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Aristofane e i giuramenti: alcuni esempi di parola efficace

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Academic year: 2021

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INDICE

Lista delle abbreviazioni─ 4

Introduzione─ 6

1. Capitolo primo. Il giuramento e i rapporti sociali ─ 10

1.1 Il rituale in Lisistrata 181-234 ─ 11 1.1.1 Giuramenti di castità ─12

1.1.2 Ipotesi di una gerarchia sociale ─16 1.1.3 Funzione dei τόμια ─ 21 1.1.4 Giuramenti e strumenti di guerra ─23 1.1.5 Animali sacrificali ─26 1.1.6 Libagioni e giuramenti di alleanza ─30

1.1.7 Il giuramento di Lisistrata: una συνωμοσία di carattere cospiratorio? ─35

1.2 Le formule anti-inganno nei giuramenti di alleanza ─38 1.2.1 Uccelli 629-36 ─ 42

1.3 I giuramenti epicori in Aristofane ─ 45 1.3.1 I giuramenti in nome di Atena ─ 48

1.3.2 L'importanza storico-religiosa dei giuramenti epicori ─ 51

1.4 Giuramenti e debiti ─ 53

1.4.1 Specificità e genericità nell'uso dei referenti divini ─ 55 1.4.2 Importanza del luogo sacro per le prestazioni giuratorie ─58

(2)

1.5 Ecclesiazuse 1026: ἐξωμοσία giudiziaria? ─ 61

1.6 Conclusioni al primo capitolo ─ 67

2.

Capitolo secondo. I giuramenti fra dei e concetti astratti ─ 72

2.1 Ermes ed i giuramenti infranti ─ 73

2.1.2 Giuramenti pronunciati in nome di Ermes ─ 77

2.1.3 Ermes: dio spergiuro, dio degli spergiuri, dio dei commerci ─ 82

2.2 Dioniso: un dio per pochi ─ 84

2.2.1

Dioniso: dio dello spergiuro e dell'inverso ─ 85

2.2.2 I giuramenti in nome di Dioniso ed il teatro ─ 91

2.3

Oggetti e concetti come referenti giuratori─ 94 2.3.1 Nuove divinità ─ 95

2.3.1.1 Nuove divinità II: Socrate ed Euripide ─ 98 2.3.2 Entità che evocano potere ─ 100

2.3.3 Entità costituite da fatti di vita e oggetti del giurante ─ 106

2.4 Terra, Cielo e Sole: entità laicizzate ─ 113 2.4.1 Giurare in nome di Terra e Cielo ─ 114 2.4.2 Giurare in nome del Sole ─ 118

2.5 I giuramenti e le donne ─ 121

2.5.1 Giurare in nome di Afrodite e Artemide: due visioni opposte della verginità ─ 124 2.5.2 Giurare in nome di Afrodite e Artemide: fra sessualità e forza guerriera ─ 130

(3)

2.5.3 Giurare in nome di Aglauro e Pandroso ─ 137 2.5.4 Giurare in nome di Ecate ─ 140

2.5.5 Giurare in nome delle due dee ─ 144

2.6 Conclusioni al secondo capitolo ─ 151

3. Conclusioni finali ─ 156

Appendice─ 166

Bibliografia ─ 172

(4)

Lista delle abbreviazioni

CEG Hansen P.A., Carmina Epigraphica Graeca saeculorum, Berlin- New York 1983-89.

D-K Diels H./Kranz W., Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 19526 (prima ed. curata dal solo Diels, Berlin 1903)

DT Audollent A., Defixionum tabellae quotquot innotuerunt tam in Graecis Orientis quam in totius occidentis partibus praeter

Atticas in corpore inscriptionum Atticarum editas, Paris 1904. DTA Wünsch R., Defixionum tabellae Atticae, Berlin 1897.

ED Segre M., Iscrizioni di Cos, Roma 1993.

FGrH Jacoby F., Die Fragmente der griechischen Historiker, Leiden 1923-54.

IG Inscriptiones Grecae, Berlin 1873-.

IC Guarducci M., Inscriptiones Creticae (4 voll.), Roma 1935-50. K-A Kassel R./Austin C., Poetae Comici Graeci (8 voll.), Berlin 1983-2001.

L-P Lobel E./Page D., Poetarum Lesbiorum Fragmenta, Oxford 1955. LSAM Sokolowski F., Lois sacrées de l'Asie mineure, Paris 1955.

ML Meiggs R./Lewis D.M. (eds.), A Selection of Greek

Historical Inscriptions to the End of the Fifth Century B.C., Oxford 1969.

PGM Preisendanz K./et al. (eds.), Papyri Grecae Magicae: Die griechischen Zauberpapyri, Stuttgart 1973-4.

(5)

SV Bengston H., Staatsverträge des Altertums (3 voll.), Munich 1937-69.

TrGF Snell B./Kannicht R./Radt S., Tragicorum Graecorum fragmenta, 1971-2004.

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INTRODUZIONE

Lo scopo della mia ricerca è l'analisi dei principali giuramenti contenuti nel corpus di Aristofane. Nonostante la comunità scientifica abbia prodotto numerosi contributi sul giuramento nell'arco degli ultimi dieci anni,1 ho reputato necessario affrontare il tema delle prestazioni giuratorie presenti nei testi del commediografo, giacché queste non hanno ricevuto la dovuta attenzione da parte degli interpreti moderni. A mio giudizio, invece, passare in rassegna il fenomeno giuratorio circoscritto alle commedie di Aristofane costituisce la giusta opportunità per conoscere gli usi ‟popolari” del giuramento; la giusta opportunità, in altre parole, per comprendere (laddove ciò sia veramente possibile) quale ruolo il giuramento avesse nella quotidianità del popolo ateniese del V-IV secolo a.C.

La dimensione popolare che ho evocato sarà il contesto delle formulazioni giuratorie che prenderò in esame. Al termine della mia ricerca, pertanto, sarò in grado di fornire risposte precise in merito ai seguenti due nuclei tematici:

 l'effettiva veridicità dei giuramenti informali2

 forme di laicizzazione in alcuni usi popolari del giuramento

La necessità di sviluppare il primo dei due punti sopra riportati si impone dal momento che è proprio la robusta quantità di giuramenti informali contenuti nel corpus aristofaneo ad avere innescato in alcuni studiosi una certa diffidenza nei confronti delle prestazioni giuratorie presenti

1 Fra il 2007 ed il 2014, infatti, gli studiosi inglesi hanno focalizzato l'attenzione sul fenomeno dell'atto giuratorio in

Grecia antica, producendo i seguenti contributi monografici: Sommerstein/Fletcher 2007 (per uno studio sul ruolo sociale rivestito dal giuramento); Fletcher 2012 (per uno studio sui giuramenti pronunciati sulla scena tragica e comica); Sommerstein/Bayliss 2013 (per uno studio sul ruolo del giuramento nella storia della Grecia antica); Sommerstein/Torrance 2014 (per una visione generale del giuramento e dei suoi usi nel panorama letterario arcaico e classico). Uno strumento utile si è rivelato essere il database dell'Università di Nottingham (http://www. nottingham.ac.uk/greatdatabase/bzroaths/public_ html/database/index.php), nel quale un gruppo di ricercatori, sotto la guida di Alan Sommerstein, ha inserito tutte le prestazioni giuratorie rintracciabili nelle fonti letterarie ed epigrafiche, e le ha ordinate adottando numerosi criteri fra i quali, a titolo esemplificativo, l'identità sessuale, lo

status sociale e la provenienza geografica del giurante, la divinità invocata, l'effettivo adempimento della promessa

o la veridicità dell'affermazione corroborata dal giuramento, ecc.. Ulteriori contributi saranno menzionati, ovviamente, nel corso della mia analisi.

2 Uso questa espressione, riprendendola da Sommerstein/Torrance 2014 (p. 81): ‟we have given them the label

'informal oaths'”. I giuramenti appartenenti a questa categoria non sono introdotti, come nel caso dei giuramenti formali, dai verbi ὄμνυμι, ὀμνύω e ὁρκόω, ma dalle particelle monosillabiche μά e νή. Per una discussione generale sulle diverse morfologie di espressione del giuramento, si veda Sommerstein/Torrance 2014 (pp. 76-85).

(7)

nelle commedie dell'autore.3 E' considerabile corretta la posizione degli interpreti, secondo i quali questi giuramenti informali rivestono una mera funzione enfatica? Non è forse più probabile che la divisione fra atti giuratori formali ed informali debba rimanere confinata alla morfologia con cui l'enunciato giuratorio viene espresso?

L'intento enfatico che gli studiosi fanno sottintendere ai giuramenti introdotti da μά e νή è funzionale anche in riferimento al secondo nucleo tematico su cui baserò la mia indagine. Nell'evocare l'espressione ‟laicizzazione”, tanto più in connessione con il giuramento, non posso che richiamare alla memoria il decadimento del fenomeno giuratorio in ambito giudiziario che vediamo attestato nel corpus degli oratori attici.4 La laicizzazione cui è andato soggetto l'atto giuratorio nei tribunali ateniesi è la stessa che ravvisiamo in alcuni usi enfatici con cui i personaggi del teatro aristofaneo ricorrono alla formulazione di enunciati giuratori? Questi usi enfatici costituiscono allora tendenze isolate, o riproducono piuttosto la stessa sistematicità con cui, in ambito giudiziario, il giuramento perde la propria valenza decisoria proprio a favore di un'enfasi tale che l'enunciato giuratorio non determina più, come in precedenza, le sorti dell'agone processuale?

Come ho già affermato precedentemente, fornirò un'appropriata risposta a queste domande soltanto nelle conclusioni finali alla mia ricerca. Per comprendere come i due temi che ho enucleato risultino pertinenti alla mia analisi, è necessario prendere in considerazione il ruolo giocato dal giuramento limitatamente ai passaggi aristofanei che prenderò in esame. Per facilitare lo sviluppo della mia analisi, propongo di prendere in esame separatamente i due aspetti fondamentali dell'atto giuratorio in quanto tale, ovvero:

il valore sociale

il valore religioso

Benché entrambi gli aspetti non costituiscano certamente una novità nel panorama degli studi sul giuramento, essi non sono stati ancora trattati con esaustività nel merito del corpus delle commedie di Aristofane. Pertanto, è attorno a questi temi che costruirò la mia analisi. Più nel dettaglio, nel primo capitolo affronterò le modalità con cui il giuramento regola i rapporti fra i personaggi che Aristofane porta sulla scena (sia che questi personaggi agiscano individualmente sia che rappresentino le rispettive πόλεις di appartenenza): in quali ambiti l'imposizione di una prestazione giuratoria risulta essere di particolare efficacia? Riesce il giuramento a rivestire un ruolo di controllo sociale? Risponderò a queste domande sulla base dei numerosi confronti che

3 Sulla base del mio conteggio, dal quale ho escluso quei passi in cui vi è solo una discussione sul giuramento e non

una effettiva prestazione giuratoria, in Aristofane sono rintracciabili 678 giuramenti, suddivisi in 589 informali e 89 formali. Per quanto concerne la diffidenza degli interpreti verso il genere ‟informale” delle formulazioni giuratorie, si veda innanzitutto l'opinione di Dillon 1995, secondo il quale (p. 135): ‟So common are these 'oaths' that they hardly seem worthy of the name; at most, they might seem to offer no more than insight into colloquial language at the profane level”. Sulla stessa scia si inserisce il commento di Sommerstein/Torrance 2014, secondo i quali (p. 81): ‟(...) the oaths generally seem to do little more than give an emphasis to the statements they accompany”.

4 Sul giuramento nel processo si vedano Mirhady 1991; Todd 1993 (pp. 19-39); Thür 2005; Gagarin 2007; Gagarin

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possono essere instaurati fra Aristofane e le altre testimonianze relative alla funzione sociale della verbalizzazione giuratoria.

Nel secondo capitolo, invece, indagherò le funzioni e gli usi del giuramento nella Atene del V-IV secolo a.C in una dimensione più intima e privata, giacché essa coinvolge il rapporto fra divinità e giurante. Circoscrivendo alla mia argomentazione la cornice storico-religiosa che fa da sfondo (per così dire) alle commedie aristofanee, cercherò di mettere in evidenza l'importanza di un legame fra giurante e divinità (quando quest'ultima viene invocata a testimoniare la prestazione di un giuramento), ed il ruolo cruciale svolto dal contesto, spaziale e contenutistico (per così dire), in cui la prestazione giuratoria viene realizzata.

Entrambi i capitoli metteranno a fuoco le finalità che soggiacciono a questo mio lavoro. Da una parte, infatti, mi prefiggo di evidenziare l'importanza del giuramento e la sua diffusione nella Atene di età classica. Da un altro lato, invece, tenterò di ricercare l'esistenza di alcuni usi ‟popolari” del giuramento che, come già ho detto, possono dirsi laicizzati e subordinati ad un intento più enfatico che probatorio.

Prima di entrare nel dettaglio del mio studio, tuttavia, è necessario premettere alcune considerazioni generali sul giuramento in sé. Sulla definizione di atto giuratorio risultano efficaci le parole di Richard Janko secondo cui: ‟to take an oath is in effect to invoke powers greater than oneself to uphold the truth of a declaration, by putting a curse upon oneself if it is false”.5 Il carattere religioso intrinseco al giuramento risiede nell'invocazione di una o più divinità, le quali sono chiamate a testimoniare la prestazione giuratoria stessa da parte del giurante. Ed è sempre per questa presa di contatto con una entità divina che gli spergiuri sono soggetti alla sola punizione degli dei.6 Nonostante ciò, è bene riflettere sul fatto che l'espressione di un enunciato maledittivo non è una condizione indispensabile affinché il giuramento possa dirsi compiuto e veritiero. Anche laddove la maledizione non viene espressamente formulata, infatti, essa è sempre da sottintendersi al giuramento, proprio perché quest'ultimo prevede l'invocazione di una divinità.7

E' la presenza di una divinità che garantisca la realizzazione del giuramento a rafforzare, infatti, la natura performativa di quest'ultimo, e a giustificarne l'appartenenza alla categoria della ‟parola efficace”. In quanto enunciato performativo, pertanto, il giuramento non costituisce la descrizione di un'azione, ma esso stesso è un'azione.8 In modo speciale quando ad occorrere è

5 Janko 1992, p. 194.

6 Sul ruolo degli dei come testimoni dei giuramenti, e sulle espressioni lessicali con cui gli dei vengono invocati a

testimoniare da parte dei giuranti, si legga Polinskaya 2012. In Carastro 2012 si legge la seguente affermazione (p. 91): ‟Le serment crée ainsi un espace dans lequel il n'y a plus de solution de continuité entre les hommes et les dieux (....) ils ne sont pas évoqués simplement pour punir le parjure, même si cette éventualité peut aussi être énoncée, mais ils sont surtout présentifiés dans et par l'énonciation du serment en qualité d'instance de l'engagement”.

7 Si veda Sommerstein/Bayliss 2013, p. 5 (con la nota n. 2). Cfr. Carastro 2012, secondo cui (p. 81): ‟La plupart des

énoncés de serments en Grèce présent une structure tripartite qui associe: 1) une invocation des dieux, 2) une déclaration ou promesse et 3) une malédiction/bénédiction”. Cfr. Cole 1996, p. 234: ‟not every oath included a curse”. Cfr. Mikalson 1983, p. 36: ‟Every oath implied a curse on the violator whether or not the curse was expressely detailed (....) the taking of an oath by itself subjected the individual to some form of punishment if he violated his oath. The addition of a curse specified the area in which it was to fall”. Cfr. Mikalson 1991, p. 80: ‟Oaths contained, implicitly or explicitly, a curse on the perjure”. Cfr. Fletcher 2012, p. 7: ‟Every oath is a conditional self-curse whether or not the curse is specified”. Cfr. ibidem, p. 6: ‟The particles and the name of a god in the accusative are enough to signify that an oath is being sworn”.

8

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Oxford-una asserzione promissiva, e non Oxford-una asserzione sic et simpliciter, il giurante si lega alla promessa formulata nel momento stesso in cui rafforza quest'ultima invocando la divinità.9 E' proprio questa dimensione rituale e, per così dire, materiale del giuramento ad essere importante ai fini dell'analisi che mi accingo a svolgere. Credo che sia legittimo domandarsi se l'atto giuratorio in quanto tale riesca ad incidere sulla realtà dei personaggi portati in scena da Aristofane e se, da ultimo, il pubblico ateniese sia un così profondo conoscitore dell'efficacia del giuramento da riuscire a cogliere le sottili sfumature con cui l'autore usa questo tipo di enunciato.

New York 1962). A titolo esemplificativo, cito la spiegazione che lo studioso offre di questo fenomeno, secondo cui gli enunciati performativi presentano le seguenti caratteristiche (p. 9): ‟A. non 'descrivono' o 'riportano' o constatano assolutamente niente, non sono 'veri o falsi'; e B. l'atto di enunciare la frase costituisce l'esecuzione, o è parte dell'esecuzione, di una azione che peraltro non verrebbe normalmente descritta come, o come 'soltanto' dire qualcosa”.

9 Si vedano le conclusioni di Carastro 2012, secondo il quale il giuramento si presenta come un (p. 80): ‟complexe de

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Capitolo primo

Il giuramento e i rapporti sociali

In questo primo capitolo affronterò l'analisi delle diverse testimonianze presenti nel corpus di Aristofane, nelle quali risulta evidente la funzione sociale del giuramento. In altre parole, passerò in rassegna tutti i casi da me rintracciati in cui la pratica giuratoria svolge un ruolo di rilievo nella regolazione dei rapporti sociali, sia quelli che intercorrono fra i cittadini di una medesima comunità sia quelli che potremmo definire come ‟interstatali”.

Per quanto riguarda la trattazione che mi appresto a svolgere, il fuoco dell'indagine si distribuirà secondo una distinzione marcata. Nella prima parte, infatti, analizzerò l'unico esempio di rito giuratorio contenuto in Aristofane e la sua valenza di trattato interstatale (§ 1.1); gli espedienti formali adoperati per rendere vincolante un giuramento più di quanto esso lo sia di per sé (§ 1.2); l'importanza di invocare divinità epicorie nei trattati fra πόλεις (§ 1.3).

Nella seconda parte del primo capitolo, invece, la funzione sociale del giuramento sarà analizzata non più nelle dinamiche dei rapporti interstatali, ma in quelle dei cittadini di una medesima comunità: Atene. Il fuoco della mia indagine sarà concentrato sulla regolazione degli obblighi contrattuali fra creditori e debitori (§ 1.4) e, infine, su un esempio aristofaneo di ἐξωμοσία politica (§ 1.5).

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1.1. Il rituale giuratorio in Lisistrata 181-234

In questo paragrafo prenderò in esame il rituale di giuramento contenuto nella Lisistrata (181-234), il quale merita una trattazione specifica in virtù del fatto che esso costituisce l'unico esempio di rito giuratorio all'interno del corpus del commediografo ateniese. Lo scopo che mi propongo è quello di verificare quali informazioni ricavabili da questo rituale possono considerarsi attendibili per ricostruire le linee essenziali del rituale di giuramento, nello specifico contesto spazio-temporale della Atene del V e IV secolo a.C.

Limitatamente al passo che prendo in esame, è possibile enucleare i singoli punti sui quali costruirò la mia indagine. Essi costituiscono le principali linee guida per rintracciare quali analogie e quali divergenze intercorrono fra il rito giuratorio aristofaneo ed altri esempi di rituali di giuramento presenti nelle fonti letterarie ed epigrafiche. Ecco, di seguito, i singoli nuclei tematici:

 giuramento di castità ed il caso particolare dei sacrifici eseguiti da donne

 ipotesi di una gerarchia sociale determinante per la conduzione di un rituale giuratorio

 natura e ruolo dei τόμια nei rituali di giuramento

 carattere incruento dei riti giuratori eseguiti a fini di pace

 tipologia e numero degli animali sacrificali e modalità di sacrificio

 ruolo delle libagioni nei trattati di alleanza

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1.1.1 Giuramenti di castità

Il rituale giuratorio di Lisistrata e compagne viene eseguito, come noto, con il proposito di non concedersi più ai legittimi sposi fino a quando questi ultimi non avranno posto fine alla guerra del Peloponneso, la quale sta bagnando di sangue la terra greca (tanto nella finzione della commedia quanto nella realtà extra testuale).10 E' Lisistrata stessa a suggerire alla spartana Lampitò la formulazione di un giuramento affinché il patto prossimo alla stipulazione sia reso ‟inviolabile” (182: ἀρρήκτως).11

Il testo del giuramento contenuto nei versi 212-32 è il seguente:

οὐκ ἔστιν οὐδεὶς οὔτε μοιχὸς οὔτε ἀνήρ /.../ ὅστις ἐμὲ πρόσεισιν ἐστυκώς /.../ oἴκοι δ᾽ ἀταυρώτη διάξω τὸν βίον /.../ κροκωτοφοροῦσα καὶ κεκαλλωπισμένη /.../ ὅπως ἂν ἁνὴρ ἐπιτυφῇ μάλιστά μου /.../ κοὐδέποθ᾽ ἑκοῦσα τἀνδρὶ τὠμῷ πείσομαι /.../ ἐὰν δέ μ᾽ ἄκουσαν βιάζηται βίᾳ /.../ κακῶς παρέξω κοὐχὶ προσκινήσομαι /.../ οὐ πρὸς τὸν ὄροφον ἀνατενῶ τὼ Περσικά /.../ οὐ στήσομαι λέαιν᾽ἐπὶ τυροκνήστιδος /.../

nessuno mi si avvicinerà arrapato, né amante né marito /.../

a casa trascorrerò la mia vita in castità /.../

10 Faraone 1997 connette il tema delle eroine femminili descritte nella commedia con analoghe scene mitologiche ed

iconografiche in cui la salvezza di una comunità, o di un singolo individuo, è messa in atto esclusivamente da donne. Sullo statuto di donna-guerriero con cui Lisistrata viene introdotta sulla scena comica, si veda Sommerstein 2009.

11 Bederman 2001, p. 174: ‟Greek practise attempted to develop ways to counteract the possibility of deceit or

fecklessness in the subsequent observance of the treaty provisions. The first method (...) was to insist that the parties to an agreement exchange mighty oaths as part of the process of ratification”.

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portando una veste color zafferano e imbellettandomi /.../

così che il mio uomo si infiammi per me /.../

ed io non cederò mai al mio sposo di mia volontà /.../

se dovesse prendermi controvoglia /.../

mi offrirò con fatica e non mi piegherò /.../

non alzerò le scarpe verso il soffitto /.../

non starò come la leonessa sulla grattugia12 /.../

Il fatto che un proposito di castità sia reso ancora più vincolante da una prestazione giuratoria non è certo un'invenzione di Aristofane. Limitatamente all'età arcaica, infatti, possediamo due occorrenze di un voto di castità rafforzato dalla formulazione di un giuramento. Nell' Inno omerico ad Afrodite si dice che la dea Estia ‟giurò un grande giuramento che non è mai stato rotto,/toccando la testa del padre Zeus portatore dell'egida,/che sarebbe stata vergine per tutti i giorni, ella divina fra le dee” (5.26-8: ὤμοσε μέγαν ὅρκον,13 ὃ δὴ τετελεσμένος ἐστίν,/ἁψαμένη κεφαλῆς πατρὸς Διὸς αἰγιόχοιο,/παρθένος ἔσσεσθαι πάντ᾽ ἤματα, δῖα θεάων14

); un'altra dea, questa volta Artemide, è protagonista di un secondo giuramento di castità, in cui si dice che lei ‟fra gli dei, un gran giuramento giurò/sulla tua testa [scil.‟di Zeus”]: 'sarò una vergine,/non domata sulle cime dei monti a cacciare (...)'” (Sapph. 44a 4-7: θέων] μέγαν ὄρκον ἀπώμοσε/νὴ τὰν σὰν κεφά]λαν∙15

ἄι πάρθενος ἔσσομαι/ἄδμης οἰπό]λων ὀρέων κορύφαισ᾽ ἔπι/θηρεύοισ᾽...]). Il giuramento che tuttavia si avvicina maggiormente a quello portato sulla scena da Aristofane è pronunciato dalle quattordici sacerdotesse (γεραραί) del santuario ateniese di Dioniso. Una testimonianza di questa prestazione giuratoria è contenuta nella Contro Neera di Demostene (59.78):

ἀγιστεύω καὶ εἰμὶ καθαρὰ καὶ ἁγνὴ ἀπό τε τῶν ἄλλων τῶν οὐ καθαρευόντων καὶ ἀπ᾽ ἀνδρὸς συνουσίας, καὶ τὰ θεοίνια καὶ τὰ ἰοβάκχεια γεραρῶ τῷ Διονύσῳ κατὰ τὰ πάτρια καὶ ἐν τοῖς καθήκουσι χρόνοις.

Vivo in modo retto, sono pura, non toccata dagli altri che non

12 Le traduzioni inserite nel testo, quando non diversamente indicato, sono di chi scrive.

13 Su questa espressione si veda Lonis 1980, p. 273: ‟Prêter le grand serment signifie en somme 'invoquer la grande

enceinte' ”.

14 Si veda Vernant 20013 (prima ed. it. 1970, ed.or. Paris 1965), p. 154: ‟L'unione coniugale rappresenta, per Hestia, la

negazione dei valori che la sua presenza incarna nel cuore della casa: la fissità, la permanenza, l'isolamento”.

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si sono purificati e dall'unione con l'uomo, celebrerò le Teoinie e le Iobacchee in onore di Dioniso, secondo la tradizione, e nei tempi appropriati.

Questo giuramento avveniva nella particolare occasione del matrimonio simbolico con cui la βασίλιννα, durante la festività delle Antesterie ateniesi,16

veniva data in sposa al dio Dioniso (nella sua rappresentazione statuaria) secondo un rituale che viene più volte definito da Demostene/Apollodoro come segreto (ἄρρητος).17

Una questione su cui più volte gli studiosi hanno focalizzato la loro attenzione è legata alla durata dell'astinenza sessuale delle sacerdotesse di Dioniso. E' possibile asserire, tuttavia, che voti di astinenza sessuale perpetua fossero estremamente rari dal momento che il ruolo primario della donna ateniese consisteva, come noto, nell'essere garante della continuità dell'οἶκος.18 Il carattere temporaneo del giuramento di castità valido, forse, per i casi precedentemente segnalati, trova un appoggio nella Lisistrata aristofanea dove l'omonima protagonista propone una rinuncia ai rapporti sessuali coniugali per sé e per le compagne unicamente, come lei stessa afferma, ‟(...) se vogliamo/costringere gli uomini a fare la pace” (120-1:...εἴπερ μέλλομεν/καταναγκάσειν τοὺς ἄνδρας εἰρήνην ἄγειν).

Non meno peculiare è il fatto che ad eseguire il giuramento sia, nella commedia di Aristofane, un gruppo di donne. Questa peculiarità trae origine dal fatto che nel determinato contesto spazio-temporale della Atene del V secolo a.C., l'espressione giuratoria sembra essere stata in larga parte interdetta alle donne, almeno in contesti da intendere come ufficiali. La possibilità da parte di un cittadino ateniese di prestare un giuramento risulta essere, infatti, direttamente proporzionale all'autonomia politica (nel senso greco dell'aggettivo ‟politico”) di cui il cittadino medesimo beneficiava. Questa è la ragione per cui solo le fonti giuridiche di Gortina attestano la possibilità per le donne di esercitare una qualche capacità giuridica la quale si traduce, in merito alle espressioni giuratorie nei tribunali, nella facoltà di formulare un giuramento con valenza decisoria.19 Un esempio efficace è il giuramento contenuto in IC IV 72 (Col.II 11-6) dove, grazie all'espressione ὀρκιοτέραν δ᾽ ἔμεν τὰν δόλαν, è possibile ricavare un'importante informazione: a Gortina, se una schiava, vittima di una violenza carnale, garantiva la propria accusa mediante un giuramento,20 poteva ottenere del denaro come indennizzo da parte dell'accusato, dal momento

16 Si vedano, in particolare, i seguenti contributi sulle Antesterie ateniesi: Pickard-Cambridge 1999 (ed.or. Oxford

1953), pp. 1-34; Burkert 1981 (ed.or. Berlin 1972), pp. 157-77; Burkert 20032 (prima ed. it. 1984, ed.or. Stuttgart 1977), pp. 437-4; Parker (b) 2005, pp. 290-326.

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Demostene 59.74,75,76. In accordo con le opinioni di Fletcher in Sommerstein/Torrance 2014 (p. 158), si può ipotizzare che vi siano stati altri giuramenti di questo tenore, dei quali disponiamo scarse informazioni in virtù della loro segretezza.

18 Per una discussione generale sulla figura civica della donna in ambito matrimoniale si veda Vernant 1981, pp. 50-75. 19 A partire da questa considerazione, è legittimo ipotizzare che a Gortina maschi e femmine godessero di parità

sociale. Questa posizione riceve un conforto dalle parole di Aristotele secondo il quale ‟una parte [scil. ‟dei prodotti di proprietà comune”] è devoluta agli dei e alle liturgie comuni mentre un'altra parte è destinata ai pasti comuni, di modo che dai prodotti condivisi tutti possano trarre nutrimento, le donne, i bambini, gli uomini” (Pol.2.1272 a 21: τέτακται μέρος τὸ μὲν πρὸς τοὺς θεοὺς καὶ τὰς κοινὰς λειτουργίας, τὸ δὲ τοῖς συσσιτίοις, ὥστ᾽ ἐκ κοινοῦ τρέφεσθαι πάντας, καὶ γυναῖκας καὶ παῖδας καὶ ἄνδρας). In linea generale, sui giuramenti a Gortina, si vedano Sommerstein/Bayliss 2013, pp. 62-7; Parker 2005, pp. 72-74; Davies 2005; Gagarin 1997, p. 126ss.; Gagarin 2010.

20 Vi è incertezza sul valore dell'aggettivo ὁρκιοτέραν. Limitatamente all'epigrafe riportata sopra, Gagarin sostiene che

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che ella era ὀρκιοτέραν.

Nell'Atene di età classica, invece, ad una quasi assente funzione civica attribuibile alle donne faceva seguito un ridotto status giuridico, che risultava valido unicamente21 ‟within the context of the oath-challenge”.22 Una maggiore libertà in relazione alla pratica giuratoria era destinata alle cittadine ateniesi in materia religiosa, proprio perché nell'esercizio di uffici religiosi (e solo in questi) le donne erano pressoché pari agli uomini.23

woman would know for certain [scil. ‟riguardo alla propria verginità”]”. Secondo Sommerstein/Bayliss 2013 (pp. 64-5), l'aggettivo va inteso nel suo significato di ‟that one of the two who is to be sworn”, accantonando la suggestiva ipotesi secondo cui questa clausola ‟means that if both accuser and accused in a rape case swear to the truth of their respective claims, accuser shall be believed”. La tesi degli studiosi (p. 65, nota n. 22) è che la forma di questo aggettivo sia analoga a quella omerica di θηλύτερα il cui valore non è quello di ‟more female” ma quello di ‟of that one of the two sexes which is female”. A mio giudizio, quest'ultima tesi risulta essere la più attendibile in virtù non solo del confronto con l'aggettivo θηλύτερα in Omero, ma anche in virtù di una semplice questione di natura sintattico-grammaticale. L'uso del comparativo di maggioranza indica, infatti, che ad essere ὁρκιώτερα è una parte piuttosto che un'altra, non già una supremazia assoluta o relativa che il soggetto detiene (per la quale, in questo caso, risulterebbe più appropriato l'uso di un superlativo). Cfr. Taddei 2012 (pp. 73-4): ‟Nelle forme più arcaiche del processo, di cui il diritto di Gortina per un verso e l'epica omerica, per un altro, ci offrono alcune possibili testimonianze, la contrapposizione giurata delle due parti costitutiva l'embrione della sfida processuale, all'interno della quale finiva per prevalere chi «era più legittimato alla prestazione del giuramento» (si pensi, e.g., all'uso del termine ὁρκιώτερος nelle leggi di Gortina, dove il comparativo ha forte valore oppositivo)”.

21 Uno studio sulla funzione della donna nella comunità ateniese di età classica è contenuto in Gould 1980. Sullo status

giuridico femminile rimane un eccellente lavoro quello di MacDowell 1978, pp. 84-108. Cfr. Mirhady 1991, pp. 79-80, 82-3. Cfr. Cantarella 2005, pp. 236-53.

22 Mirhady 1991, p. 82. Cfr. Cole 2004, p. 120: ‟At Athens, a woman had access to the judicial system only through a

guardian (kyrios) and did not partecipate directly in a public trial. A woman could provide sworn testimony in pretrial arbitration”.

23 Un'esaustiva trattazione di questo tema è contenuta in Cole 2004, pp. 122-45. Si veda, in particolare, ibidem (p.

123). L'autrice rintraccia nelle fonti epigrafiche una differenza tra le offerte pecuniarie destinate ai sacerdoti e quelle destinate alle sacerdotesse (per i dettagli rinvio a ibidem, p.125). Una trattazione della religiosità femminile nella sfera pubblica, con un'attenzione particolare alle sopravvivenze della tragedia greca classica, è contenuta in Giordano (b) 2011, p. 735ss.

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1.1.2 Ipotesi di una gerarchia sociale

Prima di entrare nello specifico del rituale operato da Lisistrata e compagne, è interessante riflettere sulla possibilità che le modalità di esecuzione del rito giuratorio rivelino i rapporti di potere in gioco nel gruppo delle donne rivoluzionarie. E' possibile definire lo status sociale di Lisistrata?

Si consideri il dialogo seguente (207-11):

Μυρρίνη ἐᾶτε πρώτην μ᾽, ὦ γυναῖκες, ὀμνύναι. Κλεονίκη μὰ τὴν Ἀφροδίτην οὔκ ἐάν γε μὴ λάχῃς. Λυσιστράτη λάζυσθε πᾶσαι τῆς κύλικος, ὦ Λαμπιτοῖ∙ λεγέτω δ᾽ ὑπὲρ ὑμῶν μι᾽ ἅπερ ἂν κἀγὼ λέγω∙ ὑμεῖς δ᾽ἐπομεῖσθε ταῦτα κἀμπεδώσετε. Mirrina Lasciate, donne, che sia io a giurare per prima. Cleonice No, per Afrodite, se non vieni sorteggiata. Lisistrata Afferrate la coppa e una di voi ripeta le parole che io dico.

Voi poi giurerete e confermerete.

Al termine del giuramento sarà l'intera collettività delle giuranti a pronunciare all'unisono il νὴ Δία con cui si pone fine alla formulazione giuratoria stessa. Nel passato della storia degli studi, questo dato ha già sollevato alcune ipotesi sul fatto che i singoli membri del gruppo delle giuranti possano essere detentori di uno status sociale differente.24 Anche se la presenza di un gruppo che partecipa alla espressione giuratoria risulta essere tuttavia essenziale, perché sia universalmente noto che l'intera collettività sarà esposta alla potenza della maledizione (qualora un trasgressore violi le condizioni del giuramento),25 dobbiamo ricercare le ragioni per le quali

24 Faraone 1993, p. 74.

25 Si consideri il testo del giuramento relativo alla fondazione della colonia di Cirene: ἐπὶ τούτοις ὅρκια ἐποιήσαντο οἵ

τε αὐτεῖ μένοντες καὶ οἱ πλέοντες οἰκίξοντες καὶ ἀρὰς ἐποιήσαντο τὸς ταῦτα παρβεῶντες καὶ μὴ ἐμμένοντας ἢ τῶν ἐλ Λιβύαι οἰκεόντων ἢ τῶν αὐτεῖ μενόντων. κηρίνος πλάσσαντες κολοσὸς κατέκαιον ἐπαρεώμενοι πάντες συνενθόντες καὶ ἄνδρες καὶ γυναῖκες καὶ παῖδες καὶ παιδίσκαι ‟In seguito fecero i giuramenti coloro che là rimanevano ed i marinai che avrebbero fondato la colonia, e compirono una maledizione contro i trasgressori di questi giuramenti e chi non vi avesse prestato fede, che fossero abitanti della Libia o coloni. Modellata una statuetta di cera la bruciavano mentre tutti, dopo essersi riuniti, pronunciavano le maledizioni, donne, bambini e bambine” (il testo è quello stampato in Faraone 1993, p. 60). A tal proposito, Carastro 2012 si esprime nei seguenti termini (p.

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Mirrina è la prima donna del gruppo a qualificarsi come guida del rito giuratorio e Lisistrata è invece colei che si impone come leader definitivo. Nell'ordine di chiosare, quindi, le dinamiche delle gerarchie sociali che determinano le modalità della esecuzione rituale, è necessaria la ripresa di un dibattito scientifico sulla ipotesi secondo cui Aristofane, nel presentare sulla scena comica i personaggi di Lisistrata e Mirrina, intenda alludere rispettivamente alle sacerdotesse di Atena Polias e Atena Nike.

Più nel dettaglio, si deve allo studioso britannico Lewis26 lo studio della seguente epigrafe, datata al 380 a.C. (IG II2 3453):27

[πατρὸς Λυσιμάχη] Δρακο[ντίδ]ο ἦν [τὸ γέν]ος μέν, [ὀγδώκοντ᾽ ὀκτὼ δ᾽ἐ]ξεπέρα[σ]εν ἔτη∙ [σύμπανθ᾽ ἑξήκον]τα δ᾽ ἔτη [κ]αὶ τέσσαρ[α] Ἀθηνᾶι [λατρεύσασα γένη τ]έσσαρ᾽ ἐπεῖδε τέκνων. [Λυσιμάχη--]έος Φλυέως μήτηρ. [Δημήτριος ἐπό]ησεν.

La stirpe del padre di Lisimache discendeva da Dracone, ed ella visse per ottantotto anni:

per un totale di sessantaquattro anni fu serva del culto di Atena e generò quattro figli.

La madre di Lisimache fu di Flia. Demetrio la generò.

96): ‟Alors que, en Grèce, les serments politiques ne concernent généralement que les seuls citoyens, les hommes libres, à Cyrène-Théra, ce sont tous les membres de la communauté, hommes, femmes et enfants des deux sexes, qui partecipent à ce rituel. Cette participation est double: elle prévoit non seulement l'énonciation des imprécations mais aussi la manipulation d'effigies en cire, les kolossoi, dont la fusion, prévue par le rituel juratoire, permet de constituer une sorte de «communauté organique» qui scelle les liens de la communauté humaine avec le territoire de la colonie en évoquent, en renfort, le lien avec la métropole”. Cfr. Berti 2006, p. 190: “Secondary partecipants did not need to have the political rights necessary to undertake a legally binding agreement. They were simply present to underline the fact that the curse would affect the entire community and that the consequences of perjury were known not only to all political leaders, but also the entire population”. Purtroppo non è possibile conoscere il testo del giuramento, ma la motivazione per cui tutto il corpo sociale della nuova colonia prende parte alla prestazione giuratoria risulta essere, quantomeno, evidente: la fondazione di una nuova città necessita che tutti suoi strati sociali si impegnino (tramite giuramento) a garantire la sopravvivenza della colonia stessa. Infine, proprio perché il giuramento pronunciato dal corpo sociale nella sua interezza risulti vincolante, è necessario che le maledizioni rituali siano pronunciate indistintamente da tutti (ἐπαρεώμενοι πάντες συνενθόντες καὶ ἄνδρες καὶ γυναῖκες καὶ παῖδες καὶ παιδίσκαι), affinché si concretizzi il terrore provocato dalla minaccia che le maledizioni evocate si abbattano su tutta la comunità. Per rinvii bibliografici specifici al giuramento di Cirene si veda Faraone 1993, p. 61 (con note n. 4-6). Cfr. Berti 2006, pp. 189-90. Cfr. Carastro 2012, pp. 96-8. Non rientra nello specifico oggetto della mia ricerca la trattazione dello scioglimento delle statuette di cera, come esempio di rituale simpatetico diffuso nella Grecia antica. Pertanto, rinvio allo specifico contributo sul tema in Faraone 1993, pp. 60-5. Cfr. Vernant 20013 (prima ed. it. 1970, ed.or. Paris 1965), p. 347: ‟Nel caso del giuramento, si tratta invece per dei vivi di votarsi irrevocabilmente alla morte in caso di spergiuro: attraverso i kolossoí, che li rappresentano sotto forma di 'doppi', coloro che giurano lanciano nel fuoco se stessi; è il loro essere vitale e sociale che si liquefa e sparisce in anticipo nell'invisibile”.

26 Lewis 1955.

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In accordo con Lewis e con la datazione attribuita all'iscrizione, se retrodatiamo il lungo impegno sacerdotale di Lisistrata facendolo coincidere con gli anni della rappresentazione della commedia di Aristofane, si può convenire con lo studioso che effettivamente il personaggio di Lisistrata sia da considerarsi la rappresentazione parodistica della sacerdotessa di Atena Polias e che in quanto tale, quindi, essa dovesse essere nota al pubblico ateniese.28

Sulla base di questa argomentazione, Lougovaya-Ast ha proposto una rivisitazione in chiave storica anche del personaggio di Mirrina, operando un confronto fra il testo aristofaneo e l'epigrafe seguente (IG I3 1330 = CEG 93):29

Καλλιμάχο θυγ-/ατρὸς τηλαυγὲ-/ς μνῆμα, ἣ πρώτη Νίκης ἀμφεπόλ-/ευσε νεών∙ εὐλο-/γίαι δ᾽ὄνομ᾽ἔσχ-/ε συνέμπορον, ὡ-/ς ἀπὸ θείας Μυρ-/ρίν<η ἐ>κλήθη συ-/ντυχίας ἐτύμω-/ς. πρώτε Ἀθηναί-/ας Νίκες ἕδος ἀ-/μφεπόλευσεν ἐ-/κ πάντων κλήρω-/ι, Μυρρίνη εὐτυ-/χίαι.

Questa è la tomba splendente della figlia di Callimaco, lei che per prima amministrò il tempio di Atena Nike. Il suo nome ebbe la fama come compagna, da quando fu chiamata Mirrina per sorte divina.

Mirrina fu la prima ad amministrare il culto di Atena Nike e fu scelta, fra tutti, per un felice sorteggio.

Alla luce di queste considerazioni, l'elezione di Lisistrata a conduttrice del rito pare incontrovertibilmente giustificata: la protagonista è infatti la più indicata per eseguire il rituale in virtù della posizione sociale che essa riveste non solo in quanto sacerdotessa, ma soprattutto in quanto ministro del culto della dea patrona di Atene.

Rimane tuttavia da motivare l'importanza del rispetto delle gerarchie sociali per la prestazione giuratoria in sé. Per sciogliere questo nodo tematico conviene fare riferimento all'unico altro testo che, a quanto mi risulti, mette in evidenza una situazione analoga. Il noto passaggio è Hom.Il.3.292-301, in cui è narrato quanto segue:

28 Una posizione contraria è sostenuta da Faraone 2006, sulla scorta delle numerose allusioni sessuali effettuate dal

personaggio nonché, in attinenza con l'oggetto mia tesi, sulla base dei giuramenti in nome di Afrodite i quali, come si vedrà nel § 2.5.1, vengono di norma (anche se non solo) prestati in contesti di carattere erotico. A mio parere, tuttavia, l'obiezione suggerita da Faraone è da rivedere non solo sulla base delle informazioni che Lewis desume dall'epigrafe sopra riportata, ma anche sulla base di una considerazione più ampia: è proprio l'attribuzione di espressioni licenziose e turpi ad un personaggio altrimenti noto per la propria attività nel campo sacrale, a rendere la parodia più efficace da un punto di vista comico. In tal senso, pertanto, ritengo che la posizione di Faraone sia da considerarsi non a detrimento della tesi di Lewis ma come una integrazione di quest'ultima.

29 Lougovaya-Ast 2006. Cfr. Connelly 2007: ‟Characters from Aristophanes' Lysistrata can be seen to embody two

models for priesthood current in late fifth-century Athens. The old, inherited, lifelong priesthoods, associated with the gentlician class, were typified by the priesthood of Athena Polias as held by Lysimache. The newly hewn, democratic priesthoods, selected by lot from all, were typified by the priesthood of Athena Nike, as held by Myrrhine. The play intentionally contrasts these two models to great comic effect”. Sull'importanza politico-sociale rivestita dal ruolo delle sacerdotesse, si veda ibidem (p. 61ss.).

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ἦ, καὶ ἀπὸ στομάχους ἀρνῶν τάμε νηλέϊ χαλκῷ∙ καὶ τοὺς μὲν κατέθηκεν ἐπὶ χθονὸς ἀσπαίροντας, θυμοῦ δευομένους∙ἀπὸ γὰρ μένος εἵλετο χαλκός. 295 οἶνον δ᾽ἐκ κρητῆρος ἀφυσσόμενοι δεπάεσσιν ἔκχεον, ἠδ᾽εὔχοντο θεοῖς αἰειγενέτῃσιν∙ ὦδε δέ τις εἴπεσκεν Ἀχαιῶν τε Τρώων τε∙ «Ζεῦ κύδιστε μέγιστε, καὶ ἀθάνατοι θεοὶ ἄλλοι, ὁππότεροι πρότεροι ὑπὲρ ὅρκια πημήνειαν, 300 ὦδέ σφ᾽ ἐγκέφαλος χαμάδις ῥέοι ὡς ὅδε οἶνος, αὐτῶν καὶ τεκέων, ἄλοχοι δ᾽ ἄλλοισι δαμεῖν».

Disse, e tagliava le gole degli agnelli con il bronzo spietato. Li dispose, dimenanti, sul terreno,

privi di anima ché il bronzo aveva tolto loro la vita. Da un cratere attingendo spargevano vino

con delle coppe, ed uno pregava gli dei sempiterni: ‟Zeus illustre e sommo, e gli altri dei immortali, a quelli che per primi, fra noi, rovineranno i patti, così a terra il cervello scorra come questo vino, a loro e ai figli, e le spose siano da altri soggiogate.

In questo passo sono evidenti due aspetti. Priamo ed Agamennone, nel rispettivo ruolo di re dei Troiani e signore dell'esercito acheo, sono deputati all'esecuzione del rituale giuratorio. Già questo sarebbe sufficiente per comprendere le ragioni per le quali Lisistrata e Mirrina si contendono il ruolo di conduttrici del giuramento in Aristofane; per quanto concerne Lisistrata, infatti, è evidente non solo che essa si è imposta come guida del gruppo poiché lei per prima ha proposto l'alleanza, ma anche in quanto essa gode di un' autorità politica superiore a quelle delle altre compagne (ciò vale anche, come abbiamo visto, per Mirrina).

Vi è poi un secondo aspetto ben più controverso: chi si cela dietro al pronome indefinito τις (v. 297)? Secondo alcuni30 conviene preferire il valore esclusivo di ‟uno” rispetto a quello inclusivo di ‟ognuno”.31 Nel passo iliadico, perciò, la preghiera rivolta a Zeus sarebbe pronunciata non da ogni guerriero presente nello spazio del rituale giuratorio, ma da un'unica figura appositamente deputata a svolgere una funzione araldica.

Credo fermamente che sia quest'ultima la proposta da accogliere. Mentre nel caso di Cirene, infatti, non viene menzionata una figura a guida del giuramento perché la maledizione, qualora ve ne sia la cagione, verrà ad investire tutta la comunità, nel caso specifico del rituale narrato nel III libro dell'Iliade la maledizione è invocata unicamente per i due contendenti (Menelao e Paride). E' solo su di loro che si abbatterà il funesto destino dello spargimento delle cervella al

30 Si veda, ad esempio, Cerri 20117 (prima ed. 1999). Si badi che lo studioso non afferma esplicitamente che con il

suddetto pronome debba intendersi ‟ognuno” e non ‟uno”, ma ciò risulta deducibile dalla traduzione: ‟e così ognuno diceva fra Troiani ed Achei” .

31

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suolo (è questo, infatti, il valore omeopatico del versamento del vino) e della perdita di ‟proprietà” sulle legittime spose.

La proposta di Berti sull'identificazione delle figure evocate dal τις si rivela indirettamente funzionale per Aristofane. Secondo la studiosa, infatti, a pronunciare il giuramento iliadico sono Odisseo e Antenore in qualità di rappresentanti delle comunità in guerra e, per così dire, nel ruolo di araldi facenti le veci dei due veri oggetti della maledizione.32 Il fatto che il figlio di Laerte sia responsabile della formulazione del testo del giuramento è legittimato dal fatto che è Odisseo stesso ad incaricarsi di ritagliare lo spazio del rituale/scontro insieme ad Ettore (Il.3.315: χῶρον μὲν πρῶτον διεμέτρεον...), nonché di guidare un'ambasceria presso Elena (Il.3.205-6: ἤδη γὰρ καὶ δεῦρό ποτ᾽ ἤλυθε δῖος Ὀδυσσεὺς/σεῦ ἔνεκ᾽ἀγγελίης σὺν ἀρηϊφίλῳ Μενελάῳ).33

Se il re di Itaca può essere visto come colui che pronuncia il testo del giuramento pattizio fra Achei e Troiani, è dunque perché egli gode di un'autorità politica che lo distingue dal resto dell'esercito dei Greci. Allo stesso modo, allora, è legittimo ipotizzare che Lisistrata sia la più idonea a guidare il rituale giuratorio proprio perché essa rappresenta (seppure in forma parodiata) la sacerdotessa di Atena Polias.

Un'ultima breve considerazione può forse avvalorare quanto finora detto. Come abbiamo appena notato, infatti, la collettività presente al rituale giuratorio del III libro dell'Iliade non prende parte effettiva all'espressione verbale del giuramento, in quanto non è coinvolta dalle maledizioni che chiudono il testo del giuramento. Nella Lisistrata, invece, assistiamo sia alla ripetizione delle diverse clausole costituenti il giuramento, che alla formulazione del conclusivo νὴ Δία. Al contrario dei guerrieri achei e troiani, le donne della commedia aristofanea sono quindi obbligate a cooperare alla formulazione giuratoria in quanto esse sono in procinto di erigere una alleanza cui tutte aderiscono ed il giuramento, pertanto, è l'espressione della lealtà grazie alla quale ognuna di loro rispetterà i vincoli del patto.34 E sempre al contrario di quanto leggiamo in Omero, il giuramento collettivo svolge una funzione di deterrente che supera, per così dire, quella che si ravvisa nel poema iliadico. Nel caso di Aristofane, infatti, se anche solo una delle donne viene meno al patto, la maledizione colpirà l'intero gruppo: qualora il patto venisse rotto, infatti, la guerra continuerebbe e i propositi di pace di Lisistrata e compagne sfumerebbero.

32 Berti 2006, p. 184 (con nota n. 31).

33 I riferimenti riguardo Antenore non legittimano la forzosa intuizione di Berti su chi svolga la funzione araldica

presso i Troiani. Ritengo forse più probabile che al suo posto vi si possa vedere più nitidamente Ettore, in quanto quest'ultimo collabora con Odisseo alla delimitazione dello spazio rituale in cui avverrà lo scontro fra Menelao e Paride.

34 Nel celebre studio sugli atti performativi condotta da Austin 201112 (prima ed. it. 1987, ed. or. Oxford-New York

1962), vi sono interessanti considerazioni sulla importanza delle circostanze e delle modalità in cui un enunciato performativo deve venire realizzandosi. In uno dei passi più significativi dell'opera (almeno in rapporto all'aspetto su cui vado insistendo), l'autore afferma quanto segue (p. 12): ‟In generale, è sempre necessario che le circostanze in cui vengono pronunciate le parole siano in un certo modo, o in più modi, appropriate, ed è generalmente necessario che o il parlante stesso o altre persone eseguano anche certe altre azioni, azioni «fisiche» o «mentali» o anche atti consistenti nel pronunciare altre parole”. In aggiunta, si vedano le pagine seguenti in cui l'autore elenca le sei regole cui ottemperare affinché un enunciato performativo possa considerarsi ‟felice”, tra le quali vi è quella in base a cui è necessaria l'esistenza di una procedura che (p. 17) ‟deve essere eseguita da tutti i partecipanti sia correttamente che completamente” e che necessariamente prevede la presenza di persone ‟aventi certi pensieri o sentimenti” le quali, nell'occasione della realizzazione di questa procedura, devono di fatto ‟avere quei pensieri o sentimenti”.

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1.1.3. Funzione dei τόμια

Per il prosieguo della mia analisi del rituale giuratorio contenuto in Lisistrata, è fondamentale innanzitutto collocare la funzione dei τόμια nel quadro dello stretto rapporto di natura simpatetica fra il sacrificio e la prestazione di giuramenti ufficiali.

Il sacrificio animale nei riti giuratori appartiene, infatti, ad una delle varie forme di magia omeopatica e possiede una funzione ben precisa quando è accompagnato da un giuramento: costituire la rappresentazione simbolica del destino che distruggerà chi venga meno alla prestazione giuratoria.35 E' possibile definire il sacrificio di giuramento nei termini di una incarnazione simbolica dell'enunciato maledittivo con cui i giuramenti ufficiali vengono, di norma, conclusi.36 Sulla base di questa asserzione, si converrà con Burkert sul fatto che i sacrifici di giuramento sottolineano, con maggiore enfasi rispetto agli altri rituali sacrificali, ‟l'aspetto del terrore e dell'annientamento dove un ruolo fondamentale è ricoperto dallo smembramento della vittima sacrificale: si 'taglia il giuramento'; il giurante calpesta i 'pezzi tagliati'”.37

Nella commedia di Aristofane vi è proprio la richiesta dei τόμια nelle fasi preliminari del rituale giuratorio.38 E' Lisistrata stessa a farsene portavoce (186: καί μοι δότω τὰ τομιά τις ‟Qualcuno mi dia anche i resti sacrificali”). Si tratta senza dubbio di una richiesta che evidenzia

35

La magia omeopatica si basa sulle cosiddette analogie persuasive che, come Tambiah sottolinea efficacemente (1973, pp. 199-29), si distinguono dalle analogie empiriche in quanto queste ultime sono usate nella scienza stricto sensu per predire azioni future, mentre le prime sono deputate ad incoraggiare azioni future. Cfr. Giordano 2011, p. 191: ‟magia non è religione e non è scienza pur assomigliando in modo pericoloso ad entrambe”. Cfr. Faraone 1991, pp. 17-20. Versnel 1991 offre spunti interessanti alla comprensione del fenomeno della magia nel contesto di quello che lo studioso, usando una espressione fin troppo sintetica, definisce mondo greco-romano. Si veda, in particolare,

ibidem (p. 178-9) in cui l'autore stabilisce un'analogia fra magia e religione: ‟Magic and religion have in common

that they refer to supernatural forces and powers (...)”. L'autore evidenzia anche la presenza di alcune differenze che risiedono nell'intenzione, giacché ‟Magic is employed to achieve concrete, mostly individual goals. Religion is not primarly purpose-motivated, (...), focuses on intangible long-term goals which concern collective issues of society”, e nell'azione: ‟Magic is characterized by the attention paid to the technical side of the manipulation, precision of formula and modus operandi. Professional experience is often required (...). In so far as religion (...) the results are never dependent upon a professional specialist (....)”. Si legga l'articolo di Faraone 1993, per un'analisi di alcuni rituali simpatetici fra la Grecia antica ed il Vicino Oriente antico. Si veda Giordano 1999 (pp. 26-31) per l'analisi di alcuni esempi della funzione omeopatica della maledizione nei poemi omerici.

36 Si veda Berti 2006 (p. 185), la quale preferisce all'espressione “magia simpatetica” quella di “dramatisation”, nel

suo essere ‟related to an implied self-curse”.

37

Burkert 20032 (prima ed. it. 1984, ed.or. Stuttgart 1977), pp. 468-9.

38 Sulla caratteristica delle vittime animali nei sacrifici di giuramento si veda Aristot.Ath. 55.5. Cfr. Aeschin.1.114. Cfr.

Thuc.5.47.8. Cfr. Dem.59.60 (καθ᾽ ἱερῶν τελείων). Sul contatto fisico fra giurante e resti sacrificali, si veda Faraone 1993 (p. 66): ‟A peculiarly Greek twist to this type of oath is for the oath-takers to bring themselves into direct physical contact with the carcass or some part of it (...)”. Burkert 20032 (prima ed. it. 1984, ed.or. Stuttgart 1977) identifica i τόμια con i genitali dell'animale maschio (p. 459) ‟così, allo spargimento del sangue, si aggiunge l'orrore della castrazione”. Per una spiegazione dell'analogia fra l'uso di τὰ ἱερά e τὰ τόμια, si veda Carastro 2012 (p. 87): ‟il est souvent question que les jureurs entrent en contact avec ces tomia, que l'on peut également appeler hiera, comme toute victime animale qui a fait l'objet d'une consécration sacrificielle”. Il termine τὰ τόμια risulta essere talvolta sostituito, con un significato pressoché inalterato, da quello di τὰ σφάγια (come in Antiph.5.12). Per una discussione sull'uso di σφάγια e τόμια si vedano le pagine di Faraone 1993, pp. 65-72. In Jameson 1991 (pp. 197-227) si sostiene che l'utilizzo degli σφάγια rappresentasse la consuetudine nei rituali immediatamente precedenti la battaglia.

(22)

la solennità del rituale che sta per svolgersi, come è possibile evincere dalle altre testimonianze letterarie in cui l'uso dei τόμια è richiesto per la formulazione di un giuramento formale e solenne.39 La richiesta delle carni della vittima sacrificale impone una riflessione sulla straordinarietà di un sacrificio officiato da donne. Negli unici due casi in cui, a quanto mi risulta, vi è testimonianza di un fatto simile, ciò che manca è proprio il contatto diretto con i resti della vittima.40

39 Il passo più celebre è, come noto, la Contro Aristocrate di Demostene, in cui è detto quanto segue: ‟E poi non

presterà questo giuramento come se gliene fosse capitato uno qualsiasi, ma come quello che uno formula per nessun'altra ragione, stando sopra le parti tagliate di un verro, di un ariete e di un toro, e con questi animali sgozzati da chi di dovere e nei giorni prestabiliti, cosicché tutto quanto vi è di sacro sia stato compiuto già da prima e per opera di coloro che svolgono questo compito” (23.68: εἷτ᾽ οὐδὲ τὸν τυχόντα τιν᾽ὅρκον τοῦτο ποιήσει ἀλλ᾽ ὃν οὐδεὶς ὄμνυσ᾽ ὑπὲρ οὐδενὸς ἄλλου, στὰς ἐπὶ τῶν τομίων κάπρου καὶ κριοῦ καὶ ταύρου, καὶ τούτων ἐσφαγμένων ὑφ᾽ ὧν δεῖ καὶ ἐν αἷς ἡμέραις καθήκει, ὥστε καὶ ἐκ τοῦ χρόνου καὶ ἐκ τῶν μεταχειριζομένων ἅπαν, ὅσον ἔσθ᾽ ὅσιον, πεπρᾶχθαι). Il sacrificio dei τόμια gode di un preciso valore sacrale in quanto l'atto di macellare le carni delle vittime spetta a personalità specifiche e deve ricorrere in giorni precisi. La natura solenne di questo tipo di giuramento è testimoniata, in aggiunta, dal fatto che lo stesso rituale di accompagnamento alla prestazione giuratoria avvenga non solo nel Palladio, dove la ‟performed curse” veniva eseguita da coloro che erano stati accusati di omicidio, ma anche all'esterno della στοὰ βασιλέως dove i nove arconti appena eletti giuravano di agire con giustizia e di non assecondare alcun tentativo di corruzione a loro danno. Sui giuramenti nel Palladio si veda Aeschin.2.87. Per il giuramento dei nove arconti si vedano Aristot.Ath. 55.5 e Polluce 8.86. Nel passo demostenico che ho citato è bene evidenziato, in aggiunta, il nesso fra la sorte della vittima sacrificale ed il potenziale destino che si abbatterà sul giurante, giacché questi si pone in contatto fisico e diretto con le carni sacrificali (στὰς ἐπὶ τῶν τομίων κάπρου καὶ κριοῦ καὶ ταύρου).

40 Mi riferisco al giuramento delle γεραραί in cui le donne sono descritte nell'atto di giurare πρὶν ἄπτεσθαι τῶν ἱερῶν.

Questa indicazione da parte di Demostene/Apollodoro suggerisce, di conseguenza, che le quattordici sacerdotesse non uccidevano le vittime sacrificali. Lo stesso Burkert 1981 (ed.or. Berlin 1972) si limita a sostenere che la sacerdotessa del tempio di Dioniso delle Paludi (p. 169) ‟in questo giorno esegue funzioni sacerdotali” e che ‟a lei tocca persino il ruolo più spettacolare nel programma della festa, esser data in sposa ad un dio”. E' nota, del resto, la posizione di Detienne secondo cui la donna è estranea alla macellazione delle carni sacrificali giacché questa pratica: ‟è specchio fedele della prassi politica” (Detienne M./Vernant J.P. 20142 [prima ed. it. 1982, ed.or. Paris 1979], p. 154). A questa considerazione si associa quella secondo cui nei sacrifici femminili eseguiti in occasione delle Tesmoforie (ibidem, p. 151) ‟si intrecciano le contraddizioni di una società e di un sistema di pensiero che relegano deliberatamente il femminile ai confini dello spazio politico-religioso, ma che si vedono costretti, da istanze interne alla propria sfera di valori, ad affidare alle donne un ruolo determinante nella riproduzione dell'intero sistema”. In fase ellenistica si può fare riferimento a ED 178A(a), iscrizione datata all'inizio III secolo a.C., dove si esplicita che la futura sposa, davanti alla statua di Afrodite Pandemos, ‟sacrifichi/(...)/una vittima perfetta” (29-31: θυέτω/[...]/ἱερεῖον τέληον). Per questa epigrafe rinvio allo studio di Dillon 1999, e per le considerazioni sul carattere del sacrificio richiesto si veda ibidem (pp. 66-8). Sotto questo profilo, una ulteriore conferma dell'eccezionalità del sacrificio di giuramento condotto da Lisistrata e compagne è costituita da un'iscrizione del 380 a.C. (LSAM 45.14-7). In questa epigrafe, infatti, ad alcune donne e ad alcuni uomini è richiesto di prestare un giuramento particolare che prende il nome di ἐξωμοσία. Il contesto in cui si presuppone che questa procedura si sia realizzata è di tipo giudiziario ed assai differente, quindi, da quello in cui Lisistrata e compagne effettuano il rituale giuratorio messo in scena da Aristofane.

(23)

1.1.4 Giuramenti e strumenti di guerra

La conduzione del rituale giuratorio a cui Lisistrata e compagne si sottopongono fornisce preziose informazioni a sostegno della mia opinione secondo cui, in un giuramento di pace, non devono comparire oggetti che non possono soddisfare questo scopo. E' assai probabile che questa sia la chiave di interpretazione dell'obiezione con cui Cleonice rigetta l'ordine di Lisistrata di sacrificare le vittime sopra uno scudo cavo (185: θὲς εἰς τὸ πρόσθεν ὑπτίαν τὴν ἀσπίδα ).

Questa, infatti, la replica di Cleonice (189-90):

Κλεονίκη μὴ σύ γ᾽, ὦ Λυσιστράτη,

εἰς ἀσπίδ᾽ ὀμόσῃς μηδὲν εἰρήνης πέρι41

Cleonice Tu non giurerai sullo scudo, Lisistrata, per ottenere la pace.

Sempre nello stesso dialogo, subito prima delle battute sopra riportate, Lisistrata esprime la propria intenzione di compiere un sacrificio di pecore alla maniera di Eschilo (εἰς ἀσπίδ᾽, ὥσπερ, φασίν, Αἰσχύλος ποτέ, μηλοσφαγούσας). Il riferimento meta-letterario di Lisistrata/Aristofane è ai noti versi dei Sette a Tebe di Eschilo, in cui il messaggero riferisce sul giuramento di alleanza con il quale i sette guerrieri hanno promesso di combattere fino alla morte o fino alla resa della città di Tebe (42-8): ἄνδρες γὰρ ἑπτά, θούριοι λοχαγέται, ταυροσφαγοῦντες 42 ἐς μελάνδετον σάκος, καὶ θιγγάνοντες χερσὶ ταυρείου φόνου, Ἄρην Ἐνυὼ καὶ φιλαίματον Φόβον ὡρκωμότησαν, ἢ πόλει κατασκαφὰς θέντες λαπάξειν ἄστυ Καδμείων βίᾳ, ἢ γῆν θανόντες τήνδε φυράσειν φόνῳ Sette uomini infatti, impetuosi comandanti, mentre sacrificavano un toro su un nero scudo e toccavano con le mani il sangue del toro, pronunciarono un giuramento in nome di Ares, di Enio e del sanguinoso Phobos, che avrebbero devastato la roccaforte dei Cadmei con la forza, dopo aver procurato morti alla città, oppure,

41 Sul carattere non cruento delle offerte consacrate alla dea Εἰρήνη, si veda il parallelo aristofaneo contenuto in Pace

1017-20. Sul verso della Lisistrata si veda la puntualizzazione di Sommerstein 1990, ad 190: ‟that objection (...) has the effect of preventing a sacrificial slaughter from being performed on stage”.

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morendo, che avrebbero impregnato questa terra di sangue.

Se operiamo un confronto fra i versi di Eschilo ed il dialogo fra Cleonice e Lisistrata, è quanto meno accreditabile l'ipotesi che non fosse prassi comune per la comunità ateniese del V secolo a.C. l'introduzione di un elemento che simboleggiasse la guerra (come lo scudo) durante l'esecuzione di un rituale giuratorio finalizzato al conseguimento di obiettivi pacifici.

Il primo procedimento da effettuare per dare corpo a questa ipotesi consiste nell' instaurazione di una connessione fra il passo di Eschilo precedentemente citato e, da un lato, il rituale preliminare alla stipulazione del patto di alleanza fra i mercenari greci ed il persiano Arieo a seguito della battaglia di Cunassa (Xen.Anab.2.2.8-9), dall'altro, invece, il giuramento di Platea,43 con cui i giuranti si impegnano a garantire la neutralizzazione della comune minaccia persiana. Nel passo di Senofonte, dunque, si legge quanto segue:

καὶ ἐν τάξει θέμενοι τὰ ὅπλα συνῆλθον οἱ στρατηγοὶ καὶ λοχαγοὶ τῶν Ἑλλήνων παρ᾽ Ἀριαῖον∙ καὶ ὤμοσαν οἵ τε Ἕλληνες καὶ ὁ Ἀριαῖος καὶ τῶν σὺν αὐτῷ οἱ κράτιστοι μήτε προδώσειν ἀλλήλους σύμμαχοί τε ἔσεσθαι∙ οἱ δὲ Βάρβαροι προσώμοσαν καὶ ἡγήσεσθαι ἀδόλως.44 ταῦτα δ᾽ ὤμοσαν, σφάξαντες ταῦρον καὶ κάπρον καὶ κριὸν εἰς ἀσπίδα, οἱ μὲν Ἕλληνες βάπτοντες ξίφος, οἱ δὲ βάρβαροι λόγχην.

E disposti i soldati in schieramento, i comandanti dei Greci si diressero insieme verso Arieo. I Greci, Arieo e gli uomini più potenti che erano con lui giurarono che non si sarebbero mai traditi a vicenda e che

sarebbero stati alleati: i barbari giurarono inoltre che avrebbero comandato senza tramare inganni. Questo giurarono, dunque, dopo aver sgozzato

sopra uno scudo un toro, un verro ed un ariete: i Greci immergendovi una spada, i barbari, invece, una lancia.

Similmente, nel giuramento di Platea si legge quanto segue:45

ταῦτα ὁμόσαντες καταλύψαντες τὰ σφάγια ταῖς ἀσπίσιν ὑπὸ

σάλπιγγ<ο>ς ἀρὰν ἐποιήσαντο, εἴ τι τῶν ὀμωμομένων παραβαίνομεν καὶ μὴ ἐμπεδορκοῖ <ε>ν τὰ ἐν τῶι ὅρκωι γεγραμμένα, αὐτοῖς ἄγος εἶναι τοῖς ὁμόσασιν.

Dopo aver giurato questo e una volta coperte le carcasse con gli scudi, pronunciarono una maledizione allo squillo di una tromba, che se avessero trasgredito una qualsiasi delle cose che avevano giurato e non avessero mantenuto fedelmente quanto scritto nel giuramento, per coloro

43 Sul giuramento di Platea si vedano Kellogg 2008 e Siewert 1977. 44 Su questa formula si veda il § 1.2 di questa ricerca.

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