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Aurora. La rinascita del Castello di Alboino

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Academic year: 2021

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AURORA

La rinascita del Castello di Alboino

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Elaborato di Laurea Magistrale di Stefania Fontana matricola 895397 Corso di studi in Interior and Spatial Design a.a. 2018/2019 Relatore: Davide Fassi

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INDICE

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L’ABSTRACT

INTRODUZIONE

9 13 19 23 26 33 38 42 46 53 56 60 64 68

IL FASCINO DEL FELTRINO

CASI STUDIO

LA CITTADELLA,

TRA ARTE E MEMORIA

02.1 La sua importanza strategica nel corso della storia 02.2 Il paesaggio ed il turismo sportivo

02.3 Il territorio ed i suoi servizi

04.2 Dare nuova vita ai castelli 04.3 L’arte dell’effimero

04.4 Una nuova visione dell’ostello 04.5Il paesaggio raccontato 04.6 Giochi di luce

03.1 Secoli di storia

03.2 L’amore per la tradizione

03.3 I beni culturali ed il Palcoscenico delle arti 03.4 Il progetto Platea Magna

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SVILUPPO PROGETTUALE

VISIONI: IL PERCORSO

ESPOSITIVO DIDATTICO

GLI SPAZI INTERNI

CONCLUSIONI

05.1 Stato di fatto

05.2 Aurora attraverso i sensi 05.3 Personas 07.1 Il funzionamento 07.2 I materiali utilizzati 07.3 Prospetti meterici 07.4 Le Visioni 06.1 Le destinazioni d’uso 06.2 I flussi

06.3 Piante e sezioni materiche 06.2 Lo spazio espositivo temporaneo 06.3 L’ostello

06.4 Lo spazio multifunzionale

08.1 Bibliografia 082 Ringraziamenti

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L’ABSTRA

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Aurora è il nuovo Centro Culturale Feltrino, situato nel bel mezzo della cittadella antica, uno spazio suggestivo dall’atmosfera unica, grazie alla sua bellezza storica e paesaggistica, che grazie alla sua vicinanza con l’odierna Biblioteca Civica ed il futuro Museo del Libro, può diventare un importante catalizzatore di nuovi flussi ed interessi.

Si tratta di un complesso dalle enormi potenzialità di aggregazione, che ha come finalità la volontà di facilitare gli scambi culturali e di avvicinare alla città sia i turisti che, soprattutto, i cittadini, stimolandone una partecipazione attiva. Fondamentale è l’aspetto didattico del progetto, che vuole portare gli utenti alla scoperta non solo del Castello, ma anche della città stessa, del suo paesaggio e della creatività dei suoi protagonisti.

Tale intento progettuale ha ricaduta immediata sul territorio urbano circostante che, superando la prevalente concezione “museografica” del centro storico, determina un recupero della sua funzione sociale, di centro a tutti gli effetti della vita cittadina.

Aurora vede al suo interno diversi spazi, ognuno dei quali con destinazioni d’uso dfferenti:

- Uno spazio espositivo temporaneo, che può essere in primis utilizzato dal Comune per l’organizzazione delle mostre in linea con il progetto culturale del “Palcoscenico delle arti”, le quali cambieranno di volta in volta in base alla tematica lanciata; poi sarà messo a disposizione anche delle menti creative del luogo e non, in modo tale da mettere in luce le loro abilità, data la grande presenza di artisti ed artigiani nel territorio;

- Uno spazio multifunzionale dedicato all’organizzazione di workshop, incontri e presentazioni, la cui tematica è sempre strettamente connessa alla tipologia di mostra/evento presente nel Castello;

- Un’ostello dedicato ai turisti che scelgono tra le mete del

L’abstract

loro viaggio in montagna la bella Feltre e che necessitano di un’accomodazione economica dall’atmosfera accogliente e domestica, oppure agli sportivi che partecipano alle varie manifestazioni in loco e che arrivano dalle più disparate parti d’Italia e del mondo; inoltre qui possono trovare ospitalità gli artisti invitati in occasione degli eventi, ed anche gli utenti locali che magari, in caso di serate organizzate nello spazio esterno, possono decidere di sostare al Castello per una notte; - Tre spazi per le associazioni cittadine, i quali offrono situazioni di dibattito e confronto in modo molto informale e confortevole, come ci si trovasse nel proprio salotto di casa, in linea con le usanze del nostro territorio.

Sempre nell’ottica di recupero sociale della cittadella feltrina, i servizi di bar e ristorazione sono pensati in collaborazione con le attività circostanti, in modo tale da favorire uno sviluppo più diffuso possibile.

Per quanto riguarda invece il cortile esterno, dove già tutt’ora vengono organizzati alcuni eventi, questo è stato progettato con la finalità di tradurre in fattore positivo i danni causati dall’uragano Vaia nel recente 29 ottobre 2018, i quali hanno determinato una grande perdita di verde, lasciando una vista totalmente scoperta. Da qui nasce Visioni, l’idea di avere un percorso espositivo-didattico che, grazie alla presenza di totem informativi, riesce a narrare la storia non solo del castello ma anche del paesaggio che lo circonda, facendo rivivere il tutto per una seconda volta.

Si tratta di un percorso che offre la possibilità all’utente di guardare con occhi diversi Feltre e le sue bellezze, spesso date per scontate, soprattutto dai cittadini.

Va infine ricordato che il rilancio di questo complesso costituisce un importante intervento di salvaguardia dei beni artistici e architettonici interessati, con notevoli ripercussioni non solo per la città di Feltre, ma anche nelle aree circostanti.

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Introduzione

Da sempre legata alla mia terra, ho voluto concludere questo mio percorso universitario applicando le mie conoscenze in un progetto di riqualificazione per la mia città: Feltre.

Si tratta di un piccolo comune che ha tanto da offrire dal punto di vista storico, culturale e paesaggistico, sia per i cittadini che per i vistatori.

Io stessa mi rendo conto di imparare di giorno in giorno qualcosa di nuovo a riguardo; basta solo cambiare punto di vista e si scoprono dettagli che fino a prima non avevi mai notato. Uno scorcio attraverso una piccola feritoia, un albero secolare, una nuova decorazione rinascimentale. Tutto ciò mi rende molto orgogliosa della cittadina in cui vivo e che da sempre ha avuto, nella sua semplicità, molto da offrirmi, soprattutto da un punto di vista umano.

Il mio progetto vuole dare una nuova vita al punto della nostra città che è stato in passato e continua ad essere l’elemento identificativo di Feltre: Il Castello d’Alboino, situato sulla cima del Colle delle Capre, ben visibile dai dintorni del territorio feltrino.

Oggi il Castello e il suo territorio esterno si presentano in uno stato di quasi totale abbandono, eccetto alcuni lavori che sono stati parzialmente realizzati e altri, come l’intervento sulle due torri, ancora in fase di progettazione.

Un vero e proprio peccato considerando la sua posizione strategica, l’atmosfera magica che continua a trasmettere, e le sue molteplici potenzialità.

In questo mio percorso ho collaborato anche con il Comune di Feltre, il quale si è visto interessato alla mia intenzione di intervenire sul Castello. Questo bene infatti non è ancora proprietà comunale, sebbene sia il suo principale punto di

riferimento, ma è ancora di demanio militare, in quanto in passato è stato utilizzato come sede delle Caserme.

Per questo motivo recentemente l’amministrazione ha deciso di proporre un progetto di riqualificazione e conservazione del Castello in modo tale da poterne ottenere finalmente la proprietà; da qui l’idea di poter contribuire al miglioramento dell’immagine e dell’economia della mia città proponendo come lavoro il mio elaborato di Laurea Magistrale.

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IL F

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ASCINO

DEL FEL

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Il fascino del feltrino

Ci troviamo in Veneto, provincia di Belluno, ai piedi delle

bellissime Dolomiti, circondati dal verde, a circa un paio d’ore sia dalla famosa Cortina d’Ampezzo che dalla splendida Venezia. Tra monti, laghi e, addirittura, il mare, non manca proprio niente. Il territorio del feltrino offre città, borghi e località di estremo interesse storico, artistico e paesaggistico, diventate nel corso degli anni importanti mete turistiche per gli amanti della natura e della tradizione; si tratta di veri e propri gioielli nelle Dolomiti che meritano di essere conosciuti ed esplorati.

L’attuale fisionomia di Feltre e del suo territorio è il prodotto di un’evoluzione complessa e articolata, di lunghissima durata, nel quale hanno interagito molteplici fattori:

dislocazione geografica, assetto morfologico dei luoghi, vicende storiche e caratteristiche antropiche.

Tutto ciò ha influito a connotare un’area dove l’arte, la cultura e le tradizioni si combinano armonicamente.

Tra le piccole città venete, Feltre è une delle più pittoresche ed interessanti: in essa la parte moderna non si sovrappone all’antica, chiusa entro le mura e raccolta sulla collina, ma vi convive armonicamente.

“… L’affettuoso grido mi ha dunque richiamato a Feltre; che è tutt’ora una delle città meglio conservate d’Italia; raccolta su un ripido colle, solida, ma ariosa; le strade sono aperte al vento delle vette, si scende e si sale sul fianco meridionale del colle per scalinate ed arte e voltoni che non hanno nulla di fosco: si sente che un amore vigile ne cura gli aspetti ed il decoro. La via Mezzaterra che dalla secentesca porta imperiale sale alla serena Piazza del Teatro ed al castello è un’illesa meraviglia, vi si allineano case e palazzotti di un bel cinquecento veneziano con facciate qua e là ancora affrescate

o graffite. Le automobili salgono discrete, senza rombo, scendono senza violenza. Il lato nord del colle è un bosco fitto ed intatto; chi lasci la via centrale della città moderna prima de ponte sul torrente Colmeda e prenda la via per Belluno, della città antica non vede traccia, tranne al sommo del bosco, la torre e la parte più alta del mastio medievale del castello, i nuovi quartieri a nord si ha il senso che siano tirati indietro con reverenza, che quegli abitanti vogliano godersi a distanza la bella veduta silvestre…”

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FIGURA 2.1

La sua importanza strategica

nel corso della storia

L’importanza strategica del feltrino è testimoniata dal passaggio della Via Claudia Agusta Altinate, antica strada romana che congiungeva l’emporio di Altino sull’adriatico con Augsburg sul Danubio, che fu già in origine munita di torri e fortificata come ricorda la colonna di Cesiomaggiore.

Al tempo delle invasioni mantenere sotto controllo la viabilità verso nord divenne di fondamentale importanza per i nuovi dominatori, che ampliarono le fortificazioni e ne costruirono di nuove. Pertanto furono proprio le torri di difesa e di avvistamento a trasformarsi in forti e castelli.

Tra i più importanti in quel tempo abbiamo quello di Feltre, Arten, Fonzaso, Arsiè, la Rocca, il Covolo, la Scala, S. Donato, Valdiniga, Val Rosna, Servo, Pedavena, la Casazza, Lusa, Arson, Cesio, Cergnai, Mis, Bivai, Cesana, Castellazzo, Pezzol, Nemeggio, Cellarda, la Rocchetta, Quero, Castelnuovo e Tomo.

Secondo uno storico locale, il territorio sarebbe stato diviso in più di 200 feudi. I castelli furono al centro di lotte e contese per tutto il secolo XIV e per questo vennero distrutti dopo il 1422 per ordine della Repubblica di San Marco, che ottenne così il doppio effetto di eliminare una possibile minaccia per la sicurezza dello Stato Veneto (ribellioni) e obbligò i nobili a spostarsi nella città che si ingrandì ulteriormente (1).

A seguire alcuni dei castelli ancora visitabili e, nello specifico, il nostro Castello d’Alboino.

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Castello di Quero

La gola di Quero per chi arriva dalla pianura, è il primo punto di contatto con le Preapli. In prossimità della stazione ferroviaria di Quero, troviamo il Castelnuovo, punto di passaggio obbligatorio posto a chiudere l’accesso alla media Valle del Piave, e dunque adatto all’uso dell’artiglieria; un vero e proprio punto strategico molto desiderato anche dai tedeschi.

Il castello è costituito da due torri ai lati, attraversato da un ampio sottopassaggio centrale dove un tempo passava la via principale che poteva essere controllata o bloccata con facilità.

La Chiusa e la Rocchetta

Tra Quero e Feltre, in località Chiusa di SanVittore, ai piedi del Monte Miesna, erano poste le fortificazioni feltrine a sbarrare il passaggio. Qui in posizione più alta troviamo il Santuario dei SS, Vittore e Corona, sorto su precedenti edifici difensivi dominati dalla Rocchetta, oggi distrutta e della quale possiamo apprezzare solo la posizione strategica e qualche muro rovinato

Il complesso difensivo quindi, costituito dalla Chiusa, dal Santuario e dalla Rocchetta era una postazione avanzata fondamentale nella difesa della città.

Covolo del Brenta

A pochi km da Primolano, in direzione Bassano, resti di grosse mura merlate dentro una caverna inaccessibile sono quanto rimane di una fortificazione probabilmente già in uso in epoca romana, un tempo ritenuta inespugnabile: la rocca superiore del castello del Covolo. Originariamente vi si accedeva per mezzo di un argano che sollevava persone e oggetti fino a

quell’altezza.

A tale sistema difensivo vennero poi aggiunti la Bestia a Enego ed il Castello di Enego. L’insieme venne chiamato il Passo Forte del Canal del Brenta.

Il Castello d’Alboino

Il Castello venne ricostruito sulla cima del colle delle Capre, su una preesistente torre di vedetta romana, dai Longobardi di Alboino (da cui il nome), a seguito della distruzione e dell’incendio della città da parte degli stessi nel corso del 569. Originariamente era completamente cinto da mura con quattro torri angolari, secondo la composizione tradizionale dei manieri presenti in tutta l’area. Ora delle quattro possiamo ammirarne solo due: la Torre dell’Orologio e quella del Campanon, che ancora oggi domina con la sua altezza l’intero complesso.

La torre dell’Orologio si affaccia sul sagrato della Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano e su Piazza Maggiore e rappresentava l’antico accesso al castello. In cima notiamo una particolarità: una mezzaluna di provenienza mediorientale, parte del bottino di guerra dei Veneziani raccolto durante la battaglia di Lepanto del 1571.

Nel fronte ovest troviamo inoltre uno stemma in marmo bianco che risale al 1324 che rappresenta uno scudo di foggia gotico antico scalpellato nella parte inferiore. La parte superiore dello stemma conserva l’originaria iscrizione, in caratteri gotici epigrafici rotondi, la quale è ancora chiaramente leggibile e riporta un’iscrizione celebrativa della dominazione scaligera. Gli Scaligeri infatti mantennero il controllo su Feltre fino al 1337, anno in cui Carlo di Lussemburgo e Giovanni duca di Carinzia e conte del Tirolo presero Feltre con le armi per conto di Giovanni re di Boemia (2).

FIGURA 2.2

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(3) Pontin, L. Tracce di pietra. Stemmi, orologio e potere nel medioevo di Feltre, Reggio Emilia, Antiche Porte editrice, 2018 (4) Anonimo, Castello di Alboino, (www.infodolomiti.it/dolomiti-da-vedere/castelli/castello-di-alboino/6760-l1.html), consultato il 10 aprile 2019

(5) Doglioni, C. Feltrino: paesaggio, arte e memoria, Cittadella, Biblos, 2001

d’ingresso, sul lato occidentale, al piano terra, sono scolpiti in bassorilievo tre stemmi: il primo indica la signoria Scaligera che governava Feltre nel 300, quello al centro è lo stemma di Feltre, mentre di quello a sinistra non se ne conosce tutt’ora il significato (3).

L’edificio principale ospita anche una piccola cappella, una cucina e la sala d’armi, dove ancora oggi sono conservati dei bellissimi affreschi, attribuiti al pittore feltrino Lorenzo Luzzo ed alla sua scuola. Lo stesso pittore affrescò il Castello esternamente nel 1518; di questi dipinti oggi rimane solo qualche piccolo lacerto (4).

Il cortile interno presenta un pozzo al Tardo Medioevo costituito da una vasca monolitica.

Originariamente si poteva entrare nel Castello attraverso una porta che sovrastava le attuali Fontane Lombardesche costruite nel corso del Quattrocento e si apriva sul lato occidentale della Torre dell’Orologio (4).

Attualmente il Castello è ben visibile dalle strade che giungono a Feltre oltre che da Piazza Maggiore dove parte la piccola salita che raggiunge l’ingresso del maniero.

Nel XII sec, Feltre venne coinvolta in un lungo periodo di guerre che vide coinvolti feltrini e bellunesi contro i trevigiani, che cercavano il controllo delle strade verso nord. Così il Vescovo Drudo nel 1179 intervenne per trasferire la città in un luogo più elevato e sottrarla ai nemici. È cosi a tale data che si fa risalire l’inizio della costruzione delle mura della città e la rifondazione del Castello d’Alboino (5).

Le analisi fisiche condotte da Andrea Bona, Marco De Giacometti e Francesco Doglioni sulla struttura di questa torre, sembrano confermare la datazione di primo impianto che viene riportata sull’iscrizione (3).

La primitiva costruzione venne però in seguito pesantemente modificata, al punto che oggi sembra difficile stabilire addirittura quanto fosse alta la torre. Sicuro è che fosse l’accesso, ossia una sorta di porta-rivellino con probabile ponte levatoio, caratterizzata da un lungo passaggio interno che proteggeva la ripida strada di accesso al nucleo duecentesco del fortilizio, costituito probabilmente dal mastio, dal castello propriamente detto e da una cortina muraria dotata di torri. Sul lato occidentale della Torre doveva trovarsi la porta che dava accesso a questa complessa struttura difensiva. L’ipotesi è avvalorata dal fatto che ancor oggi in questa parte della Torre son chiaramente visibili le tamponature di una porta carraia affiancata sulle sinistra da un accesso pedonale (3). Secondo la testimonianza di Bonifacio Pasole (1580) sulla parte alta della struttura era dipinto un grande Leone di San Marco, poi sostituito nel 1509 dai soldati imperiali con un’aquila nera imperiale stringente tra gli artigli un leone alato, emblema di Venezia (3).

Per quanto riguarda invece la torre del Campanon, questa veniva utilizzata per annunciare, con il suono delle sue campane, l’inizio delle esecuzioni capitali e per comunicare, attraverso segnali di fuoco o fumo, con il Santuario dei Santi Vittore e Corona sul Monte Miesna. Al di sopra della porta

Il paesaggio

ed il turismo sportivo

Se una persona ha passione per la natura, le escursioni e le montagne non può non innamorarsi del paesaggio che offre il Feltrino.

Abbiamo prima citato le Dolomiti, la catena montuosa delle Alpi orientali, inserita nella World Heritage List dell’UNESCO, che si estende nelle tre regioni Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, e che include le incredibili diciotto vette che si innalzano oltre i 3’000 metri. Abbiamo qui tesori come la Marmolada, Le Tre Cime di Lavaredo, Il Monte Civetta e molto altro.

Crocevia delle culture italiana, tedesca e ladina, offre uno panorama spettacolare: pareti di roccia, ghiacciai, sistemi carsici, guglie altissime, torri e pinnacoli che lo stesso Le Corbusier ha definito “la più bella opera architettonica del mondo”(6).

Il nome delle Dolomiti si deve al loro divulgatore, il geologo francese Dieudonné Dolomieu, che scoprì le proprietà della dolomia, una roccia calcarea ricchissima di dolomite, presente appunto in queste montagne. Questa roccia dona alle montagne un particolare colore bianco (per cui sono anche chiamati “Monti Pallidi”) che all’alba e al tramonto assume un colore che va dal rosa al rosso fuoco.

La magica proprietà di questa pietra è spiegata dal fatto che fino a 250 milioni di anni fa questa zona era ricoperta da conchiglie, coralli e alghe: c’era il mare, infatti 70 milioni di

(6) F. Antonia, Le Dolomiti: la più bella opera architettonica, 2014 (www.agendalugano.ch/episodes/941/le-dolomiti-la-piu-bella-opera-architettonica), consultato il 23 aprile 2019

(7) Doglioni, C. Feltrino: paesaggio, arte e memoria, Cittadella, Biblos, 2001

anni fa le acque si ritirarono, lasciandoci un magnifico tesoro geologico di fossili del Mesozoico (6).

Le Vette Feltrine sono il gruppo più meridionale delle Dolomiti e già nel 1700 godevano di fama internazionale, per l’eccezionale ricchezza della flora, tanto da richiamare studiosi da gran parte d’Europa (7). Queste risorse naturali costituiscono un elemento caratterizzante e prezioso nell’epoca in cui la centralità delle problematiche ambientali per la sopravvivenza del pianeta e per una migliore qualità della vita emergono con sempre maggiore evidenza.

Feltre è diventata nel 1993 sede di un Parco Nazionale, quello delle Dolomiti bellunesi, che si estende per 32mila ettari su 15 comuni e comprende tutte le Alpi feltrine, i monti del sole, il gruppo schiara-Talvena e che spazia dal Cismon al Piave e, verso nord, raggiunge il basso Agordino ed il bacino del Maè (7).

Alla vastità di territorio corrisponde una varietà inimmaginabile di panorami, flora, fauna, ambienti, persino climi, con moltissime specie animali anche rare e protette, come la lince, orso, camoscio, aquila reale e la pernice.

L’antica frequentazione di questi monti ed il suo eccezionale patrimonio storico-antropico, trova riscontri da campagne di scavi che hanno condotto scoperte sensazionali. Ad esempio sul Monte Avena (zona ricca di malghe, boschi e anche valido comprensorio sciistico), sono stati individuati reperti risalenti a 40.000 anni fa.

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(8) Doglioni, C. Feltrino: paesaggio, arte e memoria, Cittadella, Biblos, 2001 Nel complesso il feltrino ospita circa 1600 specie di piante

vascolari, sulle circa 6000 dell’intera nazione; un numero che è assimilabile a quello di tutte le isole britanniche (8). I tesori più invidiabili possono essere ammirati dagli altipiani ed è necessaria un po’ di fatica per raggiungere queste quote. Ma per godere delle bellezze paesaggistiche basta anche percorre sentieri molto più facili e adatti a tutte le età e capacità, che si distribuiscono lungo tutto il territorio; Le falde detritiche e le balze rocciose della parte più occidentale del territorio feltrino, i vigneti, i sentieri disseminati di capitelli e altre opere storiche, gli altipiani ed i terrazzi del Lamonese, le valli che conducono verso il massiccio del Monte Grappa. Ovviamente si tratta di luoghi frequentabili in tutte le stagioni, in estate come in inverno, soprattutto per gli appassionati di Sci, Snowborad ed alpinismo.

Nel feltrino troviamo il comprensorio sciistico del Monte Avena, mentre appena fuori possiamo raggiungere in poco tempo quello di Alleghe, quello del Passo San Pellegrino/ Falcade e molti altri.

Restando sul Monte Avena, si possono ammirare anche lanci con il parapendio. Proprio qui nel 2017 si sono tenuti i mondiali di Parapendio, che hanno portato a Feltre e Pedavena gruppi di sportivi e amatori di tutte le nazioni. Come si può ben capire lo sport è un elemento importante per il territorio, in particolare perché crea aggregazione e spettacolo, spingendo l’uomo a contatto con la natura; per questo motivo sono molteplici le manifestazioni che vengono organizzate nel corso dell’anno e che richiamano atleti di fama nazionale e non solo (si pensi al Giro delle Mura di

Feltre, che tutte le estati vede la partecipazione di atleti della nazionale italiana ed olimpionici).

“(...) è bella, è splendida, è incantevole la città di feltre col suo territorio così ricco, così vario, così pittoresco; colla sua corona di monti dalle forme bizzarre, dalle altezze superbe e dalla armoniosa corrispondenza tra loro (…); colla sua vita di fonti, di ruscelli, di torrenti; colla sua gloria di valli e di colli gareggianti tutti di leggiadria, di produzione, di gioia; coi cento suoi paeselli ridenti di semplicità rusticana, e colle signorili sue ville, troneggianti in mezzo a girdini, a bruoli, a vigneti, talvolta suoi lembi dissodati da patrizi romani, tal’altra fra le rovine di castelli medievali, e sempre dove la natura ha più forza e più grazia”.

Da A. Vecellio, nell’incipit de Il Feltrino Illustrato, 1898

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Il territorio ed i suoi servizi

Qui analizziamo il Comune di Feltre più nel dettaglio, a partire dalla sua posizione geografica e continuando con l’analisi di ciò che offre alla cittadinanza, i suoi servizi ed il funzionamento della viabilità.

La città ospita un numero di abitanti leggermente superiore ai 20000 abitanti, mentre gran parte degli altri comuni difficilmente supera le poche migliaia di abitanti, poiché si tratta di paesi di montagna, con una grande prevalenza di verde e campi. SR 303 SS 50 Soranzen Salgarda Lasen Vignui Lamen Arson Villabruna Umin Foen Cart Cart Alto Busche Borgo Alto Nemeggio Zermen Anzù Fiume Piave Sanzan Tomo Villaga Cellarda Borgo Nuovo Colli di Murle Mugnai Provincia di Belluno Parco delle Dolomiti Bellunesi Parco delle Dolomiti Bellunesi Costruito Verde Comune di Feltre Comune di Feltre e le sue frazioni

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Aree storiche Aree industriali CASTELLO D’ALBOINO Aree sportive Ospedale civile Scuole Ex Caserme Militari Zannettelli Aree commerciali Viabilità principale Viabilità secondaria

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Secoli di storia

Come anticipato, Feltre è suddivisa principalmente in due parti, una più recente e l’altra storica, oggi circondata dalle mura e racchiusa sulla collina, chiamata Colle delle Capre. Il territorio di quest’ultima risulta essere intensamente popolato sin dall’età del ferro. Paleoveneti, Euganei, Celti, Tauristici, Reti ed Etruschi si succedettero in epoca preromana (9). Nel I sec a.c. la città diventa Municipium con i romani (tale fase documentata dai resti archeologici trovati sotto il sagrato della cattedrale ed i reperti che costantemente affiorano negli scavi in cittadella che continuano a sottolineare l’importanza del centro storico) (9).

La rilevanza strategica della città era dovuta, come prima accennato, dalla sua vicinanza con la Claudia augusta altinate, che oltre ad essere via di scambi sia di merci che culturali, era facile via d’entrata per i barbari saccheggiatori. La città venne così invasa numerose volte da Visigoti, Alani, Unni e da Attila. Fu soggetta al dominio degli Ostrogoti di Teodorico, dei Longobardi di Alboino che prima la incendiarono nel 569, e poi la ricostruirono sul colle, fortificandola con mura e costruendovi sulla sommità il Castello (9).

Ottone I riconobbe Feltre come “Libero Comune”, governato da quattro famiglie nobiliari: Lusa, Romagno, da Corte e Rainoni, mentre Ottone II diede ai vescovi la giurisdizione religiosa e politica della città.

In quest’epoca la città era straziata da continue guerre tra guelfi e ghibellini; ne approfittarono le diverse signorie che si contesero il dominio sulla città, tra cui gli Scaligeri (1320) ed i Visconti di Milano (1385) (9).

Solo alla prima metà del Quattrocento Feltre, rotto il vincolo

di fedeltà con i visconti, lega le proprie sorti con la serenissima che la governa fino al 1796.

La Serenissima riconobbe l’importanza strategica della città e la fece circondare con nuove mura più solide, divise da tre porte: Imperiale, Pusterla e Oria. La città fu dotata di acquedotto, fontane, scuole, palazzi pubblici, chiese ecc. L’influenza veneziana si riscontra principalmente nella contrada di Mezzaterra ed in Piazza Maggiore (9).

Nel 1510 Feltre venne invasa da un distaccamento dell’esercito di Massimiliano I d’Asburgo, e data alle fiamme in particolare colpendo i centri del potere politico e religioso. Qui i soldati saccheggiarono, depradarono, violentarono e uccisero. Feltre venne ridotta in un cumulo di rovine e di ceneri. Anche la cattedrale ne uscì pesantemente danneggiata e nel 1517 si cominciò il suo restauro, con proposte di una costruzione ex novo, che vennero però poi accantonate in quanto economicamente non sostenibili.

Così nel corso del XVI secolo la città rinacque secondo canoni di sicurezza e di gusto sia architettonico che decorativo. Si tratta di una ricostruzione organica che, sotto la Serenissima, donò alla città una coerente fisionomia in linea con le nuove teorie artistiche rinascimentali, richiamando artisti e artigiani legati al contesto locale e non solo (9).

La città venne rapidamente ricostruita conservando l’assetto urbanistico originale, palazzi dalle tipiche linee venete, dalle facciate decorate ad affresco e graffito. È proprio nel corso del Cinquecento che la città vede la sua stagione artistica d’oro grazie all’attività di valenti pittori quali Lorenzo Luzzo (1485ca-1526), Pietro de’ Marescalchi (1522ca-1589) (9) Comunità Montana Feltrina, Guida al Territorio feltrino, 2003

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Marco da Mel (1505ca-1583) Girolamo Lusa e Gasparo Cambruzzi (9).

Dopo 4 secoli di unione con Venezia, il 10 maggio 1797, Feltre fu occupata dalle truppe di Napoleone Bonaparte; fu in tale occasione che tutti gli elementi che ricordavano la repubblica veneta vennero scalpellati.

Con il contratto di Campoformio Feltre, al pari degli altri ex domini veneti, fu ceduta all’Austria.

Francia ed Austria si succedettero più volte al governo della città finchè, dopo l’abdicazione di Napoleone Bonaparte, nel 1814, Feltre tornò sotto l’imperatore Francesco I.

Nel 1848, sull’onda della ventata rivoluzionaria, il popolo insorse ed instituì un Comitato provvisorio. Numerosi sono i feltrini che pagarono un tributo di sangue alle guerre d’indipendenza (10).

A seguito del plebiscito del 21 ottobre 1861 Feltre entrò nel Regno d’Italia.

Durante la Prima Guerra Mondiale, la città divenne base militare per gli approvigionamenti delle truppe sul fronte e sede di smistamento del XVII corpo d’armata italiano impegnato nel settore del Passo Rolle.

Dal 12 novembre 1917 Feltre fu soggetta all’occupazione Austro Ungarica subendo danni gravissimi. Il periodo post bellico fu caratterizzato da una non facile attività ricostruttiva e da una generale ripresa economica, interrotta nuovamente dall’occupazione tedesca dell’8 settembre 1943. Qui la città non subì bombardamenti ma fu occupata da truppe tedesche che spesso influirono sulla popolazione (10).

Nel 1 maggio 1945 le truppe alleate liberarono la città che venne nuovamente decorata medaglia d’argento al Valore militare per la sua tenace resistenza all’oppressore.

(10) Comunità Montana Feltrina, Guida al Territorio feltrino, 2003

Conformazione della cittadella

Al centro storico vi si può accedere partendo da Largo Castaldi, si attraversa Porta imperiale, di stile dorico tuscanico (ricostruita nel 1500 dalla Repubblica Veneta).

Poi ha inizio Via Mezzaterra, principale arteria della “città vecchia”. Fiancheggiata da palazzi cinquecenteschi; qui si notano Palazzo Bellati e la Chiesa di San Giacomo.

Al termine di questa via troviamo Piazza Maggiore, che nel complesso rappresenta un insieme armonico di linee rinascimentali. Al suo centro la Colonna con il Leone di S. Marco (1557) e le statue di due illustri feltrini Vittorino da Feltre (1378-1446) e Panfilo Castaldi (1398-1480), al quale per primo si deve l’uso in italia dei caratteri mobili per la stampa.

Lo sfondo della piazza è racchiuso dalle leggendarie fontane Lombardesche edificate nel 1487 da Tullio Lombardo e ricostruite poi nel 1520. Due rampe laterali portano alla Chiesa di San Rocco 1599; sul lato sinistro della piazza troviamo Palazzo guarnieri in stile gotico veneziano, mentre nel punti più alto della piazza di erge il Castello di Alboino. Attualmente esistono solo due delle quattro torri: la minore ad occidente detta “Torre dell’orologio”, la cui campana ai tempi della Serenissima suonava l’agonia dei giustiziati, e la maggiore, ad oriente, detta “Torre del Campanon” che richiamava il popolo alla raccolta per la lettura dei proclami. A sud della piazza troviamo Palazzo Municipale, antica sede dei rettori e l’annesso porticato palladiano con la sala del consiglio ed il teatro.

Dalla piazza maggiore scendendo per via Paradiso troviamo il Monte di pietà e la Galleria dei Ferri Battuti “Carlo Rizzarda”, collocata in un palazzo di stile rinascimentale.

Sempre da Piazza Maggiore, però per via Lorenzo Luzzo, si nota sullo sfondo Porta Oria ed a sinistra il palazzo Villabruna costruito nella prima metà del Cinquecento ed attualmente

sede del Museo Civico.

Questo al piano terreno custodisce monumenti marmorei, medaglie e oggetti d’epoca preromana e romana di Feltre, frammenti con iscrizioni paleo venete, ricordi imperiali del foro feltrino, documenti e ricordi della storia medioevale della città.

Partendo ancora dalla piazza, scendendo per le Scalette Vecchie, si arriva a porta Pusterla.

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PORTA ORIA

PORTA PUSTERLA PORTA DE DOMO

PORTA IMPERIALE

PORTA VALNERIA

Mura medioevali a cortina

Porte e torri lungo le mura medioevali

Probabili torri lungo le mura medioevali

Via Mezzaterra Vescovado

Castello d’Alboino

Tra queste alcune sono individuate ed accertate, altre sono un probabile tracciato

Alcuni manufatti sono tutt’ora visibili, altri sono stati inglobati negli edifici odierni ed altri ancora sono presenti come elementi archeologici

Collocazione suggerita da cambiamenti di spessori murari e cambi di direzione delle mura

Principale arteria della Città Vecchia

E la sua cinta muraria, dove la torre a sud-ovest è l’uica ancora individuabile osservando il fronte nord della Torre dell’Orologio

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L’amore per la tradizione

Il centro storico è così una zona molto caratteristica, che merita d’essere conosciuta e vissuta a pieno.

Come spesso accade gli abitanti del posto, ed in particolare quelli delle frazioni attorno a Feltre, danno per scontato la quantità di valore storico-artistico-culturale contenuto tra queste mura.

Nel corso degli ultimi anni si è dunque cercato di organizzare sempre più eventi in loco, in modo tale da coinvolgere la cittadinanza che solitamente tende sempre a rimanere al di fuori dalle mura, dove ci sono la maggior parte dei bar e zone di ritrovo per i giovani, nonché zona più facilmente raggiungibile con i mezzi.

Sono così stati organizzati nella cittadella due degli eventi più importanti della città: la Mostra dell’artigianato ed il Palio; nonché tutte le altre manifestazioni che prendono piede nella parte esterna del Castello di Alboino.

Si tratta di manifestazioni recentemente entrate nella storia della città, ma che affondano le loro radici nel suo passato e tradizione; entrambi eventi di richiamo, a carattere popolare, fortemente aggreganti e ambientati nel cuore storico di Feltre.

Mostra dell’artigianato

La mostra si prefigura come un vetrina espositiva

dell’artigianato di qualità in un contenitore prezioso quale la cittadella che per l’occasione si anima di nuova vita. La prima edizione si svolse nel 1987 (11), e l’intento era quello di dar luce e valorizzare il centro storico richiamando artisti ed artigiani emergenti di tutto il Veneto. Particolarmente interessanti sono i laboratori nei quali fabbri, vetrai e scultori e cesellatori danno dimostrazioni dal vivo della loro arte,

caratteristica assai apprezzabile e rimasta costante in tutte le successive edizioni. Assistere al momento creativo, alla nascita di un oggetto unico, sottratto all’anonima ripetitività dei processi industriali, ne fa apprezzare maggiormente il valore e fa comprendere quale lunga tradizione stia alle spalle dei sapienti, tramandata di padre in figlio.

In questa manifestazione il volontariato ha un ruolo importante, dando un generoso apporto tutto l’anno per la buona riuscita della mostra.

L’intera cittadinanza mette a disposizione androni e corti di dimore normalmente inaccessibili. Nella fiera trovano spazio scenografie, vote a creare atmosfere d’altri tempi, defilè di moda, gastronomia, concerti, danze, spettacoli teatrali..

Il Palio

Ormai da vent’anni il Palio si ripete ogni anno il primo finesettimana di agosto.

Si torna al 15 giugno 1404, quando la città si sottomise spontaneamente al dominio della Repubblica di Venezia dopo un burrascoso periodo di controversie politiche e militari ed essersi sciolta dai vincoli di fedeltà ai Visconti. In questa giornata, davanti alla cittadinanza, il nobile Vettore Muffoni consegnò al patrizio veneto Bartolomeo Nani, inviato dal Doge, le chiavi della città ed un bastone bianco in segno di dominio. La gioia dei feltrini si trasformò in feste e ripudi popolari, inoltre, con pubblico decreto, fu deciso di solennizzare la ricorrenza con l’istituzione di un palio di quindici ducati d’oro da correre ogni anno (11).

Fu nel 1978 che la storica d’arte Anna Paola Zugni Tauro propose l’idea di rievocare quanto avvenuto nel 1404: il Palio (11) Doglioni, C. Feltrino: paesaggio, arte e memoria, Cittadella, Biblos, 2001

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fece così ricomparsa nel 1979 (12).

Dame e cavalieri impersonati dagli stessi cittadini, incedono, avvolti negli abiti medioevali, con andatura solenne, seguiti da un corteggio di paggi e valletti. Gemme e perle emergono sui corpetti o tra i capelli delle leganti signore. Nel corteo sono rappresentate tutte le categorie sociali: contadini, artigiani, cortigiane, soldati a a cavallo,artiglieri e prelati.

Spiccano poi le insegne dei quattro quartieri contendenti: Castello con il leone rampante d’oro su campo azzurro, stemma della famiglia Gazzi, il Duomo con stella d’oro a otto punte e la base di tre bande oro su campo blu, emblema dei nobili Bellati, Port’oria con l’aquila imperiale bicipite boema nera su campo oro e Santo Stefano con il corno da caccia oro su campo rosso, blasone della famiglia Dal Corno.

La suddivisione dei quattro quartieri è storica ed è attestata da Antonio Cambruzzi nel 1677 (12).

La sfida non è solo a chi primeggia nelle gare (tiro con l’arco, staffetta di corsa, tiro alla fune e corsa dei cavalli), ma ogni rione ha un gruppo di tamburini e sbandieratori che cerca di organizzare al meglio l’intrattenimento e la tifoseria. È proprio in occasione di queste sfide sportive che vengono chiamati atleti esterni di fama nazionale, che si mettono a disposizione di un quartiere per dare il proprio contributo e cercare di ottenere la vittoria.

Parliamo di una comunità, una città, Feltre, che ha fatto di due manifestazioni come il palio e la mostra dell’artigianato, due elementi della propria identità, due strumenti per rafforzare i legami interni e rinverdire i fasti, non del tutto spenti, di un passato luminoso che non vuole tramontare, soffocato da una quotidianità troppo prosaica.

(12) Doglioni, C. Feltrino: paesaggio, arte e memoria, Cittadella, Biblos, 2001

Eventi nel cortile del Castello

Rimanendo sempre nel cuore della cittadella, c’è un altro spazio che è stato recentemente riscoperto per l’organizzazione di eventi: il cortile del castello.

Qui troviamo un’ampia area totalmente vuota che ben si presta ad essere utilizzata per una grande diversità di eventi, dai concerti, alle presentazioni di libri, per finire con le lezioni di yoga all’aperto.

Tra i più popolari possiamo ad esempio citare i “Fuochi Fatui”, un festival di suoni e visioni che propone musica alternativa come il noise rock, funky british ed anche dj, con l’accompagnamento visivo di proiezioni video sulle mura della torre del castello; serate di cinema all’aperto organizzate da volontari e dall’amministrazione; “La conquista del castello”, una gara di beneficenza il cui ricavato va all’associazione Africa Athletics, gestita da giovani atleti del posto, la quale vuole portare l’atletica nei paesi dell’Africa in cui questo sport non è conosciuto.

Si tratta di un luogo molto suggestivo e soprattutto versatile ma contemporaneamente vuoto e trasandato, che nella normalità della situazione, non riesce a raccontare la bellezza del Castello e del suo paesaggio.

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Constatata la grande importanza di Feltre in tutte le sue sfaccettature, è evidente il motivo per il quale l’amministrazione stia cercando di recuperare le bellezze della città per portarle al loro massimo splendore e per consapevolizzare i cittadini del grande patrimonio artistico-storico-culturale che li circonda. E’ proprio a partire dal 2018/2019 che è stato avviato un progetto chiamato “Palcoscenico deIle Arti”, un nuovo modello di riferimento per la valorizzazione del centro storico, della città, del territorio e dell’uomo contemporaneo. In primis troviamo la finalità di potenziare e riqualificare molti degli edifici storici e culturali della cittadella, cercando di creare una sorta di un sistema culturale che possa coinvolgere a pieno sia i cittadini che tutti gli studiosi ed artisti, sia del posto che di livello internazionale.

Qui vengono coinvolti tutti i musei, il teatro, le biblioteche e non solo, a creare, in aggiunta all’esistente esposizione, un evento temporaneo, in linea con una tematica lanciata di volta in volta dal comune. Si tratta così di una nuova organizzazione e fruizione sia dei musei che dei palazzi, i quali ospiteranno contenuti e attori sempre diversi.

Si viene così a creare una rete che permea tutta la città e che cerca di coinvolgere tutte le arti, soddisfacendo i gusti più disparati degli utenti.

Il tema della temporaneità è molto interessante perché è un elemento che regala novità, riuscendo, nella sua diversità, ad attrarre la curiosità di tutti.

A seguire troviamo una mappatuta dettagliata del funzionamento di questa nuova rete culturale che si potrebbe venire a creare grazie alla messa in atto di questo progetto “Palcoscenico delle arti”.

Alcuni punti sono esistenti, altri da progettare ad hoc.

1. MUSEO DIOCESANO Museo d’arte sacra

2. MUSEO CARLO RIZZARDA Museo d’arte decorativa applicata 3. MUSEO DELLA NATURA

Palazzo Tomitano. Nuovi spazi per la ricerca, la scoperta, la divugazione di prodotti, dei percorsi, del cibo biologico/ naturale e la vallorizzazione del patrimonio naturalistico 4. L’ARTE DELL’EFFIMERO

Castello d’Alboino. Nuovi spazi dedicati alle esposizioni temporanee in linea con le attività e gli eventi che si svolgono in città, per dar luce anche ai giovani talenti ed ai virtuosi (sia locali che non)

5. MUSEO CIVICO Museo della città

6. MUSEO ARCHEOLOGICO

Raccolta di reperti archeologici della zona 7. MUSEO DEL LIBRO

Palazzo Borgasio. Nuovi spazi dedicati a biblioteca, archivi storici ed aulee studio

8. TEATRO LA SENA

Spazio espositivo dove verrano esibiti i materiali originali della messa in scena delle storiche opere teatrali

9. MUSEO DELLA STORIA

Prigioni. Spazi dedicati alla storia dei grandi uomini ed artisti feltrini: Bernardino da Feltre, Panfilo Castaldi, Vittorino da Feltre, Luzzo, Tancredi e altri

10. AREA ARCHEOLOGICA Piazza Duomo

11. MUSEO DEL CONTEMPORANEO Monastero San Pietro in Vinculis

I nostri beni culturali ed

Il Palcoscenico delle Arti

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Il Palcoscenico delle Arti La futura rete culturale feltrina

Punti culturali esistenti, nuovo riassetto Punti culturali futuri, idee progettuali

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Galleria Carlo Rizzarda

È una galleria d’arte moderna nata dalla donazione da parte dell’artista del ferro battuto Carlo Rizzarda della sua produzione e collezione d’arte privata.

“Era suo preciso proposito di instituire non un museo morto, come tanti altri, ma vivo, rinnovantesi nel tempo.”

Così il biografo di Carlo Rizzarda riferisce ciò che l’artista aveva confidato all’architetto Alpago Novello il 30 sett embre 1928, giorno dell’inaugurazione del Museo Civico (13). La scelta dell’artista di donare tutta la sua collezione a Feltre deriva dalla sua generosità, l’attaccamento alla città natale, il comprensibile orgoglio ed il compiacimento per il successo di una vita che era nata in mezzo agli stenti.

Qui si conservano non solo le sue opere, ma anche tutti quegli oggetti che testimoniavano la cultura alla quale lui apparteneva. Tra le sue opere troviamo anche lavori non ultimati, ma che comunque danno valore al suo operato e tutto ciò che gli è appartenuto. Non faceva dunque distinzioni tra arti “maggiori” e “minori”, ma per lui tutto ciò che era artigianale, frutto di genio e applicazione, è opera d’arte a tutti gli effetti.

Non ci è dato conoscere l’allestimento originario della Galleria in quanto fu soggetto di un grosso furto nel corso del 1972, tanto da spingere l’amministrazione a disallestire completamente il primo piano (13). In questa occasione vennero rubate alcune delle opere più interessanti; sono state scorniciate tutte quelle opere che al tempo potevano essere facilmente messe in commercio, di piccole dimensioni da collezione privata. Vennero così perse opere di Palizzi, Gioli, Carrà, Pasini e altri ancora.

Oggi questa esposizione gode di un ulteriore valore in quanto, nell’ultimo piano del palazzo (originariamente dedicato agli

Teatro La Sena

Il Teatro de la Sena, ovvero “della scena”, è ospitato al primo piano del Palazzo della Ragione, edificio Cinquecentesco costruito a partire dal 1510 dopo la distruzione della fabbrica preesistente da parte delle truppe di Massimiliano d’Asburgo e caratterizzato dal loggiato palladiano del 1558. Il salone, inizialmente adibito alle riunioni del Maggior Consiglio, fu destinato a pubblico teatro nel 1684 con la costituzione di un Teatro Sociale a due ordini di palchetti di proprietà privata, appartenenti a famiglie nobili e cittadine (16)

Già dal 1621 vi si teneva “…una Sena (scena) per recitar commedie in Carnevale”. Nel XVIII secolo l’attività fu intensa e nel 1729 Carlo Goldoni vi rappresentò “Il buon padre” e “La cantatrice”.

Nel 1971 furono avviati i primi interventi di restauro che si protrassero con alterne vicende fino agli anni ‘90 (16).

Il 3 dicembre 2018 è stata una giornata di particolare significato artistico e culturale per la città di Feltre, quando è stato presentato il progetto “Nuovi Scenari”, attraverso il quale l’amministrazione comunale intende ridare vita e splendore ai materiali di scena del teatro de la Sena, ora custoditi nelle soffitte del Palazzo Pretorio creando una mostra permanente. Tutto ciò a partire, naturalmente, dall’antico sipario, dipinto da Tranquillo Orsi (lo stesso decoratore del sipario della Fenice di Venezia) nel 1843.

spazi espositivi temporanei), verrà ospitata la collezione privata di un altro voto noto feltrino: l’architetto Franzoia Ferruccio, il quale dona alla comunità un tesoro di vetri d’arte : 32 opere di Carlo Scarpa, 120 di Vittorio Zecchin, altre di Zuccheri e Bianconi, nomi che hanno fatto la storia del vetro d’arte del secolo scorso a livello italiano e non solo circa (14). “Il nuovo allestimento -curato dallo stesso architetto-, quanto mai pertinente con i ferri battuti di Carlo Rizzarda, ridisegnerà la geografia del museo, dando un respiro nuovo alla struttura ed accrescendone ulteriormente l’interesse artistico e scientifico ben oltre i confini regionali”, il commento della conservatrice dei musei cittadini Tiziana Casagrande.

Aspetto però da non sottovalutare è che così facendo si viene a creare un’esposizione permanente utilizzando quello spazio che fino a prima veniva utilizzato per le mostre dell’effimero. Ne consegue così un’ovvia necessità: ritrovare in cittadella uno spazio adeguato per questa funzione temporanea.

Palazzo Borgasio

Palazzo Borgasio nel Cinquecento appartenne alla famiglia Villabruna, una delle più importanti della città, come testimonia lo stemma in pietra infisso nell’angolata sinistra, all’altezza del secondo piano. Le dimensioni della costruzione sono accentuate dal severo impaginato architettonico della facciata, organizzato attorno al portale d’ingresso in pietra e alle pentafore del piano nobile e del secondo piano, che corrispondono ai grandi saloni passanti dell’interno. Il palazzo appartenne, oltre che ai Villabruna, anche alla famiglia Borgasio, come testimoniato da due mensoloni in pietra con lo stemma di questa famiglia, attualmente conservati presso il Museo Civico. Nel Settecento, la proprietà passò alla famiglia Pasole, per poi essere utilizzato, fino alla prima metà di questo secolo, come caserma, dedicata a Nicolò e Antonio De Mezzan.

Ospitava fino al 2010 nei suoi locali la sede dell’Istituto Universitario di Lingue Moderne di Milano-Feltre. All’interno, il palazzo conserva alcuni ambienti decorati con stucchi di epoca settecentesca (15).

Qui è pevista una riqualificazione che vede il trasferimento della Biblioteca civica di Feltre, l’accorpamento della collezione libraria dell’Università IULM e della Comunità Montana Feltrina, e la progettazione di uno spazio d’archiviazione contenente tutti i libri storici della città e non solo, rendedolo visitabile solo a studiosi e ricercartori. A tutto ciò vediamo l’aggiunta di aulee studio sia di gruppo che individuale. Nel complesso si andrebbe a creare un vero e proprio Museo del libro.

(13) Comar, N. La Collezione Rizzarda : dal secondo Ottocento alle arti decorative degli anni Venti, Milano, Charta, 1996 (14) L.M., Vetri d’autore, collezione donata alla città, 2018 (www.corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2018/12/22/news/ vetri-d-autore-collezione-donata-alla-citta-1.17590395), consultato il 15 maggio 2019

(15) Bona, A., Conte, T. Feltre. Architetture della città storica, Feltre, 1999

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Il progetto Platea Magna

Nel dettaglio della rivalutazione che sta ormai prendendo piede in tutta la città, di particolare interesse è quella che riguarda la zona di Piazza Maggiore, che ha preso il nome di “Platea Magna”.

L’iniziativa è stata decisa con l’intento di affiancare al grande sforzo profuso negli ultimi anni nel recupero e nella valorizzazione dei beni culturali del centro storico un ulteriore significativo impegno anche per lo sviluppo del tessuto socio-economico della cittadella. L’obiettivo è quello di offrire un “prodotto turistico” coerente con la storia e i caratteri della città, che alimenti l’economia locale, nel prezioso contesto della parte antica di Feltre.

Sono così stati recuperati i fondi per la sistemazione dei Pozzi del 1500, delle Fontane lombardesche (opera di Tullio o Pietro Lombardo nel 1487), della Piazza, del Palazzo Gazzi, delle Torri del Castello, del Teatro La Sena e per riprogettare l’illuminazione cercando di dare un valore aggiunto a quello storico culturale (questo progetto di lighting design è stato affidato al designer Romano Baratta).

Alcuni di questi lavori sono stati già portati a termine, altri sono in corso d’opera.

Ad esempio il recupero dei locali commerciali di Palazzo Gazzi (il cui termine è previsto nel 2021) è destinato alla riapertura di un’attività di bar e ristorazione di qualità nei locali che furono della “Belle Epoque”; un progetto varato dalla giunta feltrina che ha inoltre, tra gli altri obiettivi, quello di promuovere l’occupazione nel settore dell’accoglienza e di stimolare l’iniziativa imprenditoriale nel centro storico, area meno dinamica rispetto ad altre della città.

CHIESA DI S.ROCCO E S. SEBASTIANO COMUNE DI FELTRE POLO BIBLIOTECARIO PIAZZA MAGGIORE 1 2 3 4 5 6 9 7 8 Centro storico di Feltre PLATEA MAGNA ZOOM IN Progetti di valorizzazione/riqualificazione

Attuali punti bar/ristorazione

Nuovo Centro Culturale

1. Fontane Lombardesche 2. Illuminazione Piazza Maggiore 3. Palazzo Gazzi 4. Teatro La Sena 5. Pozzi del Ciquecento 6. Torre dell’Orologio 7. Castello di Alboino 8. Torre del Campanon 9. Palazzo Borgasio

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In questo complesso di lavori, l’intento è quello di inserire anche il Castello della cittadella, da sempre simbolo di Feltre in quanto visibile da ogni angolazione delle frazioni circondanti, grazie alla sua posizione sulla cima del colle. Qui il discorso però è un po’ più complesso: lo stabile al giorno d’oggi non è di proprietà del Comune. Nel corso della storia è passato sotto il demanio militare, diventando sede delle caserme, poi spostatesi in un’altra zona della città, fuori dal centro storico.

Da allora il Comune è riuscito ad acquisire appunto le due Torri rimaste del Castello ed una piccola parte del corpo centrale.

La Torre dell’Orologio è già stata restaurata ed inaugurata nel giugno del 2018. Oggi è sede del Fondaco, associazione, ed è visitabile; è infatti possibile salire fino in cima e godersi il fantastico paesaggio che offre la città storica con la possibilità di vivere un’esperienza immersiva grazie all’utilizzo di realtà virtuali che ti fanno rivedere e dunque rivivere l’antica atmosfera della piazza.

L’altra Torre è chiamata “El Campanon” (vero e proprio Landmark per la città) e la sua riqualificazione è prevista nel corso dei prossimi anni. A questa vi si può accedere dalla parte del corpo del castello già posseduta dal Castello. Per completare questo progetto di riqualificazione è obiettivo dell’amministrazione quello di recuperare anche il restante corpo del Castello, ora in parte abbandonato ed in parte occupato da privati.

Così facendo si andrebbe ad aggiungere un prezioso tassello ai tanti interventi di recupero e salvaguardia dei palazzi monumentali del centro storico che l’amministrazione comunale di Feltre persegue, con fini conservativi del patrimonio culturale, ma anche sociali di rivitalizzazione di un centro, oggi come ieri, nevralgico per la città.

Per fare questo, è necessario presentare al Demanio Militare un progetto di valorizzazione che sia degno di poter ricevere finanziamenti e che possa essere scelto come punto di

partenza per dare una nuova vita al punto principale del centro storico; il desiderio sarebbe di riuscire nell’intento entro il 2019.

Da qui la mia collaborazione con l’amministrazione del Comune di Feltre, che vede la progettazione sia degli spazi interni che di quelli esterni del complesso storico.

Nello specifico della riqualificazione del cortile esterno, è necessario ricordare il fatto accaduto nel bellunese il 29 ottobre 2018, quando una forte ondata l’uragano Vaia ha distrutto una parte massiccia del nostro patrimonio paesaggistico, sdradicando molti alberi (oltre che causare cedimenti del terreno e la distruzione di dimore e soprattutto Nello specifico della riqualificazione del cortile esterno, è necessario ricordare il fatto accaduto nel bellunese il 29 ottobre 2018, quando una forte ondata l’uragano Vaia ha distrutto una parte massiccia del nostro patrimonio paesaggistico, sdradicando molti alberi (oltre che causare cedimenti del terreno e la distruzione di dimore e soprattutto tetti). Molte città ne sono uscite dannedggiate, tra cui appunto anche Feltre, che ha visto il crollo di molti alberi secolari, anche nel cortile del nostro Castello d’Alboino.

Questo è stata ovviamente una grande perdita per la città, poichè vedere il nostro verde distrutto è sempre un vero e proprio colpo al cuore, però, nell’aspetto negativo dell’accaduto, in cima al colle delle Capre si è venuto a creare un grande spazio aperto che concede una bellissima visuale su tutto il paesaggio circostante. Risulta dunque interessante cercare di far rivivere questo luogo dopo un accaduto così tragico e trasformare quello che è stato un evento doloroso, in un potenziale per la città.

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Dare una nuova vita ai castelli

Ci sono diversi modi di affrontare un progetto riguardante una preesistenza storica: si può intervenire cercando di non prevalere sull’esistente e creando qualcosa in linea con esso, oppure proporre qualcosa di completamente diverso, che si distacca, senza però prevalere sul resto, ma cercando una generale armonia.

Dipende poi da budget a disposizione e dagli intenti della committenza: è possibile stravolgere lo stato di fatto aggiungendo elementi completamente nuovi e distintivi, oppure proporre progetti di valorizzazione ma al tempo stesso di conservazione del bene.

Museo Castelvecchio

Verona, Italia

Costruito originariamente tra il 1354 e il 1356 Progettista: Carlo Scarpa

Anno: 1958 -1974

Impossibile non citare l’intervento di restauro di Carlo Scarpa su Castelvecchio, da sempre un castello che, nel corso de secoli, ha subito numerosi danni a causa dei bombardamenti, soprattutto quelli a seguito della Seconda Guerra Mondiale. È prorpio in questa circostanza che l’architetto italiano decide di riquaificare questo complesso, facendolo diventare l’odierno Museo Civico della città.

“Castelvecchio era tutto falso” disse Carlo Scarpa in una conferenza in cui parlava del suo restauro. C’era poco da riportare alle antiche forme, e provarci avrebbe significato dover inventare. Salvaguarda le aperture, per le quali disegna appositamente delle nuov serrature.

Si tratta di un progetto curato al minimo particolare, sia in grande che piccola scala, che ricerca l’ordine sia spaziale che visivo, con l’eliminazione di ornamenti e decorazioni superflue.

Gioca molto nella creazione di percorsi di diverso tipo: inserisce collegamenti tra strutture appartenenti a epoche diverse, percorsi, scale, passaggi aerei che riconnettono le parti. Tutti questi elementi vengono realizzati con materiali moderni in modo da rendere riconoscibile la loro appartenenza all’intervento di restauro. Ad esempio, nel vuoto creato demolendo l’ultima campata della Galleria Ottocentesca, nel punto in cui è collegata con la Reggia, un sistema di passerelle metalliche circonda la statua equestre di Cangrande, che si erge su una mensola di cemento. Attraverso questo metodo d’approccio riesce collegare l’interno con l’esterno in modo molto efficace; un aspetto importante che spinge l’utente alla completa scoperta del Museo.

Casi studio

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Castello d’Emporda

La Bisbal d’Empordà, Spagna

Costruito originariamente verso la fine del 1200 Progettista: Studio Concrete

Anno: 2011

Nel 1999, dopo essere stato abbandonato per più di 18 anni, il castello viene affidato alle mani di Albert Diks e Margo Vereijken, fondatori dell’attuale hotel ristorante Castell d’Empordà.

L’ultimo intervento è quello relativo alla zona esterna, dove Concrete interviene in modo decisamente impattante con una struttura composta da dodici dischi di acciaio arrugginito che si sovrappongono l’un l’altro; gli spazi vuoti tra una copertura e l’altra sono schermati con del vetro, in modo tale da far passare la luce del sole ma allo stesso tempo di essere protetti dal maltempo.

La forma del rivestimento appare come un elemento separato dall’esistente storico, lasciando così intatto l’antico edificio. Esternamente in acciaio, si fonde con il castello e l’ambiente circostante. L’interno invece, ossia le colonne e la parte inferiore dei piatti delle coperture, sono verniciati in bianco, in modo tale da creare uno spazio continuo ed aperto, quasi leggero.

Per quanto riguarda gli spazi interni, qui si mescola uno stile che vede in alcuni punti un chiaro recupero dell’atmosfera originale del castello, mentre in altri è evidente uno stile che rimanda sì all’artigianale, ma spesso con rivisitazioni molto moderne. Nella sala da pranzo ed in quella lounge-d’attesa, ad esempio, si nota l’intenzione di lasciare la classica atmosfera medioevale, sia nell’architettura con i sassi a vista, che nella scelta degli arredi, con sedute spesso rivestite in velluto.

Castello di Pombal

Leira, Portogallo

Costruito originariamente nel XII sec Progettista: Comoco Architects Anno: 2014

Comoco Architects ha aggiunto una terza nuova struttura ai terreni del castello medievale di Pombal: un centro visitatori rivestito in pietra calcarea che funge anche da piattaforma di osservazione. Nel dettaglio lo spazio contiene uno spazio ricevimento per gli ospiti, un’area di stoccaggio e una stanza per visualizzare la storia virtuale del castello.

Correndo accanto ad uno dei muri di pietra storici crea un nuovo punto di vista attraverso le finestre.

“La nostra strategia di progettazione per il centro visitatori del castello di Pombal persegue una condizione ambigua deliberata tra un elemento topografico, un monolite calcareo e un amante errante, uno sconosciuto in cerca di una nuova casa accogliente per riposare”, hanno spiegato gli architetti Luís Miguel Correia, Nelson Mota e Susana Constantino. La sfida principale era la definizione di una strategia di progettazione che potesse essere all’altezza della ricchezza della storia del castello senza essere ostentata nè sottomessa, cioè trovando la sua voce ed il proprio essere tra i tutti gli artefatti. Da un lato dovrebbe così integrarsi perfettamente con le caratteristiche emergenti del castello, e dall’altro dovrebbe diventare una nuova aggiunta con un proprio carattere che riesca a coesistere con l’esistente. In altre parole, hanno creato un dialogo architettonico e visivo tra storia e presente .

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L’arte dell’effimero

Nello spazio espositivo del castello sono previste esposizioni temporanee, dunque vi è la necessità di utilizzare elementi che possano essere versatili ed adattabili ad ogni circostanza, in modo tale da poter esporre diverse tipologie di prodotti, sia da appendere che da appoggiare su di un piano.

Parliamo di un prodotto che può essere messo a disposizione di un’utenza da una disponibilità economica medio bassa, dato che in alcune di queste esposizioni possono anche mettersi in gioco gli artisti emergenti locali e non. Allo stesso tempo si pensi che ci troviamo in un ambiente storico, affrescato, in cui in primis non è possibile intervenire su pareti e pavimento, poi è interessante lasciare la possibilità al visitatore di poter immergersi nell’atmosfera storica del Castello.

I casi studio scelti seguono quindi questa logica d’apporoccio, proponendo diverse alternative, sia dal punto di vista formale che materiale. Due sono dei veri e propri prodotti pensati per le esposizioni temporanee, l’ultimo esempio invece si riferisce ad una specifica installazione utilizzata in una mostra effimera.

Modular display frames

Progettista: Mobile sudio Architects Anno: 2012

Mobile Studio ha sviluppato una serie di sistemi di esposizione modulari riutilizzabili, in primo luogo per il Kings College, per la mostra ‘Shaping the Future of Queen Elizabeth Olympic Park Design Competition’ del 2012 all’NLA, The Building Center, Londra. Il sistema è stato utilizzato anche da Olympic Legacy, DesignJunction, Open City e Design Exchange Magazine e University College London.

Il sistema è costituito da una serie di pannelli modulari riutilizzabili che forniscono un’alternativa al normale “espositore” sia per la sua funzione che per l’aspetto. I pannelli sono estremamente facili e veloci da assemblare e creano una struttura autoportante che può essere configurata in una varietà di layout in modo tale da adattarsi a una ampia gamma di spazi espositivi; un’alternativa ai sistemi espositivi standard, spesso goffi e inflessibili.

Tra i prodotti progettati troviamo sia i frame verticali che degli elementi che fungono da tavolino, in modo tale da dare la possibilità all’utene non solo d’appendere gli oggetti ma anche d’appoggiarli su di un piano orizzontale.

Le finiture disponibili sono diverse, in modo tale da poter immergere il sistema in qualsiasi ambiente, sia storico che industriale o moderno.

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Out of the Lab. PLAYWOOD

Mostra realizzata con gli elementi modulari PLAYWOOD Cube Deisgn Museum, Kerkrade, Paesi Bassi

Progettista: Nadine Vroomen Anno: 2018

Il Cube Design Museum, è il primo museo olandese interamente dedicato al design.

Un luogo innovativo in grado di ispirare esperti e curiosi del settore attraverso opere e creazioni di artisti regionali e internazionali ed offrendo al visitatore la possibilità di partecipare ai vari laboratori multidisciplinari.

Nell’ambito dell’iniziativa chiamata Cube in Residence Programme, studenti, giovani designers e alunni possono lavorare assieme applicando i principi di design thinking, co-creation e co-design. Qui trovano soluzioni concrete a problemi o sfide della società moderna, realizzando prodotti o servizi in base alla richiesta della società.

I 21 progetti emersi da questo laboratorio creativo sono stati esposti in una mostra intitolata Out of the Lab, e proprio qui si inserisce PlayWood.

Nadine Vroomen, designer responsabile dell’allestimento della mostra racconta che i connettori PlayWood sono un modo rapido ed economico per costruire una mostra temporanea. Pratici e semplici da usare, hanno permesso di realizzare un’esposizione in base alle loro esigenze.

Design, modularità, semplicità di assemblaggio e bellezza estetica hanno permesso di creare in poco tempo, una struttura espositiva in grado di valorizzare i progetti. Una soluzione pratica ma concettualmente in linea con il messaggio della mostra.

“Man, Machine and Motion” 1955/2012

Installazione nella Mostra “Ghosts in the Machine”

New Museum of Contemporary Art, New York Progettista: Richard Hamilton

Anno: 2012

La mostra collettiva curata da Massimiliano Gioni con Gary Carrion-Murayari è stata concepita come uno dei più significativi progetti espositivi del passato sul rapporto tra uomo e tecnologia.

L’installazione “Man, Machine and Motion” è la ricreazione della mostra esposta alla Hatton Gallery di Newcastle, nel 1955: un grande reticolo con immagini d’archivio di uomini in movimento nell’aria, acqua e terra, nonchè delle attrezzature tecniche che hanno utilizzato nel loro viaggio. Compone così attraverso le fotografie uno spazio tridimensionale, illustrando come la tecnologia riesce a creare nuove esperienze spaziali e ottiche.

Hamilton infatti ha spesso sottolineato che le mostre più interessanti sono quelle che creano e fanno percepire un nuovo senso all’interno dello spazio.

FIGURA 4.6 FIGURA 4.5

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Una nuova visione dell’ostello

Al giorno d’oggi l’ostello non può più essere considerato come una “struttura da battaglia”, adatta solo per coloro che ricercano un viaggio ed un soggiorno economico.

Ormai l’idea di ostello si è evoluta ed ampliata: si tratta di luoghi di aggregazione e socializzazione molto curati anche dal punto di vista del design e dei servizi offerti. Non più solo dormitori poco curati, ma stanze progettate ad hoc, affiancate da salotti, bar e spesso stanze adibite ad eventi e svago. Una situazione particolare, che crea una giusta atmosfera stimolante facilitando scambi culturali e condivisione di esperienze.

Long Story Short Hostel & Cafe’

Koželužská 945/3, Repubblica Ceca

Progettista: Denisa Strmiskova Studio Anno: 2017

Situato nel centro storico di Olomouc, Long Story Short si trova in un edificio in mattoni del 17esimo° secolo ed è adatto per tutti coloro che cercano un’accomodazione o una pausa fuori dall’ordinario.

Qui è stata mescolata la storia originale dell’edificio con un tocco contemporaneo, usando materie prime come legno, pietra e metallo. Per ammorbidire un po’ il tutto, sono state abbinate opere d’arte di artigiani locali con mobili vintage. L’ostello offre attualmente alloggio in diverse stanze private e dormitori, per un totale di 56 posti letto: le camere private hanno il bagno compreso; i dormitori più grandi, che includono il layout originale delle zone notte, non includono il bagno privato, ma offrono bagni comuni divisi tra signori e signore.

La reception è il cuore dell’ostello: è allo stesso tempo sia una sala comune che un caffè.

La forma della sala è esaltata dall’uso discreto ma sofisticato della luce. L’intonacatura di bianco puro è in contrasto con i dettagli neri così come i colori pastello, i quali sono stati utilizzati per i rivestimenti delle sedute. La maggior parte dell’arredamento è fatta su misura: letti, specchi, lampade, scaffali e attrezzature per il bagno sono stati realizzati in collaborazione con i produttori locali. Tutto questo è elegantemente combinato con il design modernista del secolo precedente.

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The Native Hostel

807 E 4th St, Austin, TX Progettista: un.box studio Anno: 2017

Il Native Hostel, Bar & Kitchen è un ostello boutique, bar, caffetteria e spazio per eventi pensato per viaggiatori e locali. Si trova in un preesistente edificio in pietra di fine Ottocento a due piani e un magazzino di mattoni della metà del secolo. Tra gli obiettivi vi era quello di preservare la storia, ma allo stesso tempo di creare qualcosa di culturalmente attrattivo per le generazioni attuali e future. Unendo tutti i periodi e gli stili è stato così creato qualcosa senza tempo.

Il concetto nativo è incentrato sull’attività sociale che si crea in quest’ambiente dove musica, arte, socializzazione, cibo e intrattenimento sono aspetti di primaria importanza. Si tratta così di una progettazione di una “cultura” piuttosto che di un “business”, così da includere una serie diversificata di attività per un pubblico molto ampio.

Esso ospita dodici camere, 66 posti letto (tra cui camerate e camere private), più diversi spazi comuni confortanti, pensati per favorire l’esperienza condivisa e diretta.

The Native Hostel è così un luogo per i cercatori, i curiosi, amanti del viaggio, giovani esploratori che sanno che gli averi sono fugaci, ma le esperienze durano una vita. Una generazione di artisti, creativi, pensatori e persone che incarnano l’idea di aggregazione.

Book and Bed

Tokyo, Giappone

Progettista: Suppose Design Anno: 2015

Si tratta di una libreria/ostello dedicata agli amanti dei libri. Di giorno è una comune libreria, mentre la sera gli ospiti possono alloggiare e dormire tra quegli stessi scaffali.

Il design degli interni è stato creato dalla pratica di Hiroshima Suppose Design Office, mentre i libri sono forniti dalla casa editrice Shibuya.

Il numero totale a disposizione è di 30 posti letto, i quali rendono l’atmosfera accogliente, intima e sì, ideale per la lettura durante il soggiorno.

I letti sono disponibili in due varianti: quelli normali, disposti in file, e quelli leggermente più elaborati, costruiti proprio dietro alle mensole dei libri. Anche se di dimensioni leggermente diverse, il comfort è simile e tutti le postazioni sono dotate di lampade da lettura.

È visibile una predominanza del legno come materiale utilizzato, mentre il colore viene trasmesso delle copertine dei libri esposti e dai rivestimenti dei divani e sedute.

Si viene a creare un ambiente dall’atmosfera intima ed informale anche grazie all’utilizzo di una luce soffusa.

Accanto alla zona notte sono stati posti alcuni divani per il relax e qualche pezzo di arredo vintage, come i vecchi bauli contenenti libri. Completa il progetto un ampio bagno comune nei toni del grigio, con tubature a vista in stile industriale.

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