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Il giallume del castagno: alcune esperienze in Trentino

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Academic year: 2021

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Il giallume del castagno: alcune esperienze in

Trentino

DANIELA BERTOLDI*, PAOLO MIORELLI*, FEDERICO PEDRAZZOLI*, STEFANO DELUGAN*** , MARCO DEROMEDI ** ,GIORGIO MARESI* *Centro Trasferimento Tecnologico, Fondazione Edmund Mach, 38010 San Michele all’Adige, Italia

**Centro Ricerca ed Innovazione Fondazione Edmund Mach, 38010 San Michele all’Adige, Italia *** Libero professionista

Introduzione

Nell’estate del 2014 una nuova sintomatologia caratterizzata dall’ingiallimento dell’intera chioma di piante di castagno adulte è stata osservata nella zona di Tenno e di Drena (Fig. 1). La comparsa improvvisa di questi sintomi ha creato giustificato allarme nei produttori e nei tecnici, già scottati recentemente dall’apparizione del cinipide. In questo caso l’ingiallimento ha riguardato in maniera totale o parziale piante anche adulte se non centenarie, con la presenza di foglie con lembo giallo-bianco e nervature ancora verdi (Fig. 2). Le foglie tendevano ad accartocciarsi ed a mostrare margini imbruniti e necrotici. I sintomi sono riapparsi sulle stesse piante anche nei due anni successivi.

Risultati

Le indagini hanno permesso di escludere la presenza di sintomi ascrivibili al mal dell’inchiostro sulle piante colpite, così come di danni dovuti ad altri patogeni o insetti.

L’analisi biomolecolare ha escluso la presenza di fitoplasmi sia nelle foglie che nei rametti.

Tra le foglie ingiallite e quelle verdi è emersa una significativa differenza nel contenuto di Fe e Mn, più accentuata per quest’ultimo (Fig. 3). I suoli hanno mostrato contenuti simili e adeguati di Fe e Mn disponibili, sia pure in presenza di un pH subalcalino e di un elevato valore di calcare totale.

In serra si sono ottenute piante sintomatiche con la combinazione suolo dell’area colpita e soluzione circolante basica.

Le prove di concimazione fogliare con Fe e Mn hanno in alcuni casi visto un recupero delle piante trattate. Questo recupero a distanza di tre anni dall’apparizione dei sintomi è risultato generalizzato e spontaneo in tutta l’area (Fig. 4).

Bibliografia

Mittempergher L., Sfalanga, A. (1998). Chestnut yellows: a new disease for Europe. Phytopathol Mediterr 37, 143-145.

Antonaroli R., Perna M.R. (2000). Una fitopatia ad eziologia ancora incerta: il giallume del castagno in Emilia –Romagna e nelle Marche. Sherwood 57, 43-46.

Materiali e metodi

La Fondazione ha avviato da subito una serie di indagini per cercare di capire il fenomeno.

- Sono stati effettuati sopralluoghi nell’aree colpite per escludere la presenza del mal dell’inchiostro

- Sono state selezionate piante campione (12 sane e 12 ingiallite) su cui sono stati prelevati campioni di foglie

- Sui campioni è stato determinato il contenuto di macro- e micro-nutrienti

- È stata inoltre effettuata l’individuazione dell’eventuale presenza di fitoplasmi

- Campioni di suolo, prelevati sotto piante sintomatiche e non, sono stati analizzati per il contenuto in microelementi, pH, calcare totale e attivo.

- In serra sono stati allevati per una stagione (2016) semenzali di castagno a confronto su terreno prelevato nelle aree colpite e su torba, sotto due diversi regimi idrici : acido e basico.

- Sono state effettuate anche prove di concimazione: fogliare con Fe e Mn, ed al suolo con pollina.

Conclusioni

Il fenomeno apparso nel 2014 è riconducibile ad una improvvisa carenza principalmente di manganese, che ha interessato lungo i pendii strisciate di castagni. Ciò è stato favorito dalle elevate precipitazioni primaverili di quella stagione che ha visto una soluzione circolante molto basica su un suolo a matrice calcarea. A questo va aggiunto l’impoverimento di sostanza organica dovuta ai diversi anni di attacchi di cinipide, con quindi meno acidi umici presenti. I sintomi, molto simili a quelli descritti da Mittempergher e Sfalanga (1988) e da Antonaroli e Perna (2000), sono pertanto da attribuire alle qualità del suolo e si possono escludere anche in questo caso i fitoplasmi come agenti di danno.

2015

2017

Fig. 4 - Recupero naturale di una delle piante monitorare nell’area di Pranzo

Fig. 3 - Differenze nel contenuto di Fe e Mn tra foglie sane (verdi) e sintomatiche (ingiallite). Fe e Mn sono statisticamente maggiori nel testimone sano (N=39)

rispetto al malato (N=61)

Fig. 2 - Il sintomo fogliare osservato sulle piante colpite: si noti l’accartocciamento dei margini

Fig. 1 - Le strisciate di ingiallimenti nella zona di Pranzo-Tenno (estate 2014)

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