ISTITUTO NAZIONALE PER L’ASSICURAZIONE CONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO
Rapporto Annuale Regionale 2009
Friuli Venezia Giulia
Rapporto regionale 2009
Direttore regionale: Antonio Traficante
Responsabile della Redazione: Marco Foscarini
Redazione:
Laura Bressan Laura De Filippo
Maria Angela Gogliettino Fernando Luisi
Silvia Malisan Paola Manicardi Maurizio Muratore Iole Ornella Pusateri Dino Trevisan
Fabrizio Vigini
Hanno collaborato:
Rosanna Coianiz Marco Gitto
Raffaella Paluzzano
Stampato dalla Tipolitografia INAIL – Milano
Rapporto Regionale 2009 Indice
Prefazione 5
Parte prima 9
1.1 Sintesi del quadro macroeconomico nazionale 11
1.2 Il contesto economico regionale 2009 12
1.3 Anagrafe imprese 14
1.4 L’azione di vigilanza sul territorio 16
1.5 Trend occupazionale 19
Parte seconda 21
2.1 Premessa. Il 2009 anno della crisi: il quadro del mercato del lavoro 23 2.2 Gli indici infortunistici nell’ultimo triennio consolidato 2005-2007 25 2.3 L’andamento infortunistico in generale: infortuni in occasione di lavoro e
rischio da circolazione stradale 27
2.4 Infortuni sul lavoro per Gestione tariffaria e Settore di attività economica 30 2.5 Infortuni per tipologia di azienda (artigiana e non artigiana) 38 2.6 Infortuni in un’ottica di genere e per classi di età 39 2.7 Infortuni sul lavoro occorsi ai lavoratori stranieri 41 2.8 L’andamento delle malattie professionali in Friuli Venezia Giulia nel 2009 44
Parte terza 49
3.1 L’attività prevenzionale: premessa 51
3.2 Attività di iniziativa nazionale 51
3.3 Attività di iniziativa regionale 52
3.4 Conclusioni 55
Parte quarta 57
4.1 La customer satisfaction 59 4.2 Focus: le malattie professionali da sovraccarico biomeccanico nell’esperienza
della Contarp regionale 62
Indice delle tavole 73
in itinere. Il
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Prefazione
La crisi economica e finanziaria nel 2009 ha inciso pesantemente sulle finanze pubbliche, sulle imprese, sul mondo del lavoro e sulle famiglie e ha avuto effetti anche sul bilancio infortunistico, contribuendo a far registrare una riduzione più che significativa degli infortuni sul lavoro e delle morti bianche.
A livello nazionale, nel 2009, si è registrato un calo di circa 85 mila infortuni rispetto al 20081. Si tratta della flessione più alta dal 1993, imputabile solo parzialmente agli effetti della crisi economica. Dai calcoli statistici, si stima infatti, che la crisi economica ha avuto un’incidenza di circa il 3% sulla riduzione dell’esposizione dei lavoratori al rischio infortuni. Il risultato conseguito assume pertanto un'importante valenza perché conferma non solo il trend che ha caratterizzato l’ultimo decennio, ma è anche indice degli effetti positivi del miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, connessi all'evoluzione legislativa e all’impegno congiunto dei lavoratori, degli imprenditori, dei soggetti pubblici e privati che, a vario titolo, sono impegnati nel campo della prevenzione, a partire dall'Inail.
Anche il Friuli Venezia Giulia registra risultati importanti nel 2009. E’, infatti, la regione dove si è verificato con un -14% il maggior calo infortunistico, dopo il Veneto e questo risultato assume un rilievo ancora maggiore se confrontato con quello dell'area nord-est che si attesta su un valore pari a -12,8%. In termini assoluti, si è passati dai circa 30.000 infortuni denunciati nei primi anni 2000, ai 25.934 del 2008 e ai 22.309 del 2009. Anche in questo caso, la diminuzione è in parte imputabile agli effetti della crisi economica, ma certamente è dovuta anche al concorrere di altri fattori, tra cui l’efficacia delle azioni di prevenzione attuate sul territorio.
Nel 2009 sono diminuite anche le morti bianche, 70 decessi in meno a livello nazionale rispetto al 20082 mentre a livello regionale i decessi per causa di lavoro sono passati dai 26 casi del 2008 ai 20 del 2009, con un decremento del 23,1%. Non va dimenticato, però, che la metà degli infortuni mortali sono connessi al rischio strada, esattamente come lo scorso anno.
Eppure, non possiamo dirci soddisfatti, siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare e continueremo ad impegnarci dedicando tutti i nostri sforzi per contrastare il fenomeno infortunistico e garantire situazioni di sicurezza in tutti gli ambienti di lavoro, soprattutto sul versante delle malattie professionali, che si presentano come vero fenomeno emergente di questi ultimi anni. Per quanto il dato regionale 2009 presenti un segno negativo (-0,3% di malattie professionali denunciate) non ci lascia indifferenti il contesto nazionale dove si registra un incremento delle denunce del +15,7% che pone seri interrogativi sulle cause, sulle modalità di rilevazione e sulle procedure di denuncia e di trattazione.
L’aumento delle denunce, a livello nazionale, può essere riferito a varie cause, tra cui vanno annoverate la crescente attenzione dei medici certificatori sugli obblighi connessi alla denuncia delle patologie correlate al lavoro e le novità introdotte con il D.M. del 9 aprile 2008, che attraverso la rielaborazione delle tabelle delle malattie professionali, agevolano il processo di riconoscimento delle tecnopatie.
Questi fattori, nella nostra Regione, hanno avuto una minore incidenza nel corso del 2009. Da notare, tuttavia, che, rispetto al resto dell’Italia, proprio la nostra Regione, negli anni scorsi, si è distinta per essere stata tra le più virtuose per numero di denunce presentate in rapporto al numero dei lavoratori occupati, come si rileva dall’indice di
1 790.000 sono gli infortuni registrati nel 2009, per un calo del 9,7% rispetto al 2008.
2 1.050 sono i casi di infortuni mortali denunciati.
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frequenza delle malattie professionali3 che per il Friuli Venezia Giulia è di circa tre volte superiore rispetto al dato nazionale. Appare evidente, comunque, data l’esiguità dei numeri trattati in rapporto alle stime epidemiologiche, che è presente, anche nella nostra Regione, il problema delle malattie professionali c.d. “perdute”. Si impone, quindi, la necessità di incrementare l’attività formativa ed informativa verso i lavoratori, i medici competenti, le strutture sanitarie e i medici di medicina generale, per richiamare l’attenzione sul fenomeno e promuovere iniziative che possano semplificare e rendere più tempestivo il processo di denuncia.
Si conferma, anche per questa ragione, la necessità di disporre di banche dati aggiornate e di accelerare il processo di costruzione del SINP (Sistema informativo nazionale per la prevenzione), previsto dal D.lgs. n. 81/2008, proprio con la finalità di fornire agli addetti ai lavori, un adeguato e specifico strumento per il monitoraggio e lo studio delle patologie di certa, probabile o possibile origine lavorativa. In attuazione dell’art. 10 del D.Lgs n. 38/2000 è stato a suo tempo istituito il Registro nazionale delle malattie causate dal lavoro ovvero ad esso correlate, gestito dall’Inail e destinato, necessariamente, a confluire nel SINP. Anche al fine di migliorare la qualità delle prestazioni erogate occorre valorizzare questo strumento, implementando il numero delle denunce che vi confluiscono e avviando, in concorso con altri soggetti attivi sul piano della prevenzione, tra cui, in primo luogo, la Regione e le Aziende sanitarie, le Associazioni di categoria e le Parti sociali, i centri di ricerca e le Università, opportune attività di studio e di prevenzione. A livello regionale, abbiamo voluto fare un passo ulteriore e insieme all’Assessorato regionale alla Sanità ci siamo attivati per sperimentare una procedura telematica che consente ai medici di base di trasmettere la certificazione medica all’Inail tramite web, semplificando estremamente gli adempimenti ed utilizzando la Carta dei servizi regionali e la stessa piattaforma informatica che i medici utilizzano per colloquiare con le strutture sanitarie regionali.
Oggi l’Inail, nell’ambito del più generale processo di ridisegno del Welfare, è impegnato in un’importante opera di ristrutturazione interna ed è proiettato alla costruzione del polo
“Salute e sicurezza” destinato, anche grazie alle professionalità confluite all’interno dell’Ente a seguito dello scioglimento dell’ISPESL e dell’IPSEMA, a dare un rinnovato slancio alle politiche di prevenzione e di tutela della salute e dell'integrità fisica, nonché alle attività di cura, riabilitazione e reinserimento sociale e lavorativo delle persone colpite da un infortunio sul lavoro o da malattia professionale.
In quest’ottica, l’Inail regionale ha ritenuto di orientare la propria azione, potenziando il dialogo con le parti sociali e le associazioni degli invalidi del lavoro, collaborando strettamente con queste alla realizzazione di progetti di ampio respiro nel campo della promozione della sicurezza.
Tra questi voglio ricordare il “Progetto di sensibilizzazione alla cultura della sicurezza nell’artigianato e nella piccola e media impresa”, promosso dall’Inail, con il coinvolgimento delle Parti sociali, nell’ambito del Comitato paritetico per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. L’obiettivo di questa iniziativa è di diffondere la formazione tra gli addetti della piccola e media impresa, trasformando i luoghi di lavoro in aule di formazione. Grazie al contributo di formatori esperti e con la collaborazione dell’ANMIL regionale sono stati effettuati incontri formativi in 19 aziende manifatturiere di piccole e medie dimensioni ed in 33 imprese artigiane, per un totale, tra lavoratori e titolari di impresa di 470 lavoratori coinvolti.
3 Dato dal rapporto tra il numero delle malattie professionali riconosciute (con o senza indennizzo) e il numero dei lavoratori addetti.
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Convinti che la cultura della sicurezza debba diventare materia di insegnamento nelle scuole, dove si formano i futuri lavoratori e imprenditori, ci siamo adoperati per definire con la Direzione scolastica regionale e la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia il progetto “Studente informato cittadino sicuro”. All'iniziativa hanno partecipato 20 scuole e 598 studenti, sono state effettuate 1.000 ore di lezione tra interventi in aula, esercitazioni, dibattiti, testimonianze e visite nelle aziende, per complessivi 25 percorsi formativi. E' stato sviluppato un “itinerario” didattico per moduli, dove lo studente è stato accompagnato in un percorso che inizia dalla presa di coscienza del rischio da infortunio e malattia professionale, dalla sua percezione della natura e della valutazione del rischio per arrivare all'elaborazione di progetti e di attività sul tema della sicurezza. In questo ambito particolarmente prezioso ed incisivo si è rivelato il contributo dell'ANMIL che, attraverso propri iscritti, ha portato nelle aule la testimonianza diretta di chi un infortunio lo ha subito, raccontando le modalità di accadimento, le misure che lo avrebbero potuto evitare e le conseguenze patite.
Le scuole sono state destinatarie di alcuni degli spettacoli di “Ocjo: la sicurezza un bene comune, costruiamola insieme”, il format teatrale che continua a dimostrarsi un efficace veicolo di sensibilizzazione alla sicurezza di giovani e adulti. Dieci gli spettacoli realizzati del 2009, rappresentati per scuole, ma anche per associazioni di categoria e realtà aziendali, amministrazioni locali e con momenti aperti a tutta la cittadinanza.
Il consolidarsi della funzione prevenzione, come processo organizzativo autonomo, nelle sedi Inail del territorio ha contribuito all’ideazione e realizzazione di progetti prevenzionali capaci di riflettere le specificità delle singole province. “Integrarsi a Pordenone” è il progetto pensato e realizzato nella omonima provincia per rispondere alle esigenze di un contesto caratterizzato da una delle maggiori percentuali di lavoratori stranieri a livello nazionale. Attraverso facilitatrici culturali, messe a disposizione dal Comune di Pordenone e presenti presso la Sede Inail, si è voluto agevolare la conoscenza e l’accesso alla tutela Inail.
La collaborazione della sede Inail di Udine con l’Azienda sanitaria 4 e l’Associazione industriali provinciale è proseguita nel progetto “Promozione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e in ambito scolastico”, con la realizzazione di percorsi di informazione e formazione, tra i quali corsi antincendio, di primo soccorso e di sensibilizzazione sui pericoli delle sostanze stupefacenti.
Rivolto al settore dell’edilizia è, invece, “Cantiere visitato cantiere informato” iniziativa della Sede di Trieste in sinergia con il CO.CO.PRO (Comitato consultivo provinciale) locale, cui hanno partecipato la scuola edile Edilmaster ed il Comitato paritetico territoriale per l’Edilizia (CPT), che ha consentito di realizzare una pluralità di percorsi formativi coinvolgendo quasi 90 allievi.
Questa breve descrizione di alcune delle più significative iniziative intraprese nell'ambito del territorio regionale, testimoniano l'impegno dell'Inail nelle attività di prevenzione e di tutela dei lavoratori ed evidenziano come l'Istituto, da semplice erogatore di prestazioni di natura sostanzialmente economica, si propone sempre più quale soggetto attivo del welfare, per la gestione della tutela globale ed integrata dello stato di salute dei lavoratori, in una logica di forte sinergia con tutte le istituzioni del territorio. E l’impegno dell’Inail ha anche numeri importanti che è giusto ricordare: 1.154.419 euro sono stati erogati nel 2009 come contributi per la realizzazione di programmi di adeguamento degli impianti e/o della struttura organizzativa a favore delle PMI e delle imprese artigiane ed
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agricole della regione. Si tratta di finanziamenti concessi sia in conto interessi che in conto capitale, a norma dell’articolo 23 del decreto legislativo n. 38 del 2000 e sono riferiti a Bandi di finanziamento emanati nel 2002, nel 2004 e nel 2006. Ulteriori finanziamenti per 321.083 euro sono stati erogati per la messa in sicurezza e per l'abbattimento delle barriere architettoniche degli edifici scolastici sede di Istituti pubblici di istruzione secondaria di primo grado e superiore.
Il 2009 è stato un anno ricco di stimoli, raccolti e sviluppati nelle moltissime iniziative e collaborazioni, di cui questo rapporto presenta una necessaria sintesi, ora, la sfida è di proseguire lungo il cammino intrapreso, accelerando il processo di cambiamento in atto e rafforzando il ruolo dell'Inail quale soggetto attivo di un Welfare rinnovato, più moderno, capace di fornire alle imprese e ai lavoratori nuove opportunità di crescita per un rinnovato sviluppo dell'economia e per un maggiore benessere sociale.
Noi abbiamo la consapevolezza che la complessità dei problemi del mondo del lavoro è possibile risolverla rispondendo con soluzioni “corali”. Come Inail del Friuli Venezia Giulia siamo pronti a fare la nostra parte e a perseguire la nostra mission, mettendo a disposizione le nostre risorse e le competenze professionali dei nostri operatori, in sinergia con tutti gli attori del territorio.
Antonio Traficante*
*Direttore Regionale per il Friuli Venezia Giulia
Parte prima
Il quadro macro-economico
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1.1 Sintesi del quadro macroeconomico nazionale
Il 2009 si chiude per l’economia italiana come il più pesante da quando sono cominciate le rilevazioni statistiche.
Il prodotto interno lordo ha segnato un calo del 5% - il peggiore dal 1971 – e, a cascata, tutto l’andamento dei conti pubblici ha registrato un andamento negativo.
A fotografare l’annus horribilis dell’economia è stato l’ISTAT che riporta nel riquadro i numeri della crisi.
Tav. 1 - Andamento tendenziale dei principali indicatori economici nel 2009 La variabili macroeconomiche %
PIL -5,0
Prezzi al consumo 0,8
Produzione industriale -18,4
Tasso di disoccupazione 7,8
Occupati (per attività) %
Agricoltura -2,3
Industria in senso stretto -4,3
Costruzioni -1,3 Servizi -0,8
Totale -1,6
Produzione industriale (per attività) %
Attività estrattiva -12,6
Attività manifatturiere -18,1
Di cui: metallurgia -29,1
Fornitura di elettricità, gas… -8,9
Totale -18,4
Ore lavorate (per dipendente nelle grandi imprese) %
Totale industria -1,6
Di cui i: metallurgia -4,2
Costruzioni ,3,2
Totale servizi -1,3
Totale -1,4
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Variazioni % 2009/2008
A pesare è la crisi finanziaria ed economica che ha investito il pianeta e che dovrebbe avere toccato il suo apice proprio lo scorso anno. Il PIL lordo nel 2009 in Italia ha registrato una contrazione del 5% come in Germania, regno Unito e Giappone (è andata meglio per Francia -2,2% e gli USA -2,4%).
Tornando ai dati diffusi dall’ ISTAT, si vede la conferma della gravità della fase recessiva dove la Confesercenti conferma come il prezzo più salato è stato pagato soprattutto dalle piccole e medie imprese, dove si colloca anche il maggior peso numerico nel tessuto economico nazionale.
Nella prima metà del 2009 l’attività ha continuato a contrarsi a ritmi molto elevati, solo nel terzo trimestre il PIL italiano ha cessato di decrescere e, secondo l’indagine, si segnala
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un graduale miglioramento dell’attività produttiva nel primo trimestre del 2010, con una economia che inizia a dare i primi segnali di ripresa dall’industria, almeno sul fronte dell’export, ma l’occupazione rimane a rischio soprattutto in uno dei settori cardine dell’economia italiana quale quello metalmeccanico.
Uno studio della Banca d’Italia certifica la “caduta” subita nel 2009: un calo dei posti su base annua che ha toccato quota 2% con un ribasso più forte nell’industria (-2,6%) rispetto ai servizi (-1,3%), portando il tasso di disoccupazione al 7,8%.
E le previsioni per il 2010 non indicano ancora una ripresa bensì un’ulteriore contrazione dell’occupazione dell’1,5%.
1.2 Il contesto economico regionale 2009
Gli effetti della crisi internazionale sull’economia del Friuli Venezia Giulia sono stati significativi. Già nel 2008 molti indicatori parlavano di un affievolimento della spinta produttiva e di sviluppo iniziata nel 2005; successivamente, seppure con qualche mese di ritardo rispetto alla dimensione europea e nazionale, avrebbe preso corpo una congiuntura sfavorevole la quale nel corso dei mesi si sarebbe trasformata in una crisi produttiva e occupazionale che avrebbe investito i principali settori produttivi presenti in regione.
Nel 2009 la domanda rivolta alle imprese industriali si è contratta in termini reali del 20 per cento rispetto al picco ciclico registrato alla fine del 2007, annullando la crescita del decennio precedente. Il PIL è a -4,9%, 1.600 aziende si sono perse in tre anni, l’occupazione è in calo di 13mila unità annue4.
Tav. 2 - Quadro macro economico: Italia – Friuli Venezia Giulia (var.% annue) Anno PIL Italia PIL FVG
2006 2,0% 2,2%
2007 1,6% 1,9%
2008 -1,0% -0,4%
2009 -5,1% - 4,9%
Fonte: elaborazione su Banca d’Italia
Sono emersi deboli segnali di ripresa nell’ ultimo trimestre dell’anno, rafforzatisi nel primo trimestre del 2010 che si prevede in crescita positiva con un PIL a 0,8 - 1%.
1.2.1 Attività produttive
Nel corso della seconda parte del 2008 e poi del 2009 la situazione dell’economia e della produzione è progressivamente peggiorata sia nel comparto manifatturiero, che rappresenta la principale specializzazione produttiva della regione, sia in quello del terziario, in particolare nei servizi alle imprese.
Secondo le indagini della Banca d’Italia, le conseguenze della crisi sulle vendite della manifattura regionale sono state comunque meno sfavorevoli rispetto alla media nazionale.
4 Fonte: rapporto IRES FVG 2010.
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1.2.2 Agricoltura
Anche tale settore non è stato risparmiato dalla crisi generale. Secondo i conti territoriali dell’Istat nell’ultimo decennio il comparto ha attuato una profonda ristrutturazione con un calo delle numero di aziende di oltre il 30%.
A fine 2009 le imprese agricole attive, per l’89% ditte individuali, erano circa 18.900.
Secondo elaborazioni dell’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale l’età media degli imprenditori agricoli è di circa 58 anni e un quinto ha un’età superiore ai 69 anni.
1.2.3 Industria
Secondo elaborazioni sui dati della Confindustria regionale, nel 2009 la produzione industriale è diminuita in media dell’11%, facendo seguito alla riduzione del 4,7 per cento dell’anno precedente.
Secondo i risultati dell’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di 80 imprese manifatturiere con almeno 20 addetti, gli effetti sulle vendite della fase congiunturale sfavorevole sono stati meno intensi in Friuli Venezia Giulia rispetto alla media italiana. Nel 2009 il 60 per cento delle aziende ha registrato un calo del fatturato nel confronto con l’anno precedente, a fronte del 70 per cento circa per il complesso del Paese e per il Nord Est. La contrazione è stata brusca nella prima metà del 2009 (-13,6 per cento nel secondo trimestre del 2009 rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente); nei mesi successivi la riduzione nei livelli di attività si è progressivamente attenuata. Nel primo trimestre del 2010 la produzione è tornata a crescere, dopo essere diminuita per otto trimestri consecutivi.
I settori produttivi fino a questo momento maggiormente coinvolti nella crisi sono quelli dell’automobile, degli elettrodomestici, della chimica, dell’edilizia, della siderurgia, del legno, della meccanica, dell’autotrasporto, degli spedizionieri della logistica.
La crisi del settore automobilistico si è riflessa limitatamente nel tessuto produttivo regionale, mentre molto seria e preoccupante si presenta la crisi degli elettrodomestici che nella nostra regione rappresenta una delle maggiori specializzazioni produttive, in particolare in provincia di Pordenone, ma anche di Udine, dove sono insediate numerose imprese di fornitura.
Anche il settore chimico e della gomma plastica presentano notevoli difficoltà in conseguenza del ruolo di fornitore di materie prime e semilavorati di molti altri settori, in primo luogo quello automobilistico e quello degli elettrodomestici.
Il settore edilizio, dopo oltre 10 anni di crescita ininterrotta, presenta ormai da molti mesi un significativo calo della domanda e una progressiva riduzione dei prezzi degli alloggi.
Come conseguenza si assiste ad un progressivo rallentamento delle attività cantieristiche e a una riduzione del ciclo delle assunzioni.
La siderurgia regionale si trova ad affrontare un calo della domanda valutato intorno al 30% e di conseguenza, da alcuni mesi, ricorre massicciamente agli ammortizzatori sociali in primo luogo la Cassa integrazione guadagni (CIG).
Il settore del legno, da un lato, risente dalla caduta degli investimenti in beni durevoli e dall’altro del mancato riassorbimento di alcune crisi settoriali degli anni 2003/2005, in particolare di quelle conseguenti alla crisi del distretto della sedia.
1.2.4 Servizi
I servizi hanno accusato un calo generale nel campo del commercio, ben riflesso nella provincia di Trieste in cui si presentano più numerosi per il particolare tessuto economico che la caratterizza. Le imprese individuali, infatti, a Trieste sono più di 9.000 e
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rappresentano l’85% del sistema produttivo locale, vero volano dell’economia cittadina che non conta un gran numero di industrie. Negli ultimi due anni le imprese individuali che hanno chiuso sono più di 600,con un saldo negativo tra aperture e chiusure; mentre nel biennio 2008-2009 su un totale di 2.200 imprese che hanno chiuso sono solo 1.583 quelle che hanno avviato una nuova attività.
In tutto il Friuli Venezia Giulia le imprese commerciali attive si sono ridotte di quasi 1.000 unità (-4,1%) con un calo più pronunciato nella provincia di Trieste (-6,4%).
Nel periodo 1999-2009 il numero degli esercizi commerciali si è ridotto di quasi un quarto.
1.3 Anagrafe imprese
Il numero di imprese commerciali attive in regione ha continuato a ridursi: alla fine del 2009 era diminuito del 2,1% rispetto a dodici mesi prima, riflettendo la flessione congiunturale sopra esposta. La tabella mostra analiticamente l’andamento.
Tav. 3 - Imprese attive, iscritte e cessate* (unità)
2008 2009
Settore di attività
Iscritte Cessate
Attive a fine periodo
Iscritte Cessate
Attive a fine periodo Agricoltura, silvicoltura e
pesca 1.225 2.393 19.573 409 1.170 18.875 Industria in senso stretto 967 2.320 12.459 505 876 12.171
Di cui: alimentari,
bevande, tab. 191 301 1.605 89 113 1.605 Metallurgiche 212 449 2.483 77 169 2.380
Meccaniche 64 152 1.034 60 72 1.054
Elettroniche 82 193 1.272 43 69 1.260 Legno e mobili 196 612 3.300 118 250 3.160
Costruzioni 2.227 2.731 15.497 1.106 1.139 15.980 Commercio 2.223 1.883 23.628 1.338 2.021 22.664
Di cui al dettaglio 1.110 2.334 11.850 665 1.019 15.346 Alberghi e ristoranti 832 1.634 6.797 486 661 6.794 Trasporti e comunicazioni 183 581 3.396 114 252 3.277
Di cui: trasporti terrestri 97 402 2.553 57 180 2.438 trasporti marittimi 2 13 30 2 3 27 Att. immobiliari, noleggio,
informatica e ricerca 1.055 1.813 11.754 540 837 11.793 Altri servizi 798 1.150 7.065 449 4962 7.157 Imprese non classificate 2.690 564 254 1.309 235 216
TOTALE 12.200 18.069 100.423 6.256 7.653 98.794
* Le cessazioni sono corrette per le cessazioni d’ufficio Fonte: Infocamere - Movimprese
Analizzando i dati per provincia, si vede come la crisi impatta in misura maggiore nelle province di Pordenone, di Udine e di Gorizia, mentre decisamente marginale si presenta l’impatto nella provincia di Trieste. La ragione di tale diversità è da ricondurre, per le prime tre province, al notevole peso che in esse assume il settore manifatturiero, mentre per la quarta vale esattamente il contrario: ovvero il peso decisamente maggioritario del
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settore terziario. La provincia di Pordenone risente della crisi del settore degli elettrodomestici, fenomeno largamente noto a livello nazionale ed internazionale, ma anche delle difficoltà nel settore del legno con riferimento alla zona a specializzazione produttiva del Livenza, senza dimenticare le numerose crisi produttive nell’ambito del settore della meccanica. Nella provincia di Udine prosegue, accentuata rispetto al passato, la crisi della zona a specializzazione produttiva della sedia di Manzano, inoltre si sono sviluppate delle crisi gravissime nel settore delle occhialerie, con particolare riferimento al gruppo Safilo che in provincia (Martignacco e Precenicco) possiede due importanti impianti produttivi, nel settore della siderurgia con riferimento al gruppo ABS e al gruppo Pittini, infine nel settore della chimica, con riferimento al gruppo SNIA Caffaro.
In provincia di Gorizia la crisi colpisce il settore della gomma plastica, del legno, di una parte della meccanica. In particolare il settore dell’artigianato denuncia una continua emorragia con perdita continua di attività. In provincia di Trieste la crisi si manifesta attraverso un rallentamento generale, senza peraltro segnali di particolare difficoltà, sia nell’ambito del settore terziario che in quello del manifatturiero, ma con alcune sofferenze nel settore del commercio.
1.3.1 Portafoglio Aziende
Il numero delle aziende assicurate dall’Inail nel Friuli Venezia Giulia al 31.12.2009 ammontava, secondo i dati aggiornati, a 65.234, rispetto alle 65.549 di fine 2008 con un decremento in termini assoluti di 315 unità e uno scostamento percentuale pari al - 0,48%. Il confronto con il dato nazionale (0,18%) evidenzia che sul territorio regionale la difficoltà congiunturale è stata maggiormente avvertita rispetto ad altre zone del Paese.
Analogamente, le posizioni assicurative territoriali in gestione a fine 2009 risultavano essere 78.377, a fronte delle 79.089 del 2008 (-0,90%).
L’analisi della distribuzione del portafoglio INAIL a livello regionale per macrosettori di attività propone un quadro che vede sempre la chiara prevalenza del settore artigianato (43,51%) seguito da quello terziario (39,84%), mentre il settore industriale attestandosi al 12,19% conserva la tendenza alla flessione degli ultimi anni.
Tav. 4 - Posizioni Assicurative Territoriali F.V.G. – Settori di attività
Settore di attività 2009 % 2008 %
Industria 9.556 12,19 9.736 12,32
Artigianato 34.100 43,51 34.278 43,38
Terziario 31.219 39,84 31.452 39,80
Altre attività (credito, assicurazioni..) 2.171 2,77 2.590 3,28 Speciali (facchini, apparecchi rx…) 1.323 1,69 1.360 1,72
Non determinato 8 0,01 7 0,01
TOTALE 78.377 79.023
Fonte: INAIL – Datawarehouse
La tabella 5 riporta i dati delle posizioni assicurative (PAT) disaggregati per Sede territoriale Inail e consente di rilevare, anche dal punto di vista assicurativo, le differenze del tessuto socioeconomico fra le varie aree della regione.
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Tav. 5 - Posizioni Assicurative Territoriali F.V.G. per Sede territoriale
Settore di attività TS GO MONF. UD TOLM. PN
Industria 1.301 542 612 4.032 283 2.786
Artigianato 5.070 1.715 1.679 15.467 1.199 8.970
Terziario 6.211 1.947 1.916 13.350 902 6.893
Altre attività 376 165 98 871 140 521
Speciali 304 70 93 518 34 304
Non determinato 2 0 0 3 2 1
TOTALE 13.264 4.439 4.398 34.241 2.560 19.475
Fonte: INAIL – Datawarehouse
1.4 L’azione di vigilanza sul territorio
Nel corso del 2009 il corpo ispettivo regionale ha portato a termine complessivamente 699 ispezioni.
Come risulta dalla tabella 6, il 75 per cento di tali aziende - pari a complessive 523 - è risultato irregolare.
Nello specifico, la percentuale di irregolarità ha subito alcune oscillazioni a seconda delle diverse realtà territoriali, variando da un 86% di irregolarità registrata dalle ispezioni su aziende del pordenonese ad un 69% di irregolarità delle aziende di Udine e provincia.
Per oltre il 95% dei casi tali irregolarità hanno rivestito natura sostanziale, sono cioè state riscontrate violazioni in tema di sussistenza di obbligo assicurativo, di soggetti assicurabili, di rischio assicurato e di retribuzioni imponibili. Solo il restante 5% ha riguardato violazioni formali, con queste dovendosi però intendere soprattutto violazioni che, ai fini Inail, non comportano il pagamento di un premio, in quanto relative o a riscontrate omissioni retributive cosiddette “in corso d’anno”5 ovvero a riclassificazioni dell’attività aziendale che decorrono dal primo giorno del mese successivo al provvedimento di variazione, nei casi in cui tale ipotesi ricorra6.
5 Cioè a mancate registrazioni di imponibili retributivi afferenti l’anno che dovrà essere autoliquidato nella regolazione del successivo 16 febbraio.
6 Art 16 delle Modalità di applicazione della Tariffa dei premi - D.M. 12 dicembre 2000
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Tav. 6 - Tabella di sintesi dei principali risultati dell’attività di vigilanza anno 2009
Fonte: dati Inail
È evidente dunque come l’attività ispettiva del 2009 sia in linea con quanto declinato dalla Direttiva ministeriale “Sacconi” dell’ottobre 2008, nella quale proprio l’aspetto della sostanzialità degli esiti degli accertamenti veniva posta in evidenza e decisamente privilegiata rispetto alle verifiche relative a soli aspetti formali.
Né d’altro canto deve essere obliato o misconosciuto il fatto che l’Amministrazione, muovendosi in un quadro di norme cogenti, in nome del superiore principio di legalità, non esercita discrezionalità nel sanzionare comportamenti dalla legge ritenuti illeciti (secondo il principio violazione - sanzione), ma nel momento, a monte, della individuazione delle aziende da ispezionare.
L’indicazione contenuta nella direttiva ministeriale trova allora concreta applicazione nel nuovo approccio all’azione di vigilanza che connota l’Istituto da un paio d’anni a questa parte. Ci si riferisce in particolare alla costruzione di un sistema integrato di “business intelligence” che ha visto una realizzazione, progressiva ma costante, tanto da parte delle strutture centrali quanto di quelle regionali.
Già l’anno scorso si era detto del nuovo modello organizzativo che aveva previsto la costituzione di una funzione regionale di vigilanza con compiti di coordinamento e di indirizzo dell’azione sul territorio regionale, in stretto raccordo con l’omologo Ufficio centrale di vigilanza assicurativa, costituito presso la Direzione centrale rischi, e dell’avvio di nuove forze ispettive che, terminato il percorso formativo appositamente previsto, sono state immesse in servizio dal mese di novembre. Si tratta di 7 nuovi ispettori incardinati rispettivamente presso la Sede di Pordenone - 2 ispettori -, presso la Sede di Udine - 4 ispettori -, presso la Sede di Trieste - 1 ispettore.
Un’immissione così significativa per il territorio regionale costituisce da un lato un potenziamento del presidio della legalità e del rispetto del principio della leale concorrenza tra aziende e dall’altra garantisce un adeguato temperamento al forte turn over che si registrerà nel prossimo biennio.
Il mutato assetto organizzativo è funzionale dunque alla creazione di un sistema di intelligence strutturato su vari livelli che consenta di analizzare ed incrociare dati tanto delle importanti banche dati gestite dall’Ente quanto di quelle gestite da altri enti, come l’Inps e l’Agenzia delle entrate, al fine di costruire delle griglie di analisi e valutazione.
Tale metodologia di lavoro viene poi completata da un’attenta valutazione dei livelli di Aziende Lavoratori
Prov.
Ispeziona
te Irregolari % Irregolari In nero Regolarizz ati
Stima premi recuperati
GO 101 72 72 228 123 351 123.212 €
TS 148 110 75 673 42 715 304.047 €
UD 268 186 69 624 383 1.007 744.212 €
PN 182 155 86 538 137 675 143.678 €
FVG 699 523 75 2.063 685 2.748 1.315.149 €
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competenza regionale e provinciale per arrivare a definire concreti indici di irregolarità che consentano dunque un’azione più mirata.
L’azione ispettiva non può infatti che essere un’azione “a campione” se si considera il semplice dato che per le circa 65.000 aziende presenti sul territorio regionale operano 15 ispettori. Ecco dunque che solo laddove la scelta venga diretta verso concreti indici di irregolarità il campione può essere particolarmente significativo. Ed ecco perché tra gli obiettivi che Inail richiede ai propri ispettori c’è proprio quello della irregolarità delle aziende ispezionate, che da questo angolo visuale, rappresenta indubbiamente un obiettivo di qualità.
D’altro canto l’Istituto non è solitario nella messa in campo di queste nuove metodologie e della nuova costruzione del significato da attribuire ai propri obiettivi prioritari, muovendosi in una logica di forte sinergia tanto con le articolazioni regionali e provinciali del vigilante Ministero del Lavoro quanto con quelle dell’Inps.
Il coordinamento, che peraltro è obbligo di legge in virtù di quanto previsto dal d.lgs 124/2004, viene fortemente perseguito in questa regione attraverso sinergie che si concretizzano nella razionalizzazione degli interventi, nello scambio di informazioni, nella strutturazione di gruppi di lavoro integrati allo scopo di rendere l’azione delle amministrazioni interessate efficiente ed economica, in un’ottica di semplificazione e di razionalizzazione degli interventi medesimi.
L’altro fronte aperto che costituisce un orizzonte sotto certi aspetti nuovo per la vigilanza Inail è quello dell’analisi del rischio infortunistico. Se il rischio professionale è l’essenza dell’assicurazione pubblica e sul rischio è costruita la struttura dell’imposizione di un premio assicurativo obbligatorio (Tariffa dei premi), avendo conseguentemente la descrizione del rischio connotato tipicamente l’attività dell’ispettore Inail in azienda, la nuova prospettiva che si schiude in questi anni è quella della elaborazione di mappe del rischio professionale, che significa conoscenza profonda dei fenomeni infortunistici e tecnopatici, della loro genesi, secondo un approccio ragionato che colleghi dati e informazioni al fine di individuare i settori in cui maggiore è l’esposizione al rischio ed il conseguente bisogno di sicurezza.
Ebbene solo attraverso una conoscenza approfondita delle diverse realtà territoriali, delle dinamiche del mondo del lavoro, delle mappe del rischio professionale, la funzione di vigilanza può veramente ottimizzare i risultati del proprio lavoro, mettendosi al servizio di una comunità di riferimento che chiede presidio del territorio, contrasto ai fenomeni di illegalità e di sleale concorrenza, in un quadro difficile di crisi economica e di forte competitività da parte di aziende straniere, tantissime comunitarie, ma molte anche extracomunitarie.
Infine si sottolinea il dato circa il totale dei lavoratori regolarizzati e dei lavoratori totalmente in nero. Nel 2008 i lavoratori in nero erano stati 748 ed i lavoratori irregolari 1.270 per un totale di 2.018 lavoratori, mentre nel corso del 2009 questi dati sono stati soggetti ad un complessivo andamento incrementale.
Tale incremento si è rilevato nella presenza di lavoratori “grigi”, cioè di lavoratori per i quali sono state riscontrate irregolarità non legate al profilo della mancata assunzione (i lavoratori in nero anzi scendono da 748 a 685), che sono passati dai 1.270 del 2008 ai 2.063 del 2009. Come evidenziato nella tabella 6 sopra riportata il totale dei lavoratori regolarizzati nel 2009 è stato complessivamente pari a 2.748.
L’alto numero di lavoratori “grigi” con trend in aumento conferma la tendenza già rilevata negli anni precedenti ad una propensione da parte delle aziende ad utilizzare strumenti di
“elusione” piuttosto che di evasione totale.
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1.5 Trend occupazionale
Nel 2009 il calo dell’occupazione, pari a 2,6 punti percentuali, è stato più intenso rispetto al Nord Est e all’Italia (-1,6%). Il numero di occupati si è ridotto maggiormente tra gli autonomi e i settori delle costruzioni e dei servizi, mentre tra quelli dipendenti e dell’industria massiccio è stato l’utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Il tasso di disoccupazione si è portato, nella media del 2009, al 5,3 per cento. Tra il 2008 e il 2009 il ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria, legata alla congiuntura industriale, è decuplicato, interessando circa 5.500 occupati equivalenti.
Le forze lavoro, pari a circa 537.000 unità sono diminuite dell’1,5%; le persone in cerca di occupazione sono passate da 18.000 a 23.000 unità, portando il tasso di disoccupazione al 5,3% (era il 4% solo alla fine del 2008).
Nei tassi di genere il calo più marcato è stato per la componente femminile dal 59,4% al 57,8% rispetto a quella maschile dal 77% al 76,1%. I tassi di disoccupazione per genere mostrano un forte incremento di quello maschile (dal 2,7 al 4,4%) mentre quello femminile è rimasto stabile al 6,4%.
Nel 2008 invece i primi effetti della crisi sul mercato del lavoro si erano manifestati con maggior vigore sulla componente femminile, in presenza di una sostanziale stabilità del tasso di disoccupazione maschile.
Le costruzioni e i servizi hanno accusato le maggiori perdite occupazionali rispettivamente del 4,2% e del 2,5%.
Tav. 7 - Tasso di attività e disoccupazione per genere in FVG: 2007-2009
Tasso di attività Tasso di disoccupazione FRIULI V.G.
2007 2008 2009 2007 2008 2009
Femmine 58,5 59,4 57,8 4,7 6,4 6,4
Maschi 77,1 76,9 76,1 2,4 2,7 4,4
TOTALE
GENERALE 67,9 68,2 67 3,4 4,3 5,3
ITALIA 7,8
Fonte: elaborazione dati Banca d’Italia
Nonostante alcuni segnali incoraggianti sul piano economico-industriale nel primo trimestre 2010 resta in sofferenza l’occupazione
Le stime elaborate dall’Agenzia regionale del lavoro e della Regione prevedono una ripresa con una crescita che viene stimata tra l’1,5% e il 2,4%, leggermente superiore rispetto al dato previsto per l’intero Nord Est e migliore rispetto all’Italia.
Il tasso di disoccupazione tuttavia sale nel primo trimestre 2010 al 6,3% guadagnando 1,1% rispetto al periodo gennaio-marzo dell’ anno passato e 0,4 punti se rapportato all’
ultimo trimestre 2009. Ma rimane sempre nettamente sotto la soglia nazionale del 7,8%.
20
1.5.1 Lavoratori stranieri
Il tasso di disoccupazione straniera risulta all’8,2% in FVG, dato migliore rispetto alla media Italiana all’11,2%.
Secondo uno studio della Fondazione Moressa (vedi Il Piccolo 26.9.2010) le aree del nord rispetto a quelle del sud sono più fertili per l’insediamento e l’occupazione per gli stranieri. Questo per la migliore qualità del lavoro offerto, per i salari più elevati, per la richiesta che proviene dalle aziende, per l’invecchiamento progressivo della popolazione e per la capacità imprenditoriale degli stranieri.
Tutto ciò nonostante la crisi abbia aggravato la condizione occupazionale degli immigrati più al nord che al sud.
Il tasso di disoccupazione straniera infatti è più elevato e la differenza nel numero di occupati stranieri tra il 2009 e il 2008 (pur rimanendo positiva) incide meno rispetto al totale dell’occupazione straniera stessa. Ciononostante le imprese settentrionali continuano a esprimere una domanda crescente di manodopera straniera: anche per il 2010 si prevede che su 100 nuove assunzioni 23 saranno straniere.
Merita particolare attenzione, inoltre, che la capacità imprenditoriale straniera si esprime molto bene nella nostra regione dove ogni 100 imprenditori 8,7 sono stranieri.
Parte seconda
Il bilancio infortunistico 2009
23
2.1 Premessa. Il 2009 anno della crisi: il quadro del mercato del lavoro L’analisi del fenomeno infortunistico non può prescindere, per il 2009, da un necessario e preliminare inquadramento del fenomeno nell’ambito della generale crisi economica e del mercato del lavoro che caratterizza il 2009 come “l’anno della crisi” in regione. Calo dell’occupazione, ma anche riduzione della quantità di lavoro con i tagli allo straordinario e al lavoro temporaneo, il ricorso alla cassa integrazione, l’ingresso in mobilità, etc, sono tutti fattori che incidono sul tempo di esposizione a rischio e necessariamente influiscono sul fenomeno infortunistico determinandone la contrazione.
A livello nazionale, si stima che la quantità di lavoro perduta, a vario titolo, a causa della crisi (e quindi la minor esposizione al rischio infortuni) sia mediamente del 3%. In altri termini, a fronte di un calo infortunistico generale del 9,7%, il calo reale, misurato in termini di “incidenza” al netto della componente “perdita di lavoro”, si attesterebbe al 7%.
Per quanto riguarda gli infortuni mortali, a fronte del dato rilevato (-6,3%), il calo reale è stato stimato del -3,4%. Ovviamente, queste valutazioni risentono di una forte variabilità a livello territoriale, settoriale e di dimensione aziendale: le aree maggiormente penalizzate dalla crisi sono quelle a maggiore densità occupazionale e produttiva nei settori colpiti. Da ciò l’esigenza di fotografare, almeno nelle linee essenziali, il quadro regionale specifico.
In Friuli Venezia Giulia, rispetto all’anno precedente, è stato registrato un calo medio dell’occupazione del 2,6%, che, in termini assoluti, corrisponde a quasi 14mila occupati in meno (circa 8mila uomini e 6mila donne). L’andamento occupazionale regionale è più sfavorevole rispetto a quello registrato nel Nord Est e a livello nazionale (-1,6%). In termini assoluti, i settori maggiormente colpiti sono stati quelli dei Servizi (con circa 8mila occupati in meno) e dell’Industria (con circa 3mila occupati in meno). L’analisi per settore di attività economica rivela la difficile situazione congiunturale dell’Agricoltura, che registra un calo occupazionale del 15,4%, e del settore delle Costruzioni (-4,2%), pari a circa 2mila occupati in meno in ciascun settore.
Tav. 8 - Occupati per settore di attività e sesso. Medie 2008 e 2009
2008 2009
Settori di attività
economica Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Var. %
Agricoltura 9 4 13 9 3 11 -15,4%
Industria 134 42 176 130 43 173 -1,5%
di cui costruzioni 35 3 38 34 2 36 -4,2%
Servizi 160 172 332 156 168 324 -2,4%
TOTALE FVG 303 219 522 295 213 508 -2,6%
Agricoltura 126 54 180 127 49 175 -2,7%
Industria 1.364 463 1.826 1.330 434 1.765 -3,4%
di cui costruzioni 383 28 411 364 28 392 -4,5%
Servizi 1.476 1.641 3.117 1.446 1.656 3.102 -0,5%
TOTALE NORD EST 2.966 2.157 5.123 2.904 2.139 5.042 -1,6%
Agricoltura 626 269 895 627 248 874 -2,3%
Industria 5.450 1.505 6.955 5.315 1.400 6.715 -3,4%
di cui costruzioni 1.860 110 1.970 1.834 109 1.944 -1,3%
Servizi 7.988 7.567 15.555 7.848 7.588 15.436 -0,8%
TOTALE ITALIA 14.064 9.341 23.405 13.789 9.236 23.025 -1,6%
Fonte: ISTAT. Nuova rilevazione forze di lavoro. I valori sono espressi in migliaia.
24
I principali indicatori del mercato del lavoro confermano il generale calo dei tassi di attività e di occupazione e l’aumento del tasso di disoccupazione, concentrato in regione nella quota di popolazione maschile.
Tav. 9 - Principali indicatori del mercato del lavoro. Medie 2008 e 2009 (valori percentuali)
Tassi 2008 Tassi 2009
Sesso
Attività Occupaz. Disocc.. Attività Occupaz. Disocc..
Maschi 76,9 74,8 2,7 76,1 72,6 4,4
Femmine 59,4 55,5 6,4 57,8 54,1 6,4
TOTALE FVG 68,2 65,3 4,3 67,0 63,4 5,3
Maschi 79,1 77,2 2,4 78,2 75,1 3,8
Femmine 61,4 58,4 4,8 60,9 57,3 5,8
TOTALE NORD EST 70,3 67,9 3,4 69,6 66,3 4,7
Maschi 74,4 70,3 5,5 73,7 68,6 6,8
Femmine 51,6 47,2 8,5 51,1 46,4 9,3
TOTALE ITALIA 63,0 58,7 6,7 62,4 57,5 7,8
Fonte: ISTAT
Sono inoltre significativi gli indicatori forniti dall’Agenzia regionale del lavoro della Regione Friuli Venezia Giulia, nel quadro delle azioni intraprese in base al “Programma anticrisi” adottato a sostegno dell’occupazione sul territorio regionale7. Per quanto riguarda il 2009, i dati attestano un’impennata del ricorso alla Cassa integrazione guadagni (CIG) per oltre 17mila ore (più del quadruplo rispetto all’anno precedente): la maggior parte (quasi 11mila ore) si riferisce alla CIG ordinaria ed alla gestione edilizia.
Inoltre, sono stati registrati quasi 9mila ingressi in mobilità (il doppio rispetto al trend) e si è riscontrato un saldo negativo di assunzioni/cessazioni di circa 12mila cessazioni. In prospettiva, nonostante il dato assoluto del 2010 (si parla di circa 25mila ore di CIG, per lo più di tipo straordinario CIGS), la valutazione complessiva del trend effettuata dall’Agenzia non è del tutto negativa. Da un lato si tiene conto del fatto che le ore di CIGS vengono “caricate” in blocco sull’anno di competenza in base alla mera data del decreto ministeriale di approvazione (non in base all’effettivo utilizzo); dall’altro lato, l’Agenzia riferisce che per il 2010 il cd “tiraggio” (rapporto tra le ore CIG richieste e le ore CIG utilizzate) indica segnali di ripresa.
7 Dati pubblicati nel “Programma Anticrisi della Regione Friuli Venezia Giulia. Misure a tutela e a sostegno dell’occupazione sul territorio regionale”. Aggiornamento del 30.06.2010 e presentati in occasione dell’Atelier di aggiornamento “Azioni regionali per il fronteggiamento delle situazioni di crisi” del 19.07.2010 e del Rapporto 2009 sul “Lavoro femminile e politiche di conciliazione in Friuli Venezia Giulia” del 22.07.2010.
25
2.2 Gli indici infortunistici nell’ultimo triennio consolidato 2005-2007 Alla luce delle premesse, è evidente che una quota della contrazione del fenomeno infortunistico regionale (quota peraltro difficilmente stimabile e confrontabile con quella del 3% ipotizzata a livello nazionale) è direttamente imputabile alla riduzione oggettiva del lavoro. Ciò nondimeno, si può sostenere, anche alla luce del trend degli ultimi trienni consolidati 2004-2006 e 2005-2007, che in regione una certa parte della flessione infortunistica abbia un significato positivo, anche ricollegabile alle azioni, agli investimenti ed alle iniziative ormai da anni intraprese, in modo sinergico, dalle Istituzioni, dagli Enti, dalle Parti sociali e da tutti i soggetti ed operatori che, ai diversi livelli, operano fattivamente nel campo della promozione della prevenzione e della sicurezza.
La frequenza relativa degli infortuni8 – che esprime proprio il rapporto tra eventi indennizzati ed il numero di esposti, ogni 1.000 addetti – continua ad essere in costante diminuzione: nel triennio 2005-2007 sono stati indennizzati 36,01 infortuni ogni 1.000 addetti (a fronte dei 43,61 del triennio 2003-2005).
Tav. 10 - Frequenze relative di infortunio e relative graduatorie (per 1.000 addetti)
2003-2005 2004-2006 2005-2007
Province
graduatoria graduatoria graduatoria
GORIZIA 61,24 1° 57,73 1° 54,12 1°
TRIESTE 34,44 49° 32,07 53° 31,27 52°
UDINE 43,55 6° 36,75 24° 34,98 26°
PORDENONE 43,54 7° 38,42 19° 34,33 31°
FRIULI VG 43,61 2° 38,46 3° 36,01 3°
ITALIA 30,79 39,52 28,50
Fonte: Banca dati statistica
Nonostante la progressiva flessione, la frequenza degli infortuni rimane elevata: il Friuli Venezia Giulia, con il Trentino Alto Adige, è la terza regione in Italia con maggior frequenza infortunistica, dopo Umbria ed Emilia Romagna. Bisogna comunque tenere presente che certe realtà territoriali possono scontare disallineamenti tra gli indicatori presi in considerazione dall’indice in esame. Infatti, mentre al numeratore vengono assegnati al territorio tutti gli infortuni indennizzati verificatisi nell’ambito di competenza (anche quelli di lavoratori “importati” da ditte assicurate in altre regioni/province), al denominatore sono assegnati i soli addetti delle ditte assicurate nel territorio indagato. In realtà territoriali ad elevata importazione o esportazione di infortuni, quindi, la lettura del dato richiede ulteriori approfondimenti. Ciò premesso, si riportano di seguito le frequenze
8 La frequenza relativa degli infortuni (per 1.000 addetti) esprime il rapporto tra eventi lesivi indennizzati (integrati per tener conto dei casi non ancora liquidati) e numero degli esposti. Dagli infortuni indennizzati sono esclusi gli eventi accaduti a lavoratori apprendisti, lavoratori interinali, lavoratori iscritti alle polizze speciali (es: cooperative di facchinaggio, pescatori, ecc), sportivi professionisti, eventi in itinere. Gli esposti, intesi come “addetti”, sono gli uomini-anno assicurati all’Inail. L’uomo-anno è un’unità di conto risultante dal rapporto, per ogni posizione assicurativa, tra l'ammontare complessivo delle retribuzioni corrisposte nell'anno e 300 volte la retribuzione media giornaliera dei casi di infortunio indennizzati nelle aziende operanti nella stessa provincia ed appartenenti al grande gruppo di tariffa in cui è classificata la posizione assicurativa considerata.
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infortunistiche 2005-2007 per settori di attività economica rientranti nella gestione Industria e servizi.
Tav. 11 - Frequenze relative di infortunio (per 1.000 addetti). Triennio 2005-2007, per Settori di attività economica della gestione Industria e servizi. Aziende
monolocalizzate SETTORI ADI ATTIVITA'
ECONOMICA GO TS UD PN FVG
INDUSTRIA
A Agrindustria 73,43 78,87 53,56 29,97 43,06
B Pesca 76,92 25,64 - 90,91 40,54
C Estraz. minerali 31,59 46,18 33,80 19,91 29,19 DA Ind. alimentare 39,85 24,17 32,83 29,80 31,38 DB Ind. tessile 53,99 66,54 16,40 40,16 36,64 DC Ind. Conciaria - - 22,96 75,47 25,49 DD Ind. Legno 61,47 48,31 50,45 45,26 48,78 DE Ind. Carta 64,82 26,90 27,05 30,58 31,26
DF Ind. Petrolio - - 15,63 - 12,22
DG ind. chimica 38,92 12,96 28,48 31,48 26,94 DH Ind. Gomma 47,06 84,58 51,43 48,71 49,91 DI Ind. Trasformaz. 78,67 46,22 66,90 64,17 65,30 DJ Ind. Metalli 100,22 102,31 69,57 59,39 69,76 DK Ind. Meccanica 49,43 65,07 31,62 38,17 39,43 DL Ind. Elettrica 20,36 28,36 19,42 14,57 19,55 DM Ind.Mezzi Tras. 145,07 17,13 54,07 48,30 91,69 DN Altre Industrie 61,50 43,20 32,60 35,77 35,91 D Tot. Ind. Manif. 82,26 41,20 42,63 43,28 46,95 E Elet. Gas Acqua 20,30 35,50 19,77 15,58 20,14 F Costruzioni 67,31 54,09 51,23 52,12 53,67 SERVIZI
G50 Comm. Rip. Auto 30,66 22,60 26,12 25,20 25,84 G51 Comm. Ingrosso 23,65 15,16 18,79 16,93 18,10 G52 Comm. Dettaglio 23,97 25,29 22,69 20,14 22,81 G Tot. Commercio 25,16 22,06 22,00 19,80 21,76 H Alberghi e Rist. 29,81 41,01 28,63 26,67 30,72 I Trasporti 41,93 38,44 38,17 35,98 38,35 J Interm. Finanz. 2,52 2,16 2,17 2,45 2,26 K Att.Immobiliari 28,84 26,42 24,59 16,29 23,57 L Pubblica Ammin. 16,59 15,12 17,54 14,04 16,09
M Istruzione 11,19 3,32 5,42 6,73 5,75
N Sanità 65,64 33,66 29,75 24,15 31,14
O Serv. Pubblici 24,64 27,59 22,09 19,58 22,98 X ATT. NON DETER. 38,59 42,30 77,25 26,65 60,32
TOTALE 54,12 31,27 34,98 34,33 36,01
Fonte: elaborazioni da Banca dati statistica
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Per quanto riguarda gli indici di gravità – che esprimono le conseguenze lesive derivanti dagli infortuni indennizzati espresse in giornate lavorative perse per singolo addetto9 – la regione si conferma al decimo posto, con 3,39 giornate perse per addetto (a fronte di una media italiana di 3,04 e del Nord Est di 3,24). A livello provinciale, si susseguono nell’ordine la provincia di Gorizia (10°), di Trieste (34°) di Udine (50°) e di Pordenone (93°).
2.3 L’andamento infortunistico in generale: infortuni in occasione di lavoro e in itinere. Il rischio da circolazione stradale
Alla data di rilevazione del 30 aprile 2010, il bilancio infortunistico del 2009 registra in regione 22.309 infortuni denunciati e 20 morti sul lavoro, con una flessione, rispettivamente, del -14% (3.625 infortuni in meno) e del -23,1% (6 mortali in meno). Il calo è tra i più rilevanti rispetto a quelli registrati tra le regioni italiane (secondo rispetto solo al Veneto, che ha registrato un -14,2%), nel Nord Est (-12,8%) e a livello nazionale (-9,7%). La flessione degli infortuni caratterizza tutte le province: in particolare, in quelle di Pordenone e Udine è superiore alla media regionale, con un -21,4% e -14,9% (1.494 e 1.540 casi in meno).
Ovviamente, il dato infortunistico (-14% a livello regionale) va valutato anche alla luce
degli indicatori di crisi citati in premessa, tra cui, in particolare, il calo occupazionale (-2,6% in regione).
Tav. 12 - Infortuni sul lavoro e infortuni mortali avvenuti nel periodo 2008-2009 per provincia, regione, anno
Infortuni denunciati Infortuni mortali Province e
Regioni
2008 2009 Var.
ass. Var. % 2008 2009 Var.
ass.
GORIZIA 3.698 3.316 -382 -10,3% 1 1 -
TRIESTE 4.940 4.731 -209 -4,2% 2 4 2
UDINE 10.307 8.767 -1.540 -14,9% 17 12 -5
PORDENONE 6.989 5.495 -1.494 -21,4% 6 3 -3
FRIULI V. G. 25.934 22.309 -3.625 -14,0% 26 20 -6
NORD-EST 282.895 246.748 -36.147 -12,8% 283 221 -62 ITALIA 875.144 790.000 -85.144 -9,7% 1.120 1.050 - 70 (*)
Fonte: Consulenza statistico attuariale INAIL (*) stima previsionale del dato annuo definitivo.
9 Il rapporto di gravità (per addetto) esprime il rapporto tra le conseguenze degli eventi lesivi (espresse in giornate lavorative perdute, integrate per tener conto dei casi non ancora liquidati) ed il numero esposti (intesi come “addetti”, ossia unità lavoro-anno. Vedi nota 5). Per l’inabilità temporanea vengono considerate le giornate di lavoro effettivamente perdute; per l’inabilità permanente, ogni grado di inabilità corrisponde a 75 giornate di lavoro perdute;
la morte corrisponde a 7.500 giornate di lavoro. L’indice di gravità per ciascun “tipo di conseguenza” è disponibile in Banca dati statistica, sul sito www.inail.it.
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La flessione infortunistica più marcata è stata quella degli infortuni “in occasione di lavoro” (avvenuti nell’effettivo esercizio dell’attività lavorativa) che, con 20.317 casi denunciati (oltre il 91% del totale) sono diminuiti del 14,3% (meno 3.385 casi rispetto al 2008). La flessione ha riguardato in particolare gli infortuni verificatisi negli ambienti di lavoro ordinari. Infatti, quelli avvenuti “in occasione di lavoro” e determinati dalla circolazione stradale sono rimasti praticamente costanti ed anzi, hanno registrato, nelle province di Trieste e Gorizia un piccolo aumento (rispettivamente, più 30 e 27 casi). Gli infortuni “in itinere” (avvenuti durante il normale tragitto casa-lavoro-casa), hanno registrato una flessione meno marcata: -10,8% (240 casi in meno).
Tav. 13 - Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 2008-2009 per occasione di lavoro
Infortuni in occasione di lavoro Infortuni in itinere Provincia e
Regione
2008 2009 Var.
ass. Var. % 2008 2009 Var.
ass.
Var.
% GORIZIA 3.457 3.081 -376 -10,9 24 235 -6 -2,5 TRIESTE 4.415 4.219 -196 -4,4 525 512 -13 -2,5 UDINE 9.412 7.949 -1.463 -15,5 895 818 -77 -8,6 PORDENONE 6.418 5.068 -1.350 -21,0 571 427 -144 -25,2 FRIULI V. G. 23.702 20.317 -3.385 -14,3 2.232 1.992 -240 -10,8 ITALIA 775.927 696.863 -79.064 -10,2 99.217 93.137 -6.080 -6,1
Fonte: Consulenza statistico attuariale INAIL
Volendo soppesare il c.d. “rischio strada” – precisando che per infortuni stradali intendiamo tutti quelli che si verificano nella pubblica via, a causa della circolazione stradale e con il coinvolgimento di mezzi di trasporto stradale, indipendentemente dal fatto che si tratti di infortuni occorsi nell’esercizio di attività lavorativa o in itinere – vediamo che, con 2.431 casi in tutto, questa tipologia copre quasi l’11% del totale degli infortuni, con una flessione meno marcata del -10,8% (156 casi in meno), riferita essenzialmente agli infortuni stradali in itinere (diminuiti del 9,5%, eccetto che nella provincia di Udine), e non agli infortuni stradali lavorativi, rimasti praticamente costanti (se non in lieve aumento).
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Tav. 14 - FOCUS: infortuni sul lavoro STRADALI avvenuti nel periodo 2008-2009 per occasione di lavoro
Stradali
in occasione di lavoro
Stradali in itinere
Stradali totale Provincia e
Regione
2008 2009 Var.
% 2008 2009 Var.
% 2008 2009 Var.
ass.
Var.
%
GORIZIA 88 115 30,7 206 183 -11,2 294 298 4 -2,5
TRIESTE 167 197 18,0 631 441 -30,1 527 548 21 -2,5
UDINE 365 335 -8,2 162 213 31,5 968 947 -21 -8,6
PORDENONE 255 235 -7,8 713 712 -0,1 798 638 -160 -25,2
FRIULI V. G. 875 882 0,8 1.712 1.549 -9,5 2.587 2.431 -156 -10,8 ITALIA 51.357 50.168 -2,3 83.222 75.048 -9,8 134.579 125.216 -9.363 -6,1
Fonte: Consulenza statistico attuariale INAIL
Per quanto riguarda gli infortuni con esito mortale (20 morti sul lavoro nel 2009, 6 in meno rispetto all’anno precedente), 3 lavoratori hanno perso la vita nel tragitto casa- lavoro-casa (in itinere) e 17 durante l’esercizio dell’attività lavorativa vera e propria. Di questi, 4 per incidenti determinati dalla circolazione stradale (stradali lavorativi) e 13 per infortuni avvenuti negli ambienti di lavoro “ordinari”. Complessivamente, il “rischio strada”
ha inciso per il 35% sui mortali verificatisi: 7 infortuni su 20, di cui 4 stradali lavorativi (della gestione industria e servizi) e 3 in itinere.
Tav. 15 - Infortuni MORTALI avvenuti nel periodo 2008-2009 per occasione di lavoro
In occasione di
lavoro In itinere Totale mortali Provincia e
Regione
2008 2009 2008 2009 2008 2009
GORIZIA 1 1 - - 1 1
TRIESTE 2 3 - 1 2 4
UDINE 13 11 4 1 17 12
PORDENONE 3 2 3 1 6 3
FRIULI V. G. 19 17 7 3 26 20
ITALIA 829 767 291 283 (*) 1.120 1.050 (*)
Fonte: Consulenza statistico attuariale INAIL.
(*) stima previsionale del dato annuo definitivo
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Tav. 16 - FOCUS: infortuni STRADALI mortali avvenuti nel periodo 2008-2009.
Stradali in occasione di
lavoro
Stradali in itinere
Stradali mortali totale Provincia e
Regione
2008 2009 2008 2009 2008 2009
GORIZIA 0 0 0 0 0 0 TRIESTE 1 0 0 1 1 1
UDINE 5 3 3 1 8 4
PORDENONE 1 1 3 -1 4
FRIULI V. G. 7 4 6 3 13 7
Fonte: Consulenza statistico attuariale INAIL
2.4 Infortuni sul lavoro per Gestione tariffaria e Settore di attività economica
L’analisi per Gestioni tariffarie rivela che la gestione Agricoltura (che ha visto nel 2009 una media di circa 11mila occupati, con un calo di circa 2mila unità rispetto all’anno precedente; v. Tav. 17) ha mantenuto un andamento infortunistico pressoché costante (945 infortuni denunciati, pari al 4,2% del totale degli infortuni) ed ha registrato 2 infortuni con esito mortale (1 in itinere ed 1 in ambiente di lavoro “ordinario”). La gestione Industria e servizi, con un livello di occupazione medio di circa 497mila occupati ed un decremento occupazionale del -2,1% (circa 8mila occupati in meno; v. Tav. 8), ha registrato 20.687 infortuni denunciati (quasi il 93% del totale), con una positiva flessione infortunistica del -14,8% (3.588 casi in meno) e 18 infortuni con esito mortale (2 in itinere, 4 stradali lavorativi e 12 infortuni mortali avvenuti negli ambienti di lavoro ordinari).
Tav. 17 - Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 2008-2009 per gestione tariffaria
AGRICOLTURA INDUSTRIA E
SERVIZI CONTO STATO TOTALE Provincia e
Regioni
2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009
GORIZIA 138 128 3.463 3.106 97 82 3.698 3.316
TRIESTE 20 19 4.718 4.533 202 179 4.940 4.731
UDINE 471 478 9.566 8.025 270 264 10.307 8.767
PORDENONE 312 320 6.528 5.023 149 152 6.989 5.495 FRIULI V. G. 941 945 24.275 20.687 718 677 25.934 22.309 ITALIA 53.354 52.629 790.279 705.181 31.511 32.190 875.144 790.000