CAPITOLO 2
BAMBÙ: INFORMAZIONI GENERALI
Bambù è un termine comune che descrive un gruppo di erbe legnose (sottofamiglia Bambusoideae, famiglia Andropogoneae/Poaceae). Il bambù comprende 1250 specie all’interno di 75 generi diversi. Il numero esatto è difficile da determinare perché la classificazione tassonomica si basa sull’osservazione dei fiori e quelli del bambù a volte non nascono anche per 120 anni, inoltre non è molto semplice distinguere fiori di specie diverse (proprio perché sono di difficile osservazione).
Il bambù è una pianta sempre verde che non perde le foglie durante l’autunno, anzi rimangono verdi per almeno metà dell’inverno per poi, a inizio primavera, lasciare il posto a quelle nuove. Il bambù è una pianta resistente e molto vigorosa, infatti anche se il fusto e le foglie sono seriamente danneggiati, la pianta può rigenerare e continuare a vivere.
Una altra caratteristica peculiare è che la larghezza del tronco appena fuoriuscito dal terreno è la stessa che avrà l’intero fusto una volta cresciuto. Inoltre questa pianta raggiunge la sua massima altezza durante il primo anno di vita, negli anni successivi nasceranno solamente nuovi rami, foglie e piccole piantine attorno al pianta originale.
La struttura principale della pianta è costituita dalla canna, che sporge fuori dal terreno, unita alle radici. Come è facile osservare sono entrambe formate da una serie di nodi e internodi.
Un ulteriore aspetto che fa del bambù un materiale degno di interesse è senza dubbio la velocità con cui cresce. Infatti ha un ciclo di vita
molto breve, se paragonato a quello di un albero da cui si ricava il legno. Può esser tagliato dopo 3-5 anni al contrario del legname che richiede dai 10 ai 50 anni. Grazie alla crescita così rapida da un ettaro di terreno per ogni anno si può ricavare 25 volte più bambù, in termini di peso, che di legno.
Inoltre l’impatto ambientale dato dal suo taglio è bassissimo proprio perchè la sua ricrescita non richiede molto tempo.
È possibile quindi affermare che il bambù è un materiale (e non una semplice erba) che in molti casi può degnamente sostituirsi al più comune legno.
2.1 Dove si trova
Il bambù cresce principalmente nei tropici, ma si trova naturalmente anche in zone subtropicali e temperate di tutti i continenti, eccetto che in Europa, a latitudini da 46° N a 47 ° S e dal livello del mare fino a 4000 m d’altezza.
L’Asia conta circa 1000 specie che coprono un’area di 180,000 km² (metà della Germania o circa il 2% degli USA). La maggior parte di queste sono presenti naturalmente più che come piantagioni o coltivazioni importate. Solo la Cina conta 300 specie di 44 generi diversi che occupano 33,000 km² o il 3% dell’area forestale totale. Altre nazioni con una produzione e utilizzazione significativa sono il Bangladesh, l’Indonesia e la Tailandia.
2.2 Struttura del Bambù
La microstruttura di una parete di una canna di bambù può essere osservata nella fig. 2.4. La parte esterna, come evidenzia il colore più scuro, è più densa di quella interna. Questo aspetto è dovuto alla maggiore percentuale di silice presente. La silice fa dell’esterno della canna un sorta di corteccia più resistente dell’interno. È importante osservare che nonostante questo materiale protegga il bambù da agenti esterni lo rende più difficile da tagliare (ne aumenta la durezza). I punti neri che vanno decrescendo da sinistra a destra sono vasi e cellulosa. La cellulosa funziona da elemento di rinforzo per la sezione, si comporta come l’acciaio all’interno del cemento armato o delle fibre in vetro all’interno del calcestruzzo fibrorinforzato. Questa particolare distribuzione aumenta di almeno il dieci per cento la resistenza a flessione del materiale rispetto a quella che avrebbe con una più equa disposizione. Il bambù si presenta quindi come un esempio di un’ azzeccata ottimizzazione strutturala da parte della natura (è come se realizzassi un tubo in acciaio con un materiale più resistente sull’esterno e meno all’interno).
fig. 2.4 vista microscopica della sezione trasversale della canna
I vasi si fanno carico del trasporto del nutrimento della pianta durante la sua vita.
Il materiale fra i punti neri è chiamato “parenchima” ed è la matrice in cui le fibre sono alloggiate ( un po’ come il calcestruzzo fra le barre in acciaio). Approssimativamente una sezione di una canna di bambù è composta per il:
40% fibre
50% parenchima
Come è già stato accennato al contrario del legno la pianta di bambù non si sviluppa radialmente durante la sua vita, le sezioni trasversali non presentano i classici cerchi tipici degli alberi. Questo aspetto è importante perché non sono presenti elementi che ridurrebbero la resistenza del materiale.
A livello più generale (fig. 2.5) la canna di bambù può essere divisa in tre parti, i nodi, gli internodi e i diaframmi.
2.3 Proprietà fisiche
Lo studio delle proprietà fisiche (densità, contenuto di amido, durezza ecc.) del bambù è molto importante perché sono in stretto legame con quelle meccaniche, pertanto la loro conoscenza non solo è utile per classificare la specie ma è fondamentale per determinare i parametri meccanici di ogni tipologia di bambù.
2.3.1 Contenuto di amido
La caratteristiche meccaniche del bambù sono molto influenzate da questo parametro. Il contenuto di amido è il peso della quantità di acqua presente all’interno della canna espressa in percentuale del peso asciutto.
In condizioni di bambù verde il contenuto di amido varia fra 40% e 150%, con valori maggiori negli strati interni della canna.
Il contenuto di amido tende a decrescere dopo che la pianta è stata tagliata; questo processo non è istantaneo e purtroppo per il materiale è causa di debolezza. L’amido è la sostanza che attira funghi e insetti, infatti come vedremo più avanti i trattamenti preservati mirano principalmente a ridurre il suo contenuto. Una volta che l’amido lascia i vasi è sostituito dalla lignina, che ricordiamo è l’elemento che rinforza e aumenta la resistenza della canna, quindi riuscendo a velocizzare questo processo è possibile ridurre il tempo necessario per avere il materiale disponibile.
2.3.2 Densità
La densità del bambù è una proprietà molto importante, non tanto per il suo valore che è simile a quella del legno ma per il fatto che attraverso studi statistici è stato possibile, con la dovuta approssimazione associarla alle proprietà meccaniche.
Questo parametro rappresenta la massa del materiale per unità di volume. Dipende dalla quantità di fibre attorno ai vasi, dal loro diametro e dallo spessore delle cellule. La densità cresce dalle zone centrale a quelle periferiche e dal basso alle parti più alte della canna, in accordo con l’aumento della percentuale di fibre.
2.3.3 Punto di equilibrio del contenuto di amido
Bambù e legno sono materiali igroscopici, vale a dire che se messi in un ambiente umido assorbono acqua dall’esterno mentre se l’atmosfera è eccessivamente secca tendono a perdere amido contenuto al loro interno. valore per cui non ho ne perdita ne assorbimento di acqua è chiamato punto di equilibrio del contenuto di amido. A temperatura costante dipende esclusivamente dall’umidità relativa.
2.3.4 Punto di saturazione delle fibre
L’amido nel bambù verde è in parte contenuto all’interno delle pareti delle cellule e in parte si trova nelle zone interstiziali delle cellule trattenuto da forza capillari.
Quando la pianta inizia ad asciugarsi le pareti delle cellule non espellono amido fino a che le cavità interstiziali non sono vuote. Il punto in cui queste cavità si sono svuotate e le pareti delle cellule sono completamente sature è il punto di saturazione delle fibre.
2.3.5 Conduttività termica
La conduttività termica è una misura di quanto calore si possono scambiare le diverse parti di un materiale soggetto a gradiente termico. Esperimenti hanno dimostrato che per il bambù è leggermente superiore a quella del legno ma con poco influente variazioni.
2.3.6 Durezza
La corteccia esterna della canna di bambù è composta da due strati epidermici di cellule ad alto contenuto di silice. Inoltre la superficie laterale è costituita da uno strato lucido che nell’insieme fornisce notevole durezza e impedisce a funghi e insetti di attaccare il fusto della pianta.
2.3.7 Forma
Il peso di una costruzione in bambù è inferiore rispetto ad una analoga in legno oltre che per la diversa densità anche per la differente forma delle sezioni trasversali. Infatti mentre la trave di legno, a meno di particolari lavorazioni, è in parete piena, quella in bambù è cava. Ciò non causa significative diminuzioni di resistenza, al meno a flessione, e comporta, come detto una significativa diminuzione dei carichi permanenti.
2.4 Proprietà meccaniche
Le specie di bambù esistenti sono più di mille, e come detto, alcune dal punto di vista costruttivo hanno caratteristiche migliori di altre, questa differenza è dovuta al fatto che la struttura della canna di ogni specie è differente dalle altre e ciò determina diversità anche nelle proprietà meccaniche. Pertanto non è possibile fornire regole generali e precise per individuare, ad esempio la tensione di rottura di una canna o, piuttosto, il suo modulo di elasticità longitudinale.
Innanzi tutto è importante osservare che il bambù è un materiale anisotropo, ciò significa che il suo comportamento varia al variare del modo in cui è sollecitato. Possiede infatti una resistenza diversa a trazione e a compressione, se sollecitato nel senso delle fibre o ortogonalmente ad esse. Analogamente il modulo di elasticità varia con il modo in cui è caricato.
Nel corso degli anni però sono stati svolti studi con lo scopo di individuare aspetti generali che potessero essere estesi a tutte le specie. In particolare Janssen (1981) fornì, nell’ambito della propria tesi di dottorato, i risultati di una ricerca accurata su test eseguiti su canne di bambù. I test furono condotti con alcune semplici ma importanti ipotesi di base:
specie e età del bambù definita e costante, in particolare fu usata la Bambusa Boleana, originaria delle Filippine di tre anni di età
contenuto dell’amido controllato
nei test di compressione la lunghezza della canna era costante
furono testate sia canne intere che pezzi, in questo ultimo caso possedevano tutti la stessa forma
furono testati pezzi provenienti dalle tre zone principali della canna, vale a dire base, parte centrale e sommità
furono eseguiti test con carichi di breve e lunga durata
Dall’analisi di questo studio e dalle osservazioni contenute nella tesi di dottorato di Arce (1993) e dal lavoro di ricerca Hidalgo (1981) è possibile effettuare importanti considerazioni sulle proprietà meccaniche del bambù.
2.4.1 Resistenza a trazione
Come già detto al fine di determinare la resistenza a trazione di una canna di bambù è necessario innanzi tutto definire la specie che si sta adoperando. Infatti molti studi sono stati condotti tralasciando o riportando informazioni errate pensando che questo particolare non fosse importante. Caso significativo è quello del Sud America dove, ad esempio per la Guadua Angustifilia Kunt, esistono molti e differenti nomi locali diversi da regione a regione e da stato a stato che spesso hanno portato addirittura a credere di trovarsi di fronte a due specie diverse. Secondo aspetto da chiarire è il modo in cui i test vengono effettuati. Infatti come è stato detto la resistenza della canna è collegata a diversi fattori, fra i quali, forse il più importante, è la densità di vasi e fibre. Questi elementi, in particolare le fibre, costituiscono la parte più resistente del bambù, in pratica sono ciò che fornisce resistenza alla canna, quindi, in linea generale, maggiore è la loro densità e maggiore è lo sforzo che la canna può sopportare. Molto spesso i test di trazione vengono effettuato su strisce di bambù e non sull’intera canna per problemi legati a difficoltà di afferraggio dei provini alla macchina di prova. Poiché la concentrazione di fibre è maggiore nella zona esterna della sezione è molto importante definire quale parte della canna è stata esaminata per effettuare il test (ovviamente a meno che il test non sia stato eseguito sull’intera canna). Terzo aspetto, anch’ esso molto importante consiste nello specificare da quale zona della canna di bambù proviene il provino che verrà testato. Per la maggioranza delle specie la resistenza a trazione aumenta dalla zona di base della canna fino a circa metà fusto per poi diminuire avvicinandosi alla cima pur presentando valori sempre maggiori di quelli della sezione di base.
Questo comportamento è giustificato dal fatto che le zone di internodo più lunghe (e quindi anche le fibre) si trovano nella parte centrale della canna. A titolo di esempio sono riportati dati ricavati da Sjafii (1984):
La resistenza a trazione oltre a variare lungo l’altezza della canna cambia anche passando dalla zona centrale di internodo e avvicinandosi verso il nodo. Infatti in questo passaggio le fibre diminuiscono di area e di lunghezza causando diminuzione di resistenza. Come è possibile in tabella 2.2, dai dati dei test effettuati da Zen, Li, Zhou (1992) la resistenza a trazione di un provino coi nodi è 19.2% minore di uno senza.
tabella 2.2
Questi risultati sono in accordo a quanto riportato da Arce (1993) il quale valuta la resistenza della zona dei nodi 80% di quella di internodo.
Un ulteriore aspetto da tenere presente nella studio di una canna di bambù riguarda il restringimento della sezione trasversale come conseguenza della perdita di amido. Infatti una volta che la canna viene tagliata inizia un processo di essiccazione che in generale permette al materiale di migliorare la propria resistenza e aumentare la propria rigidezza. È ovvio che il bambù utilizzato a fini strutturali è quello in cui il contenuto di amido è il più basso possibile. È altresì importante notare che questa diminuzione di sezione è dovuta principalmente agli strati esterni della canna dove sono concentrati il maggior numero di vasi. Ciò causa uno stato di tensione ortogonale all’asse della canna che può causare fessurazione degli strati interni e inevitabile diminuzione delle caratteristiche meccaniche del materiale.
La canna di bambù potrebbe anche essere vista come un materiale composto, in cui la matrice è costituita dal parenchima e il rinforzo dall’insieme vasi e fibre. Per questo motivo aumentando il numero di fibre aumenta anche la resistenza del materiale, osservando che il maggior contributo al peso dell’elemento è proprio fornito da questo componente si capisce il motivo per cui è stato possibile determinare una correlazione fra densità e caratteristiche meccaniche del bambù. Però come tutti i materiale compositi la resistenza può aumentare fino ad un valore limite dopo di che il
bambù diventerebbe eccessivamente fragile. Infatti le fessure dovute al restringimento di sezione trovano il punto di innesco nei punti di contatto fra vasi e matrice, se la distanza fra gli elementi di rinforzo è eccessivamente ridotta la matrice non potrebbe svolgere il ruolo benefico nella limitazione della fessurazione.
2.4.2 Resistenza a compressione
La resistenza a compressione indica la capacità del bambù nel resistere a carichi paralleli al proprio asse. Più rigide e percentualmente estese sono le fibre, maggiore è la resistenza del materiale.
Il legame fra il contenuto di amido e la resistenza a compressione per il bambù è simile a quella che esiste per il legno; ciò significa che questo valore aumenta passando dal bambù verde appena colto a quello stagionato. Su test effettuati da Hidalgo nel 1978 su 76 specie di Guadua Angustifolia l’autore osservò che la resistenza aumenta con l’età e con l’altezza da cui viene prelevato il provino lungo la canna. Il valore massimo osservato fu di 705 daN/cm² in cima ad una canna di 5 anni e quello minimo fu di 261 daN/cm² in una canna di un anno di età.
Per cui resistenza a trazione, compressione e flessione aumentano con l’altezza, quelle a flessione e compressione inoltre aumentano anche con l’età, almeno fino a 7-8 anni in dipendenza della specie.
Molto spesso nell’effettuare test di compressione sono state trascurate la scelta delle dimensioni del provino, della posizione della canna e soprattutto la presenza o meno di nodi nel pezzo da testare. Come già osservato, la dimensione delle fibre si riduce passando dalla parte centrale di internodo verso quelle laterali e con essa anche lo spessore diventa più piccolo, di conseguenza anche il valore di resistenza ottenuto dai test subisce variazioni significative variando la parte di canna testata.
A tal proposito Janssen nel 1981 sviluppò una notevole e precisa letteratura al riguardo, effettuando test su Bambusa Blumeana. Riassumendo, il suo lavoro consistette nel considerare provini di 50, 100 e 200 mm di altezza con diametro compresi fra 70 e 90 mm e spessore fra 5 e 9 mm. Le variabili considerate furono:
Contenuto di amido
Posizione lungo la canna
Presenza o meno di nodi e internodiLa velocità di prova fu fissata fra 2.7 e 3.2 KN/s o 1.5 N/mm² per una velocità di deformazione di 0.02 mm/s.
L’autore osservò che la crisi avveniva per fessurazione o rottura del bambù. Furono registrate tensioni comprese fra 60 e 176 N N/mm². Il parametro altezza del provino e presenza di nodi non giocavano un ruolo significativo sulla resistenza del provino. Fu possibile determinare una correlazione fra densità e resistenza a trazione:
fc= 0.0075 ρ per bambù verdeFu così possibile concludere che:
Il contenuto di amido è significativo
Numero di nodi e internodi in un provino non sono significativi a patto che siano presenti entrambi
Altezza del provino fino a 3 volte il diametro non è significativa
Invece che di bambù intero è possibile utilizzare lamine di bambù per determinare il limite inferiore raggiunto nel 5% dei casiComportamento strutturale
La struttura anatomica di una canna di bambù consiste, come già visto, in fibre e vasi che corrono paralleli lungo il fusto senza alcun elemento radiale come nel caso del legno. La canna consiste in un materiale composto da fibre molto resistenti e una matrice relativamente debole. L’esame di elementi corti sottoposti a compressione conduce ad osservare quattro possibili meccanismi di rottura.
1. nel caso in cui il provino sia inserito all’interno della macchina di prova in modo da non avere alcun attrito all’estremità o sia comunque trascurabile lo stato tensionale è rappresentato in figura 2.6.
La rigidezza assiale varia lungo l’asse della canna e più precisamente decresce dalla zona esterna verso quella interna, ciò implica che anche la distribuzione delle tensioni non sia uniforme e induce una maggiore concentrazione nella zona esterna. L’effetto globale è la generazione di un momento flettente come indicato in figura.
Lo sforzo normale risultante nella zona esterna è maggiore di quello che sia nella parte centrale, ciò causa un effetto simile a quello generato dalla riduzione di sezione a seguito della perdita di amido e cioè per effetto Poisson le fibre esterne tendono a comprimere quelle interne. Inoltre sempre a causa di questa differenza anche gli spostamenti dell’anello esterno sono maggiori di quello interno causando fessurazioni anulari.
Pertanto la rottura si raggiunge quando le tensioni di trazione che nascono per effetto Poisson raggiungono e superano la massima resistenza a trazione trasversale.
Inoltre in questa situazione potremmo anche concludere che le fibre giocano un ruolo sfavorevole nella resistenza a compressione del bambù.
fig.2.6 stato tensionale della sezione compressa
2. quando il provino è eccessivamente corto è possibile che la crisi sia dovuto alle eccessive tensioni tangenziali che nascono nei punti di contatto con la macchina di prova. Questo meccanismo di rottura è simile a quello che è possibile osservare in altri materiali.
3. in presenza di particolari condizioni iniziali legati alla geometria del provino, vale a dire quando l’influenza della variazioni di sezione non è trascurabile in combinazione all’attrito nei punti di contatto con la macchina di prova, nasce un momento radiale come illustrato in figura 2.7
2.4.3 Resistenza a flessione
La corteccia che avvolge esternamente l’intera canna, oltre a proteggerla dall’attacco di funghi e insetti, aumenta notevolmente la resistenza a flessione del materiale.
Sottoposto a sollecitazioni flessionali l’elemento in bambù presenta ovviamente una zona tesa ed una compressa, se accompagnato dal taglio si generano tensioni tangenziali che interessano principalmente la parte centrale della sezione.
La rottura quindi può esser dovuta o a eccessive tensioni tangenziali che iniziano a fessurare la zona attorno all’asse neutro indebolendo irreparabilmente la canna oppure l’eccessiva compressione può non esser potuta sopportare dalla canna che inizia a fessurarsi raggiungendo così la rottura.
È però interessante notare che al contrario del legno la rottura non avviene perché le singole fibre si spezzano, ma è piuttosto dovuta alle fessure longitudinali che si creano a causa della scarsa resistenza in direzione ortogonale all’asse della canna (fig.2.8).
fig 2.8 fasi di rottura per flessione
Questo aspetto è sicuramente positivo, perché le fessure, almeno in una prima fase si propagano fino ai nodi più vicini i quali offrono così una certa resistenza post critica all’elemento. Inoltre è possibile riparare temporaneamente la canna semplicemente fasciando la parte fessurata e poter così rimandare la sostituzione dell’elemento che, specialmente in determinati contesti, può non essere così semplice.
La resistenza a flessione dipende principalmente dal numero di fibre quindi è varia considerevolmente lungo la canna, all’interno della sezione e da specie a specie. Ad esempio nella zona esterna ho valori 2-3 volte di quelli determinabili nella parte interna.
Diminuendo lo spessore della canna aumenta la densità del materiale, aumenta il numero di fibre di conseguenza anche la resistenza a flessione è maggiore. Infatti la percentuale di parenchima diminuisce e la quantità di fibre rimane sostanzialmente invariata.
2.4.4 Resistenza a Taglio
Al contrario di ciò che molti pensano il bambù non è un albero ma una pianta arborea e, in quanto tale, ha una struttura anatomica diversa e con essa il comportamento strutturale. In particolare non ha cellule radiali che, nel legno, incrementano la resistenza a taglio. Questo è il motivo per cui il comportamento a taglio del bambù è poco soddisfacente e la presenza dei nodi offrono solo un modesto miglioramento.
fig. 2.9 rottura per taglio
Il alcuni casi però la bassa resistenza a taglio può esser un vantaggio infatti quando il bambù è impiegato in strisce è molto semplice ottenerle e non richiede particolari strumenti di lavorazione.
2.4.5 Principali fattori esterni che influenzano le proprietà
meccaniche
Clima
Gli studi condotti da Gnanaharan (1991) relativi alle proprietà fisiche e meccaniche su Dendrocalamus strctus cresciuti a tre diverse altitudini (1000 – 200 – 800 metri) e con tre diversi livelli di precipitazioni annuali hanno dimostrato che i campioni cresciuti in ambienti più secchi possiedono zone di internodo più lunghe e soprattutto caratteristiche meccaniche migliori.
Topografia
In Indonesia la popolazione che vive nella parte ovest dell’isola di Java utilizza la specie di bambù Gigantochloa pseudo-arundinace per costruire abitazioni. Essi credono che la miglior qualità, vale a dire quello che maggior resistenza sia quello che cresce sulle pendici delle colline piuttosto che quello, più facilmente raggiungibile, che nasce nella valle. Lo studio di Soeprayitno ed altri (1988) ha messo in evidenza che questa credenza è scientificamente giustificata in quanto il peso specifico, resistenza a trazione e flessione sono sostanzialmente maggiori nei campioni provenienti dalle colline.
Questo aspetto è molto importante perché, in particolar modo in ambito rurale, non è necessario utilizzare un trattore (spesso difficile da reperire) per spianare la futura piantagione di bambù. Inoltre il bambù (in particolare le specie monopodiali) è un’ottima pianta per prevenire l’erosione del suolo.
Altitudine sul livello del mare
Guadua Angustifolia è una specie che cresce dal livello del mare fino a circa 1800m. Le proprietà meccaniche migliori sono però sviluppate a circa 1400 m in terreni vulcanici. Inoltre le piante che crescono in quota hanno diametri maggiori rispetto a quello che, ad esempio, crescono sulle coste dell’Ecuador, 14- 16 cm contro 9-10 cm.
È possibile quindi concludere che non posso utilizzare dati relativi alle proprietà meccaniche di campioni che crescono sul livello del mare per elementi strutturali realizzati con altri che provengono da quote più alte, e viceversa. È quindi necessario studiare le proprietà meccaniche per ciascun altezza di provenienza.
2.4.6 Osservazioni
Il bambù non è ancora sicuramente un materiale sufficientemente studiato dal punto di vista scientifico per cui nell’analisi strutturale sono presenti incertezze abbastanza elevate di cui è
necessario tenerne in conto. Ma, come è stato possibile constatare, attraverso semplici considerazioni ed osservazioni è possibile avere un orientamento chiaro e un ordine di grandezza dei parametri in gioco, in particolare:
La specie è fondamentale per conoscere la resistenza che un pezzo può offrire La densità gioca un ruolo fondamentale, infatti quando aumenta, aumenta anche il numero di cellule più resistenti (fibre) di conseguenza aumenta la resistenza
La base della pianta è generalmente meno resistente di quella più alta
Le fibre interne della sezione trasversale hanno un contenuto di cellulosa minore di quelle esterne e sono perciò meno resistenti
Si ha un significativo aumento di resistenza con l’età in particolare da sei mesi ai due anni e mezzo
Nei test di rottura a flessione si ha un comportamento significativamente diverso da quello del legno. Come è noto nel caso di flessione pura una parte della sezione è tesa e l’altra è compressa. In questa ultima però nascono in senso ortogonale alle fibre tensioni di trazioni, le quali sono difficilmente sopportabili dal bambù. Per questo motivo sorgono delle fessure che si propagano fino a che non incontrano un nodo, questo elemento le blocca e garantisce così che il resto della sezioni conservi la propria forma, aumentando anche ovviamente la resistenza globale della canna. C’è da dire che il tratto di internodo fessurato ha perso la propria forma originale e quindi parte della sua capacità resistente, per cui il valore massimo in termini di tensione raggiungibile è inferiore a quello possibile in caso di trazione pura. La rottura avviene quindi quando la fibra inferiore della sezione maggiormente caricata ha raggiunto la massima tensione possibile.
Janssen osservò inoltre che dal punto di vista ingegneristico era importante avere informazioni meno precise, forse, ma più immediate per sapere se una certa canna di bambù è adatta o meno a un determinato impiego. Per questo motivo, elaborando dati propri e quelli di altri autori fornì semplici relazioni fra la densità e le caratteristiche meccaniche, quali resistenza a trazione, compressione, flessione, taglio.
Compressione Flessione Taglio
Bambù asciutto 0.094 0.14 0.021
2.5 Silvicultura
Nei paesi in cui il bambù rappresenta un valore economico e non solo un materiale di fortuna sono state sviluppate strategie per la sua conservazione, per la sua diffusione e per lo sfruttamento in modo razionale. Paesi come l’India, Cina, Giappone, Taiwan, e altri del sud est asiatico hanno sviluppato metodologie avanzate per la coltivazione e la distribuzione del bambù.
In condizioni naturali il bambù si può riprodurre in diversi modi, e altri è possibile ottenerli artificialmente. Non è scopo di questa tesi investigare quale è la tecnica migliore, anche perché molto dipende dal tipo di bambù e in particolare dal tipo di rizoma che possiede. Nel seguito sono fornite alcune semplici indicazioni. Il bambù può avere due tipi di radici:
fig.2.10 rizoma monopodiale fig.2.11 rizoma simpodiale
I metodi di riproduzione sono:
Attraverso semi : la possibilità di sviluppare il bambù attraverso i suoi semi non è molto pratico, a causa dell’eccessivo tempo che gli occorre per produrli e alla difficoltà di ottenerli in particolare per alcune specie. Nonostante ciò in Asia alcuni tipi come la Dendrocalamus si sono sviluppate ed è stato possibile esportarle in altre parti del mondo proprio attraverso i semi. In alcuni casi la percentuale di piante che li producono è rilevante, spesso però i giovani embrioni sono attaccati dai parassiti e non permettono all’organismo di svilupparsi.
Rizoma con segmento di fusto : è considerato il miglior metodo di riproduzione, nonostante non sia raccomandabile per piantagioni su larga in scala in cui renderebbe difficile e costoso il trasporto (eccessivo peso). Consiste nel rimuovere da una pianta esistente i germogli che nascono dai nodi situati nella parte bassa del fusto, o addirittura vicino al rizoma, e piantarli nel sito desiderato.
Parti di fusto : questo metodo è molto efficace per riprodurre bambù di grosso diametro ( 8 – 12 cm). Devono essere utilizzate canne di un anno di età, e parti con uno o due nodi al massimo. Il pezzo tagliato deve essere interrato a 20 cm di profondità, meglio se in posizione orizzontale e innaffiato due volte al giorno. I nuovi germogli spunteranno fra la seconda e la quarta settimana. L’applicazione dei fungicidi si applica fra il sesto e il dodicesimo mese dopo il travaso.
In Vitro : è un sistema di riproduzione in laboratorio in condizioni ambientali controllate. Si basa sull’utilizzo di embrioni di semi o gemme collocate in un ambiente gelatinoso unite a fitormoni e vitamine. Presenta alcuni vantaggi rispetto a gli altri sistemi perché:
a) si ottengono molte piante partendo da una sola gemma, la moltiplicazione è logaritmica;
b) facilità lo scambio genetico a livello internazionale;
c) la propagazione “in vitro” di materiale proveniente da semi evita la omogeneità nelle piantagioni commerciali future e la propagazione vegetativa massiva che condurrebbe al degrado genetico della coltivazione.
2.6 Metodi di preservazione
Il motivo principale che causa un forte limite al bambù come materiale da costruzione è la scarsa resistenza agli agenti atmosferici. Il periodo di servizio che può avere è considerato troppo breve per qualsiasi tipo di investimento, in pratica è economicamente sconveniente finanziare una costruzione che dopo pochi anni deve essere riparata o sostituita. Purtroppo questa diffusa concezione è vera, il bambù ha una aspettativa di vita inferiore a quella del legno, inoltre mentre per questo ultimo materiale ci sono maggiori informazioni sulla sua resistenza in opera, per quanto riguarda il bambù i dati disponibili sono scarsi e poco precisi. Nasce quindi l’esigenza di studi più approfonditi su i diversi tipi di bambù per determinare quale è quello migliore per l’impiego desiderato.
Ciò che causa problemi alla canna di bambù è proprio la cavità centrale. Infatti è molto difficile far seccare completamente l’amido presente all’interno dei vasi, soprattutto quelli più interni. Il liquido rimanente è fonte di nutrimento di insetti e funghi che trovano nella parte centrale appunto un sede ideale per svilupparsi e degradare il bambù.
È importante osservare inoltre che anche se l’attacco avviene solamente lungo il fusto esterno può essere ugualmente pericoloso. Immaginiamo di avere una canna di 50 mm di diametro con spessore delle pareti interne di 5 mm. La perdita di 2 mm su uno spessore totale di 10 mm significa perdere un quinto della sezione, con una conseguente caduta notevole di resistenza. Per di più, come detto, il bambù è maggiormente sviluppato in paesi tropicali in cui il tasso di umidità è usualmente molto alto. È ancora più difficile quindi far seccare completamente la canna creando così un ambiente di vita ideale per funghi e insetti.
La vita in servizio che indicativamente possiamo aspettarci è di:
1 – 3 anni in spazi aperti e in contatto col terreno 4 – 6 anni in spazi coperti e non a contatto col terreno
10 – 15 anni in condizioni di immagazzinamento e servizio molto buone
I trattamenti preservativi possono significativamente aumentare la durata della vita di una canna di bambù.
Come già accennato i dati sulla durata naturale sono scarsi. Alcune pubblicazioni riportano che alcune specie sono migliori di altre ma sono dati insufficienti per eseguire una classificazione generale.
Trattare il bambù prima di metterlo in opera risulta quindi fondamentale. La loro efficienza dipende molto dal grado di penetrazione che hanno all’interno dei tessuti del fusto. Purtroppo però
la struttura anatomica di questa pianta non favorisce il loro completo assorbimento, rispetto al legno il bambù è più resistente alla penetrazione degli agenti chimici. La penetrazione dei liquidi preservanti è limitata a causa delle seguenti caratteristiche anatomiche:
a) I vasi sono il principale canale di diffusione delle sostanze e hanno orientamento quasi esclusivamente verticale. Nell’internodo i vasi sono isolati uno dall’altro dalla parenchima e si riconnettono solo nel diaframma nodale. Inoltre confrontando la percentuale di tessuti conduttivi si scopre che quella del bambù, 5 – 10 % è più bassa di quella del legno, in cui va da 30 % per legno duro a 70 % nel legno molle.
b) La possibilità del liquido di circolare si riduce sempre più una volta che il bambù è tagliato e inizia a maturare. Infatti le cellule di parenchima come reazione al taglio sviluppano delle sostanze che ostruiscano i vasi.
c) Non esistano cellule orientate radialmente come nel legno. Queste cellule sono essenziali per la diffusione dei liquidi dalla periferia alla zona centrale. Per cui il trasferimento del liquido preservante dai vasi alle zone limitrofe si sviluppa unicamente per diffusione. d) La penetrazione del liquido all’interno del fusto si ha prevalentemente in senso verticale
tramite i vasi conduttori. Infatti la penetrazione laterale è resa difficoltosa dalla resistenza sviluppata dell’epidermide e della cera che proteggono la canna.
e) In conseguenza di quanto osservato sopra, il trattamento per immersione ha un efficienza limitata. Per migliorarlo si dovrebbe raschiare la corteccia esterna.
f) Buoni risultati sono stati ottenuti immergendo la base di una canna appena tagliata nel liquido preservante, non rimuovendo i rami. In questo modo la traspirazione è favorito e il liquido si diffonde meglio.
I metodi per preservare il bambù possono essere raccolti in due categorie, quelli tradizionale o non chimici e quelli chimici.
Prima di tutto è importante eseguire il taglio con particolare cura. È possibile utilizzare un machete o una sega e si deve aver premura di effettuarlo alla base, nella zona compresa fra il primo e il secondo nodo. In questo modo la parte rimanente potrà rigenerarsi e crescere nuovamente.
trovarsi a diretto contatto con gli agenti atmosferici. Acqua e sole infatti non fanno che accelerare il processo di degrado, riducendo inevitabilmente la vita della costruzione. Un’ esempio significativo sono i padiglioni realizzati dall’architetto Simon Velez, che come sarà possibile osservare in seguito, posseggono delle coperture molto più lunghe di quelle necessarie. In questo modo non c’è possibilità che acqua e luce solare (quindi raggi ultravioletti) attacchino significativamente il bambù.
2.6.1 Metodi tradizionali
Essiccazione : dopo il taglio, il bambù, non rimuovendo rami e foglie, viene messo in posizione verticale staccato da terra e lasciato così per circa quattro settimane. Successivamente vengono tagliati i rami e le foglie e viene fatto seccare in una stanza aperta e ben ventilata in cui viene stipato in posizione orizzontale. Questo metodo è stato fino a ora il più raccomandabile perché il fusto non si macchia e conserva il proprio colore.
Immersione in acqua : dopo il taglio le canne vengono immerse in acqua, che può essere ad esempio quella di un rio o di un lago. Esse ci rimangono per non più di quattro settimane. Fino ad ora è stato uno dei più utilizzati ma sicuramente il meno raccomandabile. Infatti il rimanendo immerso per molto tempo guadagna e in termini di durabilità ma perde in resistenza.
Calore : le canne tagliate vengono disposte orizzontalmente su un braciere il quale a sua volta ha sotto di se una fiamma posta a debita distanza, in modo cioè che il materiale si riscaldi ma non si danneggi. Il bambù viene girato costantemente. Questo trattamento è utilizzato generalmente in campo aperto e a volte anche per realizzare artificialmente canne curve.
Fumo : una volta tagliate le canne vengono disposte all’interno di un camera con del fumo, il quale impregna il bambù chiudendo i pori che sono spesso via privilegiata per gli attacchi da parte di insetti e funghi. È interessante notare che in alcuni casi per produrre il fumo viene usato il bambù di scarto.
Inoltre molti inconvenienti possono essere evitati se si sceglie con cura l’ubicazione del bambù in opera. Sicuramente si creano meno problemi se pongo la canna sopra una pietra o cemento invece che porla direttamente a contatto col terreno.
2.6.2 Trattamento chimico
Come accade per i diversi tipi di legno, anche per quelli di bambù ho comportamenti diversi quando sono a contatto con agenti degradanti. Esistono specie che più di altre sono soggette all’usura e che quindi, più di altre hanno bisogno di essere protette.
In generale il bambù comunque deve essere trattato, per far ciò come detto posso scegliere o i metodi tradizionali, o trattamenti chimici che se da un lato sono più costosi, dall’altro hanno un’efficienza maggiore. Queste sostanze sono prodotti chimici insetticidi e fungicidi che possono essere mescolati alle consuete sostanze chimiche impiegate nel trattamento del legno. L’efficienza di ciascun prodotto dipende dalla propria composizione chimica.
I prodotti impiegati nel trattamento del bambù devono avere le seguenti caratteristiche:
essere sufficientemente attivi per impedire la nascita di organismi esternamente e interiormente al bambù
La loro composizione non deve esser tale da modificare le caratteristiche fisico – meccaniche
Deve esser possibile scioglierli in acqua, in modo da poter usare trattamenti con diverse concentrazioni e facendo in modo che una volta iniettato non venga dilavato dall’umidità o dall’acqua piovana.
Al momento dell’impiego devo poterli trovare allo stato liquido in modo da impregnare facilmente tutta la superficie della canna.
Non devono avere odori forti o cattivi che impedirebbero l’utilizzo all’interno di abitazioni.
Non devono modificare il colore della canna soprattutto di quella che sarà usata come elemento decorativo.
È interessante notare che al contrario di ciò che si potrebbe pensare gli insetti attaccano il bambù principalmente dalle due estremità. Infatti il fusto è molto duro e impermeabile, difficile quindi da attraversare per questi organismi. Pertanto è molto più efficace far penetrare il trattamento preservativo dai due lati piuttosto che spalmarlo lungo il culmo. A tal proposito possono essere impiegati diversi metodi, come ad esempio sfruttando la traspirazione delle foglie, per immersione o con i metodi Boucherie e Boucherie modificato.
a) Sfruttando la traspirazione delle foglie : questo trattamento utilizza il processo conservativo per essiccazione, infatti invece che lasciare la bambù tagliato su una pietra viene posta dentro un recipiente con il liquido preservante.
b) Trattamento per immersione : le canne devono esser immerse orizzontalmente o verticalmente all’interno di un serbatoio contenente il preservativo per un tempo non minore di dodici ore. Se al posto delle canne sono trattate tavolati allora il trattamento deve durare almeno due ore.
c) Metodo Boucherie semplice : questo metodo, detto anche per gravità può essere applicato in due modi. Nel primo la canna è disposta verticalmente e il liquido preservante viene fatto scendere dall’alto in basso inserendolo all’interno della sezione di sommità. Il secondo, come è possibile vedere dalla figura, dispone la canna pressoché orizzontalmente che riceve il liquido da un serbatoio posto a una quota maggiore. Sul lato opposto del pezzo è inserito un tubo metallico che riceve il liquido una volta che avrà attraversato la canna.
d) Metodo Boucherie modificato (fig.2.12): è simile a quello precedente, in questo caso però il serbatoio deve essere chiuso ermeticamente e avere con se un valvola che indichi la pressione. Inoltre dalla tanica deve uscire un tubo che si dividerà in tre - quattro parti da poter collegare alle canne di bambù da trattare.
Questo ultimo metodo è senz’altro il più veloce ed efficace, infatti permette di trattare diversi pezzi contemporaneamente.
2.7 Aspetti positivi nell’utilizzo del bambù
Qui di seguito sono brevemente descritti gli aspetti principali per cui il bambù è un buon materiale da costruzione. Leggerezza : come già accennato il bambù è un materiale, che se paragonato al legno o
all’acciaio ha un peso per unità di volume molto basso. Allo stesso tempo inoltre ha un buona flessibilità e una discreta resistenza a trazione. Queste due caratteristiche unite insieme lo fanno un materiale ideale in quei casi in cui il rischio sismico non è trascurabile, specialmente la dove le risorse economiche disponibili non sono tali da poter supportare una costruzione eccessivamente costosa.
Vantaggio economico : in alcuni stati le piantagioni di bambù sono diffuse tanto quanto lo sono quelle di legno. Per capire come mai può essere economicamente vantaggioso è necessario fare alcune semplici osservazioni. Assumiamo che il prezzo di una canna di 8 metri di bambù sia di USD 1,50. Se calcoliamo la quantità di materiale presente in una canna senza prendere in considerazione la cavità centrale, il costo per metro cubo risulta 105 USD. È stato accertato che a causa della cavità centrale che toglie materiale non importante al fine della resistenza flessionale, l’efficienza sotto questo punto di vista di una trave in bambù è 1,9 volte migliore di quella di una in legno. Infatti affinché il legno sia competitivo col bambù non dovrebbe costare più di 105/1.9=55 USD, ma il prezzo del legno è molto più alto, ecco quindi che il bambù risulta economicamente competitivo dal punto di vista strutturale.
Erosione del terreno : il bambù cresce molto rapidamente e in breve tempo riesce a sviluppare un sistema esteso di radici, il quale protegge il terreno dal dilavamento causato dalle forti piogge. Il fitto tetto di rami e foglie inoltre attenua la forza con cui le piogge tropicali si abbattono sul suolo e limita così il loro effetto erosivo.
Minor impatto ambientale : come detto precedentemente la velocità con cui cresce il bambù è molto più elevata di quella del legno. Per questo motivo una foresta di bambù può essere abbattuta per ricavare il materiale necessario senza causare un grave danno per l’ambiente. Infatti in pochi anni le nuove piante raggiungeranno l’altezza di quella precedentemente tagliate.
Un altro aspetto molto importante riguardo all’effetto che questa pianta produce sull’ambiente è la capacità di assorbire, come del resto tutte le piante, anidride carbonica.
2.8 Possibili utilizzi del materiale bambù
Molte specie del bambù sono forti, leggere e con canne legnose e flessibili perciò si prestano ad applicazioni notevolmente differenti.
Abitazioni e costruzioni: per le sue caratteristiche di alta resistenza e flessibilità il bambù è conosciuto anche come “acciaio naturale”, proprio per questo è possibile impiegarlo in costruzioni di diverso tipo e forma. La sua flessibilità ne fa un materiale particolarmente idoneo in zone con rischio sismico elevato. Queste includono, opere civili (ponti, ponteggi), costruzioni domestiche (case, muri, cornici per finestre, tetti, divisori interni) oltre alle consuete abitazioni.
Carta, tessuti, tavole: Le fibre di bambù sono particolarmente lunghe (1,5 – 3,2 mm) e questo è ideale per la produzione della carta o dei tessuti. Il parquet è molto ricercato per la sua bellezza. Cibo: i germogli del bambù sono molto ricercati per il loro alto contenuto nutrizionale e il loro squisito sapore. Nei paesi orientali come Cina e Taiwan il 60% viene prodotto industrialmente mentre solo il 40% è consumato fresco.
Medicinali: la linfa del bambù in casi gravi di artrosi. Infatti sono scientificamente provati gli effetti rigenerativi che ha il “bambosil” principale principio attivo del bambù. Questa sostanza stimola la produzione da parte del tessuto osseo di una proteina che favorisce la ricostruzione delle cartilagini.
Artigianale: il bambù è molto utilizzato da parte delle popolazioni rurali per fabbricare fioriere, ceste, tappeti, scalinate, oggetti per l’arredo ecc.
Combustione e altre applicazioni bioenergetiche: l’uso del bambù come combustibile per la generazione di energia è allo studio di numerosi ricercatori poiché il suo contenuto basso di umido al taglio ovvia alla necessità di seccare e l’uso di polpa delignificata come substrato per la fermentazione etanolica è lo studio che sta generando il maggior interesse.
Protezione ambientale: come detto può essere utilizzato per diminuire l’erosione del terreno. Inoltre è possibile impiegare una foresta di bambù come cortina rompi vento a protezione di coltivazioni di vario tipo.
2.9 Tipologie arboree per usi strutturali
Come già accennato le specie di bambù presenti sulla terra sono più di un migliaio. Ognuna di queste ha proprietà diverse dalle altre, per cui è possibile individuare quella più appropriata per l’uso desiderato. Nell’industria delle costruzioni, in particolare in alcuni stati dell’America Latina, quella maggiormente impiegata è, quella comunemente chiamata, Guadua. Qui di seguito ho riportato alcune informazioni su questa specie.
2.9.1 Guadua (
Guadua angustifolia
)
La Guadua è un tipo di bambù spinoso appartenente alla famiglia delle Pocaceae e alla sottofamiglia delle Bambusoideae. Nel 1820 il botanico Kunth identificò questo genere utilizzando la parola che la popolazione autoctona usava per chiamare questo tipo di bambù, Guadua appunto. Questa specie appartiene originariamente alla parte settentrionale del Sud America nel area che comprende Colombia, Venezuela, Ecuador, è stata però impiantata anche in altri stati del centro e sud America, come le isole dei Caraibi e il Perù oltre all’Asia e le Hawaii.
Le principali caratteristiche di questa qualità sono il fusto dritto e eretto con una leggera curva sulla cima, radici forti e ben ancorate al suolo, corpo della canna legnoso e molto solido. L’altezza varia fra 7 e 20 metri con un diametro che va dai 5 ai 25 cm. È presente un ramo per ogni nodo che si stacca dal fusto con un angolo compreso fra 45° e 50°. Si distingue per la qualità del legno che lo fa un ottimo materiale da costruzione.
In realtà esistono almeno 20 specie che è possibile inserire nel gruppo della Guadua, nella regione dove è maggiormente diffusa è possibile distinguere tre varietà principali:
a) Guadua Macana o Guadua Macho è caratterizzata da una canna il cui spessore delle pareti interne è maggiore rispetto a quello delle altre due varietà ed è inoltre di notevole resistenza (da cui discende il suo nome). Presenta molte ramificazioni nella parte bassa, aspetto che permette di distinguerla facilmente.
b) Guadua Cebolla o Guadua Hembra il tronco ha pareti interne con spessore minore rispetto alla Macana, ma raggiunge diametri maggiori con poche ramificazioni.
c) Guadua Rayada più dura della precedente però non tanto come la Macana, la canna verde ha delle strisce gialle che permettono di distinguerla facilmente.
Come è usata?
Le possibilità di utilizzo della Guadua e vale del resto anche per le altre specie di bambù, dipendono dal momento in cui la pianta viene raccolta. Come è possibile osservare dalla figura, più che la pianta cresce e più diventa resistente, divenendo così adatta per usi più impegnativi.
Fig.2.13 impieghi del bambù in relazione all’età della pianta
I germogli di Guadua colti dopo 20 – 30 giorni dalla nascita vengono usati generalmente come alimento umano. È inoltre possibile, una volta tagliati, lavorarli per ottenere Guadua di forma quadrata. Come già accennato in particolar modo in Cina, il mercato legato a questo alimento è molto ampio e sviluppato a livello industriale.
Le canne invece con età compresa fra sei mesi e un anno sono impiegate nella realizzazione di canestri, stuoie e tessuti vari.
Le canne relativamente più vecchie sono destinate a impieghi più importanti. In particolare quelle tagliate dopo due anni sono ridotte in lastre con cui vengono realizzati contenitori di vario tipo.
Quelle invece raccolte dopo 4 – 8 anni sono impiegate direttamente nelle costruzioni, oppure possono essere laminate, con tecniche che saranno esaminate in seguito, per essere adoperate in pannelli o pavimentazioni.
Proprietà meccaniche
Come precedentemente osservato le proprietà meccaniche del bambù variano al variare di vari aspetti quali contenuto interno di liquidi, specie, età, posizione del campione nella canna ecc. Nell’ambito della realizzazione del padiglione Zeri a Hannover però furono eseguiti alcuni test per saggiare l’effettiva resistenza del materiale impiegato che se messi in relazione alla letteratura
precedente possono fornire valori di resistenza indicativi ma cautelativi sulle proprietà della Guadua, in particolare: Modulo Elastico 1800 KN/cm² Resistenza a trazione 15,0 KN/cm² Resistenza a compressione 3,9 KN/cm² Resistenza a flessione 7 KN/cm² tabella 2.4
2.9.2 Oxytenathera Abyssinica e Oreobambos Buchwaldii
Al contrario degli stati latino americani e asiatici la diffusione del bambù come materiale da costruzione “ufficiale”, in Malawi non è purtroppo ancora così avanzata. Come già accennato al momento è impiegato solamente nelle campagne la dove le abitazioni sono realizzate con materiali di fortuna e il prezzo per far rispettare le normative ufficiali sarebbe quello di lasciare moltissime persone senza casa.
Per questo motivo i dati sulle proprietà fisiche e meccaniche delle specie di bambù presenti in Malawi non sono moltissimi. È maturata però negli ultimi anni la consapevolezza che non sarà possibile in futuro continuare a sfruttare le risorse arboree come si sta facendo in questo momento. Da qui l’esigenza di individuare materiali alternativi il cui costo è contenuto.
In questo contesto all’interno del dipartimento di Ingegneria Civile del Politecnico del Malawi sono stati svolti alcuni test (Ngoma, 2005) proprio per saggiare le proprietà meccaniche delle specie disponibili, che sono appunto la Oxytenathera Abyssinica e Oreobambos Buchwaldii.
fig.2.14 Oreobambos Buchwaldii fig.2.15 Oxytenathera Abyssinica
Già solamente da una prima osservazione è possibile capire che sono sostanzialmente differenti, la prima generalmente ha sezione più piccola, il fusto ha colore più chiaro e soprattutto la cavità interna non è presente. L’altra ha sezione più grande, raggiunge altezze maggiori e il colore del
fusto è giallo acceso con striature verdi. Differenza fondamentale inoltre è che la seconda possiede proprietà meccaniche migliori dell’altra.
Le diversità emergono inoltre esaminando il loro utilizzo, la seconda spesso usata per la parte portante della struttura e la seconda come elemento di ripartizione dei carichi.
Dai test effettuati sono emersi i seguenti valori medi: Modulo Elastico 1186 KN/cm² Resistenza a trazione 18,0 KN/cm² Resistenza a compressione 4,3 KN/cm² Resistenza a flessione 10,8 KN/cm² Tabella 2.5
È necessario osservare che la resistenza a trazione è stata determinata empiricamente moltiplicando per 1,67 quella a flessione poiché durante i test a trazioni si erano presentati problemi di grip.