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Dalla teoria della razionalità limitata alla teoria dell'organizzazione: il contributo di Herbert A. Simon.

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

Corso di Laurea Specialistica in FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE

Tesi di laurea

Dalla teoria della razionalità limitata alle organizzazioni economiche:

il contributo di Herbert A. Simon.

RELATORE

Prof. Tiziano Raffaelli

CANDIDATA Antonella Casella

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Alla mia Mamma, con indicibile Amore.

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Indice.

Introduzione. 4

Primo Capitolo. La teoria neoclassica della scelta razionale.

1. Introduzione. 13

2. La teoria dell'utilità come scelta razionale. 18

La massimizzazione dell'utilità.

3. La teoria dell'utilità attesa. 24

Rischio e incertezza.

La teoria dell'utilità attesa.

4. Oltre il modello neoclassico. 34

Premessa.

Assunti teorici e dati empirici.

Secondo Capitolo. La teoria della razionalità limitata e/o procedurale.

1. Il programma di ricerca interdisciplinare di Herbert A. Simon. 44

Premessa.

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2. La teoria della razionalità limitata. 52

La razionalità limitata.

I fattori che limitano la razionalità umana.

Dalla razionalità sostantiva alla razionalità procedurale.

3. Il processo decisionale in condizione di razionalità limitata. 71

Origine del processo decisionale. Genesi delle alternative.

3.1. Satisficing. 86

Criterio di scelta razionale.

Terzo capitolo. Il comportamento razionale nell'analisi organizzativa simoniana.

1. Introduzione. 94

1.1. La teoria neoclassica dell'impresa. 98

Premessa. Il mercato.

Il ruolo dell'imprenditore.

2. Le ragioni delle organizzazioni economiche. 102

Premessa.

Per una teoria dell'organizzazione. Dalla razionalità all'organizzazione.

3. La struttura e l'efficienza delle organizzazioni economiche. 121

(5)

3.1. I meccanismi d'influenza organizzativa. 132

Meccanismo di autorità.

Criterio di efficienza e processo di identificazione.

4. L'equilibrio dell'organizzazione. 153

Premessa.

4.1. I membri e l'organizzazione: contributi e incentivi. 158

I prestatori d'opera.

Gli imprenditori: produttività e conservazione organizzativa. I clienti.

5. Per una conclusione.

La razionalità dell'organizzazione: adattamento ed evoluzione. 168

Premessa.

L'adattamento organizzativo.

I meccanismi dell'evoluzione organizzativa.

(6)

Introduzione.

Questo lavoro si incentra sull'importante influenza che la psicologia assume nel discorso economico. Ponendo particolare attenzione al concetto di scelta, inteso come processo di formazione di decisioni, e sul concetto di razionalità ad esso soggiacente, in questa tesi ho cercato di analizzare il modo attraverso il quale il discorso psico-cognitivo, a partire dalla seconda metà del XX secolo, si è inserito entro l'ambito della ricerca e dell'analisi economica - tanto da divenire elemento determinante e costitutivo.

Al fine di comprendere meglio le dinamiche di questa innovata prospettiva è stato necessario delineare innanzitutto i principi su cui si è fondata la teoria neoclassica della scelta razionale, per poi evidenziare quali siano stati gli elementi che hanno condotto ad una contrapposizione ormai irreversibile, rispetto alla suddetta teoria

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neoclassica, nel porre al centro dei processi decisionali economici il profilo dell'homo oeconomicus - prototipo dell'uomo perfettamente razionale.

In particolar modo, la mia attenzione si concentra sul vasto lavoro di ricerche e scoperte effettuate da Herbert A. Simon che, all'interno della riflessione storica, economica, sociale e filosofica a lui contemporanea, si presenta quale promotore di una nuova concezione della razionalità umana destinata - se non a stravolgere – a rivalutare e ad estendere l'orizzonte dell'interpretazione della teoria neoclassica di scelta razionale, indirizzandola verso una ricerca empirica che, condotta attraverso i metodi propri della psicologia, sia in grado di delineare modelli comportamentali di scelta razionale ascrivibili al campo del reale.

La mia tesi sostiene questa interpretazione: la trasformazione della teoria economica e sociale proposta e sostenuta dagli autori della teoria comportamentista non si basa su un'asettica ricerca normativa, ma su profonde esigenze esistenziali e sociali, secondo un metodo empirico-osservativo. È Simon uno dei più importanti teorici che, imponendosi

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come vera alternativa al neoclassicismo economico, assume l'esistenza di un uomo nuovo, caratterizzato inequivocabilmente da limiti di origine fisiologica, prima ancora che di interazioni esterne ambientali, ed a gettare intorno ad esso le coordinate teoriche per la creazione di un contesto sociale che questo stesso uomo sia capace di abitare in maniera soddisfacente.

Tradizionalmente l'economia (sia positiva sia normativa) è stata considerata la disciplina che studia il comportamento razionale (...)1, il suo compito è quello di illustrare il modo in cui un sistema intelligente, sia esso un individuo od un'organizzazione economica, si adatta al suo ambiente esterno.

L'economia neoclassica, nello specifico, muovendo da due concetti chiave la massimizzazione dell'utilità, o profitto e la razionalità sostantiva concentrò la propria attenzione sulla ricerca di un specifico modello comportamentale che descrivesse il modo attraverso cui i soggetti economici – individui e imprese - avrebbero dovuto risolvere in

1 Cit. H. A. Simon, Fondamenti metodologici dell'economia, in Scienza economica

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maniera ottimizzante, e dunque razionale, il principale problema economico consistente nell'allocazione di risorse scarse, allo scopo di poter attivare un meccanismo di controllo sugli eventi, quelli economici, soggetti di fatto a continui cambiamenti.

Nell'interpretazione neoclassica il modello di scelta razionale, ovvero il processo che conduce al migliore adattamento di un qualsivoglia organismo economico al suo ambiente, fu illustrato a partire dall'assunzione fondamentale di razionalità perfetta dei soggetti economici capaci di selezionare, e dunque scegliere corsi di azione secondo il criterio di massimizzazione, e dalla delineazione delle condizioni – esogenamente determinate da un ambiente di mercato dato – nelle quali tale adattamento ha luogo.

Quando si parla della teoria economica neoclassica si fa dunque riferimento a quell'analisi che, abbracciando da una parte il problema economico dell'allocazione delle risorse scarse, dall'altra il processo decisionale, noto tra gli economisti come decision-making, si caratterizza per un approccio normativo e formale relativo alle singole

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azione dei soggetti economici che all'unisono, dato il contenuto di un fine personale, non vogliono perdere ma vogliono il meglio.

(…) Ma questa è soltanto metà della storia. L'altra metà dell'economia rappresenta lo studio dei limiti delle capacità di calcolo degli esseri umani e di come questi limiti influiscono sul comportamento che si vuole razionale2.

Il carattere predittivo del modello comportamentale neoclassico di scelta economica e la conseguente assunzione di corrispondenza rispetto all'effettiva riuscita della scelta razionale, vengono di fatto smentiti dalla complessità che caratterizza sia gli individui in quanto esseri umani, sia il mondo reale, in continuo cambiamento, in cui gli stessi si trovano ad operare. Questo riconoscimento, evidenziato dalla discrepanza emersa dal confronto tra l'analisi dei fondamenti del paradigma gnoseologico neoclassico e i riscontri reali dei comportamenti umani, ha prodotto come conseguenza un numero sempre più crescente di ricerche empiriche volte a scoprire gli effettivi meccanismi di azione messi in

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atto dagli individui, al fine di comprendere come quest'ultimi di fatto ragionino ogni qualvolta si trovano ad affrontare un problema decisionale e quali siano le reali capacità computazionali che li dirigono nelle proprie attività di problem-solving.

Un tentativo di avvicinare l’analisi del comportamento razionale alla realtà è costituito dall'economia comportamentale che, a partire dalla seconda metà del XX secolo, avendo trovato concrete condizioni socio-culturali fertili in cui svilupparsi, può essere considerata, se non il risultato di una riforma specifica, un lavoro di intellettuali che, sotto diversi profili e motivazioni, cercarono di costituire altri modelli comportamentali di scelta razionale basandosi da un lato su un nuovo approccio di tipo empirico-sperimentale (grounded on reality), dall'altro su una più attenta riflessione psico-cognitiva circa il reale processo di formazione delle decisioni degli individui.

In questo contesto si inserisce la proposta di Herbert A. Simon di una nuova interpretazione e definizione del concetto di razionalità in seno alla teoria delle scelte economiche attraverso un approccio di tipo psico-cognitivo. Impegnandosi nello sviluppo, seppur teorico, di una

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economica grounded on reality, a lui si deve la nozione di Razionalità limitata e/o procedurale.

L'analisi comportamentista simoniana - incentivata principalmente dal riconoscimento delle limitazioni prescrittive del modello comportamentale neoclassico come base per la spiegazione della scelta razionale - fu perseguita allo scopo di fornire un nuovo fondamento concettuale per la definizione di una teoria del comportamento razionale sensibile sia alla limitata capacità computazionale e all'effettiva elaborazione di informazioni da parte dei decisori economici, sia alla complessità dei contesti decisionali.

Verificato empiricamente, con l'ausilio della psicologia cognitiva, il modello comportamentale di razionalità limitata, formulato dal nostro autore, ha avuto un notevole impatto non solo sul concetto di razionalità analizzato a livello individuale, ma anche e soprattutto sugli aspetti della teoria economica ad esso correlati.

Studiando le imprese e il modo attraverso il quale le stesse prendono decisioni economiche, Simon si rese conto dell'impossibilità di

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ipotizzare, nell'individuo e nella realtà, quelle specifiche capacità e condizioni necessarie per la determinazione di comportamenti obiettivamente razionali. Esaminati i limiti e le possibilità psicologiche delle capacità umane di valutare le azioni e di esercitare la razionalità sostantiva nella complessità del mondo reale, Simon giungerà ad una descrizione più completa del comportamento umano nell'ambito organizzativo.

La tesi primaria di Simon parte da un concetto fondamentale, secondo il quale ogni organizzazione si fonda interamente su processi decisionali che investono inevitabilmente la logica e la psicologia che presiedono alla scelta umana. Di conseguenza, ciò comporta che ogni fenomeno organizzativo non può prescindere da essi e non può comprendersi se non attraverso l'analisi e l'approfondimento di tali elementi.

In conformità con questo orizzonte interpretativo, la mia tesi sarà una riflessione sulle caratteristiche specifiche del recente e rinnovato dialogo dell'economia contemporanea con la sperimentale scienza

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cognitiva, che tenterà di coglierne le aspirazioni profonde nella speranza di dar loro un rilievo sostanziale all'interno del proprio orizzonte di osservazione. Ponendo al centro di ogni argomentazione il propulsore di questo affascinante dialogo, Herbert A. Simon, cercherò di mettere in luce quegli aspetti innovativi del suo pensiero che si sono rivelati un tentativo valido per il superamento dei limiti insiti nella teoria neoclassica, e che hanno indirizzando l'analisi e la ricerca economica verso nuovi orizzonti interpretativi.

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