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RELAZIONE DI SINTESI DELL INTERVENTO

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Academic year: 2022

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Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Direzione Generale dell’Edilizia Statale e degli interventi speciali Ministero della Cultura

Ministero dell’Economia e delle Finanze

PROGRAMMA INNOVATIVO NAZIONALE PER LA QUALITÀ DELL’ABITARE DECRETO INTERMINISTERIALE N. 395 DEL 16 SETTEMBRE 2020

RELAZIONE DI SINTESI DELL’INTERVENTO

QuIDD EXTRAMURA ID PINQUA 14

Comune di Altamura

Approvata Delibera di Giunta

Comunale n.18 del 15.03.2021

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Relazione sintetica QuIDD Extramura

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SINDACA E LEGALE RAPPRESENTANTE DELL’ENTE

Avv. Rosa Melodia

Referente e Responsabile del procedimento

III Settore Sviluppo e Governo del territorio, Comune di Altamura arch. Maria Cornacchia

Progettisti

Dirigente III Settore Sviluppo e Governo del territorio, Comune di Altamura

arch. Giovanni Buonamassa

Dirigente VI Settore Realizzazione e Manutenzione delle Opere Pubbliche

ing. Biagio Maiullari

Collaboratori per progettazione interventi Arch. Vitantonio Lorè, Geom. Saverio Clemente Collaboratrice per la progettazione delle misure dott.ssa Caterina Incampo

Gruppo di Supporto al RUP:

per la definizione della strategia e il coordinamento del team

dott.ssa Mariagiovanna Turturo

per misure e valutazioni d’impatto economico-sociale

Prof.ssa Anna Rinaldi, Università degli Studi di Bari Aldo Moro

per sostenibilità ed economie circolari

Saverio Massaro PhD

graphic design

ing. Donato Colonna per COLLETTIVO ZED arch. Rosa Giacomobello per 2A+STUDIO

per Partecipazione

Dott. Andrea Gelao per CONETICA

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→ LIVELLO 1

QuIDD STRATEGIA GENERALE

→ LIVELLO 2

AMBITO DI PROPOSTA

→ LIVELLO 3

AMBITO DI INTERVENTO

→ LIVELLO 3.1

INTERVENTI

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LIVELLO 1 QuIDD

STRATEGIA GENERALE

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INQUADRAMENTO TERRITORIALE

La città di Altamura è il primo comune con maggiore estensione del territorio comunale (431 kmq) nella Provincia di Bari, con una popolazione di 70.775 abitanti (2018); sorge a 468 metri sopra il livello del mare ed è compreso nel “sistema paesaggistico” del PPTR che comprende l’ambito dell’Alta Murgia.

Il centro abitato subì un declino nel corso del II secolo a.C. e non vi sono notizie certe sul suo sviluppo fino al 1232, anno in cui Federico II di Svevia diede ordine di riedificare l’antica città. Il simbolo della rinascita fu la costruzione della Cattedrale, posta al centro dell’attuale nucleo storico, che costituì il riferimento ideale intorno al quale si sviluppò l’intera storia urbanistica della città. Essa sorse nel punto di incontro di due strade di grande comunicazione territoriale: l’asse Bari-Matera e la via Appia antica.

Il centro urbano, a partire dal proprio centro storico, si è progressivamente estesa lungo le principali arterie viarie (via Bari, via Matera, via Santeramo, via Gravina, Viale Regina Margherita e Via Selva).

Oltre alla città consolidata, si sono sviluppati quartieri più recenti e popolosi in via di consolidamento, sorti in posizione periferica.

Dal punto di vista infrastrutturale, la città è raggiunta dalle Ferrovie Appulo-Lucane ed è direttamente connessa alla SS96, oggetto di un recente completamento in direzione di Matera.

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STRATEGIA A SCALA URBANA

Il modello di sviluppo che si è affermato ad Altamura dal secondo dopoguerra ad oggi, è consistito in un approccio utilitaristico al territorio e alle sue risorse, un consumo intensivo del suolo, indifferente ai problemi della tutela del paesaggio e della sostenibilità delle trasformazioni.

Tale modello di sviluppo, sebbene corrispondesse a un incremento della ricchezza individuale, non ha tuttavia comportato benefici per la collettività. Ciò è particolarmente visibile osservando la città, la sua dotazione spazi pubblici e servizi di interesse collettivo, il suo livello di cura e manutenzione degli spazi comuni, in altri termini, il suo patrimonio comune.

La stanchezza e la congestione della città consolidata, incapace di dare risposta ad aspettative legate ai nuovi modelli economici e alla qualità dell’abitare, ha determinato, specularmente, il trasferimento verso i territori extra-urbani. Si è andata così a configurare una nuova periferia, cresciuta su impulso del settore privato, disattendendo la visione strategica di sviluppo del territorio codificata già nel Piano Quaroni.

Questi fenomeni di urbanizzazione selvaggia hanno determinato severe conseguenze di natura idrogeologica, che vanno ad aggravare la condizione di un territorio che ha la natura di zona sismica. Si definisce, così, il fenomeno tanto complesso quanto paradigmatico da governare di

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un comune ad alta tensione abitativa.1

Il presente progetto, denominato Quartieri Innovativi Data-Driven (d’ora in avanti QuIDD), invece, mira a recuperare una visione sistemica dello sviluppo, che ha già avuto l’avvio negli ultimi anni mediante il Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana (d’ora in avanti DPRU) e la Strategia Integrata di Sviluppo Urbano Sostenibile (d’ora in avanti SISUS) fondati sull’integrazione dei concetti di smart city, economia della condivisione e rinaturalizzazione. L’applicazione congiunta di queste due strategie coniuga la trasformazione urbana con lo sviluppo economico e sociale in un’ottica green di costruzione del paesaggio.

1Comune di Altamura rientra nell’Elenco dei Comuni che in base alla Delibera CIPE 13 novembre 2003 (pubblicato sulla G.U. del 18 febbraio 2004, n. 40) vengono definiti ad Alta Tensione Abitativa o in Calamità Naturale; di cui all'art. 1 del Decreto Legge 30 dicembre 1988 n. 551, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 1989, n. 61;

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Il progetto QuIDD intende dare capacità attuativa alle suddette strategie, prevedendo la implementazione del recupero e della valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici mediante la rinaturalizzazione delle matrici storiche e delle loro direttrici di penetrazioni interne a schema radiale, che diventeranno un’infrastruttura ecologica e logistica, assumendo il ruolo di assi della mobilità lenta di collegamento città- campagna, periferia-centro storico, lungo i quali innestare i servizi pubblici di quartiere e territoriali. Questi ultimi, connessi tra loro in una rete di correlazioni reciproche, possono così generare un’osmosi tra le scale urbane, secondo il principio di prossimità.

QuIDD mira altresì ad essere strumento per l’implementazione della valorizzazione dei beni culturali, ovvero di immobili di importanza storica, su cui insisteranno social housing e misure socio-economiche, quali politiche inclusive di tipo place-based.

All’esito degli interventi previsti nel presente progetto si otterranno: la rigenerazione del tessuto urbano a bilancio zero del consumo di nuovo suolo; interventi di recupero e riqualificazione di immobili storici e aree già urbanizzate; e, soprattutto, la costruzione del paesaggio.

Una buona occasione per sperimentare la SISUS, capace di promuovere simultaneamente la qualità dell’abitare della città compatta tradizionale e dei contesti residenziali marginali, è rappresentata dai due quartieri di edilizia economica e popolare costruiti per iniziativa pubblica tra gli anni

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’70 e ’80 in applicazione della legge 167/62, in via Selva e Via Carpentino.

Si tratta di un vasto programma di ri-urbanizzazione a scala urbana che individua nei “vuoti urbani”, che siano aree inedificate o edifici inutilizzati, l’opportunità di creare qualità e nuovi valori nella città.

Nei due quartieri popolari si vedono chiaramente gli effetti della bassa densità d’ispirazione modernista e del sovradimensionamento dello spazio aperto. Le potenzialità degli spazi aperti presenti nei contesti urbani di Via Selva e Via Carpentino consentono di immaginare operazioni di rigenerazione edilizia da effettuare anche attraverso la delocalizzazione di volumetrie esistenti con meccanismi perequativi (art.

7 bis L.R. 21/2008).

Invece, la rigenerazione e/o la progettazione di nuovi spazi pubblici nell’ambito della città consolidata, necessari per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, per il benessere degli anziani e il gioco dei bambini, può trovare un equo bilanciamento nella riqualificazione dei “vuoti urbani” che circondano le palazzine di EEP (allo stato attuale di proprietà dell’ARCA Puglia e dei privati).

Nell’alleggerire la pressione insediativa della città consolidata e nel razionalizzare la fascia in trasformazione, dotandola di un sistema di piazze e di punti di sosta che possano essere usati per la socialità, valore aggiunto della presente proposta consiste nell’affidamento - tramite apposito regolamento – di spazi verdi al terzo settore, il quale tradizionalmente ha meno capacità economica ma la forza-lavoro per manutenerli, accogliendo in tal modo le proposte emerse nel percorso di coinvolgimento del partenariato. Le proposte avanzate nel corso della partecipazione preliminare alla redazione della proposta, confluite nelle allegate manifestazioni d’interesse, e relative ai servizi di comunità, prevedono il coinvolgimento di cittadini in particolari condizioni di fragilità - per esempio persone con disabilità - come parte attiva del servizio. Questa prassi spiegherebbe il doppio effetto di diminuire drasticamente i costi delle manutenzioni ordinarie (al fine di anticipare l’obiettivo strategico dell’amministrazione a budget zero) ed al contempo di creare un sistema di inclusione sociale ed economico. Costruire il paesaggio urbano ed al tempo stesso ridurre i costi di manutenzione del verde pubblico perseguendo l’inclusione sociale rappresenterebbe, qualora implementata una strategia win-win.

QuIDD, inoltre, disegna un social housing, finora sconosciuto al mercato immobiliare altamurano, che interesserà in questa fase gli immobili storici recuperati, ma che si auspica farà da leva per estendere questo modello di policy abitativa anche ad altri pezzi del sistema urbano.

La prospettiva ambiziosa della proposta prevede un sistema integrato di servizi alla residenza che, dopo una prima sperimentazione pubblica, potrà essere progressivamente incluso nei prossimi programmi di rigenerazione urbana (d’ora in avanti PIRU), così come previsto nel

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Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana, o implementati e messi a sistema dalla strategia di investimenti infrastrutturali a scala urbana e territoriale. In tal senso un ruolo particolarmente efficace può essere attribuito al Social Housing, associato al concetto di standard urbanistico e sociale (L.244/2007), possibile nuovo motore economico se relazionato agli edifici inutilizzati o alle estese aree a standard di previsione del PRG presenti nelle aree limitrofe ai due quartieri EEP e mai attuati. Infatti, saranno programmati interventi di ri-qualificazione, non solo degli immobili storici ma anche delle palazzine ex EEP, che consentiranno di mettere a sistema la frammentarietà dell’economia dei Bonus (110% e sisma bonus).

I bonus possono diventare la leva per anticipare di 4/5 anni il cronoprogramma degli investimenti pubblici e i relativi obiettivi di sostenibilità ambientale, innescando un meccanismo virtuoso di riconversione del tessuto urbano. In tal senso, la strategia di riconversione urbana intende creare le condizioni negli ambiti per la costituzione di eco-quartieri attraverso lo strumento dei PIRU ex LG REG 21/2008 “Norme per la rigenerazione urbana”.

La frattura del tessuto urbano si sana ridisegnando la mixitè sociale, per questo si sta strutturando in maniera sistemica anche il housing sociale quale “servizio integrato unitario alla residenza” in cui le risposte ai bisogni espressi e alle fragilità prima evidenziate confluiscono in sistema complessivo di policy place-based che uniscono alla soluzione abitativa di natura temporanea strumenti di arricchimento del capitale umano, atti a

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restituire l’autonomia al cittadino che l’ha perduta.

Il sistema di social housing avrà, infatti, una doppia connotazione. Ai contratti di durata standard si affiancheranno contratti locazione di natura esclusivamente transitoria, in quanto saranno parte integrante di un programma volto all’emancipazione economica e lavorativa dell’utente. Le policy placed-based non riguarderanno il solo alloggio ed i classici servizi di property, community e service management ma contempleranno anche strumenti di tipo educativo e auto- imprenditoriale, volti al reinserimento nel mondo del lavoro. Questi ultimi mireranno a fornire alla popolazione target competence e skill utili ai fini del reinserimento nel mondo del lavoro. Infatti, poiché il sistema è fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato, i corsi e i laboratori previsti nei siti oggetto degli interventi di SH, saranno strutturati in base alle esigenze della domanda di lavoro - imprese e associazioni di categoria con particolare riferimento al settore agro-alimentare e delle misure strutturate dalla legislazione regionale in tema di auto-imprenditorialità.

Queste misure coinvolgeranno i volumi dell’istituendo ERS e sono concertate con i Servizi Sociali, che ad oggi sono costretti ad affrontare in maniera intuitiva ed urgente le problematiche che di volta in volta si presentano a causa della scarsità delle risorse che determina l’impossibilità di una programmazione.

Il sistema che si viene dunque a delineare è knowledge-based e data- driven, si fonda sull’analisi del dato, sulla comunicazione con gli stakeholder, sulla capacità predittiva ed è pro-attivo. Si determina così un esperimento sociale espanso su tutto l’ambito di interesse della proposta ma che spiega gli effetti nell’intero contesto urbano. La città resiliente - attraverso interventi di natura urbanistica e strumenti di carattere socio- economico - diventa sistema organizzato teleologicamente per l’emancipazione del cittadino dal bisogno e la creazione di un tessuto sano di comunità. Di qui il nome scelto per l’intera proposta: Quartieri Innovativi Data-Driven (QuIDD).

L’implementazione di un sub-sistema ad hoc di monitoraggio ai fini della valutazione del processo e degli impatti svolge un ruolo cruciale per la riuscita dell’intero progetto (sub-sistema di monitoraggio continuo, d’ora in poi: SSCM).

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LIVELLO 2

AMBITO DI PROPOSTA

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La SISUS interpreta la qualità dell’abitare come recupero del rapporto con il paesaggio e, quindi, la rigenerazione dei sistemi urbani è imperniata sull’ipotesi progettuale di ricostruzione del paesaggio urbano.

Lungo le matrici storiche e le direttrici di penetrazione interne, si riporta il verde intanto nei quartieri di edilizia economica e popolare.

Il centro storico

Nell’ambito di proposta EXTRAMURA IL VERDE TORNA A RIABBRACCIARE IL CENTRO STORICO, nella parte più nobile della città; prima il centro storico aveva un rapporto diretto con la campagna, di cui le matrici storiche sono la traccia, alcune riconosciute altresì nel Piano paesaggistico territoriale Regionale PPTR quali strade panoramiche, che poi, dagli anni ’60, si è perso, determinando una congestione di spazi e funzioni, in una città in cui l’edilizia privata ha fagocitato lo spazio pubblico. Qui, in maniera speculare alle ricuciture delle periferie, sarebbe necessario un decongestionare lo spazio e ricreare un microclima urbano finalmente vivibile, in linea con l’idea di rinaturalizzazione dell’insediamento urbano in cui si sostanzia la strategia della SISUS.

Su questa idea della qualità dell’abitare si innesta l'attivazione delle politiche abitative per quella fascia grigia della popolazione per cui è problematico l’accesso alla residenza. Altamura non ha un disagio abitativo tale da tagliare fuori dal mercato la fascia mediana della

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popolazione attiva che altrove configura il mercato del social housing, grazie allo stretto nesso esistente tra il settore edile e immobiliare e la conformazione dell’economia locale. Per la stessa ragione, una cultura di sfruttamento intensivo dei diritti edificatori sganciata da un’infrastrutturazione adeguata a uno sviluppo locale sostenibile, la qualità degli spazi esterni manca; c’è una disconnessione con il verde e con i servizi di base.

Quella che manca è la qualità urbana. Paradossalmente, questi quartieri periferici hanno più margini e opportunità di miglioramento, il resto del tessuto è così denso e consolidato che non ci sono margini se non con un’azione di forza in cui eventualmente si demolisca per ridurre la pressione insediativa. È questo il punto di forza di una strategia di rigenerazione urbana basata su un bilanciamento complessivo, attraverso le dislocazioni si può diradare e decongestionare dove i carichi sono eccessivi creano barriere percettive, se non proprio problemi idrogeologici, e spostare altrove, dove invece c’è bisogno di razionalizzare i margini e avere degli elementi di ricucitura nella costruzione del green belt esterno previsto nella SISUS.

Proprio la penetrazione di direttrici verdi e ricostruzione di spazi verdi e di aggregazione, dove oggi è maggiore il carico urbano, ridisegnando la connessione tra abitare e natura, può creare un intervento modulare che si può replicare, attraverso il meccanismo di demolizione e dislocazione, in coerenza con la LG REG 18/2019.

Il sistema di governance

Il modello di rigenerazione urbana e sociale qui proposto può essere reso possibile da una governance multi-livello e dalla partnership pubblico- privato.

Risponde al fabbisogno abitativo della popolazione target ed al tempo stesso mira a fornire ad essa competence e skill utili ai fini del reinserimento nel mondo del lavoro, attraverso la sinergia tra interventi e misure, si fa della riconversione ambientale davvero un vettore di cambiamento sociale, attraverso il coinvolgimento e della trasformazione delle economie locali, integrando nei processi di rigenerazione urbana anche il know how degli attori del terzo settore e dell’ICT.

Attraverso la collaborazione tra pubblico e privato e la governance multi- livello così strutturata, capace di erogare un complesso di servizi abitativi e di formazione continua di tipo place-based in risposta alle fragilità della popolazione altamurana, si intende innescare un cambio del paradigma non solo economico ma anche culturale del territorio. Si intende così ritornare ad una visione del quartiere che sia anche comunità ed al tempo stesso faccia sistema con il resto del tessuto urbano. Il quartiere diventa così il primo spazio di re-inserimento sociale e lavorativo, rappresentato dal vivace sistema locale del lavoro.

Ad Altamura, per la natura della sua economia, questo si può fare a

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partire dal coinvolgimento dei privati e la grande adesione alle manifestazioni d’interesse (vd allegato) lo dimostra.

La strategia si sostanzia, dunque, proprio nel meccanismo di governance che infrastruttura la ricostruzione del paesaggio, perché l’amministrazione interpreta l’ambito di proposta come un programma complesso di rigenerazione urbana intorno a cui sviluppiamo un sistema di governance innovativo per abilitare l’incontro dei tempi dei processi socio-economici con la tempistica delle procedure. Come si attesta nei protocolli d’intesa con cui si è conclusa la co-progettazione con gli enti sovraordinati competenti, non potendo agire sulle competenze degli enti, si è scelta una strada che fa leva sulla sussidiarietà per cambiare prassi e relazioni. (vd allegato)

L’ipotesi è di utilizzare la leva di questo bando per mettere a sistema il modello implementato in QuIDD EXTRAMURA dell’housing temporaneo, individuato nell’ex convento di Santa Croce e nelle case di proprietà dell’ente nel Centro Storico, in un processo di transizione ecologica ed economica del costruito, nell’ipotesi che possa diventare anche un’indicazione per la costruzione del PUG, riproponendo questi meccanismi procedurali di coinvolgimento di tutta la comunità nella costruzione collettiva del paesaggio.

Questa, a detta dell’amministrazione, può essere anche una interpretazione del recovery fund, è il perché agisce sul legame fondamentale tra capacità amministrativa e capacità di attivazione delle economie e di coinvolgimento degli attori sociali ed economici, che si crea usando la leva pubblica mission-oriented, nel caso di questa proposta green e social, inestricabilmente.

Il modello con cui il Comune di Altamura risponde alle sollecitazioni del Bando è quello di una governance multilivello imperniata sulla materia urbanistica su cui ha competenza l’ente comunale, il più vicino ai cittadini, per agire da vettore di transizione ecologica ed economica di tutto il territorio di cui la città è il server per vocazione storica.

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LIVELLO 3

AMBITO DI INTERVENTO

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QUIDD EXTRAMURA ID PINQUA14

L’ambito ricade all’interno della sezione territoriale 1-PIETRA della SISUS (delimitato a sud dalla SS96 ed interessato dalle radiali via Passarello, via Selva, via Colletta e via Matera) e di due APRU tra quelli individuati nel DPRU:

• l’APRU 00 “Borgo Antico”: nucleo antico che possiede la trama tipica dei centri storici delle città meridionali, il cui perno è il luogo principale di culto (la cattedrale) attorno a cui sono organizzati spazi, strade e funzioni.

Elemento ordinatore lineare (cardo) è il Corso Federico II di Svevia, che collega Porta Matera con Porta Bari (il nodo principale attorno a cui si è sviluppata la trama urbana di Altamura). Nel tessuto edilizio molto denso ed articolato, sono leggibili i vuoti delle piazze principali e la serie infinita di vicoli stretti e dei “Claustri” (corti aperte delimitate dalle abitazioni).

• l’APRU 01 “Contesto storico”: contesto urbano storico situato a ridosso del centro antico, ossia un agglomerato urbano che mantiene i segni della stratificazione insediativa e delle relative funzioni abitative, economiche, sociali e culturali, e che costituisce patrimonio significativo della cultura locale. È la parte del territorio urbano totalmente edificata con continuità, che presenta diversi livelli di qualità urbana e ambientale tale da richiedere, in taluni casi, interventi di rigenerazione.

La proposta riguarda in buona parte la fascia di città consolidata al di là delle mura del centro storico, denominata “città di mezzo”, le cui peculiarità consistono nella regolarità del tessuto insediativo e nella presenza di numerose abitazioni contadine.

Le vie Vittorio Veneto, Via dei Mille e Viale Martiri 1799 costituiscono un asse commerciale di forte richiamo, sul quale si innestano vari spazi pubblici identitari come P.za Santa Teresa, la Villa Comunale, Piazza Mercadante, Piazza Zanardelli fino a Piazza Aldo Moro, una serie di istituti scolastici di gradi differenti e alcuni servizi come il Museo Etnografico, il Teatro Mercadante e il Campo Cagnazzi che attraggono utenti da altri quartieri e dall’intero territorio murgiano.

Il sistema degli spazi pubblici costituisce storicamente il connettivo e la struttura portante dell’insediamento urbano. Questo sistema nella proposta QuiDD Extramura è stato individuato quale matrice in cui innestare l'azione di rinverdimento e decongestione del tessuto urbano, mediante gli spazi pubblici (piazze/ville) che si presentano attualmente come “vuoti urbani” e, in quanto tali, vuoti di identità e pieni invece di superfetazioni che ne hanno cancellato tutte le tracce originarie che invece raccontavano di quel rapporto con il paesaggio circostante oggi impercettibile.

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La proposta progettuale pertanto si pone l'obiettivo di connettere gli spazi pubblici attraverso un corridoio ecologico che restituisce alle “aree pubbliche” il loro valore di paesaggio urbano, luogo dell'aggregazione, del relax e della rinaturalizzazione della città.

Il paesaggio murgiano “penetra” nel tessuto urbano attraverso l'affaccio panoramico di Viale Martiri, (affaccio dal quale è possibile vedere in lontananza la cosiddetta “valle dei dinosauri” o cava, luogo in cui sono state ritrovate migliaia di orme di dinosauri) interessando e trasformando Piazza Aldo Moro in “parco urbano” riconnettendo e aggregando le attuali porzioni di “aiuole” o spartitraffico dovute ad una irrazionale e invadente viabilità stradale che nella proposta candidata cede il passo all'infrastruttura verde.

Questa rete verde garantisce l'accessibilità degli spazi pubblici grazie alla forte connessione che tra essi è in grado di generare, oltre che a coadiuvare un'azione di mitigazione dell'impatto dei cambiamenti climatici.In questa piazza si erge l'Ex palazzo dell'acquedotto testimonianza dell'architettura fascista anni '30, sottoposta a vincolo diretto, da cui si avvierà il processo immateriale e fondamentale della transizione ecologica e digitale di Altamura.

Il Palazzo dell'acquedotto serve una zona che, ancorché centrale, risulta essere facilmente raggiungibile dalle periferie disposte verso nella zona ovest di Altamura (già QuIDD Carpentino).

Da Piazza Aldo Moro parte il sistema di connessione verde attraverso Viale Martiri che diventerà una strada ad una corsia (senso di marcia in direzione Piazza Aldo Moro) affiancata da ampio percorso ciclo-pedonale e infrastrutturazione verde lungo la quale saranno implementate le fermate del trasporto pubblico urbano esistenti, come previsto dal PMCC e PUMS.

La strategia della accessibilità e connessione, come prevista e programmata nei su richiamati Piani, punta a ridurre la pressione del traffico veicolare e a demineralizzare gli spazi urbani, attraverso numerosi percorsi di mobilità lenta così da favorire la massima fruibilità in ogni direzione e l'accessibilità al nuovo sistema dei servizi, anche al fine alle fasce più deboli, restituendo una dimensione urbana a dimensione d'uomo.

Da Viale Martiri 1799, attraversando la villa comunale (che sarà riqualificata con fondi comunali) il sistema di connessione verde/ciclopedonale si avvia verso Piazza Santa Teresa.

Questo corridoio ecologico-paesaggistico, che accompagna la mobilità lenta, invade con prepotenza Piazza Santa Teresa che viene liberata da tutte le superfetazioni presenti che ne ostruiscono la percezione dimensionale e architettonica restituendole la sua originaria identità di slargo di accesso al centro Storico.

L'idea progettuale di Piazza Santa Teresa rappresenta l'esito di un concorso di idee indetto dal Comune di Altamura, nella consapevolezza che tali processi di pianificazione/ideazione consente

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all'Amministrazione di dotarsi di un parco progetti che garantisca anche requisiti di qualità architettonica.

All'interno del centro storico si articola una fitta rete di stradine e viuzze alcune delle quali oggetto di due interventi di rigenerazione urbana una nell'ambito del POC 5 e l'altra nell'abito del bando “Periferie” gestito dalla Città Metropolitana di bari denominato “Agorà”. Questo ulteriore sistema connettivo riqualificato (che prevede la ripavimentazione e la realizzazione di una parte di rete di raccolta di acqua piovana) raggiunge e collega il sistema di Edilizia Residenziale sociale “diffusa” che si insedierà nel centro storico e che avrà la doppia valenza di recuperare il patrimonio comunale storico dismesso e rispondere al disagio abitativo.

In particolare uno degli immobili interessati (ex Monastero di Santa Croce) in parte è stato restaurato e rifunzionalizzato con la destinazione ad ostello della gioventù con fondi PO FESR 2007-2013.

La rinaturalizzazione degli spazi urbani dimostra già la sua efficacia in questa parte di città attraverso interventi replicabili ed incrementali attuati da soggetti privati -imprese e terzo settore- che collaborano al miglioramento degli spazi urbani, come nel caso degli interventi di piantumazione di specie arboree lungo le vie Ottavio Serena, XX Settembre e P.zza Aldo Moro, attuati dall’ass. Urban Altamura con l’approvazione dell’amministrazione comunale.

Inoltre, l’ambito risulta oggetto di alcuni interventi complementari e sinergici, già attuati o programmati, volti ad incrementare la dotazione di servizi di comunità, a migliorare la mobilità e a riqualificare gli spazi pubblici, come:

- progetto “Rigenera Altamura”, per lavori di recupero e riqualificazione di alcune vie, claustri e piazze del Centro Storico (POC linea 5);

- l’intervento di Restauro e Risanamento conservativo della villa Comunale;

- recupero, consolidamento e ristrutturazione di palazzo Baldassarre finalizzato alla musealizzazione e valorizzazione dell’uomo di Altamura (APQ BCA14);

- intervento stralcio di recupero architettonico e funzionale dell’Ex Monastero S.Croce per la realizzazione di un ostello della gioventù e museo della Pietra (PO FESR 2007-2013 - Asse IV Az.4.1.3).

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LIVELLO 3.1

INTERVENTI

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Qe1. Riqualificazione di Piazza Santa Teresa

La Piazza di Santa Teresa di Altamura è situata in corrispondenza di uno degli estremi del “decumano” della città antica che collega altri due importanti luoghi quali il Duomo e Piazza Matteotti, entrambi aventi una propria identità storica e vocazione funzionale entrambi manchevoli della dovuta valorizzazione.

La Piazza di S. Teresa risulta caratterizzata da componenti architettoniche e urbanistiche degli spazi pubblici di interesse storico, considerati beni culturali, ai sensi della lett. g del comma 4 dell’art. 10 del D. Lgs. 42/2004 e pertanto sottoposti alla tutela del citato decreto. L’area pubblica, classificata nel vigente PRG coma zona A2 – Area di rispetto al Centro storico, è localizzata in adiacenza al perimetro del borgo medievale di Altamura (zona Nord) ed è crocevia di diverse strade pubbliche. Strada S.

Teresa di collegamento con il centro storico; via Maggio 1648 coincidente con il tracciato delle antiche mura della città antica; Corso Vittorio Veneto che attraversa centralmente la Piazza suddividendola in due distinte zona e via Gian Battista Castelli che delimita la chiesa di S. Teresa (sec. XVII) e l’adiacente monastero dei Teresiani.

In alcune planimetrie storiche, in corrispondenza dell’incrocio tra via S.

Teresa e l’omonima Piazza, è riportata la presenza di una porta o varco di accesso al borgo medievale, denominata anche Porta Santa Teresa.

Attualmente la zona centrale della piazza risulta occupata per un’ampia superficie da un manufatto adibito a servizi pubblici, da un chiosco per la rivendita di giornali.

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L’immagine urbana appare compromessa per la presenza di tali manufatti che interferiscono con la percezione visiva dell’intero prospetto della chiesa di S. Teresa e della cortina edilizia che delimita il centro storico; la pavimentazione del tratto terminale di via Maggio 1648 è in asfalto per agevolare l’attività commerciale del mercato ortofrutticolo che sino a poco fa si svolgeva nella piazza.

La presenza dei manufatti (e degli ingombri del mercato) deturpano altresì il decoro dello spazio urbano e della vivibilità del luogo comune. La piazza allo stato attuale assolve principalmente a due funzioni urbane differenziate: quella relativamente più recente di parcheggio per i residenti del centro storico e quella di sosta per pullman che da Altamura portano a Bari ed agli comuni limitrofi.

Alla luce delle succitate impressioni si noti come la Piazza abbia la sua parvenza di “non luogo” dovuta alle numerose modifiche a cui è stata sottoposta nel tempo, che hanno svalutato l’importanza storica di ingresso alla città e reso carente sia il grado di accuratezza estetica necessario a risaltare la memoria del luogo, sia la praticità di quegli elementi funzionali necessari a ottimizzare la qualità della vita e l’utilità stessa del luogo come punto di approdo e scambio intermodale.

Tra le varie criticità vi è senza dubbio l’eccessiva invadenza del traffico veicolare che, anche incorrettamente, toglie spazio e fruibilità al transito pedonale e talvolta non si riesce a comprendere quale sia il limite fisico tra le parti ovvero fin dove può arrivare un’auto e dove può passare una persona. Oltremodo la presenza di importanti istituzioni (la Chiesa di Santa Teresa, il Museo etnografico, la Tenenza della Guardia di Finanza) non è dignitosamente esposta alla Piazza, mentre i volumi dell’edicola e degli ormai vetusti bagni pubblici affiancati da un “improvvisato”

parcheggio sottraggono la percezione del ricordo delle tracce del passato (il punto della Porta d’ingresso alla città e il percorso delle antiche mura lungo via Maggio) e ogni possibilità a far sì che il luogo abbia una sua identità urbana.

Nel progettare la nuova configurazione di Santa Teresa è stata stabilita l’armonia tra le percezioni emozionali dell’architettura e gli obiettivi programmatici di un corposo elenco di funzioni, e tale impostazione progettuale ha generato la nuova spazialità del luogo che si può sinteticamente descrivere come un “altare silenzioso”, posto alla quota più alta della piazza, al riparo dalla travolgente confusione che gli sta intorno.

Lo spazio rigenerato offre al fruitore un luogo dotato di molteplici servizi utili a favorire l’aggregazione sociale, a rendere piacevole e confortevole l’accoglienza al turista, a valorizzare i segni che la storia ha lasciato in eredità.

La piazza – altare, fiancheggiata da un largo marciapiede lungo via Vittorio Veneto e il rinnovato Sagrato della Chiesa divengono quindi la

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tela bianca su di cui si dispongono i tre grandi sistemi funzionali e compositivi: la Storia, la Natura e la Mobilità.

L’unica architettura che si staglia dalla superficie è composta dal volume dei servizi igienici costituiti dal parallelepipedo in cemento e Corten, entrambi poi sono protetti da una sottile e apparentemente volante copertura in alluminio opaco bianco. La composizione di un tale insieme di volumi così scomposti e dalle ridotte dimensioni (l’ingombro massimo L x P x H = 2.3 x 11.0 x 2.8 m) è stata condotta con l’intenzione di liberare il più possibile lo spazio della piazza.

Le parti storiche consistono nel tracciato urbano di via Maggio e via Santa Teresa che al loro incrocio evidenziano la suggestione della vecchia porta di ingresso creandone la sua immaginaria impronta, e nel Sagrato dove particolari porzioni di basolato segnalano gli accessi agli edifici, in particolare quello per il Museo etnografico è arricchito da una insegna (una grande M e la ruota di un carro da contadino) in Corten il cui colore bruno richiama e omaggia gli arrugginiti utensili da lavoro esposti all’interno. Due lunghe fioriere poi demarcano l’asse visivo di via Santa Teresa verso l’omonima Chiesa.

Ciò che contribuisce a rigenerare in maniera integrante e sostanziale il luogo è il sistema della mobilità, un insieme di elementi architettonici e di attrezzature in grado di fornire alla persona, chiunque essa sia (pendolare, turista, passante, ciclista, autista), il supporto necessario alla modalità di trasporto con cui sceglie di muoversi. La generosa pedonalizzazione degli spazi, resa possibile grazie al rinnovamento delle carreggiate stradali, consiste nel restringimento della sede carrabile (via Maggio 1648, via Carlucci e via Santa Teresa) al solo transito dei veicoli a vantaggio dell’allargamento dei marciapiedi pedonali.

Il sistema degli elementi naturali è costituito da filari di alberi, siepi e specchi d’acqua che seguono le strade in direzione parallela e le facciate degli edifici prospicenti la piazza in maniera ortogonale individuando nuovi assi visivi oltre che coni d’ombra, punti di fresco e ambiti funzionali tra cui l’ampio spazio vuoto sulla piazza e l’area ludico – ricreativa composta da due giochi disegnati a pavimento (il twister e la campana).

Gli specchi d’acqua inseriti tra le basole in pietra offrono una variegata articolazione dello spazio e mitigano la calura estiva. Le autoctone essenze vegetali richiamano il paesaggio campestre e consistono in lecci, che lungo la trafficata via Vittorio Veneto fanno da barriera acustico – visiva, e piante aromatiche di rosmarino e lavanda (quest’ultima impiegata esclusivamente per le fioriere di via Santa Teresa), l’impiego di un limitato numero di essenze contribuisce a fornire all’ambiente più uniformità.

Gran parte della Piazza e del Sagrato sono pavimentati in pietra calcarea (tipo Trani) a finitura bocciardata, e in presenza degli elementi storici da esaltare (ingressi degli edifici, via Maggio e impronta della Porta) i filari di

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pietra seguono una propria direzione rispetto al resto della pavimentazione e la stessa bocciardatura si infittisce maggiormente offrendo al passante due diverse sensazioni visive e tattili con lo stesso materiale. L’impiego di basole tradizionali con bocciardatura artigianale è previsto per le strade carrabili di via Maggio 1648 e via Santa Teresa.

Ad articolare maggiormente la diversità materica si aggiungono e contribuiscono anche dei piccoli vialetti in cemento dal colore ambrato e ghiaia calcarea a vista (le due fontanine e l’accesso ad un palazzo).

Le parti metalliche del progetto sono fatte principalmente di acciaio Corten che col suo colore bruno risalta sulle tonalità chiare dei materiali minerari e ben si accorda negli interventi in contesti storici, materiali come l’alluminio opaco di colore bianco utilizzato nelle pensiline e il vetro aiutano ad esaltare il senso di leggerezza.

Il progetto della nuova piazza si spinge sino al dettaglio degli elementi di arredo urbano, caratterizzati da sottili e leggeri elementi in Corten che ironicamente sfidano le leggi della gravità.

L’intera linea di arredo è composta da portabici con colonnina per bike sharing, fontanine, sedute, cestini per la raccolta differenziata, pensiline e paline per le fermate dell’autobus e pali per illuminazione che integrati con delle luci segna-passo a pavimento illuminano di notte la piazza facendo risaltare maggiormente quelli che sono gli elementi storici.

Qe2. Valorizzazione di Via Vittorio Veneto-Via dei Mille-Viale Martiri

1799 mediante infrastrutturazione verde e percorsi ciclopedonali Per meglio comprendere lo schema direttore dei piani interessati dal

presente progetto si è preso in esame il “Piano del 1888 qui schematizzato, che rappresenta la sintesi progettuale di una idea di città moderna, adeguata alle nuove esigenze di igiene e di traffico veicolare.

L’ing. Calcaterra che lo progettò trasferì sulla pianta della città di Altamura, all’epoca ancora sostanzialmente chiusa all’interno delle mura, la prassi urbanistica vigente nella capitale, come in tutta Europa, prevedendo una alternanza di viali e slarghi organizzati su una struttura viaria anulare, così come stava avvenendo in altri centri limitrofi caratterizzati da una espansione a macchia d’olio.

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ll piano porta la data del 1888 e, pur essendo rimasto sostanzialmente inattuato, è un documento

di fondamentale importanza per una corretta interpretazione dello sviluppo urbanistico negli ultimi decenni del 1800 ad Altamura.

Il progetto pur confermando il rigido schema delle maglie di espansione, comune a tutti i centri limitrofi, ha il pregio di legare gli episodi urbani già esistenti in una sequenza di viali e piazze che ancora oggi si presenta come la parte più gradevole della città cresciuta fuori le mura.

A seguire verrà prevista la nuova direttrice di espansione: Viale Martiri del 1799 che si connetterà con l’attuale via Manzoni. ll piano porta la data del 1888 e, pur essendo rimasto sostanzialmente inattuato, è un documento di fondamentale importanza per una corretta interpretazione dello sviluppo urbanistico negli ultimi decenni del 1800 ad Altamura.

Il progetto pur confermando il rigido schema delle maglie di espansione, comune a tutti i centri limitrofi, ha il pregio di legare gli episodi urbani già esistenti in una sequenza di viali e piazze che ancora oggi si presenta come la parte più gradevole della città cresciuta fuori le mura.

A seguire verrà prevista la nuova direttrice di espansione: Viale Martiri del 1799 che si connetterà con l’attuale via Manzoni.

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La riqualificazione dei viali di attraversamento della città, Via Vittorio Veneto-Via dei Mille-Viale Martiri 1799, caratterizzati dalla presenza di elementi fisici o visuali connotanti il tessuto urbano (viali alberati, ville storiche, coni visuali, ecc…) mira alla salvaguardata, alla integrità e riconoscibilità degli ingressi e dei fronti urbani attraverso interventi di riqualificazione dei margini, alla salvaguardia e valorizzazione dei coni visuali e degli gli spazi pubblici, al rallentamento del traffico. In ciò anche utilizzando come riferimento progettuale le Linee guida per qualificazione paesaggistica e ambientale delle infrastrutture del PPTR.

L’intervento prevede la realizzazione di una rete di accessibilità e mobilità dolce, che accompagna la rete viaria carrabile e consente di raggiungere tutti i luoghi significativi delle città dell’area urbana da parte di tutte le utenze, diminuendo l’apporto del traffico automobilistico non attraverso i divieti, ma tramite un sistema di percorsi sicuri e attrattivi.

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Gli obiettivi dell’intervento da porre in atto sono:

- Riqualificare il viale storico, come elemento di connessione tra le componenti identitarie urbane e quelle patrimoniali, intervenendo sugli elementi che ne hanno compresso la riconoscibilità.

- Riconfigurare le sedi stradali urbane, con l’obiettivo della rìdistribuzione degli spazi strada a favore della creazione di percorsi pedonali e ciclabili; tale riorganizzazione della mobilità urbana attraverso percorsi sicuri e confortevoli, in grado di connettere le attrezzature e gli spazi pubblici ai tessuti residenziali, oltre a limitare l’inquinamento atmosferico, potrà rendere l’ambiente urbano più a misura degli abitanti.

Gli interventi saranno così articolati:

• realizzazione di una pista ciclabile;

• riconfigurazione e potenziamento delle partiture verdi e delle alberature;

• deimpermeabilizzazione superfici carrabili attraverso l’utilizzo di asfalto drenante e realizzazione di parcheggi verdi;

• deimpermeabilizzazione superfici pedonali con l’utilizzo di materiali minerali tipo masselli in cls;

• rain-garden nella definizione delle bordature tra fasce carrabili e fasce pedonali o ciclabili;

• illuminazione dedicata.

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Qe3. Recupero tecnico-funzionale dell’ex Palazzo dell’Acquedotto da destinare ad Hub di formazione digitale e condensatore sociale

L’ex palazzo dell’acquedotto si trova al vertice di una storica

matrice di penetrazione dal paesaggio murgiano, che da JESCE

connette al tratturo di Castellaneta, e sulla direttrice storica di Viale

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Martiri del 1799 che si delineò come nuova direttrice di sviluppo urbano dal 1800 in poi.

Il manufatto, denominato “Il Deposito dell’Acquedotto” è un importante esempio di architettura eclettica dei primi decenni del XX sec., in Altamura ed è sottoposto a Vincolo di Tutela, dell’art. 10 del Dlgs n.42 del 2004.

Tra il 1927 3 il 1929 fu realizzato ad Altamura il serbatoio pensile, inserito all’interno di un corpo di fabbrica progettato secondo la tipologia architettonica di un “castello medievale”, quando l’esigenza per l’arrivo dell’acqua era così sentita e di primaria necessità. Il fabbricato presenta paramenti murari esterni in grossi conci di pietra che ne esaltano l’impronta monumentale, celebrativa dell’allacciamento alla rete idrica, sottolineata dalla presenza del torrione angolare che ospita la scala. I fronti sono caratterizzati da monofore e trifore.

L’edificio si sviluppa su tre livelli con impianto planimetrico centrale e al quarto livello, a doppia altezza, vi era allocato il serbatoio dell’acqua. Ad ogni livello si accede tramite la torre della scala posta a Nord Ovest.

Il limite del lotto di pertinenza del fabbricato è delimitato da una recinzione metallica, giustapposta tra piloni in muratura che limitano la fruibilità dello spazio esterno e la connessione con le aree pubbliche contermini quale Piazza Moro e spazi verdi limitrofi.

Il progetto rappresenta una riflessione strategica sulla natura del rapporto tra l’immobile di valenza storico-culturale e lo spazio urbano di contesto. Riqualificando un sistema di spazi sottoutilizzati, abbandonati e degradati, il progetto individua una sequenza di spazi collettivi,

connotati da sua una precisa funzione urbana e pubblica, grazie a una forte alleanza pubblico-privata.

Particolare attenzione è stata posta al rispetto del sedime della fabbrica e alla sistemazione e il ridisegno delle aree esterne.

L’attività di progettazione ha visto il pieno accordo e collaborazione con Soprintendenza. È la mission di questo, innovativo progetto che vede la collaborazione di enti pubblici e privati che aprono le loro porte e creano un prezioso network mettendo al centro i giovani interessati ad acquisire le competenze necessarie alla digitalizzazione dei processi.

L’intervento proposto ha la precipua volontà di accentuare la vocazione di questo luogo che da “accumulatore di acqua” diviene

“addensatore sociale innovativo”, così il progetto scaturisce da

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quanto è esistente ed acquista nuova vita attraverso l’articolazione di nuove funzioni, fermo restando l’assoluta flessibilità della dotazione degli ambienti.

I punti di forza del progetto architettonico sono:

• rispetto rigoroso di ciò che è il manufatto architettonico;

• conoscenza dell’immobile e delle tecniche costruttive che gli sono proprie;

• flessibilità ed autonomia negli usi che consente sostenibilità d’impresa;

• economia di risorse e qualità di recupero ottenuti con bilanci per sub-sistemi;

• gesti progettuali sintetici che consentono armoniose integrazioni tra l’esistente e la costruzione di nuovi sub-sistemi.

Il progetto propone interventi di recupero e consolidamento dei volumi esistenti e di efficientamento energetico dello stesso, con l’obiettivo di disegnare anche un singolare rapporto con le aree pubbliche contermini e Piazza Aldo Moro, attraverso la apertura della recinzione esistenti e la riqualificazione delle aree verdi di pertinenza che così si connettono anche alla nuova viabilità ciclabile. È un richiamo esplicito all'apertura verso la città di un ambiente dove si contaminano culture e soggetti di diversa estrazione, accomunati dal pensare come la tecnologia può far vivere al meglio la città dalle persone che ogni giorno la popolano.

Un segnale urbano di elevata qualità nell’integrazione fra

l’architettura della fabbrica e le esigenze di funzionalità

innovazione e socialità.

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Qe4. Riqualificazione di Piazza Aldo Moro e connessione degli spazi verdi

Piazza Aldo Moro e le aree limitrofe si trovano al vertice di una storica matrice di penetrazione dal paesaggio murgiano, che da JESCE connette al tratturo di Castellaneta, e sulla direttrice storica di Viale Martiri del 1799 che si delineò come nuova direttrice di sviluppo urbano dal 1800 in poi.

Piazza Aldo Moro, è uno spazio pubblico collocato tra Viale Martiri del 1799 e Via Carpentino. Si tratta di uno spazio pavimentato in marmette, su cui si articolano le aiuole con bordature in cemento che ospitano le alberature. Da un punto di vista morfologico, la piazza ha una geometria rettangolare ed è separata da via Ugo Foscolo dalla porzione di superficie ricompresa tra Via Rovereto e Via Fiume.

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Per affrontare le criticità dell’ambito urbano a cui appartiene l’area oggetto di intervento, anche il DPRU individua per l’ambito obiettivi, coerenti con la finalità dell’Asse XII di perseguire il miglioramento della vivibilità e della sostenibilità nelle Aree urbane attraverso la definizione di una strategia di azioni interconnesse volte a introdurre un miglioramento duraturo nelle condizioni economiche, ambientali, climatiche, sociali e demografiche dei territori:

• Realizzazione di nuovi spazi pubblici e di aggregazione, migliorare la fruibilità degli spazi pubblici esistenti;

• Riqualificazione e rigenerazione del verde esistente ed implementazione del verde;

• Riqualificazione delle pavimentazioni esistenti o integrazioni ove assenti, relativamente alle sedi stradali, pedonali ed al superamento delle barriere architettoniche;

Il quartiere è caratterizzato da un minor pregio e dall’assenza di qualità paesaggistica del contesto urbano, pertanto si punta a costruire una nuova qualità paesaggistica dell’insediamento, attraverso interventi discreti e diffusi nel tessuto, volti a trasformare i luoghi esistenti.

La strategia mira a trasformare i luoghi del degrado attuale (spazi pubblici, edifici pubblici dismessi, aree naturali degradate) in nuove polarità urbane, realizzando nuovi spazi di aggregazione e coinvolgendo le fasce di popolazione a maggior rischio di esclusione sociale in processi positivi di inclusione, restituendo così al quartiere una nuova centralità.

I principali obiettivi sono:

1. Innescare processi di riappropriazione, sia degli spazi urbani qualificandone e implementandone l’offerta, sia identitaria nel raccordo con le componenti territoriali naturali e culturali, elevando i livelli di accessibilità e fruizione del paesaggio urbano;

2. Riqualificare i viali di accesso alla città, come elemento di connessione tra le componenti identitarie urbane e quelle patrimoniali rurali, intervenendo sugli elementi che ne hanno compresso la riconoscibilità.

3. Innovare in senso ecologico il ciclo locale dell’acqua, attraverso la diffusione della cultura della conservazione e del riuso delle acque e la realizzazione di impianti di riuso delle acque meteoriche per l’irrigazione delle aree verdi attrezzate.

Il tema della continuità costituisce la chiave del progetto: la continuità dello spazio, della natura (la continuità ecologica), delle funzioni, dei percorsi lenti e la continuità percettiva.

I materiali sono declinati secondo i principi della eco-compatibilità ed eco-sostenibilità. Si è fatta una riflessione anche sulla modalità di gestione delle aree verdi e dei nuovi giardini, la cui sistemazione e la cura potrà essere eseguita con la collaborazione dei cittadini, stimolando un processo di ri-appropriazione e riconoscimento (inteso come nuova

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conoscenza e presa di coscienza) dello spazio pubblico e dunque di costruzione di legami identitari. A questo scopo potrà essere definito, in collaborazione con le scuole, un calendario ludico-didattico di attività legate al fare e al sapere sui temi della natura e dell’ambiente.

Il nuovo disegno dello spazio pubblico vuole, semplicemente, attraverso la geometria del disegno delle superfici verdi e della pavimentazione di colore differente, riorganizzare le funzioni esistenti, migliorando la qualità delle superfici rendendole permeabili, differenziandone l’utilizzo e garantendone una maggiore flessibilità.

Nel disegno di progetto la nuova Piazza si dilata verso Est su via Rovereto attraverso una operazione di riconfigurazione complessiva e di connessione con l’area mercatale.

La costruzione di nuovi elementi di continuità, il miglioramento delle superfici in termini ecologici e spaziali, potrà sicuramente contribuire a rafforzare la valenza ambientale della Piazza del Mercato giornaliero esistente e del rapporto con le aree di pertinenza delle residenze e ad aumentare i livelli di qualità urbana dell’ambito e della città.

Il nuovo disegno delle aree esterne è accompagnato dalla riconfigurazione dei parcheggi e della viabilità carrabile anche in senso materico per cui saranno utilizzati materiali permeabili quali blocchi in masselli autobloccanti, drenanti e/o permeabili, riportando su una unica quota le superfici senza distinzione tra sezione carrabile e sezione pedonale e ciclabile.

Nella logica di rendere sostenibili gli interventi previsti e quindi di limitare i consumi di acqua, per il prato, sarà utilizzata una specie macroterma (Zoysia spp o Stenotaphrum spp) maggiormente resistenti all’ombra, alla salinità e con minori esigenze idriche e di manutenzione.

Le caratteristiche costruttive e i materiali di progetto rispondono alla doppia esigenza di “compatibilità ambientale” e di “durevole manutenibilità”, nel rispetto dell’ambiente naturale ed assolvono alle richieste prestazionali di ambienti esterni soggetti ad un uso intensivo.

Ogni componente edilizio introdotto nell’edifico storico è scelto secondo criteri di qualità, funzionalità, durevolezza e facile manutenzione cui un luogo di pubblica utilità deve conformarsi.

La scelta dei materiali è fortemente orientata su qualità eco-compatibili.

Materiali di origine vegetale o animale e materiali riciclati (per isolanti o sottofondi di pavimenti). Materiali pesanti (aggregati, sabbia) o di finitura (pitture e rivestimenti lapidei, ceramici, lignei, ecc.) di produzione locale per accorciare le distanze di filiera, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2.

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Qe5. Completamento del Recupero tecnico funzionale dell’ex Monastero di Santa Croce (Via Falconi angolo Via Turco) da adibire ad Housing Sociale

Il Complesso ex monastero di S. Croce che è stato interessato dai fondi del PO FESR 2007/2013 asse IV azione 4.1.1 e si è proceduto al recupero tecnico funzionale e al consolidamento del complesso per la realizzazione di un ostello della gioventù e museo della pietra. L'intervento ha riguardato però solamente la rifunzionalizzazione del piano terra, il piano primo adibito interamente a camere di ostello e servizi e il piano copertura a falde inclinate. Per incapienza dei fondi non è stato interessato dai lavori di recupero l'intera superficie del piano secondo del complesso che pertanto, allo stato attuale, risulta dismesso. Altre porzioni di fabbricato sono occupate abusivamente da famiglie svantaggiate e ne costituiscono la loro residenza.

L’intervento proposto è relativo al completamento del Recupero Tecnico Funzionale del Complesso già in atto e configura alcuni aspetti potenziali futuri allo sviluppo del progetto. In primo luogo, la nascita di una rete auto-gestita da parte dei partecipanti, che attiveranno un canale parallelo attraverso cui gestire la condivisione di alcuni servizi/necessità, dando un corpo all’idea di “condominio diffuso” proposta dal progetto, attraverso un’organizzazione autonoma. In secondo luogo, il dibattito e le riflessioni sollevate dalla proposta di ambito, hanno dato la possibilità di recepire, in progetti successivi, attivati stavolta dal Comune di Altamura in collaborazione con soggetti del privato sociale, la necessità di focalizzare gli interventi su un carattere di temporaneità, intendendola

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sia come una caratteristica della domanda di casa ma anche come una caratteristica dell’offerta, prediligendo forme di gestione che prevedano un’uscita non permanente di alcuni alloggi del Centro Storico di Altamura e dunque che privilegino l’affitto alla vendita.

Il fabbricato occupa un intero isolato, di considerevoli dimensioni e forma pressoché triangolare, ubicato al limitare sud-ovest del centro storico di Altamura e delimitato fra le vie Santa Croce, Giandomenico Falconi, Candido Turco e Piazzetta Santa Croce.

Nella sua condizione attuale, risulta essere il risultato di continue trasformazioni ed accorpamenti, a cominciare dalle strutture quattrocentesche, di cui sono rinvenibili solo sporadiche tracce, fino alla definitiva sistemazione ottocentesca ed alle trasformazioni occorse negli anni ‘50 e ‘60 del ‘900. Il risultato è una organizzazione planimetrica piuttosto complessa caratterizzata dalla presenza all’interno dell’isolato dell’ampia chiesa dedicata alla Santa Croce, praticamente priva di prospetti sulla pubblica via.

La storia dell'edificio, con annessa chiesa, che ancora oggi è conosciuto come Conservatorio di Santa Croce, è intimamente connessa a quella dell'omonima confraternita, che fortemente ne volle la costruzione e che per circa tre secoli ne ha gestito le sorti.

L’antica chiesa di Santa Croce, ancora esistente con l’annesso Conservatorio, è una fondazione tra le più gloriose e ricche di storia della città di Altamura, voluta da un gruppo di laici, che, in detta cappella e nelle fondazioni ad essa aggregate, vollero esprimere la loro fede e il desiderio di fare del bene ai fratelli più bisognosi, offrendo le proprie ricchezze e la propria opera, in un clima di libertà, di atteggiamenti e di azioni, spesso in contrasto ed in conflitto con le varie autorità religiose e civili, che in essa cercavano d’inserirsi.

La chiesa, l’annessa confraternita, l’ospedale prima e poi il conservatorio ci rivelano in cinque secoli e più di storia una suggestiva visione sia delle opere ad essi connesse, che di tutta la vita cittadina, vista da angolature diverse, nei vari momenti che caratterizzano la vita dell’ente.

Di notevole importanza risulta essere il Cenno Storico del Conservatorio scritto nel 1866 dagli amministratori dello stesso (la gestione era già passata dalla confraternita al comune nel 1841), documento annesso allo Statuto approvato da Eugenio di Savoia, luogotenente di S.M. Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, con decreto firmato anche dal Ministro Ricasoli.

Però la storia descritta all’interno del Cenno Storico è molto incompleta e basata esclusivamente su quanto riferito dai pochi e preziosi documenti in possesso dell’Ente.

Attualmente una parte della volumetria situata a Nord dell’edificio è utilizzata per abitazioni private concesse in fitto dal comune, mentre il piano terra, in parte è occupato dalla chiesa, dai locali ad essa connessa, dall'archivio di Santa Croce, mentre la restante superficie è occupata da locali di natura commerciale e deposito, gestiti da privati, anch’essi in fitto. 
Solo alcuni locali al primo ed al secondo piano sono concessi dal

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comune ad associazioni che ne fanno richiesta, a dispetto dell’enorme superficie a disposizione.

Il progetto prevede il recupero, consolidamento e la rifunzionalizzazione degli ambienti prospicenti via Falconi e via Candido Turco.

Il completamento del Recupero dell’ex Convento di Santa croce il cui progetto prevede la realizzazione di alloggi di social housing su un edificio vincolato per le sue qualità storico-artistiche e architettoniche, rappresenta un unicum nel panorama architettonico del Comune di Altamura.

Il progetto racconta il processo di cambiamento in atto nelle modalità di realizzazione di interventi di edilizia sociale, sotto il profilo economico- finanziario, procedurale, progettuale ed operativo.

Evidenzia come i temi dell’innovazione tecnologica e dell’efficienza energetica risultino oggi strumenti indispensabili per coniugare la qualità progettuale e costruttiva con le trasformazioni in atto nei modi di abitare e di vivere.

Il caso-studio della residenza temporanea nel nucleo antico di un centro urbano e su un edificio vincolato è emblematico del cambiamento in atto nei modelli di intervento e dal ruolo centrale assunto, in questi anni, dal cluster di ricercatori sull’approccio metodologico-progettuale, finalizzato al coordinamento ed alla gestione di nuovi modelli di intervento nel campo della rigenerazione architettonica e della riqualificazione energetico-ambientale del patrimonio edilizio storico vincolato.

L’obiettivo specifico del progetto di recupero prevede la definizione di quadri metodologici per le fasi di conoscenza/diagnosi degli edifici preesistenti finalizzati alla individuazione di linee-guida per la riqualificazione energetica degli edifici stessi; la definizione di “protocolli speditivi” per la diagnosi dello stato di fatto energetico e la formulazione di scenari comparativi di rigenerazione e retrofit; la progettazione di interventi di retrofit su involucri e su unità spazio-funzionali mediante soluzioni tecnico/costruttive leggere, reversibili, adattabili ed a basso costo per garantire buoni livelli di flessibilità tecnologica e funzionale.

La strategia si pone l’obiettivo di dare una risposta alle condizioni di povertà abitativa, ovvero alle situazioni di disagio abitativo ivi comprese quelle di rischio abitativo e di esclusione abitativa o mancanza di dimora.

Con questo intervento si intende sperimentare, in sinergia con le attività che già vi si svolgono e negli spazi disponibili dell’ex Convento di Santa Croce. Gli interventi:

• Recupero e consolidamento delle facciate

• Efficientamento energetico

• Rifunzionalizzazione Social Housing con la realizzazione di 7 alloggi Al primo e al secondo piano troviamo residenze di varie tipologie e appartamenti destinati esclusivamente all’housing sociale. La suddivisione degli spazi è stata effettuata nel rispetto dell’impianto architettonico dell’edificio.

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Qe6. Ristrutturazione edilizia di immobili comunali del centro storico per housing sociale diffuso (Corso Umberto 1° n.68, Corso Federico II n.10, Claustro San Vincenzo n.16/17/19/20)

Gli immobili sono localizzati nel nucleo antico e più precisamente due di essi sono prospicenti nel quadrante nord est del centro storico, l’immobile sito in C.so Federico II di Svevia n.10 e l’immobile sito in Claustro San Vincenzo n.16/17/19/20, mentre l’ultimo ne versante sud est lungo l’arteria extramurale in C.so Umberto 1° n.68.

L’immobile di proprietà comunale sito in Claustro San Vincenzo n.16/17/19/20 versa in condizioni di degrado. Oltre ad essere vistosamente ricoperto, in diversi punti, da vegetazione parietaria, è diventato ricovero di diversi volatili e roditori, che introducendosi nell'immobile contribuiscono a compromettere le condizioni igienico sanitarie presenti.

Si sviluppa su due livelli e un seminterrato ed è allocato all’interno di un

”Claustro” un esempio abitativo di piccole etnie e delle loro culture i claustri, dal latino “Claustrum” (spazio chiuso) o “Gnostre” in dialetto locale, sono il simbolo di una città poliedrica e ricca di storia millenaria come Altamura che pone le sue fondamenta nel 1232 quando l’imperatore Federico II di Svevia, il Puer Apuliae, con l’intento di ripopolare la città, concesse esenzioni fiscali a nobili feudatari e latifondisti greci, latini, ebrei e arabi che, inseguito al privilegio assegnato, confluirono tutti nel nostro territorio tanto da formare una comunità variegata e armoniosa, caratterizzata dalla simbiosi delle varie etnie.

Riferimenti

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