si fondano su elementi caratteristici del territorio diventano esclusivi e inimitabili da parte della concorrenza, aumentando di riflesso il valore economico del territorio (Corio, 2005).

(20)

Un elemento cruciale di cui deve disporre una regione per potersi sviluppare, riguarda l’identità territoriale. Essa è composta dalla percezione che hanno gli abitanti di una determinata zona riguardo al loro passato, alle tradizioni, al know-how, alla struttura produttiva, al patrimonio culturale, alle risorse materiali, al futuro ecc. Tale concetto varia nel tempo, e secondo l’esperienza acquisita da LEADER è estremamente importante che tale elemento sia posto al centro della strategia territoriale, in particolare per quanto riguarda le scelte nell’ambito del marketing. Infatti, in diverse regioni si è constatato che il fatto di aver “reinventato” l’identità territoriale (e quindi aver ridato vita e visibilità a delle aree precedentemente viste come “anonime”) è stata una strategia particolarmente azzeccata. Si è constatato che tale intervento cambia il modo in cui le persone percepiscono una determinata zona, e di conseguenza la sua immagine sul mercato, la sua attrattività e la sua unicità. L’identità territoriale può essere rilanciata ad esempio creando uno slogan o un’immagine associati a una determinata caratteristica della regione. Un altro esempio per rafforzare l’identità territoriale può essere quello di scegliere un tema a cui associare una varietà di progetti utili alla promozione del territorio (es. festival, workshop, negozi ecc.) (European Commission, 1999).

Nei paragrafi precedenti sono stati trattati i temi della valorizzazione, del marketing e della competitività territoriali. La domanda che sorge spontanea riguarda quali sono i soggetti che si occupano della messa in pratica di questi concetti. Tale ruolo spetta al management regionale, che può essere costituito da un unico manager o da un team, ed è definibile come un “polo di sviluppo regionale”. La sua funzione chiave riguarda la promozione dello sviluppo sostenibile della regione, ed è specificata all’interno di un contratto di prestazione con il relativo cantone. Per svolgere questo compito è essenziale creare una strategia ben definita e una fitta rete di relazioni che comprenda attori politici, sociali ed economici. Infatti, il management territoriale funge da mediatore fra i molti portatori di interesse, oltre che fra i vari livelli di governo (comuni, Cantoni e Confederazione) (Regiosuisse, 2011).

Gli attori con cui devono interagire i management regionali sono dunque molti e tra loro eterogenei. Essi sono ad esempio:

• responsabili di progetto;

• associazioni tematiche (legno, turismo, sanità ecc.); • aziende, associazioni;

• attori nell’ambito agricolo e della pianificazione territoriale; • altre regioni, comuni;

• uffici federali e cantonali

• istituti di formazione ecc (Regiosuisse, 2011).

Il “management regionale” è anche denominato in alcuni cantoni (come ad esempio in Ticino) “Ente regionale di sviluppo” (ERS) (Regiosuisse, s.d.). Quest’ultimo viene costituito dai comuni, e il suo compito principale consiste nel promuovere il potenziale economico e territoriale delle relative regioni in collaborazione con le autorità cantonali e federali (Ente regionale per lo sviluppo del Luganese, s.d.). Si può tuttavia affermare che in Ticino l’ERS non è l’unica forma di management territoriale, in quanto anche promotori di progetti territoriali (quali ad esempio patriziati, associazioni comunali o ditte) possono essere considerati come tali (Regiosuisse, 2011). Di conseguenza, i management regionali possono essere molto diversi fra loro in quanto le loro dimensioni e competenze variano significativamente. Il loro campo d’azione comprende tutte le attività che contribuiscono allo sviluppo regionale (Regiosuisse, s.d.).

Le principali attività dei management regionali riguardano: • lo sviluppo regionale;

• il coordinamento politico (è importante cercare di lanciare progetti che prevedano la collaborazione di vari attori politici);

(21)

• i servizi/compiti amministrativi (compiti operativi affidati dal comune, come ad esempio l’organizzazione di una scuola di musica).

A livello più specifico, i compiti del management regionale possono essere ad esempio quelli di organizzare eventi formativi e dibattiti, presentare le risorse e il potenziale regionale, svolgere attività di relazioni pubbliche, trattare le richieste e fornire informazioni riguardo alla NPR (consulenza professionale) ecc. Si tratta dunque di una serie di compiti polivalenti che richiedono un’ampia varietà di competenze trasversali. Affinché il management regionale sia in grado di far fronte ai suoi molteplici ed eterogenei impegni, è fondamentale che esso abbia a disposizione sufficienti risorse finanziarie (Regiosuisse, 2011).

(22)

3.

Gli strumenti adottati dalla Confederazione e dal Cantone

per valorizzare il territorio

In Ticino i primi passi verso una politica regionale sono stati intrapresi negli anni ’70, con la prima Legge sugli investimenti nelle regioni di montagna (LIM). Questa legge disciplinava l’attribuzione di sostegni finanziari per la costruzione di infrastrutture nelle regioni montane (Flury & Giuliani, 2017). I finanziamenti previsti dalla LIM erano sotto forma di mutui a lungo termine erogati a comuni di montagna, per lo più con tassi d’interesse pari a zero (Regiosuisse, s.d.).

Dall’ approccio “reattivo” degli anni ’60-’80 si è passati poi ad un approccio “offensivo e strategico” negli anni ’90-2000, quando si è iniziato a porre una maggiore attenzione riguardo a concetti come il marketing territoriale e il management regionale (Alberton, Economia dell'innovazione, 2008).

Nel 2008 è entrata in vigore la “Nuova politica regionale” (NPR), che sostituisce la Legge sugli investimenti nelle regioni di montagna (LIM). La NPR, sostenuta da “Regiosuisse” su incarico della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), supporta le regioni di montagna, le aree rurali e le zone di frontiera aiutandole ad affrontare e a gestire i cambiamenti strutturali allo scopo di migliorare durevolmente la competitività (Regiosuisse, s.d.).

La NPR ha un nuovo concetto di fondo rispetto alla LIM, non più basato sulla mera costruzione di infrastrutture. Essa si prefigge l’obiettivo principale di sostenere e promuovere le iniziative locali che permettono di generare valore aggiunto, soprattutto per quanto riguarda il turismo e settori affini (Flury & Giuliani, 2017). Questa politica si basa su tre componenti strategiche. La più importante, che è di competenza

cantonale, riguarda proprio il sostegno (soprattutto finanziario) di progetti territoriali. La seconda componente incombe alla Confederazione, ed è considerabile come una “misura di accompagnamento”. Essa si prefigge l’obiettivo di coordinare la politica regionale e le altre politiche della Confederazione che hanno un’incidenza sul territorio, al fine di coordinare i mezzi e di sfruttare al meglio eventuali sinergie. L’ultima componente, anch’essa gestita dalla Confederazione, riguarda la diffusione della conoscenza in ambito territoriale. Quest’ultimo obiettivo viene perseguito grazie a una piattaforma informativa rivolta ai promotori dei progetti, che è gestita dal Centro della rete di sviluppo regionale Regiosuisse (Regiosuisse, s.d.). Gli incentivi finanziari previsti dalla NPR consistono in contributi a fondo perso, in mutui a tassi d’interesse vantaggiosi e in agevolazioni fiscali (Regiosuisse, 2011). Tali finanziamenti devono essere stanziati dai cantoni almeno in misura equivalente al finanziamento concesso dalla Confederazione. Degli attori rilevanti nell’ambito della NPR sono i precedentemente citati ERS. Essi, oltre ad essere i partner di riferimento per la consulenza e lo sviluppo di progetti territoriali, fungono anche da finanziatori.

I cantoni e la Confederazione stabiliscono l’orientamento della NPR. La Confederazione emana le basi legali collegate alla politica e definisce all’interno di un programma della durata di 8 anni gli ambiti di promozione, le priorità territoriali e le tematiche della NPR.

Sulla base del programma emanato dalla Confederazione, i cantoni (responsabili dell’implementazione della NPR) elaborano programmi di attuazione quadriennali all’interno dei quali sono previste le misure e gli obiettivi strategici del cantone, oltre agli aspetti finanziari

Dal 2008 al 2015 la Confederazione e i cantoni hanno sostenuto, nell’ambito della NPR, più di 1800 progetti erogando contributi a fondo perso e prestiti senza interesse o a tasso agevolato (Confederazione svizzera, Segreteria di Stato dell'economia (SECO), 2017).

(23)

per quanto riguarda il sostegno dei progetti. Questi programmi devono essere sottoposti alla Confederazione per la sua approvazione. Ogni cantone ha quindi diversi obiettivi strategici e priorità (Regiosuisse, 2014).

Il Canton Ticino, nel programma NPR 2016-2023 ha previsto i seguenti obiettivi: 1. l’aumento della capacità di innovazione e della competitività delle PMI;

2. l’aumento della competitività e dell’attrattivà del Ticino e delle sue destinazioni turistiche;

3. il riposizionamento delle regioni periferiche (Cantone Ticino, Ufficio per lo sviluppo economico, s.d.).

Il primo obiettivo è incentrato sulle piccole-medie imprese, le quali possono beneficiare del sostegno da parte di diversi soggetti (ad esempio la Fondazione AGIRE, i centri di competenza, le reti interaziendali ecc.).

Per quanto attiene al secondo obiettivo, si auspica a rilanciare il settore turistico intervenendo sotto vari aspetti, quali ad esempio lo sviluppo di nuovi

prodotti e la loro promozione, la creazione di strutture professionali e specializzate ecc.

L’ultimo obiettivo è volto ad attenuare gli effetti negativi dovuti alla posizione geografica sfavorevole delle regioni periferiche. La NPR si propone di migliorare la qualità dell’offerta turistica in queste regioni sia attraverso la messa in rete delle offerte già presenti, che attraverso la

creazione di nuove proposte turistiche (Cantone Ticino, Ufficio per lo sviluppo economico, s.d.).

Regiosuisse, che su incarico della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) sostiene l’attuazione della NPR, consiglia ai promotori di progetti territoriali l’utilizzo di un modello di efficacia (vedi figura 1 sottostante), il quale viene definito come “l’impalcatura di base del lavoro orientato all’efficacia” (Regiosuisse, 2014, p. 29).

Si tratta di un modello che comprende tutti gli aspetti principali di un progetto territoriale. Grazie ad esso è possibile esplicitare in maniera chiara le idee relative al progetto. Tale modello incentiva la riflessione aiutando le persone responsabili del progetto a prevedere le conseguenze di determinate scelte. Esso rappresenta inoltre un’ottima premessa per allestire un documento a fini comunicativi, da presentare ad esempio a potenziali finanziatori oppure a politici. Grazie a questo documento si facilita anche la gestione del progetto e la sua valutazione, in quanto consente di verificare se le risorse disponibili vengono impiegate efficientemente ed efficacemente. Inoltre, evidenzia il collegamento fra azione (vedi sezioni “Input” e “Output”) ed effetto (vedi sezioni “Outcome” e “Impact”), ed è utile per rispondere a importanti interrogativi quali “Stiamo agendo nel modo corretto? Come possiamo migliorare il lavoro?” ecc. (Regiosuisse, 2014).

A questo modello possono essere associati degli indicatori utili a misurare l’efficacia delle attività svolte, che possono essere sia qualitativi che quantitativi (Regiosuisse, 2013).

La Confederazione ha stabilito che i due sistemi prioritari si concentrano sull’industria e il turismo; l’80% dei contributi a fondo perso della Confederazione verranno destinati a queste due categorie principali (Regiosuisse, 2014).

(24)

Figura 1: il modello d’efficacia di Regiosuisse

Fonte: Regiosuisse, 2013, p. 30

Per “gruppo target” si intendono quei soggetti che entrano in contatto direttamente con l’output. I “soggetti interessati” sono invece coloro che beneficiano o subiscono il comportamento modificato dei gruppi target. Questo schema verrà utilizzato per sviluppare nel concreto il progetto di Cima Pianca oggetto della tesi.

(25)

4.

Analisi della situazione socio-economica e istituzionale

dell’Alpe di Cima Pianca e del suo contesto territoriale

L’Alpe di Cima Pianca, situata a un’altezza di 1087 m.s/m. si trova in una zona soleggiata ai piedi del Monte Lema, nel comune di Novaggio. Il territorio patriziale dove è situata Cima Pianca, che comprende anche la zona di Pian Pulpito e Forcola, è composto da ca. 103.3 ha di bosco e da 37.9 ha di aree aperte in gran parte sfruttate quali zone di estivazione.

Figura 2: estensione del territorio patriziale alpestre (in giallo) di Novaggio

fonte: Ing. Piattini, 2018

Cima Pianca appartiene al patriziato di Novaggio. Come indicato sulla Legge organica patriziale, il patriziato è una corporazione di diritto pubblico con il compito di valorizzare le tradizioni locali e di gestire i beni patriziali, garantendone l’uso pubblico (Gran Consiglio della Repubblica e Cantone Ticino, 1992). L’attività del Patriziato di Novaggio, presieduto dal sig. Claudio Delmenico e dal sig. Matteo Muschietti (vice-Presidente) consiste nella gestione dell’area di Cima Pianca e della distilleria funzionante a legna presente nel paese di Novaggio. (Patriziato di Novaggio, 2013).

L’Alpe è raggiungibile soltanto a piedi a partire dall’alpe di Pazz (camminata di circa un’ora e mezza, con una percentuale di salita media dell’8%) (Catena cycling, s.d.) in quanto la strada forestale è chiusa da una barriera al fine di mantenere tale zona tranquilla e poco trafficata. Come spiegato dal sig. Claudio Delmenico, la chiave della barriera è affittabile unicamente dai proprietari di cascine nella zona (salvo alcune eccezioni come ad esempio le scolaresche) al costo di CHF 10 al giorno o di CHF 600 all’anno. I lavori di manutenzione della strada d’accesso (pulizia ecc.) vengono effettuati da un’azienda agricola della zona in corrispondenza di un pagamento annuo.

La differenza fra Patriziato e comune risiede nel fatto che nel secondo tutti i domiciliati hanno il diritto di voto e di eleggibilità, mentre nel primo tali diritti appartengono solo ai discendenti delle famiglie patrizie.I patriziati ticinesi, che contano oltre 90'000 patrizi, gestiscono il 75% dei boschi ticinesi in collaborazione con l’Ente pubblico. Essi si occupano della cura di boschi, del ripristino di archivi storici, della creazione e del mantenimento di pregiate zone di svago, della promozione di eventi culturali ecc. (Alleanza Patriziale

Ticinese, s.d.).

Essere patrizi di Novaggio non comporta alcun privilegio; ciò che mantiene vivo l’impegno di ogni membro è il senso di appartenenza alla zona, il quale viene rinvigorito ogni anno grazie a due incontri ricreativi organizzati dal Patriziato: una festa estiva sull’Alpe di Cima Pianca e un pranzo invernale. I cognomi dei patrizi novaggesi sono progressivamente cambiati nel tempo, testimoniando come anche Novaggio sia stato un comune di emigrazione, soprattutto verso l’Italia, l’Argentina, il Perù e la Francia (Patriziato

(26)

Il sig. Claudio Delmenico ha riferito che il Patriziato sta valutando (con l’aiuto della società di consulenza ambientale Ecocontrol) la pubblicazione di un concorso per assegnare a un’azienda agricola della zona una gestione completa del comprensorio, che comprenda anche l’attività agricola. Ecocontrol ha il compito di valutare il territorio e individuare ottimizzazioni di sfruttamento. Lo scopo dello studio che sta svolgendo l’azienda di consulenza è anche quello di accedere a sussidi mirati che potrebbero essere impiegati come remunerazione per chi si occuperà della gestione del territorio.

Cima Pianca rappresenta un punto di passaggio per chi sale sul Monte Lema partendo da Novaggio, e viene spesso sfruttata come luogo di sosta dove fare un pic-nic o bere dalla storica fontana di legno (Patriziato di Novaggio, 2013). Come si può vedere dalle immagini sottostanti, il percorso verso Cima Pianca non è ben segnalato. La prima immagine attesta una totale assenza di segnaletica, mentre le altre mostrano come i cartelli non indichino espressamente la presenza dell’Alpe.

Figura 3: strada d'accesso e segnaletica

Fonte: Aline Berclaz, 2018

Sul sentiero da percorrere per raggiungere l’Alpe si trovano diversi punti panoramici dotati di panchine messe a disposizione dal Patriziato. Tuttavia questi ultimi non sono sufficientemente valorizzati in quanto quasi tutto il panorama viene nascosto dal bosco, come si può vedere dall’esempio nell’immagine sottostante.

Figura 4: punto panoramico dell’Alpe

Fonte: Aline Berclaz, 2018

Cima Pianca era un tempo utilizzata per la produzione casearia. All’epoca i prodotti caseari erano alimenti fondamentali per i ticinesi, che producevano il formaggio d’alpe, la formagella, i formaggini robiola e büscion, la ricotta e il burro (Associazione Comuni Regione Malcantone, 2005). Il complesso edilizio è composto dalla stalla, dal deposito del latte (attualmente adibito

(27)

a “museo del cacciatore”) e dalla casera (luogo in cui si si lavora il latte prodotto durante l'alpeggio). Come indicato dal sig. Claudio Delmenico, la stalla e la casera rientrano nella categoria 1a della scheda del Piano di utilizzazione cantonale dei paesaggi con edifici e impianti protetti ai sensi della Scheda di coordinamento 8.5 del Piano direttore cantonale (PUC-PEIP). Ciò significa che entrambi gli stabili sono considerati meritevoli di conservazione ed è possibile prevedere un cambio di destinazione.

Figura 5: edifici di Cima Pianca

Fonte: Aline Berclaz, 2018

Fonte: Aline Berclaz, 2018

La costruzione presente a Cima Pianca è di proprietà del patriziato di Novaggio da diversi secoli, ma nel corso degli anni è stata più volte acquistata anche da privati e rivenduta. Il Patriziato ne è proprietario dal 1847, quando l’ha acquistata per 2800 lire milanesi, che allora era una cifra considerevole. Nel 1929 l’Alpe è stata riattata con un investimento di circa 40'000 Figura 6: vista da Cima Pianca

(28)

CHF, e negli anni successivi è stata affittata ad alpigiani. Fino al 1973 (anno in cui è stato avviato il progetto forestale) la destinazione dell’Alpe è rimasta principalmente agricola, e in particolare dedicata alla produzione casearia (Guidese, 1993).Tuttavia, durante le stagioni invernali del periodo tra il 1962 e il 1965, il sig. Plinio Demarta l’ha affittata affinché i membri dello Sci Club Monte Lema potessero sciare davanti alla stessa così come dalla vetta del Monte Lema, che ai tempi si raggiungeva soltanto a piedi (Sci Club Monte Lema, 2018). Le aree come quella di Cima Pianca sono oggi quasi prive di valore economico, e proprio per questo motivo diventano oggetto di numerosi progetti di valorizzazione territoriale. Tuttavia bisogna sottolineare che non è sempre stato così: fino alla fine del secolo scorso la sopravvivenza dei ticinesi dipendeva proprio da queste aree (adibite a zone di pascolo, di raccolta della legna ecc.). Si trattava dunque di regioni molto ambite, e di conseguenza esse erano oggetto di numerose dispute legali. L’archivio del Patriziato di Novaggio testimonia questo fenomeno in quanto è composto in gran parte da incarti giuridici inerenti conflitti con i patriziati vicini, i quali si sono definitivamente risolti unicamente quando l’economia alpestre ha perso la sua importanza (Patriziato di Novaggio, 2013).

Nella metà degli anni Settanta il Patriziato di Novaggio è riuscito a instaurare una collaborazione fra l’Alpe e l’Istituto di selvicoltura del Politecnico federale di Zurigo, il quale si è insediato in quest’area per le sue ricerche. Ai tempi, il compito del Politecnico consisteva nel portare a termine, in collaborazione col Patriziato, un progetto forestale. Esso consisteva nello sviluppo di tecniche selviculturali al fine di risanare i boschi castanili, vittime del cancro della corteccia del castagno (Endothia o Chryphonectria parasitica), malattia importata dall’America e osservata per la prima volta in Ticino nel 1948. Si trattava di ricostruire 140 ettari di bosco e terreni abbandonati del comprensorio e trovare delle varietà di piante in grado di sostituire il castagno. Per portare a termine questo intervento sono stati eseguiti numerosi lavori, quali la costruzione della strada d’accesso, la piantagione di circa 20 ettari di bosco e il diradamento di soprassuoli. In tal senso è stato effettuato un investimento importante, che è stato reso possibile grazie ai sussidi federali e cantonali e a un investimento del patriziato. Quest’ultima partecipazione finanziaria è stata resa possibile grazie agli introiti derivanti dalla vendita di legna da ardere e pali utilizzati in Leventina per i ripari valangari (quest’attività non viene più svolta a causa di una diminuzione della domanda e di un aumento dei costi per la fornitura della legna) (Patriziato di Novaggio, 2013).

Il cancro corticale del castagno era particolarmente minaccioso in quanto questa pianta rappresentava un’icona del paesaggio e della storia ticinese, caratterizzata dalla forte presenza delle selve castanili (concentrate soprattutto nell’alto Malcantone), che per anni hanno rappresentato una fonte alimentare importantissima per i ticinesi5(Associazione Comuni Regione Malcantone, 2005). Fortunatamente, l’avvento della malattia del castagno in Europa non è stato spietato come in America. Infatti, anche grazie ai lavori svolti dal Politecnico, tale malattia è stata combattuta.

Una volta terminato il progetto forestale il Politecnico ha dato il via a un secondo progetto, durato dal 2005 al 2009. Esso aveva lo scopo di curare le piantagioni realizzate nei decenni precedenti. Ancora oggi il Politecnico sta svolgendo degli studi nei boschi in questione nell’ambito della ricerca forestale.

La presenza del Politecnico federale a Cima Pianca ha attirato nel comprensorio altri istituti di ricerca. Il primo fra questi è l’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio

5Con le castagne in Ticino si produceva una grande quantità di prodotti alimentari, quali ad esempio la farina, il granulato, la marmellata, le castagne sciroppate, la pasta, il pane, i grissini, gli amaretti, il miele e le caramelle (Associazione Comuni Regione Malcantone, 2005).

(29)

WSL, il quale monitora su una superficie dell’Alpe l’ecosistema bosco. Vi è anche l’Istituto privato di biologia vegetale applicata (IAP), che da più di 20 anni si occupa di valutare lo stato di salute del bosco della zona. La Rete nazionale di osservazione NABO è invece presente nella zona per monitorare il deterioramento del suolo.

Il paese di Novaggio in cui è situata l’Alpe fa parte della regione del Malcantone, che è una zona dal paesaggio molto variegato: si compone infatti di aree lacustri, valli, colline e numerosi alpeggi. Tale varietà si spiega con la marcata differenza di altitudine che c’è fra i paesi malcantonesi. Quelli più in pianura si situano a 270 metri, mentre il punto più alto è il monte Lema, che supera i 1600 metri. Questa varietà paesaggistica, unita al clima mite e all’abbondanza di corsi d’acqua, fanno della regione del Malcantone un posto dal potenziale turistico particolarmente alto, in cui è possibile praticare un’ampia varietà di attività sportive. La Regione conta una popolazione di quasi 20'000 abitanti, ed è ricoperta per quasi il 70% dal bosco. Essa si suddivide come segue.

• Il basso Malcantone, che comprende i comuni di Agno, Bioggio, Caslano, Magliaso, Neggio, Ponte Tresa e Vernate è una zona pianeggiante lungo la parte occidentale del lago di Lugano, dove si concentrano molte attività produttive;

• Il medio Malcantone, di cui fanno parte i comuni di Astano, Bedigliora, Croglio, Curio, Monteggio, Novaggio, Pura e Sessa è costituito da un territorio collinare sulla Valle della Tresa;

• L’alto Malcantone è una regione in cui si trovano i comuni di Cademario, Iseo e Miglieglia e quello dell’Alto Malcantone (aggregazione delle frazioni di Arosio, Breno, Fescoggia, Mugena e Vezio), ed è un’area prealpina in cui le attività economiche si concentrano nel settore turistico e in quello agricolo (Associazione Comuni Regione Malcantone, 2005).

Per comprendere meglio il contesto territoriale in cui si situa Cima Pianca, viene svolta di seguito una breve analisi socio-economica e istituzionale della regione del Malcantone, incentrata sul medio Malcantone e con un particolare accento sul comune di Novaggio. Accessibilità

La forte terziarizzazione obbliga i domiciliati nel Malcantone a spostarsi giornalmente nei centri urbani, contribuendo assieme ai frontalieri a trafficare la strada che da Ponte Tresa va in direzione di Lamone (Ryser, 2001). Questa situazione di forte traffico causa inevitabilmente disagi alla popolazione. La zona del medio Malcantone è raggiungibile con i mezzi pubblici grazie a un autopostale, il quale però non prevede corse serali. Inoltre l’autopostale si ferma nel centro del comune di Novaggio, il quale si trova a ben 40 minuti a piedi dall’Alpe di Pazz, dove inizia la salita verso Cima Pianca (Auto Postale, 2018).

Situazione demografica

La popolazione del Medio Malcantone ha visto una crescita continua a partire dagli anni ’60. Infatti, l’incremento della popolazione dall’inizio degli anni ’60 al 2001 ammonta a ben il 66%. La popolazione di Novaggio è cresciuta sopra la media malcantonese, con un aumento del 70% dagli anni ’60 al 2001 (Ryser, 2001). La tendenza all’incremento demografico a Novaggio è tutt’oggi evidente: basta infatti osservare le parecchie case in costruzione o in fase di ristruttuazine presenti nel villaggio per capire che sono in molti coloro che scelgono il paese come luogo di residenza. Le statistiche comunali (vedi allegato 1) mostrano infatti un aumento della popolazione anche dal 2001 ad oggi (si passa dalla popolazione di 725 abitanti del 2001 a quella di 833 abitanti nel 2017).

La struttura della piramide dell’età nel comune di Novaggio è considerabile equilibrata e segue la tradizionale forma di “urna”. Essa mostra come vi sia una marcata presenza di persone

(30)

anziane (in particolare sui 60 anni) e una bassa natalità. Tuttavia l’anzianità della popolazione novaggese è meno marcata rispetto a quella ticinese vista la significativa presenza di giovani tra i 10 e i 19 anni. Si osserva inoltre che nel Comune la percenuale di stranieri è meno marcata rispetto a quella ticinese. (Cantone Ticino, Ufficio di statistica, 2018).

Nel Malcantone il livello d’istruzione medio è superiore alla scuola dell’obbligo, e in genere le professioni sono qualificate e non manuali (Huber & Alberton, 2014).

Attività economiche

Similmente alla situazione ticinese vi è una marcata presenza di piccole aziende (con meno di 5 addetti equivalenti al tempo pieno), che fanno parte prevalentemente del settore terziario. Trattandosi di un comune di montagna, non è tuttavia sorprendente che a Novaggio e nel Malcantone in generale le aziende del settore primario e secondario siano proporzionalmente più numerose rispetto alla media ticinese (Cantone Ticino, Ufficio di statistica, 2018). Nel Malcantone vi è una buona disponibilità di manodopera e il numero di addetti è in continua crescita dopo un calo tra il 1995 e il 2000. La quota di frontalieri nella regione è superiore rispetto a quella cantonale, e questo dato è in continua crescita. I posti di lavoro offerti dalle aziende malcantonesi sono relativamente pochi e prevalentemente collegati a servizi diretti alla popolazione residente (Huber & Alberton, 2014).

Occupazione

Il tasso di disoccupazione medio dei comuni malcantonesi risulta essere inferiore rispetto a quello rilevato nel Cantone tra il 1970 e il 2000 (Huber & Alberton, 2014). Il motivo di tale fenomeno riguarda sia l’invecchiamento demografico che la scarsa offerta di impieghi nella zona, soprattutto a tempo parziale per la popolazione femminile. Infatti solo il 37% dei residenti occupati nell’anno 2001 lavorava nella zona, che offre meno posti di lavoro rispetto a quelli che sarebbero necessari per occupare tutti gli attivi residenti. Per questo motivo il medio Malcantone si annovera principalmente come zona residenziale (Ryser, 2001).

Fiscalità

I comuni del medio Malcantone sono caratterizzati da un moltiplicatore elevato (il più basso è quello di Astano e di Curio che ammonta all’85%, mentre quello di Novaggio è del 100%) (Huber & Alberton, 2014).

Turismo

Il settore turistico ticinese fino al 2001 ha seguito andamenti simili a quelli registrati a livello svizzero. A partire dall’anno successivo al 2001 tuttavia si notano delle differenze: dal 2002 al 2016 in Ticino i pernottamenti sono calati di circa il 13%, mentre in Svizzera sono aumentati quasi dell’8%. Su entrambi i fronti si nota una tendenza comune, ovvero la riduzione della durata media del soggiorno, che è passata dal 2.6 del 1996 al 2 circa del 2016 sia per il Ticino che per la Svizzera (Ufficio di Statistica del Cantone Ticino, 2017). In Ticino i turisti provengono principalmente dal mercato domestico (nel 2018 il 63.9% dei turisti erano svizzeri), seguito da quello germanico (10.8%) e da quello italiano (6.7%).

Il Luganese beneficia di una stagionalità meno marcata rispetto alle altre regioni ticinesi (il turismo estivo è del 68%). Una possibile motivazione può essere data dal fatto che anche nelle stagioni invernali è possibile effettuare escursioni a piedi o in bici.

Il Luganese è particolarmente attrattivo per quanto riguarda lo sport, le avventure e le escursioni. Per quanto concerne le attività di famiglia, benessere, gusto, cultura ed eventi è leggermente superiore rispetto alla media del Cantone. L’osservatorio del turismo evidenzia

Riferimenti

Documenti correlati

L’obiettivo di questo studio era di indagare le variabili che favoriscono e determina- no la scelta di consumo del prodotto tipico siciliano, settore enogastronomico. Nello spe-

Di fianco alle attività di tipo più tradizionale come le presentazioni del video-documentario seguite dalla possibilità di aprire la parola al pubblico, Luca dà vita infatti anche

genes involved in these pathways are upregulated in cells grown inside the Nichoid with respect to the control condition; in the MAPK signaling pathway, we report 12 genes

The hydrogeological characterization that was carried out in Grandate after the flooding event and the numerical model that was implemented have demonstrated that the reason for

Good theory is relevant and can have high impact (Van de Ven, 1989), and funding bodies increasingly assess the relevance and impact of the research proposed.

Cuore di questi studi è il modello analitico Tripod di cui in fig.1.3 è riportata una

In questo ambito le applicazioni GIS oriented sono intervenute a diversi gradi di sviluppo: dal tema della conservazione del Paesaggio, all’ecologia del Paesaggio, in cui il GIS

In particolare, l’unit` a statistica ` e rappresentata dai candidati che si sono aggiudicati le offerte di lavoro, le variabili esplicative sono i requisiti necessari per superare