• Non ci sono risultati.

Le placchette di Astarte nella regione di Idlib (Siria nord-occidentale): evidenze da Tell Afis, Tell Deinit e dalle ricognizioni nel Jazr

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Le placchette di Astarte nella regione di Idlib (Siria nord-occidentale): evidenze da Tell Afis, Tell Deinit e dalle ricognizioni nel Jazr"

Copied!
134
0
0

Testo completo

(1)

1

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere Corso di Laurea Magistrale in Orientalistica

TESI DI LAUREA

Le placchette di Astarte nella regione di Idlib (Siria nord-occidentale):

evidenze da Tell Afis, Tell Deinit e dalle ricognizioni nel Jazr

Relatore:

Prof. Giampaolo GRAZIADIO

Correlatore:

Prof. Anacleto D’AGOSTINO

Candidato:

Federico Devoto

(2)

2

Indice:

1. Introduzione 2. Quadro Storico

2.1. L’Età del Ferro nella Siria settentrionale 2.2. L’Età Persiana

2.3. L’Età Ellenistica 3. Placchette: a story so far.

3.1. L’Età del Bronzo 3.2. L’Età del Ferro

3.3. L’Età Persiana e Ellenistica 4. Siti dei rinvenimenti

4.1. Tell Afis 4.1.1. Lo scavo 4.1.2. La ricognizione

4.1.2.1. Tell Serji

4.1.2.2. Tell Nuwaz

4.1.2.3. Tell Sheikh Mansur

4.2. Tell Deinit 4.2.1. Lo scavo 4.2.2. La ricognizione 5. Catalogo dei reperti

5.1. Tell Afis: placchette dallo scavo 5.2. Tell Afis: placchette dalla ricognizione 5.3. Tell Deinit: le placchette (da disegno) 5.4. Tell Deinit: le placchette (da fotografia) 6. Conclusioni

6.1. Tell Afis

6.1.1. Le placchette dallo scavo 6.1.2. Le placchette dalla ricognizione 6.2. Le placchette da Tell Deinit

7. Bibliografia 8. Tavole

8.1. Lista delle figure 9. Ringraziamenti

(3)

3

1. Introduzione

Il seguente elaborato ha come intento lo studio di un preciso tipo di coroplastica, le placchette femminili a stampo o placchette di ‘Astarte’, rinvenute negli scavi archeologici effettuati nei siti di Tell Afis e Tell Deinit nonché nelle ricognizioni di superficie condotte nel corso degli anni nella piana del Jazr (Siria nord-occidentale). Il lotto di materiali qui presi in esame comprende esemplari appartenenti a periodi eterogenei, dei quali si cercherà di definire l’ambito cronologico di appartenenza, soprattutto attraverso i confronti con ritrovamenti affini provenienti dalle regioni limitrofe e non; i dati così ottenuti verranno poi messi in relazione col panorama cronologico della piana (Jazr), noto attraverso le molteplici indagini archeologiche condotte in loco. Facendo riferimento agli studi precedentemente elaborati in materia si cercherà inoltre di proporre un’interpretazione sulla natura e destinazione di questo tipo di manufatti. Uno dei limiti della ricerca è stato posto dall’impossibilità di esaminare direttamente i reperti a causa delle avverse condizioni politiche in cui versa il paese; lo studio è stato perciò condotto sulla base di disegni, fotografie e descrizioni.

(4)

4

2. Quadro storico

2.1. L’età del Ferro nella Siria settentrionale

L’età del Ferro (1200-550 a.C.)1

viene fatta iniziare convenzionalmente col XII sec. a.C., ovvero in un momento che vede il Vicino Oriente2 già al centro di una profonda crisi strutturale che ne cambierà profondamente l’intero assetto socio-politico. Le cause di quest’ultima sono da ricercare sia in fattori interni (basso tono demografico, pressione fiscale, guerre, deportazioni) che esterni (‘Popoli del mare’)3

, i quali unitamente condurranno al collasso del sistema regionale e palaziale in voga durante l’età del Bronzo Tardo4. A seguito di ciò, a ovest dell’Eufrate, assistiamo al sorgere di nuove organizzazioni politiche, nella forma di stati cittadini o tribali, basati su legami di tipo gentilizio; in ambito siriano, nella fascia settentrionale soprattutto, la scena politica è dominata dall’emergere dei cosiddetti stati luvio-aramaici (Tav. 1: a)5. L’elemento luvio rappresenta ‘l’eredità’ lasciata dalla dissoluzione dell’impero hittita che, in queste zone dove contava più di uno stato vassallo, esercitò probabilmente una forte influenza politica e culturale. Tra l’Anatolia sud-orientale e la Siria del nord si affastella infatti tutta una serie di stati di raggio cantonale, il cui centro direttivo coincide di volta in volta con la città più estesa ed importante6. L’elemento aramaico ha anch’esso radici in età anteriore poiché sembra derivi dalla ‘sedentarizzazione’ di genti nomadi, già note nel Bronzo Tardo, una volta dedite al pastoralismo7.

In generale è visibile un cambiamento nelle strategie di sfruttamento del territorio per cui si predilige ora un’occupazione più diffusa rispetto ai secoli passati. Gli insediamenti risultano più piccoli se confrontati con quelli dell’Età del Bronzo; le

1

La denominazione deriva dalla pratica innovativa dell’utilizzo del ferro quale materiale principe nella metallurgia, sebbene il completo sostituirsi al bronzo si avrà solo dal IX sec. in poi (Mazzoni e Merlo 2006: 419).

2 Le zone più colpite sono Anatolia, Cipro, Siria e Palestina. 3 Liverani 2007: 629-660.

4 Liverani 2007: 640. 5

Stati in cui il senso di appartenenza è dato dall’identità ‘nazionale’ e non più dall’essere sudditi di un determinato centro/palazzo (Liverani 2007: 659).

6 Liverani 2007: 736.

(5)

5

città, munite spesso di fortificazioni, inglobano minori concentrazioni di abitanti mentre i villaggi, in piena proliferazione, acquistano carattere e dimensione maggiori8. In questo clima diffuso di fondazioni ex-novo o di ripianificazioni dei centri maggiori si fa largo anche un nuovo modo di concepire lo spazio urbano: la città diventa rappresentazione della regalità in chiave propagandistica. Iscrizioni monumentali, rilievi celebrativi e statuaria9 diventano il mezzo attraverso cui il messaggio è convogliato verso l’elite e la popolazione in genere10.

Durante tutto il XII sec. assistiamo nella regione siriana all’avvicendarsi di tre fasi piuttosto distinte che ci narrano indirettamente le vie del cambiamento tra un periodo storico e l’altro. Nel primo quarto di secolo i dati archeologici ci restituiscono un panorama storico caratterizzato da distruzioni massicce (Alalakh, Ugarit, Tell Kazel, Ras el-Bassit, Afis, Emar) o abbandono (Ras ibn Hani) 11 in molti centri di antica fondazione; successivamente vi è una fase di occupazione occasionale delle rovine degli abitati (porzione centrale del XII sec.) seguita poi da una di reinsediamento e ricostruzione che inizia nella parte terminale del secolo12 (es. ad Afis13). Questo rinnovato sviluppo urbano continuerà nei secoli successivi, salvo un break nel X sec. a.C., in cui sono documentate distruzioni ad Afis, Hama e Tell Kazel14.

Per quanto riguarda gli eventi storici, inerenti alla prima fase dell’Età del Ferro della Siria nord-occidentale, le informazioni di cui disponiamo sono piuttosto limitate dato che: da un lato gli stati neo-hittiti (es. Karkemish, Sam’al15, Patina, ecc…) sono intenti ad assorbire il colpo ricevuto con la caduta dell’impero hittita e a riorganizzarsi in vista della loro autonomia, dall’altro gli stati aramaici (Bit Adini, Bit Agusi, Hama) sono in via di formazione e richiederanno tempo per

8 Liverani 2007: 652; Akkermans e Schwartz 2003: 368.

9 Un aspetto caratteristico dell’edilizia pubblica è l’uso del basalto (Rossi 2011: 55). 10 Mazzoni 1998: 17-18; Rossi 2011: 53-54.

11 Mazzoni 1998: 14-15. 12

Mazzoni e Merlo 2006: 420.

13 Venturi 2011: 148.

14 Mazzoni 2000: 124; Mazzoni e Merlo 2006: 424. 15 Passerà poi sotto il controllo di una dinastia aramaica.

(6)

6

sviluppare quelle forme di espressione propagandistica da cui si deducono le informazioni sui loro trascorsi storici16. Anche le fonti di natura esterna scarseggiano, ad esempio non possediamo testimonianze scritte di ambito assiro proprio perché l’Assiria sta a sua volta attraversando un momento di difficoltà: i suoi territori sono ridotti ai minimi storici e contemporaneamente deve affrontare le infiltrazioni aramee attraverso l’Eufrate17

. Le vicende conosciute su questa fase ci delineano un quadro di scontri a livello locale tra un’entità politica e l’altra; bisognerà attendere il Ferro II (IX-VII sec. a.C.) per vedere nuovamente attiva l’Assiria nello scacchiere politico vicino-orientale. Nella prima metà del IX sec. Assurnasirpal II compie infatti una serie di spedizioni contro Bit Adini con l’intento di recuperare i territori di antica appartenenza assira18

, di assicurarsi il passaggio dell’Eufrate e poter raggiungere il Mediterraneo riscuotendo tributi dai regni attraversati19.

Quest’effervescenza bellica si riflette nei progetti architettonici dei maggiori centri del Ferro II (IX-VII sec. a.C.), i quali si dotano di articolate cittadelle munite di fortificazioni con accessi dall’intento sia funzionale che scenografico20

.

Intorno alla seconda metà del IX sec. l’Assiria si spinge nuovamente a ovest dell’Eufrate, col probabile intento di sottomettere e imporre tributo agli stati luvio-aramaici della regione siriana. Inizialmente l’ondata espansionistica si focalizzò sulla Siria centrale e meridionale in cui i regni aramaici egemoni erano rispettivamente Hama e Damasco; su questi ultimi s’imperniava una coalizione creata appositamente per fronteggiare la minaccia assira. Salmanassar III, dopo aver valicato l’Eufrate, si scontra con gli eserciti siriani in vari momenti, tra cui il più noto è quello avvenuto a Qarqar21, che tuttavia non sembra mettere la parola

16 Liverani 2007: 719, 741. 17 Liverani 2007: 759.

18 Incorporazione dei regni della Jezira siriana (Akkermans e Schwartz 2003: 378). 19

Liverani 2007: 783-784; Mazzoni e Merlo 2006: 441; Potrebbe aver attraversato il Jazr e riscosso tributo anche da Tell Afis (Rossi 2011: 63).

20 Rossi 2011: 55. 21 Rossi 2011: 63.

(7)

7

fine ai poteri locali. Lo stesso re, nel decennio finale del suo regno, rivolge i suoi interessi agli stati neo-hittiti della Siria settentrionale che però, nonostante gli sforzi, manterranno le loro autonomie ma saranno soggetti ad esazioni forzose22. Alla morte di Salmanassar il dominio assiro perde campo e gli stati siriani ricominciano le loro faide per l’egemonia. Tra questi il regno di Hama è quello che più riesce ad espandere la sua area d’influenza, inglobando tutta la regione di Lu’ash (la Nukhashe del II millennio) e la città di Hazrek (Tell Afis)23

; il tentativo della coalizione, formata da Damasco e da alcuni stati della Siria settentrionale, di impedire militarmente il sorgere di questo nuovo potere non ebbe buon esito24. Nella prima metà dell’VIII sec. gli interventi assiri in ambito siriano si riducono sensibilmente di numero, ciò si tradurrà in una fase di stabilità politica e di sviluppo urbanistico e artistico dei centri maggiori dell’area25

; a tenere sotto controllo la situazione occidentale è demandato il turtanū Shamshi-Ilu, insediato a Kar-Salmanassar, il quale, come una sorta di ‘viceré’, compie spedizioni dall’Assiria all’Urartu26

. E’ proprio quest’ultima potenza, situata nell’odierna Armenia e con capitale Tushpa, ad affacciarsi nei giochi di potere della Siria nord-occidentale; Sarduri II dà corpo ad una coalizione, formata dagli stati neo-hittiti e dal regno aramaico di Arpad (Aleppo), con l’intento di contrastare la superpotenza assira. In quest’ultima era da poco stato intronizzato Tiglatpileser III il quale reagisce repentinamente sconfiggendo il nemico nella battaglia di Kishtan (743 a.C.). Da lì inizierà un quarantennio segnato da continui conflitti che nella visione assira sono interpretati come rivalse verso ex alleati: il primo a cadere sarà Arpad (740 a.C.), poi la coalizione capeggiata da Pattina27 (738 a.C.), seguita da Hazrek28 (738 a.C.) per finire nel profondo sud con la conquista di Damasco (732 a.C.) e delle province esterne d’Israele29

. Le annessioni fatte aprono la via alle

22 Liverani 2007: 742; Mazzoni e Merlo 2006: 441. 23 (citazione pubblicazioni)

24 Liverani 2007: 724; Mazzoni e Merlo 2006: 444; Noegel 2006: 307-308. 25 Mazzoni e Merlo 2006: 445; Rossi 2011: 65.

26

Liverani 2007: 789; Rossi 2011: 64.

27 Con capitale Kunulua (Tell Tayinat).

28 La parte nord del regno di Hama (Rossi 2011: 64). 29 Mazzoni e Merlo 2006: 454-455.

(8)

8

trasformazioni dei vari stati in province assire: i dinasti locali sono sostituiti da governatori scelti dai vincitori, ed esercitano il loro potere da palazzetti locali difesi da una guarnigione. Le politiche perseguite di deportazioni dei popoli vinti e la distruzione di molte capitali comportarono da un lato un ampio processo d’impoverimento e deculturazione, dall’altro la sparizione dell’arte monumentale celebrativa30.

A terminare l’opera incominciata da Tiglatpileser III sarà Sargon II il quale porrà fine all’indipendenza degli stati neo-hittiti (Karkemish, Tabal, Khilakku, Que,

Malatya, Gurgum e Kummukh) e al già decurtato regno di Hama (720 a.C.)31.

Nel secolo successivo (VII a.C.) la capacità di espandersi dello stato assiro entra in un periodo di stallo poiché, ai confini, non ci sono più piccoli regni di facile conquista ma solo grandi realtà politiche (Egitto, Urartu ed Elam) che risulterebbe troppo oneroso o impossibile annettere32. Si potrebbe in un certo qual modo comprendere tra questi anche Babilonia, la quale diventa un’antagonista pericolosa per i sovrani assiri; Sennacherib è costretto a intervenire più volte contro la città, in mano ai Caldei, finché non deciderà di distruggerla completamente33. Il suo successore, il figlio Esarhaddon, si dedicherà nuovamente alla zona occidentale conquistando Sidone, Cipro e riuscendo a penetrare sino nel delta egiziano di cui tuttavia non poteva mantenere il controllo. Lo stesso problema si verificherà con Assurbanipal, che questa volta si spinge sino a Tebe; sempre a lui vanno inoltre attribuite la riconquista di Babilonia e la distruzione di Susa34. Gli ultimi anni di regno di Assurbanipal sono funestati dai primi segnali della crisi imminente. Nabopolassar, di Bit Yakini, viene riconosciuto re dai Babilonesi e nel 616, dopo aver scacciato le guarnigioni assire, è già padrone incontrastato del sud mesopotamico; nel 612, insieme ai Medi, tocca la stessa sorte alle città assire fino

30Akkermans e Schwartz 2003: 378-379, 383; Mazzoni 2000: 130; Mazzoni e Merlo 2006: 455. 31

Liverani 2007: 799-802; Mazzoni 2000: 128.

32 Liverani 2007: 802. 33 Liverani 2007: 804. 34 Liverani 2007: 809-811.

(9)

9

alla capitale (Ninive)35. Sul fronte siro-palestinese riprendono gli scontri, Nabucodonosor II, figlio di Nabopolassar, conquista la Siria sino a Hama e successivamente annette tutti i territori fino al confine egiziano36. Il passaggio al dominio babilonese porterà la zona siro-palestinese ai minimi storici di popolazione insediata e di attività produttiva; in una visione cieca della situazione futura nessun progetto di sviluppo locale viene portato avanti, le risorse rimanenti

vengono semplicemente convogliate verso il centro dell’impero37

. Diametralmente opposto è invece l’atteggiamento tenuto in patria, in cui è ben visibile l’ideazione di programmi edilizi volti a grandiose costruzioni in ambito urbano o esterne ad esso38.

Alla morte di Nabucodonosor si apre un periodo d’instabilità dovuto a continue congiure, sfociate nel sangue, a danno dell’autorità regia; l’intronizzazione di Nabonedo sembra porre fine a queste problematiche, sebbene il sovrano sia un usurpatore estraneo alla famiglia reale. Nabonedo, dopo alcuni anni dedicati al rafforzamento della sua posizione interna, decide di trasferirsi a Tayma39 forse con l’intento di mobilitare la metà occidentale del regno contro i suoi nemici interni (a Babilonia) ed esterni (Persiani); è da tenere comunque in considerazione il fatto che la città si trovasse prossima alla direttrice dei ricchi commerci tra lo Yemen e la Siria40. Contemporaneamente Ciro II, re della casata achemenide di Persia, si era ribellato al potere dei Medi ottenendo l’egemonia in tutta la zona iranica (550 a.C.). Le tensioni tra i due stati (babilonese e persiano), ora confinanti41, si acuirono sempre più portando ad uno scontro campale nei pressi della città di Opis, che si concluse con la disfatta dell’esercito babilonese. Ciro poté così prendere

35 Akkermans e Schwartz 2003: 389; Rossi 2006: 565; Rossi 2011: 84. 36 Liverani 2007: 880-884.

37 Liverani 2007: 885. 38 Rossi 2011: 93. 39

Nel nord della penisola arabica.

40 Liverani 2007: 892.

41 La caduta dell’Elam, per opera degli Assiri, aveva lasciato un vuoto di potere che avrebbe permesso in futuro

(10)

10

possesso di Babilonia (539 a.C.), arresasi senza combattere, e del suo impero che giungeva sino alle coste siro-palestinesi42.

2.2. L’Età Persiana

Le vittorie riportate da Ciro II segnano l’avvento della Persia nello scenario storico vicino-orientale, nel quale ricoprirà un ruolo di primo piano per ben due secoli. Successori di Ciro sono i figli Cambise e Dario che amplieranno sensibilmente i confini dell’impero conquistando Egitto, Cipro, Tracia, isole egee, Libia, Nubia, parte della Valle dell’Indo e gli Sciti43

. È solo con l’ascesa al potere di Dario però che i possedimenti vengono riorganizzati amministrativamente, secondo il ben noto sistema delle ‘satrapie’. Le satrapie erano delle province (Tav. 1: b), con un territorio non sempre ben definito, la cui direzione era affidata a ‘satrapi’, il cui compito era di riscuotere il tributo poi spartito tra l’amministrazione centrale e quella locale44. All’epoca la regione siriana, che comprendeva i territori situati tra l’Eufrate e il Mediterraneo, faceva parte di un unico blocco, corrispondente alla V satrapia, il cui nome era ‘Transeufratene’45

; dai documenti ufficiali pare tuttavia che inizialmente essa fosse associata, per l’elezione del governatore e per l’ammontare del tributo, alla provincia della Mesopotamia (IX satrapia) formata da Babilonia e Assiria46. La scissione tra le due entità sembra sia avvenuta intorno al 482 a.C., a seguito di una rivolta scoppiata in ambito babilonese; da lì in poi la Transeufratene dovette versare autonomamente un tributo annuale di 350 talenti d’argento, una cifra alquanto irrisoria se confrontata con le altre satrapie, che ci fa intravedere una regione svuotata del suo potenziale economico47. Sidone48, Aleppo

42 Akkermans e Schwartz 2003: 389; Rossi 2006: 565; Wiesehöfer 2003: 26-27. 43 Liverani 2007: 920-921.

44 Wiesehöfer 2003: 58-59. 45

Carter 2003: 400.

46 Nel 535 a.C., sotto Ciro il Grande, le satrapie furono infatti assegnate a un unico governatore (Rossi 2001: 330). 47 Eph’al 1988: 153; Rainey 1969: 57; Liverani 2007: 928; Rossi 2006: 565-566.

(11)

11

e Damasco49 erano i fulcri amministrativi della provincia, ruolo che dovevano aver ricoperto anche in età neo-assira e neo-babilonese50. Le informazioni che possediamo sulla Siria interna sono piuttosto risicate rispetto a quanto sappiamo della fascia costiera siro-libanese (Byblos, Sidone, Arwad, ecc…), e archeologicamente c’è anche un problema relativo alla distinzione della cultura materiale pre- e pienamente achemenide51. Il periodo persiano è inizialmente segnato da una pacificazione forzata dei territori acquisiti, che genererà un miglioramento globale dell’economia e l’avvio di un processo di ‘internazionalizzazione’. Rispetto alla fase precedente è possibile registrare una cospicua flessione insediativa e una scomparsa di molti centri urbani, non più sorretti da apparati statali autonomi52. Le strategie insediamentali di questa fase vedono infatti la presenza rarefatta di comunità urbane, prevalentemente costiere e in continua crescita, a detrimento dell’entroterra rurale, sempre più spopolato, occupato da modesti villaggi agricoli; in questi ultimi sono tuttavia presenti delle compatte strutture di controllo e gestione della produzione agricola, nella forma di ‘palazzetti’ dal carattere residenziale e amministrativo (es. Tell Mardikh)53

. Particolarmente ingente risulta invece essere l’abbandono dell’area nord-orientale (Jezira), che da sempre aveva avuto una vocazione alla cerealicoltura estensiva pluviale54, mentre la zona sud-orientale vede un rinnovato ritorno al nomadismo. Come detto precedentemente la fascia costiera appare, rispetto alle altre, quella più insediata e florida (es. Tell Sukas, Ras Shamra, Arwad, Byblos, Tiro, ecc...), ciò è dovuto soprattutto al tenore dei commerci effettuati55. Durante l’età achemenide è inoltre in funzione un sistema di trasporti ben sviluppato e l’accesso alle zone di

49

Viene da alcuni designata come ‘capitale’ della regione; altri indicano invece Tripoli o Tapsaco (Eph’al 1988: 155).

50 Mazzoni 1992: 63; Rainey 1969: 53; Rossi 2001: 333. 51 Akkermans e Schwartz 2003: 389-391; Mazzoni 1992: 55-56. 52 Mazzoni 1992: 71.

53

Carter 2003: 406; Mazzoni 1984: 122; Mazzoni 1992: 67; Rossi 2001: 332-333; Rossi 2006: 571.

54 Mazzoni 1992: 68.

55In realtà la differenziazione tra costa ed entroterra sarà evidente solo con l’inizio della fase ellenistica (Rossi 2001:

(12)

12

mercato non risulta difficoltoso; i prodotti, soprattutto quelli d’importazione, giungono sulla costa e penetrano in maniera fluida anche nelle zone più interne56. A livello amministrativo i Persiani si relazioneranno con tre differenti entità politiche: le città-stato fenicie, le ‘Province’ e gli ‘Arabi’. Le prime mantennero un buon grado di autonomia, nonostante il loro status di vassalli dell’impero, grazie alla loro importanza a livello commerciale e alla disponibilità di flotte necessarie ai piani di conquista dei sovrani achemenidi. Anche le province, Giuda e Samaria57, sembra godessero di una certa indipendenza, una prova tangibile sta nel fatto che i governatori locali fossero scelti dai gruppi etnici della zona. Ultimo elemento è quello ‘arabo’ che designa in realtà una compagine molto ampia di popoli soggetti al nomadismo; tra i più noti sono sicuramente quelli situati tra la Palestina meridionale e il Sinai settentrionale, che detenevano il controllo sui commerci provenienti dall’Arabia, coi cui prodotti pagavano la tassa (1000 talenti d’incenso) alla tesoreria reale58. Per quanto riguarda gli eventi storici la V satrapia non sembra sia stata teatro di scontri di grande rilevanza; la sua funzione sarà prevalentemente quella di ‘testa di ponte’ per le operazioni militari contro la Grecia e l’Egitto59

. Lo scenario muterà notevolmente con l’avvento di Alessandro Magno (in realtà Alessandro III di Macedonia)60. Egli sbarca infatti in Asia intorno al 334 a.C., iniziando quella gloriosa avanzata che lo porterà in pochi anni ad abbattere l’egemonia achemenide e a raggiungere la lontana valle dell’Indo. Dopo aver conquistato varie satrapie dell’Asia minore giunge in Cilicia e s’impossessa di Tarso, dalla quale avrebbe poi avuto libero accesso alla regione siriana. Il re persiano Dario III trasferisce l’esercito a Damasco e tenta poi una manovra di accerchiamento, riconquistando la piana di Tarso con l’intento di spingere Alessandro verso sud; quest’ultimo affronta invece il nemico presso Isso portandolo quasi alla capitolazione (333 a.C.). Successivamente, mentre il generale

56 Lehmann 1998: 32. 57

Non sembra tuttavia che fossero le uniche (Eph’al 1988: 158).

58 Eph’al 1988: 161-162. 59 Eph’al 1988: 142-143. 60 Wiesehöfer 2003: 39.

(13)

13

Parmenione conquista Damasco, l’esercito macedone avanza lungo il litorale fenicio portando alla resa le città di volta in volta incontrate; l’unica ad opporre resistenza sarà Tiro, atteggiamento per cui verrà severamente punita61. Con la conquista di Gaza in Palestina si può dire che il territorio, una volta corrispondente alla V satrapia persiana, sia totalmente passato sotto il controllo macedone e da lì in poi verrà denominato ‘Koile Siria’62; Alessandro riorganizzerà i nuovi possedimenti secondo circoscrizioni fiscali, dalle quali i suoi delegati riscuoteranno i tributi63. Un fenomeno che è bene sottolineare, e che comincia già prima dell’arrivo dei Macedoni, è il progressivo mutamento dei costumi che condusse il vicino oriente ad un’ellenizzazione sempre più diffusa, ravvisabile anche nella cultura materiale64.

2.3. L’Età Ellenistica

L’improvvisa morte di Alessandro, nel 323 a.C., diede inizio alle lotte per la successione tra le personalità facenti parte del suo entourage, altrimenti noti come ‘Diadochi’. Le sorti della regione siriana saranno legate prevalentemente alla dinastia seleucide (323-64 a.C.), fondata appunto da Seleuco I. Questi, all’indomani degli accordi stipulati a Triparadiso (321 a.C.), si era visto inizialmente affidare una vasta zona della Mesopotamia (con capitale a Babilonia)65 ed avrebbe poi esteso i suoi domini sulla Siria (settentrionale) solo in un secondo tempo, sconfiggendo Antigono Monoftalmo nella battaglia di Ipso (301 a.C.)66. Tuttavia la fascia siro-palestinese rimase per lungo tempo mira di appetiti anche da parte dei Tolomei67 e questa costante contesa porterà durante

61

Orrieux e Pantel 2003: 362-363.

62 Il termine in antichità era usato sia per indicare la Siria nella sua totalità che per la zona meridionale, esclusa la

Fenicia (Cohen 2006: 35; Rainey 1969: 71-72).

63 Una circoscrizione raggruppa le contribuzioni di Siria, Fenicia, Cilicia e Cipro (Orrieux e Pantel 2003: 364). 64 Apice è raggiunto nel corso del IV sec. a.C. (Rossi 2001: 345).

65

Inizialmente gli viene sottratta da Antigono Monoftalmo da cui poi la riconquistò nel 312 a.C. (Walbank 1996: 55-56; Will 1984: 49).

66 Cohen 2006: 24; Walbank 1996: 62; Will 1984: 61. 67 Dinastia che deteneva il controllo sulla regione egiziana.

(14)

14

tutto il III e II secolo a continui scontri, che verranno appunto soprannominati ‘guerre siriache’68

. Lo scontro decisivo si avrà a Panion (200 a.C.), con la vittoria riportata da Antioco III su Tolomeo V Epifane, che sancì il definitivo possesso del primo su Siria e Fenicia (Tav. 2: a)69.

Il vasto impero seleucide era organizzato in satrapie, o meglio distretti, che in qualche modo si rifacevano a quelli persiani, ma la suddivisione scendeva poi ad un grado di complessità maggiore, riflesso di un’amministrazione più strutturata70

. L’autorità veniva esercitata tramite le leggi, le guarnigioni locali e le tasse; quest’ultime erano raccolte tra le varie comunità esistenti dai funzionari reali71

. Una strategia che il governo seleucide adottò per rendere stabile il suo dominio sul territorio fu quella di fondare nuove città e capitali dinastiche, oltre a ribattezzare con nomi greco-macedoni molti antichi centri preesistenti72. La regione nord-occidentale siriana fu designata come fulcro di questo progetto urbanistico (Tav. 2: b) ed infatti vide sorgere una tetrapoli formata da: Antiochia sull’Oronte, Seleucia Pieria, Apamea sull’Oronte73

e Laodicea sul mare74. La capitale, dopo essere stata a Seleucia sul Tigri e poi a Seleucia Pieria, venne definitivamente trasferita ad Antiochia sull’Oronte perché giudicata più difendibile dagli attacchi dei Lagidi75. Fondamentali dal punto di vista commerciale furono invece le fondazioni costiere quali Seleucia Pieria e Laodicea sul mare; queste, sebbene collocate in posizioni naturalmente non troppo favorevoli all’attracco, verranno rimodellate attraverso innovative soluzioni ingegneristiche che le renderanno dei centri fiorenti nel contesto degli scali mercantili mediterranei76.

68 Rossi 2001: 357. 69Heinen 1984: 442; Walbank 1996: 106. 70 Musti 1984: 188-189. 71 Musti 1984: 193,

72 I territori in mano ai seleucidi oscilleranno tuttavia nel corso del tempo; ad esempio la Siria meridionale viene

annessa saldamente solo dopo la battaglia di Panion nel 200 a.C. (Rossi 2001: 362).

73 La città è nota per la sua vocazione militare infatti i Seleucidi vi tenevano di stanza la cavalleria e gli elefanti da

guerra (Walbank 1996: 140).

74 Cohen 2006: 24; Rossi 2001: 358-359; Seyrig 1970: 299-300; Walbank 1996: 140. 75 Musti 1984: 179.

(15)

15

Al tempo la piana del Jazr faceva parte della regione chiamata ‘Calcide’, che a sua volta era contenuta in quella porzione del paese ribattezzata ‘Siria seleucide’; la Calcide, benché i suoi confini non siano precisamente noti, si estendeva a ovest sino all’Oronte, a nord era sbarrata dalla Cirrestica, a est dall’Eufrate e a sud dalla Palmirene77. La sua denominazione le derivava dall’insediamento più importante della zona ovvero Calcide ad Belum, l’odierna Qinnasrin, situata a 53 miglia da Antiochia e a 18 da Aleppo/Beroia. La città dovette avere un’esistenza piuttosto prospera, sia perché situata in prossimità di una delle zone più fertili di tutta la Siria (il Jazr) sia perché collocata sulla via carovaniera che conduceva da Antiochia alla media valle dell’Eufrate78; questi commerci ad ampio raggio subirono inoltre un’accelerazione in età ellenistica79

.

La parabola storica della dinastia seleucide si arresta con l’inizio dell’ingerenza romana nello scacchiere politico orientale. La crescente potenza di Roma contrasterà progressivamente l’avversario siriano forzandolo a due scontri decisivi, alle Termopili (191 a.C.) e a Magnesia (189 a.C.), che ne segneranno un cospicuo ridimensionamento territoriale e soprattutto politico (Pace di Apamea del 188 a.C.)80. Da lì in poi il regno seleucide non mostrerà più interesse per gli affari occidentali e si concentrerà prevalentemente sul rinforzare la sua solidità e unità, anche in vista di un possibile intervento romano. I successori di Antioco III, Seleuco IV ma soprattutto Antioco IV, opereranno secondo quest’ottica; Antioco IV cercò alacremente di unificare la popolazione sotto gli stessi usi e costumi, fallendo, e di rafforzare la sua posizione sul piano politico internazionale con la conquista dell’Egitto (168 a.C.), che non portò a termine per il ‘colpo’ diplomatico di Roma81. Con la morte di Antioco IV si spensero le maggiori possibilità di riportare il regno ellenistico ai fasti di un tempo; i suoi successori, pur non essendo degli incapaci, dovranno da un lato affrontare continue lotte dinastiche per

77 Cohen 2006: 30. 78 Mosseaut e Brossé 1925: 341. 79 Rossi 2001: 331. 80 Rostovzev 1953: 52. 81 Rostovzev 1953: 58-61; Walbank 1996: 248.

(16)

16

affermare il loro potere e dall’altro contenere numerose rivolte interne, spesso avallate da Roma, e attacchi di forze esterne (Parti, Armeni, ecc…). L’indipendenza venne definitivamente persa con Pompeo, che fece della Siria una provincia romana (64 a.C.)82.

(17)

17

3. Placchette: a story so far.

3.1. L’Età del Bronzo

La genesi del rilievo in argilla di piccole dimensioni, creato attraverso stampi in argilla cotta, è collocata molto indietro nel tempo in ambito vicino-orientale ed appare inizialmente circoscritta al contesto mesopotamico meridionale. La prima tipologia di bassorilievo fa la sua comparsa durante il periodo akkadico (2350-2150 a.C.)83 e sembra principalmente dedita alla rappresentazione di figure femminili nude con le mani giunte sull’addome (Tav. 3: a)84. Per assistere ad un ampliarsi dell’immaginario creativo saranno ancora necessari alcuni secoli: un segnale di evoluzione si avrà in età neosumerica (2200-2000 a.C.), quando cominciano a comparire le prime immagini di divinità85, ma la piena fioritura si colloca in età paleobabilonese (1800-1600 a.C.)86.

La realizzazione di tali manufatti era piuttosto semplice e può essere sostanzialmente riassunta in questo modo: un impasto di argilla fresca veniva pressato all’interno di una matrice (stampo)87

dalla quale si otteneva la facciata lavorata mentre il retro era solitamente rifinito manualmente o appiattito e rasato con un qualche strumento. Raramente è sopravvissuta la rifinitura finale tramite pittura (spesso rossa), che sembra comunque dovesse essere piuttosto diffusa88. In merito a come fossero creati gli stampi mesopotamici in terracotta vi è una discordanza di opinioni. Alcuni ipotizzano che fossero elaborati autonomamente, senza l’aiuto di ‘positivi’ (ossia prototipi creati manualmente della figura che si voleva ottenere), tecnica assai complessa e che presuppone delle capacità manuali decisamente elevate89; altri invece ritengono più probabile l’altro procedimento

83 Moorey 2002: 203; 2005: 71-72; Pruss 2010: 111.

84 Si ritrovano rappresentazioni di figure femminili nude anche sui sigilli (Pruss 2010: 127). 85 Moorey 2005: 75; Riis 1949: 69.

86 Valentini 2007: 203. 87

Per permettere un distacco più semplice della placchetta dalla matrice quest’ultima veniva prima trattata con un composto isolante (Badre 1980: 22).

88 Moorey 2005: 75.

(18)

18

(tramite prototipi di partenza)90. Generalmente avevano tutti una buona solidità, derivante in gran parte dalla cottura degli stessi, sebbene esistano anche esemplari semplicemente essiccati91.

L’ampliarsi del panorama dei soggetti rappresentati è pienamente riscontrabile nella molteplicità degli esemplari rinvenuti: figure femminili nude, simulacri divini, rappresentazioni di sovrani, prostitute sacre, scene di carattere mitico, di artigianato, di lotta, a sfondo erotico, ecc… . Viste le tematiche affrontate in questi oggetti, spesso a sfondo religioso, s’ipotizza che la produzione dovesse essere di competenza templare e che il pubblico di quest'artigianato fosse il popolo dei fedeli; a confermare quest’ultima ipotesi sono i contesti di ritrovamento che annoverano prettamente l’ambito templare, funerario e domestico92. La funzione di queste produzioni è piuttosto discussa, nessuna purtroppo riporta chiare iscrizioni che ci diano informazioni dirette sulla loro destinazione. In generale sembra ragionevole affermare di trovarsi di fronte ad un prodotto massificato, di scarso valore economico e facilmente trasportabile; considerata la molteplicità dei soggetti rappresentati interpretazioni univoche rischierebbero di livellare la realtà multiforme della religiosità popolare che in queste opere viene espressa93. È possibile ipotizzare, data la frequenza dei rinvenimenti, che essi potessero avere un ruolo nei culti domestici, verso divinità minori e/o gli antenati, ma anche in merito a questa questione non vi sono sicurezze di sorta94. Se le rappresentazioni di personaggi divini frontali95, probabilmente ispirate a statue di culto allora esistenti, ci appaiono infatti di più facile lettura come possibili immagini a cui mostrare devozione, rimangono decisamente più enigmatiche quelle di ierodule96 o le scene

90

Moorey 2005: 71-72.

91 Van Buren 1930: xliii.

92 Van Buren 1930: xlii; Moorey 2005: 72. 93 Matthiae 2000: 59.

94 Moorey 2005: 87. 95

Le divinità sono spesso rappresentate vestite o con caratteristiche peculiari quali ali e/o copricapi cornuti (Moorey 2002: 205).

96Erano parte del personale templare e sono rappresentate di solito frontalmente, prive d’indumenti e con le mani

(19)

19

erotiche, genericamente viste come richieste di fertilità da parte dei credenti97. In contesto babilonese le immagini femminili nude senza attributi, sebbene non tutti concordino, sono solitamente associate alla dea Inanna/Ishtar (Ishtar Kititum?98), una delle divinità più venerate e popolari dell’antica Mesopotamia; le sue sfere di competenza erano la guerra, l’amore, la sessualità e la fertilità ed è quindi probabile che i fedeli richiedessero il suo intervento entro queste tematiche99. Nell’ambito della fertilità potrebbe rientrare anche la questione della gestazione e della salute dei nascituri; l’alta mortalità femminile e infantile, sia nel parto che dopo, dovevano rendere tali eventi decisamente rilevanti tra le preoccupazioni della gente dell’epoca100

.

In ambito babilonese la storia di questo tipo di artigianato sembra terminare intorno alla metà del II millennio, ma il ‘modello’ della figura femminile nuda sopravvive: l’iconografia era ‘migrata’ infatti, seguendo la via dell’Eufrate, verso nord (vedi Mari) e in alta Mesopotamia, per poi diffondersi verso occidente (Siria e Caanan) dove diventerà uno dei soggetti più rappresentati nella coroplastica locale del Bronzo Tardo e dell’Età del Ferro101. Nel Bronzo Medio siriano incontriamo molto raramente rilievi in terracotta di questo genere e quando vengono ritrovati mostrano una forte dipendenza formale dai modelli mesopotamici. Un ritrovamento avvenuto nel tempio del livello VII (BMIIb) ad Alalakh (Turchia sud-orientale), un poggiavaso su cui sono applicate sei figurine in terracotta, ci mostra però come, in prossimità dell’area siriana nord-occidentale, già a quest’epoca sembra siano state acquisite tutte le caratteristiche essenziali della rappresentazione delle future ‘Placchette di Astarte’ (modellazione a stampo, rappresentazione frontale, nudità, figure femminili che si reggono i seni), sebbene associate in questo caso a del vasellame cultuale. Sempre da Alalakh, ma questa volta appartenente al livello VI (BMIIb-BTI), proviene una placchetta/pendente a rilievo

97 Matthiae 2000:105. 98 Valentini 2007: 203. 99 Moorey 2002: 205; 2005: 154; Stuckey 2003: 134. 100 Moorey 2002: 204. 101 Moorey 2005: 87, 154.

(20)

20

in vetro azzurro ritrovata nel tempio della suddetta fase (Tav. 3: b); soggetto, caratteristiche e parte dei metodi di produzione avvalorano nuovamente la tesi di una possibile formazione dei caratteri sostanziali della categoria già dal Bronzo Medio inoltrato102, mentre i contesti di provenienza ne suggeriscono implicazioni con la sfera della religiosità.

Durante il Bronzo Medio prevaleva tuttavia la produzione di figurine in argilla modellate a mano103, rifinite con incisioni a stecca, pasticche e/o fascette applicate; il soggetto dominante era quello della figura femminile frontale nuda, dal viso aviforme sormontato da un’acconciatura complessa, braccia a moncherino aperte (o forse una stilizzazione di quelle piegate a reggere i seni) e fianchi espansi con triangolo pubico macroscopico (Tav. 4: a)104. Questi manufatti sono interpretati solitamente come immagini legate alla dea Ishtar, il cui culto era profondamente diffuso soprattutto nella Siria interna del secondo millennio a.C. (vedi ad es. Ebla105); è possibile infatti che riproducessero rappresentazioni ufficiali presenti nei suoi santuari106 o prostitute sacre alla dea. Per la funzione s’ipotizza di nuovo la possibile connessione con la fertilità oppure come semplice emblema della visita al tempio107.

Risulta difficile dire se queste ‘destinazioni’ possano dirsi delle ragioni valide per il perpetrarsi, nel Bronzo Tardo108, di un artigianato incentrato sulla rappresentazione della figura femminile nuda in atteggiamenti vari, ovvero le placchette in argilla109 a stampo. I creatori di questi manufatti dovevano essere dei semplici vasai che, visto il facile reperimento della materia prima e le non approfondite conoscenze necessarie per la creazione degli stampi, affiancavano

102 Pruss 2010: 128.

103 Pare sempre realizzate da botteghe templari o quantomeno da artigiani strettamente connessi con il tempio

(Matthiae 2000: 209).

104 Pruss 2010: 128.

105 Marchetti 2001: 322-334; Marchetti e Nigro 1997a: 278-284; 1997b: 22-26; Moorey 2001: 34-35.

106 Si può ad esempio confrontare la raffigurazione della dea sul bacino basaltico del tempio P2 (Ramazzotti 2014:

46 Pl. 2 fig.B).

107

Novakova 1971a: 88; Marchetti e Nigro 1997b: 22; Matthiae 2000: 209-210.

108 La tecnologia delle figurine a stampo é in realtà attestata in ambito siriano già nel Bronzo Medio, ma si può dire

conosca una vera diffusione solo più tardi, cioè nel Bronzo Tardo (Pruss 2010: 111).

(21)

21

questa produzione a quella standard di vasellame110. L’innovazione maggiore rispetto alla tradizione precedente è l’utilizzo di matrici in argilla che, in confronto alla modellazione manuale, permettono una resa plastica più accurata; ciò non toglie che fossero possibili anche dei ritocchi finali a mano o a stecca111. Non sembra che gli stampi fossero creati direttamente modellando l’argilla fresca ma che piuttosto si procedesse creando un prototipo della placchetta voluta (un ‘positivo’) e che poi da esso, premendolo su un panetto d’argilla morbida, si ottenessero uno o più stampi; è probabile che questo procedimento tecnico sia rimasto in uso almeno sino alla metà del I millennio a.C.112. Ancora molto discussa è la questione in merito a quale fosse il materiale utilizzato per la creazione dei prototipi per i quali sono stati proposti: pietra, metallo, legno, osso, avorio, argilla e cera. La pietra può ragionevolmente essere esclusa poiché nessun esemplare è stato rinvenuto, nemmeno sotto forma di frammenti; il metallo, sebbene sarebbe stato possibile, risulterebbe scomodo poiché necessiterebbe a sua volta di una matrice, inoltre se fosse stato impiegato avrebbe permesso una plasticità maggiore non documentata dai prodotti a noi noti. A escludere legno, osso e avorio, oltre all’assenza di attestazioni, sono invece alcuni dettagli delle placchette (es. occhi, dita, pudenda, ecc…) i quali possono essere ottenuti in un dato modo solo lavorando un materiale deformabile quale l’argilla o la cera. Per il primo tuttavia non sono noti riscontri nella documentazione archeologica, per cui sembra plausibile giustificare quest’assenza generalizzata con il fatto che fosse impiegato un qualcosa di altamente deperibile come la cera; la tecnica si era d’altronde già sviluppata per la lavorazione dei metalli113.

Generalmente i prodotti ottenuti mediante gli stampi vengono denominati ‘Placchette di Astarte’114

, secondo una classificazione di comodo elaborata in

110 Moorey 2002: 206; 2005: 196. 111 Matthiae 1997:132. 112 Pruss 2010: 111. 113 Pruss 2010: 112-113.

114 Astarte è una divinità semitica occidentale di cui abbiamo notizia perlomeno dai testi di Ugarit del Bronzo Tardo;

nel pantheon ugaritico non svolgeva tuttavia un ruolo primario e anzi la sua figura era spesso surclassata da altre dee come Anat e Asherah. Le sue competenze nell’ambito della guerra e della fertilità l’hanno spesso affiancata,

(22)

22

origine per Canaan (dove sono presenti anche delle tipologie differenti rispetto alla zona siriana), che non ha però lo scopo di effettuare un’identificazione precisa del soggetto115. La conformazione del manufatto fa supporre che la posizione di utilizzo potesse essere: stesa sul dorso, su supporto oppure tenuta direttamente in mano, nessuna sembra avesse la facoltà di rimanere eretta autonomamente. Considerati i luoghi di rinvenimento, quasi sempre abitazioni, è anche possibile che esistessero delle istallazioni deputate a custodirle. In ambito siriano, soprattutto nell’interno, la figura femminile é solitamente rappresentata frontalmente, senza indumenti e con le braccia che possono assumere una delle seguenti posizioni: piegate con le mani che sostengono i seni, stese lungo i fianchi o una nell’atto di sorreggere un seno e l’altra abbandonata lungo il corpo116

. La resa della fisicità non

è mai particolarmente accurata (stereotipizzazioni) né naturalistica

(macroscopismi), mentre alcune volte si ravvisa un’attenzione maggiore nella realizzazione della testa (tratti somatici, acconciature, accessori) o nella caratterizzazione dell’addome; in generale rimane comunque una figurazione di bassa qualità. In una recente tipologia elaborata da Pruss sono stati enucleati due tipi principali (TI e TII), afferenti in prevalenza al Bronzo Tardo117:

-1) Tipo I118: Caratteristica di questo tipo è la forma della testa e soprattutto dell’acconciatura. Il viso è relativamente ampio e tondo ed occupato principalmente dai grandi occhi; sopracciglia e palpebre sono talvolta riprodotte con aggiunte plastiche o più frequentemente incisioni. Il naso è solitamente ampio e la bocca piccola e stretta. I capelli sono raccolti da una fascia/diadema collocata poco sopra la fronte da cui a volte pende un elemento tondeggiante o a forma di goccia. Ai lati del volto sono presenti

se non sovrapposta, a quella della più antica Ishtar mesopotamica. La devozione ad Astarte conoscerà grande diffusione e fortuna durante tutto il I mill. a.C. (Novakova 1971a: 89; Bonnet 1996: 134-147; Stuckey 2003: 131; Holm 2005: 561-563).

115

Riis 1949: 84; Moorey 2005: 185.

116 Sostanzialmente i tipi PI, PII, PIII enucleati dalla Badre (Badre 1980: 64-66). 117 Pruss 2010: 117-132.

(23)

23

due corti ‘chignon’ la cui sistemazione interna forma divisioni geometriche. Molte figure indossano una collana con al centro un elemento circolare con decorazione a stella/rosetta (esclusivo per questo tipo). Le spalle sono arrotondate mentre le braccia si piegano fortemente ad angolo, presenti bracciali ai polsi, le mani sostengono il seno tra il pollice e il medio. L’ombelico viene segnato solitamente con un punto, un’incisione lineare o con una piccola pasticca applicata, talvolta si notano anche tentativi di rappresentare le costole e la muscolatura dell’addome. Il tronco è frequentemente affusolato, i fianchi espansi e la zona pubica (macroscopica) caratterizzata a puntini impressi; le gambe di solito sono pressate l’una contro l’altra. Enfatizzazione della zona delle ginocchia, frequente presenza di cavigliere. I piedi sono rivolti verso il basso, tanto da sembrare una continuazione delle gambe; incisioni per indicare le separazioni tra le dita dei piedi. La datazione proposta per questo tipo è un generico Bronzo Tardo, difficilmente può aver interessato il Ferro I iniziale119

-2) Tipo II120: Caratteristiche di questo tipo sono i corpi affusolati e i volti appiattiti. Si conoscono due sottotipi:

A) Identificative sono la forma della testa e l’acconciatura. La sommità della testa è piatta, l’acconciatura non è ben descritta ma si capisce che i capelli devono essere raccolti con una fascia o un diadema; ai lati del viso forse due ciocche. Il viso è di forma triangolare, sopracciglia e palpebre costruite plasticamente, bocca stretta e labbra dritte. Non sono presenti collane. Spalle arrotondate e braccia esili, le mani sostengono il seno, busto stretto. Muscolatura dell’addome, ombelico e

119 Pruss 2010: 126-127. 120 Pruss 2010: 130.

(24)

24

pudenda segnalate da depressioni lineari. Fianchi sporgono verso l’esterno, gambe corte. Cronologicamente questi manufatti sono datati tra il Bronzo Tardo e il Ferro I

B) Placchette con viso tondeggiante, capelli non strutturati e lunghi sino alle spalle. Bulbi oculari rappresentati plasticamente. Spalle possono essere variabilmente spigolose o tondeggianti, mani sempre portate a reggere i seni. La datazione di questo sottotipo è incerta e varia tra Bronzo Tardo e Ferro I

In generale entrambi i tipi si può dire risultino piuttosto anonimi, senza dei chiari connotati che ne facilitino un’inequivocabile identificazione (figura umana o divina?) o li mettano in relazione con una determinata divinità, alla cui statua di culto avrebbero potuto ispirarsi; ciò, nonostante l’ampia attestazione ad esempio del tipo TI dall’Oronte alla zona eufratica121

, sarebbe in realtà alquanto improbabile poiché dalle fonti scritte non è noto alcun centro del Bronzo Tardo, un periodo caratterizzato da forti divisioni politiche e culturali, che possa essere visto come sede di un culto ‘unificato’e così generalmente condiviso122.

Gli unici elementi distintivi delle placchette siriane del periodo (ma solo del tipo TI) sono: il ‘diadema’123 e i pendenti delle collane. I primi sono collocati poco sopra la fronte delle figure e al centro presentano solitamente una decorazione a forma di ‘goccia’; in sé non risulterebbero particolarmente significativi ma il confronto con una produzione parallela dell’area dello Jebel Hamrin (Iraq centro-orientale) potrebbe mettere in luce un aspetto non facilmente ravvisabile in altra maniera. Le placchette ritrovate in loco infatti, che gli stessi archeologi legano strettamente alla tradizione coeva della Siria settentrionale, presentano al posto dell’elemento a goccia uno a disco, che viene interpretato come un simbolo

121 Pruss 2010: 379 fig.13; Noti esemplari ad Emar (Badre 1982: 102 fig.2). 122 Pruss 2010: 161.

(25)

25

astrale124; in connessione con la collana con pendente a stella/rosetta, altro accessorio presente in queste placchette, è stata avanzata l’idea di trovarsi di fronte ad oggetti legati a una divinità quale Ishtar125, o quantomeno una affine. Se tale interpretazione non impone che anche i pendenti in ambito siriano debbano ricevere una lettura simile si può quantomeno avere un ragionevole sospetto, vista soprattutto la coincidenza che invece si ha nelle collane.

Quest’ultime infatti presentano dei pendenti i quali, se la maggior parte delle volte non sembrerebbero avere nessun ulteriore abbellimento, in alcuni esemplari di più accurata fattura riportano una decorazione a forma di stella/rosetta126. Gli artigiani potrebbero aver preso spunto da un tipo di gioielli, dei pendenti in metallo127 (o vetro) a disco, particolarmente diffusi durante il Bronzo Medio e Tardo (Tav. 4: b) e su cui appunto era stilizzata l’immagine di un astro. A sua volta essa poteva essere derivata dai kudurru e ciò implica che sarebbe da leggersi come un simbolo divino, verosimilmente avvicinabile alla Ishtar mesopotamica; va detto comunque che nel Bronzo Tardo molte altre divinità femminili potevano esserle accostate o rifarsi a essa (es. Astarte, ‘Anat, Asherah)128. La presenza di un crescente lunare sulle collane di alcune placchette coeve di derivazione palestinese129 crea di nuovo un parallelismo ‘astronomico’ d’indubbio interesse tra una produzione e un’altra; sebbene infatti le figure divine chiamate in causa siano diverse130 le competenze e lo scopo (sessualità/fertilità) potrebbero coincidere o quantomeno avvicinarsi. In larga parte i contesti di ritrovamento sono nuovamente quelli domestici o di scarico urbano131. La presenza di questi manufatti nelle abitazioni suggerisce che dovessero avere una qualche funzione particolare da ‘svolgere’ nel contesto

124 Boehmer e Dämmer 1985: 54, Pl. 240 fig.529-530; Cellerino 2009 Pl. 3 fig.16a-b. 125

Cellerino 2009: 23.

126 Non è da escludere che in realtà fosse più diffusa di quel che appare e che quindi la mancanza sia dovuta a una

semplice consunzione dei manufatti e/o degli stampi (Pruss 2010: 129).

127 Schaeffer 1938: 320 fig.48 n°1-7; Frevel 2008: fig.13. 128 Stuckey 2003: 140.

129

Ornan 2007: 215-216, 217 fig.1-3.

130 In questo caso si ravvisa un legame con il dio lunare Sin il quale, nell’antica Mesopotamia, aveva un ruolo

nell’ambito della fertilità ed eminentemente nel momento del parto (Ornan 2007: 229-230).

(26)

26

casalingo e/o per le persone che vi risiedevano; unita al fatto che potrebbero essere connessi con una divinità se ne ricava che quel luogo, o un particolare soggetto, avrebbero potuto ricevere la benevolenza e protezione di quest’ultima. Raramente sono state rinvenute all’interno di edifici templari, per esempio ad Alalakh132

, dove l’associazione le ha fatte interpretare più come ex-voto. Solo saltuariamente vengono attestate in sepolture dove però non é d’immediata comprensione la relazione col defunto; sembra comunque più corretto cercarla quando questi era in vita che non dopo il trapasso. Non del tutto chiari sono anche i fruitori di queste figurine infatti, se é più istintivo collegarle alla sfera femminile (fertilità133, benessere domestico, ecc…), é anche vero che gli uomini avrebbero potuto utilizzarle per ragioni simili134; l’interpretazione come ‘giocattoli’ è stata avanzata solo quando ritrovate in connessione con sepolture infantili. Discussa é anche la volontarietà o meno delle rotture cui sono spesso soggette che, se dimostrate intenzionali, potrebbero far pensare a un tentativo di annullare il ‘potere magico’dell'oggetto in questione135; gli stessi esemplari esaminati in questo elaborato sono stati in buona parte rinvenuti in uno stato frammentario, considerazioni sulla questione verranno espresse in seguito.

Nella Palestina del Bronzo Tardo, per quanto riguarda la coroplastica, siamo a conoscenza della coesistenza di due realtà136 rappresentate da un lato dalle ‘Placchette di Astarte’ e dall’altro da quelle dette ‘di Qudshu’137

, delle quali rari esemplari sono noti anche dalla zona siriana138. La denominazione di quest’ultime vuole essere di nuovo indicativa, più che altro poiché sussiste ancora il dubbio se effettivamente il termine indichi un’entità divina o sia piuttosto un epiteto (“la cortigiana”139

o “la santa”)140 riferibile ad altre dee esistenti141. Queste placchette

132

Cellerino 2009: 23.

133 Alcune sembrano raffigurare donne gravide per cui potrebbero avere una relazione con il concepimento, la

gestazione e il parto. 134 Moorey 2005:195. 135 Moorey 2005: 194. 136 Moorey 2003: 38-40. 137 Sparks 1994: 16-18.

138 Sulla costa sino a Ugarit ed esemplari nell’interno ad Alalakh e Zincirli (Pruss 2010: 129). 139 Riis 1949: 80.

(27)

27

possono essere in argilla o metalli preziosi; solitamente le figure femminili nude vengono rappresentate frontalmente, hanno il viso incorniciato dai capelli sciolti (spesso con ricciolo hathorico e a volte con copricapo), sorreggono due steli fioriti (forse di loto) posti ai lati del corpo (oppure in guisa di cornice) mentre i piedi sono rivolti lateralmente142. Ritroviamo questa raffigurazione, anche se molto stilizzata, nella produzione locale di pendenti a lamina aurea lavorati a martellatura o incisione; i manufatti di più alto livello artistico provengono però della regione siriana, in cui alcuni particolari sembrano riconnettersi in realtà più marcatamente a Ishtar/Astarte143. Al di là di questa produzione la maggior parte dei rilievi in terracotta ritrovati in Palestina e nel Levante costiero non riporta tuttavia degli attributi caratteristici, tali da far intendere inequivocabilmente quale sia l’identità o l’ambito di riferimento di queste raffigurazioni. Esse infatti mostrano spesso delle semplici figure femminili nude in una serie circoscritta di varianti: con le braccia lungo i fianchi, con le mani a sorreggere il seno (anche uno solamente) o il ventre, oppure ancora nell’atto di coprire il pube. Queste figure vengono generalmente denominate ‘Placchette di Astarte’ e si pensa siano da associare all’ambito della religiosità cananaica, sebbene ancora non sia chiaro a quale divinità accostarle, né se rappresentino esseri divini o meno144; è possibile in un certo qual modo che si siano sviluppate parallelamente al ‘gruppo siriano’ col quale però non hanno delle reciproche dipendenze facilmente ravvisabili145. Recentemente, sempre in ambito palestinese, è emersa una nuova tipologia di placchette (‘Revadim Type Plaque’) individuabile come un sottogruppo di quelle di Astarte, la quale mostra caratteri più strettamente riconducibili alla sfera della fertilità (accessori, gestualità, tree

and ibex motif146). Determinate caratteristiche di questa produzione saranno utili in seguito per chiarire alcuni aspetti dei rilievi del sottotipo TVb.

140 Matthiae 1997: 152. 141 Cornelius 2010: 1-4. 142 Pruss 2010: 129. 143 Matthiae 1997: 145, 153; Moorey 2005:185-186. 144 Sparks 1994: 18-19. 145 Pruss 2010: 129. 146 Ornan 2007: 230-231.

(28)

28

3.2. L’Età del Ferro

Il quadro delle produzioni afferenti al periodo non ha ancora raggiunto un livello di conoscenza sufficientemente completo e vi è inoltre uno sbilanciamento sui dati noti che ci derivano prevalentemente dai siti costieri147. Con l’inizio dell’Età del Ferro (1200 a.C.) assistiamo, prettamente nel Levante settentrionale, a un ulteriore cambiamento nelle tecniche di produzione della plastica fittile. Questa volta però non vediamo affermarsi un nuovo tipo di tecnologia bensì notiamo piuttosto un ritorno alla tradizione precedente, del Bronzo Antico e Medio siriano, che vedeva la coroplastica plasmata solo manualmente; le figurine appaiono in generale alquanto rudi nell’esecuzione sebbene ricevano poi una cottura abbastanza accurata. Quelle antropomorfe, sia maschili che femminili, hanno di solito una forma a pilastro che può presentarsi pieno o cavo (Tav. 5: a); la caratterizzazione veniva poi realizzata tramite particolari ottenuti a ‘pizzicature’ oppure con l’aggiunta di sferette e/o strisce di argilla (la cosiddetta ‘snow-man technique’)148

. Sia i modelli che le tecniche di produzione avranno una vita piuttosto lunga149. Sebbene in sordina continua anche la produzione di placchette a stampo, quasi unicamente femminili, nelle varianti già note della figura frontale con braccia stese lungo il corpo o piegate a sorreggere le mammelle; alcune riportano decorazioni con una pittura rossa o nera. In generale questa tipologia ritornerà fortemente in voga con l’inizio del Ferro II (IX sec. a.C.)150 e nelle epoche seguenti, per le quali fortunatamente si conoscono più dati. Seguendo la classificazione elaborata da Pruss151 si riscontrano i seguenti tipi:

-1) Tipo III152: Figurina femminile nuda con mani ai seni e dalla fisicità enfatizzata. Volto appiattito, grandi occhi a mandorla e capelli

147 Braidwood 1940: 197; Thalmann 1978: 99-101. 148 Moorey 2005: 220-221.

149 Sono stati rinvenuti alcuni esemplari di questo tipo di coroplastica, nelle aree E e G di Tell Afis, che vengono

datati al Ferro I-II (D’Amore 1998: 419).

150 Matthiae 1997: 225. 151 Pruss 2010: 111-199. 152 Pruss 2010: 132.

(29)

29

che ricadono lateralmente sulle spalle. Il tipo si suddivide a sua volta in tre sottotipi:

A) Le braccia piegate puntano verso la parte superiore del corpo, le mani sorreggono i seni rivolgendo i pollici verso l’esterno. I fianchi sono sporgenti ma mai in maniera esagerata, i piedi sono rappresentati molto schematicamente, pube non sproporzionato. Il viso è solitamente rotondo o ovale, occhi a mandorla, sopracciglia marcate, naso ampio, bocca stretta e dritta, a volte è presente una collana153. L’acconciatura è di solito aderente alla testa, spesso fermata da una fascia, e due ciocche o riccioli voluminosi incorniciano il volto. Differenze nella sistemazione dei capelli configurano quattro varianti:

a1) Viso rotondeggiante, testa a calotta, ciocche laterali a goccia (riempite a fini linee oblique) portate dietro alle orecchie e lunghe sino alle spalle. La datazione di questa variante oscilla tra gli inizi dell’VIII sec. a.C. e il tardo VII sec. a.C.154

a2) Viso stretto e ovale, capelli sulla fronte possono essere non decorati oppure acconciati in ciocche verticali. I restanti ricadono ai lati della testa, giungono all’altezza delle spalle e terminano in una serie di piccoli pallini. Cronologicamente viene datata all’VIII- VI sec. a.C.155

153

È stata anche avanzata l’ipotesi che si tratti del colletto di una veste, ma la cosa sembra alquanto improbabile (Pruss 2010: 133).

154 Pruss 2010: 133. 155 Pruss 2010: 134-135.

(30)

30

a3) Viso ovaleggiante, capelli laterali divisi in singole ciocche a perline (“pearl-locks”) non lunghe. Si suppone che questa variante sia da collocare tra l’VIII e il VI sec. a.C.156

a4) Viso ovale o tondeggiante, capelli ricadono ai lati del viso in forma di ‘goccia’ sporgente verso l’esterno. La datazione proposta per questa variante comprende un periodo molto lungo che va dal IX al VI sec. a.C.157

B) Figura è rappresentata nuda, sebbene sulle spalle sembra abbia una mantellina. I capelli sono tenuti assieme da una fascia collocata sulla fronte e ricadono lateralmente in ciocche ritorte, il volto ha una forma semi-triangolare ed è dominato dai grandi occhi e dalle sopracciglia, la bocca ha gli angoli leggermente piegati all’insù, al collo è presente una catenella di perle. Le braccia sono rappresentate schematicamente attraverso due listelli ricurvi, che terminano nelle mani intente a sorreggere i seni. In prossimità dello sterno parte una lieve scanalatura che raggiunge l’addome ricurvo che potrebbe così far pensare a una donna in stato interessante. Per questo sottotipo è proposta una datazione tra il tardo VIII-VII sec. a.C.158

C) Figura è rappresentata nuda. Il volto ha forma trapezoidale ed è occupato principalmente dai grandi occhi. Sulla testa si trova un berretto conico smussato da cui spuntano i capelli che scendono laterali al viso fino alle spalle, su cui poi si posano ampiamente.

156 Pruss 2010: 135. 157 Pruss 2010: 135-140. 158 Pruss 2010: 143-144.

(31)

31

Le braccia piegate puntano leggermente i gomiti verso l’esterno, mentre le mani reggono i seni dal basso. Spesso presenti dei

tentativi d’incrementare la verosimiglianza della

rappresentazione attraverso la sottolineatura della muscolatura delle braccia e delle pieghe dell’addome che probabilmente alludono a una donna gravida. Al collo è di solito visibile una collana di perline. Cronologicamente esemplari come questi vengono collocati tra il tardo VII- V sec. a.C.159

-2) Tipo IV: Figura femminile nuda frontale con mani che sostengono i seni; le differenze rispetto ai tipi precedentemente citati si concentrano soprattutto nella rappresentazione della testa e dell’acconciatura. Il viso è di solito piuttosto lungo ed ha una forma simil triangolare, gli occhi e il naso sono abbastanza naturali, la bocca è lievemente piegata e sembra accennare un sorriso. Sulla testa i capelli sono divisi in fini ciocche radiali e sono tenuti insieme dalla già nota fascia orizzontale. Ai lati del viso si trovano due spessi boccoli (o

torchon) che raggiungono le spalle, alcune figurine indossano una

collana. Il corpo è meno tondeggiante e plastico rispetto agli esemplari già citati: le spalle sono infatti piuttosto strette, le braccia esili e i gomiti fortemente piegati. Ai polsi sono presenti solitamente dei grandi braccialetti. I seni non sono anatomicamente verosimili poiché sono rappresentati molto vicino alle spalle, stessa cosa succede per vita e fianchi che sono inglobati in un corpo piuttosto sfilato. L’ombelico è segnalato da un piccolo foro mentre la zona pubica, di proporzioni naturalistiche, è caratterizzata con puntini o brevi lineette a rilievo. La produzione di questo tipo di placchette non ha ancora una collocazione temporale precisissima,

(32)

32

attualmente si pensa siano prodotte tra la seconda metà del VII- VI sec. a.C.160

Com’è possibile dedurre dalle datazioni proposte, tra la fine del Bronzo Tardo e l’inizio del IX sec. a.C., si configura una sorta di ‘età oscura’ che, se da un lato può essere giustificata con la flessione considerevole nella produzione delle placchette a favore della coroplastica modellata a mano, dall’altro evidenzia purtroppo un’ampia lacuna nella documentazione disponibile per il periodo. Ciò nonostante non vi è nessun dubbio nel collocare la produzione dell’Età del Ferro in linea di continuità con quella del Bronzo Tardo: gestualità, proporzioni e rappresentazioni dei visi mostrano infatti forti legami con quest’ultima161

. Tra il IX e il VI sec. a.C. i rilievi di Astarte saranno una componente fondamentale della cultura materiale della Siria nord-occidentale interna ovvero di una ‘regione’ che comprende a ovest la valle dell’Oronte, a nord giunge fino all’Afrin, a est all’Eufrate e a sud la zona di Homs; la fascia costiera, sebbene abbia delle forti relazioni con essa, si configura prettamente come una provincia culturale indipendente, probabilmente perché più soggetta ad influenze esterne162.

Anche in questo lungo periodo le placchette sono rappresentazioni alquanto anonime, che non mostrano attributi particolarmente utili alla comprensione del loro significato; una possibile soluzione è quindi di nuovo cercare dei paralleli con delle immagini presenti su altri supporti. Possiamo ad esempio effettuare dei confronti con le raffigurazioni presenti sulle placche frontali in bronzo per cavalcature di cui due esemplari ben conservati (Tav. 5: b; Tav. 6: a), ritrovati a Tell Tayinat (nello ‘Amuq) e a Samo (ma di produzione siriana163), vengono appunto datati rispettivamente al X164 e IX sec. a.C.165. Su entrambe ritroviamo delle figure frontali femminili nude, stanti, intente a sorreggere il seno, le quali

160 Pruss 2010: 145-151. 161 Pruss 2010: 154. 162

Pruss 2010: 155.

163 Sulla placca è presente un’iscrizione in aramaico che cita Hazael, re di Aram (Ornan 2005: 226). 164 Gilibert 2011: 82 fig.10.

Riferimenti

Documenti correlati

In some countries, such as Poland, early school leaving is not the commonly used terminology and does not seem to be a policy issue, while in the case of the UK policy attention

Il formatore dovrà aiutare i partecipanti nel corso dell’attività per cercare di individuare alcuni elementi chiave del loro percorso di vita. Invitiamo i formatori a

Participants get to know different aspects of telling a story with various assets (written story, photo, video)5.

Dopo l’istruzione a livello primario gli alunni all’età di 10 anni hanno la possibilità di scegliere tra due tipi di scuole della durata di quattro anni ciascuna: la scuola

Il laboratorio Tell me why: Argomentare in matematica si sviluppa in incontri bimestrali nel periodo dicembre 2019 – maggio 2020, rivolti agli insegnanti della scuola

L’idea della mostra, che fa parte del progetto “Mantova capitale italiana della cultura 2016”, nasce da un’iniziativa del Polo Museale della Lombardia a cui si affiancano

TO SAY YES / NO (dire di sì / di no) TO TELL THE TIME (dire l’ora) TO SAY HALLO (dire Ciao /..Salutare) TO TELL THE WAY (indicar la strada) TO SAY GOODBYE (dire Addio, Arrivederci)

Il saggio ha un’articolazione tripartita: nella prima parte verranno esposte le tesi di Terrence Deacon, antropologo e neuroscienziato presso l’Università della