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Nonostante l’affacciarsi del Vicino Oriente nell’orbita politica persiana non sembra registrarsi nella documentazione materiale un conseguente forte influsso della nuova componente iranica. L’andamento globale, probabilmente generato da un’apertura verso i mercati occidentali, sembra piuttosto tradire una forte ellenizzazione dei costumi, che raggiungerà il suo apice nel corso del IV sec. a.C., ossia ancora prima dell’arrivo dei conquistatori macedoni174

. Se quest’assunto sotto certi aspetti può essere condivisibile sulla questione delle placchette ci accorgeremmo ben presto quanto appaia troppo limitante e a rischio di compromettere una corretta valutazione delle produzioni dell’epoca; sembra quindi

172 Moorey 2002: 206. 173 Pruss 2010: 156. 174 Rossi 2001: 345.

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più corretto parlare del periodo come un momento caratterizzato da un profondo eclettismo, in cui si miscelarono componenti iraniche, egiziane ed elleniche175. Durante il periodo della dominazione achemenide nel Vicino Oriente assistiamo a un rinnovato fiorire della coroplastica: scomparse ormai definitivamente le realizzazioni fatte a mano e decorate a snow-man technique176, i manufatti per eccellenza sono ora le ‘Placchette femminili a stampo’ e i cosiddetti ‘Cavalieri Persiani’. La loro capillare diffusione è ben attestata in Siria (nei centri costieri e nella quasi totalità di quelli interni), Libano, Palestina e Mesopotamia (zona del Khabur)177.

Per quanto riguarda le tecniche di produzione delle placchette è plausibile ipotizzare un’evoluzione rispetto alle metodiche precedenti, che deve essere avvenuta quantomeno dal V sec. a.C. in poi (ovvero contemporaneamente all’emergere dei tipi TV e TVI individuati da Pruss178

). Le matrici, data l’altezza del rilievo e la finezza dei particolari rappresentati, dovevano ora essere create utilizzando pietra o metallo, materiali che venivano lavorati da artigiani specializzati (probabilmente gli stessi che si occupavano d’intagliare i sigilli), e la cui solidità permetteva un utilizzo degli stampi per tempi molto più lunghi rispetto a quelli in argilla179; sempre questi cominciarono ad assumere una forma più stretta e lunga, con le due estremità incurvate a formare una sorta di “C”, di modo che i rilievi ottenuti risultavano con le estremità sporgenti in avanti180 (ravvisabile principalmente nel tipo TVI). Sulla parte frontale di questi non era più visibile alcuno ‘scalino’ laterale181 mentre in quella posteriore le flessioni anteriori producevano spesso due angolazioni; queste potevano tuttavia diminuire a seconda di quanto il retro del rilievo venisse smussato mentre si trovava ancora nello

175 Pruss 2010: 172-177. 176 Moorey 2005: 228. 177 Rossi 2001: 352; Moorey 2005: 222. 178 Pruss 2010: 112. 179

Ciò costituiva anche un argine alla proliferazione di svariati modelli (Moorey 2005: 223).

180 Questa particolarità giocò un ruolo importante poiché permise una rappresentazione più puntuale di copricapi e

calzature.

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stampo. Le tracce di questo processo, solitamente delle incisioni parallele dall’inclinazione variabile, sono ancora ben riconoscibili sui lati e sul retro dei manufatti stessi182. È tuttavia da sottolineare che fino ad oggi non sono stati rinvenuti esemplari degli stampi succitati183 e che quindi le teorie proposte si muovono ancora sul piano di supposizioni, avanzate dai vari studiosi, in prevalenza basate sulla disanima dei prodotti finali. Certo risulta piuttosto singolare che, nonostante l’utilizzo di materiali poco deperibili, non siano avvenuti rinvenimenti di tale genere, anche solo allo stato di frammenti, mentre al contrario abbiamo testimonianze di esemplari ben più antichi sebbene in altro materiale184. Per quanto riguarda i tipi pertinenti a questo periodo bisogna innanzitutto dire che alcuni di quelli precedentemente descritti possono benissimo aver continuato la loro vita anche nelle prime fasi di epoca persiana, com’è d’altronde evidente da alcune delle datazioni proposte; allo stato attuale della ricerca non è infatti ancora possibile determinare delle cesure nette tra la comparsa di un tipo a discapito di un altro. Stesso discorso vale per alcuni tipi presentati qui di seguito, i quali sembrano coinvolgere almeno l’inizio dell’Età Ellenistica. La particolarità delle placchette create dall’Età Achemenide in poi starà principalmente nel fatto che le figure femminili sono ora rappresentate abbigliate o quantomeno semi-abbigliate.

Di certo una delle prime questioni che viene a configurarsi è se queste nuove creazioni siano legate alle precedenti e, se sì, ne costituiscano quindi uno sviluppo. A favore di questa tesi sta innanzitutto la continuità cronologica tra i tipi pre- achemenidi (tipi TIII-TIV) e achemenidi (tipi TV-TVI) che, come dimostrato dai risultati degli scavi effettuati, non sembrano separati da vaste cesure temporali; secondariamente il confronto delle rispettive aree di diffusione mostra come entrambi continuino a interessare le medesime zone del panorama siriano. Altrettanto invariati risultano essere i luoghi di rinvenimento che annoverano nuovamente semplici contesti abitativi e, più raramente, funerari. Bisogna poi

182 Pruss 2010: 112.

183 Pruss 2010: 112; Nishiyama e Yoshizawa 1997: 76.

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considerare che le nuove caratteristiche emergenti nelle placchette di Età Persiana vanno in realtà a sovrapporsi a elementi precedentemente elaborati e in parte conservati quali, ad esempio, la frontalità, l’acconciatura a torchon, la forma stretta del viso e soprattutto il gesto di reggere i seni185. Quanto detto, se non dimostra inequivocabilmente la dipendenza di un tipo dall’altro, quantomeno sottolinea che alla base debbano esserci stati dei forti punti di contatto, segno di una capacità della cultura siriana di rielaborare contenuti tradizionali in nuove forme più consone alle mode e ai gusti del tempo.

All’interno del macrogruppo costituito dalle placchette che presentano delle figure abbigliate se ne configurano poi due (tipi TV e TVI186), distinti a seconda della veste indossata, che a loro volta hanno dei sottoinsiemi caratterizzati sulla base di acconciature e caratteristiche fisiche:

-1) Tipo V: Caratteristico di queste figure è ovviamente il fatto che indossino una veste. Dalla cintola in su sono apparentemente nude, sebbene potrebbero anche indossare un indumento molto fine e aderente, non individuabile nella rappresentazione della placchetta. La parte inferiore del corpo e le gambe sono coperte da una sorta di ‘gonna’, la quale forma fini pieghe verticali, orizzontali. Questa è fermata da una cintura, il cui nodo è collocato circa all’altezza dell’ombelico, la quale scende in una linea verticale praticamente sino a raggiungere i piedi. Ai lati del nodo si notano due lembi di natura enigmatica, che ricadono mollemente sui fianchi e che, se si esclude facciano parte della gonna, potrebbero essere visti come un ‘retaggio’ della parte superiore della veste (nel caso questa effettivamente ci fosse)187. Questo tipo di placchette presenta vari sottotipi:

185 Pruss 2010: 177. 186 Pruss 2010: 162. 187 Pruss 2010: 162.

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A) L’acconciatura ricorda quella del tipo TIV ovvero con i capelli divisi in ciocche radiali, fermate da una fascia, e due torchon che incorniciano il viso arrivando all’altezza delle spalle. Sul collo possono essere presenti una o più collane. Le braccia sono molto ravvicinate al busto, con i gomiti fortemente piegati, e le mani sorreggono i seni rivolgendo i pollici verso l’esterno. Ai polsi sono presenti dei grandi bracciali. La gonna scende dritta verso il basso senza suggerire le forme del corpo; i lembi ai lati della cintura e la cintura stessa sono spesso decorati ‘a spina di pesce’. La diffusione di questo sottotipo viene solitamente attribuita all’Età Persiana, con una prevalenza rispetto ad altre nel VI-V sec. a.C.188

B) Sulla parte superiore della testa è spesso presente un piatto berretto non decorato sotto il quale i capelli, con la riga in mezzo, sono acconciati in tre o quattro ciocche orizzontali a ‘pearl-

locks’. Queste continuano poi scendendo oltre le tempie e

raggiungono le spalle. Il viso è piuttosto stretto, le sopracciglia e le palpebre sono chiaramente riconoscibili e la bocca sembra accennare un sorriso. Al collo si trova di solito una collana costituita da molte perline con al centro un pendente a forma di mezzaluna, rivolta verso il basso; sotto a esso possono esserci altre file di perle. Le mani sono portate verso i piccoli seni, nell’atto di sorreggerli; di nuovo non s’intende chiaramente se anche la parte superiore del corpo sia coperta o meno. I bordi cadenti presenti in vita sono generalmente non decorati ed è difficile capire quali fossero le terminazioni della cintura. Sotto la gonna si notano le punte dei piedi i quali, per il fatto di non presentare le separazioni tra le dita, potrebbero essere coperti da

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una calzatura. Le datazioni proposte per questo genere di materiali sono spesso discordanti, tuttavia è plausibile collocarli nel VI-V sec. a.C.189

C) Testa a calotta colmata da linee verticali parallele, ai lati del viso presenti delle spesse ciocche arricciate che arrivano all’altezza delle spalle (come i tipi TIV e TVA). Collana formata da sette catenelle concentriche e da una fascia non decorata, quest’ultima viene variabilmente interpretata come il bordo superiore di una veste o come un altro gioiello. Le braccia sono fortemente piegate nell’atto di sorreggere i seni, posti piuttosto in alto. La gonna, divisa a metà da una treccia mediana, è caratterizzata con fini pieghe orizzontali e termina con un orlo dritto sotto cui sono celati i piedi. La datazione dovrebbe aggirarsi tra il VI-V sec. a.C.190

D) Il viso è rotondeggiante e ben proporzionato; l’acconciatura riprende quella dei tipi IV e VA con i tipici torchon che scendono ai lati del viso. Al collo si trova un collier formato da molte perline. Le braccia sono rappresentate schematicamente e sono stese lungo il corpo, con le mani sui fianchi. La parte superiore del corpo sembra coperta da una sorta di mantellina mentre quella inferiore da un indumento che potrebbe essere sia una veste che una gonna. Quest’ultima è divisa in due parti da una fascia verticale non decorata, da essa si dipartono da entrambi i lati delle pieghe orizzontali sovrapposte, tali da far supporre che il vestito sia più lungo ai lati. Sotto a esso è

presente una schematica rappresentazione dei piedi.

189 Pruss 2010: 164-168, 176. 190 Pruss 2010: 171

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Cronologicamente questo sottotipo viene assegnato tra la seconda metà del VI e i primi decenni del V sec. a.C.191

-2) Tipo VI: Tutte le placchette appartenenti a questo gruppo hanno in comune il tipo di veste indossata e il gesto rappresentato. L’abito è una veste lunga, formata da due teli cuciti assieme, salvo per i fori per le braccia e la testa presenti su un lato corto; probabilmente si tratta di un chitone. Questo è stretto alla vita da una cintura, della quale poco si vede perché coperta da maniche e kolpos192, la quale termina in prossimità della caviglia in due nappe. Gli orli del chitone sono solitamente decorati, a volte anche in maniere differenti sul medesimo abito. Il braccio destro è steso lungo il corpo con la mano poggiata sul fianco mentre il sinistro è piegato verso il petto e nella mano è presente un fiore (chiuso o aperto). Tutte le figure indossano un copricapo, un polos (kalathos)193, che si amplia verso l’alto e a volte riporta una decorazione a zig-zag che potrebbe far pensare a una corona di foglie. Caratteristica è anche la forma stessa della placchetta, con le due estremità sporgenti in avanti, a cui si connettono il polos e i piedi (simil piedistallo). Da qui è possibile enucleare quattro sottotipi194:

A) Caratteristici per questo sottotipo sono gli ampi torchon che incorniciano il viso arrivando all’altezza delle spalle; la parte superiore dell’acconciatura è costituita da una serie di fasce di capelli, caratterizzate a trattini, su cui poggia il polos, stretto al centro, svasato nella parte superiore, a volte decorato con una linea zigzagante. Il viso ha una forma trapezoidale ma non

191

Pruss 2010:171-172.

192 Si tratta della sblusatura della veste.

193 Copricapo cilindrico o quadrangolare, aperto nella parte superiore. 194 Pruss 2010: 177-178.

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spigolosa, occhi ampi, sporgenti e a forma di mandorla; il naso è lungo e stretto, le guance lisce e la bocca dritta. I bordi della veste si presentano decorati e la figura può avere in mano un fiore chiuso conico o aperto in tre petali. Il sottotipo descritto è di solito datato tra il VI-IV sec. a.C.195

B) La particolarità di questo sottotipo sta nell’acconciatura. Sulla fronte sono presenti due file di punti in rilievo che rappresentano i capelli non coperti dal polos (di solito non decorato). Ai lati delle tempie ritroviamo due ‘pearl-locks’ che terminano prima di raggiungere le spalle. Il viso, assottigliato nella parte bassa, è finemente modellato ad alto rilievo; ben riconoscibili sono le sopracciglia, le palpebre, i bulbi oculari, il naso e la bocca. Al collo alcuni esemplari mostrano una doppia fila di perline. Il chitone, bordato con un fregio a broccato, sembrerebbe in alcuni esemplari lasciare scoperti il seno e parte del braccio sinistro. Entrambe le braccia presentano ai polsi dei bracciali, quella piegata ha inoltre il tipico fiore dalla forma conica. La cintura è segnalata da quattro listelli verticali paralleli, terminanti in nappe, che raggiungono il bordo inferiore della veste. I piedi sono ben visibili e sono posti all’interno di calzature affusolate. Sebbene non vi siano ancora prove inconfutabili questo sottotipo viene cronologicamente collocato intorno al V-IV sec. a.C.196

C) L’acconciatura di questo sottotipo è rappresentata da una o più fasce orizzontali di capelli dentellate al di sopra della fronte, mentre il resto è pettinato all’indietro e scompare sotto il polos (a volte con decorazione a zig-zag); non vi è nessuna traccia di

195 Pruss 2010: 178-180. 196 Pruss 2010: 180-182.

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ciocche laterali. Lo stile del viso è molto lineare e riporta dei particolari ottenibili solo tramite uno stampo. Le spalle sono molto strette e piegano innaturalmente verso il basso; nella mano sinistra è presente il classico fiore, a tre petali aperti. Gli orli della lunga veste sono decorati con un fregio a trattini paralleli e la cintura, quasi sempre costituita da quattro cordoni, termina con le usuali nappe. Come gioielli la figura indossa solitamente dei bracciali, rare sono le collanine di perle. Questo sottotipo presenta tre varianti:

c1) Il viso appare relativamente piatto e ampio, gran parte dello spazio è occupato da guance e mento. I capelli sono rappresentati da una serie di lamelle verticali sporgenti e sopra di essi si trova il consueto polos (a volte con decorazione a zig-zag). Sopracciglia, palpebre e labbra sono rappresentate per mezzo di semplici listelli, il naso è stretto e lungo, le orecchie assenti. Si ritiene sia da datare al V-IV sec. a.C.197

c2) Il viso è molto più stretto rispetto alla variante ‘c1’, occhi e bocca sono rappresentati in maniera schematica e lineare. Il naso è sottile e lungo ed é collegato alla radice con le sopracciglia. L’acconciatura a cordone sporge sensibilmente verso l’esterno. La diffusione di questa variante sembra sia da collocare tra il V e il IV sec. a.C.198

197 Pruss 2010: 182-183. 198 Pruss 2010: 183-184.

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c3) Le figure hanno un viso molto stretto, dalla forma pressoché triangolare. Le palpebre sono rappresentate con listelli quasi contigui mentre l’iride è segnalata da un puntino in rilievo. Il naso, innaturalmente lungo e stretto, è appena accennato e la bocca è decisamente piccola. Il

polos appare spesso decorato con una linea

zigzagante. Il collo è di norma allungato e sottile, come d’altronde l’intera figura, solo le spalle sono leggermente ampie. La datazione proposta si aggira tra il V e il IV sec. a.C.199 D) La rappresentazione assai plastica, naturalistica e ad alto rilievo

del volto lega in qualche modo questo sottotipo al TVIb. L’acconciatura è a strati e la parte vicina alla fronte è costituita da una serie di puntini in rilievo; sopra di essa è presente il

polos non decorato, le orecchie non sono riprodotte. Il contorno

occhi è chiaramente prolungato verso l’esterno, le sopracciglia incontrano la radice del naso che appare piuttosto proporzionato. Le guance sono visibilmente paffute. La figura indossa il tipico chitone dalla complessa bordatura ed ha il braccio destro steso lungo il fianco, mentre il sinistro è piegato e regge un fiore non ancora schiuso. Cronologicamente gli esemplari di questo tipo sono collocati tra la seconda metà del V sec. a.C. e l’inizio della fase Ellenistica200

Con la comparsa degli esemplari abbigliati l’iconografia di queste figure sembra cambiare decisamente rispetto a quelle pre-achemenidi, sebbene ovviamente una serie di caratteristiche si perpetui tra una produzione e l’altra. È proprio seguendo

199 Pruss 2010: 184-186. 200 Pruss 2010: 186-187.

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quest’ottica che correttamente ci si può domandare se gli esemplari afferenti a tre sottotipi del TV (a, b & c) siano da intendere: nudi nella parte superiore ma coperti in quella inferiore, con solo il seno scoperto o completamente vestiti. A una prima analisi le figure sembrano appartenere alla prima classe, non sono presenti infatti inequivocabili segni su collo o braccia della presenza di un indumento, inoltre il gesto di sorreggere i seni, che in qualche modo ha anche una valenza di tipo erotico, avrebbe più senso se questi fossero esposti. In ambito siriano e mesopotamico questa gestualità era indubbiamente collegata a immagini femminili con il busto scoperto201, basti pensare alle figurine realizzate manualmente del Bronzo Medio (Tav. 4: a). Sembrano concordare con questa realtà alcuni esemplari di ampolle di Età Persiana (Tav. 6: b; Tav. 7: a)202 che non mostrano infatti, nella parte superiore del corpo, alcuna traccia di vestiario né alcun indizio indiretto della sua possibile presenza. Va però tenuto conto che le placchette sono prodotti di scarso realismo, probabilmente create per uno scopo prettamente privato, e quindi soggette a tutta una serie di approssimazioni tipiche di un artigianato di basso livello.

Le problematiche maggiori sorgono nel momento in cui si esamina la parte superiore della gonna, dove sono distintamente visibili due pieghe ricurve che partono all’altezza dell’ombelico e terminano sui fianchi. Tale dettaglio avrebbe poco senso se letto come parte alta della gonna stessa mentre invece ne acquisterebbe se immaginassimo il tronco coperto da altra stoffa (ad es. di una corta mantellina), la cui presenza giustificherebbe inoltre la visione solo parziale della cintura. Indicativa potrebbe essere anche la differenza di altezza tra il rilievo della gonna e quello dei ‘bordi pendenti’, che sembrano impostarsi sulla prima. Alcune figurine in avorio o osso, giudicate di estrazione fenicia e datate all’Età Persiana, mostrano delle forti affinità coi sottotipi TV (a, b & c) e in un certo qual modo potrebbero spiegare l’inconsueta natura della raffigurazione. Il primo esemplare, conservato all’Ashmolean Museum di Oxford (Tav. 7: b) e classificato

201 Pruss 2010: 174.

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in realtà come manico in avorio di uno specchio203, riproduce una figura femminile vestita con una lunga gonna fermata in vita da una cintola; spalle e schiena sono coperte da una sorta di mantella con ampie maniche mentre il seno sembra essere apparentemente esposto. Più leggibile è una statuetta conservata al Louvre (Tav. 8: a), sembra rinvenuta a Cartagine, che indossa invece una gonna a strette pieghe verticali fissata in vita da una lunga cintura204; le mani reggono i seni, forse scoperti, mentre sulle spalle sembra esserci una mantella dalle ampie maniche le quali coprono sensibilmente gran parte della cintola205. Interessante è anche un drappo persiano (Tav. 8: b) rinvenuto in un kurgan (5) a Pazyryk (Siberia sud- orientale) e datato approssimativamente al V sec. a.C. dove possiamo riscontrare che l’usanza di rappresentare figure femminili vestite, ma con i seni scoperti, non doveva essere ignota nell’arte dell’epoca206

. L’esistenza di questi manufatti potrebbe quindi mettere in discussione la lettura della completa nudità superiore facendo pensare, da un lato, che la rappresentazione dell’abbigliamento sia stata semplificata e che i bordi ricadenti sulla gonna siano dunque un ‘lascito’ dell’indumento superiore (mantella) e dall’altro che i seni potessero emergere. È comunque possibile interpretare il tutto anche secondo un’altra ottica, che mette in luce la sovrapposizione di culture differenti all’epoca pienamente in atto. In altre parole gli artisti allora operanti, i quali avevano familiarità con la tradizione siriana delle figurine nude di Astarte, sarebbero entrati in contatto coi nuovi elementi apportati dall’ambito iranico (in questo caso il vestiario) dei quali però, non avendone familiarità, avrebbero dato una rappresentazione erronea; dimostrazione ne è appunto l’enigmatico orlo ricadente sui fianchi che, invece di essere inteso come il risultato di un indumento superiore, sarebbe stato scambiato per la parte alta della gonna. In qualche modo questo fraintendimento potrebbe comunque essere risultato valido, e quindi voluto, per mediare tra la necessità arcaica di

203 Culican 1975: 109, Pl. 20 fig.8b. 204

Qui il raffronto è più stringente coi sottotipi TVa e TVb poiché il TVc presenta una gonna con pieghe orizzontali.

205 Sull’addome è però visibile un bordo a festoni che alcuni interpretano in realtà come segno della presenza di una

camicia.

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rappresentare queste immagini nude e con le mani ai seni e quella innovatrice di raffigurarle vestite207. La questione rimane tuttora aperta ma sembra comunque

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