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Rassegna storica salernitana. A.14, n.1/4(1953)

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A N N O X IV - N. 1-2 G E N N A IO -G I U G N O 1953

ESCLUSO

DAL PRESTITO

RASSEGNA STORICA

SALERNITANA

(3)

R A S S E G N A S T O R I C A S A L E R N I T A N A

A C U R A DELLA S O C IE T À S A L E R N IT A N A DI ST O R IA PATRIA

D ir etto r e: E. G U A R I G L I A

C om itato di R ed azion e: L. C A SSE SE A. C O LO M BIS V . P A N E B IA N C O D irezion e e A m m in istra zio n e: S alern o C orso G arib ald i, 119

Ab b o n a m e n t o a n n u a l e

per l Italia L . 2000 per 1 E stero L. 2500 Fascicolo separato L. 800 F a scico lo d o p p io L. 1400

A n n o XIV (1953) N . 1 2

S O M M A R I O

R Romano il Regno di N apoli in una relazione vene

ziana del 1790 ... Pag. 3

G. W enner L’ origine dell’ Industria lessile salernifana . „ 30

M. Fiore Il Monastero e la Chiesa di S. Agostino . „ 79

O . G regorio Intorno alla provenienza dei “ Liguori „

dal Principato di Salerno... » 89

Varia: A. G enoino Filippo Palizzi e il suo soggiorno

a Cava ... » 99

In memoriam : P. Mariano da Califri „ 106

Recensioni . ... , 1 0 8 ’ - -' - ' -- - ­

(4)

-r

RASSEGNA STORICA

SALERNITANA

(5)
(6)

Il Regno di N apoli

in una relazione veneziana del 1790

L’ Archivio di Stato di Venezia conserva (1) un’ inedita (2) re­ lazione che il Residente Francesco Alberti (3), a complemento dei 284 dispacci che nel corso della missione svolta in Napoli dal 20 aprile 1785 al 7 settembre 1790 aveva inviato a Venezia, spediva al Serenissimo P rincipe, prima di raggiungere la nuova sede desti­ natagli : Milano.

Senza volerci addentrare nella questione relativa alla maggiore o minore validità documentaria delle relazioni degli ambasciatori veneti del sec. XVI11 (e la disputa, volendo, potrebbe essere

aliar-(1) A. S. V., S e n a to , D isp a c c i, N a p o li, filza 166.

(2) Le relazion i dei d ip lo m a tici ven eti a N apoli nel sec. XV11I m esse a stampa sono q u elle di :

a) A lvise IV M ocenigo, R ela z io n e p r e s e n ta ta in S e c reta li 17 d ice m b r e 1739, edita da L. M i c h i e l , V en ezia, 1864;

b) d ello stesso A lvise IV M ocenigo, del 10 d icem b re 1761, pubblicata da R. M o s c a t i in R a sse g n a S to rica N a p o le ta n a , a. I l i (1935), n. IV ;

c) A lvise T iep olo, del 30 aprile 1768, pubblicata quasi per in tiero da M. S c h i p a in N e l R e g n o d i F e r d in a n d o I V d i B o rb o n e, F iren ze (V a llecch i), pp. 50 53 (lo Schipa non ne dà la referenza arch iv istica : essa è con ten u ta in A. S. V., Se* n a to , S e creta , D isp a c c i, N a p o li, filza 148 bis) ;

d ) G. A. Fontana, d e ll 8 ottobre 1793, pubblicata da M . S c h i p a in A r ch ivio S to rico p e r le P ro v in c ie N a p o le ta n e , 1921.

L elen co che ai è qui dato vuole co stitu ire una in tegrazion e d elle in co m plete ed inesatte n otizie con ten u te in F. An t o n i b o n, Le r e la zio n i a sta m p a d e g li a m b a scia to ri ven e ti, Padova, 1939, ch e a p. 87 fa cen n o dei soli capi a) e b) da noi ind icati e che attrib uisce alla prim a relazion e la data del 1759 in luogo di qu ella, esatta, del 1739.

(3) S u F. A l b e r t i , c f r . F. N i c o l i n i , F r a m m e n ti V e n e to N a p o le ta n i, in S tu d i d i S to ria n a p o leta n a in o n o re d i M. S c h ip a , N a p o li, 1926, p. 274 e A . S e g a r i z z i , R e la z io n i d e g li A m b a sc ia to r i v en e ti a l S e n a to , B a r i, v o i. 11, p. 267.

-’ ­

­

(7)

-gata ai dispacci periodici degli stessi ambasciatori) (1), diremo senz’ altro che attraverso la pubblicazione di questo documento cre­ diamo offrire agli studiosi di storia napoletana un materiale di non esiguo valore per la valutazione di taluni aspetti della vita del Regno di Napoli sul finire del sec. XVIII.

La valutazione che il diplomatico veneziano compie della situa­ zione del Regno di Napoli appare a noi sostanzialmente esatta (2). Purtuttavia, ci sia permesso muovere un’ obiezione di fondo all’ unico punto in cui il giudizio di Francesco Alberti fu tratto in inganno dall’ insufficienza della fonte alla quale fece ricorso, per delineare un quadro generale del commercio napoletano : G. M. Galanti (3). Se altrove (4) abbiamo già accennato alle insufficienze delle osser­ vazioni del Galanti in merito a questo capitolo, qui cade più op­ portuno il discorso, per meglio valutare la natura di queste mancanze. Il suo difetto base consisteva in un’ osservazione bruta della bilancia commerciale : il deficit delle esportazioni rispetto alle im­ portazioni nei traffici anglo-napoletani e olandesi-napoletani.

Considerazione bruta, diciamo, perchè non aveva preso in giusto esame parecchi fattori che a noi sembrano di una certa importanza e che ci sia consentito di brevemente elencare :

a) egli aveva trascurato il fatto che la bilancia commerciale

con la Francia e con i paesi del bacino adriatico era favorevole (5). Che identica affermazione poteva essere fatta per quanto si riferiva a Livorno (6), a Barcellona e ad altri porti della Spagna (7), a Ge­ nova, Civitavecchia e, in taluni momenti, ai porti del Levante, verso

(1) P er tale disp uta v ., n e ll ordine, W . A n d r e a s , D ie S p à tz e it d e r vene tia n isc h e n D ip lo m a tie in D ie W e lt a ls G esch ich te, a. V (1939); C. M o r a n d i , R e la z io n i d i a m b a s c ia to r i sa b a u d i, g en o vesi e v e n e ti (1693 1713), B ologna, 1935, pp. L U I e seg g .; R. M o s c a t i , R e la z io n i d i a m b a s c ia to r i v e n e ti a l S e n a to serie H I - F r a n c i a (sec. X V i l i ) , M ilano, 1943, pp. X I I-X V III .

(2) Com e m etro si prenderanno in c o n sid era zio n e le opere di A. S im io n i, Le o r ig in i d e l r iso r g im e n to p o litic o d e ll I ta lia m e r id io n a le , M essina (P rin cip a to ), 1925, 2 voli, e N. C o r t e s e , S ta to e id e a li p o l it i c i n e ll Ita lia m e r id io n a le n e l S e tte c e n to e V e s p e r ie n za d i u n a riv o lu z io n e , B ari, 1927.

(3) G . M. G a l a n t i , D e sc rizio n e sto r ic o g e o g ra fic a d e l R eg n o d i N a p o li, N ap oli, 4 voli. (1 7 8 6 -1 7 9 0 ); cfr. p articolarm en te le pp. 334-335 del voi. II.

(4) R . R o m a n o , Le c o m m e rc e d u R o y a u m e d e N a p le s avec la F ra n c e et les p a y s de V A d r ia tiq u e a u X V I I I siècle, Paris, 1951, p. 94.

(5) I b id e m , pp. 42 -4 3 e pp. 8 2-90.

(6) Q ualch e prim o elem en to di orien tam en to può essere o fferto da G . S o n n i n o , M a rin a e c o m m e rc io in L iv o rn o so tto i p r i m i d u e L o ren esi (1 7 3 7 1 7 9 0 ), L ivorno, 1909 e da M. B a r c c h e l l o , L iv o rn o e il suo p o r to , Livorno, 1932.

(7) Cfr. num erosi docu m en ti in A r c h i v e s N a t i o n a l e s P a r i s , b ( A ff . E tr .), 349 e 350. ’ ­ ­ ­ -’ -- ’”

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i quali erano dirette considerevoli esportazioni di manufatti di seta (1).

b) non aveva tenuto presenti sporadiche — ma fino ad un

certo punto — imprese commerciali a vasto raggio (geografico e quantitativo) compiute da Napoletani (2).

c) non aveva preso in considerazione traffici di cabotaggio compiuti da napoletani tra porti di nazioni straniere ; p. es., tra Francia e Spagna (3).

d ) non aveva avuto presenti talune metodiche spedizioni di

commercio, i cui risultati non potevano apparire materialmente nella composizione della bilancia commerciale napoletana : p. es., la pesca del corallo compiuta su grandissima scala da navi napoletane sulle coste dell’ Africa del Nord, e i cui prodotti venivano venduti a Livorno (4), nel mentre i vantaggi economici erano avvertiti in pieno nel Regno di Napoli.

e) aveva trascurato 1’ attività svolta da navi napoletane che, pur battendo — per paura dei corsari barbareschi — bandiera stra­ niera (particolarmente genovese e francese), erano di fatto napole­ tane ; inoltre, il vantaggio certo della bilancia dei noli ; ancora, la importanza ogni giorno crescente del tonnellaggio complessivo e medio della marina napoletana (5).

In poche parole, la bilancia ricostruita dal Galanti non aveva tenuto presenti le partite invisibili : si era limitata ad un crudo pa. ragone tra le cifre di entrata e le cifre di uscita. E tale principio il diplomatico veneziano accettava e prendeva per buono.

Alla sensibilità del lettore di oggi noi crediamo di dover pre­ sentare queste considerazioni, perchè egli voglia tenerle presenti nella lettura di questo testo che qui di seguito pubblichiamo.

Circa i criteri di edizione, diciamo che il problema non ci si è presentato nullaffatto complicato, trattandosi di un unico esemplare (che possiamo con tutta tranquillità ritenere 1’ originale). Di esso sono state sciolte le abbreviazioni : per il resto, sono state rispettate e 1’ ortografia e la punteggiatura.

(1) Ib id e m , cfr. B (A ff. E tr.), 899, f. 251 sgg.

(2) A titolo di esem p io si tenga p resente una sp ed izion e in R ussia, n el 1792: cfr. docum enti in A r c h i v i o d i S t a t o N a p o l i , E ste r i, 4217.

(3) Cfr. elem eu ti con ten u ti nei ca rto n s 349 e 350, in A r c h i v e s N a t i o n a l e s P a r i s , B ( A f f . E tr.).

(4) Cfr., per una prima im pressione le opere citate di S o n n i n o e B a r u CHELLO e P. M a s s o n , H isto ire des é to b lisse m e n ts et d u c o m m e rc e fr a n $ a is dn n s 1 A fr iq u e B a rb a resq u e, Paris, 1903, (5) R. R o m a n o , op. c it., p a s s im . ' ° -’

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Aggiungiamo che non abbiamo ritenuto necessario chiarire il testo con delle note : precisiamo solo che, da controlli compiuti, le informazioni date dal residente veneto sono da considerarsi esatte. Per quanto riguarda taluni giudizi di merito su figure della corte napoletana, il lettore accetterà o non, secondo il suo particolare criterio, le opinioni dell’ Alberti.

R . Ro m a n o

Serenissimo P rincipe (*) Con 4 In serte

Venerando nel Decreto, che trovai annesso alle ossequiate D u ­ cali 5 dicembre decorso, le Deliberazioni prese per gli importanti enunziati oggetti dalla sovrana autorità d ell’ Eccellentissim o Senato, mi presto con la dovuta obbedienza ad adempierne il comando col rassegnare a Vostra Serenità, e a V. V. E. E. la Relazione della Re­ sidenza, che per il corso di oltre cinque anni ho avuto 1’ onore di sostenere appresso il Re delle Due Sicilie. N ell’ eseguire però un tale incarico io mi asterrò dal far parola delle Leggi Civili, e Cri­ minali, giacché se per le prime, che sono un ammasso di quelle introdotte dai varj Popoli, che di mano in mano si stabilirono in questo Regno, viene a rendersi di continuo difficile, e molto incerto 1’ esercizio della Giurisprudenza, e se per le seconde si può dire, che la loro amministrazione risieda in questa Capitale appresso alcuni Subalterni chiamati Scrivani, i quali non avendo alcun men- 9uale assegnamento, e vivendo sulle sole inquisizioni ànno un inte­ resse contrario a quello di prevenire i delitti, non potrei per con­ seguenza, che formar una descrizione di esenziali disordini, e di corruttele. Mi ridurrò adunque a rendere soltanto conto con la pos­ sibile maggiore brevità di ciò, che in coerenza ai settimanali umi­ lissimi m iei rapporti mi sembra non affatto im m eritevole di essere in complesso riprodotto alle sapientissime considerazioni d ell’ E ccel­ lentissimo Senato.

(n.° 1) E prima di tutto mi do l’ onore di accompagnare un Fo­ glio dimostrativo della totale forza, e dell’ importo di tutti i Corpi, che compor devono il Reale Esercito tanto sul piede di Pace, quanto sul piede di Campagna, oltre quindeci mila duecento cinquanta uomini di Milizie Provinciali. Risulta per esso Foglio il piede di Pace in Teste trentacinque mila settecento trentaquattro con la spesa di Ducati

(*) U n ann otazione in alto del foglio, di altra m ano e vergata con in ch io stro differente, in d ica : L(ettera) R (esp on siva), 24 novem bre 1790.

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due milioni ottocento cinquantatre mila ottocento cinquantaquattro all’ anno, e quello di Campagna in Teste quarantasei mila quattro- cento novantanove con l ’ annuale spesa di Ducati tre milioni tre­ cento ventisette mila trentanove, così che la differenza del piede di Pace da quello di Campagna consiste in Teste diecimila sette­ cento sessantacinque di meno, e in Ducati quattrocento settantatre mila ottautacinque pur di meno all’ anno. Tale è stabilito per il nuovo adottato Piano Militare, che abbia ad essere la forza effettiva dell’ Esercito, ma il fatto poi tale non è, pretendendosi, che presen­ temente superi essa appena il numero di sedeci mila Teste. Tra le varie cause, che concorrono a questa osservabile diminuzione, si considerano per principali le somme difficoltà, che per la vigilanza degli Esteri Governi si incontrano negli ingaggiamenti, non meno che il naturale abborrimento del Soldato per le nuove discipline in ­ trodotte dagli uffiziali venuti di Francia al servizio di questa Corte rese anche più aspre per gli imperiosi elati modi da loro tenuti nel farle eseguire, così che moltissimi sono i Soldati che disertano, o che terminato il tempo del loro ingaggio passano a cercare altrove miglior fortuna. Un tale abborrimento si è per la medesima ragione introdotto nella Nobiltà, la quale differente dai suoi Maggiori, che sdegnavano di servire nei gradi luferiori, e Primarj della Uffizialità, era stata con ottimo consiglio di politica allettata al Militar servi­ zio, allorché istituito il Battaglione dei Cadetti, e quindi il Corpo dei Volontarj di Marina, o sia dei Liparoti era il Re stesso quello, che si compiaceva di comandarne in persona gli Esercizj, concor­ rendo in tal modo il Sovrano per genio, e i Sudditi per varj fini di ambizione, e di interesse a sostenere lo spirito Militare. Ma abo­ liti da poco tempo successivamente, un dopo 1’ altro questi due Corpi, e riformate quindi anche le Reali Guardie Italiane, ne de­ rivò, che molti di quelli, che tra le principali Famiglie del Regno vi erano impiegati come Uffiziali, non si curarono di essere incor­ porati in altri sussistenti Reggimenti particolarmente dopo le rego­ lazioni introdotte dagli Uffiziali venuti di Francia, e si limitarono a conseguire dal Re 1’ onore di continuare sem plicemente a por­ tarne 1’ uniforme.

Quantunque poi sembri a prima vista, che un tanto numero di Truppa stabilito nel suespresso Foglio sia di molto superiore al biso­ gno non essendovi nè esterne ragioni politiche, nè pericoli di interni movimenti popolari, che lo esigano, pur tuttavia qualora si consideri la necessità di tenere una grossa Guarnigione in questa Capitale Sede dei Sovrani, e di presidiare tante Città di questo, e del Regno di Sicilia, i Legni della Reai Marina, e i varj Reali Siti di Villeggia­ tura oltre il numero che ne viene impiegato nelle frequenti metodiche

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Cacce del Sovrano, pare potersi concludere, non essere superiore la Truppa alle molteplici esigenze dello Stato. Passando in ora dallo (n.° 2) Esercito a parlare della Reai Marina rassegno il Foglio, che individua il numero dei Legni che attualmente la compongono, dei cannoni col respettivo loro calibro, e dei Marinari, e Soldati desti­ nati al caso a formarne l’Armo. 11 Piano Marittimo immaginato dal Signor General Cavalier Acton, quando venne da quello di Toscana al servizio di questa Corte, fu oltre le Galiotte, e i Brigantini, di quattro Vascelli, di otto Fregate, e di dodeci Sciambecchi, ai quali si stabilì in seguito di sostituire le Corvette, come rassegnai per l ’ad- dietro a V.V. E.E., e già di questo Piano per quello sia ai Vascelli, e alle Fregate, non ne é molto lontana la verificazione. Si stanno pure presentemente lavorando le Barche Cannoniere fissate per ora a trenta, ma che in seguito saranno accresciute sino al numero di ottanta, e di queste pare deciso il Governo di servirsene per guarnire le Spiaggie del Regno le più esposte alle piratiche sopraffazioni dei Tunesini, e degli Algerini, con i quali non ha Trattato di Pace. Quanto facile però riuscir potrebbe la costruzione, e l’armo di altri Legni da Guerra per la copia d ell’occorrente Legname, e dei Cannoni che vi sono nei Depositi ; altrettanto ne sembra difficile la sollecita loro costruzione, non essendo suscettibile il Cantiere di Castellamare, che del solo lavoro di un Vascello, e di una, o due Fregate, e questa Darsena di N apoli di una sola Fregata con qualche Legno minore. Sembra pure non facile il respettivo loro corredamento per gli altri differenti necessarj attrezzi, dei quali ne sono scarsi i Depositi, e molto più difficile riuscir dovrebbe il modo di equipaggiarli, giacché non avendo questa Corte di fisso al suo soldo, che il solo limitato numero di duecento cinquanta Marinari, deve all’occasione d e ll’armo di qualche Legno chiamare quelli, che si denominano di nuova leva, e che terminata la Campagna se ne ritornano alle Case loro, e qualora occorresse poi di equipaggiare estraordinariamente tutta la Squadra, si trovarebbe nella necessità o di sguarnirne i Mercantili Bastimenti con sommo arenamento, ed incomodo del Nazionale Commerzio, o di farne venire dalle Calabrie, e dagli Abbruzzi, dove essendo la gente molto più addetta alla coltura della Campagna, che alla Navigazione, non potrebbe certamente promettere un utile marittimo servigio. Non può intanto non somministrare occasione a speculazioni, e discorsi di varia natura l’aumento, che da pochi anni in quà si vede in questa Reai Marina. Sembra però, che esso non sia derivato, che dal desi­ derio del Re di ricomparire sul Mare con forze sufficienti a proteggere il Commerzio, e la Navigazione de’ suoi Sudditi, non meno che le estese Spiaggie di questo, e del Regno di là dal Faro dalle prede, e dalle infestazioni particolarmente degli Algerini, che qualche volta

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si avanzano persino alle Isole non molto distanti da questa Capitale, e se ciò non succede in ora per parte dei Tunesini, si deve imman­ cabilmente attribuirlo al freno a loro imposto dalla Veneta Squadra esistente nel Mediterraneo e alla vigilanza dell’ illustre esperimentato Soggetto che la dirigge. Nello stato perciò, in cui è presentemente costi­ tuita la Marina, pare ben probabile che essa non abbia ad oltrepas­ sare l’oggetto della tutela delle acque, del Commerzio, e delle Coste del Regno, ed una tale opinione, che si può dire qui universale, viene ad essere avvalorata particolarmente dal riflesso, che non avendo mai questa Corte per una buona politica acceduto al noto Patto di Fa­ miglia, comprese, e comprende essa benissimo, che questo è il miglior, ed unico espediente per mantenersi in quello stato di Neutralità, che può assicurarle una solida Pace, e con questa quei Sommi Van- taggj di libero tranquillo Commerzio, per i quali si combatte dalle altre Potenze.

Avendo poi in ora la Marina medesima di fisso annuale asse­ gnamento Ducati un milione ventitré mila, ne deriva, che le spese di essa, e della Truppa vengono complessivamente ad assorbire in ogni anno la riguardevole somma di quattro milioni incirca, e per conseguenza due terzi delle naturali rendite d ell’ Erario consistenti, comprese quelle della Sicilia, in sei milioni incirca di Ducati. Quindi è, che quantunque questo Governo abbia da qualche anno in quà migliorate le proprie Finanze e col ricupero, ed amministrazione per conto proprio di alcuni dei molti Arrendamenti della Corona nei decorsi tempi per pressanti esiggenze alienati, e col fare della sopraimposta per conto Regio a quelli rimasti ancora in mano di particolari proprietarj, pur tuttavia qualora alla suespressa summa di Marina, e di Truppa si aggiungano le spese di Corte, di Mini­ stero, di Pensioni, di Fabbriche, di Cacce, e di tutte le altre diverse categorie, che sono inseparabili da uno Stato, viene evidentemente a risultare, che le spese sono superiori alle rendite, e trovandosi perciò ben di frequente sbilanciato 1’ Erario è nella necessità di ri­ volgersi per imprestanze di denaro o ai Banchi della Capitale, o al Monte Frumentario, nel qual afluiscono le rendite dei Vescovati, e degli altri Benefizj Ecclesiastici che sono vacanti. Ma se verranno a conciliarsi le differenze con la Corte di Roma, e con le conclu­ sioni del Concordato a provedersi di Vescovi le cinquanta Chiese incirca, che attualmente ne mancano, cesserà intieramente in allora questo ramo di utilità per 1’ Erario con tanto maggiore suo inco­ modo, quanto che non godendo esso di un certo credito si pretende, che se per avventura si ritrovasse in stringenti circostanze, gli man­ cherebbero persino le interne volontarie imprestanze dei Sudditi accostumati a non dare danaro all’ Erario medesimo, se non per

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prezzo di Arrendamenti da essere da loro stessi diretti, ed ammini­ strati. E’ ben vero però, che di tratto in tratto può aver luogo qualche Donativo, come seguì di recente per il noto incendio del Vascello il Ruggiero, ma oltrecchè si sa, che l ’ affare fu per parte del Governo maneggiato con le più destre insinuazioni, riuscirono poi tardi, e lenti i modi di realizzarlo, e in sostanza i Baroni, e gli Ecclesiastici, a peso dei quali venne a caderne il maggior ag­ gravio, non esitarono di manifestarne anche senza una certa riserva il loro malcontentamento.

Venendo in ora all’ importante articolo del Commercio, per in- coraggire il quale, e per renderlo attivo non mancano le costanti sollecitudini del Governo, rassegnai a VV. EE., che quantunque questo Regno sia felicem ente situato, e abbondantemente posseda quasi tutti i materiali delle Arti, e tutte le produzioni necessarie alla vita degli uomini, pur tuttavia non solo non esercita un florido commerzio, ma è anche obbligato a provedersi dagli Stranieri di alcune derrate. E’ cosa di fatto, che se riesce esso attivo con i Fran­ cesi, e con i Genovesi, non ne risulta però tutto il vantaggio a be­ nefizio di questa Nazione, giacché non i proprj Bastimenti ridotti per così dire a fare il solo commerzio di Costa, ma i bastimenti dei Francesi, e dei Genovesi medesimi sono quelli, che vengono a caricare, e distribuiscono quindi in quasi tutta 1’ Europa le produ­ zioni delle Due Sicilie. Per quello sia alle altre Nazioni, e parti­ colarmente all’ Inghilterra, all’ Olanda, e alla Germania, il Commerzio è passivo, e molto più riesce tale se in qualche anno o mancano o sono scarsi i raccolti del Grano, dell’ Olio, e della Seta, che fanno i principali ubertosi oggetti delle Estrazioni, così che in allora viene ad essere sommamente riflessibile la perdita nella bilancia del Commerzio. Solenni Trattati di Navigazione, e Commerzio si son fatti nel 1740 — con la Porta Ottomana, nel 1742 — con la Svezia, nel 1748 — con la Danimarca, nel 753 — con 1’ Olanda, nel 787 — con la Russia, ed attualmente si sta maneggiando quello con 1’ In­ ghilterra, ma non si è potuto profittarne, e perchè mancando affatto il Regno di Fiumi navigabili, e di Canali di comunicazione è per conseguenza privo di interno Commerzio, che con 1’ affluenza dei na­ turali prodotti alla Capitale, e alle Spiaggie facilitar possa 1’ esterno, e perchè manca una certa mercantile attività nei ricchi proprietarj, che naturalmente alieni da commerzievoli speculazioni impiegano piuttosto il loro danaro in acquisti di Terreni, e di Feudi conce­ denti un grado di nobiltà, come ho altre volte esposto a V.V. E.E. Ne deriva da ciò, che i suespressi Trattati non sono riusciti, e non riescono vantaggiosi che a quelli, con i quali si sono fatti, e forse sarebbe stato più utile per questa Nazione, che non si fossero mai

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conclusi, e una prova ne somministra anche la conoscenza che si ha, che in questa Capitale vi sono molte Case di Negozianti Stranieri, che sono gli Agenti impiegati dalle Nazioni per il loro Commerzio, mentre la Capitale medesima, che appena conta venti Case Napoli- tane esercitanti il coinerzio esterno, non ha nè in Francia, nè in Inghilterra altrettante Case stabilite per farvi il suo commerzio, quante quelle Nazioni ne tengono in Napoli per esercitarvi il loro. Non deve per conseguenza recare meraviglia, se compreso il con­ trabbando, che si fa particolarmente dalle cinque privilegiate Ban­ diere, Francese, Spagnuola, Inglese, Olandese, ed Ottomana non sog­ gette a presentazione di Manifesti, nè a visite Doganali, e che per un Bilancio che ho veduto, si fa ascendere al 30 per cento sulle Estrazioni, e per metà sulle Immissioni, molto sensibile venga ad essere il discapito, che ne risente l’ esterno Commerzio di Napoli consistente per il Bilancio medesimo nell’ annua perdita di circa seicento mila Ducati, di tanto le Immissioni superando le Estrazioni fuori di Regno. Riguardo al Commerzio con i Sudditi della Serenis­ sima Repubblica che consiste (n.° 3) al di presso nelle Immissioni, ed Estrazioni dei Generi individuati, nella Carta che rassegno, sembra che in complesso sia per loro vantaggioso spezialmente con la Sicilia e con le Spiaggie della Puglia su ll’ Adriatico, e rapporto a queste lo sarebbe ancor più, se non venisse in gran parte contrastato dai Triestini, i quali portandovi le stesse qualità di prodotti, e di ma­ nifatture le vendono per la inferiorità loro a miglior mercato, e da questo allettati i Pugliesi ne fanno più volentieri 1’ acquisto.

Niuno, o poco commerzio esercitano direttamente i Veneziani con questa Piazza, e infatti in tutto il corso di tempo, che ho avuto 1’ onore di servire qui V.V. E.E., non ho mai veduto ad arrivare un Veneto Bastimento con pieno carico dalla Dominante, o dai Porti dello Stato, a riserva di qualche picciolo Legno d ell’ Isole del Le­ vante con Formaggi di Morea, e soltanto ho veduto di tratto in tratto qualche Bastimento veniente dai Porti della Spagna col carico di Libani inservienti alla manifattura di Corde, e col ricarico per i Porti medesimi di Doghe ad uso di Bottame, cosichè tutto il van­ taggio derivatone ai Capitani fu quello del noleggio per il trasporto dei Generi stessi. Varie possono essere le cause alienanti i Veneziani dal tentare un più esteso attivo commerzio con questo Regno, e spezialmente con quello di la dal Faro, che quantunque assai dovi­ zioso, pur tuttavia manca di Arti, di manifatture, e dei generi de­ scritti nella suespressa carta, e tra le cause medesime si possono principalmente annoverare le molteplici visite, alle quali soggiacciono i loro Bastimenti e che tante sono, quanti sono gli Offizj degli Ar­ re n d a m e li alienati dalla Corona, e ad essa appartenenti, la totale

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mancanza di abili Corrispondenti, a differenza delle altre commer- zianti Nazioni, 1’ indisciplina dei Capitani, forse la nessuna assistenza dei Vice Consoli per la maggior parte Regnicoli non adattati, a riserva di pochi, a prestare ai Capitani medesimi nelle occorrenze loro il necessario appoggio, e forse da altro spirito non animati, che da quello di indemnizzarsi con una arbitraria esazione di Consolari,

e Vice Consolari Diritti della spesa incontrata per conseguire

dal respettivo Console la Patente del Vice Consolato, e infine i pesanti Dazj esatti dagli Uffiziali di Dogana col fondamento di una antica inintelligibile Tariffa interpretabile per conseguenza a modo loro. Forse la nuova, che ho trasmesso alle competenti Eccellentissim e Magistrature de’ V Savj alla Mercanzia, e dei Deputati alla Rego­ lazione delle Tariffe, come rassegnai a V.V. E.E. con l’ ossequioso mio n.° 271, e che ad onta di qualche rappresentanza di alcuni N e­ gozianti, che in ora si esamina, è costante volontà del Governo, che abbia nel venturo Gennaro a porsi in osservanza, potrà servire di sicura norma alle speculazioni mercantili di codesta Piazza, e som ­ ministrare quei lumi, e nozioni, che non si possono conseguire che in modo oscuro ed imperfetto dai respettivi Vice-Consoli.

Esposto sin qui a V.V. E.E. quanto riguarda la Truppa, la Ma­ rina, le Finanze, e il Commerzio di questo Regno, mi credo pure

in dovere di rassegnare ad ossequiato Loro lume quanto con­

cerne le politiche relazioni di questa con le altre Corti di Europa, e il Governo. E per quello sia alle prime prescindendo dal Porto­ gallo, dalla Svezia, dalla Danimarca, dall’ Olanda, e dalla Prussia, con le quali passa soltanto una buona amicizia, e nessun affare, mi ridurrò con la possibile brevità alle altre, che mi sembrano non im ­ meritevoli di qualche considerazione. Soleva nei tempi passati avere qui una qualche influenza la Francia, e procurò anche nelle occasioni durante la minorità del Re di farla valere, e la ebbe particolarmente la Spagna, ma resa da qualche tempo molto insignificante, e di niun peso quella della prima, si può dire, che sia tale presentemente anche quella della seconda Potenza. Viene ciò ad essere pienamente com ­ provato dalla costante fermezza di questo Sovrano nel rifiutarsi ai desiderj del Re Cattolico suo Padre ricercante che l ’amministrazione degli affari del Regno fosse ad altro Ministro appoggiata ; dalle note successive amarezze, e male intelligenze per tale motivo insorte tra Corte e Corte, a tal grado di acerbità quindi avanzate, che richia­ mato dalla Spagna il proprio Ministro, e ad altro Ministero prescelto furono qui abbassate le armi di quella Corona ; dalla singolare dire­ zione tenuta nell’anno passato verso la Squadra Spagnuola comandata dal Generale Fescada, a cui non si volle permettere, che tutta anco­ rasse in questa Rada, quantunque non fosse essa composta che di

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so 1 i nove Legni compresi i piccoli, e appartenesse particolarmente ad un Re Fratello, non meno che dalla circostanza dei recenti seguiti matrimonj delle due Principesse, pretendendosi, che alla Spagna se ne sia fatta la sola semplice partecipazione nel modo stesso, che si praticò con le altre Amiche Potenze. In ora si è restituita la Mini­ steriale corrispondenza essendosi già portato alla Corte di Madrid il Principe di Luzzi, e attendendosi in breve da Parma, dove è attual­ mente Ministro, il Conte di Matellana destinato da qualche tempo dalla Corte medesima per suo Ministro a Napoli ; ma nella ferma massima, che sembra adottata da questa Corte di essere svincolata da quella soggezione, e riserva in cui fu tenuta per tanti anni par­ ticolarmente sotto il Ministero del defonto Marchese Tanucci, e nel principio di quello del Marchese della Sambuca, e nella nota cir­ costanza della decisa sussistente antipatia, e rivalità tra le due Regine, dalla quale si credono originate appunto le domestiche differenze tra quella, e questa Reai Famiglia, è ben probabile, che la Spagna non sarà per riacquistare in parte alcuna quella influente superiorità, di cui ha goduto nei tempi passati. Riguardo alla Russia note già sono a V.V. E.E.4 senza che io con la ripetizione di quanto ho per

F addietro rassegnato, mi abusi della generosa Loro tolleranza, le importanti ragioni, onde tratta Essa da lusinghiere viste di ambi­ zione, e di dilatazione di Impero anche dalla parte d ell’Arcipelago condusse la Corte di Napoli allo stabilimento di una reciproca Mini­ steriale corrispondenza, e quindi alla conclusione di un Trattato di Navigazione, e Commerzio, secondata in ciò mirabilmente dalle insinuazioni a questa stessa Corte avanzate per analoghi ambiziosi oggetti dal defonto Imperatore. Ma se per una parte fu qui sin dal principio considerato antipolitico, e pericoloso il Trattato medesimo per la ragione, che somministrando libero 1’ ingresso, e tutte le mag­ giori agevolezze, quantunque per un certo determinato numero, e con alcune prescritte modalità, ai Legni da Guerra Russi nei Porti delle Due Sicilie, non poteva non prenderne ombra la Porta Otto­ mana, e con formali rappresentanze, e minacce concentrare questa Corte nelle massime della professata Neutralità, fu pure dall’ altra parte caratterizzato il Trattato del tutto inutile, ed anzi dannoso per questa Nazione riflettendosi, che se essa non era in grado per le particolari sue circostanze di esercitare un libero commerzio nel Mediterraneo, come di sopra indicai, molto meno avrebbe potuto esercitarlo nel Baltico, e nel Mar Nero, qualora avessero avuto luogo i vasti progetti dell’ Imperatrice Czarina, e soleva nella sua ristretta società considerare alle volte il defonto Marchese Caracciolo, che non vi poteva essere, che una manìa di Trattati per concludere quello con 1# Russia.

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Ad onta però della conosciuta impossibilità, che questa Nazione abbia almeno per ora a ritrarre vantaggi da Trattati di Commerzio con lontane Potenze, se ne sono da qualche tempo risvegliati i ma­ neggi con 1’ Inghilterra ; ma nella conoscenza che si ha dello spirito, con cui il Governo Britannico ha sempre formati i suoi Trattati di Commerzio dipendentemente dagli estesi, e superiori lumi, e cogni­ zioni che ha in così interessante materia, del genio, e carattere degli Individui, e che vi si dedicano, non meno che della mancanza in questo Regno di Soggetti, che per talenti, e per esperienza possano reggere nelle relative negoziazioni al confronto con i Commissionati di quella Corte, è da prevedersi, che le condizioni proposte dalla Corte medesima non saranno che giovevoli ad Essa, e svantaggiose per i Napoletani. Esposte diffusamente in una Carta, che mi fu ami­ chevolmente comunicata dallo stesso suo Autore, le ragioni che d e­ vono assolutamente allontanare questa Corte da un Trattato di Commerzio con l’ Inghilterra, io mi onoro di accompagnarla annessa alle sapientissime considerazioni di V. S. e di V.V. EE. Per quello sia poi alla Corte di Vienna sono in ora più che in qualunque altro tempo, e singolarmente dopo lo svincolamento dalla soggezione di Spagna, dirette le sollecitudini di questa di Napoli a coltivare, e a sempre più consolidare quell’ intima amicizia, che già esisteva tra i due Sovrani, mentre il Re Leopoldo non era, che Gran Duca di Toscana. I tre matrimonj, due già seguiti tra due di queste Princi­ pesse, e i due Arciduchi d’ Austria, e 1’ altro concluso tra questo Reai Principe, e quelJ’Arciduchessa Clementina, e realizzabile da qui a cinque anni, ne somministrano una convincente prova, e se è per­ messo di far pronostici sull’ avvenire, non è da dubitarsi, che questa Corte non sia per avere una influenza almeno di consiglio nell’ am­ ministrazione degli affari della Toscana, alla di cui Sovranità il Re Leopoldo guidato dalle sue pacifiche intenzioni, dallo spirito di ve­ dere tranquilla l’ Italia, e dall’ oggetto di far cosa grata a questi Sovrani ha destinato l’ Arciduca Ferdinando Sposo della seconda Loro Figlia, rendendo iu tal modo inefficace, e di nessun valore il differente piano, che si dice, che se ne fosse formato dal defonto Imperatore. Si crede già, che tra le due Corti di Napoli, e di Firenze sarà stabilita una corrispondenza Ministeriale col mezzo di Ministri di secondo rango, e che un tale articolo sarà intieramente conciliato n ell’ incontro del viaggio intrapreso dalle Maestà Loro per Vienna.

Venendo in ora alle Potenze di Italia, con le quali questa Corte ha qualche rapporto, sarebbe cosa ben lunga, e per V.V. EE. molto inopportuna, che io mi facessi a ripetere la serie delle differenze, che sussistono con quella di Roma. Riconoscendo queste 1’ origine sin dal tempo del Ministero del Marchese Tanucci, che si fece

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autore di Leggi di Ammortizzazione, e di tutte le altre emanate Regolazioni in materia Ecclesiastica, e rese quindi molto più com­ plicate, e riflessibili per il contrastato affare della Chinea, e per quello dello scioglimento del Matrimonio del Duca di Maddaloni, è ben difficile il pronosticare, se sia per aver luogo, o no il Con­ cordato, che sino ad ora fu inutilmente tentato da tutte e due le Corti col mezzo dei respettivi loro negoziatori, e per il quale con­ tinuano anche in ora le trattazioni. Non è però, che il Re non ne comprenda la necessità, e 1’ importanza particolarmente per 1’ oggetto di provedere di Vescovi le cinquanta Chiese incirca, che attualmente ne sono prive con sommo pregiudizio nello Spirituale, e nel Tempo­ rale di quelle Popolazioni, ma gli interessi privati, la mala fede naturale in questo Paese, la decisa inimicizia per Roma del Marchese Demarco Segretario del Dipartimento Ecclesiastico, le Consulte della Camera Reale di Santa Chiara composta di Soggetti inclinati anche per 1’ impressione che ne ricevono dal Ministro medesimo, a fisca­ leggiare sempre a favore del Sovrano, e le copiose somministrazioni di danaro, che passano dal Monte Frumentario, come di sopra a c­ cennai, al Regio Erario, sono motivi ben potenti per rendere mala­ gevole la definizione delle differenze, e sommamente adattati a porgere dei speciosi pretesti al Ministero per far credere al Re non essere della dignità e del decoro della Corona l’accedere al Concordato.

Con la Sardegna oltre il vincolo della parentela passa anche una buona amicizia convalidata singolarmente nel viaggio fatto cin­ que anni sono dalle Maestà Loro a Torino, cosiche d’ allora in quà si è reso metodico, e confidenziale il carteggio tra i due Sovrani, come pure tra questa Regina, e la Principessa di Piemonte. Poco traffico però vi è tra le due Nazioni, nè vi sono altri affari, che quelli di qualche privato dipendenti da beni posseduti nei due Domiuj dai respettivi Sudditi, come si è quello da molto tempo agitato, ed incerto del Marchese di Gattinara Piemontese possidente Feudi in Sicilia, sul quale per altro ad onta delle note efficaci rimostranze della Corte di Torino da me partecipate a V.V. E.E., affinchè i Feudi stessi fossero sciolti dall’ imposto sequestro, mi consta, che questo suo Ministro dopo il ritorno della Corte medesima non ne ha prodotte ulteriori rappresentanze.

Riguardo alla Serenissima Repubblica non vi è alcun Trattato, che vincoli tra di loro le due Nazioni, ma per ragioni del Commerzio alle Rive della Puglia sull’ Adriatico, e in Sicilia, e delle provenienze di Bastimenti dall’ Isole del Levante in questo, e nei Porti del Regno i non potrà non esservi sempre argomento a qualche affare, come seguì i nel corso della Residenza da me imperfettamente sostenuta, nel qual i incontro, comé pure per le molteplici esiggenze della Pubblica Squadra

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nel Mediterraneo ho ritrovata nel Ministero una cortese disposizione alle maggiori possibili agevolezze. La Nazione ama naturalmente i Veneziani, e la Corte ha in molta considerazione la Repubblica, ed è inclinata a vivere con essa, come è ben ragionevole, e con le altre Potenze di Italia in una perfetta amicizia, e per assicurarne l’oggetto sembra di niente più solecito il Ministero singolarmente in vista della forma di Governo, che va in ora a prendere la Toscana, quanto del vagheggiato progetto della Lega Italica, come più volte mi si accennò dal Ministro, e da chi lo avvicina, senza però che io nemmeno con la mia particolare persuasione mi sia in alcun modo prestato ad avvalorarne il divisamento.

Con la Repubblica di Genova al caso di qualche differenza o tra i respettivi Negozianti, o tra quei Doganieri, e i Capitani, e i Marinari Napolitani, qui non si lascia di reclamarne nel più efficace modo, e di sostenere, qualunque si sia, la ragione dei proprj Sud­ diti, in conseguenza forse della somma debolezza, in cui per la mancanza di Forze Marittime è presentemente ridotta quella Repub­ blica ; e con Ragusi poi il diritto che ha il Re di spedirvi un Go­ vernatore delle Armi, non può non dare ad esso una qualche superiorità, ed influenza negli affari di quello Stato. Per quello sia infine a Malta, l’ alto dominio che professa il Re su quell’ Isola anche con 1’ elezione del Vescovo, le ricche Commende che possiede la Religione in questo, e nel Regno di Sicilia, e la necessità in cui è di trarre a danaro contante dalla Sicilia medesima i viveri i più indispensabili per la propria sussistenza, sono tutti motivi, che se da una parte inducono alle occasioni questa Corte a procedere con modi superiori, ed elati, obbligano pure dall’ altra il Gran Maestro a piegarsi alle maggiori facilità, e condiscendenze. In conseguenza di che frequenti sono le perdite, che soffre q uell’ Ordine in linea di Giurisdizione, e di interesse rapporto alle Commende, che ha in Regno, essendo esse di continuo assoggettate a maggiori imposizioni, ed ag­ gravi, che non lo sono i Beni dei particolari, e a niente valendo le replicate Memorie di questo suo Ministro, che per le suespresse ragioni, e per essere Suddito Napolitano si può dire, che eserciti un ministero affatto precario, o rimangono senza risposta, o se la ottengono, essa non è, che inconcludente, e bene spesso negativa.

Prima che io dia termine a questo articolo di Malta, mi siano permessi dalla singolare clemenza Pubblica alcuni brevi cenni, quan­ tunque saranno stati facilmente avanzati a V.V. E.E. anche dagli Eccellentissimi Soggetti, che con tanto merito diriggono la Pubblica Squadra. Sommamente interessante per i Veneziani la situazione di quell’ Isola per la continua affluenza di Mercantili Bastimenti dal Levante, e dal Ponente, per traffico de’ Grani, che in caso di p e ­

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nuria in Sicilia, o per sospesa estrazione da questa Corte, potrebbero essere attirati dal Veneto Stato, e per importanti politici oggetti dipendenti da imprese o de’ Turchi, o de’ Russi, come venne a se­ guire nella passata, e nella presente Guerra con la spedizione di Forze Marittime nel Mediterraneo, e nell’ Arcipelago, non sarebbe forse inutile per V.V. E.E. la repristinazione nell’ Isola stessa in conformità di quanto si pratica dalle altre Europee Potenze, del così detto Uomo della Repubblica, il quale potesse solecitamente, e in accurato modo informarle delle notizie ai surriferiti oggetti relative, e prestare in pari tempo, a misura delle circostanze, quella protezione, ed assistenza ai Loro Sudditi, che non è certamente a t­ tendibile da un Console, il quale e per essere destinato dal Gran Maestro, di cui ne è il diritto, e per sostenere il Consolato anche di qualche altra Nazione, viene per la prima parte ed essere dipen­ dente in certo modo dal Governo di Malta, e per la seconda ad essere molto imbarazzato nella decisione delle differenze che insor­ gono tra gli Individui di quelle Nazioni, per le quali egli esercita il Consolato in quel Porto.

Da questi cenni passando a far parola del Governo rassegnarò prima di tutto, che il Re è dotato di un buon carattere, che è grato alla Nazione anche per i modi del tutto famigliari, che sono suoi proprj, e che ama la verità, la ragione, e la giustizia, ma che ben di frequente succede, che i raggiri molto più predominanti in questa, che in altre Corti, non la lasciano a lui pervenire, e che quella naturale disposizione, che egli ha per bene intendere, a decidere, è contrastata dalle metodiche sue distrazioni di Cacce, di Pesche e di piacevoli gite per Mare.

La Regina è fornita di talento, e di cognizioni, è liberale, e benefica sino alla profusione, è di maniere ufiziose, e molto avvici­ nanti, ed ha una particolare influenza negli affari, e n ell’ animo del Re, ma per riuscirvi le conviene alle volte guadagnar tempo, e porre in uso i mezzi i più insinuanti, onde superar quella fermezza, di cui lo trova preoccupato per le preventive diverse relazioni che ne ha avute, e che in lui fanno sempre una grandissima impressione.

In tale circostanza si trova anche il Signor General Cavalier Acton Segretario di Stato per il Dipartimento degli Affari Esteri, della Marina, della Guerra, e del Commerzio, et quantunque alla di lui sola attività si debbano attribuire le varie regolazioni, per le quali questo Regno sarà per acquistare una miglior forma, che non ha in pre­ sente, e quantunque sia ben certo il Sovrano di poter tranquillamente riposar sopra i di lui consiglj, pur nonostante per le suindicate ragioni si trova di tratto in tratto il Ministro medesimo nella mortificante situazione di veder non accolti i suoi progetti, e suggerimenti.

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Il Marchese Demarco Segretario di Stato per il Dipartimento Ecclesiastico, e per quello di Grazia, Giustizia, e Casa Reale non ha altra influenza, che per allontanare il Re dal Concordato con la Corte di Roma. Lascia volentieri 1’ esercizio delle sue incombenze ai Tribunali Consultivi, e agli Offiziali della Sua Segreteria per la maggior parte, a somiglianza di quelli dell’ altra, o inesperti, o sog­ getti a contaminazione, ben contento di firmare Dispaccj, e quanto maggiore è il numero, che ne firma in un giorno, tanto più egli se ne fa un pregio, e non ha riserva di dirlo.

Il Direttore delle Reali Finanze è il Signor Corradini creduto qui per comune opinione di limitati talenti, e incapace di Piani adattati a dare ad esse una miglior forma di amministrazione, ma le sue insinuanti m aniere, e le particolari potenti aderenze, che gode in Corte, lo mantengono sino ad ora nel Posto.

D all’attuale conformazione intanto delle Segreterie per il carat­ tere dei subalterni Uffiziali non possono non emergere continue inconseguenze, e disordini gravissimi nelle materie Civili per la molti- plicità dei Dispacci, che ne emanano tra loro contradittorj, e bene spesso lesivi delle particolari proprietà ; e per quello sia alle P oli­ tiche, la sensazione che fa una prima informazione, trasporta i l , Governo ad irruenti risoluzioni, come, oltre le cose corse con la Spagna, lo comprova la vertenza con V.V. E.E., e l’ impetuoso modo tenuto due anni sono con 1’ Uditore della Nunziatura, che fu ob bli­ gato a partire nel termine di poche ore, e accompagnato al Confine per avere egli tentato di consegnare due Brevi Pontifizj relativi al controverso affare del matrimonio del Duca di Maddaloni, e a tal grado era in allora giunto il fermento, che vi fu alcuno nella Camera Reale, che opinò per la di lui morte sul fondamento di una Pram­ matica di Ferdinando il Cattolico, che stabilisce la pena d ell’ultim o supplizio per chi introduce nel Regno Carta di Roma senza il Regio Exequatur.

Forse la manifesta disapprovazione data in questi affari dalle Corti di Europa, e dalle persone anche le più imparziali di questa Capitale condurrà per 1’ avvenire il Governo a non azzardare passi, e risoluzioni intempestive, e a lasciare tempo ad una prudente rifles­ sione, e fondata rischiarazione de’ fatti. Una tale supposizione potrebbe essere in certo modo accreditata anche dai cenni fattimi di recente dal Ministro, il quale, caduto essendo accidentalmente il discorso sopra gli arrestati Direttori delle due Barche Pugliesi, che nello scorso anno furono per comando Pubblico affondate in Mare a Spalato, mi disse, che il Re lasciava questi suoi Sudditi a quel castigo, che avevano meritato nel Territorio di un Principe Amico ; significazioni queste alle quali avendo io presenti le vivaci rappresentanze da lui fattemi

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in quell’ incontro, e le minacce di arresto de’ Veneti Bastimenti, risposi, che moltissimo mi compiacevo, che egli venisse a spiegare massime, e principj affatto analoghi a quelli, che io gli avevo sem­ pre dimostrato essere di reciproco interesse, e decoro dei Principi di professare.

Ponendo fine a questa imperfetta mia Esposizione mi do l’onore di far tenere a V. S., e a V.V. E.E. il quadro con la Pianta di Napoli consegnatomi dal Geografo Signor Rizzi Zanoni, come rasse­ gnai col riverente mio numero 281, e col conforto che ho, di non lasciar per parte mia inesaurita al Circospetto mio Successore Si­ gnor Fontana nessuna delle moltiplici commissioni derivatemi nel corso della sostenuta Residenza con Pubbliche Ducali, e con Lettere dell’ Eccellentissime Magistrature della Dominante, e Primarie Cari­ che da Mar, mi riputerò pienamente fortunato, se a coronare le da me esercitate sollecitudini per il P u bb lico Servizio sarà per concor­ rere quel generoso compatimento, che invoco con profondo ossequio dalla impareggiabile magnanimità, e clemenza d ell’ Eccellentissimo Senato. Grazie.

N ap oli, li 7 settem b re 1790

U m ilissim o e D e vo tissim o S e rv ito re Fr a n c e s c o Al b e r t i

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Riassunto della totale forza, ed im p o rto m ensuale, ed a n nu ale d i tutti i c o rp i, che c o m p o n g o n o l Esercito

P I E D E D 1 P A C E

*

| Forza Importo mensuale Importo annuale

Com pagnia d e lle R egali G uardie del Corpo . 160 3 .9 1 2 ,0 6

1501 10800

4 6 .9 4 4 ,7 3 7212 10800

Corpo regale d A rtig lieria , e del G en io . . . . 1.996 2 0 .4 7 8 ,1 7

7 12 2 4 5 .7 3 8 ,0 9 2 4 .4 0 0 1 3 0 .0 2 3 ,6 9 1 6 1 .5 6 0 .2 8 4 ,3 0 212 1 .8 5 2 ,8 2 2 2 .2 3 3 ,8 4 Corpo di F u c ilier i di m o n t a g n a ... 317 1 .8 6 9 ,4 9 13 24 2 2 .4 3 3 ,9 4 1 1 2 )i A labardieri di N ap oli e P a l e r m o ... 86 8 5 5 ,6 5 161 219 1 0 .2 6 7 ,8 9 21 54

Com pagnie di dotazioni di S icilia e Longone . 306 1.0 3 6 ,1 8

11 12 12 .4 3 4 ,2 2 T o t a l e . . . 2 7 .4 7 7 1 6 0 .0 2 8 ,0 8 31 12 1 .9 2 0 .3 3 7 ,0 7 5 .3 8 8 6 0 .1 7 7 ,9 2 5 6 7 2 2 .1 3 6 ,0 2 2.146 1 1 .2 6 3 ,8 2 1 3 5 .1 6 6 ,4 4

D iv isio n e di M arinai C a n n o n ie r i... 723 6 .3 4 9 ,6 2 1 6 .1 9 5 ,5 0 2 T o t a l e . . . . 3 5 .7 3 4 2 7 3 .8 1 9 ,5 3 1 3 2 .8 5 3 .8 3 4 ,0 3

N o t a : O lt r e alla s u d d e t t a f or za ef fe tt iv a vi s o n o 15.250 u o m i n i di Mili zie P r o v in c i a li .

Num. 1 di S. M. Siciliana in pace, ed in cam p ag na, a n n o ta n d o la differe nza , che vi è nei due diversi tem pi su d d e tti.

P I E D E D I C A M P A O N A D I F F E R E N Z A

Forza Importo mensuale Importo annuale Forza Importo mensuale Importo annuale 160 3.912,06 1501 10800 7212 4 6 .9 4 4 ,7 3 10800 3.161 2 6 .223,40 312.328,89 1.165 1 5 .5 3 9 ,2 3 3 6 6 .4 7 0 ,8 0 34.000 163.908,22 1 1.966.898,70 9 .6 0 0 1 406.614,40 2 3 3 .0 0 4 ,3 3 3 212 1.852,82 2 2 .2 3 3 ,8 4 317 1 .869,49 13 1 24 2 86 855,65 161 21 219 lU.Z0i.O7 54 306 1.036,18 11 12 12.434,27 38.242 199.461,85 7 12 2 .3 9 3 .5 4 2 ,2 7 5.388 60.177,91 5 6 722.136,32 2.146 11.263,82 135.166,44 723 6.349,62 1 2 76.195,50 46.499 277.253,26 11 3 .3 2 7 .0 3 9 ,2 3 10.765 2 4 7 3 .0 8 5 ,2 0 12 3y.4JU .7o 3 ---­ ---­

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N. 2

STATO DELLA REAL M A R IN A D I N A PO L I NEL MESE D I SET TEM BR E 1790

V A S C E L L I N . 4

Il S. Gioacchino comprato in Malta l’ anno 1780 : di cannoni 64; cioè 26 da 24 ; 28 da 12 ; e 10 da 6. Porta di Equipaggio 280 Ma­ rineri ; 100 Soldati ; 30 Cannonieri — Il Comandante — 6 Uffiziali Subalterni — 29 Uffiziali di Mare — Un Cappellano — D ue Chi­ rurghi e un Contadore.

Il S. Carlo, o sia la Partenope, costrutto in Castellamare nel 1786. Il Tancredi costrutto in esso Cantiere nel 1789 : non ancora allestito.

Il Riccardo attualmente in lavoro nel Cantiere medesimo. Ognuno di questi Tre Vascelli è di 74 Cannoni, cioè 28 da 36 ; 30 da 18 ; e 16 da 8. Oltre il Comandante 11 Uffiziali Subalterni ; 31 Uffiziali di Mare ; un Cappellano ; tre Chirurghi ; e un Contador ; Marineri 493 ; Soldati ICO ; Cannonieri 39.

F R E G A T E N . 8

La S.ta Teresa costrutta in Cartagena di Cannoni 34 ; in ora non più servibile da qualche anno per la sua antichità, e fracidezza.

La S.ta Dorotea costrutta in Cartagena nel 1780 : di Cannoni 34 : cioè 26 da 12 ; e 8 da 6. Il Comandante ; 4 Uffiziali Subalterni ; 17 Uffiziali da Mare; un C appellano; un Chirurgo e un Contador. Marineri 186 ; Soldati 62 ; Cannonieri 17.

La Santa Chiara, o sia La Minerva costrutta nel 1783. La Santa Teresa, o sia la Cerere nel 1785.

Queste due hanno 38 cannoni per cadauna, cioè 28 da 18 e 10 da 12. Il Comandante ; cinque Uffiziali Subalterni e 10 di Mare ; un Cappellano ; un Chirurgo e un Contador. Marineri 199 ; Soldati 70

e Cannonieri 22.

La Santa Teresa, o sia la Pallade costrutta nel 1786. La Santa Rosalia, o sia la Sibilla nel 1786.

Il Sant’ Enrico, o sia la Sirena nel 1789. La S.ta Clotilde, o sia l’ Aretusa nel 1789.

Queste quattro Fregate parte costrutte in questa Tarsena di Napoli e parte in Castellamare sono di 36 cannoni, cioè 26 da 24 ; e 10 da 8. 11 Comandante, sei Uffiziali Subalterni, e 25 di Mare. Un Cap­ pellano — Due Chirurghi — e un Contador. Marineri 204 ; Soldati 70 ; Cannonieri 22.

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C O R V E T T E N . 6

Il S. Catiello, o sia la Stabbia, costrutta nel 1786. Il S. Giuseppe, o sia la Flora nel 1786.

S.ta Maria del Rosario, o sia la Galatea nel 1787. La S.ta Agata, o sia l’Aurora nel 1788.

La S.ta Lucia, o sia la Fortuna nel 1788. La S.ma Concezzione o sia la Fama nel 1789.

A riserva della Galatea, che è di particolar comando, e servizio del Re, e che ha Cannoni 12 da 8, e oltre il Comandante — due Uffiziali Subalterni ; IO di Mare ; un Cappellano ; un Chirurgo ; Ma­ rineri 55 ; Soldati 34 ; Cannonieri 9 : — Le altre cinque hanno can­ noni 24 ; cioè 18 da 12 e 6 da 6, il Comandante ; quattro Uffiziali Subalterni ; 14 di Mare ; Un Cappellano ; un Chirurgo, un Contador, Marineri 104, Soldati 34 e Cannonieri 12.

U N O R C A I N M A R S I G L I A P E R T R A S P O R T I

La Pantera, o sia il S. Ferdinando di Cannoni 36 : cioè 24 da 12, 6 da 6 e 6 da 4. Il Comandante, cinque Uffiziali Subalterni, venti di Mare, un Cappellano, due Chirurghi, un Contadore. Mari­

neri 142, Soldati 60, Cannonieri 18.

S C IA M B E C C H I N . 6

Il S. Luigi l T 7 1 I 1

-. Vecchi e che sono in vendita.

11 S. Vittorio J J

S.ta Maria del Parco, o sia il Robusto costrutto nel 1783. S.ta Maria d’Alto Fonte, o sia il Diligente nel 1784. Il S. Carlo, o sia il Difensore nel 1784.

Il S. Gennaro, o sia il Vigilante nel 1785.

Questi quattro Sciambecchi hanno cannoni 20 da 8. 11 Coman­ dante, due Uffiziali Subalterni, 12 di Mare, un Cappellano, un Chi­ rurgo, un Contador, Marineri 117, Soldati 48, Cannonieri 17.

B R I G A N T I N I N . 4

Il S. Gennaro, o sia lo Sparviere nel 1783. Il S. Giuseppe, o sia il Lipari nel 1784. Il S. Carlo, o sia il Vulcano nel 1784.

Il S. Bartolomeo, o sia lo Stromboli nel 1785.

Questi hanno Cannoni 12 da 8. Un Uffiziale Direttore. Uno Subalterno, otto da mare, un Cappellano, un Chirurgo, un Contador, Marineri 43, Soldati 10, Cannonieri 6.

(26)

G A L 1 0 T T E N . 10

Il S. Antonio, o sia la Vespa nel 1782. La S.ta Rosalia, o sia la Serpe nel 1782. Il S. Ferdinando, o sia la Veloce nel 1783. La S.ma Concezzione o sia la Rondine nel 1783. Il S. Luigi, o sia la Prudente nel 1783.

Il S. Gabriele, o sia la Levriera nel 1783. La S.ta Crispina, o sia 1’ Attiva nel 1785. La S.ta Amalia, o sia l’ Aierta nel 1785. Il S. Gennaro nel 1786.

Il S. Francesco nel 1786.

Questi hanno tre cannoni : cioè uno da 24 e 2 da 6. Un Uffi- ziale, nove di Mare, un cappellano, un Chirurgo, un Contador, Ma­ rineri 115, Soldati 5, Cannonieri Tre.

U N I O N E Vascelli . Fregate Orca Corvette . Sciambecchi Brigantini Galiotte To t a l e N. 4 8

1

6

6

4

10

N. 39

Barche Cannoniere N. 16 lavorate al di presso sul m odello delle due venute tempo fa di Spagna.

Queste avranno un Cannone di 2 4 ; Marineri 30 con sei Arti­ glieri, come si dice.

Il loro numero è per ora fissato a 30 e si crede, che in seguito saranno accresciute sino al N. di 80 o cento.

(27)

N. 3

N O TA DEI G EN ER I, D EI Q UALI A B B ISO G N A IL REGNO D I N A PO L I, E CHE VI SI IM M ETTONO D A I V E N E Z IA N I, O D A ALTRE N A Z IO N I

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