Rapporto Annuale Regionale 2012
Friuli Venezia Giulia
Direzione Regionale Friuli Venezia Giulia 34132 Trieste - Via Galatti, 1/1
Tel. 0406729222 - Fax 0406729348
Rapporto Annuale Regionale 2012
Friuli Venezia Giulia
Rapporto regionale 2012
Direttore regionale: Carmela Sidoti
Responsabile della redazione: Angela Forlani
Redazione
Maura De Simone Maria Gabriella Grasso Nicoletta Locatelli Silvia Malisan Mauro Morganti Raffaella Paluzzano Dino Trevisan
Stampato dalla Tipografia INAIL – Milano
Rapporto regionale 2012
Indice
Prefazione 5
Parte prima 7
1.1 Quadro macroeconomico regionale 9
1.2 Portafoglio aziende 14
Parte seconda 17
2.1 Il bilancio infortunistico 2012: quadro generale 19
2.2 Infortuni per modalità di evento: “in occasione di lavoro” e in itinere 27
2.3 Infortuni sul lavoro per Gestione tariffaria 29
2.4 Infortuni sul lavoro per Settore tariffario Inail 34
2.5 Infortuni sul lavoro per Settore di Attività Economica (Ateco) 41
2.6 Focus per settori di attività economica 47
2.7 Infortuni sul lavoro in un’ottica di genere 51
2.8 Infortuni sul lavoro per nazionalità: infortuni occorsi agli stranieri 56
2.9 Infortuni sul lavoro con esito mortale 60
2.10 Andamento infortunistico neI settore navigazione 64
2.11 L’andamento delle malattie professionali 68
Parte terza 83
3.1 L’attività prevenzionale 85
3.2 Riabilitazione e reinserimento 89
Prefazione
“Il problema ai nostri tempi è che il futuro non è come è sempre stato”
Paul Valéry
Nel periodo successivo al 2008 – l’anno che ha segnato l’inizio della grave crisi economica tutt’ora in corso – il fenomeno infortunistico regionale – specularmente a quello nazionale ha subito un costante e consistente calo. La diminuzione si attesta nel quinquennio a quasi il 32% passando dai 25.934 infortuni del 2008 ai 17.743 del 2012.
Se si considera che la media degli infortuni nel periodo 1976-2000 è pari a 27.305 infortuni appare chiaro che siamo di fronte a una flessione di carattere storico. Non solo, infatti, per il secondo anno consecutivo il numero assoluto degli infortuni è calato sotto la soglia psicologica dei 20.000 casi, ma rispetto al 2011 registriamo un‘ulteriore diminuzione pari al -10,19% che è la terza più ampia flessione della serie storica 1976-2012 (dopo quelle del 1993 e del 2009).
Tali numeri vanno ovviamente contestualizzati nella congiuntura economica e nel quadro occupazionale. Se, infatti, secondo logica e per la communis opinio calando il numero degli occupati calano in maniera automatica i lavoratori che si infortunano, è opportuno sottolineare che il numero tout court degli occupati non è significativo di per sé se non viene ponderato con altri fattori quali il numero di ore lavorate e quindi i contratti lavorativi a tempo ridotto), la distribuzione del calo occupazionale nei diversi settori (che presentano, ovviamente, tassi di rischiosità assai differenti e, ancora, la dimensione aziendale in cui si distribuiscono i lavoratori e tutte le altre caratteristiche che incidono sul rischio lavorativo (sesso, età, formazione, nazionalità).
Tanto premesso possiamo affermare con cauto ottimismo che la diminuzione infortunistica non dipenda dal solo calo occupazionale. Un esempio: nel 2000 a fronte di 484.240 occupati si registrano in FVG 29.123 infortuni mentre nell’anno di interesse di questo rapporto annuale registriamo 17.743 infortuni (il dato numerico più basso di sempre) a fronte di un numero di occupati pari a 506.500, ossia più alto del 2000.
Non basta, dunque, il dato occupazionale a spiegare il trend infortunistico, il fenomeno del lavoro è complesso come la società in cui insiste. La legislazione sul lavoro ha subito una metamorfosi e l’organizzazione del lavoro si è fatta sempre più convulsa in cerca di soluzioni di flessibilità aziendale e abbattimento dei costi per reggere la pressione di una concorrenza sempre più globale. I luoghi di produzione mutano, si spezzano le linee
produttive, si parcellizzano aziende una volta complesse e si subappaltano parti di attività prima unitarie. Insieme con le aziende muta la geografia dei lavoratori (con l’ingresso di lavoratori stranieri concentrato in particolari lavorazioni), la loro cultura, il loro linguaggio e la loro percezione del rischio.
Solo queste considerazioni sociologiche possono spiegare le altrimenti inspiegabili differenze che si trovano comparando l’anno 2000 con l’anno 2012.
In questo quadro riteniamo che tra gli elementi significativi per spiegare il calo infortunistico rientrino anche le azioni di prevenzione che l’Inail Friuli Venezia Giulia porta avanti da oltre un decennio: non tanto quello che si è fatto nel 2012, ma quello che abbiamo fatto nel 2005 o magari nel 2008 perché la prevenzione è una semina i cui frutti maturano nel lungo periodo. E tra i mutamenti della società cui si accennava è sicuramente da registrare un’aumentata percezione dei valori della salute e sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro e questa grazie anche alle Istituzioni che si sono spese e si spendono in attività di sensibilizzazione, informazione, formazione e consulenza alle aziende, ai lavoratori e a tutti i consociati. In questo processo, Inail, anche in Friuli Venezia Giulia, svolge un’attività strategica quale fulcro del Polo Salute e Sicurezza all’interno del sistema welfare del Paese. L’attività istituzionale per la prevenzione ha consentito di far affluire sul territorio regionale consistenti investimenti economici “diretti” (tramite i bandi ISI ma anche con il finanziamento dell’edilizia scolastica) e “indiretti” tramite gli annuali piani di prevenzione che consentono di indirizzare il budget regionale per creare - insieme alle Istituzioni e alle Parti sociali - progetti di formazione, assistenza e consulenza, promozione della cultura della prevenzione.
Con questa convinzione l’Inail continua il suo impegno per la più ampia diffusione dei temi della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e la sua missione istituzionale per realizzare un sistema di tutela globale e integrato per i lavoratori.
A questa missione si accompagna l’obbligo morale pressante che ispira il nostro agire nel momento in cui dobbiamo registrare 19 casi di infortunio con esito mortale nel 2012 in Friuli Venezia Giulia e che rendono necessario ogni sforzo possibile - normativo, economico, tecnologico e culturale - per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell'integrità dell'ambiente.
Alla cultura della prevenzione si accompagna quella del diritto alla tutela: in questa logica va letto l’andamento delle malattie professionali: il trend in continuo aumento dal 2004:
evidenzia un’emersione della reale consistenza del fenomeno rispetto al passato in cui la sottodenuncia alterava le risultanze epidemiologiche.
In conclusione, il rapporto regionale – giunto al suo tredicesimo anno – nella sua essenza di compendio statistico dell’anno trascorso, in realtà è uno strumento volto al futuro perché il senso di indagare quello che è stato, è unicamente quello di meglio governare gli accadimenti futuri che è poi quello che si chiede a un’Istituzione deputata dalla gestione della res pubblica. L’lNAIL crede e vuole continuare a dare un contributo in questa direzione e in tal senso va letta l’adozione nel 2013 della logica degli open data, un patrimonio informativo comune messo a disposizione di esperti, Istituzioni, cittadini e imprese che vuole, anche se non c’è più il futuro di una volta, contribuire e orientare l’evoluzione dell’universo del lavoro e del suo centro propulsore: la sicurezza.
Carmela Sidoti*
* Direttore regionale Inail Friuli Venezia Giulia
Parte prima
Il quadro macro-economico
1.1 Quadro macroeconomico regionale
La recessione economica che nel 2012 ha interessato l’economia nazionale non ha esentato il Friuli Venezia Giulia.
Il PIL (prodotto interno lordo) regionale ha registrato una flessione di oltre due punti percentuali (2,4%1) imputabile principalmente al calo dei consumi delle famiglie2 e alla contrazione delle esportazioni, tradizionale punto di forza dell’economia regionale.
Grafico 1 - Andamento PIL Italia – Friuli Venezia Giulia 2009/2012
Fonte: Banca d’Italia, giugno 2013 – Prometeia, maggio 2013
Analizzando il valore aggiunto di alcuni settori produttivi si riscontra che quello dell’industria ha subito una contrazione del 3,3%, avvicinabile a quella nazionale, e negativi sono stati anche i risultati nel settore costruzioni (- 6,7 in regione e -6,3 in Italia) e nei servizi (-1,2 in regione e -1,6 in Italia)3. Nel 2012 la dinamica degli investimenti (spesa per macchinari attrezzature e prodotti vari) ha risentito del quadro economico negativo e ha segnato una flessione del -6,8 a fronte di un -7,6 nazionale4.
L’export non è riuscito a trainare l’economia regionale, anzi, ha contribuito al risultato economico negativo con un calo rispetto all’anno precedente di 5,3 punti, dato che risulta ancora più marcato (-9 punti) se si somma la performance della cantieristica che ha sofferto una forte diminuzione delle vendite5.
La contrazione delle esportazioni regionali, che non trova riscontro a livello nazionale (+2,3%), va ascritta probabilmente alla diminuzione degli scambi verso i mercati dell’Unione europea ed ancor più verso quelli extracomunitari6; a Trieste il maggior calo
1 Osservatorio regionale del Mercato del Lavoro “Il Mercato del lavoro in Friuli Venezia Giulia” Franco Angeli 2013 p. 31-32.
2 www.regione.it/statistica “Relazione economica del Friuli Venezia Giulia”, p.12.
3 Osservatorio regionale del Mercato del Lavoro, ibidem, p. 32.
4 www.regione.it, sezione statistica. Relazione economica 2013 p. 8 e 13.
5 Osservatorio regionale del Mercato del Lavoro ibidem p. 31-32.
6 www.regione.it, sezione statistiche e proiezione dati 2013 p. 9.
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delle esportazioni rispetto al 2011, -25,3% ( -5,3% nel quinquennio 2009-2012).
Quanto ai settori produttivi che maggiormente incidono sulla bilancia delle esportazioni regionali, registrano significative contrazioni sia l’export di macchinari e apparecchi (-11,9 rispetto all’anno precedente) che quello dei mezzi di trasporto (che include la cantieristica) con un quasi - 40%.
Coerente con questo difficile quadro è il risultato della produzione industriale che come rappresentato nel grafico sotto riportato, ha presentato un primo saldo negativo nell’ultimo trimestre del 2011 e un marcato peggioramento negli ultimi due trimestri 2012. Una flessione, da correlare alla diminuzione delle vendite all’estero (-5,9) e interne (-7,5), che ha prodotto inevitabili riflessi sull’occupazione.
Grafico 2 - Produzione industriale FVG 2011/2012, variazioni tendenziali
Fonte: Confindustria FVG – Indagine congiunturale 4° trimestre 2012
1.1.1 Il mondo del lavoro
Nel 2012 la crisi del sistema produttivo si è riflessa pesantemente sulle dinamiche del mondo del lavoro. Gli occupati in regione sono calati di 4.000 unità, passando dalle circa 511 mila del 2011 a meno di 507 mila nel 20127. Sono rimasti esclusi dal mercato del lavoro circa 37 mila residenti in cerca di occupazione (+32% rispetto al 2011), di cui 20 mila donne, e circa 247 mila sono gli inattivi in età lavorativa 8.
Rispetto al 2011 l’occupazione femminile è risultata in lieve calo, con un tasso di occupate pari al 56% (0,6% in meno rispetto all’anno precedente) e con un differenziale di tasso di attività rispetto a quello maschile di 14,7 punti, in crescita rispetto al 2011 quando toccava i 14,3 punti.
7 www.regione.it/statistiche: dati demografici. La popolazione regionale è pari a 1 milione 236mila residenti e cresce dell’1,5%.
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Il tasso di disoccupazione, dopo un rallentamento nel 2011, ha ripreso a crescere nel 2012 e raggiunto quota 6,8% (8,1% per le donne).
A livello provinciale Pordenone è la provincia con i migliori tassi di occupazione e attività (67,1 e 72,2 nel 2012) e con la popolazione femminile più presente sul mercato del lavoro (tasso di attività superiore al 63,7%), mentre Trieste presenta un tasso di disoccupazione complessivo sensibilmente inferiore alla media regionale (6,8) e pari al 6,1.
Quasi il 65% dei lavoratori nel 2012 è occupato nel settore dei servizi (328 mila addetti); di questi oltre 90 mila sono impiegati nel settore commercio, alberghi e ristoranti, che nel 2012 ha sofferto un’importante contrazione, quasi 7 mila unità in meno rispetto al 2011 (- 7%). Un vero crollo di addetti lo hanno registrato le costruzioni che sono passati dagli oltre 40 mila del 2011 ai quasi 33 del 2012, con una riduzione di 19,6%.
Diminuiscono anche gli occupati dell’industria: circa 7 mila unità in meno. 9
Quanto all’utilizzo di contratti part time, peculiari dell’occupazione femminile, il dato è stabile rispetto all’anno precedente: sono stati pari al 15% del totale (29% per le donne).
1.1.2 Ammortizzatori sociali
Nel 2012 il ricorso alla cassa integrazione (CIG ordinaria, straordinaria e in deroga) è cresciuto di oltre 10 punti percentuali, si è passati dalle quasi 26 mila ore del 2010 alle oltre 24 mila del 2012. Il 60% di queste ore riguarda la cassa integrazione straordinaria (14.689.855) mentre il 27% quella ordinaria e il 12% quella in deroga, entrambe queste ultime sono cresciute sensibilmente.
Grafico 3 - FVG ore autorizzate di CIG per gestione – anni 2010-2012
Fonte: INPS
In Friuli Venezia Giulia rispetto al resto del paese è prevalente il ricorso alla CIG
9 Osservatorio regionale del Mercato del Lavoro, ibidem, p. 42 0
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straordinaria ed in deroga. La metà delle ore di CIG straordinaria sono state concesse in provincia di Udine, mentre la maggior parte di quelle in gestione ordinaria a Pordenone.
Questo in coerenza con la distribuzione territoriale delle imprese in regione che vede concentrata nelle province di Udine e Pordenone le attività industriali e manifatturiere potenziali destinatarie di interventi di CIG ordinaria e straordinaria.
Quanto ai trend, è cresciuta la cassa in deroga rivolta a lavoratori dell’artigianato, commercio e, anche se in misura inferiore, dell’edilizia. I dati raccolti dall’Inps attestano, inoltre, la forte sofferenza del comparto legno che nel 2012 è ricorso agli ammortizzatori sociali in misura decisamente superiore all’anno precedente, facendo registrare una crescita della domanda del 22%.
Sono aumentati, infine, gli ingressi in mobilità di circa 2.000 unità rispetto al 2011, superando soglia 10 mila lavoratori. Cresce la mobilità femminile (+26%) più di quella maschile (+22%), per quanto rimangano i maschi i più colpiti con il 60% degli ingressi.10
1.1.3 Stranieri
Gli stranieri residenti in Friuli Venezia Giulia al 31 gennaio 2012 erano oltre 111 mila, in crescita dell’1,6% rispetto al 2011 (più 1.766 residenti).
Il 38% degli stranieri risiede nella provincia di Udine, quindi a Pordenone (32,7%), Trieste (18,7%) e infine Gorizia (10,5%). Le presenze di stranieri per la prima volta registrano un segno meno in provincia di Pordenone (-1,2%), mentre aumentano significativamente in provincia di Trieste (+3,8%) e Gorizia (+3,2%).
Tabella 1 - Popolazione straniera residente in regione anni 2011 e 2012
PROVINCE
Popolazione residente straniera
al 31.12.2011 al 31.12.2012 Variazione % 2011-2012 Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Gorizia 5.992 5.381 11.373 6.121 5.613 11.734 2,2 4,3 3,2 Pordenone 18.327 18.466 36.793 17.842 18.493 36.335 -2,6 0,1 -1,2 Trieste 9.960 10.046 20.006 10.304 10.459 20.763 3,5 4,1 3,8 Udine 19.268 21.858 41.126 19.554 22.678 42.232 1,5 3,8 2,7 FVG 53.547 55.751 109.298 53.821 57.243 111.064 0,5 2,7 1,6
Fonte: Anagrafi comunali - Dati ISTAT - rilevazione STRASA - dati provvisori Elaborazione: Servizio Statistica e affari generali - Regione FVG
Non cambia nel 2012 la mappatura regionale dei paesi di provenienza: Romania e Albania i paesi di origine delle comunità più numerose.11 Oltre il 10% degli occupati è straniero, con un trend in costante aumento nell’ultimo triennio.
10 www.regione.fvg.it/statistica Occupazione 2013.
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È diminuito anche il numero delle Posizioni Assicurative Territoriali (PAT) che passa dalle 77.517 PAT del 2011 alle 76.564 del 2012, meno 1,2%. Come rilevato per le aziende, anche il portafoglio PAT non ha presentato variazioni di rilievo nell’intervello 2011-2012.
Tabella 3 - Posizioni Assicurative Territoriali 2011 e 2012 per settori di attività
Settore di attività 2011 % 2012 %
Industria 9.028 11,7 8.700 11,4
Artigianato 34.022 43,9 33.532 43,8
Terziario 31.178 40,2 31.013 40,5
Altre Attività (credito, assicurazioni..) 2.042 2,6 2.019 2,7
Speciali (facchini, apparecchi rx ) 1.244 1,6 1.234 1,6
Non determinato 3 0,0 3 0,0
TOTALE 77.517 100 76564 100
Fonte: INAIL – Datawarehouse
Disaggregando il dato delle PAT per sede territoriale Inail si può osservare come esso ben rappresenti la geografia produttiva regionale: la realtà artigiana prevale in provincia di Udine e Pordenone, mentre il terziario è il settore preminente a Trieste, Gorizia e Monfalcone.
Tabella 4 - Posizioni Assicurative Territoriali F.V.G. per Sede territoriale
Settore di attività TS GO MONF. UD TOLM. PN
Da determinare 1 0 0 1 0 1
Industria 1.221 479 4.181 3.643 257 2.513
Artigianato 5.081 1.679 600 15.273 1.144 8.780
Terziario 6.111 1.890 1.587 13.413 884 6.931
Altre attività 344 160 1.816 842 126 465
Speciale 294 63 87 478 31 277
TOTALE 13.052 4.271 92 33.650 2.442 18.967
Fonte: INAIL – Datawarehouse
Parte seconda
Il bilancio infortunistico 2012
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2012 una nuova inversione recessiva, con peggioramento di alcuni indicatori rispetto al 2009 e con prospettive non positive sul 201312.
Al fine di rilevare un dato ponderato dagli effetti della crisi, nelle elaborazioni l’andamento degli infortuni viene quindi confrontato con quello degli occupati ISTAT13 e con quello degli addetti INAIL14, due parametri di riferimento utili, seppure meno adeguati rispetto al
“monte ore lavorate” dai lavoratori soggetti alla tutela dell’INAIL. Nell’analisi, bisogna infatti tener conto dei limiti intrinseci di tali indicatori (descritti in nota) e del diverso criterio di attribuzione territoriale degli stessi, che può determinare disallineamenti soprattutto a livello provinciale. Gli infortuni vengono infatti imputati al territorio in cui si è verificato l’evento (criterio del luogo evento); gli occupati ISTAT al territorio di residenza; gli addetti al territorio in cui insiste la sede aziendale (criterio assicurativo).
Sul fronte occupazionale, con 506,5 mila unità registrate mediamente nel 2012, il Friuli Venezia Giulia registra uno stock regionale di nuovo in diminuzione, il più basso degli ultimi quattro anni, con una perdita rispetto al 2008 di 15,1 mila occupati (-2,9%, peggiore del -0,7% del Nord Est e del -2,2% nazionale) e rispetto al solo 2011 di ben 4,8 mila unità (-0,8%, peggiore del -0,1% del Nord Est e del -0,3% italiano), con picchi maggiori in termini sia assoluti che percentuali nelle provincie di Udine e di Trieste, sia nel quinquennio che nel biennio.
12 V. CANTALUPI, in “Il mercato del lavoro in Friuli Venezia Giulia – Rapporto 2013”; ed. Franco Angeli, 2013.
13 Gli “Occupati” ISTAT comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura, oppure hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente, oppure sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione.
14 Per l’Industria e Servizi, la Banca dati statistica dell’INAIL riporta nella sezione “Area Lavoratori” gli
“Addetti anno”. Trattasi di unità di lavoro anno stimate sulla base della massa salariale che il datore di lavoro dichiara di pagare con riferimento alle lavorazioni svolte. In particolare, i lavoratori dipendenti sono ottenuti a calcolo come rapporto tra le masse salariali e la retribuzione media giornaliera per 300. I lavoratori autonomi (titolari, familiari e soci), invece, sono dati dalle teste assicurate. Il corrispondente numero delle ore lavorate può stimarsi moltiplicando approssimativamente per 1.740 (1.800 per i lavoratori autonomi) il numero degli addetti-anno. La collocazione territoriale ed il settore di attività economica degli addetti-anno sono quelli associati all’azienda cliente ed alla tariffazione INAIL (industria, artigianato, terziario ed altre attività) della stessa. Inoltre, nelle estrapolazioni territoriali, vengono espressi i soli addetti facenti capo alle ditte
“monolocalizzate” (aventi un’unica sede lavori) che siano assicurate nel territorio (criterio assicurativo).
Tabella 6 - Occupati ISTAT in FVG.
Medie 2007-2012 (in migliaia) per territorio e anno
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Fonte: ISTAT
Nel rappresentare l’andamento degli occupati ISTAT a partire dall’anno pre-crisi 2007 fino al 2012 (numeri indice con base 2007=100), il grafico evidenzia dinamiche occupazionali (in calo o in aumento) diversificate a livello provinciale e non allineate con quelle infortunistiche (sempre in flessione).
Grafico 8 - Andamento degli occupati ISTAT (numeri indice - Base 2007=100)
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Rapportando i dati degli infortuni denunciati dal 2007 in poi con quello degli occupati ISTAT (numeri indice con base 2007=100) emerge in Friuli Venezia Giulia un rapporto migliore rispetto a quello del Nord Est e dell’Italia, con situazioni diversificate a livello provinciale, migliori nel territorio del pordenonese e meno favorevoli nella provincia di Trieste.
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