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La letteratura carceraria degli anni di piombo in Marocco». Foi 2016, 174-87

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DOI 10.14277/2499-5975/Tol-19-17-27 Submission 2017-07-23

© 2017 | cbCreative Commons Attribution 4.0 International Public License 359359

Il Tolomeo [online] ISSN 2499-5975

Vol. 19 – Dicembre | December | Décembre 2017

[print] ISSN 1594-1930

Albertazzi, Silvia (2016). «Il bastone del comandante Sabarmati. Salman Rushdie, Saleem Sinai e il processo indiano più famoso del XX secolo». Foi 2016, 124-35 Costantini, Alessandro (2016). «Tra il dire e il fare c’è di mezzo l’Oceano. Code noir, schiavitù coloniale e letterature francofone». Foi 2016, 188-201

Zoppellari, Anna (2016). «‘Vous êtes mon poème’.

La letteratura carceraria degli anni di piombo in Marocco». Foi 2016, 174-87

Claudia Mansueto

(Università degli Studi di Trieste, Italia)

Recentemente pubblicato per i tipi di EUT (Edizioni Università di Trieste), il volume Diritto e letterature a confronto. Paradigmi, processi, transizioni, curato da Maria Carolina Foi accoglie un significativo panorama di studiosi che hanno affrontato il problema dei rapporti tra il mondo della giurispru- denza e quello della letteratura a partire da diverse prospettive disciplinari e culturali, sempre con l’obiettivo di vedere come due discipline tanto distanti possano incontrarsi e influenzarsi vicendevolmente. I tre articoli dedicati alle letterature postcoloniali, di cui diamo nota in questo scritto, illuminano da un punto di vista tematico un angolo oscuro della produzione letteraria francofona ed anglofona: l’abisso della violenza. Scandalosa quando diventa uno strumento per vendicare l’onore offeso, sadica quando i padroni la eser- citano sugli schiavi oppure cieca quando i potenti la impongono ai dissidenti, l’onda della violenza trascina senza pietà chi la esercita e chi la subisce.

Strumento di rievocazione, di rilettura acuta di un passato doloroso, la letteratura è spesso alimentata dalla realtà: in un gioco di rimandi e connessioni, la finzione e l’attualità se mélangent e il lettore si lascia trascinare in un magico percorso conoscitivo come quello che il giovane protagonista di Midnight’s Children si prepara ad intraprendere. La sto- ria del comandante Sabarmati, costruita da Rushdie sulla base del reale caso Nanavati, è solo una delle tante narrazioni «sovraffollate» (127) che alimentano il romanzo dell’autore anglo-indiano. «Emarginato, impotente

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360 Mansueto rec. Albertazzi, Costantini, Zoppellari

Il Tolomeo, 19, 2017, 359-360 [online] ISSN 2499-5975

ed estremamente curioso» (128), Saleem Sinai, l’inconsapevole voyeur del capolavoro postcoloniale è il medium di una realtà rumorosa e variegata dove finzione e verità si intrecciano nel colorato universo rushdiano. At- tenta e puntuale, l’analisi di Albertazzi riesce a mettere in luce la straordi- naria varietà del micro-mondo indiano descritto dall’autore postcoloniale ed evidenzia l’intrinseca finalità che muove la sua penna: «tra eroismo e legge, tra passato mitico e presente» (133), lo scrittore tratteggia i confini labili e sognanti di una bizzarra porzione di mondo dove l’occhio del piccolo Saleem assume il ruolo di indispensabile catalizzatore.

Soffocati, disgregati ed umiliati, les nègres esclaves delle colonie francofone lasciano un segno dolente sulla pagina letteraria affinché l’agonia secolare di intere popolazioni non rimanga inascoltata. Assolutamente indif- ferente all’osservanza del Code noir, il padrone esercita sul suo schiavo il

«diritto di vita e di morte, assumendo contemporaneamente il ruolo di offe- so, accusatore, giudice e spesso anche di boia» (192). Mosso dal desiderio di far riemergere dalle nebbie dell’oblio la voce di testimoni oculari, come il saggista haitiano Baron de Vastey o Louis Timagène Houat, romanziere dell’isola della Réunion, Costantini riesce a ricreare un’atmosfera di dolore e di sadismo gratuito in cui il lettore si muove incerto e disorientato.

Veicolo indispensabile per alimentare la memoria di un tempo dram- matico che rischia di essere fagocitato dalla forza devastatrice dell’indif- ferenza, la letteratura diventa l’approdo dei dissidenti, dei visages à part marocchini che, conclusasi l’esperienza politica e penale degli ‘anni di piombo’, «cercano di rileggere il passato» (178), di difendere il «dovere etico di far riemergere quanto è successo per lottare contro l’oblio» (179).

Puntuale nel trasmettere la finalità della letteratura di Laâbi e del gruppo di Souffles, Zoppellari conduce il lettore alla scoperta o alla riscoperta del valore del ricordo e della testimonianza, sottolineando lo stretto rapporto tra memoria personale e collettiva, in quanto, come diceva Paul Ricœur

«non si ricorda da soli, ma con l’aiuto dei ricordi altrui» (181).

In conclusione, i tre contributi di Albertazzi, Costantini e Zoppellari pro- pongono, al di là delle differenti tematiche affrontate, una riflessione sul ruolo della letteratura: strumento di indagine, di denuncia o di testimonian- za, la pagina scritta è un contributo fondamentale per approfondire avve- nimenti storici che altrimenti rischierebbero di essere ignorati o fraintesi.

Bibliografia

Foi, Maria Carolina (a cura di) (2016). Diritto e letterature a confronto.

Paradigmi, processi, transizioni. Trieste: EUT.

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