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Reti Neurali e Trading Systems: una applicazione predittiva sui mercati azionari

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Academic year: 2021

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Università di Pisa

Dipartimento di Economia e Management

Corso di laurea in “Banca, Finanza Aziendale e Mercati Finanziari”

Tesi di laurea magistrale

Reti Neurali e Trading Systems:

Una applicazione predittiva sui mercati azionari

Candidato:

Andrea Dell’Unto

Relatore:

Riccardo Cambini

Anno accademico 2017-2018

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INDICE

Introduzione pag.6

Capitolo 1: Analisi Tecnica pag.8

1.1 La Teoria di Dow pag.10

I principi della teoria pag.10

Le critiche alla teoria pag.15

1.2 L’Analisi Tecnica Grafica pag.16

Principali metodi di rappresentazione grafica pag.16

Concetti fondamentali pag.23

I principali Pattern Grafici pag.28

1.3 L’Analisi Tecnica Algoritmica pag.35

Indicatori di Trend pag.35

Indicatori di Momentum pag.43

Indicatori di Volume pag.51

Indicatori di Volatilità pag.57

Capitolo 2: Reti Neurali pag.59

2.1 Caratteristiche Generali pag.61

Struttura di una rete pag.62

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Principali architetture e modelli pag.63

Potenzialità e limiti pag.69

2.2 Reti Neurali e Analisi Tecnica pag.71

Definizione dell’ambito di indagine pag.71

Costruzione dell’archivio dati pag.73

Apprendimento pag.77

Previsione della serie storica pag.83

2.3 Un’alternativa alla Back Propagation: la GRNN pag.85

Capitolo 3: Applicazione pratica con MATLAB pag.90

3.1 MATLAB: Reti neurali GRNN utilizzate pag.92

La rete “newGRNNClose” pag.93

La rete “newGRNNEMV” pag.98

3.2 MATLAB: Strategie operative utilizzate pag.103

Strategia basata sulle Medie Mobili pag.106

Strategie basate sull’indicatore tecnico MACD pag.108

Strategie basate sull’indicatore tecnico EMV pag.112

3.3 Analisi dei risultati pag.119

Conclusioni pag.139

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A2: Codice Function MATLAB “newGRNNEMV” pag.148

A3: Codice Function MATLAB “Chartsimulation” pag.153

Bibliografia pag.181

Sitografia pag.182

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INTRODUZIONE

Scopo dell’analisi tecnica è quello di riuscire ad individuare, attraverso l’utilizzo degli strumenti e delle metodologie analitiche adeguate, il miglior Timing con cui compiere operazioni di compravendita di strumenti finanziari quotati sui mercati borsistici mondiali.

Dagli inizi del ‘900 fino ai giorni d’oggi i contributi di esperti e studiosi della materia sono stati molto numerosi ed hanno portato alla creazione di una infinità di possibili alternative: dall’analisi dei grafici sempre più elaborati e complessi, fino ai tentativi di applicazione di tecnologie all’avanguardia capaci di migliorare le prestazioni delle metodologie già esistenti e collaudate.

Il presente lavoro si inserisce proprio in quest’ultimo ambito, andando ad elaborare e ad applicare strumenti costruiti in modo tale da replicare il più fedelmente possibile il funzionamento del cervello umano: le reti neurali.

La prima parte dell’elaborato consisterà in una visuale di ampio respiro sulle principali caratteristiche dell’analisi tecnica dei mercati finanziari: verranno per questo fornite informazioni sulle sue origini legate agli studi di Charles Dow, capostipite della metodologia, sui più importanti stili di rappresentazione grafica delle serie storiche dei prezzi, sui principali pattern grafici e sugli indicatori tecnici più largamente diffusi per l’analisi dei trend di prezzi e volumi di scambio.

Successivamente si avrà invece una seconda parte in cui verranno esposte ed analizzate con sufficiente dettaglio le reti neurali artificiali, partendo dalle loro caratteristiche generali, per poi passare alle caratteristiche specifiche necessarie affinché queste possano essere utilizzate a supporto dell’operato dell’analista finanziario ed infine osservare un singolare tipo di rete che risulta essere

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Infine, nell’ultimo capitolo dell’elaborato saranno descritte tutte le function che sono state create, tramite il software di calcolo matematico “Matlab”, per la costruzione tanto delle reti neurali da applicare, quanto dei trading system utilizzati per la verifica dei risultati. A ciò seguirà poi un paragrafo conclusivo che riporterà, tramite l’utilizzo di tabelle e per ciascuno dei 22 titoli/indici, il confronto tra i risultati ottenuti grazie all’applicazione delle reti e quelli ottenuti invece con i metodi classici di analisi. Al corpo dell’elaborato verranno poi aggiunte tre appendici contenenti i codici Matlab di tutte le function utilizzate per l’ottenimento dei grafici e delle tabelle.


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CAPITOLO 1: ANALISI TECNICA

Volendo dare una definizione sufficientemente corretta dell’analisi tecnica si può partire innanzitutto da quella formulata da John J. Murphy, il quale afferma che “l’analisi tecnica è lo studio dei movimenti del mercato, soprattutto attraverso l’uso di grafici, al fine di prevedere l’andamento futuro dei prezzi” .1

Come si può evincere dalla stessa definizione di Murphy, questo tipo di analisi si concentra sullo studio di diagrammi rappresentativi di serie storiche dei prezzi al fine di prevedere le future tendenze delle dinamiche borsistiche e, di conseguenza, adottare strategie di trading volte all’ottenimento di guadagni.

La principale funzione dell’analisi tecnica risulta dunque essere quella di timing, in quanto con il suo utilizzo accurato si ha la possibilità di capire quale sia il momento migliore per entrare o uscire da un mercato.

L’analisi tecnica si fonda su tre principi fondamentali: 1. L’andamento del mercato è ciclico;

2. Il prezzo sconta tutto; 3. La storia si ripete.

Mentre i primi due principi verranno ripresi nei successivi paragrafi di questo

elaborato, occorre soffermarsi sul terzo principio dato che questo risulta essere ciò che conferisce all’analisi tecnica la sua valenza predittiva. Asserire che “la storia si ripete” infatti implica che a fronte di situazioni analoghe sui mercati gli investitori tendono a comportarsi in modo analogo, con analoghi impatti sui prezzi, perciò il ripresentarsi di determinati movimenti del trend dei prezzi può far presumere che in futuro si avranno effetti non dissimili da quelli osservati in passato, permettendo al trader di anticiparli.

John J. Murphy: “technical analysis is the study of market action, primarily through the use of

1

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Gli strumenti che un analista non può esimersi dall’utilizzare sono l’Analisi Tecnica Grafica, lo studio cioè dei grafici dei prezzi al fine di individuare eventuali pattern grafici significativi, e l’Analisi Tecnica Algoritmica che si sostanzia nell’utilizzo di indicatori tecnici per la determinazione delle strategie operative da mettere in atto. Si sottolinea che l’analista non si trova difronte ad una scelta fra questi due strumenti, ma deve anzi utilizzarli congiuntamente al fine di massimizzare l’efficacia della sua strategia.

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1.1 La Teoria di Dow

Le origini della moderna analisi tecnica grafica sono da ricondursi agli studi portati avanti da Charles Dow e pubblicati sul Wall Street Journal tra il 1900 ed il 1902. In questi studi Dow usava il comportamento del mercato azionario come barometro dello stato dell’economia piuttosto che come base per formulare previsioni sui prezzi di mercato .2

Dow inoltre, con la collaborazione di Edward Jones, è stato l’ideatore di due indici generali del mercato borsistico statunitense: il Dow-Jones Industrial Average (DJIA) ed il Dow-Jones Transportation Average (DJTA), che sintetizzavano l’andamento medio ponderato dei prezzi delle azioni di dodici delle più importanti società industriali (oggi trenta) e di venti società operanti nel trasporto ferroviario quotate alla borsa di New York.

I principi espressi da Dow nei suoi articoli vennero poi sviluppati ed organizzati dal suo successore William Peter Hamilton e successivamente ripresi da Robert Rhea nella sua “The Dow Theory” del 1932 che ne dava una stesura più completa e formale.

1.1.1 I principi della teoria

Secondo la stesura della Teoria di Dow data da Rhea i principi fondamentali sono sei:

1) le medie-indice scontano tutto: secondo questo principio i prezzi di chiusura giornalieri sono risultanti dall’incontro tra la domanda e l’offerta, queste a loro volta dipendono dalle motivazioni sia correnti che potenziali di tutti gli operatori

Pring, M.J. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari. McGraw-Hill libri Italia, Milano. pp.36

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del mercato; si assume perciò che il prezzo sconti tutte queste informazioni. Detto ciò, pur non essendo a conoscenza delle motivazioni, è possibile conoscerne gli effetti “a valle” osservando il prezzo stesso;

2) Il mercato ha tre tipi di movimento: nel mercato azionario sono presenti simultaneamente tre movimenti: quello primario, le reazioni secondarie ed i movimenti minori (o terziari). Il movimento primario è senza dubbio il più

importante e comprende movimenti che durano da meno di un anno a più anni; le reazioni secondarie invece corrispondono alle temporanee correzioni del trend primario di fondo e possono durare da circa tre settimane a diversi mesi

andando ad identificarsi come ritracciamenti; infine i movimenti minori

corrispondono ad oscillazioni dalla durata molto breve, oscillante tra le due e le sei settimane.

3) Il mercato è ciclico ed ha più fasi: gli operatori finanziari operanti sul mercato sono di due tipi, cioè le mani forti, caratterizzate da più ampie disponibilità finanziarie, maggiori e migliori informazioni a disposizione e dalla capacità di muoversi razionalmente sul mercato, e le mani deboli, caratterizzate invece da

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disponibilità finanziarie limitate, da minori e peggiori informazioni a disposizione e da un modo di muoversi sul mercato dettato essenzialmente dall’emotività e da comportamenti di tipo emulativo. Il sistema delle operazioni messe in atto da queste due categorie di operatori risulta essere la causa della ciclicità del

mercato. Il cosiddetto “Ciclo Teorico di Dow” è composto dall’alternarsi di una tendenza primaria rialzista e da una ribassista dei prezzi, ciascuna di queste è poi composta da tre fasi consecutive. La prima fase della tendenza rialzista è la fase di accumulazione, durante la quale le mani forti, grazie alle informazioni a propria disposizione, riescono a capire che un titolo è sottovalutato, cioè che il prezzo osservabile sul mercato è inferiore al suo valore economico, ed iniziano ad acquistare i titoli dalle mani deboli; queste operazioni di acquisto sono tendenzialmente portate avanti con molta cautela dalle mani forti per evitare un repentino cambiamento del trend che potrebbe essere controproducente. In questa fase il trend rallenta la propria discesa e raggiunge un punto di minimo nel momento in cui si ha equilibrio tra la domanda delle mani forti e l’offerta delle mani deboli. Successivamente alla fase di accumulazione si ha una fase di leggera crescita dei prezzi di mercato supportata dalla domanda delle mani forti e successivamente anche dalle mani deboli che, rincuorate dalla recente

inversione e dai prezzi crescenti tendono a ridurre la propria offerta. Questa fase è generalmente conosciuta come fase di convinzione e termina nel momento in cui i crescenti prezzi di mercato salgono fino all’effettivo valore economico. In questo momento inizia la fase di euforia, caratterizzata da un costante aumento dei prezzi di mercato sostenuto dalla crescente domanda di tutte le categorie di operatori sul mercato; in questa fase infatti anche le mani deboli hanno invertito il proprio atteggiamento contribuendo ad aumentare la domanda. A questo punto la tendenza rialzista si conclude ed inizia invece la tendenza ribassista del

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mercato, la quale inizia con un rallentamento della crescita dei prezzi che identifica la fase di distribuzione; durante questa fase infatti le mani forti si rendono conto che il prezzo è salito fino a superare il valore economico ed

iniziano a vendere i titoli in proprio possesso con una logica analoga a quella che caratterizza la fase di accumulazione vista in precedenza. Il rallentamento della crescita dei prezzi dovuto ad un aumento dell’offerta da parte delle mani forti fa dunque registrare un punto di massimo quando si raggiunge l’equilibrio. Nel momento in cui le mani forti hanno realizzato i propri investimenti inizia una fase di calo repentino dei prezzi durante la quale tutti gli operatori si rendono conto dell’inversione del trend e cercano di vendere le proprie posizioni a qualsiasi prezzo, andando a registrare notevoli perdite; questa è nota come fase di panico ed è seguita dalla fase di rassegnazione in cui anche coloro che non avevano liquidato le proprie posizioni in precedenza decidono di vendere creando i presupposti per l’inizio di una nuova fase di accumulazione.

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4) Le relazioni tra prezzo e volume costituiscono lo sfondo: la norma vuole volumi di scambio in espansione quando i prezzi crescono e volumi in contrazione nelle fasi di discesa. Reazioni contrastanti dei volumi rispetto al trend dei prezzi in corso può dunque dare un segnale di prossimità all’inversione di quest’ultimo. Tendenzialmente le divergenze tra il trend dei volumi di scambio si hanno sia durante la fase di accumulazione del ciclo, sia durante la fase di distribuzione; in particolare, durante la prima si osserva che a fronte di un trend decrescente dei prezzi il trend dei volumi di scambio cresce a causa dell’aumento della domanda generata dalle mani forti del mercato, durante la seconda invece si osserva che il trend crescente dei prezzi non è più supportato da un trend crescente dei volumi che iniziano invece a calare creando i presupposti per la successiva inversione di tendenza. Si può viceversa osservare la convergenza tra gli andamenti di prezzi e volumi di scambio nel corso delle fasi di convinzione/euforia e di panico/ rassegnazione.

5) L’azione del prezzo determina la tendenza: una serie di incrementi successivi dei massimi e minimi relativi del trend dei prezzi definiscono la presenza di una tendenza rialzista mentre, viceversa, la presenza di una serie di massimi e minimi relativi decrescenti ne definiscono una fase ribassista.

6) Le medie-indice devono confermarsi a vicenda: i due indici DJIA e DJTA devono sempre confermarsi l’un l’altro; se il mercato è veramente un barometro delle future condizioni dell’economia, in un’economia in espansione gli investitori devono offrire prezzi crescenti sia per le società che producono merci, sia per quelle che le trasportano . Questo principio è anche noto come Teoria della 3 Confirmation di Dow.

Pring, M.J. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari. McGraw-Hill libri Italia, Milano. pp.41

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1.1.2 Le critiche alla teoria

Attraverso l’osservanza dei sopracitati sei principi, la teoria di Dow si pone

l’obiettivo fondamentale di comprendere il mercato a cui si fa riferimento, andando ad individuare il trend primario di fondo, mantenendo una posizione fintanto che i volumi di scambio confermano l’andamento in corso e preparandosi ad una successiva inversione di tendenza.

Questa teoria è stata bersaglio di due critiche principali:

-

la modalità operativa che suggerisce la teoria risulta essere scarsamente

tempestiva: il fondamento di questa critica è riconducibile al fatto che i segnali di inversione del trend derivanti dalle divergenze con i volumi devono essere

confermati dalle medie, il che fa perdere all’operatore una parte del trend che sarebbe invece auspicabile riuscire a sfruttare; di contro, qualora non volessimo attendere questa conferma incorreremmo il rischio di incappare in segnali fuorvianti.

-

Gli strumenti prettamente grafici della teoria l’analisi può assolvere soltanto alla funzione di timing, mentre non assolve alla funzione di selection, cioè non da nessuna indicazione su “quali” titoli inserire in portafoglio. Questa critica è stata negli anni superata tramite l’inserimento, nell’analisi tecnica, di un indicatore, il beta che assolve a questo tipo di funzione dando la possibilità di confrontare vari titoli sulla base della loro correlazione con il mercato.

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1.2 L’Analisi Tecnica Grafica

Come già accennato nei paragrafi precedenti l’analisi tecnica grafica si sostanzia nell’osservazione di grafici di vario tipo per individuare eventuali pattern grafici 4 ricorrenti che possono dare indicazioni di vario genere, dal consolidamento del trend in corso alla sua imminente inversione.

Per gli analisti la rilevazione grafica dei prezzi dovrebbe, in forza del primo principio della teoria di Dow, catturare in forma dinamica l’impatto delle scelte operative intraprese dai principali operatori sul mercato.

I grafici in questione permettono pertanto di raffigurare le evoluzioni borsistiche con procedure basate sulla rivelazione di prezzi in funzione del tempo, quotazioni e relativi volumi di scambio in funzione del tempo e/o variazioni di prezzo espresse però in una dimensione atemporale.

1.2.1 Principali metodi di rappresentazione grafica I principali grafici utilizzati sono:

• Line Chart: prevede la rilevazione di un unico prezzo riferito all’unità temporale

prescelta, la sua costruzione prevede l’utilizzo di un piano cartesiano avente la scala dei prezzi in ordinata e l’arco temporale in ascissa, comprendente le singole quotazioni collegate tra loro linearmente; il prezzo preso in considerazione in questo caso è quello di chiusura, questo perché si ritiene che quelle riferite alle fluttuazioni durante la seduta sono più soggette ad essere manipolate . 5

Nonostante ciò, non si può negare che questo assunto possa fuorviare, dato che

“particolare forma assunta dalla quotazione rappresentata sul grafico, interpretabile come segnale

4

rialzista o ribassista, di inversione, continuazione o consolidamento” (trend-online.com) Pring, M.J. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari. McGraw-Hill libri Italia, Milano. pp.36

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non è pensabile che l’ultimo prezzo della giornata rappresenti la vera sintesi di tutte le transazioni .6

• Bar Chart: anche in questo caso è prevista la costruzione di un piano cartesiano

che riporti sulle ascisse la progressione temporale delle sedute borsistiche e sulle ordinate la scala dei prezzi del bene oggetto di analisi.

Su questo grafico sono rappresentate le escursioni giornaliere dei prezzi tramite la successione di segmenti verticali per ciascuno dei quali vengono evidenziati il

Fornasini, A. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari e trading on line: metodi e sistemi a

6

supporto delle decisioni operative. ETAS, Milano. pp.153

Figura 3: Line Chart; Fonte: www.investopedia.com

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range giornaliero che intercorre tra il prezzo minimo della seduta e quello massimo (segmento verticale) ed i prezzi di apertura (tratto orizzontale sulla sinistra del segmento) e di chiusura (tratto orizzontale sulla destra del segmento). Questo tipo di rappresentazione è particolarmente utile perché permette l’individuazione di pattern grafici peculiari quali il gap, lo spike e l’isola che vedremo

successivamente e che non sono visibili sul Line chart.

• Candlestick chart: seppur molto simile al Bar chart, questo tipo di

rappresentazione grafica affonda le proprie radici nella storia economica

giapponese; fu infatti qui che nel XVII secolo Munehisa Homma sintetizzò nelle sue opere “Sakata Senho” e “Soba Sani No Den” quelle che ad oggi sono considerate le basi della tecnica Candlestick moderna, la cui diffusione in Occidente è stata favorita dalle opere di Seiki Shimizu e Steve Nison. La principale differenza che intercorre tra la tecnica Candlestick e quella basata sui Bar chart consiste nella maggiore considerazione che nella prima si ha nei confronti del prezzo di apertura il quale assume notevole rilevanza soprattutto in relazione al suo posizionamento rispetto al prezzo di chiusura. Ad ogni seduta operativa viene fatta corrispondere una candleline che sintetizza sia l’escursione massima del prezzo, sia il rapporto tra prezzo di apertura e di chiusura, in particolare la “candela” è composta da un real body (rettangolo ampio) e da due shadows: il primo rappresenta il rapporto apertura/chiusura e viene rappresentato di colore bianco (o verde) nel caso in cui il prezzo di chiusura sia superiore al prezzo di apertura (white candleline) o nero (o verde) nel caso opposto (black candleline), le seconde invece sono segmenti verticali che congiungono il limite superiore del real body con il prezzo massimo della seduta ed il limite inferiore con il prezzo minimo della seduta prendendo rispettivamente i nomi di upper shadow e lower shadow. Questa particolare metodologia di rappresentazione grafica, a differenza delle altre, prevede

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l’individuazione di specifiche categorie di candele e specifici pattern composti da una o più di esse che possono dare indicazioni di consolidamento o inversione del trend in corso.

• Equivolume e Candlevolume chart: I dettami per la costruzione di questa

tipologia di grafico sono stati espressi da Richard W. Arms Jr. nel suo libro “Volume Cycles in the Stock Market” e ci permettono di enfatizzare

sistematicamente la relazione che intercorre tra i prezzi ed i relativi volumi di scambio, combinando le due informazioni nell’ambito di una raffigurazione grafica bidimensionale . Il grafico 7 Equivolume di Arms prevede per ogni unità temporale la costruzione di un rettangolo la cui altezza è definita dall’escursione tra prezzo

Fornasini, A. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari e trading on line: metodi e sistemi a

7

supporto delle decisioni operative. ETAS, Milano. pp.187

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minimo e massimo e la cui base viene calcolata in base ai volumi di scambio. Questo grafico richiama l’attenzione su due aspetti fondamentali: le dimensioni e la forma dei singoli rettangoli; in particolare, mentre le prime riflettono l’intensità degli scambi concentrati sullo specifico titolo, la seconda evidenzia la difficoltà (o facilità) di movimento del prezzo di un titolo in un certo intervallo temporale.

Se l’Equivolume chart può a tutti gli effetti essere considerato una evoluzione del Bar chart, con il quale condivide fondamentalmente tutte le indicazioni operative di inversione e consolidamento, il grafico Candlevolume è ciò che risulta

dall’integrazione delle regole della procedura Candlestick con le regole

Equivolume; tale combinazione genera grafici in cui la larghezza del real body delle candleline dipende dall’entità dei volumi scambiati nella seduta di riferimento. La ricchezza informativa di una Candlevolume chart è tale da rendere superfluo ogni commento: le potenzialità analitiche insite nelle figure elementari e nelle combinazioni di candele risultano rafforzate o attenuate in funzione dei flottanti ad esse riferiti . Seppur con queste premesse, è necessario fare molta attenzione 8 quando si adopera questa categoria di rappresentazione grafica; la sua estrema

Fornasini, A. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari e trading on line: metodi e sistemi a

8

supporto delle decisioni operative. ETAS, Milano. pp.191

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densità informativa infatti potrebbe essere tale da generare nell’analista un oggettivo disorientamento che potrebbe risultare controproducente.

• Point and Figure chart: questa metodologia grafica comprende una serie di colonne contraddistinte dai simboli X ed O, ogni segno X (figure) esprime un movimento rialzista del mercato di ampiezza predefinita definita box size, mentre ogni segno O (point) evidenzia una dinamica decrescente pari o maggiore di un certo reversal size che normalmente coincide con un multiplo del box size. Come è possibile immaginare, questa metodologia ha come primo obiettivo quello di determinare in modo opportuno il box size in base alla caratteristica variabilità della serie storica dei prezzi oggetto di analisi. Se si ipotizza una fase espansiva del mercato, si deve procedere ad incolonnare tanti segni X quanti se ne rendono necessari per accompagnare il movimento rialzista; all’inversione della tendenza per almeno tre box (cioè il reversal size più comunemente adoperato) si segnalano nella colonna adiacente tanti segni O quanti se ne rendono necessari per

accompagnare il movimento calante. La peculiarità di questo grafico riguardano sia la sequenza verticale dei box e dei reversal, che evidenzia incrementi e

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decrementi di mercato con ampiezza costante, sia nella progressione orizzontale delle colonne che da una efficace informazione sui cambiamenti di direzione dei prezzi.

Il Point and Figure chart è solo una delle metodologie di rappresentazione grafica che da indicazioni sulle variazioni dei prezzi di mercato in ottica atemporale e ad esso si affiancano il Line Break chart, in cui il grafico è costituito da rettangoli bianchi o neri, a seconda che vi sia una evoluzione positiva o negativa del mercato borsistico, tutti della stessa ampiezza e con altezza proporzionale alle escursioni di prezzo realmente significative, il Renko chart, che si presenta come una sequenza di “mattoncini” di pari altezza e larghezza e di colore bianco o nero a seconda della direzione del movimento di mercato, ed il Kagi Chart che illustra la dinamica borsistica attraverso segmenti verticali intervallati da segmenti orizzontali la cui direzione e spessore dipendono dall’andamento del mercato.

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1.2.2 Concetti fondamentali

Per poter analizzare tutti gli strumenti messi a disposizione dell’analista è necessario avere ben chiari alcuni concetti che compongono la base della metodologia stessa; tra questi si possono inserire:

• Trend (Linea di Tendenza): sono identificati da linee rette che collegano almeno due punti di massimo o minimo relativi consecutivi evidenziati dalla dinamica dei prezzi di mercato; in particolare un Up-trend (trend ascendente) è ritenuto tale quando è possibile tracciare una linea retta collegante due punti di minimo relativo consecutivi crescenti, mentre un Down-trend (trend decrescente) è cosi definito qualora fosse possibile tracciare una retta collegante due punti di massimo relativo consecutivi decrescenti. La retta appena citata prende in entrambi i casi il nome di “Trend Line”, mentre di contro può essere identificata la “Return Line” come quella retta che in Up-trend collega due o più punti di massimo relativo consecutivi

crescenti ed in Down-trend collega due o più punti di minimo relativo consecutivi decrescenti.

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• Supporti e resistenze: in analisi tecnica il supporto è quel livello di prezzo in corrispondenza del quale vi è, di solito, un arresto dell'andamento al ribasso dei prezzi, la resistenza è invece quel livello di prezzo dove la crescita degli stessi si blocca. Nel caso del supporto è la concentrazione di acquisti che si verifica nelle sue vicinanze a bloccare una tendenza discendente dei prezzi, nel caso della resistenza è invece l’elevata concentrazione delle vendite a impedire la

prosecuzione del rialzo. Non è errato asserire che in fase di Up-trend il supporto corrisponde alla trend line mentre la resistenza coincide con la return line, queste corrispondenze invece si invertono in caso di Down-trend, durante il quale si osservano invece un supporto dato dalla return line ed una resistenza data dalla trend line .9

• Segnali di inversione: il segnale di imminente inversione del trend in corso, sia esso crescente o decrescente, si ha nel momento in cui esso perfora la sua trend

è importante sottolineare come in questo caso si faccia riferimento a supporti e resistenze dinamici,

9

infatti la loro rilevanza perdura fintanto che il trend in corso mantiene la sua inclinazione ed è invece necessario cambiarli nel momento in cui vengono violati dal trend; si possono individuare anche supporti e resistenze statici (paralleli all’asse delle ascisse) in prossimità dei massimi e minimi storici del titolo.

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line (“Breakout point”). Una volta osservata questa perforazione però è necessaria una verifica di due condizioni generalmente definite “filtri di significatività”; tali filtri sono due: il filtro “temporale” ed il filtro “percentuale”, il primo viene soddisfatto se la perforazione perdura per un certo periodo di tempo stabilito in base alla

volatilità del titolo (ad esempio se perdura per un certo numero di sedute

consecutive) mentre il secondo è soddisfatto nel caso in cui la perforazione della trend line ha una entità sufficientemente significativa stabilita anch’essa in base al grado di volatilità dei prezzi del titolo in questione (ad esempio se il prezzo al momento della perforazione si distanzia dalla trend line per una percentuale minima). Perché la perforazione venga ritenuta significativa è necessario che ambedue le condizioni risultino soddisfatte. Una volta verificata la significatività della perforazione è necessario osservare , in caso di Up-trend, l’interruzione della serie di massimi relativi crescenti (“Top-Failure Swing”) con conseguente

perforazione dell’ideale linea di supporto, parallela all’asse delle ascisse, che passa dal punto di minimo relativo compreso nel Top-Failure Swing oppure, in caso di Down-trend, l’interruzione della serie di minimi relativi decrescenti (“Bottom-Failure Swing”) con conseguente perforazione dell’ideale linea di

resistenza, parallela all’asse delle ascisse, che passa dal punto di massimo relativo compreso nel Bottom-Failure Swing. A questo punto, seppur non sia da escludere la possibilità di essere in presenza di falsi segnali, si può ritenere con sufficiente sicurezza che il trend in corso si sia invertito.

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• Ritracciamenti: con questo termine si indica un momentaneo andamento dei prezzi nella direzione opposta alla tendenza registrata in precedenza. Un

ritracciamento rialzista, che si sostanzia in una temporanea inversione di tendenza al ribasso, avviene perché chi è riuscito ad entrare sul mercato ad un prezzo basso decide di monetizzare i guadagni andando ad aumentare la pressione in vendita e il prezzo comincia a scendere. Ad un certo punto, sia chi era rimasto fuori dal rialzo, sia chi aveva venduto sui massimi, non appena vede le quotazioni ad un prezzo abbastanza distante dall'ultimo massimo segnato, deciderà di comprare, con la convinzione che il titolo ritornerà a salire; a questo punto, il peso della domanda tenderà di nuovo ad aumentare, il che permetterà il ripristino della

tendenza originale, che sarà ancor più forte, facendo segnare un nuovo massimo. I ritracciamenti non sono sempre facili da individuare, perciò l’analisi tecnica

grafica, tramite i contributi di numerosi studiosi quali Charles Dow stesso, Ralph Nelson Elliott e William Delbert Gann, mette a disposizione degli operatori delle metodologie spesso capaci di distinguere un ritracciamento del trend da una vera e propria inversione tramite l’utilizzo di livelli (tipicamente definiti come percentuali del trend originario) che il trend, in caso di ritracciamento, difficilmente perfora: un esempio di questo prevede l’utilizzo dei “Ratios di Fibonacci”.

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• Canali: si tratta di una metodologia largamente diffusa dedicata al controllo delle posizioni speculative in situazioni di tendenza definita. Un trend viene definito “incanalato” nel momento in cui dimostri di rispettare per diverso tempo lo stesso supporto e la stessa resistenza. Un trend incanalato, qualsiasi sia la sua direzione (Up-trend o Down-trend), favorisce la pianificazione di una semplice politica operativa che si sostanzia nell’assumere posizioni lunghe nel momento in cui il trend si avvicina ai livelli di prezzo definiti dal suo supporto, mentre nel caso in cui il trend si avvicini al livello dei prezzi definito dalla propria resistenza si

assumeranno posizioni corte.

Nonostante la validità di quesa strategia restano valide anche le considerazioni fatte in precedenza con riguardo alla perforazione di supporti e resistenze: un trend incanalato può dare indicazioni sia di rafforzamento del trend in corso, sia di inversione. Più precisamente, la perforazione del supporto che costituisce il canale può dare indicazioni di inversione dell’Up-trend in corso oppure di consolidamento del Down-trend; viceversa, la perforazione della resistenza può dare indicazioni di consolidamento dell’Up-trend in corso oppure di inversione del Down-trend. È opportuno non dimenticare che anche in questo caso è prevista la necessità di verificare la sussistenza dei requisiti di durata ed intensità della perforazione al fine di evitare il più possibile l’insorgenza di falsi segnali. Altra importante componente dell’analisi dei segnali derivanti dai canali è l’osservazione della tendenza dei volumi di scambio, soprattutto nei casi di probabile inversione: in caso di inversione di un Up-trend incanalato si osserva infatti un contestuale calo dei volumi, mentre in caso di inversione di un Down-trend i volumi di scambio vanno generalmente ad aumentare; queste caratteristiche vanno infatti a definire

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1.2.3 I principali Pattern Grafici

Tra i pattern grafici si distinguono le figure di consolidamento da quelle di inversione: le prime si formano naturalmente nel corso delle ampie fasi di

espansione e flessione dei prezzi e suggeriscono che il trend in corso non ha ancora esaurito la sua forza, quelle di inversione invece tendono a formarsi nelle fasi di accumulazione e distribuzione ed indicano che il la tendenza è vicina al

ribaltamento.

Le principali configurazioni grafiche di consolidamento sono:

• Flag: si ha quando il trend forma un piccolo canale avente direzione opposta rispetto a quella originale: se un Up-trend forma un piccolo canale in direzione discendente si parla di flag rialzista, viceversa se un Down-trend genera un piccolo canale inclinato positivamente si parla di flag ribassista. La configurazione risulta

(29)

completa nel momento in cui il trend fuoriesce dal canale riprendendo la propria direzione originale: un flag rialzista è completo nel momento in cui il trend perfora la resistenza del canale, mentre un flag ribassista è completo quando il trend perfora il supporto del canale. Non trascurabile è, anche in questo caso, il supporto dato dal trend dei volumi dato che, soprattutto in presenza di un flag rialzista, i volumi non devono diminuire ma bensì mantenere la propria tendenza a crescere .10

• Gap di fuga: si ha un gap quando il prezzo più basso di un determinato periodo di contrattazioni è sopra il livello più alto del periodo precedente (gap rialzista) oppure quando il prezzo più alto di un certo periodo è inferiore al prezzo più basso del periodo precedente (gap ribassista) . I gap si possono avere, per definizione, solo 11 sui Bar chart o sui Candlestick chart, in quanto questi riportano tutti prezzi rilevanti della seduta, e sono rappresentati graficamente da uno spazio verticale vuoto tra due periodi di contrattazioni. Il gap di fuga è un tipo di gap che si presenta

è sicuramente opportuno che vi sia il supporto dei volumi anche in caso di flag ribassista, ma in

10

questo caso essi risultano essere meno significativi.

Pring, M.J. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari. McGraw-Hill libri Italia, Milano. pp.102

11

(30)

generalmente durante un rialzo o un ribasso in linea retta, quando le quotazioni registrano elevata emotività degli operatori; si presentano spesso a metà strada fra un precedente punto di inversione del trend ed il successivo e vengono per questo chiamati anche gap di misura.

Per quanto riguarda invece le situazioni di inversione del trend, queste possono essere indicate da configurazioni grafiche quali:

• Pendio: in questa configurazione si forma un piccolo canale avente la medesima direzione del trend che lo genera, ma con una inclinazione minore. È un pattern che può indicare una inversione rialzista (pendio bullish) oppure ribassista (pendio bearish): nel pendio bullish si osserva la formazione, a seguito di un andamento calante dei prezzi, di un piccolo canale inclinato negativamente ma in modo meno accentuato e si avrà il vero e priori segnale nel momento in cui il trend perforerà la resistenza del canale stesso; viceversa, il pendio bearish si ha quando a seguito di un Up-trend si forma un canale con inclinazione positiva ma meno accentuata con una successiva perforazione, da parte del trend, del suo supporto. La formazione

(31)

di questi pattern va ad identificare rispettivamente una fase di accumulazione o una fase di distribuzione.

• Testa e Spalle: questa è una configurazione di inversione ribassista che si

compone di un punto di massimo finale del trend, definito “testa”, che separa due rialzi più contenuti, le “spalle”, che non devono necessariamente essere identici. Questa configurazione deve essere necessariamente accompagnata da un trend dei volumi di scambio che definiscono una attività massima durante la formazione della prima spalla per poi calare successivamente; il vero segnale di sviluppo di questo modello viene dalla formazione della spalla destra che genera un top-failure swing con la testa per poi andare a perforare l’ideale linea di supporto formata dalla retta che congiunge i punti di minimo relativo tra le due spalle. Il supporto in questione è chiamata “Neck Line” (“Linea di Collo”). Se ci troviamo in presenza di un Down-trend è possibile riscontrare la formazione del modello Testa e Spalle Rovesciato che ci da, a differenza del precedente, una indicazione di imminente cambio di tendenza rialzista: esso è costituito da un bottom-failure swing seguito dalla perforazione della resistenza che connette i due punti di massimo relativi precedenti (la Neck Line) ed è accompagnato da un trend dei

volumi che registra un progressivo incremento fra le due spalle.

(32)

I modelli Testa e Spalle sono formazioni estremamente attendibili ed il loro esatto compimento di solito offre un’eccellente indicazione di un’inversione di tendenza. Possono formarsi in appena pochi minuti come in diversi anni ma in genere, più lungo è il periodo di formazione, maggiore sarà la durata del trend che originano. • Doppio o Triplo Massimo: è una configurazione di inversione ribassista che si ha

nel caso in cui il trend formi dei punti di massimo che per due o tre volte non superano un determinato livello, andando quindi a formare una ideale resistenza in prossimità di tale prezzo. La configurazione è completa solo nel momento in cui il trend perfora la linea di supporto che connette i punti di minimo relativo compresi nel pattern. Come per il modello Testa e Spalle, anche in questo caso è necessario il supporto di un trend dei volumi che risulti essere decrescente, andando ad identificare una fase di distribuzione del mercato. Se questa configurazione da indicazioni di inversione ribassista, il Doppio o Triplo Minimo preannuncia un imminente cambio di tendenza rialzista: esso, analogamente al precedente, si ha nel momento in cui il trend non riesce per due o tre volte a scendere al disotto di un determinato livello di prezzo che va a costituire un idea supporto; la

configurazione è completa nel momento in cui il trend perfora la resistenza che connette i punti di massimo relativo che sono compresi nel pattern. Come di

consueto, il verificarsi di queste condizioni deve essere accompagnato da un trend dei volumi che supporti il segnale, in questo caso devono infatti osservarsi dei volumi tendenzialmente crescenti che confermino lo svolgimento della fase di accumulazione di mercato.

(33)

A fianco di queste configurazioni che ben identificano fasi di consolidamento o di inversione vi è poi un particolare tipo di configurazione che può avere significato ambiguo fintanto che non si presentano determinate condizioni. La configurazione grafica in questione è il Triangolo e può essere di due tipi:

• Triangolo Simmetrico: si formano quando sul trend è possibile osservare almeno due punti di minimo successivi crescenti ed almeno due punti di massimo

successivi decrescenti, in questo modo il supporto e la resistenza che si formano convergono formando un triangolo. Se un Up-trend esce dal triangolo perforando la resistenza allora il segnale è quello di consolidamento, se invece ne esce perforando il supporto siamo di fronte ad un segnale di inversione; i segnali sono inversi nel caso di un triangolo formatosi a seguito di un down-trend. Nel momento della perforazione si osserva tendenzialmente una vivace reazione sia dei prezzi che dei volumi di scambio quindi è necessario porre un’attenzione particolare nel caso in cui si presenti questo tipo di pattern. In generale la pratica suggerisce che tali formazioni diano indicazioni “migliori” quando il segnale si ha in un qualche

(34)

punto compreso fra la metà ed i tre quarti della distanza fra il massimo più ampio nella crescita ed il vertice del triangolo .12

• Triangolo Asimmetrico: si configura come una particolare forma del precedente, esso infatti mantiene le medesime caratteristiche con la peculiarità di avere uno dei due lati orizzontale, cioè parallelo all’asse delle ascisse. La peculiarità che distingue questa particolare configurazione sta nel fatto che essa, a differenza della precedenza, concede una maggiore probabilità (non certezza) che la futura perforazione riguarderà il lato orizzontale del triangolo.

Pring, M.J. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari. McGraw-Hill libri Italia, Milano. pp.93-94

12

(35)

1.3 Analisi Tecnica Algoritmica

Questo tipo di analisi si sostanzia nell’osservazione di indicatori tecnici. Gli indicatori tecnici sono formule matematiche basate su prezzo, tempo o volume usate per valutare l’attività del prezzo, analizzare il mercato per selezionare i titoli su cui operare e prendere decisioni di trading. Esistono letteralmente centinaia di indicatori tecnici disponibili nella moderna analisi tecnica, tuttavia non esiste un singolo “indicatore magico” che svela i segreti del mercato. Piuttosto, un’opportuna selezione di questi indicatori può fornire un’idea della psicologia del mercato in quel determinato momento. La maggior parte degli indicatori tecnici disponibili può essere distinta in quattro categorie principali: gli indicatori di trend, gli indicatori di momentum, gli indicatori di volume ed infine gli indicatori di volatilità.

1.3.1 Indicatori di Trend

Gli indicatori di trend permettono al trader di determinare in maniera oggettiva la direzione del mercato individuando la tendenza prevalente del movimento dei prezzi “smussando” in maniera opportuna le fluttuazioni della curva del prezzo in un

determinato periodo di tempo; tra i principali indicatori di trend si annoverano, ad esempio, le Medie Mobili e tutti gli indicatori che si basano su di essi come il MACD (Moving Average Convergence-Divergence).

1.3.1.1 Le Medie Mobili

È noto che le serie storiche delle quotazioni borsistiche sono normalmente affette da notevole variabilità e le medie mobili sono senza dubbio uno strumento

indispensabile per depurare il grafico da quegli elementi erratici che rischiano di distrarre l’operatore, restituendogli un’immagine sintetica e più lineare dell’originale

(36)

trend dei prezzi (Smoothing Effect ). La formula classica per la loro costruzione si 13 basa su quella della classica Media Aritmetica, eccetto che per il fatto che questa si “muove” essendo costantemente aggiornata con i nuovi dati disponibili . In 14

particolare, per calcolare la media mobile è necessario eliminare il primo dato della serie precedente (il più vecchio) e contestualmente aggiungere il dato dell’ultima seduta (prezzo, tendenzialmente di chiusura, più recente). Da quanto detto è

possibile affermare che l’ampiezza del dominio della media mobile, cioè il numero di osservazioni inserite nel suo calcolo, è inversamente proporzionale alla sua

reattività; un dominio particolarmente ampio, infatti, allontana di molto anche i segnali operativi. Le motivazioni dell’ampio utilizzo di questi strumenti sono da attribuire tanto alla loro semplicità, quanto al fatto che questi costituiscono un vero e proprio trading system completo: indipendentemente dal tipo di media e dalla sua durata, infatti, si assume che il trend sia impostato al rialzo quando i prezzi si

muovono al disopra della propria media mobile e che sia invece impostato al ribasso in caso contrario; questa caratteristica implica che quando i prezzi incrociano a rialzo la media mobile si genera un segnale di acquisto, mentre quando i l’incrocio si ha a ribasso viene generato un segnale di vendita.

Nel tempo gli studiosi hanno individuato diversi modelli alternativi per la costruzione della Media Mobile, i principali dei quali sono:

• Media Mobile Semplice (SMA): questa si basa sulla formula di calcolo della media aritmetica semplice ed è dunque caratterizzata da coefficienti di ponderazione pari

“In generale, una Media Mobile di dominio n elimina le componenti erratiche di periodo minore o

13

uguale ad n: Medie Mobili calcolate su ampi domini operano pertanto un più accentuato livellamento (effetto smoothing) della serie perequata…” Fonte: Fornasini, A. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari e trading on line: metodi e sistemi a supporto delle decisioni operative. ETAS, Milano. pp. 231

Morris, G.L. 2014. Investing with the trend: a rules-based approach to money management.

14

(37)

all’unità:

dove Pcorrisponde al vettore dei prezzi ed n corrisponde invece al numero di osservazioni, cioè all’ampiezza del dominio costante della media. Come già detto, il valore di SMA nel tempo varia per effetto dell’inserimento di elementi nuovi e del contestuale abbandono dei termini storici più remoti. Il principale difetto di questa metodologia consiste nell’assegnazione di un “peso” unitario a tutti i componenti della serie prescindendo dal loro posizionamento storico rispetto all’epoca di calcolo;

• Media Mobile Ponderata (WMA): è la prima e più semplice evoluzione del modello semplice. Ai termini perequati, a differenza di quanto avviene nella versione

semplice, viene attribuito un diverso coefficiente di ponderazione determinato in funzione del loro posizionamento nel momento del calcolo. Generalmente questa metodologia attribuisce un “peso” maggiore ai dati più recenti rispetto a quello più

remoti: ,

dove wi corrisponde con il peso attribuito allo i-esimo dato della serie;

• Media Mobile Esponenziale (EMA): si tratta di un caso particolare di Media Mobile Ponderata in cui la perequazione conserva l’intera “memoria” storica dei dati originari attraverso l’attribuzione “automatica” di coefficienti di ponderazione in funzione dell’ampiezza del dominio e della prossimità dei dati all’epoca di

elaborazione . La formulazione generale di questo tipo di media mobile, una volta 15 individuato il primo valore medio degli elementi in analisi procedendo come per la media semplice, è la seguente:

SMA

(t,n)

=

n−1 i=0

P

t−i

n

WMA

(t,n)

=

n−1 i=0

w

i

P

t−i

n−1i=0

w

i

Fornasini, A. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari e trading on line: metodi e sistemi a

15

(38)

,

dove a corrisponde al rapporto tra il peso del dato attuale e quello del dato

precedente: con . I vantaggi offerti da questa metodologia consistono sia nel fatto che il valore

ottenuto è una sintesi di tutti i precedenti valori, sia nel fatto che vengono comunque attribuiti pesi maggiori ai dati più recenti a discapito dei più anziani.

Oltre all’interpretazione classica dei segnali derivanti dall’incrocio del trend dei prezzi con la propria media mobile (Crossover Prezzi/Media) è possibile definire una

seconda metodologia con cui operare consapevolmente sui mercati: l’utilizzo combinato di due medie mobili (Crossover a due Medie), a prescindere dalla loro costruzione, sia essa Semplice, Ponderata o Esponenziale, può essere infatti considerato come trading system a se stante. Come dichiarato per la prima volta dalla Teoria di Joe E. Granville, una media mobile breve sarà più reattiva di una media più lunga, pertanto la media breve sarà la prima a reagire al cambiamento di trend e, nell’ambito della reazione, potrà incrociare verso l’alto o verso il basso quella più lunga. Più precisamente, si avrà un segnale di acquisto per inversione rialzista del trend in corso nel caso in cui la media mobile breve incroci quella media

EMA

t

= P

t

+ 1

a

(EMA

t−1

− P

t

)

a = w

t

/w

t−1

a ≥ 1

(39)

dal basso verso l’alto, mentre si avrà un segnale di vendita per inversione ribassista del trend in corso se l’incrocio avviene dall’alto verso il basso.

La scelta dei domini delle due medie mobili in questo caso risulta particolarmente rilevante: la scelta di un dominio ristretto infatti permetterà un aumento della tempestività del segnale accompagnato, però da una maggiore probabilità che si presentino falsi segnali; viceversa, una maggiore ampiezza del dominio genererà un minore rischio di falsi segnali sacrificando però la loro tempestività.

1.3.1.2 Il Moving Average Convergence-Divergence (MACD)

Sviluppato da Gerald Appel alla fine degli anni ’70, questo è uno degli indicatori trend-following più celebri ed utilizzati dagli analisti; attraverso l’integrazione di due Medie Mobili Esponenziali il MACD permette infatti l’individuazione di segnali di acquisto e vendita del titolo oggetto di analisi andando a definire quindi un vero e proprio trading system.

Per il suo utilizzo il MACD necessita del calcolo di tre differenti strumenti: • La “MACD Line”: questa, definita anche “Differential Line” è originata dalla

successione di differenze, rilevate in ogni unità temporale di riferimento, tra i valori

(40)

assunti da una media mobile esponenziale con dominio di 12 giorni e i valori

generati da una media mobile esponenziale con, invece, un dominio di 26 giorni: ;

16

• La “Signal Line”: questa linea, detta anche “Trigger Line”, rappresenta l’effetto di una ulteriore perequazione effettuata attraverso una nuova media mobile

esponenziale, con dominio di 9 giorni, dei dati che costituiscono la precedente MACD Line;

• Il “MACD Histogram”: esso rappresenta, per ciascuna seduta, la differenza tra il valore della MACD Line e quello della Signal line, pertanto il suo valore sarà

positivo nel caso in cui il valore della prima fosse maggiore di quello della seconda e negativo in caso opposto:

.

Come si evince dal suo stesso nome, questo indicatore si basa interamente sulla convergenza o divergenza delle due medie mobili esponenziali: in particolare la MACD Line assume valori positivi in fase di trend crescente dei prezzi e che si allontaneranno dallo zero tanto quanto la media mobile a 12 giorni si allontanerà da quella a 26 giorni, meno reattiva; in fasi di trend decrescente dei prezzi assumerà invece valori tanto più negativi quanto più la media mobile a 12 giorni si allontanerà da quella a 26; la MACD Line assume valore pari a zero in prossimità delle sedute in cui si osserva l’incrocio delle due medie mobili.

I segnali operativi che questo indicatore riesce a dare sono molteplici:

1. “Center Line Crossovers”: questo metodo prevede l’utilizzo della sola MACD Line, tralasciando invece l’utilizzo della Signal Line. Operativamente si avranno segnali di acquisto qualora la MACD Line perfori dal basso verso l’alto la "linea dello zero”, quindi quando i valori della linea passano da essere negativi ad

MACDLine

t

= (12daysEMA

t

− 26daysEMA

t

)

MACDHistogram

t

= MACDLine

t

− SignalLine

t

per il calcolo di entrambe le medie mobili si utilizzano i prezzi di chiusura.

(41)

essere positivi; viceversa invece, si avranno segnali di vendita nel momento in cui la MACD Line perfora dall’alto verso il basso la “linea dello zero” passando da valori positivi all’assumere valori negativi. Questa modalità operativa, per quanto largamente adoperata, non si discosta però molto da quella che si ottiene osservando semplicemente i crossover tra le due medie mobili, l’unica indicazione aggiuntiva risulta infatti essere quella riguardante la forza del trend: valori particolarmente lontani dallo zero della MACD Line indicano infatti una maggiore forza del trend, mentre valori più vicini allo zero indicano che il trend non è molto forte;

2. “Signal Line Crossover”: è indubbiamente il metodo di utilizzo più diffuso e si basa sulle interazioni della MACD Line con la Signal Line. Questo vero e proprio trading system genera un segnale d’acquisto nel momento in cui la MACD Line perfora dal basso verso l’alto la Signal Line ed un segnale di vendita qualora la perforazione avvenga invece dall’alto verso il basso. Questa metodologia risulta essere caratterizzata da una maggiore tempestività, riuscendo a fornire segnali

(42)

molto prima rispetto a quella precedente; per contro però essa è sottoposta ad una maggiore probabilità di generare falsi segnali che possono far perdere all’analista delle occasioni di profitto; sarà dunque opportuno che l’operatore si avvalga di alcune cautele (o “filtri”) che, a fronte di una relativamente contenuta perdita di tempestività, permettano di limitare la probabilità di cadere in errore. Alcuni esempi di cautele possono essere definiti dall’applicazione dei filtri temporali e di significatività visti nei paragrafi precedenti o dall’utilizzo di medie mobili esponenziali con più ampi domini. Oltre che dall’osservazione degli incroci tra le due linee è possibile individuare i segnali di questo trading system anche tramite l’osservazione del MACD Histogram che, essendo costruito sulla base della differenza tra MACD Line e Signal Line, genererà un segnale di acquisto qualora passasse da valori negativi a valori positivi e un segnale di vendita qualora, invece, passasse da valori positivi a valori negativi.

3. “Divergences”: come accade per la quasi totalità degli oscillatori, le indicazioni del MACD derivano anche dal confronto tra il sua andamento e l’andamento del trend dei prezzi: ad esempio, se dall’osservazione del trend dei prezzi del titolo oggetto di esame si identifica un trend crescente, definito da almeno due punti di minimo relativo crescenti consecutivi, e contestualmente la MACD Line genera

(43)

invece due minimi relativi non crescenti si avrà una divergenza tra i due che darà un segnale di indebolimento del trend crescente in corso.

1.3.2 Indicatori di Momentum

Gli indicatori di momentum misurano la velocità alla quale i prezzi stanno 17

cambiando e danno indicazioni, attraverso le informazioni sugli estremi del prezzo e sulle divergenze con il trend dei prezzi, sulle possibili imminenti inversioni di trend; la stragrande maggioranza di questi indicatori sono oscillatori e possono essere 18 distinti tra quelli che oscillano intorno ad un determinato valore (ad esempio il Rate

è definita come la forza con cui i prezzi vengono spinti verso l’alto o verso il basso dai volumi di

17

scambio.

“indicatori calcolati sull’andamento dei prezzi, su quello dei volumi o su quello di entrambi, che

18

oscillano, appunto, tra due valori anziché muoversi secondo linee curve di trend come i grafici dei prezzi.” Fonte: Di Lorenzo, R. 2000. Guadagnare in borsa con l’analisi tecnica 2. Il sole 24 ore, S.l.

(44)

of Change o l’Ease of Movement Value) e quelli che oscillano all’interno di una fascia di valori (ad esempio il Relative Strength Index o lo Stochastic Oscillator).

1.3.2.1 Relative Strength Index (RSI)

l’RSI, sviluppato da J. Wells Wilder, consiste in un oscillatore o indicatore di

Momentum che misura la forza interna relativa di un titolo rispetto a se stesso e non va confuso con la forza relativa comparativa che mette a confronto il rendimento di un titolo rispetto a un altro . L’elaborazione dell’indicatore necessita di una qualsiasi 19 serie storica prezzi riferiti alla seduta operativa o ad altre unità temporali e conferisce una misura sufficientemente attendibile, seppur approssimativa, dell’intensità

direzionale dei movimenti di mercato.

La formula per il calcolo di questo indicatore è la seguente: ,

con

,

dove e sono rispettivamente la media degli incrementi di prezzo e la media dei decrementi al tempo . Il calcolo dell’RSI viene fatto in un arco temporale

che ne definisce il dominio e che tipicamente, come suggerisce Wilder, è di 14 sedute. Una volta definito il dominio si procede al calcolo dei valori di e

: mentre i loro primi valori sono calcolati tramite una semplice media aritmetica degli incrementi ( ) e decrementi ( )

RSI

t,n

= 100 − 100

1 + RS

t,n

RS

t,n

=

MD

MI

t,n t,n

=

MI

t,n

MD

t,n

t

n

n

MI

t,n

MD

t,n

Δ

+ i

Δ

i

Pring, M.J. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari. McGraw-Hill libri Italia, Milano. pp. 215

(45)

,

I valori successivi invece sono definiti dalle seguenti equazioni:

,

,

dove e corrispondono rispettivamente all’incremento e al decremento osservabile nel periodo considerato (naturalmente si potrà osservare solo uno dei due per ciascun periodo).

L’RSI è un oscillatore che assume valori compresi tra 0, caso in cui nel periodo considerato si osservano solo decrementi ( ), e 100, caso in cui si osservano solo incrementi di prezzo ( ).

Per ottenere segnali operativi da questo indicatore Wilder consiglia l’individuazione di tre fasce:

-

Fascia di Ipercomprato (Overbought): è compresa tra il valore massimo assumibile dall’RSI e 70; identifica una situazione in cui le variazioni positive dei prezzi sono così ampie da far intuire uno squilibrio tra domanda ed offerta, in favore della prima, che non può durare per molto tempo;

-

“Fascia di Normalità”: movimenti dell’RSI compresi in questa fascia, che si estende dal valore 70 al 30, evidenziano uno stato di regolarità delle oscillazioni rispetto ai dati storici registrati;

MI

t=n,n

=

n i=1

Δ

+i

n

MD

t=n,n

=

n i=1

Δ

i

n

MI

t,n

=

MI

t−1

⋅ (n − 1) + Δ

+ t

n

MD

t,n

=

MD

t−1

⋅ (n − 1) + Δ

t

n

Δ

+ t

Δ

t

MI

t,n

= 0

MD

t,n

= 0

(46)

-

“Fascia di Ipervenduto (Oversold)”: se l’RSI raggiunge questi valori si ritiene che vi sia uno squilibrio in favore dell’offerta del titolo che genera decrementi dei prezzi anomali rispetto alla storia dei dati relativi a quel titolo.

Questo indicatore da indicazioni sia in caso di trend definito, sia in fasi di congestione.

Nelle fasi di Up-trend definito si ha un segnale di vendita nel caso in cui l’RSI, trovandosi nella fascia di ipercomprato, genera un top-failure swing e

successivamente perfora l’ideale supporto corrispondente al valore 70 della sua banda di oscillazione, andando a creare contestualmente una divergenza con l’andamento del trend dei prezzi; viceversa, nelle fasi di Down-trend si avrà un segnale di acquisto nel momento in cui l’RSI forma, nella fascia di ipervenduto, un bottom-failure swing con conseguente perforazione dell’ideale resistenza costituita dal valore 30, generando una divergenza con il trend dei prezzi.

Nelle fasi di congestione invece, dove non il trend non ha un andamento definito, l’RSI da un segnale di vendita nel momento in cui passa dalla fascia di ipercomprato alla fascia di normalità, mentre da un segnale di acquisto nel momento in cui passa dalla fascia di ipervenduto a quella di normalità.

(47)

1.3.2.2 Stochastic Oscillator

Creato da George C. Lane nei tardi anni ’50, l’Oscillatore Stocastico è un indicatore di Momentum che mostra il collocamento del prezzo di chiusura all’interno del range complessivo dei prezzi all’interno di un certo insieme di sedute che ne costituiscono il dominio. La teoria sulla quale si basa presume che in una fase di mercato

crescente il valore della chiusura giornaliera tenda a collocarsi in prossimità dei massimi, mentre man mano che si giunge al termine di questa fase se ne allontana; in caso di tendenza decrescente le condizioni si invertono .20

Da quanto detto, l’oscillatore cerca di segnalare i punti in cui i prezzi di chiusura si concentrano intorno ai minimi nel corso di una tendenza crescente o intorno ai massimi nel corso di una tendenza decrescente dato che queste caratteristiche sono tipiche delle fasi prossime all’inversione del trend.

L’Oscillatore stocastico può essere distinto in tre categorie:

-

“Oscillatore Stocastico Veloce” (Fast Stochastic Oscillator);

-

“Oscillatore Stocastico Lento” (Slow Stochastic Oscillator);

-

“Oscillatore Stocastico Pieno” (Full Stochastic Oscillator).

Il primo, quello veloce, è costituito da due curve distinte: la “%K Line”, che definisce la posizione del prezzo di chiusura giornaliero all’interno del range massimo

raggiunto degli ultimi giorni (dominio), e la “%D Line”, che non è altro che una media mobile a 3 giorni della %K Line:

, , Dove:

n

K

t,n

= 100 ⋅

High

Cl

t

− Low

t,n t,n

− Low

t,n

D

t

= 100 ⋅

High3

Low3

t t

Pring, M.J. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari. McGraw-Hill libri Italia, Milano. pp. 234

(48)

• corrisponde al prezzo di chiusura osservato oggi (in t);

• corrisponde al massimo prezzo osservato negli ultimi giorni; • corrisponde al prezzo minimo osservato negli ultimi giorni;

• corrisponde alla somma dei valori degli ultimi tre giorni: ;

• corrisponde alla somma dei valori degli ultimi tre giorni: Il secondo invece, quello lento, prevede invece l’applicazione di un ulteriore

smistamento: la %K Line in questo caso è infatti definita come una media mobile semplice a 3 giorni della %K Line generata dalla versione veloce dell’oscillatore; in questo caso è facile intuire che a fronte di una lieve perdita di tempestività si riesce ad ottenere un altrettanto lieve aumento dell’affidabilità dei segnali operativi.

Infine, La versione “piena” dell’oscillatore corrisponde ad una semplice

generalizzazione della versione lenta in cui i parametri di ponderazione delle curve non sono prestabiliti, ma vengono scelti arbitrariamente dagli operatori sulla base delle loro preferenze.

Come nel caso dell’RSI, anche l’Oscillatore Stocastico oscilla all’interno di una banda di valori compresa tra 0 e 100 ed è prevista anche la medesima divisione in fascia di Ipercomprato, Ipervenduto e di Normalità.

I segnali operativi di questo indicatore possono derivare sia dalle intersezioni tra la %K Line e la %D Line all’interno delle fasce di ipercomprato (segnale di vendita) e di ipervenduto (segnale di acquisto), sia dalle eventuali divergenze con il trend dei prezzi.

Cl

t

High

t,n

n

Low

t,n

n

High3

t

Cl

t

− Low

t,n

High3

t

= (Cl

t

− Low

t,n

) + (Cl

t−1

− Low

t−1,n

) + (Cl

t−2

− Low

t−2,n

)

Low3

t

High

t,n

− Low

t,n

(49)

1.3.2.3 Ease of Movement Value (EMV)

Questo particolare indicatore è stato sviluppato da Richard Arms, già citato in questo elaborato con riferimento alla descrizione dei grafici Equivolume, e si sostanzia in un oscillatore basato sulle relazioni tra prezzi e volumi di scambio che fluttua intorno al valore zero. Secondo Arms, infatti, non è tanto importante verificare il posizionamento del prezzo di chiusura nell’ambito del corrispondente range, bensì valutare l’ampiezza dell’escursione borsistica in relazione all’entità dei volumi

negoziati .21

Per il calcolo di questo indicatore è necessario individuare le sue tre componenti:

-

Il “Midpoint Move”, che se rilevata in ogni unità di tempo assicura una tempestiva

misurazione dell’entità e della direzione del movimento di mercato: ;

MPM

t

=

High

t

+ Low

2

t

High

t−1

+ Low

2

t−1

Fornasini, A. 2003. Analisi tecnica dei mercati finanziari e trading on line: metodi e sistemi a

21

supporto delle decisioni operative. ETAS, Milano. pp. 347

(50)

-

Il “Box Ratio”, che sintetizza in formula le indicazioni che deriverebbero

graficamente dall’osservazione e considerazione dei box (e della loro “forma”) di cui è costituito l’Equivolume Chart:

;

-

L’indicatore EMV di sintesi che si ottiene dal rapporto tra i precedenti due:

.

L’analisi di questo indicatore permette all’analista di individuare le fasi in cui il trend è caratterizzato da una maggiore facilità di movimento da quelle in cui invece esso ha maggiori difficolta: in particolare, valori positivi e crescenti dell’EMV indicano una tendenza rialzista accompagnata da volumi relativamente contenuti e, viceversa, valori negativi e decrescenti dei prezzi indicano un trend ribassista con altrettanta facilità di movimento determinata dai contenuti volumi; d’altro canto invece, valori dell’EMV oscillanti a breve distanza dall’asse zero rilevano una fase di congestione di mercato o comunque una fase in cui il movimento dei prezzi viene frenato dagli elevati flottanti.

A causa della elevata volatilità delle grandezze elementari dell’EMV che spesso si osserva sui mercati, lo stesso Arms suggerisce di smussare la loro evoluzione tramite il calcolo di una loro Media Mobile Semplice di dominio :

.

Operativamente, l’indicatore smussato permette di assumere posizioni lunghe nel momento in cui passa da valori negativi a valori positivi e posizioni corte nel momento in cui passa invece da valori positivi a valori negativi. È anche possibile affinare ulteriormente il segnale dell’indicatore tramite l’applicazione di un Upper

BR

t

=

High

Volume

t t

− Low

t

EMV

t

=

MPM

BR

t t

n

EMVM

t,n

=

t i=t−n+1

EMV

i

n

(51)

Filter e di un Down Filter, cioè di due linee parallele all’asse zero che delimitano un intorno all’interno del quale i segnali sono ritenuti ancora dubbi; con questa strategia avremo indicazione di assumere una posizione lunga nel momento in cui l’EMVM perfora dal basso verso l’alto l’Upper Filter e di assumere una posizione corta se questo perfora, invece, dall’alto verso il basso il Lower Filter.

1.3.3 Indicatori di Volume

Gli indicatori di volume misurano il grado di partecipazione nel mercato e sono fondamentali per il trader in quanto danno indicazioni sul sostegno dei volumi ai movimenti del mercato: ad esempio, un movimento al rialzo repentino dei prezzi non accompagnato da un aumento dei volumi di scambio può stare a significare che il prezzo è stato “manipolato” per fini speculativi e che quindi non è significativo; tra i principali indicatori di volume si hanno, ad esempio, l’OBV (On Balance Volume) e l’MFI (Money Flow Index).

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